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Meteorologia estrema BASTA

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Meteorologia estrema BASTA
1
2
GEO
Numero 4
e
BASTA
Giornale gratuito dell’associazione culturale GeoBas Meteorologia estrema
In questo numero
Una nevicata straordinaria inaugura la nascita di MeteoBas
Scienza
Cosa sono e a che servono le “Terre
Rare”?
Pag. 12
Sepolto da 20 milioni di anni, sotto tre
km di ghiaccio. I misteri del lago
Vostok.
Pag. 7
Zoom sulle Zeoliti, oggetto di un
recente studio di ricerca del CNR di
Tito.
Pag. 8
Associazionismo
importante progetto,
in fase di studio, che
verrà presentato al
bando annuale per
attività studentesche
emanate
dall’Università degli
Studi della Basilicata.
Si chiama MeteoBas,
è il nuovo gruppo di
studio e ricerca di
Meteorologia e
Climatologia
dell’Associazione
nazionale GeoBasItalia. Meteobas è
anche il nome di un
Continua a Pag. 11
Una panoramica su tutto. E una
pietra sopra…
LA
BASILICATA
DEI RECORD
Negli ultimi mesi è stata messa
tanta di quella carne a cuocere, che
non si sa da dove cominciare.
Intanto, come avrete notato,
GEO&BASta sta crescendo e
bisogna separare la versione
cartacea
da
quella
digitale.
Significa che scrivere piace. Si
spera piaccia anche leggere. (…)
ecco spiegata l’anomalia
che ha lasciato la Lucania
a bocca aperta
CONTINUA A PAG. 2
PAGINA 10
-30 GRADI A
PIANO
RUGGIO
(POLLINO)
GeoBas-Italia: nuova associazione
nazionale per la divulgazione,
promozione e ricerca nel campo delle
Scienze della Terra.
Pag. 3
Elezioni nuovo direttivo
dell’Associazione universitaria
Geobas. Quali le sfide e i progetti?
Pag. 4
Annunci, giochi e umorismo a pagina 13.
News a pagina 9.
LA GEOLOGIA INDAGA SUL PIU’
INCREDIBILE MISTERO DEL SECOLO
L’ 1/1/2012 gli abitanti di
Beebe (Arkansas, Usa) o
almeno la gran parte di
loro, hanno dato il
benvenuto all’anno nuovo
evitando festeggiamenti
pirotecnici ai quali si era
attribuita la morte dei
merli nella città l’anno
precedente. Ma questo
non ha evitato il ripetersi
dell’evento. Ad alcuni
esperti degli USA è sorto
il dubbio che la causa
della morte in quella
zona, non era dovuta ai
festeggiamenti per
l’anno nuovo. Le ipotesi
che entrano a far parte
del mistero sono molte, e
alcune degne di nota.
(…)
CONTINUA A PAG. 5
Mail: [email protected] – numero mobile: 3891503049 – 25 FEBBRAIO 2012
1
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Febbraio 2012
Numero 4
Continua da pag. 1
Una panoramica su tutto. E una pietra sopra…
Il 17 gennaio, GeoBas ha rinnovato
il direttivo. Amministrazione
nuova, vita vecchia. Magari. Perché
non è cosa da poco se il gruppo
riesce, per i prossimi tre anni, a
macinare attività di un certo livello
senza cedere al fascino
“sonnacchioso” degli allori. Tutto
dipende dal passaggio di testimone
alle nuove leve. Vecchio e nuovo,
esperienza ed entusiasmo si
dovranno amalgamare in questo
triennio di passaggio per forgiare la
nuova generazione.
Ora la brutta notizia. Capitolo
magistrale: chiuso. Non sappiamo a
chi appellarci per offrire un seguito
alla triennale, che invece gode di
ottima salute. Il Corso di Laurea in
Scienze Geologiche un segnale di
caparbietà lo ha dato col master
universitario di primo livello. Si
intitola GEORIS e tratta georischi e
georisorse. Buon livello scientifico,
esperti anche da fuori e costi
moderati. Inoltre c’è il
riconoscimento dei crediti, per alcuni
atenei, totale. Insomma, da
apprezzare l’impegno, ma la
Anche il fenomeno GeoBas cresce, si magistrale? La situazione sembra
espande. A tutta la Penisola (e oltre disperata. Ci vorrebbe un prodigio
l’università), con la nascita di
degno di re Mida, per trasformare in
GeoBas-Italia. In pratica uno
oro il più grande masso che ci è
scatolone che contiene GeoBas
piombato in testa negli ultimi anni.
universitaria e tutte le sedi
Un altro masso ce lo dovremo
delocalizzate che andranno
mettere sul Dipartimento di Scienze
nascendo in Italia. Si occuperà di
Geologiche: una struttura unica
geositi, divulgazione e ricerca; e un assorbirà più settori disciplinari, a
dì, chissà, anche di applicazione.
beneficio di un organismo vaporoso e
generalista.
Certamente non è motivo di
conforto sapere che in tutta
Italia le cose vanno così.
Comunque, facendo due
conti, ci è venuto il dubbio:
ma sarà veramente questione
di risorse o ci sono altre
“misteriose” forze in gioco, a
tramare contro questa
benedetta magistrale? n
Salvatore Lucente
GEOBAS NEWS
Partecipa anche tu. L’iscrizione è gratuita!
CONCORSO FOTOGRAFICO
“GEOLOGIA IN UN CLIC”
Il 2012 ha dato l’abbrivio ad una nuova manifestazione con la
firma GeoBas. Si tratta della prima edizione del concorso
fotografico “Geologia in un clic”. La partecipazione è aperta a
tutti ed è gratuita. Ognuno potrà spedire fino a 3 foto a tema
geologico, scattate nella Basilicata. Per il regolamento e la
procedura di iscrizione, visitate il sito GeoBas alla pagina
seguente (presto sarà attivo anche il sito ufficiale della mostra):
http://geobas.xoom.it/. La posta elettronica a cui far pervenire
gli scatti è [email protected]. I primi 40 migliori scatti
saranno stampati ed esposti con il nome dell’autore in varie
location del capoluogo lucano. I primi 12 scatti saranno
pubblicati in un calendario a diffusione nazionale. La
commissione esaminatrice sarà composta da rappresentanti di
ogni partner dell’iniziativa (1 fotografo professionista, 1
fotografo di GeoBas, 1 rappresentante dell’Ordine dei Geologi di
Basilicata, 1 rappresentante del Corso di Laurea in Scienze
Geologiche dell’Unibas, 1 giornalista). Che aspettate? Iscrivetevi!
2
MOSTRA ITINERANTE
CONCLUSA CON SUCCESSO
Si è conclusa positivamente la mostra
itinerante Viaggio nella Lucania da
Scoprire, dopo aver girato per tutta l’estate
fra i comuni lucani. Un grosso grazie
GeoBas lo rivolge al Corso di Laurea e al
Dipartimento
di
Scienze Geologiche
che
hanno
supportato con
massimo sostegno
l’iniziativa,
e
all’Unibas
per
l’approvazione del
progetto. La mostra è diretta al largo
pubblico con l’obiettivo di far conoscere il
patrimonio geologico lucano: risorsa
scientifica ed economica della regione che,
se opportunamente valorizzata, può essere
volano di crescita e sviluppo.
Febbraio 2012
Numero 4
GEOBAS-ITALIA
LA GEOLOGIA VA OLTRE
GEOBAS NEWS
Pagina a cura dello staff geobas-Italia
GeoBas-Italia è un allargamento nazionale di
GeoBas. Si occuperà di divulgazione e ricerca
nel campo delle Scienze della Terra.
16 novembre 2011 sarà ricordato
I lcome
un giorno rivoluzionario per
GeoBas. L’AG (Assemblea
Generale) ha accolto le istanze del
Direttivo di formare un organo esterno
all’Università e ridimensionare
l’ambito di azione dell’Ente. Quindi la
AG è divenuta, quello stesso giorno,
Assemblea Costituente di una nuova
associazione.
Nasce così GeoBas-Italia, associazione
nazionale che include GeoBas
universitaria e tutte le associazioni o
gruppi regionali di divulgazione,
promozione e ricerca nel campo delle
Scienze della Terra, che potranno
essere fondate nelle varie regioni.
In pillole:
- Cosa è “GeoBas-Italia”?
È un’associazione nazionale di Scienze della Terra, con struttura
federativa. Include Geobas universitaria e tutte le associazioni nasciture
in armonia con il taglio scientifico dell’ente.
- Perché “GeoBas-Italia”?
Per annoverare anche i laureati e alzare il livello scientifico. Per allargare
il target, non più solo universitario. Per svolgere progetti di ricerca. Per
creare osmosi culturale con le altre regioni. Per creare rete tra le
università. Per incentivare la multidisciplinarità.
- Quali sono gli scopi di “GeoBas-Italia”?
Divulgazione della geologia (cosa è la geologia? Perché il geologo è
importante nella società?); promozione dei geositi (patrimonio
identitario e volano di crescita dei territori); ricerca (in tutti i campi della
geologia ma anche in tutte le “Scienze della Terra lato sensu”, ossia le
discipline complementari e collegate alla geologia, dall’archeologia alle
scienze astronomiche, dalla meteorologia alle scienze della vita).
______________________________________________________________
ISCRIZIONE GRATUITA: PER ISCRIVERSI A GEOBAS-ITALIA BASTA
COMPILARE IL MODULO SCARICABILE DAL SITO WEB (SEZIONE
MODULISTICA) E SPEDIRLO ALL’INDIRIZZO MAIL DELL’ASSOCIAZIONE.
- Riferimenti [email protected] - http://geobasitalia.altervista.org/
Presidente: Salvatore Lucente ([email protected])
L’assetto dell’ente è stato dunque
rinnovato con un chiaro impulso
all’esterno. Impulso dettato
dall’esigenza di connettere
l’Università con il mondo del lavoro,
di creare rete fra gli atenei, di non
escludere, tra gli aderenti, il largo
pubblico e gli ex soci laureati
(ricordiamo che ad una associazione
universitaria possono aderire solo
studenti dei corsi di laurea, dottorandi
e iscritti ai master universitari e alle
scuole di specializzazione).
Il nome GeoBas-Italia è tradizione:
racchiude una storia cominciata oltre
tre anni fa, a luglio del 2008, quando è
nata GeoBas universitaria. Da allora
fino ad oggi sono state svolte tante
attività, il gruppo è cresciuto ed ha
raccolto consenso e interesse anche tra
non studenti. Da allora, inoltre,
l’esperienza e la qualifica dei fondatori
si sono ampliate così da ispirare un
progetto più complesso, la fondazione
di un organo nazionale. C’è però
ancora da lavorare per rendere tale
struttura aderente alle funzioni,
all’organizzazione e al livello auspicati
in fase pianificatoria. n
Staff GeoBas-Italia
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Febbraio 2012
Numero 4
NUOVO DIRETTIVO GEOBAS
GEOBAS NEWS
NUOVE CARICHE, NUOVO ENTUSIASMO E NUOVE SFIDE. MA E’ L’UNIVERSITA’ RIMANE IL GRANDE PROBLEMA
Nuovo direttivo… nuovi compiti
G
iorno di elezioni, il 17 gennaio scorso, nell’Aula
Multimediale della Fac. di Scienze dell’Unibas.
GeoBas ha eletto una nuova rosa, composta quasi
interamente da studenti in corso. Le attività e le
incombenze cui fare fronte sono molte: progetti, mostre,
seminari e incontri scientifico-culturali con scadenze
precise. D’altro canto si è concretizzato quel rischio che
sempre, nel suo piccolo, GeoBas cerca di scongiurare: la
chiusura della laurea magistrale.
Per fare fronte a tutto ciò non basta un direttivo.
L’Assemblea Generale infatti si era già riunita qualche
giorno prima per individuare una quindicina di
responsabili nei vari dipartimenti operativi. Adesso
l’organizzazione è più capillare. Serve però una buona
coordinazione per mantenere stabilità ed efficienza.
Amministrazione
nuova… sito nuovo
Anche il sito GeoBas ha
subito qualche intervento
manutentivo e innovativo.
Maria Lechler, dottoranda in
geologia
all’Unibas,
ha
fornito la nuova interfaccia
grafica del sito. Visitatelo
all’indirizzo
http://geobas.xoom.it/ .
Nuovo direttivo… nuovi nomi
Il Consiglio Direttivo neo-insediato vede un radicale
ricambio generazionale, d'altronde fisiologico nel ciclo
di vita di un’associazione universitaria. I nomi sono:
Michele Tricarico (Vicepresidente);
Donato Stefano Grieco (Segretario);
Giovanni Soldo (Tesoriere);
Monica Ielpo (rappresentante terzo anno in corso);
Canio Manniello (rappresentante secondo anno in
corso);
Vincenzo Mastroianni (rappresentante primo anno
in corso).
Alla presidenza esce Giuseppe Mario Grippo, entra Giammarco Guidetti. Assidui direttivi e precisa distribuzione dei
compiti: questi gli ingredienti del neo-presidente per continuare a far girare la macchina. La filosofia da seguire, con
inconfondibili effetto e sintesi, la centra il presidente uscente: “qui all’università, se cadi, cadi all’impiedi”. E prosegue:
“ora che sei associazione, puoi rubare qualcosa al mondo e creare vantaggio competitivo”. In effetti l’università riveste
doppia funzione. È luogo di apprendimento, ma anche laboratorio di crescita e sperimentazione per i giovani che vogliono
realizzare qualcosa.
Nuovo direttivo… vecchi problemi
La laurea magistrale è chiusa. Era il vanto di una regione
in grado di garantire una formazione completa a tutti gli
aspiranti geologi, quelli che in teoria dovrebbero essere i
“medici del territorio”, quelli che danno sicurezza alla
popolazione. Soprattutto era il vanto di chi vedeva nella
fuga dei cervelli una comoda alternativa piuttosto che una
strada obbligata. Adesso è l’unica strada, la sola scelta
permessa a chi vuol contribuire mitigare i rischi e
valorizzare le risorse, il cui elenco per la Basilicata
impiegherebbe una pagina. “Finché avremo fiato,
urleremo a voce grossa le nostre ragioni, le ragioni di
studenti che amano la loro terra ma vengono defraudati
degli strumenti per prendersene cura. Siamo al limite
dello sdegno.” Commenta il neopresidente Giammarco
Guidetti. La questione si è fatta seria e gli studenti stanno
coordinando una sonora protesta. Stavolta lo stridore di
spade e scudi si sentirà per terra e per mare. n
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Febbraio 2012
Numero 4
GEOLOGIA E VITA
MORTI MISTERIOSE DEGLI ANIMALI: NUOVA
IPOTESI DALLA GEOLOGIA
RIMANE ANCORA NELL’OMBRA LA CAUSA DEL DECESSO DI UN NUMERO IMPRESSIONANTE DI ANIMALI IN TUTTO
IL MONDO. DAGLI STUDIOSI ARRIVANO LE TEORIE PIU’ DISPARATE: ORA C’E’ ANCHE QUELLA GEOLOGICA. MA CI
SONO RISCHI ANCHE PER L’UOMO?
Continua da pag. 1
P
rima di elencarle è necessario dire
che, nel gennaio 2011, non sono
morti solo merli della città di
Beebe. Infatti, nella stessa data, in
Louisiana c’è stata una strage di merli
rossi, ai quali è stato diagnosticato una
morte per lesioni interne. Questo risulta
essere una novità, dato che i merli
dell’Arkansas
non
erano
state
diagnosticate le stesse cause di morte.
Sembrerebbe abbastanza chiaro escludere
una nesso tra le due morti. Le autorità
locali iniziano ad effettuare indagini
sull’inquinamento delle aree interessate e
sull’alimentazione dei merli, finché non
giungono notizie dall’Italia, dove stormi
di tortore sono stati trovati morti in
Emilia Romagna e nelle Marche. Qualche
giorno più tardi si viene a sapere della
morte di merli in Kentucky e, cosa molto
strana, pesci tamburo di nuovo a Beebe.
La morte dei pesci tamburo a Beebe
e delle tortore in Italia infittiscono un
mistero che è di per se già molto oscuro.
Se prima si pensava che la morte dei
merli potesse essere qualcosa di locale, la
morte delle tortore smentisce questa
ipotesi, se si pensava ad un virus come
l’aviaria, la morte dei pesci tamburo
devia anche questa ipotesi.
Passano i giorni e giungono notizie
di due milioni di pesci morti nel
Maryland, di granchi in Inghilterra, corvi
in Svezia, 100 tonnellate di sardine in
Brasile, migliaia di pesci in Nuova
Zelanda, aringhe in Norvegia, e pesci e
crostacei in Louisiana. Alcuni studiosi
associano questa moria di massa a eventi
già verificatisi in passato, come lo
spiaggiamento delle balene avvenuto
dalla fine degli anni 90 fino a quest’ultimi
anni in Tanzania, Australia e Senegal. A
questi misteri viene associata anche la
morte e il comportamento strano di
alcuni insetti. Studi fatti su alcuni gruppi
di api hanno dimostrato una loro
A cura di FABIO OLITA
disorganizzazione che le ha portate
fino alla morte. Colpisce questa
notizia, soprattutto, perché è noto
che nel regno animale non vi è
società più organizzata delle api.
Tutte
queste
coincidenze
portano gli studiosi ad escludere
teorie come quelle già elencate,
come:
virus,
inquinamento,
festeggiamenti per l’arrivo del
nuovo anno. Prendono piede nuove
teorie; i catastrofisti scomodano i
Maya
e
indicano
questi
avvenimenti come l’anticamera
della catastrofe. Ma proposte
provenienti dal mondo scientifico
potrebbero spiegare cosa sta
succedendo. Alcuni sostengono
che l’attività umana è più
influente sulla natura di quanto si
pensi. Basterebbe pensare alle
perforazioni petrolifere in mare,
Il web pullula di immagini
relative a morie di animali.
R i p o r t i a m o alcune
fotografie molto diffuse
sulla rete.
In alto, decine di merli dalle
ali rosse morti su una strada
in Arkansas. Sulle carcasse
non sono stati ritrovati ci
sono segni apparenti di
lesioni.
In basso a sinistra, carcasse
di pesci sulla riva di un
torrente vicino Brescia.
Spesso le cause della moria
possono essere locali, come
l’inquinamento,
ma
il
fenomeno ultimamente ha
raggiunto proporzioni
globali.
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Febbraio 2012
Numero 4
Campanello
d’allarme
Dall’inquinamento ai
campi magnetici. Le
ipotesi avanzate dagli
studiosi per spiegare la
moria di animali in tutto
il mondo sono molto
diversificate. La teoria
dell’inversione del campo
magnetico fornisce una
spiegazione aderente alla
simultaneità e alla portata
globale fenomeno. Ma se
la tesi magnetica dovesse
essere davvero
confermata, allora
faremmo bene a
preoccuparci anche noi,
visto che l’esposizione a
determinate radiazioni
solari sono estremamente
pericolose per l’uomo.
… alle esercitazioni militari ed ai
trasporti navali sempre più attivi.
Altri invece, escludono questa ipotesi,
poiché, avrebbe dovuto influenzare
esclusivamente le creature marine.
L’altra ipotesi, ancora incerta, ma di
prospettiva affascinante è legata al
magnetismo terrestre.
Il magnetismo terrestre, non è
sempre stato così. In passato il polo
nord magnetico si trovava in
direzione del sud geografico. Questo
è stato dimostrato con studi effettuati
sulle navi oceanografiche, le quali
hanno prelevato rocce della crosta
oceanica, in prossimità delle dorsali
oceaniche.
Hanno
notato
che
l’orientazione di minerali magnetici
era inversa rispetto a quella che si
formava in quel periodo. Per questo
l’attuale magnetismo è detto normale,
mentre l’altro sarà il magnetismo
inverso. Secondo studi l’ultimo
magnetismo, quello che stiamo
vivendo, è giunto a conclusione, ed è
inevitabile
ormai
un’inversione
polare, che può durare dai 200 ai
2000 anni. Durante l’inversione, lo
scudo
magnetico
della
terra
s’indebolisce, favorendo l’entrata
nell’atmosfera di radiazioni solari in
quantità maggiore rispetto a quelle
normalmente
presenti.
Klaus
Vanselow, professore dell’università
di Kiel, ha effettuato studi sui
cetacei, ed ha riscontrato che alcune
cellule
contengono
magnetite.
Proprio grazie a queste cellule, i
cetacei riescono ad orientarsi in
mare. E così come questi giganti del
mare, anche uccelli, crostacei, pesci e
insetti
sono
influenzati
dalle
variazioni del magnetismo, che negli
ultimi 150 anni si è intensificato.
I
maligni
parlano
di
estinzione di massa, dato che
sembrerebbero esserci coincidenze
temporali fra la variazione del
magnetismo e le più grandi
estinzioni avvenute sulla terra.
Altri invece preferiscono opporsi a
queste teorie, poiché la comunità
scientifica non ritiene possibile,
non
essendo
stato
ancora
dimostrato, che l’estinzione di
massa
può
essere
dovuta
all’inversione dei poli. n
Fabio Olita
Fabio Olita sta conseguendo la
laurea in geologia all’Università
di Basilicata. Scrive sul giornale
GEO&BASta e lavora con GeoBas
nel campo della divulgazione.
LA FOTO
Uno dei vulcani più affascinanti del mondo, l’Erta Ale, in
Etiopia, ribolle sotto una crosta scura più fredda. Le spaccature
che si aprono sulla superficie del lago di lava permettono la
fuoriuscita del calore. Richiamano molto la struttura delle
dorsali oceaniche, quelle lunghe spaccature segmentate nella
crosta terrestre dalle quali viene emessa lava che dà poi
origine, solidificandosi, a nuovo pavimento oceanico (fonte:
National Geographic; http://www.nationalgeographic.it/).
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Febbraio 2012
Numero 4
NUOVE DAL MONDO
I MISTERI DEL LAGO VOSTOK
A cura di MICHELE TRICARICO
robabilmente
nessuno
(o
pochi
P “informati”) conoscono questo lago, ma
il giornalino serve anche e soprattutto a
questo. Per farla breve, è un lago sotterraneo,
situato nella parte orientale dell’Antartide –
più precisamente nella regione russa –
scoperto da Andreji Kapitsa, un geografo
russo, tra gli anni ’50 e ’60 del 1900. Per
scovare questo ecosistema rimasto celato per
milioni di anni, sono state utilizzate indagini
che
prevedevano
lo
studio
della
propagazione di onde sismiche in quella
zona. Ma la scoperta fine a se stessa del lago
Vostok è importante soprattutto per via di
una sua peculiare caratteristica: la possibile
presenza di vita in un ambiente che fino ad
allora si pensava assolutamente inadatto allo
sviluppo di organismi più o meno evoluti. Le
conseguenti conclusioni scaturite dagli studi
effettuati, alimentano le speranze circa la
presenza di vita su pianeti con condizioni
simili (su tutti Europa, un satellite di Giove).
L’ecosistema creatosi in questa “capsula
temporale” è assai diverso da ogni altro
ambiente visto finora sul nostro pianeta; ma
perché si pensa possa esserci vita lì sotto? È
presto detto: questa ipotesi è accreditata dal
fatto che è un ambiente ad alta pressione
(data dalla profondità a cui si trova) e dalla
elevata presenza di ossigeno al suo interno.
Queste
caratteristiche
se
venisse
confermata la presenza di organismi viventi
nel lago Vostok - si tradurrebbero in forme
di vita diverse da quelle che siamo abituati a
vedere, quasi “extraterrestri”. Non ci resta
che attendere nuovi studi, per scoprire
ancora tutti i segreti nascosti per milioni di
anni sotto una spessa coltre di ghiaccio. n
Michele Tricarico, diploma di maturità classica, frequenta la triennale in
Scienze Geologiche. Appassionato di vulcanologia, attualmente riveste il
ruolo di Vicepresidente dell’Associazione culturale universitaria GeoBas.
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1
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Febbraio 2012
Numero 4
BASILICATA SCIENZA
ß
Struttura idroporosa della
zeolite a scala atomica
(Wikipedia)
ß Zeolite (Wikipedia)
Zoom sulle Zeoliti, oggetto di un recente studio di
ricerca del CNR di Tito
A cura di DONATO STEFANO GRIECO
è un termine di derivazione greca, letteralmente
Z eolite
“pietra che bolle”. Così fu battezzata da Cronstedt
(mineralogista svedese) che osservò, previo
riscaldamento del minerale, la produzione di vapore acqueo
“intrappolato” nelle cavità dello stesso.
Sulle Zeoliti, dal punto di vista della complessità chimica, ci
sarebbe molto da dire, ma noi accenneremo solo ad una
piccola panoramica dal punto di vista mineralogico e
petrografico.
Le Zeoliti sono un ampio gruppo di allumino-silicati idrati
appartenente alla classe dei Tectosilicati e tra i minerali più
conosciuti di questo gruppo vi sono: Cabasite (Zeolite
calcica), Natrolite (Zeolite sodica) e Stilbite (Zeolite a Calcio e
Sodio). La presenza di questi minerali nelle rocce è indicativo
di un basso grado metamorfico (infatti esiste una facies
metamorfica detta appunto “Facies delle Zeoliti”).
I minerali di questo gruppo hanno struttura molecolare che
forma dei canali ospitanti molecole d'acqua (sono infatti
minerali idrati). La peculiarità delle Zeoliti è che, a differenza
di altri minerali idrati (ad es. il Gesso), preservano la struttura
di questi canali anche dopo la disidratazione. Il non collasso
della struttura “a canali” fa di questi minerali una grossa
risorsa industriale poiché i “vuoti” lasciati dalla disidratazione,
oltre a poter essere reidratati, possono assorbire una grossa
varietà di molecole inquinanti fungendo da “setaccio” naturale.
E' proprio l'applicabilità a livello industriale ed ambientale che
8
ha fatto delle Zeoliti un terreno di ricerca scientifica nel settore
Geochimico sulle modalità di sintesi in laboratorio di questi
minerali (partendo dallo studio degli ambienti naturali di
formazione). Ed è in questa direzione che sono andati i 3
ricercatori del CNR di Tito: Claudia Belviso, Francesco
Cavalcante e Saverio Fiore. La loro invenzione prevede la
produzione di Zeoliti attraverso la fusione di Idrossido di Sodio e
fly ash (cenere prodotta dalla combustione di carbone, ovvero
uno scarto di produzione di centrali termoelettriche), la
dispersione del prodotto di fusione in acqua di mare e
l'incubazione in essa per 4 giorni ad un temperatura compresa
nel range 35-43°C.
Tra i vantaggi di questo nuovo metodo di sintesi vi sono l'uso di
acqua di mare che riduce i costi e dà anche una resa maggiore
rispetto all'acqua distillata e la temperatura d'incubazione molto
bassa e quindi facilmente raggiungibile senza eccessivi
dispendi. Inoltre si fa anche un bene all'ambiente riducendo
ovviamente il quantitativo di fly ash da conferire in discarica.
Insomma: uno studio con molti risultati e conseguenze positive.
Adesso i ricercatori aspettano solo l'ok dagli USA per il brevetto
e a noi non resta che augurargli buona fortuna. Tutto questo
con buona pace dei detrattori della ricerca pubblica e con la
viva speranza che qualche ex o neo ministro non affermi di aver
contribuito alla buona riuscita dello studio di ricerca, realizzando
gli oceani da cui prelevare l'acqua di mare (necessaria per il
processo di sintesi)!! n
Donato Stefano Grieco, perito chimico, sta per conseguire la
laurea in Scienze Geologiche. È attualmente Segretario generale
dell’Associazione culturale universitaria GeoBas.
Febbraio 2012
Numero 4
Il flop dei neutrini
I neutrini non sono più veloci della luce.
I risultati dell’esperimento potrebbero
essere stati viziati da un difetto nelle
strumentazioni. Occorrono però
prudenza e altre verifiche prima di
ufficializzare la smentita.
Il giornalino
Tornado Alley
Nel 2011, il numero di vittime in
America causate dai tornado ha toccato
una cifra record, raggiunta l’ultima volta
negli anni 30 del secolo scorso. Infatti
sono morte ben 550 persone mentre 1709
tornado hanno toccato terra (753 solo nel
mese di aprile!).
Paleontologia - L’organismo
pluricellulare più antico del
mondo sembra un pezzo di
legno marcito. Si chiama Otavia
Antiqua e potrebbe essere
progenitore di tutte le forme di
vita. Ha 760 milioni di anni ed è
stato scoperto in Namibia.
Fonte: National Geographic.
Primi uomini - Secondo recenti studi, i
primi ominidi italiani avrebbero popolato la
pianura padana circa 850 mila anni fa,
durante un’importante fase di cambiamento
climatico.
Into The Wild è il
punto di riferimento
in Basilicata per
attrezzature e
abbigliamento per
alpinismo, trekking,
arrampicata, nordic
walking. (Corner
dedicato anche ad
antinfortunistica).
Hanno collaborato
Aurelio Abbruzzese
Alessandro Bardi
Angela Beneventi
Agnese Emanuela Bonomo
Donato Grieco
Giuseppe Mario Grippo
Giammarco Guidetti
Antonio J. Iannibelli
Maria Lechler
Donato Mancini
Antonio Minervino
Loredana Moles
Fabio Olita
Daniele Poerio
Alessio Risi
Francesco Sapienza
Giovanni Soldo
Redattore
Salvatore Lucente, laureato in
scienze geologiche, si occupa di
divulgazione. Socio fondatore
ed ex segretario di GeoBas,
riveste attualmente la carica di
presidente dell’Associazione
nazionale GeoBas-Italia.
INTO THE WILD soc. coop. r.l. | 8/10, v. Messina -­‐ POTENZA (PZ) Tel. 0971.443045 -­‐ [email protected] 9
2
1
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Febbraio 2012
Numero 4
METEO E CLIMA
Piano Ruggio
BASILICATA 30°C SOTTO
ZERO..FANTASCIENZA O REALTA’?
A cura di ANTONIO JUNIOR IANNIBELLI
invece la
P fantasia,
nostra cara Basilicata,
otrebbe sembrare pura
situata alle tiepide latitudini
mediterranee, è capace di
sfornare valori termici consoni
ai paesi scandinavi, al
bassopiano sarmatico, o ai più
alti rilievi alpini. Naturalmente
si tratta di situazioni locali
molto particolari, ove riescono
a crearsi le condizioni per un
ristagno prolungato di masse
d’aria fredda, che provocano
crolli termici senza eguali in
Appennino. I luoghi
protagonisti di questi fenomeni
sono le doline del massiccio
del Pollino, e in particolare la
dolina di Piano Ruggio,
profonda oltre 70m, con una
quota massima di 1582m(sella
di esondazione), e fondo della
dolina a quota 1510m circa.
Proprio nella dolina di piano
Ruggio, incastonata tra le
vette più alte del Pollino (Serra
del Prete 2181m, T.pa
Capanna 1823m,Coppola di
Paola 1919m, ecc.), si sono
raggiunte temperature
spaventosamente basse, tali
da sfiorare i -30°C.
Possiamo aggiungere che non
si tratta di valori isolati, ma di
una consuetudine per le doline
del Pollino. Infatti se
prendiamo come esempi il
mese di dicembre 2008, si
sono avute 27 minime
negative sui 31 giorni del
mese, di cui 5 inferiori ai 21°C; e il mese di gennaio
2011, nonostante la latitanza
dell’inverno sul bacino
Mediterraneo, piano Ruggio è
sceso sotto zero 30 giorni su
31, con una minima assoluta
di -14.9°C. Anche in piena
estate, quando le vicine coste
dello Ionio e del Tirreno sono
popolate da migliaia di
10
bagnanti, non è raro avere valori
minimi abbondantemente sotto lo
zero. Proprio il 27 luglio dello
scorso anno, si è infatti eguagliato
il record del 31 luglio 2008, con una
temperatura minima di -2.4°C, e
con ben 4 valori minimi negativi
mensili. Questo freddo così
eccezionale e insolito per le nostre
latitudini è giustificato dalle
particolari condizioni climatiche che
si creano nelle doline, e
specialmente in doline in quota e
profonde come quella esaminata.
Infatti in regime d’alta pressione,
quando la ventilazione è
impercettibile o del tutto assente e
il cielo si mantiene sereno, dal
tramontare del sole in avanti, la
dolina inizia a fabbricare il suo
gelo. Il fondo e le pareti della dolina
iniziano di fatti a perdere calore, e
ad accumulare aria gelida sul suo
fondo. Quest’aria gelida, più
pesante delle masse d’aria calda
sovrastanti, non riesce a risalire
verso quote più alte, è da così vita
ad un amplificato processo
d’inversione termica, che si protrae
Record
Alcuni dei valori più
significativi registrati
da
una
centralina
meteo installata sul
fondo della dolina a
quota 1510m:
21/12/2007 -26.2 °C;
8/04/2009 -8.0°C;
24/01/2010 -29.4°C;
27/02/2011 -24.5°C;
10/03/2011 -20.6°C;
12/08/ 2011 -2.0°C;
19/10/2011 -9.2°C.
Questi valori sono la
chiara evidenza di una
anomalia
termica
negativa
che
attribuisce
alla
Basilicata un primato
fra
le
regioni
meridionali.
La piana di Masistro (imagine sopra) accoglie un’altra dolina sede di
inversioni termiche intense e monitorata da una stazione meteo.
Fonte: http://amendolaralive.wordpress.com
nel corso delle ore notturne.
Parallelamente a questo
processo, lungo i fianchi della
dolina, per effetto della forza di
gravità, altre masse d’aria in
raffreddamento continuano a
fluire verso il suo fondo. Il
risultato è la formazione di un
“lago” d’ aria gelida all’interno
della dolina, che nel caso di
piano Ruggio può avere un
potenziale di raffreddamento di
circa 35°C rispetto alle zone
circostanti. E’ però necessario
ribadire che, per l’innesco di
questi processi, debbano esserci
condizioni di pressione stabili e
ventilazione scarsa o meglio
assente. Inoltre, sottolineiamo,
che la presenza di neve al suolo,
specialmente se fresca e
farinosa, data la sua bassa
conducibilità termica inibisce il
propagarsi di flussi caldi
provenienti dal sottosuolo,
favorendo così il raffreddamento.
In assenza di neve, come
avviene sul Pollino nei mesi
estivi, un ruolo fondamentale lo
ricopre il “suolo” carsico, che
oltre a generare la
conformazione morfologica delle
doline, avendo un basso indice di
conducibilità limita anch’esso il
propagarsi di flussi caldi
provenienti dal sottosuolo che
potrebbero smorzare il
raffreddamento. In quest’articolo
abbiamo esaminato, la dolina di
piano Ruggio, che in riferimento
ai dati raccolti, sembra essere
quella con maggiore potenziale di
raffreddamento, tuttavia il
massiccio del Pollino è costellato
da diverse altre doline, alcune
delle quali anche monitorate, che
sono sede dei medesimi
processi e di valori termici
altrettanto gelidi, tra queste
citiamo la dolina della piana di
Masistro e quella dei piani del
Pollino a quota di 1777m. n
Antonio Junior Iannibelli, esperto di meteorologia, sta per
laurearsi in scienze geologiche. È membro del gruppo Meteobas
e coautore dell’omonimo progetto.
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2
Febbraio 2012
Numero 4
Grande nevicata accompagna la
nascita di MeteoBas
Pagina a cura del gruppo MeteoBas
evento dai connotati di assoluta
U nstraordinarietà.
Così verrà ricordata la
nevicata che ha sepolto l’Italia intera,
all’inizio di febbraio. Senza risparmiare
nessuno, ad eccezione di alcune aree nel
nordest, l’ondata di maltempo ha causato
grandi disagi alla popolazione: paesi e
contrade rimasti isolati per giorni sotto 4
metri di neve, trasporti su rotaia
atrofizzati, Roma in ginocchio. Imbiancate
anche molte località marittime e la
Sardegna. In Basilicata l’area più colpita è
quella del Vulture melfese, dove si sono
registrate le più intense precipitazioni. Nel
capoluogo tutte le strade sono da rifare,
“mangiate” dal sale buttato per sciogliere
gli accumuli. Infine, come dopo ogni
nevicata che si rispetti, il ghiaccio. Al
termine dei blizzard, le temperature in
Lucania hanno raggiunto valori polari a
doppia cifra, consolidando i cumuli
nevosi. Il lato positivo, a parte la gioia dei
fanatici della neve, riguarda le riserve
d’acqua: quest’anno per fortuna saranno
abbondanti. Una considerazione d’obbligo
sul mare. Le acque del Mediterraneo si
sono raffreddato durante lo stazionamento
delle masse d’aria gelide. Viene da
domandarsi quali saranno le conseguenze
a breve termine. Staremo a vedere. n
METEO E CLIMA
Continua da pag. 1
Quale migliore occasione di un evento meteo
eccezionale per inaugurare la nascita di Meteobas?
Nato in seno a GeoBas-Italia, Meteobas è un
dipartimento, un gruppo e un progetto allo stesso
tempo.
Dipartimento è il termine usato per indicare una delle
sezioni di lavoro in cui GeoBas-Italia è suddivisa.
Gruppo, perché è formato da studenti che condividono
la passione per la meteorologia e la climatologia,
discipline affini e sfumate nella geologia.
Progetto, perché è in fase di definizione uno studio
pluriennale del clima lucano, da effettuarsi attraverso
il dispiegamento, su tutto il suolo regionale, di una rete
di stazioni meteo certificate. I dati raccolti saranno
liberamente fruibili dalla comunità per consultazione,
studio e ricerca. La rete Meteobas svolgerà il ruolo di
supporto nelle previsioni del tempo e l’allerta meteo.
Per questa attività è stata concessa la collaborazione
dal dott. Gaetano Brindisi, esperto di meteorologia e
volto noto del TGR per le sue previsioni.
Il progetto sarà presentato al bando annuale Unibas,
per attività studentesche di carattere culturale e
ricreativo. Non resta che rimboccarsi le maniche e
imbarcarsi in una nuova, entusiasmante avventura
scientifica.
Staff MeteoBas
Per capirne di più…
Nello schema di sinistra viene
riportata la particolare situazione
atmosferica responsabile della
storica nevicata di febbraio 2012.
L’alta pressione delle Azzorre si
distende verso nord-est, sulla
Scandinavia,
fondendosi
con
l’anticiclone russo (ponte di
Wejkoff). In questo modo l’Europa
settentrionale viene schermata
dalle correnti d’aria spiranti da
nord e da ovest. Una simile
configurazione apre le porte a
flussi d’aria estremamente freddi
di
provenienza
orientale
continentale (freccia rossa). L’aria
fredda, aggirate le alpi, sbocca sul
Tirreno sfruttando il canale del
Rodano. Qui si forma una potente
depressione che muove verso sud-
est portando maltempo e neve su
tutta la penisola.
Nella prima decade di febbraio,
prima il burian (freddo vento
siberiano) poi un nocciolo di aria
artica, hanno sfruttato il ponte di
Wejkoff, portando blizzard (bufere
di neve) e temporali nevosi su
tutte le regioni.
Si teme ora per un rialzo
improvviso delle temperature.
Un’ondata di scirocco (aria calda
da sud-est) provocherebbe lo
scioglimento immediato delle
masse
nevose
e
quindi
a
inondazioni, alluvioni e slavine.
Meglio quindi che la primavera si
riprenda la sua ribalta senza troppa
fretta. n
11
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Febbraio 2012
Numero 4
GEOCHIMICA
Terre Rare (Z=numero
atomico, nome e
abbreviazione)
Tavola periodica degli elementi
Alcune applicazioni
delle Terre rare
Z=21 Scandio, Sc;
Z=39 Ittrio, Y;
Z=57 Lantanio, La;
Z=58 Cerio, Ce;
Z=59 Praseodimio, Pr;
Z=60 Neodimio, Nd;
Z=61 Promezio, Pm;
Z=62 Samario, Sm;
Z=63 Europio, Eu;
Z=64 Gadolinio, Gd;
Z=65 Terbio, Tb;
Z=66 Disprosio, Dy;
Z=67 Olmio, Ho;
Z=68 Erbio, Er;
Z=69 Tulio, Tm;
Z=70 Itterbio, Yb;
Z=71 Lutezio, Lu.
LE APPLICAZIONI DELLE “TERRE RARE”
A cura di FRANCESO SAPIENZA
Il termine scientifico utilizzato dalla IUPAC
(Internetional Union of Pure ad Applied
Chemistry – Unione Internazionale di Chimica
pura ed Applicata ) è Rare Earth Elements ( REE )
e viene utilizzato per indicare 17 elementi
chimici della tavola periodica (vedi box sopra).
La definizione di terra rara deriva dai minerali,
principalmente ossidi non comuni, dai quali
vennero per la prima volta isolati nella miniera
di Ytterby – Svezia verso la fine del XVIII secolo.
Sono trascorsi tre secoli dalla loro scoperta e
oggigiorno vengono utilizzati per molteplici
applicazioni: si va dai componenti elettronici
(catodi, anodi, semiconduttori ) ai magneti
permanenti (ad esempio quelli delle pale
eoliche), dai coloranti per vetri e ceramici ai
fosfori per televisori a colori. Vengono inoltre
impiegati per realizzare componenti per laser e
come
catalizzatori
di
combustione,
deidrogenazione, idrogenazione
e cracking
(processo chimico per ottenere idrocarburi
leggeri a partire da idrocarburi pesanti). Il
termine tuttavia può essere fuorviante. Infatti la
rarità di questi elementi non è legata alla loro
bassa distribuzione all’interno della crosta
terrestre, ma al fatto che le loro concentrazioni
non rendono economicamente vantaggiosa
l’apertura di una miniera.
Le terre rare, per le loro caratteristiche
atomiche,
spesso
si
raggruppano
con il torio: questo elemento radioattivo
provoca ulteriore lievitazione dei costi di
gestione causata dalla necessaria gestione di
materiale pericoloso nonché di radiazioni. n
Francesco Sapienza
12
Francesco Sapienza è socio fondatore di GeoBas Laureando in
Scienze Geologiche all’Università di Basilicata, si occupa di
divulgazione della geologia.
Numero 4
Aperte le iscrizioni gratuite
al concorso fotografico
“GEOLGIA IN UN CLIC”.
Info: http://geobas.xoom.it/
ATTIVITA’ GEOBAS
ESCURSIONI
Si organizzano per il pubblico
visite e lezioni nel laboratorio
geologico a cielo aperto, installato
nel Campus Universitario di
Macchia Romana.
Per contattarci: 389 1503049
_________________
Si raccolgono adesioni alle
seguenti escursioni, che si
terranno nel mese di marzo:
-Parco geologico
Micromondo;
-Sito paleolitico di Atella;
-Montalbano Jonico
(geosito).
Per adesioni: 389 1503049
___________________
DISPENSATECA
Ricordiamo che in Aula
Multimediale della Fac. di Scienze
MM.FF.NN. (Polo Macchia
Romana – PZ) esiste la dispensateca,
una piccola biblioteca di appunti e
dispense dei corsi di geologia,
fruibile dagli studenti.
WEB
Cercasi web designer
professionista per
rimodernamento sito web.
Contattare 389 1503049
Due laghetti glaciali:
«Certo che giù a valle è
tutta un'altra vita: pensa
che si prendono un sacco
di canali...»
UMORISMO DA
GEOLOGI
Cosa fanno dei pannolini
che galleggiano
sull'oceano?
La deriva dei... continenti!
attività – info – corsi –
bandi – escursioni –
alloggi per studenti
EMATITE: malattia del sangue. Qualora
non curata può degenerare in Leucitite.
EQUINOZIO: matrimonio tra cavalli.
ETNOLOGO: vulcanologo siciliano.
FUNZIONE DI STATO: variabile
costituzionale.
PENDIO ( ! ): tipica imprecazione di chi
scivola da una scarpata.
PESO MOLARE: circa 6 g sano, 4 g
cariato.
A cura di Aurelio Abbruzzese
Soluzione del Crucintarsio del
precedente numero di
Geo&Basta: GALENA
SOLUZIONE:
Giochi
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Mail: [email protected] – numero mobile: 3891503049 – 25 FEBBRAIO 2012
A cura di Francesco
Sapienza
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