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“La carità non si adira”
GRUPPO FAMIGLIE 2010/2011 -3 “La carità non si adira” 1 Preghiera [Introduzione alla preghiera: preparazione del luogo e del clima adatto] Guida: Nel nome del Padre…. T.: Apri i nostri occhi, Signore, perché possiamo vedere te nei nostri fratelli e sorelle. Apri le nostre orecchie, Signore, perché possiamo udire le invocazioni di chi ha freddo, fame, paura. Apri il nostro cuore, Signore, perché impariamo ad amarci gli uni e gli altri come tu ci ami. Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore, perché diventiamo un cuor solo e un'anima sola, nel tuo nome. (Madre Teresa di Calcutta) Salmo 57 hanno scavato davanti a me una fossa 2Pietà di me, pietà di me, o Dio, e vi sono caduti. 8Saldo è il mio cuore, o Dio, in te mi rifugio; mi rifugio all`ombra delle tue ali saldo è il mio cuore. 9Voglio finché sia passato il pericolo. cantare, a te voglio 3Invocherò Dio, l`Altissimo, inneggiare: Dio che mi fa il bene. svègliati, mio cuore, 4Mandi dal cielo a salvarmi svègliati arpa, cetra, dalla mano dei miei persecutori, voglio svegliare l`aurora. 10 Dio mandi la sua fedeltà e la sua Ti loderò tra i popoli, Signore, grazia. a te canterò inni tra le genti. 5Io sono come in mezzo a leoni, 11perché la tua bontà è grande fino ai che divorano gli uomini; cieli, i loro denti sono lance e frecce, e la tua fedeltà fino alle nubi. 12Innàlzati sopra il cielo, o Dio, la loro lingua spada affilata. 6Innàlzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. su tutta la terra la tua gloria. . Gloria 7Hanno teso una rete ai miei piedi, mi hanno piegato, Silenzio (“Ciascuno sceglie la parola o frase del salmo che più l'hanno colpito: lì il Signore ci parla” Martini) Risonanze del salmo e preghiere personali (“Ripetiamo le parole del salmo che ci hanno interpellato; possiamo prolungarle attualizzandole e facendole diventare nostra preghiera personale, anche più volte”). 2 L’amico importuno (Lc 11,5-8) E [Gesù] disse loro [ai suoi discepoli]: Se uno di voi avesse un amico e andasse da lui a mezzanotte e gli dicesse: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e quello dall'interno gli rispondesse: Non importunarmi, la porta è già chiusa e i miei figli sono a letto con me, non posso alzarmi e darteli... Vi dico: Se anche non si alzerà a darglieli perché suo amico, almeno per la sua insistenza si alzerà e gli darà quanto gli occorre. E io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. (11,5-9) 3 Spunti di lectio Nella parabola che Gesù racconta ai suoi discepoli, la parola che torna più frequentemente è “Amico”. I protagonisti sono tre amici: quello che va a bussare, quello da cui e il terzo che era giunto a casa. Tutto quanto è descritto avviene in nome dell’Amicizia: è, dunque, un messaggio che riguarda certamente coloro che si amano. Gesù invita a mettersi nei panni di colui che va a chiedere. Questi non va, però, da chiunque: va da un amico, non – ad es.,- da un vicino. Magari ha dovuto anche fare della strada in più per arrivare fin da lui: ma osa bussare alla porta della sua casa per il legame che c’è tra loro. Similmente si nota che colui che ha ospitato è per lui “un amico che arriva da un viaggio”: anche lui non è andato a cercare alloggio in una locanda, ma ha osato disturbare il suo amico. È importante notare che Gesù mette in luce questo filo rosso che unisce i tre: sono Amici; hanno cioè un rapporto speciale tra loro. Ci pare di poter dire che questo 1 sfondo rende ragione della parabola e può diventare stimolante per la nostra preghiera personale e di coppia. La parabola mette in luce che proprio l’amicizia li spinge a fare qualcosa che, forse, non avrebbero fatto: il primo chiede ospitalità di notte ad un suo amico: osa andare a chiedere di dormire a casa sua; il secondo per amicizia verso di lui non solo lo accoglie ma osa andare a cercargli cibo (molti riconoscono che è più facile chiedere per altri che non per se stessi) e, lui pure, va a bussare non a chiunque ma a un amico. Va dunque apprezzata anzitutto la familiarità che crea l’amicizia e che porta ciascuno a chiedere all’altro. La continuazione della parabola la mette ancora di più in luce. Gesù racconta questo caso per invitare i discepoli, nei panni del primo amico, a “insistere”: mentre forse non siamo abituati a chiedere, a osar dire “Ho bisogno”.Gesù sollecita a farlo. Qualcuno ha visto in questo la forza con cui i figli insistono coi genitori (che talvolta ti prendono proprio per sfinimento). Tutto ciò esprime da parte di chi chiede la fiducia che ha nell’altro, il mettersi nelle sue mani: è una insistenza che nasce da una “bella famigliarità”, da un forte affetto. Il terzo, pur amico, sembrerebbe interrompere la catena degli amici che si aprono l’uno all’altro: pone delle resistenze e, alla fine, pare cedere solo “per insistenza”. Se si comprende l’episodio immaginando come poteva essere la casa dell’epoca, va anzitutto notato che l’amico svegliato nel cuore della notte non sta portando scuse, ma ha dei motivi ragionevoli: tutti dormivano in un’unica sala e il padre – che riposava vicino alla porta - avrebbe dovuto fare alzare tutti per accedere alla dispensa. È reale quel “non posso alzarmi”.Oltretutto, non lo fa per sé, ma per i figli: per dargli tre pani deve mettere in subbuglio tutta la famiglia. Non è in questione solo lui. Dovremmo concludere che ha delle buone ragioni. Come un padre che sa anche dire dei no ai figli o rimandare le loro richieste, ma non per questo non gli sta volendo bene o gliene vuole di meno. Fumagalli mette in luce proprio qui un tratto della carità: “la disponibilità a dare ciò di cui l’altro necessita è certo un movimento dell’amore, ma sarebbe ingenuo pensare che esso sia sempre spontaneo e immediato”. Semmai cade un’illusione: che l’amore sia una fontana che zampilla spontaneamente”. Talvolta le richieste dell’altro possono suonare come un disturbo, o semplicemente inopportune o giunte al momento sbagliato. In quel caso “l’altro, più che spontaneamente amato, viene pazientemente sopportato. Ma anche questo è amore”. “Non è necessariamente sintomo che l’amore se n’è andato o diminuito. Anche se la forma può sembrare meno attraente è un’occasione che indirizza l’amore “più in alto”. Si tratta dunque di due gesti forti di amore: sia l’insistenza nel chiedere da parte del primo – che si affida totalmente all’amico – sia del secondo che supera tutte le resistenze ragionevoli e i moti spontanei del cuore per andare in contro all’amico. Cosa non si fa per amore? Ben lo esprimeva Pascal: “L’amore ha le sue ragioni: che la ragione non capisce”. 4 Meditatio “Cosa ci dici Signore? Come la Tua Parola illumina la nostra carità?”. In primo luogo, come indica B. Maggioni, questo brano vuol parlare di Dio: è rivelazione di come Lui è nei nostri confronti. Di quanto ci ama. Fermiamoci a contemplarLo! In secondo luogo, invita ciascuno a rileggere ai livelli più immediati della nostra vita sia la forza dell’amico che domanda insistentemente sia la risposta dell’amore che va al di là della spontaneità: come ci interpella a livello di coppia? Di famiglia? E di gruppo? Invita a vedere nel nostro legame se e quanto sappiamo chiedere l’uno all’altro: forse abbiamo timore di chiedere, diamo ormai per scontato di “sapere già” come ci risponderà l’altro oppure ci fermiamo alla prima risposta. La perseveranza nel chiedere esprime quanto teniamo alla cosa richiesta, ma anche quanto teniamo alla persona a cui ci rivolgiamo. Inoltre, il vangelo invita anche noi a vedere, dentro i legami amorosi, cosa ci “disturba”? Cosa, oggi, sembra trattenere in me la spontaneità dell’amore, lo slancio verso l’altro? (abitudine, tempo, alcune richieste, alcuni spazi propri, pure molte motivazioni ragionevoli e buone…). Quali i miei freni? In questi casi come reagiamo? Qui sta il rischio dell’ira, dell’arrabbiarsi. C’è qualcosa che mi fa arrabbiare, anche nelle persone che amo? Anche per cose piccole (in fondo l’amico gli aveva chiesto solo del pane… per di più “in prestito”). Vale la pena fermarsi e osservare noi stessi; è un dono prezioso poi aiutarsi l’un l’altro a vedersi. Ma soprattutto, come superiamo questi momenti? Quando una risposta d’amore non viene immediata Gesù pare suggerire che “ci vuole tempo”; che se non è immediata e istintiva chiede di essere imparata. Del resto le virtù non sono “atteggiamenti naturali” dell’uomo, ma “buone abitudini” apprese esercitandosi nel fare qualcosa che sappiamo essere bene e che di nostra natura non ci è abituale. Quali esercizi potrei fare ora? Quali insieme? 5 Meditatio di coppia 1. Come la carità “che non si adira” mi interpella, in questo momento? Come illumina le mie reazioni? Quali passi mi chiede per imparare ad amare di più? ……………………………………………………………………………………………………… 2. Come questa parola di Gesù e questa virtù parlano con la nostra vita di coppia, oggi? Quali passi per comprenderci di più e amarci meglio? ……………………………………………………………………………………………………… 3. Come questa virtù, illuminata dalla Scrittura, ci aiuta a rileggere la nostra vita familiare? ……………………………………………………………………………………………………… 6 7 8 Riflessione personale Comunicazione in coppia Condivisione in gruppo TEMPERANZA Ha la spada fasciata con una lunga cintura di cuoio, e la bocca tenuta a freno da una briglia come si fa coi cavalli, perché - dice il proverbio - "uccide più la lingua della spada" . IRA. Si strappa le vesti, come il sommo sacerdote Caifa, in collera per le parole di Gesù,e come l'angioletto sotto il braccio sinistro di Gesù crocifisso,per l'incontenibile dolore. Guardatela smorfia della bocca, il naso troppo piccolo, e quegli occhi che sembrano due lame.