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L`armonioso labirinto cit.
. , - ~. Torneo notturno Sette notturni 1929 «"È difficile parlare delle proprie creature con serenità, specialmente di quelle che vi son più care"_ Così potrei dire per il Torneo notturno, il quale, secondo me (e qui bisogna dimenticare le frodi dei cronisti), è la quintessenza di tutto ciò che ho sempre sperato di poter attuare, dalle Sette canzoni in poi, col "mio" teatro» (1952). <<li Torneo notturno è stato scritto seguendo, se non le teorie, chè le teorie non esistono, lo stesso ordine di idee delle Sette canzoni. Pure in questi "sette notturni" è ridotto a quasi nulla il recitativo e la musica sinfonica si alterna colle "canzoni". Una di queste canzoni (la Canzone del Tempo) ritorna sette volte, ma sempre trasformata dalla situazione drammatica, ed e il centro del dramma» (1930) . 179 PERSONAGGI MADONNA AURORA (non parla) TRE INNAMORATI (tenore, baritono, basso) IL DISPERATO (tenore) LO SPENSIERATO (baritono) E I SUOI DUE COMPAGNI (non parlano) LA MADRE (mezzosoprano) LA FIGLIA (soprano) DUE GIOVANI DONNE (non parlano) L'osTE (baritono) GLI AVVENTORI (uomini e donne) (non parlano) UNA CORTIGIANA (soprano) UN'ALTRA CORTIGIANA (non parla) LA SORELLA DEL DISPERATO (non parla) IL VECCHIO CASTELLANO LA CASTELLANA SERVI GUARDIE IL GIOCOLIERE IL BUFFONE (baritono) } } Non parano IL TROMBETTIERE IL PIFFERO I TAMBURI Quattro giovani che passano cantando (tenori) IL GUARDIANO (non parla) IL BUTTAFUORI (parla ma non canta) 180 TORNEO NOTTURNO I. LE SERENATE Difronte una fetta di casa con un balcone chiuso da vetrate al primo piano, e sotto una piccola porta. Tutto zl resto si perde nell'oscurità. Al balcone, illuminato dall'interno, siede MADONNA AURORA, come in una vetrina. TRE INNAMORATI (guardando la finestra cantano) Ah, moriamo e non troviamo ristoro! Non si trova erba al mondo per sanarci fuorchè un bacio rugiadoso, saporito, inzuccherato. Abbiam inteso che tu l'abbi e veniam perchè tu c'el dia, e se non c'el dài nell'ottava ci seppellirai e dirai: peccato che tanti giovani divori la tomba che tanti giovani prodi si perdan per un amore. MADONNA AURORA IL DISPERATO non si muove. I tre partono. Sopraggiunge zl DISPERATO. (canta) Addio speranza mia, addio fortuna, so' in questo mondo tanto disgraziato. In alto in alto vo' fare un palazzo, in alto, <in alto> sulla bella altura. A ogni finestra vo' tender un laccio a tradimento per tradir la luna a tradimento per pigliar le stelle a tradimento per pigliar il sole, perchè restai tradito dall'amore. Addio speranza mia, addio fortuna so' in questo mondo tanto disgraziato. Si allontana un poco verso sinistra. Da destra appare, insieme a due compagni che si tengono in disparte, lo SPENSIERATO. Avvicinandosi al balcone canta. 181 GIAN FRANCESCO MALIPIERO LO SPENSIERATO Chi ha tempo e tempo aspetta il tempo perde il tempo fugge come d'arco strale: dunque per fin che sei nel tempo verde accogli il tempo chè pentir non vale. n tempo fugge e mai non si rinverde e mena al fin le tue bellezze frale adunque cògli del tuo tempo il fiore prima che manchi il giovanil valore. Pensa, Madonna, ben ch'el tempo fugge nè mai ritorna a noi poi ch'è passato; vecchiezza presto ogni beltà distrugge, nè sempre mai si sta fermo in un stato. Ogni cosa divora il tempo e sugge il bel color d'ogni viso rosato. Fin che tu puoi raccogli il vago fiore de li dolci anni tuoi chè volan l'ore. Se 'l tempo dona molto, il tempo toglie, se 'l tempo dà piacer, il tempo attrista, se 'l tempo lega stretto, il tempo scioglie, se 'l tempo molto perde, il tempo acquista; se 'l tempo dà allegrezza, il tempo doglie; se 'l tempo inforza, il tempo sangue pista, se 'l tempo t'alza, il tempo ti sommerge, il tempo insomma ogni opera converge. si scuote, s'alza, apre la porta, si getta fra le braccia dello raggio di luna illumina un istante la faccia camusa dell'insidioso giullare ... la donna vorrebbe fuggire, ma non può, dopo breve lotta cade a terra. I due compagni trattengono il DISPERATO che vorrebbe soccorrer/a. Lo SPENSIERATO fugge, essi lo seguono. Il DISPERATO si abbandona sul corpo inerte di MADONNA AURORA. MADONNA AURORA SPENSIERATO. Un 182 TORNEO NOTTURNO II. LA TORMENTA Una stanza con una piccola porta chiusa che dà sulla strada. Notte. Un tavolo e qualche sedia. Sul tavolo un lume ad olio. Infuria l'uragano. Una vecchia e due giovani donne, genuflesse, appoggiano il capo e le braccia alle sedie, come se queste fossero degli inginocchiatoi. LA . VECCHIA MADRE Gesù N azareno liberateci dal baleno! Santa Barbara benedetta liberateci dal tuono e dalla saetta! Gesù in campo liberateci dal tuono e dal lampo. (La violenza della tempesta a poco a poco diminuisce). Gesù N azareno liberateci dal baleno! Santa Barbara benedetta liberateci dal tuono e dalla saetta! Gesù in campo liberateci dal tuono e dal lampo. (Picchiano con forza alla porta. Scoppia la folgore . La vecchia apre la porta. Entra il DISPERATO. Si abbandona su una sedia. Gli offrono da bere). IL DISPERATO (canta) Una fanciulla si vantò - la non teme Caronte Perchè ha nove fratelli, Giampierozzo suo sposo che ha case dimolte, Quattro palazzi. E Caronte si fece uccello, come nera rondine: volò e nel cuore saettò la fanciulla. E la mamma di lei la piangea, e la sua mamma la piange: «Caronte, oh 'l mal che m'hai fatto nell'~ca figliuola mia nell'unica, mia, nella sola, nella mia buona fanciulla. Ecco Giampierozzo spunta da un alto vallone con quattrocento compagni e sessantadue strumenti. <<Cessate ora le nozze, cessate i suoni>>. E una croce spunta dalla porta della sua amata. Sprona forte il suo morello; alla chiesa se ne va: trova il maestro che fa una sepoltura: <<Dimmi, se tu viva, maestro, di chi è egli la sepoltura». 183 GIAN FRANCESCO MALIPIERO ' J <<È della fanciulla bionda, bionda e occhinera ch'aveva nove fratelli, Giampierozzo suo sposo che ha case dimolte, quattro palazzi>>. (Le donne lo ascoltano e dimostrano coi gesti di seguire attentamente le vicende della leggenda che il cantore narra fissando lo sguardo nel vuoto). <<Prègoti, maestro, che tu faccia la sepoltura un po' grande un po' larga, tanto per due persone». Trasse il coltel d'oro, e si trafigge il cuore. Ambedue insieme seppellirono, in una sepoltura ambedue. (Da una stanza s'ode una voce di donna cantare:) LA FIGLIA Chi ha tempo e il tempo aspetta il tempo perde, il tempo fugge come d'arco strale; dunque per fin che sei nel tempo verde (Il Disperato si alza e ascolta) accogli il tempo, chè pentir non vale. fugge e mai non si rinverde e mena al fin le tue bellezze frale: adunque cògli del tuo tempo il fiore prima che manchi il giovani! valore. n tempo (Appare la figlia; è in preda a una grande agitazione). LA FIGLIA (alla madre) Scacciami madre, scacciami con legni e con pietre perchè mi prenda il malanno ch'io mi levi, che scappi, ch'io vada, dolce madre mia, dove vanno le rondini: le rondini per tornare (Esce correndo. Le due giovani donne soccorrono la madre) e io per non tornar mai più. (Il DISPERATO rimane alcuni istanti perplesso, poi esce di corsa, come se volesse raggiungere la fuggitiva). 184 TORNEO NOTTURNO III. LA FORESTA Una foresta . Notte. La fuggitiva riposa. Il IL DISPERATO DISPERATO la guarda. (canta) Mangio pane con lacrime, acqua amara, i dolori e i travagli m'han nutricato. Come la notte tenebrosa ogni cosa fa nero, così è ogni cosa nel cuore cui preme l'affanno. Che amari e che travagli non prova' io! E qual dì si troverà lieto per me! Ahi, me sfortunato, dove ch'io ami, par ch'io porti foco da ardere il mondo. Uomo più sventurato al mondo non fu, i miei tormenti ah nessuno li soffre. Disgraziato nacqui e infelice sono. Vo sulle nevi, mi bruciano, e nella fiamma infreddo, su' ghiacci mi scaldo e alla pioggia m'asciugo. Sorte mia sfortunata, sorte fierissima mia, perchè torti su me e affanni tanti? Ohimè sventurato, che vita pass'io! Nè piangere posso, nè sospirare. Se due volte si rinnovassero le venture mai seguirebbero sventure nel mondo. LA DONNA (si desta e si lamenta) Ah, Ah :Giunge dal folto della boscaglia la voce dello SPENSIERATO) . •O SPENSIERATO Chi ha tempo e tempo aspetta .A DONNA Ah, ah, O SPENSIERATO il tempo perde, il tempo fugge come d'arco strale 185 GIAN FRANCESCO MALIPIERO dunque per fin che sei nel tempo verde LA DONNA Ah, Ah LO SPENSIERATO accogli il tempo chè pentir non vale: (La DONNA si alza e ascolta) il tempo fugge e mai non si rinverde e mena al fin di tue bellezze frale adunque cògli del tuo tempo il fiore, prima che manchi il giovani! valore. (La DONNA con uno scatto si getta nella foresta e sparisce senza lasciare al DISPERATO il tempo di trattener/a. Egli tenta di inseguir/a, ma riappare quasi subito, avendo perduto le sue tracce). LA VOCE DELLA DONNA (s'odono le grida de/la donna) Ah, Ah, Ah. (Poi più nulla). 186 TORNEO NOTTURNO IV. LA TAVERNA DEL BUON TEMPO . Una taverna con due lunghi tavoli, sedie e alcune lampade che la illuminano lugubremente. Uomini e donne danzano, o guardano quelli che giocano battendo i pugni sui tavolt~ quasi seguendo ti ritmo delle danze. Appare ti DISPERATO. L'osTE osservando la sua tristezza gli va incontro. L'OSTE Oh, oh ben venuto alla taverna del buon tempo. Qui si beve in allegria! Chi vuoi cantar canta, chi vuoi danzar danza. Bacco, Tabacco e Venere, alla taverna dd buon tempo non riducon l'uomo in cenere. Bacco, Tabacco e Venere. (Il DISPERATO, seguito da due sconosciute che gli mescono da bere, si siede a uno dei due tavolt) . UNA DELLE DUE DONNE Oh, gira, sole, quanto puoi girare, gira chè per girar troverai meglio. E le scarpe di ferro fàtti fare che tu possa girar lo state e 'l verno. Quando scarpe di ferro avirai logro verrai da me e dirai: Meglio non trovo. IL DISPERATO (beve avidamente e già un po' brillo canta) Vo' contare e narrare, quello che ricordare potrà la mente primieramente rimorchi rimbrocci, gaffe, ed occi; e non a que' ch'e' buo' tengon a socci; che con tescocci vanno pure a quale: e già non mena a cale chè le ciuffole buffole e truffole non dice chi sta cheto, ma non fa eto, perch'egli è leto e par milenso, che ritenso <gli> vegna al nighittoso, che fattaspioso e dappioso ed anfana e tafana e cinguetta; il truggia in beretta sta in pettine di seta, e mente il tempo a dar punzoni leffoni rugioloni, e son fagnoni e goccioloni che dicon sciarpelloni 187 ...... ____________ GIAN FRANCESCO MALIPIERO e guatan in cagnesco e hanno marcio il guidaresco e sotto il desco già mi portan broncio, ma sconcio è 'l lor guardare a squarciasacco se io gli ammacco e fònne macco. (Durante la sua canzone qualche coppia si rimette a ballare e l'animazione si fa sempre più viva). Lo SPENSIERATO (attirando a sè una delle del DISPERATO, danza cantando) due donne che sedevano al tavolo Chi ha tempo e tempo aspetta, il tempo perde, il tempo fugge come d'arco strale, dunque per fm che sei nel tempo verde accogli il tempo chè pentir non vale: il tempo fugge e mai non si rinverde e mena al fin di tue bellezze frale: adunque cògli del tuo tempo il fiore prima che manchi il giovani! valore. Pensa, Madonna, ben ch'el tempo fugge nè mai ritorna a noi poi ch'è passato; vecchiezza ogni beltà presto distrugge, nè sempre mai si sta fermo in un stato. Ogni cosa divora il tempo, e sugge il bel color d'ogni viso rosato: fin che tu puoi, raccogli il vago fiore de li dolci anni tuoi chè volan l'ore. Se 'l tempo dona molto, il tempo toglie; se 'l tempo dà piacer il tempo attrista, se 'l tempo lega stretto, il tempo scioglie se 'l tempo molto perde il tempo acquista, se 'l tempo dà allegrezza, il tempo doglie, se 'l tempo inforza, il tempo sangue pista, se 'l tempo t'alza, il tempo ti sommerge, il tempo insomma ogni opera sommerge. (A un tratto il DISPERATO lo riconosce e lo investe minaccioso. Ma lo con uno spintone lo fa ruzzolare a terra: anche il vino lo ha tradito. Tutti ridono, ed egli appoggiandosi ai tavoli e alle sedie esce). SPENSIERATO 188 TORNEO NOTTURNO v. IL FOCOLARE SPENTO Una camera abbandonata, con un gran seggiolone nel mezzo, e rischiarata da un obliquo raggio di luna. Entra il DISPERATO e, stanco, si pone a sedere sul seggiolone. IL DISPERATO O casa buia, o vedova finestra dov'è quel sol che ci soleva dare? E' ci soleva ridere e far festa ... Ora vedo le pietre lacrimare, ora vedo le pietre stare in pena, o casa buia, o finestra serena. E canto dall'affanno e dal dolore, ma no che voglia mia sia di cantare (lo fo per isvagar questo mio core) tanta malinconia nè tanto affetto. Sebben io canti la pena ho al petto. Vado la notte come fa la luna, vado cercando la mia dolce madre, e ritrovai la morte acerba e dura, mi disse: non cercar l'ho sotterrata. (Giunge dalla stanza il rumore di gente che ride e danza. Domina la voce dello che canta). SPENSIERATO LO SPENSIERATO (canta) . Chi ha tempo e tempo aspetta il tempo perde il tempo fugge come d'arco strale dunque per fm che sei nel tempo verde accogli il tempo chè pentir non vale... ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah (ride). Il DISPERATO si scuote, si alza, va verso la porta e picchia risolutamente. Breve stlenzio. Appare la sorella con un lume in mano. Riconosce il fratello, e dopo aver posato il lume a terra gli getta le braccia al collo. Il DISPERATO si abbandona esausto sul seggiolone, la sorella si inginocchia ai suoi piedi, gli prende le mam: le bacia. Tre uomini, fra i quali lo SPENSIERATO, camminando cautamente si avviano 189 GIAN FRANCESCO MALIPffiRO verso la porta di uscita e prima di varcare la soglia gettano alcune monete contro la donna. Il DISPERATO ha un sussulto, scatta, ma la sorella gli si avvinghia alle gambe: i t~e compari hanno il tempo di allontanarsi, protetti dalla notte lunare. 190 TORNEO NOTTURNO VI. IL CASTELLO DELLA NOIA Una sala illuminata da luà nascoste nel soffitto. Il vecchio e obeso castellano e la non più giovane e imbellettata castellana troneggiano su due grandi poltrone dorate. Servi che passano. Guardie alle porte. Le livree sono sgualàte e le guardie brandiscono alabarde e spadoni d'altri tempi. È l'ora degli svaghi. Per primo si presenta il Giocoliere e fa prodigi con la sua arte che annoia però la castellana. Lo segue il BUFFONE. IL BUFFONE (canta) Chi ci vuole udir cantare soni un po' la sua scarsella imperò che al suon di quella ci fa tutti rallegrare. Chi vive a corte muore sulla paglia. Col tempo e con la paglia si maturano le nespole. E non monda nespole io l'ho donde si soffiano le noci e non gli piacciono le pere guaste, tu ne sei più ghiotto che l'orso de le pere. Sguscia fave, ghina ceci, porco pigro non mangia pera melza. Tu sei fatto come la castagna bella di fu~r e dentro la magagna. Chi ci vuole udir cantare suoni un po' la sua scarsella imperò che al suon di quella ci fa tutti rallegrare. Chi vuoi essere amato dalle donne loro innamorate bisogna sempre mantenerle, altrimenti le cercano altro amante. Chi vuoi essere ben servito paghi il famiglio del continuo e l'accarezzi. Chi vuoi mantenere la reputazione e il credito paghi i debiti, 191 GIAN FRANCESCO MALIPIERO Chi vuoi che 'l medico continui la visita, spesso gli metta in mano gli scudi, chi vuoi che l'avvocato sia sollecito, empia la borsa, e per finirla: Chi vuoi che i potenti e gli storiografi lo mettino in canzona e gli dien fama del continuo faccia correr presenti, altrimenti ciascuno molino resta di macinare mancando l'acqua, sì come le piante di crescere e far frutto. Chi ci vuole udir cantare suoni un po' la sua scarsella imperò che al suon di quella ci fa tutti rallegrare. (Il CASTELLANO sbadiglia. Un TROMBETTIERE, accompagnato da un PIFFERO e da TAMBURI, con i suoi squilli offende la CASTELLANA che si tura gli orecchi con le mani. Indi appare lo SPENSIERATO) . LO SPENSIERATO Peregrinando vo di sasso in sasso disperso notte e dì di monte in monte sol solo, afflitto afflitto, lasso lasso, smarrito, con la morte a fronte a fronte, pregando il ciel ognor di passo in passo ch'aiuti me con le man gionte, chè dubito tornarmi al tutto al tutto, pian[o] piano, stanco stanco, asciutto asciutto. Se per andar peregrinando tanto di giorno in giorno ognor di terra in terra, giunger mai posso a quel beato santo che può dar pace dopo lunga guerra, forse ponerò fine al grave pianto, ed a l'aspro dolor che il cor m'afferra, perchè servendo un cor di tanta fede, il giusto prego avrà qualche mercede. (La CASTELLANA s'inebria di musica). Pensa, Madonna, ben che 'l tempo fugge nè mai ritorna a noi poi ch'è passato; vecchiezza ogni beltà presto distrugge, 192 TORNEO NOTTURNO nè sempre mai sta fermo in un<o> stato. Ogni cosa divora il tempo e sugge il bel color d'ogni viso rosato: fin che tu puoi raccogli il vago fiore ... (Lo inte"ompe il DISPERATO che entra e tenta scagliarsi contro di lui quantunque i servi e le guardie cerchino di trattener/o. Il CASTELLANO si alza e con un gesto imperioso ordina che il DISPERATO si leghi e si faccia uscire. Approfittando della confusione la CASTELLANA si avvicina allo SPENSIERATO e prendendo/o per mano lo trascina seco infilando la porta più lontana dal tafferuglio). 193 GIAN FRANCESCO MALIPIERO VII. LA PRIGIONE Una cella completamente buia. A destra una porta chiusa, a sinistra in alto, un finestrino con inferriata. Il DISPERATO, con due pesanti catene ai piedi, siede per terra, sotto il finestrino. S'ode il canto dell'assiolo. IL DISPERATO O assiolo! perchè piangi? Sei libero e non ti hanno tolto il tuo amor non devi piangere, o assiolo! (S'odono i campanacci delle mandrie che salgono alla montagna) . Ecco le mandrie che salgono ai monti. Ah, salire con voi! Ah, ah! Mangio pane con lacrime, acqua amara: i dolori e i travagli m'han nutricato. Come la notte tenebrosa ogni cosa fa nero così è ogni cosa nel cuore cui preme l'affanno, (Passa cantando una allegra brigata. Lontano) Noi cantiamo in allegria Per noi è sempre carnevale. Noi cantiamo in allegria Per noi è sempre carnevale. Noi vogliamo ballar, noi vogliamo cantar, Carnevale, carnevale, carnevale Carnevale, carnevale, carnevale Carnevale anche d'estate. (Il DISPERATO si alza in piedi, afferra il boccale dell'acqua, lo lancia fuori del finestrino . Improvvisamente s'apre la porta e la tenue luce di una lanterna ad olio illumina un istante la faccia dello SPENSIERATO: lo spingono entro la cella. La porta si chiude). LO SPENSIERATO l b (appoggiato alla porta e non osando avanzare nell'oscurità) (parlato) Anche lei... (ride) Anche lei ... 194 TORNEO NOTTURNO r ~ (ride) Ah, ah, ah, ah, ah, Ma io non voglio soffrire per una femmina! Nemmeno per una regina. Aprite! aprite! (Picchiando furiosamente alla porta. Selvaggiamente canta). Chi ha tempo e tempo aspetta il tempo perde il tempo vola come d'arco strale: dunque per fin che sei nel tempo verde accogli il tempo chè pentir non vale: il tempo fugge e mai non si rinverde e mena al fin di tue bellezze frale: adunque cògli del tuo tempo il fiore prima che manchi il giovani! valore. (Va verso il finestrino che inquadra un po' di cielo stellato. Il DISPERATO, che guatava nel buio, si getta su di lui e con un pugnale gli trafigge il cuore. Lo SPENSIERATO cade a terra, a qualche passo davanti alla porta. Breve silenzio. S'apre la porta ed entra la CASTELLANA. Con una lanterna cieca illumina il cammino. E scopre il corpo dello SPENSIERATO. Sviene quasi, si agita, vorrebbe chiamare al soccorso. Ma il DISPERATO, con uno slancio che tradisce la sua ma/celata agitazione, canta). IL DISPERATO Pensa, Madonna, ben ch'el tempo fugge nè mai ritorna a noi poi ch'è passato, vecchiezza ogni beltà presto distrugge nè sempre mai sta fermo in uno stato. Ogni caso divora il tempo e sugge il bel color d'ogni viso rosato; fm che tu puoi raccogli il vago fiore de li dolci anni tuoi chè volan l'ore. (La CASTELLANA ascolta, va verso il DISPERATO. Dimentica l'altro e rimane conquisa dal nuovo cantore. Lo accarezza e si accorge delle catene. Chiama il GUARDIANO e lo invita a sciogliere le catene. Questi esita un istante ma poi accondiscende. Appena si sente libero, il DISPERATO, con mossa felina si slancia fuori dalla porta e la chiude. Il DISPERATO è libero. Il GUARDIANO e la CASTELLANA rimangono prigioniert). (avanzando verso la ribalta, rivolto al pubblico e facendogli segno di rimanere seduto) (declamato) IL BUTTAFUORI 195 GIAN FRANCESCO MALIPIERO Non è finito! (libero) Voi avete veduto morire lo Spensierato e Madonna Aurora. Forse crederete che la vendetta e la riacquistata libertà abbiano ridato la pace al Disperato, ma egli invece ha ripreso il suo cammino senza meta. Voi avete veduto morire, vivere, agitarsi alcuni uomini che le più discordanti passioni tormentavano. Non è fmito. (Tamburo militare gran cassa). Udite? Udite il ritmo di un funebre corteo? È la vita che passa agitando il gonfalone della morte. (Il BUTTAFUORI, senza abbandonare la ribalta, aprendo un poco la tela e guardando entro la scena, mostra di seguire il corteo immaginario, di vedere quello che nessun altro può vedere. Alla fine entra e sparisce chiudendo dietro di sè la tela). 196