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Un suggerimento mondiale dall`Olimpo dell`arte della sartoria

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Un suggerimento mondiale dall`Olimpo dell`arte della sartoria
Un suggerimento mondiale dall'Olimpo dell'arte della sartoria:
Luogo d'incontro a Venezia, al ponte di Rialto. Possiamo già riconoscere il maestro nonstante il fiume
di persone dall'abito perfetto; ci viene incontro con passo veloce e sorridente. Ci saluta, un cordiale
abbraccio, una cascaa di complimenti e ci accompagna all'atelier.
Camminando lungo calle dei fabbri circondata da negozi di souveniers, tavola calda, boutique con vetri
di Murano e maschere carnevalesche, una breve sosta obbligatoria per uno squisito sorbetto al caffè, un
ultimo ponte con gondolieri fino ad arrivare al civico 4723.
Il maestro ci apre il portone col suo sorriso affascinante per entrare nel suo paradiso di sarto. Lettere
d'oro annunciano il suo nome: PUPPATO FRANCO.
Un'mmaliante odalisca ed il ritratto dl sarto di Giambattista Moroni ornano la scalinata del suo atelier;
entrando non si sa dove si dovrebbe porre per prima lo sguardo. Sui manichini vestiti on ussuosi tights,
sulla galleria di giacche, sulle mazzette di campioni di preziosi tessuti italiani ed inglesi, sugli attestati e
premi di merito, sulla vetrina con splendidi gioielli ed un vasto assorbimento di bottoni. C'è un tem di
tre collaboratori con testa abbassata per concentrarsi nel numeroso lavoro: la sig.ra Bruna compie a
mano alcune rifiniture interne ed esterne di una giacca, smplicemente perfette. Le asole della sig.ra
Nella sono così fini che con una semplice occhiata si riconosce la particolarità di essere uniche mentre
un'insolita piega nelle maniche viene fatta dal sig. Aniello con la stiratura di un ferro da stiro di 7 kg.
Sorprendente, Franco Puppato ci spiega che questo lo considera come un marchio, una piega di
stampela e la cucitura di manica vivace sono alcune delle caratteistiche delle maniche del sarto
superiore italiano, sia nel Veneto, sia in Europa.
Puppato lavora a Venezia da 40anni sebbene la sua città natale sia Treviso, dove va qualche domenica;
sua madre lo portava spesso da bambino nella città lagunare ed è stato incantato per tutta la vita da
Venezia. Da giovane ha imparato il mestiere di sarto da suo zio Ottavio ed ha completato la sua
esperienza artigianale attraverso due maestri del campo: con Luciano Sebastiano Bonello di Padova,
oggi stimato pittore, e presso il napoletano Antonio Napoliello. Quest'ultimo ha nfluito molto sulla vita
lavorativa di Puppato, "possedeva un incredibile talento -afferma Puppato- ed era un pò anche
psicologo e filosofo. Spero di aver un pò appreso il senso psicologico, perchè per valorizzare la
personalità del cliente con l'abbigliamento ci vuole anche questo fattore". Altro elemento ereditato è
quello del sistema trigonometrico, considerato l'oro del sarto perchè con questo processo si prendono le
misure del cliente e poi, se proprio necessita una sola prova, e l'abito è terminato; praticamente come il
sarto con il modello cartaceo avesse la figura tidimensionale della persona, ovviamente non
dimenticando le circa 70 ore di lavoro a mano.
Puppato ama la sfida e tra i tessuti sottolinea quelli a quadrattini che richiedono naturalmente una
maggiore elaborazione di lavoro preciso; preferisce tessuti di Hastings e Harrison di Edimburgo come
pure di Ermenegildo Zegna. Ci spiega anche che l'interno delle sue giacche vanno a passo con i tempi,
ecco dunque il taschino adato per il telefonino; tutta la circonferenza interna della giaca è
rigorosamente cucita doppia, è più resistente. Le spalle sono assai armoniose e ulteriormente abbellite
da cuciture esterne, così pure lungo l'orlo del davanti dela giacca. La forma del collo e dei risvolti è
raffinata mentre i bottoni sono a scelta del cliente. Ci sono alcuni da Murano che Puppato fa
confzionare singolarmente per i suoi clienti particolari, ovunque, dunque, si scoprono originalità,
piccoli lussuosi dettagli. Inoltre Puppato fa confezionare anche camicie per le quali detiene un vasto
assortimento di tessuti adatti agli abiti che crea.
Tutte queste particolarità fanno parte di un sistema ch deve assolutamente funzionare; Puppato non è
un uomo che riposa sugli allori del passato e afferma che nell'arte del sarto non dev'esserci mediocrità:
se solo l'etichetta fa riconoscere l'origine dell'abito, ciò lo considera scadente. La mediocrità la vede
come un inganno per il cliente. Se il sarto non aspira alla perfezione, all'individualità ed
all'artigianalità, il cliente potrebe ugualmente comprare un vestito di confezione industriale.
Naturalmente i tratti fisici e la personalità dell'acquirente sono sempre in risalto.
Puppato afferma che il giovane sarto spesso si accontenta, disegnare e sapere le regole più importanti
non bastano; questa professione chiede una propria disponibilità, dedizione, sacrificio. Cucire significa
anche solitudine; certo il contatto iniziale è con il cliente ma poi ci vogliono ore da soli al tavolo
disegnando, cucendo e dunque creando.
La perseveranza e la dedizione hanno portato Puppato al grande successo; da lui vanno grandi
imprenditori italiani così come clienti internazionali, tra i quali uno del Veneto che commercializza
confezione casual in tutto il mondo. Appartengono alla sua clientela anche alcune personalità del
govern; per tutela della privacy non possiamo dare nessun nome; inoltre, anche alcune businessladies
passano da lui per alcuni tailleur classici col taglio maschile.
Tuttavia riusciamo a strapagli qualche nome di cliente come il noto sarto newyorchese William
Fioravanti che va per esempio a Venezia, dal suo amico Puppato, per farsi confezionare il suo
guardaroba così pure il commissario Buretti per una giacc color grigio perla.
Particolare è la sua clientela dall'Austria, dalla Germania, dalla Francia e dall'Inghilterra ed è successo
in un'occasione che ha voluto con la sua bicicletta consegnare uno smoking ad un cliente speciale a
Vienna.
Il ciclismo è un'altra passione di Puppato; preferisce le lunghe distanze ed è così ch ha già visitato 3/4
d'Europa e con suo figlio Alessandro ha perfino raggiunto con 4.500 km di strada Capo Nord; le sue
fonti di ispirazione sono perciò non solo Venezia con la sua teatralità, la sua storia leggendaria, i suoi
amici ma anche i suoi molti viaggi. Il tutto rappresenta come un input per creare nuovi progetti, curarne
e poi provare.
Per i clienti stranieri e non egli ha una particolare offerta. Sorridendo cita il suo slogan: "FAi vacanza a
Venezia e torni a casa con un suo abito su misura". Rimanere ospite in un grazioso appartamento Cà
Emma per la durata della creazione dell'abito; vengono prese le misure, si discute sul tipo di tessuto,
stile e desideri personali e prima che il cliente parta, tmpo di una setimana e l'abito è pronto. Il
passaparola è la pubblicità miglore perchè l'abito di Puppato non passa inosservato e spesso sveglia la
curiosità nel cerchio di conoscenze del cliente stesso.
Dietro il viso splendene si avverte una preoccupazione, quella sulla sua successione, ancora purtroppo
assente. Non può insegnare a nessun suo collaboratore questa sua foma saroiale; nessuno potrebbe
tuttoggi continuare perchè l'esecuzione ed interpretazione del lavoro non sono facili da trasmettere.
Tutto questo l'aveva già temuto in occasione del suo grave incidente d'auto di tre anni fa durane il quale
è mancata la sua più stretta collaboratrice e consort sig.ra Emma; si era ferito in modo particolare ad un
braccio e dopo parecchi interventi chirurgici e di fisioterapia è riuscito a recuperare ed a risalire di
nuovo nel lavoro. Uomini come lui sono veramente rari e la sua clientela vedendolo anche n queste
circostanze gli è rimasta fedele.
Sua moglie adesso la considera come il suo angelo custode, sia internamente a se stesso che
simbolicamente raffigurata da una Madonna del 18° secolo ncanonata ad na parete difronte ad una
finestra dell'atelier; "un'opera d'arte meravigliosa che si accosta perfettamente all'opera espressiva
dell'arte del sarto" riflette Puppato. Per lui la sartoia è anche poesia, mediazione ed ecco che scrive
poesie, aforismi sull'arte del sarto ed i suoi amici come i colleghi romani lo stimano moltissimo come il
Presidente mondiale dei sarti Mario Napolitano.
La nostra conversazione viene interrotta da una telefonata, un'ordinazione; devo tagliare oggi stesso un
paio di pantaloni, prende il suo blocco dei clienti dove individua il odello cartaceo del cliente, taglia
con forbici particolari che una mano normale non riuscirebbe neppure impugnare (un regalo di Pierr
Cardin in occasione della vittoria al 29° congresso mondiale dei sari a Parigi nel 2001). Queste forbici
poi gli hanno portato fortuna perchè al 31à congresso a Berlino il suo abito ha ricevuto il punteggio più
alto.
I pantaloni sono già tagliati ed un corriere li porterà oggi stesso a Trieste dove verranno ultimati dal suo
collaboratore Domenico.
Qual'è lo stile Puppato? Per lui con l'abito il cliente deve sentirsi bene, sicuro, con le giuste
proporzioni, ne corto e lungo, ne stretto e largo; si può definire come "stile di fusione", una fusione di
segreti di sarto che contengono la tecnica e la creatività espressiva che si uniscono grazie alla
sensibilità artistica dell'individualità di Puppato. "Già taliato il tessuto devo avere in mente il capo già
finito, immaginare il risultato finale. La pura soddisfazione è vedere l'enuiasmo del cliente e dunque mi
sprona a continuare a conquistare nuovamente l'Olimpo dell'arte del sarto".
Puppato non ha solo classe nella sua professione, la sua cordialità, la sua forza di volontà, la sua
grandezza umana a supeare la sforuna, la sua passione e gioia di vivere ci ha veramente entusiasmato.
Un giorno nel suo atelier è un incontro magico a Venezia che durerà ancora a lungo.
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