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INSETTI COME ALIMENTI O MANGIMI: CHE RISCHI SI CORRONO?

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INSETTI COME ALIMENTI O MANGIMI: CHE RISCHI SI CORRONO?
ENTE BENEFICIARIO
FEDERSVILUPPO ASSOCIAZIONE REGIONALE DEL PIEMONTE
BOLLETTINO DI SICUREZZA ALIMENTARE N°09/15
REDATTO DALL’AREA TECNICA.
Torino, 02 dicembre 2015.
10135 Torino - Via Pio VII, 97 – tel. 0116177211
Cristoforo Cresta Tel 0116177275 e-mail: [email protected].
INSETTI COME ALIMENTI O MANGIMI:
CHE RISCHI SI CORRONO?
Fonte: Efsa
Data: 12 ottobre 2015
Vi è un interesse crescente per i potenziali benefici derivanti dall’impiego degli insetti per
l’alimentazione umana e animale, ma quali sarebbero i rischi connessi alla produzione, alla
trasformazione e al consumo di questa fonte alternativa di proteine?
L’EFSA ha affrontato la questione utilizzando un profilo di rischio che individua i potenziali rischi
biologici e chimici, ma anche l’allergenicità e i pericoli ambientali connessi all’uso di insetti
allevati per l’alimentazione umana e animale. Nel parere scientifico si fa anche un confronto tra tali
potenziali pericoli e quelli associati alle tradizionali fonti di proteine animali.
L’eventuale presenza di pericoli biologici e chimici nei prodotti alimentari e nei mangimi
derivati da insetti dipenderebbe dai metodi di produzione, da ciò con cui gli insetti vengono
nutriti (il cosiddetto “substrato”), dalla fase del ciclo di vita al quale gli insetti vengono prelevati,
dalla specie di insetti, nonché dai metodi utilizzati per la loro successiva trasformazione, affermano
gli esperti scientifici dell’EFSA.
L’EFSA ha concluso che quando gli insetti non trasformati vengono nutriti con sostanze per
mangimi attualmente autorizzate, la potenziale insorgenza di rischi microbiologici dovrebbe
essere simile a quella associata ad altre fonti di proteine non trasformate. Quanto al
trasferimento di contaminanti chimici da diversi tipi di substrato agli insetti stessi sono disponibili
solo dati limitati.
Si suppone che la probabilità di comparsa di prioni – proteine abnormi che possono causare
malattie come l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) nel bestiame e la malattia di CreutzfeldtJakob nell’uomo – sia uguale o inferiore se il substrato non comprende proteine ricavate da
esseri umani (deiezioni) o da ruminanti.
Il parere scientifico prende in considerazione anche gli eventuali pericoli associati ad altri tipi di
substrato, come i rifiuti di cucina e il letame.
Il rischio ambientale derivante dall’allevamento di insetti è considerato paragonabile a quello
da altri sistemi di produzione animale. Andrebbero comunque applicate le attuali norme di
gestione dei rifiuti per smaltire le scorie derivanti dall’allevamento di insetti.
Il parere dell’EFSA si basa su dati desunti da letteratura scientifica rivista tra pari, su valutazioni
effettuate dagli Stati membri e su informazioni fornite da parti interessate.
Note informative
Gli insetti rappresentano un settore alimentare di nicchia in Europa, e numerosi Stati membri ne
hanno segnalato un consumo umano occasionale. Tuttavia l’uso di insetti come fonte di alimenti e
mangimi ha, potenzialmente, importanti benefici per l’ambiente, l’economia e la sicurezza
della disponibilità alimentare. Le specie di insetti segnalate per avere il maggior potenziale come
alimento o mangime nell’Unione europea sono mosche, vermi, grilli e bachi da seta.
Alcuni enti – tra cui l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO)
– hanno studiato la possibilità di utilizzare gli insetti come alimenti e mangimi, e tre Stati membri
dell’UE – Belgio, Francia e Paesi Bassi – hanno eseguito la valutazione dei rischi connessi
all’impiego degli insetti come alimento o mangime.
La Commissione europea sta attualmente cofinanziando un progetto di ricerca per esplorare la
fattibilità di impiegare proteine ricavate da insetti per i mangimi. La Commissione sta inoltre
vagliando lo sviluppo di politiche in materia di nuovi prodotti alimentari e mangimi che rispecchino
le potenzialità insite nell’impiego di insetti come alimenti o mangimi. Il parere scientifico
dell’EFSA è stato richiesto a supporto di tale scenario.
Scientific opinion: Risk profile related to production and consumption of insects as food and
feed
“PICCOLO FARRO”,
IDEALE PER PERSONE SENSIBILI AL GLUTINE
MA NON PERÒ PER I CELIACI
di Antonio Ratti
Un grano molto antico, noto come “piccolo farro” (Triticum monococcum), pur essendo un
cereale che contiene glutine potrebbe essere adatto a prevenire la celiachia.
È la conclusione a cui è giunto un team di ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche
dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr) di Avellino, dell’Istituto di biochimica
delle proteine (Ibp-Cnr) di Napoli e descritto su “Molecular Nutrition and Food Research. Il
monococco o piccolo farro, le cui origini risalgono a diecimila anni fa, è un frumento con un
genoma più semplice rispetto agli altri cereali e ha costituito la base della dieta delle popolazioni
agricole per migliaia di anni, sostituito poi in gran parte dal grano tenero e duro, più produttivi e di
facile trebbiatura. Con lo studio si è scoperto che varietà antiche di questo cereale contengono un
glutine più fragile e dunque più digeribile e meno tossico rispetto al grano tenero.
La riproduzione in vitro del processo di digestione gastrointestinale, seguita dall’analisi
proteomica e dalla valutazione della tossicità immunologica su biopsie intestinali e cellule
linfocitarie prelevate da soggetti celiaci, ha dimostrato che la parte proteica del glutine, dannosa
per i celiaci, è in gran parte distrutta durante il processo di digestione del grano monococco,
contrariamente a quanto succede per il glutine del grano tenero. Questa rappresenta una notizia
positiva dunque, ma solo in termini di prevenzione: seppur notevolmente meno dannoso, è stato
dimostrato che il monococco non è comunque idoneo per pazienti che hanno già manifestato
la celiachia, ma potrebbe avere effetti benefici contrastando lo sviluppo della malattia in
soggetti ad alto rischio di celiachia.
Fonte Italian Food
NB per saperne di più a riguardo del picc olo farro consultare la pubblicazione
della Regione Veneto:
Il farro monococco (Triticum monococco) in coltivazione biologica
G.Cortiana| scheda|2014|cod.E507
Descrizione e tecniche colturali, con cenni di commercializzazione e di aspetti economici, di questo
cereale dalle eccezionali caratterisitche dietetico-nutrizionali e organolettiche. Si adatta bene alla
coltivazione secondo i principi dell’agricoltura biologica e alla valorizzazione in filiere commerciali
di cereali “antichi”.
Pubblicazione edita da Veneto Agricoltura – Settore Divulgazione Tecnica, Formazione
Professionale ed Educazione Naturalistica, in colalborazione con A.Ve.Pro.Bi. - Associazione
Veneta Produttori Biologici e Biodinamici
Scarica la scheda in formato .pdf
Nota all’utente: per facilitare le operazioni di download sono stati inseriti pdf a bassa risoluzione.
Si informa che questo può comportare una minore qualità di stampa.
Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2007-2013
Organismo responsabile dell’informazione: Veneto Agricoltura
Autorità di gestione: Regione del Veneto - Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale
Modalità di distribuzione
La pubblicazione viene distribuita esclusivamente per spedizione postale con il versamento in
contrassegno di un contributo forfetario per spese di spedizione di € 2,50.
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Veneto Agricoltura - Centro di Informazione Permanente - Corte Benedettina via Roma 34, 35020
Legnaro (PD) - fax 049/8293909
e-mail: [email protected]
Per le richieste on-line compila il modulo d’ordine
L'AGENZIA INTERNAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO
DELL’OMS (IARC) HA PUBBLICATO LA MONOGRAFIA SULLA
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI CONTRARRE UNA NEOPLASIA
LEGATA AL CONSUMO DI CARNI ROSSE O CARNI TRASFORMATE
A seguito di un’approfondita revisione della letteratura scientifica prodotta nel corso
degli anni, un gruppo di lavoro costituito da 22 esperti appartenenti a 10 Paesi ha
concordato, sulla base dei criteri stabiliti dallo IARC, di classificare il consumo di
carni rosse come “probabile cancerogeno per l’uomo” (gruppo 2A). Tale giudizio è
stato formulato sulla base di “limitate evidenze” che il consumo di carni rosse
possa causare neoplasie nell’uomo, ma “forti evidenze” che vi siano fattori di rischio in grado
di esplicare un effetto cancerogeno. Questa associazione è osservabile principalmente per il
tumore del colon-retto, ma anche per le neoplasie del pancreas e della prostata.
Le carni trasformate (insaccati, carni cotte, ecc.) sono invece classificate tra le sostanze per le
quali vi sono “sufficienti evidenze” per l’uomo (gruppo 1) che il consumo possa causare
l’insorgenza di neoplasie al colon-retto.
Consumo di carni ed effetti sulla salute
Il consumo di carni è notevolmente diverso tra i Paesi, con una variabilità che oscilla, per le
carni rosse, da percentuali della popolazione minime fino al 100% in relazione al Paese.
Per le carni trasformate le percentuali di consumo tra la popolazione sono generalmente
inferiori. “Per un soggetto, il rischio di sviluppare un tumore al colon-retto a causa del consumo di
carni trasformate rimane basso, ma tende ad aumentare con la quantità di carni consumate”,
dichiara il dottor Kurt Straif, responsabile dello IARC Monographs Programme. “Alla luce del gran
numero di persone che consumano carni trasformate, l’impatto globale dell’incidenza dei tumori
riveste un'importanza per la salute pubblica”.
Il gruppo di lavoro dello IARC ha preso in considerazione più di 800 studi che hanno valutato le
possibili correlazioni tra oltre una dozzina di neoplasie e il consumo di carni rosse o di carni
trasformate in molti Paesi e popolazioni con diete diverse. L’evidenza maggiore deriva da un ampio
studio di coorte prospettico realizzato negli ultimi 20 anni.
Sanità pubblica
“Questi risultati confermano ulteriormente le raccomandazioni della Sanità Pubblica di limitare il
consumo di carni”, afferma il dottor Christopher Wild, Direttore dello IARC.
“Allo stesso tempo le carni rosse hanno un valore nutrizionale. Pertanto questi risultati sono
importanti per consentire ai Governi ed alle Agenzie di valutazione del rischio di condurre studi di
quantificazione del rischio al fine di determinare i rischi e benefici legati al consumo di carni rosse
e carni trasformate con l’obiettivo di individuare le migliori raccomandazioni nutrizionali
possibili”.
Quali consigli per i consumatori?
Il lavoro svolto dallo IARC si basa su ricerche conosciute e che sono alla base delle indicazioni di
limitare il consumo di carni che da alcuni anni vengono fornite dagli esperti ai consumatori italiani.
Grazie alla dieta mediterranea, che prevede il consumo di una grande varietà di alimenti e modalità
di cottura in grado di ridurre la formazione di sostanze tossiche, e alle campagne di informazione, i
dati di consumo di carni rosse e di carni trasformate risultano, nel nostro Paese, generalmente
inferiori a quelli di altre Nazioni europee o agli Stati Uniti (mediamente inferiori del 50% a
quelle utilizzate negli studi utilizzati per la valutazione). Inoltre l'industria di trasformazione
italiana è orientata maggiormente a prodotti di qualità elevata con minori quantità di sale,
additivi e grassi rispetto a quella di altri Paesi.
Anche alla luce degli apporti nutrizionali, riconosciuti dallo IARC stesso, è pertanto da ritenere
corretto in una dieta equilibrata di un individuo adulto, un consumo di carni rosse e carni
trasformate non superiore ai 500 gr/settimana.
Leggi il rapporto sul sito dello IARC
Leggi le informazioni fornite dall'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC)
Leggi i consigli sulle carni dell'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC)
Ce.I.R.S.A. Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione sulla Sicurezza
Alimentare.
Regione Piemonte - ASL TO 5 - Via Cara de' Canonica, 6 - 10041 CARIGNANO (TO)
Tel 0119698900 - Fax 0110469279 - [email protected]
LA CARNE ROSSA E LE CARNI TRASFORMATE SONO SICURE?
04 novembre 2015
L'annuncio dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), relativo al rapporto
di prossima pubblicazione nel quale è stata valutata la cancerogenicità delle CARNI ROSSE e delle
CARNI TRASFORMATE, ha creato una forte attenzione nell'opinione pubblica.
La IARC, non essendo il documento completo disponibile prima di qualche mese, ha pubblicato
attraverso un comunicato stampa (riportato in italiano nel post precedente) alcune
Domande&Risposte per aiutare a comprendere meglio quelli che saranno i contenuti.
Al fine di fornire un contributo indipendente per una migliore comprensione di quali siano le
conclusioni scaturite dal lavoro di revisione scientifica dei dati epidemiologici (non sono stati
fatti test in vitro o prove di laboratorio), il Ce.I.R.S.A. ha prodotto una traduzione delle
Domande&Risposte, una sintesi dei contenuti aggregati delle stesse e una infografica
comprensibile da parte del consumatore.
Leggi le Domande & Risposte dell'OMS
Leggi la Sintesi delle Domande & Risposte dell'OMS
Scarica il cartello informativo
Ce.I.R.S.A. Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione sulla Sicurezza
Alimentare
Regione Piemonte - ASL TO 5 - Via Cara de' Canonica, 6 - 10041 CARIGNANO (TO)
Tel 0119698900 - Fax 0110469279 - [email protected]
LA GIUSTIZIA ITALIANA FA CARTA STRACCIA DEL REGOLAMENTO
SU INDICAZIONI NUTRIZIONALI E SALUTISTICHE?
Pubblicato il: 29/10/2015
Con ricorso 14014 del 2014, proposto da:Soc Named- che commercializza il noto integratore a base
di papaya fermentate “Immun’Age”, il TAR del Lazio ha pronunciato una sentenza destinata a far
discutere. In base infatti a tale sentenza, sarebbero ammissibili indicazioni sulla salute contro
l’AIDS, il cancro e altre malattie, senza adeguati riscontri scientifici- come peraltro richiesto da
almeno 35 anni di normativa europea. Parkinson e Alzheimer le altre due malattie degenerative
che la papaya può dichiarare di contrastare, e apparentemente-stando al TAR Lazio- senza
profili di ingannevolezza per i consumatori.
La papaya Immun'Age, usata a suo tempo anche da papa Wojtila, è stata validate dal Premio
Nobel per la Medicina 2008, Prof. Luc Montagnier.
Ma il punto a ben vedere è un altro: la normativa europea non consente di paragonare i cibi a
farmaci, impedendo loro di vantare proprietà terapeutiche o di prevenzione delle malattie.
La sentenza del TAR riguarda una precedente azione della Autorità Garante per la Concorrenza ed
il Mercato (Antitrust), che aveva sanzionato NAMED, l'azienda produttrice - proprio per profili di
pubblicità ingannevole e concorrenza sleale, inducendo i consumatori a credere a proprietà
terapeutiche e di prevenzione di malattie anche gravi - cosa peraltro proibita sia dal reg. 1924/2006,
sia dal reg. 1169/2011, sia più in generale dalla normativa sugli integratori. La sanzione, di 250.000
euro, verrebbe ora ritirata.
Antitrust, la posizione Secondo il Garante della Concorrenza, in tutta l’attività promozionale del
suddetto prodotto si faceva ampio riferimento ad alcune specifiche caratteristiche di natura
salutistica, in primis la sua efficacia contro numerose gravi patologie (Alzheimer, Morbo di
Parkinson, ecc.) ovvero contro altre malattie e stati fisiologici ampiamente diffusi, quali
invecchiamento cellulare, influenza e raffreddori, vaccinazioni e stati di debilitazione, che si sono
rivelate non veritiere o comunque ambigue.
L'Antitrust inoltre riteneva che Immun’age fosse in realtà un integratore alimentare per il
quale fosse possibile soltanto vantare un’efficacia antiossidante, risultando privi di validazione
scientifica e di relativa autorizzazione dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA)
i numerosi benefici salutistici ricondotti alla sua assunzione, così da indurre in errore i
consumatori sulle caratteristiche del prodotto, al quale la pubblicità attribuisce effetti
normalmente attribuibili alle funzioni proprie di un farmaco.
Si attende ora una presa di posizione del Consiglio di Stato, nel pieno rispetto della tutela del
Codice del Consumo e della consolidata normativa europea in materia di indicazioni nutrizionali e
salutistiche.
In passato, il TAR si era dimostrato ancora più cautelativo e restrittivo dell'Antitrust, e la sentenza
fornisce quindi spunti di riflessione, in quanto adotterebbe un approccio diverso.
Vai alla sentenza
Fonte Coldiretti Sicurezza alimentare.
NUOVI PRODOTTI ALIMENTARI:
UE SEMPLIFICA LE REGOLE PER L'INNOVAZIONE
28-10-2015
Mai sentito parlare di semi di chia, flavonoidi derivati
dalla Glycyrrhiza glabra o proteine di colza? Forse no, ma
tutti questi sono riconosciuti ufficialmente come "nuovi
prodotti alimentari". Mercoledì 28 ottobre, i deputati
hanno approvato la relazione per semplificare le
procedure di autorizzazione con 359 voti a favore, 202
contrari e 127 astenuti. Il testo deve essere ancora votato
dal Consiglio.
Il regolamento UE sui nuovi prodotti alimentari risale al 1997.
Da allora, si sono aggiunti dei nuovi alimenti e ingredienti. Una revisione del regolamento è quindi
necessaria per seguire a livello normativo i progressi scientifici e tecnologici.
Quali sono i nuovi prodotti alimentari?
I nuovi prodotti alimentari sono prodotti come gli insetti o i nanomateriali, ma anche funghi,
alghe e nuovi coloranti. Sono prodotti attraverso nuovi metodi, cibi o alimenti innovativi realizzati
con nuove tecnologie e processi di produzione. Il cibo tradizionalmente consumati al di fuori
dell'UE è anche classificato come un "nuovo alimento".
Aggiornamento del regolamento sui nuovi prodotti alimentari.
Le nuove regole dovrebbero sottoporre i nuovi prodotti alimentari alla valutazione della sicurezza e
all'autorizzazione attraverso una procedura a livello UE armonizzata.
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) dovrebbe effettuare una valutazione nei casi
in cui un alimento abbia un effetto sulla salute umana.
Come richiesto dai deputati, le norme proposte riguarderebbero anche gli alimenti provenienti da
animali clonati aspettando l'adozione di una legislazione specifica sulla clonazione, così come una
nuova definizione per i nanomateriali e le restrizioni sulla sperimentazione animale.
Se approvato dalla plenaria, il testo dovrà essere votato anche dai governi. In caso contrario, ci
saranno ulteriori negoziati.
Per ulteriori informazioni
• Cosa mangeremo nel 2025?: http://www.europarltv.europa.eu/en/player.aspx?pid=26ab9092e53e-475eaaaaa517009f109b
• Il testo della relazione:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=REPORT&mode=XML&reference=A820140046&language=IT
• Comunicato stampa: http://www.europarl.europa.eu/news/de/newsroom/
content/20150925IPR94635/html/European-Parliament-press-seminar-on-novel-foods
• Studio EPRS:
http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/ATAG/2015/569022/EPRS_ATA(2015)569022_E
N.pdf
APPUNTI DI SCIENZA: ANISAKIS E PARASSITOSI NEI PESCI
Nuova uscita per “Appunti di scienza”, la collana di materiali editoriali realizzata dall’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie per la divulgazione di temi di sanità animale e
sicurezza alimentare.
Il nuovo numero vuole informare i lettori circa i rischi derivanti dall’abitudine sempre più diffusa
di consumare prodotti ittici crudi, tendenza delle ultime mode gastronomiche, e la possibilità di
contrarre parassiti che in essi sono presenti, in particolare l’Anisakis.
Nell’opuscolo vengono illustrate in quali specie possiamo trovare questo parassita, le modalità con
cui può essere contratto, i rischi correlati per la nostra salute. Vengono inoltre forniti consigli sulla
prevenzione e sui comportamenti da evitare per scongiurare qualsiasi pericolo.
Infine vengono definite le attività analitiche e di controllo condotte nel laboratorio di Adria
dell’IZSVe dal Centro specialistico di ittiopatologia.
Scarica il PDF »
Per approfondire
Anisakis (Servizi > Altri servizi)
Centro specialistico di ittiopatologia (Istituto > Area tecnico-sanitaria)
Materiale editoriale (Comunicazione > Materiale editoriale)
DEROGA DELL'ESAME TRICHINOSCOPICO SULLE CARNI
DI SUINI DOMESTICI
Il 1° settembre è entrato in vigore il reg. (UE) n. 1375/2015 che abroga il Reg. (CE) 2075/2005 e
definisce "Norme specifiche applicabili ai controlli relativi alla presenza di Trichine nelle carni".
Sulla base di uno studio dell'EFSA del 2011, è emerso come la valutazione del rischio legato al
pericolo Trichina si sia evoluta negli anni fino a rappresentare ad oggi un rischio medio per la
salute pubblica. L'EFSA riconosce infatti la presenza sporadica di Trichine nella UE, soprattutto
nei suini allevati allo stato brado e quelli da cortile identifica inoltre il tipo di sistema produttivo
come principale fattore di rischio per le infestazioni.
Poiché i dati disponibili dimostrano che il rischio di infestazione da Trichine nei suini allevati
in condizioni di stabulazione controllata è trascurabile, tale regolamento autorizza la possibilità,
a determinate condizioni, di derogare al campionamento sistematico delle carcasse al macello
nel caso di animali provenienti da allevamenti ufficialmente controllati.
Pertanto, il Ministero della Salute, con nota prot. n. 0027213 del 27/10/2015, ha comunicato che,
ricorrendo le condizioni di cui all'art. 3 comma 3 del suddetto regolamento, in Italia vi è la
possibilità di esentare le carni di suini domestici dall'esame trichinoscopico nel caso in cui gli
animali provengano da un'azienda o da un comparto ufficialmente riconosciuti per
l'applicazione di condizioni di stabulazione controllata, conformemente all'allegato IV dello
stesso regolamento, qualora “nello Stato membro non siano state rilevate contaminazioni autoctone
da Trichine nei suini domestici allevati in aziende ufficialmente riconosciute per l'applicazione di
condizioni di stabulazione controllata nel corso degli ultimi tre anni, periodo durante il quale gli
animali sono stati costantemente sottoposti a controlli a norma dell'articolo 2".
Leggi il Reg. UE 1375/2015
Leggi la Nota ministeriale
Leggi la Nota della Regione Piemonte
ECCO PERCHÉ MANGI SICURO,
GLI OPUSCOLI DEL MINISTERO
COLLANA ON LINE
Dalla tra il Ministero della salute e l’IZSLER una collana per fornire al consumatore uno
strumento di semplice lettura e corretto sul piano scientifico.
La collana - giunta alla seconda edizione, in occasione dell’Expo Milano 2015 - è stata pubblicata
sul sito del Ministero della Salute.
La sicurezza degli alimenti cioè la “salubrità” ottenuta attraverso il controllo dei rischi connessi
all’alimento, è fondamentale per garantire il nostro benessere
È necessario, pertanto, che tutta la catena che va “dal campo alla tavola”, dalla produzione alla
trasformazione, dalla distribuzione alla somministrazione degli alimenti, garantisca il rispetto di
una serie di misure previste dalle normative vigenti, con l’obiettivo di ridurre il rischio di cibo
contaminato e preservare la qualità “globale” dell’alimento stesso.
Altrettanto importante è l’adeguata comunicazione al consumatore, che deve essere
correttamente informato, non soltanto sulle azioni sono messe in atto per far arrivare sulla tavola
cibo sicuro, ma anche sulle corrette procedure di conservazione, manipolazione e preparazione degli
alimenti. (fonte)
Gli opuscoli della collana
Ecco perchè mangi uova sicure (PDF 7.72 Mb)
Ecco perchè mangi pesce sicuro (PDF 10.99 Mb)
Ecco perchè mangi carne sicura (PDF 8.48 Mb)
Ecco perchè mangi latte sicuro (PDF 9.27 Mb)
Ecco perchè mangi miele sicuro (PDF 7.28 Mb)
NB: PER SCARICARE AGEVOLMENTE LE PUBBLICAZIONI SI CONSIGLIA DI
TENERE APERTO GOOGLE.
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