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Meteorologia estrema BASTA
1 2 GEO Numero 4 e BASTA Giornale gratuito dell’associazione culturale GeoBas Meteorologia estrema In questo numero Una nevicata straordinaria inaugura la nascita di MeteoBas Scienza Cosa sono e a che servono le “Terre Rare”? Pag. 12 Sepolto da 20 milioni di anni, sotto tre km di ghiaccio. I misteri del lago Vostok. Pag. 7 Zoom sulle Zeoliti, oggetto di un recente studio di ricerca del CNR di Tito. Pag. 8 Associazionismo importante progetto, in fase di studio, che verrà presentato al bando annuale per attività studentesche emanate dall’Università degli Studi della Basilicata. Si chiama MeteoBas, è il nuovo gruppo di studio e ricerca di Meteorologia e Climatologia dell’Associazione nazionale GeoBasItalia. Meteobas è anche il nome di un Continua a Pag. 11 Una panoramica su tutto. E una pietra sopra… LA BASILICATA DEI RECORD Negli ultimi mesi è stata messa tanta di quella carne a cuocere, che non si sa da dove cominciare. Intanto, come avrete notato, GEO&BASta sta crescendo e bisogna separare la versione cartacea da quella digitale. Significa che scrivere piace. Si spera piaccia anche leggere. (…) ecco spiegata l’anomalia che ha lasciato la Lucania a bocca aperta CONTINUA A PAG. 2 PAGINA 10 -30 GRADI A PIANO RUGGIO (POLLINO) GeoBas-Italia: nuova associazione nazionale per la divulgazione, promozione e ricerca nel campo delle Scienze della Terra. Pag. 3 Elezioni nuovo direttivo dell’Associazione universitaria Geobas. Quali le sfide e i progetti? Pag. 4 Annunci, giochi e umorismo a pagina 13. News a pagina 9. LA GEOLOGIA INDAGA SUL PIU’ INCREDIBILE MISTERO DEL SECOLO L’ 1/1/2012 gli abitanti di Beebe (Arkansas, Usa) o almeno la gran parte di loro, hanno dato il benvenuto all’anno nuovo evitando festeggiamenti pirotecnici ai quali si era attribuita la morte dei merli nella città l’anno precedente. Ma questo non ha evitato il ripetersi dell’evento. Ad alcuni esperti degli USA è sorto il dubbio che la causa della morte in quella zona, non era dovuta ai festeggiamenti per l’anno nuovo. Le ipotesi che entrano a far parte del mistero sono molte, e alcune degne di nota. (…) CONTINUA A PAG. 5 Mail: [email protected] – numero mobile: 3891503049 – 25 FEBBRAIO 2012 1 2 3 Febbraio 2012 Numero 4 Continua da pag. 1 Una panoramica su tutto. E una pietra sopra… Il 17 gennaio, GeoBas ha rinnovato il direttivo. Amministrazione nuova, vita vecchia. Magari. Perché non è cosa da poco se il gruppo riesce, per i prossimi tre anni, a macinare attività di un certo livello senza cedere al fascino “sonnacchioso” degli allori. Tutto dipende dal passaggio di testimone alle nuove leve. Vecchio e nuovo, esperienza ed entusiasmo si dovranno amalgamare in questo triennio di passaggio per forgiare la nuova generazione. Ora la brutta notizia. Capitolo magistrale: chiuso. Non sappiamo a chi appellarci per offrire un seguito alla triennale, che invece gode di ottima salute. Il Corso di Laurea in Scienze Geologiche un segnale di caparbietà lo ha dato col master universitario di primo livello. Si intitola GEORIS e tratta georischi e georisorse. Buon livello scientifico, esperti anche da fuori e costi moderati. Inoltre c’è il riconoscimento dei crediti, per alcuni atenei, totale. Insomma, da apprezzare l’impegno, ma la Anche il fenomeno GeoBas cresce, si magistrale? La situazione sembra espande. A tutta la Penisola (e oltre disperata. Ci vorrebbe un prodigio l’università), con la nascita di degno di re Mida, per trasformare in GeoBas-Italia. In pratica uno oro il più grande masso che ci è scatolone che contiene GeoBas piombato in testa negli ultimi anni. universitaria e tutte le sedi Un altro masso ce lo dovremo delocalizzate che andranno mettere sul Dipartimento di Scienze nascendo in Italia. Si occuperà di Geologiche: una struttura unica geositi, divulgazione e ricerca; e un assorbirà più settori disciplinari, a dì, chissà, anche di applicazione. beneficio di un organismo vaporoso e generalista. Certamente non è motivo di conforto sapere che in tutta Italia le cose vanno così. Comunque, facendo due conti, ci è venuto il dubbio: ma sarà veramente questione di risorse o ci sono altre “misteriose” forze in gioco, a tramare contro questa benedetta magistrale? n Salvatore Lucente GEOBAS NEWS Partecipa anche tu. L’iscrizione è gratuita! CONCORSO FOTOGRAFICO “GEOLOGIA IN UN CLIC” Il 2012 ha dato l’abbrivio ad una nuova manifestazione con la firma GeoBas. Si tratta della prima edizione del concorso fotografico “Geologia in un clic”. La partecipazione è aperta a tutti ed è gratuita. Ognuno potrà spedire fino a 3 foto a tema geologico, scattate nella Basilicata. Per il regolamento e la procedura di iscrizione, visitate il sito GeoBas alla pagina seguente (presto sarà attivo anche il sito ufficiale della mostra): http://geobas.xoom.it/. La posta elettronica a cui far pervenire gli scatti è [email protected]. I primi 40 migliori scatti saranno stampati ed esposti con il nome dell’autore in varie location del capoluogo lucano. I primi 12 scatti saranno pubblicati in un calendario a diffusione nazionale. La commissione esaminatrice sarà composta da rappresentanti di ogni partner dell’iniziativa (1 fotografo professionista, 1 fotografo di GeoBas, 1 rappresentante dell’Ordine dei Geologi di Basilicata, 1 rappresentante del Corso di Laurea in Scienze Geologiche dell’Unibas, 1 giornalista). Che aspettate? Iscrivetevi! 2 MOSTRA ITINERANTE CONCLUSA CON SUCCESSO Si è conclusa positivamente la mostra itinerante Viaggio nella Lucania da Scoprire, dopo aver girato per tutta l’estate fra i comuni lucani. Un grosso grazie GeoBas lo rivolge al Corso di Laurea e al Dipartimento di Scienze Geologiche che hanno supportato con massimo sostegno l’iniziativa, e all’Unibas per l’approvazione del progetto. La mostra è diretta al largo pubblico con l’obiettivo di far conoscere il patrimonio geologico lucano: risorsa scientifica ed economica della regione che, se opportunamente valorizzata, può essere volano di crescita e sviluppo. Febbraio 2012 Numero 4 GEOBAS-ITALIA LA GEOLOGIA VA OLTRE GEOBAS NEWS Pagina a cura dello staff geobas-Italia GeoBas-Italia è un allargamento nazionale di GeoBas. Si occuperà di divulgazione e ricerca nel campo delle Scienze della Terra. 16 novembre 2011 sarà ricordato I lcome un giorno rivoluzionario per GeoBas. L’AG (Assemblea Generale) ha accolto le istanze del Direttivo di formare un organo esterno all’Università e ridimensionare l’ambito di azione dell’Ente. Quindi la AG è divenuta, quello stesso giorno, Assemblea Costituente di una nuova associazione. Nasce così GeoBas-Italia, associazione nazionale che include GeoBas universitaria e tutte le associazioni o gruppi regionali di divulgazione, promozione e ricerca nel campo delle Scienze della Terra, che potranno essere fondate nelle varie regioni. In pillole: - Cosa è “GeoBas-Italia”? È un’associazione nazionale di Scienze della Terra, con struttura federativa. Include Geobas universitaria e tutte le associazioni nasciture in armonia con il taglio scientifico dell’ente. - Perché “GeoBas-Italia”? Per annoverare anche i laureati e alzare il livello scientifico. Per allargare il target, non più solo universitario. Per svolgere progetti di ricerca. Per creare osmosi culturale con le altre regioni. Per creare rete tra le università. Per incentivare la multidisciplinarità. - Quali sono gli scopi di “GeoBas-Italia”? Divulgazione della geologia (cosa è la geologia? Perché il geologo è importante nella società?); promozione dei geositi (patrimonio identitario e volano di crescita dei territori); ricerca (in tutti i campi della geologia ma anche in tutte le “Scienze della Terra lato sensu”, ossia le discipline complementari e collegate alla geologia, dall’archeologia alle scienze astronomiche, dalla meteorologia alle scienze della vita). ______________________________________________________________ ISCRIZIONE GRATUITA: PER ISCRIVERSI A GEOBAS-ITALIA BASTA COMPILARE IL MODULO SCARICABILE DAL SITO WEB (SEZIONE MODULISTICA) E SPEDIRLO ALL’INDIRIZZO MAIL DELL’ASSOCIAZIONE. - Riferimenti [email protected] - http://geobasitalia.altervista.org/ Presidente: Salvatore Lucente ([email protected]) L’assetto dell’ente è stato dunque rinnovato con un chiaro impulso all’esterno. Impulso dettato dall’esigenza di connettere l’Università con il mondo del lavoro, di creare rete fra gli atenei, di non escludere, tra gli aderenti, il largo pubblico e gli ex soci laureati (ricordiamo che ad una associazione universitaria possono aderire solo studenti dei corsi di laurea, dottorandi e iscritti ai master universitari e alle scuole di specializzazione). Il nome GeoBas-Italia è tradizione: racchiude una storia cominciata oltre tre anni fa, a luglio del 2008, quando è nata GeoBas universitaria. Da allora fino ad oggi sono state svolte tante attività, il gruppo è cresciuto ed ha raccolto consenso e interesse anche tra non studenti. Da allora, inoltre, l’esperienza e la qualifica dei fondatori si sono ampliate così da ispirare un progetto più complesso, la fondazione di un organo nazionale. C’è però ancora da lavorare per rendere tale struttura aderente alle funzioni, all’organizzazione e al livello auspicati in fase pianificatoria. n Staff GeoBas-Italia 3 Febbraio 2012 Numero 4 NUOVO DIRETTIVO GEOBAS GEOBAS NEWS NUOVE CARICHE, NUOVO ENTUSIASMO E NUOVE SFIDE. MA E’ L’UNIVERSITA’ RIMANE IL GRANDE PROBLEMA Nuovo direttivo… nuovi compiti G iorno di elezioni, il 17 gennaio scorso, nell’Aula Multimediale della Fac. di Scienze dell’Unibas. GeoBas ha eletto una nuova rosa, composta quasi interamente da studenti in corso. Le attività e le incombenze cui fare fronte sono molte: progetti, mostre, seminari e incontri scientifico-culturali con scadenze precise. D’altro canto si è concretizzato quel rischio che sempre, nel suo piccolo, GeoBas cerca di scongiurare: la chiusura della laurea magistrale. Per fare fronte a tutto ciò non basta un direttivo. L’Assemblea Generale infatti si era già riunita qualche giorno prima per individuare una quindicina di responsabili nei vari dipartimenti operativi. Adesso l’organizzazione è più capillare. Serve però una buona coordinazione per mantenere stabilità ed efficienza. Amministrazione nuova… sito nuovo Anche il sito GeoBas ha subito qualche intervento manutentivo e innovativo. Maria Lechler, dottoranda in geologia all’Unibas, ha fornito la nuova interfaccia grafica del sito. Visitatelo all’indirizzo http://geobas.xoom.it/ . Nuovo direttivo… nuovi nomi Il Consiglio Direttivo neo-insediato vede un radicale ricambio generazionale, d'altronde fisiologico nel ciclo di vita di un’associazione universitaria. I nomi sono: Michele Tricarico (Vicepresidente); Donato Stefano Grieco (Segretario); Giovanni Soldo (Tesoriere); Monica Ielpo (rappresentante terzo anno in corso); Canio Manniello (rappresentante secondo anno in corso); Vincenzo Mastroianni (rappresentante primo anno in corso). Alla presidenza esce Giuseppe Mario Grippo, entra Giammarco Guidetti. Assidui direttivi e precisa distribuzione dei compiti: questi gli ingredienti del neo-presidente per continuare a far girare la macchina. La filosofia da seguire, con inconfondibili effetto e sintesi, la centra il presidente uscente: “qui all’università, se cadi, cadi all’impiedi”. E prosegue: “ora che sei associazione, puoi rubare qualcosa al mondo e creare vantaggio competitivo”. In effetti l’università riveste doppia funzione. È luogo di apprendimento, ma anche laboratorio di crescita e sperimentazione per i giovani che vogliono realizzare qualcosa. Nuovo direttivo… vecchi problemi La laurea magistrale è chiusa. Era il vanto di una regione in grado di garantire una formazione completa a tutti gli aspiranti geologi, quelli che in teoria dovrebbero essere i “medici del territorio”, quelli che danno sicurezza alla popolazione. Soprattutto era il vanto di chi vedeva nella fuga dei cervelli una comoda alternativa piuttosto che una strada obbligata. Adesso è l’unica strada, la sola scelta permessa a chi vuol contribuire mitigare i rischi e valorizzare le risorse, il cui elenco per la Basilicata impiegherebbe una pagina. “Finché avremo fiato, urleremo a voce grossa le nostre ragioni, le ragioni di studenti che amano la loro terra ma vengono defraudati degli strumenti per prendersene cura. Siamo al limite dello sdegno.” Commenta il neopresidente Giammarco Guidetti. La questione si è fatta seria e gli studenti stanno coordinando una sonora protesta. Stavolta lo stridore di spade e scudi si sentirà per terra e per mare. n 4 1 2 3 Febbraio 2012 Numero 4 GEOLOGIA E VITA MORTI MISTERIOSE DEGLI ANIMALI: NUOVA IPOTESI DALLA GEOLOGIA RIMANE ANCORA NELL’OMBRA LA CAUSA DEL DECESSO DI UN NUMERO IMPRESSIONANTE DI ANIMALI IN TUTTO IL MONDO. DAGLI STUDIOSI ARRIVANO LE TEORIE PIU’ DISPARATE: ORA C’E’ ANCHE QUELLA GEOLOGICA. MA CI SONO RISCHI ANCHE PER L’UOMO? Continua da pag. 1 P rima di elencarle è necessario dire che, nel gennaio 2011, non sono morti solo merli della città di Beebe. Infatti, nella stessa data, in Louisiana c’è stata una strage di merli rossi, ai quali è stato diagnosticato una morte per lesioni interne. Questo risulta essere una novità, dato che i merli dell’Arkansas non erano state diagnosticate le stesse cause di morte. Sembrerebbe abbastanza chiaro escludere una nesso tra le due morti. Le autorità locali iniziano ad effettuare indagini sull’inquinamento delle aree interessate e sull’alimentazione dei merli, finché non giungono notizie dall’Italia, dove stormi di tortore sono stati trovati morti in Emilia Romagna e nelle Marche. Qualche giorno più tardi si viene a sapere della morte di merli in Kentucky e, cosa molto strana, pesci tamburo di nuovo a Beebe. La morte dei pesci tamburo a Beebe e delle tortore in Italia infittiscono un mistero che è di per se già molto oscuro. Se prima si pensava che la morte dei merli potesse essere qualcosa di locale, la morte delle tortore smentisce questa ipotesi, se si pensava ad un virus come l’aviaria, la morte dei pesci tamburo devia anche questa ipotesi. Passano i giorni e giungono notizie di due milioni di pesci morti nel Maryland, di granchi in Inghilterra, corvi in Svezia, 100 tonnellate di sardine in Brasile, migliaia di pesci in Nuova Zelanda, aringhe in Norvegia, e pesci e crostacei in Louisiana. Alcuni studiosi associano questa moria di massa a eventi già verificatisi in passato, come lo spiaggiamento delle balene avvenuto dalla fine degli anni 90 fino a quest’ultimi anni in Tanzania, Australia e Senegal. A questi misteri viene associata anche la morte e il comportamento strano di alcuni insetti. Studi fatti su alcuni gruppi di api hanno dimostrato una loro A cura di FABIO OLITA disorganizzazione che le ha portate fino alla morte. Colpisce questa notizia, soprattutto, perché è noto che nel regno animale non vi è società più organizzata delle api. Tutte queste coincidenze portano gli studiosi ad escludere teorie come quelle già elencate, come: virus, inquinamento, festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno. Prendono piede nuove teorie; i catastrofisti scomodano i Maya e indicano questi avvenimenti come l’anticamera della catastrofe. Ma proposte provenienti dal mondo scientifico potrebbero spiegare cosa sta succedendo. Alcuni sostengono che l’attività umana è più influente sulla natura di quanto si pensi. Basterebbe pensare alle perforazioni petrolifere in mare, Il web pullula di immagini relative a morie di animali. R i p o r t i a m o alcune fotografie molto diffuse sulla rete. In alto, decine di merli dalle ali rosse morti su una strada in Arkansas. Sulle carcasse non sono stati ritrovati ci sono segni apparenti di lesioni. In basso a sinistra, carcasse di pesci sulla riva di un torrente vicino Brescia. Spesso le cause della moria possono essere locali, come l’inquinamento, ma il fenomeno ultimamente ha raggiunto proporzioni globali. 5 4 6 5 Febbraio 2012 Numero 4 Campanello d’allarme Dall’inquinamento ai campi magnetici. Le ipotesi avanzate dagli studiosi per spiegare la moria di animali in tutto il mondo sono molto diversificate. La teoria dell’inversione del campo magnetico fornisce una spiegazione aderente alla simultaneità e alla portata globale fenomeno. Ma se la tesi magnetica dovesse essere davvero confermata, allora faremmo bene a preoccuparci anche noi, visto che l’esposizione a determinate radiazioni solari sono estremamente pericolose per l’uomo. … alle esercitazioni militari ed ai trasporti navali sempre più attivi. Altri invece, escludono questa ipotesi, poiché, avrebbe dovuto influenzare esclusivamente le creature marine. L’altra ipotesi, ancora incerta, ma di prospettiva affascinante è legata al magnetismo terrestre. Il magnetismo terrestre, non è sempre stato così. In passato il polo nord magnetico si trovava in direzione del sud geografico. Questo è stato dimostrato con studi effettuati sulle navi oceanografiche, le quali hanno prelevato rocce della crosta oceanica, in prossimità delle dorsali oceaniche. Hanno notato che l’orientazione di minerali magnetici era inversa rispetto a quella che si formava in quel periodo. Per questo l’attuale magnetismo è detto normale, mentre l’altro sarà il magnetismo inverso. Secondo studi l’ultimo magnetismo, quello che stiamo vivendo, è giunto a conclusione, ed è inevitabile ormai un’inversione polare, che può durare dai 200 ai 2000 anni. Durante l’inversione, lo scudo magnetico della terra s’indebolisce, favorendo l’entrata nell’atmosfera di radiazioni solari in quantità maggiore rispetto a quelle normalmente presenti. Klaus Vanselow, professore dell’università di Kiel, ha effettuato studi sui cetacei, ed ha riscontrato che alcune cellule contengono magnetite. Proprio grazie a queste cellule, i cetacei riescono ad orientarsi in mare. E così come questi giganti del mare, anche uccelli, crostacei, pesci e insetti sono influenzati dalle variazioni del magnetismo, che negli ultimi 150 anni si è intensificato. I maligni parlano di estinzione di massa, dato che sembrerebbero esserci coincidenze temporali fra la variazione del magnetismo e le più grandi estinzioni avvenute sulla terra. Altri invece preferiscono opporsi a queste teorie, poiché la comunità scientifica non ritiene possibile, non essendo stato ancora dimostrato, che l’estinzione di massa può essere dovuta all’inversione dei poli. n Fabio Olita Fabio Olita sta conseguendo la laurea in geologia all’Università di Basilicata. Scrive sul giornale GEO&BASta e lavora con GeoBas nel campo della divulgazione. LA FOTO Uno dei vulcani più affascinanti del mondo, l’Erta Ale, in Etiopia, ribolle sotto una crosta scura più fredda. Le spaccature che si aprono sulla superficie del lago di lava permettono la fuoriuscita del calore. Richiamano molto la struttura delle dorsali oceaniche, quelle lunghe spaccature segmentate nella crosta terrestre dalle quali viene emessa lava che dà poi origine, solidificandosi, a nuovo pavimento oceanico (fonte: National Geographic; http://www.nationalgeographic.it/). 6 2 1 Febbraio 2012 Numero 4 NUOVE DAL MONDO I MISTERI DEL LAGO VOSTOK A cura di MICHELE TRICARICO robabilmente nessuno (o pochi P “informati”) conoscono questo lago, ma il giornalino serve anche e soprattutto a questo. Per farla breve, è un lago sotterraneo, situato nella parte orientale dell’Antartide – più precisamente nella regione russa – scoperto da Andreji Kapitsa, un geografo russo, tra gli anni ’50 e ’60 del 1900. Per scovare questo ecosistema rimasto celato per milioni di anni, sono state utilizzate indagini che prevedevano lo studio della propagazione di onde sismiche in quella zona. Ma la scoperta fine a se stessa del lago Vostok è importante soprattutto per via di una sua peculiare caratteristica: la possibile presenza di vita in un ambiente che fino ad allora si pensava assolutamente inadatto allo sviluppo di organismi più o meno evoluti. Le conseguenti conclusioni scaturite dagli studi effettuati, alimentano le speranze circa la presenza di vita su pianeti con condizioni simili (su tutti Europa, un satellite di Giove). L’ecosistema creatosi in questa “capsula temporale” è assai diverso da ogni altro ambiente visto finora sul nostro pianeta; ma perché si pensa possa esserci vita lì sotto? È presto detto: questa ipotesi è accreditata dal fatto che è un ambiente ad alta pressione (data dalla profondità a cui si trova) e dalla elevata presenza di ossigeno al suo interno. Queste caratteristiche se venisse confermata la presenza di organismi viventi nel lago Vostok - si tradurrebbero in forme di vita diverse da quelle che siamo abituati a vedere, quasi “extraterrestri”. Non ci resta che attendere nuovi studi, per scoprire ancora tutti i segreti nascosti per milioni di anni sotto una spessa coltre di ghiaccio. n Michele Tricarico, diploma di maturità classica, frequenta la triennale in Scienze Geologiche. Appassionato di vulcanologia, attualmente riveste il ruolo di Vicepresidente dell’Associazione culturale universitaria GeoBas. 7 1 2 Febbraio 2012 Numero 4 BASILICATA SCIENZA ß Struttura idroporosa della zeolite a scala atomica (Wikipedia) ß Zeolite (Wikipedia) Zoom sulle Zeoliti, oggetto di un recente studio di ricerca del CNR di Tito A cura di DONATO STEFANO GRIECO è un termine di derivazione greca, letteralmente Z eolite “pietra che bolle”. Così fu battezzata da Cronstedt (mineralogista svedese) che osservò, previo riscaldamento del minerale, la produzione di vapore acqueo “intrappolato” nelle cavità dello stesso. Sulle Zeoliti, dal punto di vista della complessità chimica, ci sarebbe molto da dire, ma noi accenneremo solo ad una piccola panoramica dal punto di vista mineralogico e petrografico. Le Zeoliti sono un ampio gruppo di allumino-silicati idrati appartenente alla classe dei Tectosilicati e tra i minerali più conosciuti di questo gruppo vi sono: Cabasite (Zeolite calcica), Natrolite (Zeolite sodica) e Stilbite (Zeolite a Calcio e Sodio). La presenza di questi minerali nelle rocce è indicativo di un basso grado metamorfico (infatti esiste una facies metamorfica detta appunto “Facies delle Zeoliti”). I minerali di questo gruppo hanno struttura molecolare che forma dei canali ospitanti molecole d'acqua (sono infatti minerali idrati). La peculiarità delle Zeoliti è che, a differenza di altri minerali idrati (ad es. il Gesso), preservano la struttura di questi canali anche dopo la disidratazione. Il non collasso della struttura “a canali” fa di questi minerali una grossa risorsa industriale poiché i “vuoti” lasciati dalla disidratazione, oltre a poter essere reidratati, possono assorbire una grossa varietà di molecole inquinanti fungendo da “setaccio” naturale. E' proprio l'applicabilità a livello industriale ed ambientale che 8 ha fatto delle Zeoliti un terreno di ricerca scientifica nel settore Geochimico sulle modalità di sintesi in laboratorio di questi minerali (partendo dallo studio degli ambienti naturali di formazione). Ed è in questa direzione che sono andati i 3 ricercatori del CNR di Tito: Claudia Belviso, Francesco Cavalcante e Saverio Fiore. La loro invenzione prevede la produzione di Zeoliti attraverso la fusione di Idrossido di Sodio e fly ash (cenere prodotta dalla combustione di carbone, ovvero uno scarto di produzione di centrali termoelettriche), la dispersione del prodotto di fusione in acqua di mare e l'incubazione in essa per 4 giorni ad un temperatura compresa nel range 35-43°C. Tra i vantaggi di questo nuovo metodo di sintesi vi sono l'uso di acqua di mare che riduce i costi e dà anche una resa maggiore rispetto all'acqua distillata e la temperatura d'incubazione molto bassa e quindi facilmente raggiungibile senza eccessivi dispendi. Inoltre si fa anche un bene all'ambiente riducendo ovviamente il quantitativo di fly ash da conferire in discarica. Insomma: uno studio con molti risultati e conseguenze positive. Adesso i ricercatori aspettano solo l'ok dagli USA per il brevetto e a noi non resta che augurargli buona fortuna. Tutto questo con buona pace dei detrattori della ricerca pubblica e con la viva speranza che qualche ex o neo ministro non affermi di aver contribuito alla buona riuscita dello studio di ricerca, realizzando gli oceani da cui prelevare l'acqua di mare (necessaria per il processo di sintesi)!! n Donato Stefano Grieco, perito chimico, sta per conseguire la laurea in Scienze Geologiche. È attualmente Segretario generale dell’Associazione culturale universitaria GeoBas. Febbraio 2012 Numero 4 Il flop dei neutrini I neutrini non sono più veloci della luce. I risultati dell’esperimento potrebbero essere stati viziati da un difetto nelle strumentazioni. Occorrono però prudenza e altre verifiche prima di ufficializzare la smentita. Il giornalino Tornado Alley Nel 2011, il numero di vittime in America causate dai tornado ha toccato una cifra record, raggiunta l’ultima volta negli anni 30 del secolo scorso. Infatti sono morte ben 550 persone mentre 1709 tornado hanno toccato terra (753 solo nel mese di aprile!). Paleontologia - L’organismo pluricellulare più antico del mondo sembra un pezzo di legno marcito. Si chiama Otavia Antiqua e potrebbe essere progenitore di tutte le forme di vita. Ha 760 milioni di anni ed è stato scoperto in Namibia. Fonte: National Geographic. Primi uomini - Secondo recenti studi, i primi ominidi italiani avrebbero popolato la pianura padana circa 850 mila anni fa, durante un’importante fase di cambiamento climatico. Into The Wild è il punto di riferimento in Basilicata per attrezzature e abbigliamento per alpinismo, trekking, arrampicata, nordic walking. (Corner dedicato anche ad antinfortunistica). Hanno collaborato Aurelio Abbruzzese Alessandro Bardi Angela Beneventi Agnese Emanuela Bonomo Donato Grieco Giuseppe Mario Grippo Giammarco Guidetti Antonio J. Iannibelli Maria Lechler Donato Mancini Antonio Minervino Loredana Moles Fabio Olita Daniele Poerio Alessio Risi Francesco Sapienza Giovanni Soldo Redattore Salvatore Lucente, laureato in scienze geologiche, si occupa di divulgazione. Socio fondatore ed ex segretario di GeoBas, riveste attualmente la carica di presidente dell’Associazione nazionale GeoBas-Italia. INTO THE WILD soc. coop. r.l. | 8/10, v. Messina -‐ POTENZA (PZ) Tel. 0971.443045 -‐ [email protected] 9 2 1 3 Febbraio 2012 Numero 4 METEO E CLIMA Piano Ruggio BASILICATA 30°C SOTTO ZERO..FANTASCIENZA O REALTA’? A cura di ANTONIO JUNIOR IANNIBELLI invece la P fantasia, nostra cara Basilicata, otrebbe sembrare pura situata alle tiepide latitudini mediterranee, è capace di sfornare valori termici consoni ai paesi scandinavi, al bassopiano sarmatico, o ai più alti rilievi alpini. Naturalmente si tratta di situazioni locali molto particolari, ove riescono a crearsi le condizioni per un ristagno prolungato di masse d’aria fredda, che provocano crolli termici senza eguali in Appennino. I luoghi protagonisti di questi fenomeni sono le doline del massiccio del Pollino, e in particolare la dolina di Piano Ruggio, profonda oltre 70m, con una quota massima di 1582m(sella di esondazione), e fondo della dolina a quota 1510m circa. Proprio nella dolina di piano Ruggio, incastonata tra le vette più alte del Pollino (Serra del Prete 2181m, T.pa Capanna 1823m,Coppola di Paola 1919m, ecc.), si sono raggiunte temperature spaventosamente basse, tali da sfiorare i -30°C. Possiamo aggiungere che non si tratta di valori isolati, ma di una consuetudine per le doline del Pollino. Infatti se prendiamo come esempi il mese di dicembre 2008, si sono avute 27 minime negative sui 31 giorni del mese, di cui 5 inferiori ai 21°C; e il mese di gennaio 2011, nonostante la latitanza dell’inverno sul bacino Mediterraneo, piano Ruggio è sceso sotto zero 30 giorni su 31, con una minima assoluta di -14.9°C. Anche in piena estate, quando le vicine coste dello Ionio e del Tirreno sono popolate da migliaia di 10 bagnanti, non è raro avere valori minimi abbondantemente sotto lo zero. Proprio il 27 luglio dello scorso anno, si è infatti eguagliato il record del 31 luglio 2008, con una temperatura minima di -2.4°C, e con ben 4 valori minimi negativi mensili. Questo freddo così eccezionale e insolito per le nostre latitudini è giustificato dalle particolari condizioni climatiche che si creano nelle doline, e specialmente in doline in quota e profonde come quella esaminata. Infatti in regime d’alta pressione, quando la ventilazione è impercettibile o del tutto assente e il cielo si mantiene sereno, dal tramontare del sole in avanti, la dolina inizia a fabbricare il suo gelo. Il fondo e le pareti della dolina iniziano di fatti a perdere calore, e ad accumulare aria gelida sul suo fondo. Quest’aria gelida, più pesante delle masse d’aria calda sovrastanti, non riesce a risalire verso quote più alte, è da così vita ad un amplificato processo d’inversione termica, che si protrae Record Alcuni dei valori più significativi registrati da una centralina meteo installata sul fondo della dolina a quota 1510m: 21/12/2007 -26.2 °C; 8/04/2009 -8.0°C; 24/01/2010 -29.4°C; 27/02/2011 -24.5°C; 10/03/2011 -20.6°C; 12/08/ 2011 -2.0°C; 19/10/2011 -9.2°C. Questi valori sono la chiara evidenza di una anomalia termica negativa che attribuisce alla Basilicata un primato fra le regioni meridionali. La piana di Masistro (imagine sopra) accoglie un’altra dolina sede di inversioni termiche intense e monitorata da una stazione meteo. Fonte: http://amendolaralive.wordpress.com nel corso delle ore notturne. Parallelamente a questo processo, lungo i fianchi della dolina, per effetto della forza di gravità, altre masse d’aria in raffreddamento continuano a fluire verso il suo fondo. Il risultato è la formazione di un “lago” d’ aria gelida all’interno della dolina, che nel caso di piano Ruggio può avere un potenziale di raffreddamento di circa 35°C rispetto alle zone circostanti. E’ però necessario ribadire che, per l’innesco di questi processi, debbano esserci condizioni di pressione stabili e ventilazione scarsa o meglio assente. Inoltre, sottolineiamo, che la presenza di neve al suolo, specialmente se fresca e farinosa, data la sua bassa conducibilità termica inibisce il propagarsi di flussi caldi provenienti dal sottosuolo, favorendo così il raffreddamento. In assenza di neve, come avviene sul Pollino nei mesi estivi, un ruolo fondamentale lo ricopre il “suolo” carsico, che oltre a generare la conformazione morfologica delle doline, avendo un basso indice di conducibilità limita anch’esso il propagarsi di flussi caldi provenienti dal sottosuolo che potrebbero smorzare il raffreddamento. In quest’articolo abbiamo esaminato, la dolina di piano Ruggio, che in riferimento ai dati raccolti, sembra essere quella con maggiore potenziale di raffreddamento, tuttavia il massiccio del Pollino è costellato da diverse altre doline, alcune delle quali anche monitorate, che sono sede dei medesimi processi e di valori termici altrettanto gelidi, tra queste citiamo la dolina della piana di Masistro e quella dei piani del Pollino a quota di 1777m. n Antonio Junior Iannibelli, esperto di meteorologia, sta per laurearsi in scienze geologiche. È membro del gruppo Meteobas e coautore dell’omonimo progetto. 1 2 Febbraio 2012 Numero 4 Grande nevicata accompagna la nascita di MeteoBas Pagina a cura del gruppo MeteoBas evento dai connotati di assoluta U nstraordinarietà. Così verrà ricordata la nevicata che ha sepolto l’Italia intera, all’inizio di febbraio. Senza risparmiare nessuno, ad eccezione di alcune aree nel nordest, l’ondata di maltempo ha causato grandi disagi alla popolazione: paesi e contrade rimasti isolati per giorni sotto 4 metri di neve, trasporti su rotaia atrofizzati, Roma in ginocchio. Imbiancate anche molte località marittime e la Sardegna. In Basilicata l’area più colpita è quella del Vulture melfese, dove si sono registrate le più intense precipitazioni. Nel capoluogo tutte le strade sono da rifare, “mangiate” dal sale buttato per sciogliere gli accumuli. Infine, come dopo ogni nevicata che si rispetti, il ghiaccio. Al termine dei blizzard, le temperature in Lucania hanno raggiunto valori polari a doppia cifra, consolidando i cumuli nevosi. Il lato positivo, a parte la gioia dei fanatici della neve, riguarda le riserve d’acqua: quest’anno per fortuna saranno abbondanti. Una considerazione d’obbligo sul mare. Le acque del Mediterraneo si sono raffreddato durante lo stazionamento delle masse d’aria gelide. Viene da domandarsi quali saranno le conseguenze a breve termine. Staremo a vedere. n METEO E CLIMA Continua da pag. 1 Quale migliore occasione di un evento meteo eccezionale per inaugurare la nascita di Meteobas? Nato in seno a GeoBas-Italia, Meteobas è un dipartimento, un gruppo e un progetto allo stesso tempo. Dipartimento è il termine usato per indicare una delle sezioni di lavoro in cui GeoBas-Italia è suddivisa. Gruppo, perché è formato da studenti che condividono la passione per la meteorologia e la climatologia, discipline affini e sfumate nella geologia. Progetto, perché è in fase di definizione uno studio pluriennale del clima lucano, da effettuarsi attraverso il dispiegamento, su tutto il suolo regionale, di una rete di stazioni meteo certificate. I dati raccolti saranno liberamente fruibili dalla comunità per consultazione, studio e ricerca. La rete Meteobas svolgerà il ruolo di supporto nelle previsioni del tempo e l’allerta meteo. Per questa attività è stata concessa la collaborazione dal dott. Gaetano Brindisi, esperto di meteorologia e volto noto del TGR per le sue previsioni. Il progetto sarà presentato al bando annuale Unibas, per attività studentesche di carattere culturale e ricreativo. Non resta che rimboccarsi le maniche e imbarcarsi in una nuova, entusiasmante avventura scientifica. Staff MeteoBas Per capirne di più… Nello schema di sinistra viene riportata la particolare situazione atmosferica responsabile della storica nevicata di febbraio 2012. L’alta pressione delle Azzorre si distende verso nord-est, sulla Scandinavia, fondendosi con l’anticiclone russo (ponte di Wejkoff). In questo modo l’Europa settentrionale viene schermata dalle correnti d’aria spiranti da nord e da ovest. Una simile configurazione apre le porte a flussi d’aria estremamente freddi di provenienza orientale continentale (freccia rossa). L’aria fredda, aggirate le alpi, sbocca sul Tirreno sfruttando il canale del Rodano. Qui si forma una potente depressione che muove verso sud- est portando maltempo e neve su tutta la penisola. Nella prima decade di febbraio, prima il burian (freddo vento siberiano) poi un nocciolo di aria artica, hanno sfruttato il ponte di Wejkoff, portando blizzard (bufere di neve) e temporali nevosi su tutte le regioni. Si teme ora per un rialzo improvviso delle temperature. Un’ondata di scirocco (aria calda da sud-est) provocherebbe lo scioglimento immediato delle masse nevose e quindi a inondazioni, alluvioni e slavine. Meglio quindi che la primavera si riprenda la sua ribalta senza troppa fretta. n 11 1 2 Febbraio 2012 Numero 4 GEOCHIMICA Terre Rare (Z=numero atomico, nome e abbreviazione) Tavola periodica degli elementi Alcune applicazioni delle Terre rare Z=21 Scandio, Sc; Z=39 Ittrio, Y; Z=57 Lantanio, La; Z=58 Cerio, Ce; Z=59 Praseodimio, Pr; Z=60 Neodimio, Nd; Z=61 Promezio, Pm; Z=62 Samario, Sm; Z=63 Europio, Eu; Z=64 Gadolinio, Gd; Z=65 Terbio, Tb; Z=66 Disprosio, Dy; Z=67 Olmio, Ho; Z=68 Erbio, Er; Z=69 Tulio, Tm; Z=70 Itterbio, Yb; Z=71 Lutezio, Lu. LE APPLICAZIONI DELLE “TERRE RARE” A cura di FRANCESO SAPIENZA Il termine scientifico utilizzato dalla IUPAC (Internetional Union of Pure ad Applied Chemistry – Unione Internazionale di Chimica pura ed Applicata ) è Rare Earth Elements ( REE ) e viene utilizzato per indicare 17 elementi chimici della tavola periodica (vedi box sopra). La definizione di terra rara deriva dai minerali, principalmente ossidi non comuni, dai quali vennero per la prima volta isolati nella miniera di Ytterby – Svezia verso la fine del XVIII secolo. Sono trascorsi tre secoli dalla loro scoperta e oggigiorno vengono utilizzati per molteplici applicazioni: si va dai componenti elettronici (catodi, anodi, semiconduttori ) ai magneti permanenti (ad esempio quelli delle pale eoliche), dai coloranti per vetri e ceramici ai fosfori per televisori a colori. Vengono inoltre impiegati per realizzare componenti per laser e come catalizzatori di combustione, deidrogenazione, idrogenazione e cracking (processo chimico per ottenere idrocarburi leggeri a partire da idrocarburi pesanti). Il termine tuttavia può essere fuorviante. Infatti la rarità di questi elementi non è legata alla loro bassa distribuzione all’interno della crosta terrestre, ma al fatto che le loro concentrazioni non rendono economicamente vantaggiosa l’apertura di una miniera. Le terre rare, per le loro caratteristiche atomiche, spesso si raggruppano con il torio: questo elemento radioattivo provoca ulteriore lievitazione dei costi di gestione causata dalla necessaria gestione di materiale pericoloso nonché di radiazioni. n Francesco Sapienza 12 Francesco Sapienza è socio fondatore di GeoBas Laureando in Scienze Geologiche all’Università di Basilicata, si occupa di divulgazione della geologia. Numero 4 Aperte le iscrizioni gratuite al concorso fotografico “GEOLGIA IN UN CLIC”. Info: http://geobas.xoom.it/ ATTIVITA’ GEOBAS ESCURSIONI Si organizzano per il pubblico visite e lezioni nel laboratorio geologico a cielo aperto, installato nel Campus Universitario di Macchia Romana. Per contattarci: 389 1503049 _________________ Si raccolgono adesioni alle seguenti escursioni, che si terranno nel mese di marzo: -Parco geologico Micromondo; -Sito paleolitico di Atella; -Montalbano Jonico (geosito). Per adesioni: 389 1503049 ___________________ DISPENSATECA Ricordiamo che in Aula Multimediale della Fac. di Scienze MM.FF.NN. (Polo Macchia Romana – PZ) esiste la dispensateca, una piccola biblioteca di appunti e dispense dei corsi di geologia, fruibile dagli studenti. WEB Cercasi web designer professionista per rimodernamento sito web. Contattare 389 1503049 Due laghetti glaciali: «Certo che giù a valle è tutta un'altra vita: pensa che si prendono un sacco di canali...» UMORISMO DA GEOLOGI Cosa fanno dei pannolini che galleggiano sull'oceano? La deriva dei... continenti! attività – info – corsi – bandi – escursioni – alloggi per studenti EMATITE: malattia del sangue. Qualora non curata può degenerare in Leucitite. EQUINOZIO: matrimonio tra cavalli. ETNOLOGO: vulcanologo siciliano. FUNZIONE DI STATO: variabile costituzionale. PENDIO ( ! ): tipica imprecazione di chi scivola da una scarpata. PESO MOLARE: circa 6 g sano, 4 g cariato. A cura di Aurelio Abbruzzese Soluzione del Crucintarsio del precedente numero di Geo&Basta: GALENA SOLUZIONE: Giochi ______ __ _________ Mail: [email protected] – numero mobile: 3891503049 – 25 FEBBRAIO 2012 A cura di Francesco Sapienza