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L`armonioso labirinto cit.

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L`armonioso labirinto cit.
.
,
-
~.
Torneo notturno
Sette notturni
1929
«"È difficile parlare delle proprie creature con serenità, specialmente di
quelle che vi son più care"_ Così potrei dire per il Torneo notturno, il quale,
secondo me (e qui bisogna dimenticare le frodi dei cronisti), è la quintessenza di tutto ciò che ho sempre sperato di poter attuare, dalle Sette canzoni in
poi, col "mio" teatro» (1952).
<<li Torneo notturno è stato scritto seguendo, se non le teorie, chè le
teorie non esistono, lo stesso ordine di idee delle Sette canzoni. Pure in
questi "sette notturni" è ridotto a quasi nulla il recitativo e la musica
sinfonica si alterna colle "canzoni". Una di queste canzoni (la Canzone del
Tempo) ritorna sette volte, ma sempre trasformata dalla situazione drammatica, ed e il centro del dramma» (1930) .
179
PERSONAGGI
MADONNA AURORA (non parla)
TRE INNAMORATI (tenore, baritono, basso)
IL DISPERATO (tenore)
LO SPENSIERATO (baritono)
E I SUOI DUE COMPAGNI (non parlano)
LA MADRE (mezzosoprano)
LA FIGLIA (soprano)
DUE GIOVANI DONNE (non parlano)
L'osTE (baritono)
GLI AVVENTORI (uomini e donne) (non parlano)
UNA CORTIGIANA (soprano)
UN'ALTRA CORTIGIANA (non parla)
LA SORELLA DEL DISPERATO (non parla)
IL VECCHIO CASTELLANO
LA CASTELLANA
SERVI
GUARDIE
IL GIOCOLIERE
IL BUFFONE (baritono)
}
}
Non parano
IL TROMBETTIERE
IL PIFFERO
I TAMBURI
Quattro giovani che passano cantando (tenori)
IL GUARDIANO (non parla)
IL BUTTAFUORI (parla ma non canta)
180
TORNEO NOTTURNO
I.
LE SERENATE
Difronte una fetta di casa con un balcone chiuso da vetrate al primo piano, e
sotto una piccola porta. Tutto zl resto si perde nell'oscurità. Al balcone,
illuminato dall'interno, siede MADONNA AURORA, come in una vetrina.
TRE INNAMORATI
(guardando la finestra cantano)
Ah, moriamo
e non troviamo ristoro!
Non si trova erba
al mondo per sanarci
fuorchè un bacio rugiadoso,
saporito, inzuccherato.
Abbiam inteso che tu l'abbi
e veniam perchè tu c'el dia,
e se non c'el dài
nell'ottava ci seppellirai
e dirai: peccato
che tanti giovani divori la tomba
che tanti giovani prodi
si perdan per un amore.
MADONNA AURORA
IL DISPERATO
non si muove. I tre partono. Sopraggiunge zl DISPERATO.
(canta)
Addio speranza mia, addio fortuna,
so' in questo mondo tanto disgraziato.
In alto in alto vo' fare un palazzo,
in alto, <in alto> sulla bella altura.
A ogni finestra vo' tender un laccio
a tradimento per tradir la luna
a tradimento per pigliar le stelle
a tradimento per pigliar il sole,
perchè restai tradito dall'amore.
Addio speranza mia, addio fortuna
so' in questo mondo tanto disgraziato.
Si allontana un poco verso sinistra. Da destra appare, insieme a due compagni
che si tengono in disparte, lo SPENSIERATO. Avvicinandosi al balcone canta.
181
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
LO SPENSIERATO
Chi ha tempo e tempo aspetta il tempo perde
il tempo fugge come d'arco strale:
dunque per fin che sei nel tempo verde
accogli il tempo chè pentir non vale.
n tempo fugge e mai non si rinverde
e mena al fin le tue bellezze frale
adunque cògli del tuo tempo il fiore
prima che manchi il giovanil valore.
Pensa, Madonna, ben ch'el tempo fugge
nè mai ritorna a noi poi ch'è passato;
vecchiezza presto ogni beltà distrugge,
nè sempre mai si sta fermo in un stato.
Ogni cosa divora il tempo e sugge
il bel color d'ogni viso rosato.
Fin che tu puoi raccogli il vago fiore
de li dolci anni tuoi chè volan l'ore.
Se 'l tempo dona molto, il tempo toglie,
se 'l tempo dà piacer, il tempo attrista,
se 'l tempo lega stretto, il tempo scioglie,
se 'l tempo molto perde, il tempo acquista;
se 'l tempo dà allegrezza, il tempo doglie;
se 'l tempo inforza, il tempo sangue pista,
se 'l tempo t'alza, il tempo ti sommerge,
il tempo insomma ogni opera converge.
si scuote, s'alza, apre la porta, si getta fra le braccia dello
raggio di luna illumina un istante la faccia camusa
dell'insidioso giullare ... la donna vorrebbe fuggire, ma non può, dopo breve
lotta cade a terra. I due compagni trattengono il DISPERATO che vorrebbe
soccorrer/a. Lo SPENSIERATO fugge, essi lo seguono. Il DISPERATO si
abbandona sul corpo inerte di MADONNA AURORA.
MADONNA AURORA
SPENSIERATO. Un
182
TORNEO NOTTURNO
II.
LA TORMENTA
Una stanza con una piccola porta chiusa che dà sulla strada. Notte. Un tavolo
e qualche sedia. Sul tavolo un lume ad olio. Infuria l'uragano. Una vecchia e
due giovani donne, genuflesse, appoggiano il capo e le braccia alle sedie, come
se queste fossero degli inginocchiatoi.
LA . VECCHIA MADRE
Gesù N azareno liberateci dal baleno!
Santa Barbara benedetta liberateci dal tuono e dalla saetta!
Gesù in campo liberateci dal tuono e dal lampo.
(La violenza della tempesta a poco a poco diminuisce).
Gesù N azareno liberateci dal baleno!
Santa Barbara benedetta liberateci dal tuono e dalla saetta!
Gesù in campo liberateci dal tuono e dal lampo.
(Picchiano con forza alla porta. Scoppia la folgore . La vecchia apre la porta.
Entra il DISPERATO. Si abbandona su una sedia. Gli offrono da bere).
IL DISPERATO
(canta)
Una fanciulla si vantò - la non teme Caronte
Perchè ha nove fratelli,
Giampierozzo suo sposo che ha case dimolte,
Quattro palazzi.
E Caronte si fece uccello, come nera rondine:
volò e nel cuore saettò la fanciulla.
E la mamma di lei la piangea,
e la sua mamma la piange:
«Caronte, oh 'l mal che m'hai fatto nell'~ca figliuola mia
nell'unica, mia, nella sola, nella mia buona fanciulla.
Ecco Giampierozzo spunta da un alto vallone
con quattrocento compagni e sessantadue strumenti.
<<Cessate ora le nozze, cessate i suoni>>.
E una croce spunta dalla porta della sua amata.
Sprona forte il suo morello;
alla chiesa se ne va:
trova il maestro che fa una sepoltura:
<<Dimmi, se tu viva, maestro, di chi è egli la sepoltura».
183
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
'
J
<<È della fanciulla bionda, bionda e occhinera
ch'aveva nove fratelli, Giampierozzo suo sposo
che ha case dimolte, quattro palazzi>>.
(Le donne lo ascoltano e dimostrano coi gesti di seguire attentamente le
vicende della leggenda che il cantore narra fissando lo sguardo nel vuoto).
<<Prègoti, maestro, che tu faccia la sepoltura un po' grande
un po' larga, tanto per due persone».
Trasse il coltel d'oro, e si trafigge il cuore.
Ambedue insieme seppellirono, in una sepoltura ambedue.
(Da una stanza s'ode una voce di donna cantare:)
LA FIGLIA
Chi ha tempo e il tempo aspetta il tempo perde,
il tempo fugge come d'arco strale;
dunque per fin che sei nel tempo verde
(Il Disperato si alza e ascolta)
accogli il tempo, chè pentir non vale.
fugge e mai non si rinverde
e mena al fin le tue bellezze frale:
adunque cògli del tuo tempo il fiore
prima che manchi il giovani! valore.
n tempo
(Appare la figlia; è in preda a una grande agitazione).
LA FIGLIA
(alla madre)
Scacciami madre, scacciami con legni e con pietre
perchè mi prenda il malanno ch'io mi levi,
che scappi, ch'io vada, dolce madre mia,
dove vanno le rondini: le rondini per tornare
(Esce correndo. Le due giovani donne soccorrono la madre)
e io per non tornar mai più.
(Il DISPERATO rimane alcuni istanti perplesso, poi esce di corsa, come se
volesse raggiungere la fuggitiva).
184
TORNEO NOTTURNO
III.
LA FORESTA
Una foresta . Notte. La fuggitiva riposa. Il
IL DISPERATO
DISPERATO
la guarda.
(canta)
Mangio pane con lacrime, acqua amara,
i dolori e i travagli m'han nutricato.
Come la notte tenebrosa ogni cosa fa nero,
così è ogni cosa nel cuore cui preme l'affanno.
Che amari e che travagli non prova' io!
E qual dì si troverà lieto per me!
Ahi, me sfortunato, dove ch'io ami,
par ch'io porti foco da ardere il mondo.
Uomo più sventurato al mondo non fu,
i miei tormenti ah nessuno li soffre.
Disgraziato nacqui e infelice sono.
Vo sulle nevi, mi bruciano, e nella fiamma infreddo,
su' ghiacci mi scaldo e alla pioggia m'asciugo.
Sorte mia sfortunata, sorte fierissima mia,
perchè torti su me e affanni tanti?
Ohimè sventurato, che vita pass'io!
Nè piangere posso, nè sospirare.
Se due volte si rinnovassero le venture
mai seguirebbero sventure nel mondo.
LA DONNA
(si desta e si lamenta)
Ah, Ah
:Giunge dal folto della boscaglia la voce dello
SPENSIERATO) .
•O SPENSIERATO
Chi ha tempo e tempo aspetta
.A DONNA
Ah, ah,
O SPENSIERATO
il tempo perde, il tempo fugge come d'arco strale
185
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
dunque per fin che sei nel tempo verde
LA DONNA
Ah, Ah
LO SPENSIERATO
accogli il tempo chè pentir non vale:
(La
DONNA
si alza e ascolta)
il tempo fugge e mai non si rinverde
e mena al fin di tue bellezze frale
adunque cògli del tuo tempo il fiore,
prima che manchi il giovani! valore.
(La DONNA con uno scatto si getta nella foresta e sparisce senza lasciare al
DISPERATO il tempo di trattener/a. Egli tenta di inseguir/a, ma riappare quasi
subito, avendo perduto le sue tracce).
LA VOCE DELLA DONNA
(s'odono le grida de/la donna)
Ah, Ah, Ah.
(Poi più nulla).
186
TORNEO NOTTURNO
IV.
LA TAVERNA DEL BUON TEMPO
.
Una taverna con due lunghi tavoli, sedie e alcune lampade che la illuminano
lugubremente. Uomini e donne danzano, o guardano quelli che giocano
battendo i pugni sui tavolt~ quasi seguendo ti ritmo delle danze. Appare ti
DISPERATO. L'osTE osservando la sua tristezza gli va incontro.
L'OSTE
Oh, oh ben venuto alla taverna del buon tempo.
Qui si beve in allegria!
Chi vuoi cantar canta, chi vuoi danzar danza.
Bacco, Tabacco e Venere, alla taverna dd
buon tempo non riducon l'uomo in cenere.
Bacco, Tabacco e Venere.
(Il DISPERATO, seguito da due sconosciute che gli mescono da bere, si siede a
uno dei due tavolt) .
UNA DELLE DUE DONNE
Oh, gira, sole, quanto puoi girare,
gira chè per girar troverai meglio.
E le scarpe di ferro fàtti fare
che tu possa girar lo state e 'l verno.
Quando scarpe di ferro avirai
logro verrai da me e dirai:
Meglio non trovo.
IL DISPERATO
(beve avidamente e già un po' brillo canta)
Vo' contare e narrare, quello che ricordare
potrà la mente primieramente
rimorchi rimbrocci, gaffe, ed occi;
e non a que' ch'e' buo' tengon a socci;
che con tescocci vanno pure a quale:
e già non mena a cale
chè le ciuffole buffole e truffole
non dice chi sta cheto, ma non fa eto,
perch'egli è leto e par milenso, che ritenso
<gli> vegna al nighittoso, che fattaspioso e
dappioso ed anfana e tafana e cinguetta;
il truggia in beretta sta in pettine di seta,
e mente il tempo a dar punzoni leffoni rugioloni,
e son fagnoni e goccioloni che dicon sciarpelloni
187
......
____________
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
e guatan in cagnesco e hanno marcio il guidaresco
e sotto il desco già mi portan broncio, ma sconcio
è 'l lor guardare a squarciasacco
se io gli ammacco e fònne macco.
(Durante la sua canzone qualche coppia si rimette a ballare e l'animazione si
fa sempre più viva).
Lo
SPENSIERATO (attirando a sè una delle
del DISPERATO, danza cantando)
due donne che sedevano al tavolo
Chi ha tempo e tempo aspetta, il tempo perde,
il tempo fugge come d'arco strale,
dunque per fm che sei nel tempo verde
accogli il tempo chè pentir non vale:
il tempo fugge e mai non si rinverde
e mena al fin di tue bellezze frale:
adunque cògli del tuo tempo il fiore
prima che manchi il giovani! valore.
Pensa, Madonna, ben ch'el tempo fugge
nè mai ritorna a noi poi ch'è passato;
vecchiezza ogni beltà presto distrugge,
nè sempre mai si sta fermo in un stato.
Ogni cosa divora il tempo, e sugge
il bel color d'ogni viso rosato:
fin che tu puoi, raccogli il vago fiore
de li dolci anni tuoi chè volan l'ore.
Se 'l tempo dona molto, il tempo toglie;
se 'l tempo dà piacer il tempo attrista,
se 'l tempo lega stretto, il tempo scioglie
se 'l tempo molto perde il tempo acquista,
se 'l tempo dà allegrezza, il tempo doglie,
se 'l tempo inforza, il tempo sangue pista,
se 'l tempo t'alza, il tempo ti sommerge,
il tempo insomma ogni opera sommerge.
(A un tratto il DISPERATO lo riconosce e lo investe minaccioso. Ma lo
con uno spintone lo fa ruzzolare a terra: anche il vino lo ha
tradito. Tutti ridono, ed egli appoggiandosi ai tavoli e alle sedie esce).
SPENSIERATO
188
TORNEO NOTTURNO
v.
IL FOCOLARE SPENTO
Una camera abbandonata, con un gran seggiolone nel mezzo, e rischiarata da
un obliquo raggio di luna. Entra il DISPERATO e, stanco, si pone a sedere sul
seggiolone.
IL DISPERATO
O casa buia, o vedova finestra
dov'è quel sol che ci soleva dare?
E' ci soleva ridere e far festa ...
Ora vedo le pietre lacrimare,
ora vedo le pietre stare in pena,
o casa buia, o finestra serena.
E canto dall'affanno e dal dolore,
ma no che voglia mia sia di cantare
(lo fo per isvagar questo mio core)
tanta malinconia nè tanto affetto.
Sebben io canti la pena ho al petto.
Vado la notte come fa la luna,
vado cercando la mia dolce madre,
e ritrovai la morte acerba e dura,
mi disse: non cercar l'ho sotterrata.
(Giunge dalla stanza il rumore di gente che ride e danza. Domina la voce dello
che canta).
SPENSIERATO
LO SPENSIERATO
(canta)
. Chi ha tempo e tempo aspetta il tempo perde
il tempo fugge come d'arco strale
dunque per fm che sei nel tempo verde
accogli il tempo chè pentir non vale...
ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah (ride).
Il DISPERATO si scuote, si alza, va verso la porta e picchia risolutamente. Breve
stlenzio. Appare la sorella con un lume in mano. Riconosce il fratello, e dopo
aver posato il lume a terra gli getta le braccia al collo. Il DISPERATO si
abbandona esausto sul seggiolone, la sorella si inginocchia ai suoi piedi, gli
prende le mam: le bacia.
Tre uomini, fra i quali lo SPENSIERATO, camminando cautamente si avviano
189
GIAN FRANCESCO MALIPffiRO
verso la porta di uscita e prima di varcare la soglia gettano alcune monete
contro la donna. Il DISPERATO ha un sussulto, scatta, ma la sorella gli si
avvinghia alle gambe: i t~e compari hanno il tempo di allontanarsi, protetti
dalla notte lunare.
190
TORNEO NOTTURNO
VI.
IL CASTELLO DELLA NOIA
Una sala illuminata da luà nascoste nel soffitto. Il vecchio e obeso castellano e
la non più giovane e imbellettata castellana troneggiano su due grandi
poltrone dorate. Servi che passano. Guardie alle porte. Le livree sono sgualàte
e le guardie brandiscono alabarde e spadoni d'altri tempi. È l'ora degli svaghi.
Per primo si presenta il Giocoliere e fa prodigi con la sua arte che annoia però
la castellana. Lo segue il BUFFONE.
IL BUFFONE
(canta)
Chi ci vuole udir cantare
soni un po' la sua scarsella
imperò che al suon di quella
ci fa tutti rallegrare.
Chi vive a corte muore sulla paglia.
Col tempo e con la paglia si maturano
le nespole.
E non monda nespole
io l'ho donde si soffiano le noci
e non gli piacciono le pere guaste,
tu ne sei più ghiotto che l'orso de le pere.
Sguscia fave, ghina ceci,
porco pigro non mangia pera melza.
Tu sei fatto come la castagna
bella di fu~r e dentro la magagna.
Chi ci vuole udir cantare
suoni un po' la sua scarsella
imperò che al suon di quella
ci fa tutti rallegrare.
Chi vuoi essere amato dalle donne loro innamorate
bisogna sempre mantenerle,
altrimenti le cercano altro amante.
Chi vuoi essere ben servito
paghi il famiglio del continuo e l'accarezzi.
Chi vuoi mantenere la reputazione e il credito
paghi i debiti,
191
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
Chi vuoi che 'l medico continui la visita,
spesso gli metta in mano gli scudi,
chi vuoi che l'avvocato sia sollecito,
empia la borsa, e per finirla:
Chi vuoi che i potenti e gli storiografi
lo mettino in canzona e gli dien fama
del continuo faccia correr presenti,
altrimenti ciascuno molino resta di macinare
mancando l'acqua, sì come le piante
di crescere e far frutto.
Chi ci vuole udir cantare
suoni un po' la sua scarsella
imperò che al suon di quella
ci fa tutti rallegrare.
(Il CASTELLANO sbadiglia. Un TROMBETTIERE, accompagnato da un PIFFERO
e da TAMBURI, con i suoi squilli offende la CASTELLANA che si tura gli orecchi
con le mani. Indi appare lo SPENSIERATO) .
LO SPENSIERATO
Peregrinando vo di sasso in sasso
disperso notte e dì di monte in monte
sol solo, afflitto afflitto, lasso lasso,
smarrito, con la morte a fronte a fronte,
pregando il ciel ognor di passo in passo
ch'aiuti me con le man gionte,
chè dubito tornarmi al tutto al tutto,
pian[o] piano, stanco stanco, asciutto asciutto.
Se per andar peregrinando tanto
di giorno in giorno ognor di terra in terra,
giunger mai posso a quel beato santo
che può dar pace dopo lunga guerra,
forse ponerò fine al grave pianto,
ed a l'aspro dolor che il cor m'afferra,
perchè servendo un cor di tanta fede,
il giusto prego avrà qualche mercede.
(La
CASTELLANA
s'inebria di musica).
Pensa, Madonna, ben che 'l tempo fugge
nè mai ritorna a noi poi ch'è passato;
vecchiezza ogni beltà presto distrugge,
192
TORNEO NOTTURNO
nè sempre mai sta fermo in un<o> stato.
Ogni cosa divora il tempo e sugge
il bel color d'ogni viso rosato:
fin che tu puoi raccogli il vago fiore ...
(Lo inte"ompe il DISPERATO che entra e tenta scagliarsi contro di lui
quantunque i servi e le guardie cerchino di trattener/o.
Il CASTELLANO si alza e con un gesto imperioso ordina che il DISPERATO si
leghi e si faccia uscire. Approfittando della confusione la CASTELLANA si
avvicina allo SPENSIERATO e prendendo/o per mano lo trascina seco infilando
la porta più lontana dal tafferuglio).
193
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
VII.
LA PRIGIONE
Una cella completamente buia. A destra una porta chiusa, a sinistra in alto,
un finestrino con inferriata. Il DISPERATO, con due pesanti catene ai piedi,
siede per terra, sotto il finestrino. S'ode il canto dell'assiolo.
IL DISPERATO
O assiolo! perchè piangi?
Sei libero e non ti hanno tolto il tuo amor
non devi piangere, o assiolo!
(S'odono i campanacci delle mandrie che salgono alla montagna) .
Ecco le mandrie che salgono ai monti.
Ah, salire con voi! Ah, ah!
Mangio pane con lacrime,
acqua amara:
i dolori e i travagli m'han nutricato.
Come la notte tenebrosa ogni cosa fa nero
così è ogni cosa nel cuore cui preme l'affanno,
(Passa cantando una allegra brigata. Lontano)
Noi cantiamo in allegria
Per noi è sempre carnevale.
Noi cantiamo in allegria
Per noi è sempre carnevale.
Noi vogliamo ballar,
noi vogliamo cantar,
Carnevale, carnevale, carnevale
Carnevale, carnevale, carnevale
Carnevale anche d'estate.
(Il DISPERATO si alza in piedi, afferra il boccale dell'acqua, lo lancia fuori del
finestrino . Improvvisamente s'apre la porta e la tenue luce di una lanterna ad
olio illumina un istante la faccia dello SPENSIERATO: lo spingono entro la
cella. La porta si chiude).
LO SPENSIERATO
l
b
(appoggiato alla porta e non osando avanzare nell'oscurità)
(parlato)
Anche lei...
(ride) Anche lei ...
194
TORNEO NOTTURNO
r
~
(ride) Ah, ah, ah, ah, ah,
Ma io non voglio soffrire per una femmina!
Nemmeno per una regina.
Aprite! aprite!
(Picchiando furiosamente alla porta. Selvaggiamente canta).
Chi ha tempo e tempo aspetta il tempo perde
il tempo vola come d'arco strale:
dunque per fin che sei nel tempo verde
accogli il tempo chè pentir non vale:
il tempo fugge e mai non si rinverde
e mena al fin di tue bellezze frale:
adunque cògli del tuo tempo il fiore
prima che manchi il giovani! valore.
(Va verso il finestrino che inquadra un po' di cielo stellato. Il DISPERATO, che
guatava nel buio, si getta su di lui e con un pugnale gli trafigge il cuore. Lo
SPENSIERATO cade a terra, a qualche passo davanti alla porta. Breve silenzio.
S'apre la porta ed entra la CASTELLANA. Con una lanterna cieca illumina il
cammino. E scopre il corpo dello SPENSIERATO. Sviene quasi, si agita,
vorrebbe chiamare al soccorso. Ma il DISPERATO, con uno slancio che tradisce
la sua ma/celata agitazione, canta).
IL DISPERATO
Pensa, Madonna, ben ch'el tempo fugge
nè mai ritorna a noi poi ch'è passato,
vecchiezza ogni beltà presto distrugge
nè sempre mai sta fermo in uno stato.
Ogni caso divora il tempo e sugge
il bel color d'ogni viso rosato;
fm che tu puoi raccogli il vago fiore
de li dolci anni tuoi chè volan l'ore.
(La CASTELLANA ascolta, va verso il DISPERATO. Dimentica l'altro e rimane
conquisa dal nuovo cantore. Lo accarezza e si accorge delle catene. Chiama il
GUARDIANO e lo invita a sciogliere le catene. Questi esita un istante ma poi
accondiscende. Appena si sente libero, il DISPERATO, con mossa felina si
slancia fuori dalla porta e la chiude. Il DISPERATO è libero. Il GUARDIANO e la
CASTELLANA rimangono prigioniert).
(avanzando verso la ribalta, rivolto al pubblico e facendogli
segno di rimanere seduto)
(declamato)
IL BUTTAFUORI
195
GIAN FRANCESCO MALIPIERO
Non è finito!
(libero)
Voi avete veduto morire lo Spensierato
e Madonna Aurora. Forse crederete che la
vendetta e la riacquistata libertà abbiano
ridato la pace al Disperato, ma egli invece
ha ripreso il suo cammino senza meta.
Voi avete veduto morire, vivere, agitarsi
alcuni uomini che le più discordanti passioni
tormentavano. Non è fmito.
(Tamburo militare gran cassa).
Udite? Udite il ritmo di un funebre corteo?
È la vita che passa agitando il gonfalone
della morte.
(Il BUTTAFUORI, senza abbandonare la ribalta, aprendo un poco la tela e
guardando entro la scena, mostra di seguire il corteo immaginario, di vedere
quello che nessun altro può vedere. Alla fine entra e sparisce chiudendo dietro
di sè la tela).
196
Fly UP