Comments
Transcript
L`Italia è un Paese sul quale UBS intende investire
500X IL NUOVO CROSSOVER È ARRIVATO. Anno 106 - n. 4 - Aprile 2015 L'Italia è un Paese sul quale UBS intende investire LA NUOVA FIAT 500X. PIÙ GRANDE, PIÙ POTENTE E SEMPRE PRONTA ALL’AZIONE. DA SUBITO PRESSO IL TUO PARTNER FIAT UFFICIALE. PRENOTA SUBITO UNA PROVA SU STRADA. 500x.fiat500.com La Rivista Anno 106 - n.4 - Aprile 2015 Accordo fiscale Armistizio o pace duratura? Intervista con Edoardo Bennato “Fatalismo, vittimismo, assistenzialismo è questo il male di Napoli” LA SOLUZIONE GIUSTA PER OGNI EVENIENZA. SOTTO LO STESSO TETTO. Da l r o b u s to DA I LY, il Va n of t h e Ye a r 2015 , a l p e s o m a s s i m o S T R A L I S : l ’a t t u a lis s i m a g a m m a d i ve i co li I ve co u n is ce e co l o g ia e d e co n o m ia i n m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h Editore Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO, M. FORMENTI, F. FRANCESCHINI, T. GATANI, G. GUERRA, M. LENTO, R. LETTIERI, F. MACRÌ, G. MERZ, A. ORSI, V. PANSA, C. RINALDI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Gianni Capone Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it Editoriale di Giangi Cretti Tanto rumore per nulla? C’è chi lo teme. Eppure l’accordo fra Italia e Svizzera, siglato a Milano lo scorso 23 febbraio, è indubbiamente un passo verso la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi, che negli ultimi tempi sembravano non reggere al logorio della tensione. È vero. Per ora si tratta di un Protocollo di modifica alla Convenzione tra la Confederazione e la Repubblica Italiana in materia di doppia imposizione fiscale del 9 marzo 1976, il cui ultimo emendamento datava del lontano 28 aprile 1978. Precisazione quest’ultima, che fa arricciare il naso agli esperti, per i quali, in termini di fiscalità internazionale, il lasso di tempo tra il 1978 e il 2015 è considerato alla stregua di un’era geologica. È vero anche, nessuno lo contesta, che, dopo anni di rimbalzi e di rinvii, all’accordo si è giunti grazie all’accelerazione impressa dall’approvazione della legge sulla riemersione dei capitali italiani depositati all’estero. Quella ormai conosciuta come voluntary disclosure, o collaborazione volontaria (qualcuno la considera un ravvedimento operoso), che lo stesso responsabile dell’Ufficio centrale per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali (Ucifi) dell’Agenzia delle Entrate, in un convegno organizzato a Lugano dalla Camera di Commercio italiana per la Svizzera, ha definito “una proposta che non si può rifiutare”. D’altronde, fanno notare ancora gli esperti, l’unico emendamento negoziato è la modifica dell’articolo sullo scambio di informazioni; modifica, per altro, che risulterà superata dallo scambio automatico al quale la Svizzera aderirà a partire dal 2018 per dati raccolti nel 2017. È vero anche questo, ma è pur sempre la conditio sine qua non che, in materia fiscale, consente, da subito, alla Svizzera, di non figurare più sulla famigerata lista nera, e, almeno in quest’ambito, ha posto fine ad un clima di diffusa incertezza. Come sempre accade si può discutere a lungo su chi (in questo caso: quale dei due Paesi) tragga maggior vantaggio. Le teorie s’intrecciano: a quella che sostiene che i due contendenti debbano sentirsi allo stesso modo insoddisfatti, fa da contraltare quella che ripete come un mantra che entrambi debbano sentirsi vincitori (il classico principio win win). La cosa su cui si può concordare è che grave sarebbe, se ve ne fosse uno solo a risultare sconfitto. Volendo ricorrere alla metafora calcistica utilizzata dall’Ambasciatore italiano in Svizzera, si potrebbe chiosare che un buon accordo è come una partita conclusa con un pareggio con molte reti. Ora tutta l’attesa si concentra sul modo in cui la road map, che dell’accordo è comunque parte integrante, prenderà forme concrete nei prossimi mesi. Da affrontare ci sono questioni di tutto rilievo inerenti le nuove basi giuridiche definite in ambito europeo, la regolarizzazione del passato, il perseguimento penale degli istituti finanziari e degli impiegati, l’imposizione dei lavoratori frontalieri (nuova definizione, maggiori controlli, maggior peso delle imposte), l’accesso al mercato finanziario italiano, l’uscita della Svizzera dalle black list per le imprese, lo status fiscale di Campione d’Italia. Nel frattempo, registriamo segnali positivi. All’Italia si torna a guardare con rinnovata attenzione. Percezioni, ma anche dati di fatto. Ne è testimonianza la dichiarazione di Sergio Ermotti CEO del gruppo UBS, che, in occasione dell’italo-svizzero organizzato dalla CCIS a Zurigo lo scorso 11 marzo, ha detto che l’Italia è un Paese sul quale investire. Va da sé: è implicito il fatto che, dal punto di vista delle banche, l’interesse sia quello di potere avere accesso al mercato finanziario italiano. Al momento, su questo aspetto, siamo ancora allo stato di aspirazioni (da una parte) e di buone intenzioni (dall’altra). La speranza è che non generino cattive interpretazioni. [email protected] MASERATI GHIBLI THE HEAD SAYS YES. THE HEART SAYS DEFINITELY, YES. MASERATI GHIBLI. A PARTIRE DA CHF 74’000.– MENO COMPENSAZIONE DELLA VALUTA WWW.MASERATI-TESTDRIVE.CH E I T TAT F O R APP O DELL’ SUBIT NU O B O €UR S : HIBLAI* G I T A MASER IONE FINO RIDUZ ’960 2 1 F H C .– ** IL CO2 È IL GAS A EFFETTO SERRA PRINCIPALMENTE RESPONSABILE DEL RISCALDAMENTO TERRESTRE; VALORE MEDIO CO2 DI TUTTI I MODELLI DI VETTURA OFFERTI IN SVIZZERA 148 G/KM. // PREZZI INDICATIVI NON VINCOLANTI DI MASERATI (SVIZZERA) SA. G H I B L I LA MASERATI GHIBLI È ANCHE DISPONIBILE CON IL NUOVO SISTEMA INTELLIGENTE A TRAZIONE INTEGRALE Q4. MASERATI GHIBLI DIESEL: 202 KW (275 CV) – L V-MAX. 250 KM/H – 0 – 100 KM/H IN 6,3 S – CONSUMI (L/100 KM): CICLO COMBINATO: 5,9 – EMISSIONI CO2**: CICLO COMBINATO 158 G/KM – CATEGORIE DI EFFICIENZA C *LA RIDUZIONE FINO A CHF 12’960.– È VALIDA PER I MODELLI GHIBLI S E S Q4; PER I MODELLI GHIBLI E GHIBLI DIESEL LA RIDUZIONE È FINO A CHF 10’800.–. I PREZZI RESTANO SOGGETTI A VARIAZIONE SENZA ALCUN PREAVVISO. WWW.MASERATI.CH Sommario 1 4 16 17 20 Editoriale Sommario PRIMO PIANO Un armistizio o una pace duratura? Accordo Italia-Svizzera Rinnovarsi per rimanere competitivi Incontro Italo Svizzero a Zurigo organizzato dalla CCIS «Una proposta che non si può rifiutare» Voluntary disclosure: incontro a Lugano organizzato dalla CCIS 25 26 40 44 50 52 54 56 58 60 60 61 67 68 71 76 INCONTRI Cesare Cerrito, un italiano con la passione degli orologi Fondamentale è il carisma Donne in carriera: Maria Grazia Santini “Il principio della diversità deve essere salvaguardato” Intervista al rettore Michel Hubli CULTURA Gli Svizzeri alle Guerre d’Italia Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale Anker, Hodler, Vallotton… Capolavori della Fondazione per l’arte, la cultura e la storia Esposti alla Fondazione Pierre Gianadda di Martigny fino al 14 giugno L’olandese Escher, la moglie svizzera e le suggestioni italiane All’italiano De Matteo Le Prix du Public de la ville de Mons 31ma edizione del Festival du Film d’Amour di Mons “Fatalismo, vittimismo, assistenzialismo – è questo il male di Napoli” Intervista con Edoardo Bennato “Vivere a Napoli è come stare nel triangolo delle Bermuda“ Intervista a James Senese, personaggio kult del jazz partenopeo Stefano Bollani alla 40ma edizione del Jazzfestival Bern Il jazz è libertà e improvvisazione DOLCEVITA Turista per lavoro Una cartolina dalla… Grande Barriera Corallina Benvenuto Brunello A Zurigo il 20 Aprile La Mémoire des Vins Suisses a Zurigo Ritorno al passato La voglia di territorio e dei sapori perduti Nuovo Fiat Doblò Jeep da record 77 I pizza-kurier più ecologici della Svizzera guidano Fiat Panda CNG Trofei Abarth 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN CAMERA Crea Moda Expo: Bologna, 8-10 Aprile Fiera internazionale dell’accessoristica per abbigliamento, pelletteria e calzature Tutto Food: Fiera Milano, 3 - 6 Maggio Milano World Food Exhibition Verona Legend Cars: Verona, 8 - 10 Maggio Fiera delle Auto d’Epoca Eurocarne: Verona, 10 - 13 maggio Fiera sull’industria della carne Sì Sposa Italia Collezioni: FieraMilanoCity, 22-25 Maggio International Leading Exhibition 90 91 92 93 94 96 Benvenuto Brunello Degustazione a Zurigo il 20 aprile Expo e territori a Zurigo il 15 … …e a Lugano il 29 aprile Successo per la serata con Fiat e Maserati al Salone di Ginevra Monza ospite a Zurigo del trade turistico Contatti Commerciali Servizi Camerali Basilea: 18 - 21 giugno Art Basel Le Rubriche Sommario IL MONDO IN FIERA 6 In breve 37 L’elefante invisibile 9 Italiche 39 Per chi suona il campanello 11 Elvetiche 49 Scaffale 13 Europee 51 Benchmark 15 Internazionali 55 Sequenze 28 Burocratiche 61 Diapason 30 Normative allo specchio 71 Convivio 31 Angolo Fiscale 75 Motori 33 Angolo legale Svizzera 78 Starbene 34 Convenzioni Internazionali In copertina: Il presidente della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Vincenzo Di Pierri, e il CEO del Gruppo UBS Sergio Ermotti in occasione dell’incontro italo-svizzero dello scorso 11 marzo In Breve “VIVIT - Vivi Italiano”, il portale per vivere e diffondere la lingua italiana nel mondo Frutto di un progetto coordinato dall’Accademia della Crusca, è online “Vivit - Vivi Italiano” (www.viv-it.org), un “deposito” informatico di materiali e strumenti rivolti agli italiani all’estero, in particolare a quelli di seconda e terza generazione. La banca dati multimediale è rappresentativa della lingua e della cultura italiana e vuole diventare un punto di riferimento per chi voglia stabilire un solido contatto culturale a distanza con il nostro paese. Il portale di accesso ai vari materiali prevede Italia sempre più “verde”: terza nel mondo per fotovoltaico installato Il parco installato in Italia di impianti fotovoltaici a fine 2014 è il terzo nel mondo, dietro a Germania e Cina e prima di Usa e Giappone. È quanto sottolinea una nota di ANIE Rinnovabili, rilevando che il fotovoltaico italiano a fine 2014 ha toccato quota 648.183 impianti installati nel Paese, con una potenza totale di 18.325 MW, arrivando a pesare per quasi il 15% sul totale mondiale. Dai dati raccolti da ANIE Rinnovabili emerge un settore che nell’ultimo anno ha visto una crescita degli impianti di piccola taglia. A fine 2014 erano quasi 650mila le connessioni. “L’incrocio del numero di impianti installati nel 2014 (50.571 unità) con il valore della potenza implementata (385 MW) evidenzia infatti che a farla da padrone lo scorso anno sono stati proprio gli impianti del settore residenziale”. Secondo l’organizzazione confederale che rappresenta le imprese costruttrici di componenti e impianti per la produzione di energia verde, questi dati dimostrano che “esiste un mercato italiano del fotovoltaico che va oltre i meccanismi incentivanti”. 6 - La Rivista aprile 2015 percorsi didattici e profili descrittivi che mettono in luce gli aspetti più significativi della lingua italiana, della sua storia, delle sue varietà, in collegamento ai più significativi fenomeni storici, artistici, di costume. Ma prevede anche l’accesso a banche dati testuali sull’italiano contemporaneo, in particolare quello radiofonico e televisivo, che rappresenta un primo contatto sistematico con l’italiano parlato attualmente nel nostro paese e un accesso a materiali autentici che possono essere consultati da singoli cultori, ma anche da docenti di italiano all’estero (che spesso trovano difficoltà a reperire materiali di questo tipo consultabili in modo sistematico e analitico per preparare i propri percorsi didattici). Un dizionario elettronico di italianismi, attualmente corrispondente al Dizionario di Italianismi in Francese, Inglese e Tedesco diretto da Harro Stammerjohann (DIFIT), costituisce il primo deposito di italianismi diffusi all’estero che l’Accademia conta di arricchire con le segnalazioni dei consultatori poste al vaglio dei migliori studiosi nel settore. Un’apposita “nuvola” consente poi, ai consultatori che entrino a far parte della comunità del portale, di segnalare materiali (testi, fotografie, audiovisivi) da condividere sul web. Nel 2014 si è registrata la massima potenza installata. A fine 2013, infatti, il mercato aveva mostrato un calo del fatturato di più del 70% rispetto all’anno precedente. Una crisi post incentivi che tuttavia aveva fatto registrare una buona tenuta per gli impianti che usufruivano della detrazione Irpef per l’installazione su edifici residenziali, compresi tra i 3 e i 6 kW di potenza. Proprio in questo ambito nel 2014 si è registrata la massima potenza installata, pari a 123,6 MWp (megawatt di picco, ovvero la potenza nominale di un impianto fotovoltaico). Seconda classe di potenza si è attestata quella compresa tra i 20 e i 200 kW, propria del settore industriale, in cui a fine 2014 si è registrata una potenza installata pari a 97,98 MWp. “Le famiglie e le PMI credono davvero nel fotovoltaico - commenta il presidente di ANIE Rinnovabili, Emilio Cremona -, i dati ce lo dimostrano. E con la detrazione fiscale del 50% prorogata fino al 31 dicembre 2015, è possibile un ritorno concreto degli investimenti in tempi rapidi: in 5 anni è già possibile ammortizzare i costi. Per non parlare del fatto che le spese da sostenere sono diminuite di circa il 75% rispetto a qualche anno fa. Siamo lieti di poter dire che esiste un mercato italiano del fotovoltaico che va oltre i meccanismi incentivanti e che si sviluppa in maniera costante e continua”. Italia: riparte il mercato Decolla l’e-commerce, immobiliare ma i prezzi tra voglia di risparmio sono ancora in calo e diffidenza Tornerà a crescere quest’anno il mercato immobiliare italiano; ma, a fronte di un aumento delle compravendite, non ci sarà una crescita dei prezzi che -anzi- scenderanno ancora e risaliranno solo nel 2017. È quanto afferma Nomisma nel suo Osservatorio sul mercato immobiliare. Per il 2015 si prospetta un nuovo calo dei prezzi in media del 3%: -2,9% per le abitazioni, -3,1% per gli uffici e -2,6% per i negozi. Nel 2017 i prezzi risaliranno tra il 2,5% e il 3% a seconda dei comparti. Nel 2015 sono attese 468 mila compravendite che diventeranno 500 mila nel biennio 2016-17. I dati sui prezzi nelle grandi città, secondo l’Osservatorio, nel 2015 sono tutti negativi: per quanto riguarda il mercato delle abitazioni le flessioni più forti si registreranno a Firenze (-3,8%) e Roma (-3,2%). Anche gli investimenti in costruzioni, che concorrono alla formulazione delle previsioni sul numero di compravendite, si presentano ancora in contrazione, con un’intensità negativa superiore rispetto a quella prevista nel novembre 2014 (-1,2%, rispetto al -0,3% stimato in precedenza). Solo nel 2016 il settore edilizio potrà cogliere un segno “+”, con un tasso di variazione annuale di +1,6% grazie al miglioramento della domanda interna ed un contestuale indebolimento delle restrizioni bancarie. Acquista sul web ormai il 43,5% degli utenti di internet, ovvero 15 milioni di italiani. Comprare prodotti o servizi con un semplice clic del mouse è un comportamento guidato innanzitutto dall’esigenza di risparmiare. Il 37,1% degli italiani ritiene che, rispetto ai negozi tradizionali, fare la spesa sul web è più economico. La comodità (si può fare da casa, dall’ufficio, in qualunque orario, e la consegna è a domicilio) rappresenta un sicuro vantaggio per il 32,8%. Un altro aspetto positivo, secondo i clienti online, è la semplicità delle procedure di shopping in rete (basta un clic!), segnalata dal 19,8%. Per il 12,8% conta l’efficacia dei marketplace sul web rispetto agli esercizi commerciali tradizionali, perché qui c’è più scelta, si possono trovare più informazioni sui prodotti e servizi, si possono fare confronti tra modelli diversi. E per il 7% lo shopping online è semplicemente più divertente rispetto al fare acquisti nei negozi tradizionali: sembra un gioco. In rapido elenco sono le rilevazioni che emergono dal 12° Rapporto Censis sulla comunicazione, pubblicato lo scorso 26 marzo. Dalle opinioni dei consumatori emergono anche alcune criticità connesse all’e-commerce. Il rischio che dietro allo scontrino virtuale si celino truffe, anche legate al sistema dei pagamenti online, è segnalato dal 28,7% degli italiani. Più preoccupati risultano i consumatori over 65 anni (34,6%) e le persone meno istruite (32,6%). Inoltre, fare spese sul web è un’attività più «fredda» rispetto al contatto umano con il negoziante in carne e ossa per il 23,2% degli italiani. Vengono poi espressi dubbi legati al buono stato del prodotto consegnato e alla sua corrispondenza con quello proposto online, o anche alla tempistica effettiva della spedizione: il 21,8% teme che la consegna venga fatta in ritardo o con prodotti sbagliati o difettosi. Solo il 10,3% degli italiani si fida al cento per cento dei pagamenti online. La parte restante si divide tra coloro che reputano ancora troppo rischioso effettuare pagamenti in rete e quindi rinunciano allo shopping online per non cadere in eventuali truffe (il 24,4%), e una maggioranza (il 65,3%) preoccupata, ma comunque non disposta a rinunciare ai vantaggi dell’e-commerce. Questi ultimi pensano che i pagamenti online siano un po’ azzardati e pertanto si mettono al riparo da eventuali rischi usando una carta pre-pagata. aprile 2015 La Rivista - 7 PER UN PESTO DAL GUSTO RUSTICO o su concors o.ch l a e r a Partecip illapestorustic ar www.b Italiche di Corrado Bianchi Porro Per non rimpiangere le rose che non colsi Si è rilevato un diffuso ottimismo da parte degli operatori che hanno partecipato alla ventiseiesima edizione del Workshop Ambrosetti sullo scenario dell’economia e della finanza che si è svolto gli scorsi giorni a Cernobbio. Rispetto alla media dell’ultimo triennio, il 62% degli operatori presenti ha, infatti, espresso la volontà di aumentare quest’anno i programmi d’investimento delle loro imprese e tra questi circa il 30% ipotizza di dedicare loro una quota superiore al 10%. Il 29,6% ritiene di lasciarli invariati ai livelli degli scorsi anni e meno del 5% ipotizza di ridurli. Il 40% di quanti effettueranno investimenti lo faranno in Italia, il 19,5% in Europa occidentale, il 13% in Nord America, il 10,4% in Africa e il 7,8% in Asia. Insomma, una sensazione di diffuso ottimismo per l’evoluzione dello scenario economico si è respirato nei saloni di Villa d’Este anche se le attese degli operatori, tra le azioni prioritarie per attrarre investimenti esteri e favorire la competitività delle aziende italiane, sono state indirizzate, in una maniera quasi plebiscitaria (89,8%), alla necessità di “assicurare la certezza del diritto e del fisco”, oltre che garantire maggiore flessibilità nel mercato del lavoro (39%). C’è un ottimismo nuovo che non c’era fino a poche settimane fa. E non è solo uno stato d’animo, quanto qualcosa di più profondo. Tutti gli indicatori sono piuttosto favorevoli, ha commentato il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e questo sia in Europa che in Italia. È ovvio che abbiamo problemi politici profondi per la Grecia, ma c’è un problema più importante nella distanza tra Europa e il resto del mondo. Ovviamente il calo della produzione negli ultimi dati suggerisce che ci vuole misura anche nel sottolineare l’ottimismo. C’è, infatti, ancora fragilità. Siamo reduci da una profonda crisi finanziaria. Abbiamo osservato negli ultimi tempi un rischio grande di stagnazione dei prezzi, col pericolo di deflazione. C’è stata, infatti, una sequenza di evoluzione negativa dei prezzi rispetto a come erano previsti dagli operatori. Di fronte alla stagnazione della domanda e alla recessione, la politica monetaria ha usato strumenti non convenzionali dopo aver portato i tassi a zero. Il fatto è che non esiste una buona deflazione, senza dimenticare naturalmente gli effetti positivi del calo del petrolio, ha detto Visco. In una situazione di debito elevato da parte dello Stato o delle famiglie, la deflazione è una situazione molto più grave di un’inflazione crescente, perché non si investe più. L’intervento della BCE vuole dunque guardare al lato dell’offerta, avendo presente il rischio grosso che pesa sui debiti e la politica monetaria ha risposto con questi acquisti. La BCE non ha un obiettivo di cambio, ha un mandato sull’inflazione e deve rispettare l’obiettivo di un’inflazione vicina al 2% e dobbiamo conseguirlo. La svalutazione è un canale (-15% dalla metà del novembre scorso) e il tutto significa, dalle valutazioni della Banca d’Italia, una crescita complessiva di circa un punto percentuale maggiore e superiore all’1,5% l’anno prossimo. Dal lato pubblico, significa minori rischi di aumento di tasse per compensare il disavanzo, oltre che effetti di ricchezza con guadagni in conto capitale, anche se ciò dipende molto da come essi siano poi distribuiti. Il fatto che oggi c’è tanta fiducia qui a Cernobbio, è comunque già una risposta. In sostanza, questa manovra monetaria consente di ridurre l’incertezza macroeconomica e migliora il contesto per gli interventi di natura strutturale. Comunque, ha rilevato, non possiamo mantenere i tassi d’interesse a zero per sempre. Bisogna cercare di tornare al più presto possibile a un tasso d’inflazione vicino al 2% come da mandato. Non è la svalutazione o il deprezzamento nominale quello che conta, ma il cambio reale, cioè la capacità di un sistema di investire e acquisire guadagni di produttività. L’unica risposta è sul piano dell’investimento, nella produttività, nelle nuove tecnologie, nella riorganizzazione. Adesso è inevitabile anche perché c’è un cambiamento tecnologico straordinario. O si cambia e si aggregano le piccole imprese e si affronta un mondo che è molto cambiato in questi 25 anni dopo la fine della guerra fredda, con una domanda molto diversa, dettata dai cambiamenti demografici, o si è destinati a perdere. Devono rispondere le imprese e naturalmente l’autorità di Governo. 25 mila imprese in Italia hanno sostanzialmente il 50% del valore aggiunto e una produttività incredibilmente più alta: questa è la bonifica industriale da fare. È una scommessa: o la si coglie o non si va da nessuna parte. E questo vale anche per le imprese estere in Italia, con investimenti diretti molto bassi. È un momento da cogliere: non facciamo come Gozzano a rimpiangere le rose che non colsi. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’economia Padoan. C’è sicuramente molto più da fare di quello che è stato fatto. C’è una finestra di opportunità che può produrre una crescita effimera se il governo non interviene ad approfittarne. Il contesto favorevole non deve diminuire l’incentivo a portare a termine le riforme strutturali che sono l’impegno del Governo. La finestra favorevole è una ragione in più per accelerare e non rallentare il cammino delle riforme affrontando i problemi strutturali. Senza fiducia, le risorse non si mobilitano anche se ci sono. Va riconquistata la fiducia nei mercati (e si comincia a vedere) e nelle istituzioni (a cominciare dalla Commissione europea) ma deve essere riconquistata soprattutto la fiducia degli italiani, imprese e famiglie che devono tradurla in azione, centri di spesa, investimenti, accanto alle risorse che stanno arrivando. E naturalmente sostenuta dal Governo con le riforme come il jobs act; una gestione della finanza pubblica per quantità e qualità per l’efficienza della spesa e, infine, la gestione per gli investimenti. aprile 2015 La Rivista - 9 Elvetiche di Fabio Dozio Ticino senza veli Il Parlamento federale ha deciso a metà marzo che il divieto di indossare il burqa e il niqab nei luoghi pubblici, previsto dalla Costituzione del Canton Ticino, è conforme al diritto federale. Chi poteva immaginare, solo qualche anno fa, che una consuetudine della cultura islamica sarebbe finita, in qualche modo, nella Costituzione della Repubblica e Cantone Ticino? Il 22 settembre 2013 una votazione popolare ha approvato la proposta di Giorgio Ghiringhelli, fondatore del movimento politico Il Guastafeste, di introdurre nella carta fondamentale del Ticino il “divieto di dissimulare o di nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto)”. L’iniziativa popolare ha ottenuto più del 65% dei consensi, ma per essere applicata è necessaria la garanzia del Parlamento nazionale. Per il Ticino, e per la Svizzera, è una decisione storica, che fa seguito a quanto avvenuto nel 2011 in Francia e in Belgio, gli unici paesi ad aver introdotto questo divieto. L’iniziativa ticinese fa diretto riferimento alla legge francese, giustificata in questo modo dal governo di Parigi: “La difesa dell’ordine pubblico non si limita a garantire la tranquillità, la salubrità e la sicurezza. Permette pure di proibire comportamenti che andrebbero a contrastare le regole essenziali del contratto repubblicano che stanno alla base della nostra società. La dissimulazione sistematica del viso negli spazi pubblici, contraria all’idea di fraternità, non rispetta nemmeno l’esigenza minima di civiltà necessaria nella relazione sociale”. Ma il fatto decisivo che ha costretto la Svizzera a legittimare l’articolo costituzionale ticinese è la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, che il primo luglio dello scorso anno ha respinto un ricorso di una giovane musulmana contro la legge francese. Con questa sentenza, la CEDU ha sancito che il divieto di portare il burqa o il niqab non viola il diritto alla libertà di religione. Per i giudici la legge francese “persegue lo scopo legittimo di proteggere i diritti e le libertà altrui e di assicurare il rispetto dei minimi requisiti del vivere insieme”. I giudici hanno sostanzialmente accettato la tesi di Parigi secondo cui “il volto riveste un ruolo importante nelle interazioni sociali”. La sentenza della Corte europea è molto articolata, una settantina di pagine, e non manca di sottolineare che questa legge rischia di consolidare stereotipi anti-islamici e di favorire l’intolleranza e ammette che queste misure possono essere vissute dolorosamente da una parte della comunità musulmana. Malgrado ciò, la Corte ha privilegiato un approccio tradizionale, – come è stato evidenziato da numerosi esperti - a difesa dei valori storici e culturali europei, piuttosto che optare per un’apertura nei confronti di manifestazioni culturali e religiose diverse. Una scelta che non apre verso la multiculturalità e mette in secondo piano la libertà individuale e l’integrazione. La legge contro la dissimulazione del viso è stata molto criticata. Secondo Amnesty International un divieto generalizzato in Europa non è giustificato: “Un abito non può essere contrario ai diritti umani” e “una prescrizione legale che vieti di indossare un determinato capo di abbigliamento in pubblico può costituire una limitazione della libertà individuale e della libertà religiosa”. Human Right Watch afferma che la decisione della CEDU sul velo integrale lede i diritti delle donne: “Questi divieti colpiscono i diritti delle donne che scelgono di indossare il velo, senza proteggere in modo sostanziale quelle che sono costrette a farlo”. Ma quante saranno in Ticino le donne che rischiano di violare la legge? Pochissime, verosimilmente. Secondo la deputata socialista Silvia Schenker, intervenuta nel dibattito sul tema al Consiglio nazionale, il divieto ticinese non rispetta il principio di proporzionalità, ancorato nella Costituzione federale, visto il numero esiguo di persone che portano il niqab in questo cantone. Questo è il punto debole della misura: un articolo costituzionale per sancire un divieto e una limitazione della libertà individuale che riguarderà una manciata di persone. Persone che saranno soprattutto, se non esclusivamente, turisti. E qui si evidenziano le reazioni negative del settore turistico ticinese. “I turisti arabi sono nostri amici” ha dichiarato Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino. I turisti arabi generano un indotto economico importante e albergatori e commercianti chiedono alle autorità di pensare a un compromesso. Si tratta di vedere se il Parlamento ticinese, cui tocca discutere e approvare la legge, vorrà intervenire per attenuare il divieto, che per ora non prevede eccezioni per i turisti. Ma non finisce qui. Nelle scorse settimane, il Comitato di Egerkingen, che nel 2009 propugnò il divieto dei minareti, ha annunciato il lancio di un’iniziativa per estendere a tutta la Svizzera il divieto di coprire il viso. aprile 2015 La Rivista - 11 Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 Europee di Viviana Pansa Risposte non convenzionali ad una crisi fuori dal comune Al via da queste settimane il quantitative easing, il piano di acquisti di titoli di Stato deciso dalla Banca centrale europea per spingere la ripresa dell’eurozona: una manovra che comporterà l’immissione di moneta quanto mai necessaria all’incremento di liquidità per famiglie ed imprese attraverso la mediazione degli istituti di credito. 60 i miliardi di euro destinati ogni mese dalla Bce alla manovra avviata il 9 marzo scorso, per un totale di 1.140 miliardi che verranno investiti sino a settembre 2016. Il presidente Mario Draghi non esclude però il proseguimento del piano, che richiama la risposta della Federal Reserve alla crisi economica statunitense, misura adottata dalla fine del 2008 e durata negli Stati Uniti molto di più dell’anno e mezzo per ora previsto da Draghi. L’intervento della Fed ha fatto in modo che la crescita del Pil statunitense non scendesse mai sotto il 2% in questi ultimi anni – ma negli anni Novanta la crescita media era stata del 3,4%, - anche se una brusca frenata alla fine del 2014 (un tasso di crescita del 2,4% nel quarto trimestre rispetto al 5% del trimestre precedente) solleva interrogativi e timori nel caso di un sostegno più alleggerito da parte della Fed all’economia nazionale. Timori che aumentano con il progressivo allineamento del valore del dollaro con l’euro, tendenza divenuta ancora più immediatamente evidente con il via della manovra espansiva della Bce. L’intervento dovrebbe consentire dunque l’affermarsi di una ripresa sostenuta, stando alle parole dello stesso Draghi, che vede l’economia “in costante recupero” e in aumento la fiducia di imprese e consumatori. Le previsioni di crescita – ha aggiunto il presidente della Bce nel corso di una conferenza cui ha partecipato a Francoforte – sono state riviste al rialzo e il credito bancario sta migliorando. Proprio a scongiurare il rischio di un congelamento del credito, il tasso di interesse dei depositi presso la Bce è stato rivisto in negativo, mentre l’Ocse ha effettivamente riconsiderato le stime di crescita per l’Italia: nel 2015 l’attesa è di un +0,6%, lo 0,4% in più rispetto alla stima dello scorso novembre. Il rafforzamento per l’anno prossimo è quantificato in una crescita prevista dell’1,3%. Per la Germania le stime sono riviste a +1,7% per il 2015 e a +2,2% per il 2016, rispettivamente di 0,6 e 0,4 punti in più rispetto alle previsioni di novembre; per la Francia a +1,1% e + 1,7%, 0,3 e 0,2 punti in più. La stima di crescita per l’Eurozona è di +1,4% per quest’anno e +2% per il 2016. Oltre al contesto migliore – la diminuzione del prezzo del petrolio e il quatitative easing della Bce, – ad incidere sulle prospettive future del nostro Paese sono i progressi compiuti con le riforme, come ha segnalato il capo economista dell’Ocse, Catherine Mann. Di certo, anche l’indebolimento dell’euro giocherà a favore, vista la costante crescita delle esportazioni dall’Italia (+2% nel 2014, secondo i dati Istat). L’avanzamento delle riforme è uno degli “elementi di oggettivo cambiamento” occorso in questi mesi e segnalato nelle comunicazioni del presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, in vista dell’ultimo Consiglio europeo, il 19 e 20 marzo, rilevando in Senato come il Parlamento italiano negli ultimi mesi “abbia rotto quell’incantesimo che sembrava bloccarlo in una sostanziale situazione di stallo”, lavorando su più fronti (legge di stabilità, jobs act, riforma costituzionale e legge elettorale tra i provvedimenti citati). Tra le novità intervenute dall’ultimo Consiglio europeo di dicembre, Renzi richiama, oltre ai fatti di Charlie Ebdo e la minaccia terroristica, che secondo il premier hanno indotto ad una riflessione sull’identità e l’importanza del processo di integrazione europea, “il tema economico nel rapporto con l’Europa”, tema assorbito nell’austerity e ora invece modificato dal piano di investimenti deciso dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, dalla comunicazione sulla flessibilità adottata proprio nel giorno della chiusura ufficiale del semestre di presidenza italiana dell’Unione e dal piano di acquisto della Bce sopra ricordato. Questo “cambiamento di vocabolario” – il cui merito per Renzi è imputabile proprio al nostro semestre di presidenza – crea ora le condizioni per “voltare pagina” e discutere in modo rinnovato di scelte economiche. Altri temi all’ordine del giorno del Consiglio la politica energetica, la vicenda ucraina e quella libica, visto in ultimo l’attentato al Museo del Bardo di Tunisi. Ancora in fase tecnica la discussione sulle riforme chieste alla Grecia per il sostegno finanziario concesso fino a giugno dall’Eurogruppo, fase ancora complicata per via delle tensioni con la Germania. Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäeuble ha accusato nei giorni scorsi il governo greco di aver distrutto la fiducia dei partner europei, motivo per cui le trattative non sarebbero così spedite, mentre i media soffiano sul fuoco della contrapposizione con il ministro greco Yanis Varoufakis, presentando precedenti sue interviste fortemente critiche nei confronti del governo di Berlino. Di certo, la poca esperienza e anche la strana coalizione con il partito nazionalista di destra Anel non aiutano a tranquillizzare l’eurozona, basti pensare alla minaccia formulata nelle scorse settimane dal ministro della Difesa, Panos Kammenos, sulla volontà di “inondare di migranti quelli che non ci aiutano”, riferita ai Paesi del Nord Europa. Un rinnovato impegno per scongiurare l’uscita dalla Grecia dall’euro sembra essere sancito dal documento congedato al termine dell’incontro svoltosi in chiusura della prima giornata dei lavori del Consiglio a Bruxelles, tra il premier greco Tsipras, il francese Francois Hollande, la cancelliera Angela Merkel, Draghi, Juncker, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, e quello dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Resta da considerare l’effettiva “lista completa di specifiche riforme” che le autorità greche si sono impegnate ancora una volta a presentare. aprile 2015 La Rivista - 13 Il Suo gestore patrimoniale è pronto per il nuovo mondo? UBS e la Svizzera. Stabilità e competenze al Suo servizio. www.ubs.com Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2015. Tutti i diritti riservati. Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza La morte apparente del giornalismo In principio fu la voce. L’unico mezzo era l’aria. L’unico modo per comunicare era un dialogo, un discorso a un pubblico presente e vicino. Poi fu la stampa, la carta come supporto. Lo sviluppo dei trasporti permise la distribuzione dei quotidiani. Le idee, le opinioni, i fatti circolavano più velocemente. Telegrafo e radio i passi successivi. La televisione e ora, beh in realtà da vent’anni ormai, il web che tutto assorbe, tutto tritura e nessun editore sa veramente come venirne a capo. Ecco in un guscio di nocciola, in a nutshell, come dicono gli anglosassoni, l’evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa. L’avvento di un nuovo medium non ha mai in realtà scardinato o distrutto quelli che esistevano prima, ma si è sommato a essi allargando così l’offerta di contenuti per il pubblico di lettori, ascoltatori, telespettatori, utenti… e chissà cos’altro. L’avvento di un nuovo mezzo ha anche complicato il lavoro dei giornalisti, una categoria spesso in bilico tra la specializzazione e il tuttofare. Oggi a un giornalista non basta sapere scrivere, deve sapere di montaggio video, di audio, e di fotografia e allo stesso tempo saper presentare il proprio lavoro davanti a una videocamera, sapere di reti sociali e indicizzazione di siti. Le redazioni in generale hanno organici ridotti e paradossalmente la produzione di contenuti per diversi supporti è aumentata. Oggi tutti i mezzi di comunicazione di massa convergono sul web. Che significa? Una redazione produce contenuti che vanno sul sito, sulla versione cartacea del sito, sull’app per tablet e smartphone e casomai c’è anche una web TV del quotidiano stesso come Corriere TV o Il Fatto Quotidiano TV. Ciò vale anche per la televisione: i telegiornali hanno un loro sito web; il giornale radio si può ascoltare sulla classica FM e sul web. Il fenomeno della convergenza ha stravolto tutto il modello di business di chi fa l’editore. Come fanno danari i giornali? Grazie agli abbonamenti, alle copie vendute in edicola e agli inserzionisti, se lasciamo perdere per il momento le sovvenzioni pubbliche. La convergenza ha di fatto complicato il lavoro dei giornalisti e quello degli editori. Non solo, ma ha anche abbassato brutalmente le barriere all’entrata della comunicazione di massa. Tutti possono creare con pochi mezzi la propria radio web, web TV o blog. Ovviamente non tutto ciò che è pubblicato sul web è di qualità. Ma perché forse tutto ciò che è pubblicato su carta è degno di essere letto? Un articolo su carta è di per sé migliore di un articolo sul web? Lo dubito fortemente. È ovvio che non tutti possono essere dei grandi giornalisti, ma un grande giornalista oggi può arrivare da qualsiasi estrazione. Grazie alla diffusione ormai capillare degli smartphone, la produzione di contenuti che hanno una rilevanza per la cronaca è esplosa. Come non ricordare il breve video dei due terroristi di Charlie Hebdo ripresi da un cittadino qualsiasi dal balcone di casa? È proprio vero che la carta stampata è in crisi a causa del web? Dipende. Il mensile svizzero Market ha pubblicato sul numero dell’autunno scorso un reportage degno di nota su questo tema a firma del direttore Arnaud Dotézac. Secondo fonti riportate da Market, in Svizzera il fatturato della stampa cartacea è diminuito dai 2,4 miliardi di franchi nel 2008 a 1,6 miliardi nel 2013, mentre il fatturato di Google è passato dai 18 milioni di franchi nel 2005 ai 250 milioni nel 2013 solo in Svizzera. Nel 2012 in un’intervista al Berliner Zeitung Jeff Bezos, patron di Amazon, ha dichiarato: “Nei prossimi vent’anni lo standard non sarà la carta stampata”. Nell’agosto 2013 Jeff Bezos ha comprato The Washington Post, uno dei più autorevoli quotidiani statunitensi. Fondato nel 1877, vent’anni fa stampava 800’000 copie al giorno e oggi si attesta sulle 450’000. Perché l’ha comprato? In realtà Bezos ha comprato la testata appunto, la redazione, non ha comprato della carta… Ricordiamoci che chi acquista oggi il Kindle Fire HDX ha accesso gratuito ai contenuti di qualità di questa redazione e alla selezione di fotografie e video. La logica è di attirare utenti al proprio supporto grazie a dei contenuti di qualità. Negli Stati Uniti dal 1970 al 2005 il numero di copie di giornali si è ridotto del 14%. Lo stesso vale per la Gran Bretagna, dove dal 1989 al 2006 le copie di giornali e riviste sono diminuite di quasi il 20%. È per caso questa una tendenza generalizzata in tutto il mondo? Per nulla. In India e in Cina la carta stampata gode di buona salute. In India ogni giorno sono stampate 110 milioni di copie di giornali e dal 2006 al 2010 la tiratura annuale è aumentata del 15%, secondo il “Global Entertainment and Media Outlook 2011-2015” pubblicato dalla società di consulenza PricewaterhouseCoopers (PWC). L’India ha giornali che fanno un baffo a molte testate occidentali: The Times of India ha una tiratura di 7 milioni al giorno, il Daini Jagran arriva a 15,5 milioni di copie al giorno ed è in hindi, solo per fare alcuni esempi. In Cina ogni giorno sono stampati duemila quotidiani che hanno una tiratura annuale totale di 45 miliardi di copie, numeri fantasmagorici rispetto alle asfittiche 370’000 copie cartacee del corrierone nostrano. aprile 2015 La Rivista - 15 Accordo Italia-Svizzera Un armistizio o una pace duratura? D’indubbio interesse il convegno tenutosi a Lugano lo scorso 16 marzo per iniziativa del Centro di Studi Bancari, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali. Al centro dell’attenzione, il protocollo fiscale firmato da Svizzera ed Italia a Milano lo scorso 23 e la cosiddetta road map, che nei prossimi mesi dovrebbe portare a risolvere anche tutte quelle questioni – imposizione fiscale dei frontalieri, uscita della Svizzera dalle black list per le imprese, doppia imposizione e status fiscale di Campione d’Italia – sulle quali, fissati dei paletti di riferimento, per ora si è andati poco oltre ad una convinta dichiarazione d’intenti. Molta l’attesa per capire se si rivelerà convincente. Due negoziatori a confronto: Jacques de Watteville e Vieri Ceriani L’incontro è stato moderato da Claudio Generali, presidente dell’Associazione bancaria ticinese, il quale, fin dall’introduzione, ha dato forma a due perplessità che hanno fatto da premessa agli interventi che poi sono seguiti. La prima riguarda la tenuta dell’accordo. Citando il Maresciallo Foch che a suo tempo s’interrogava sulla vera portata del Congresso di Vienna, Generali si è chiesto: questo accordo è un armistizio o una pace duratura? 16 - La Rivista aprile 2015 La seconda riguardava le attese dell’uditorio, che, secondo Generali, difficilmente avrebbero potuto essere completamente soddisfatte: quando due negoziatori partecipano ad un dibattito pubblico a negoziati ancora in corso è ragionevole suppore che entrambi saranno molto reticenti o quanto meno sorvegliati nel mostrare le proprie carte. Detto questo il presidente dell’Abt, precisando che non si esprimeva sulle questioni ancora aperte, per quanto attiene al protocollo sulla doppia imposizione ha espresso la sua soddisfazione, perché, quanto meno, si è posto fine ad una fase di diffusa incertezza. Resta da vedere il modo in cui prenderà corpo la road map. Meno scettico l’Ambasciatore d’Italia a Berna, Cosimo Risi, il quale, pur convenendo che il risultato non è ancora definitivo, si è detto soddisfatto per il risultato sin qui ottenuto. Riprendendo un’affermazione di Generali, l’Ambasciatore ha detto di non condividere la convinzione secondo la quale un buon accordo è tale se i due contendenti si alzano dal tavolo entrambi insoddisfatti. Ricorrendo ad una metafora calcistica, Risi ha detto che un negoziato deve finire in pareggio: ma non insulso, a reti inviolate, bensì con goal da entrambe le parti. Insomma, un due a due che lascia soddisfatti. Sull’utilità dell’accordo, e non poteva essere diversamente, hanno convenuto i capi negoziatori: Vieri Ceriani, Consigliere per le politiche fiscali del Ministro dell’economia e delle finanze italiano e Jacques De Watteville, Segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali del Dipartimento federale delle finanze. Il primo, parlando di un accordo win win, ha evidenziato come sia ormai avviato un lavoro di esame e di appianamento di tutti i motivi di contenzioso fra la Svizzera e l’Italia. In primis: regolarizzazione del passato e scambio delle informazioni. Per mesi si è discusso della cosiddetta opzione Rubik, fintanto che la Germania l’ha tolta di mezzo. Si è passati così da uno schema basato sull’anonimato ad uno di totale trasparenza, indotto da un’accelerazione della Ue. Un cambio di regime, senza fare danni eccessivi ai contribuenti e agli stati. Ceriani ha dichiarato che siamo di fronte ad un piccolo capolavoro sul quale si è costruito un accordo bilaterale. Ora si tratta di vedere se funziona. Si regolarizza il passato e si rafforza la tendenza a rimuovere il segreto bancario come scudo per paradisi fiscali. I negoziati continueranno per affrontare la parte non risolta. Dal canto suo, Jacques de Watteville ha detto che la piazza finanziaria svizzera attraversa una fase di transizione, verso un’omogeneizzazione delle procedure che derivano dalla ratifica della convenzione multilaterale OCSE e del Consiglio d’Europa. In tal senso, l’accordo con l’Italia risponde a questo percorso virtuoso. Le discussioni tecniche continueranno. Gli obiettivi svizzeri, fissati con le istituzioni ticinesi, si sintetizzano così: aderire al programma di Voluntary Disclosure senza discriminazioni, evitare fughe massicce di capitale; accesso al mercato italiano per i fornitori dei servizi bancari. De Wattville ha precisato che l’accordo bilaterale deve essere approvato dai parlamenti e, in Svizzera, è sottoposto a referendum facoltativo. Per quanto riguarda la road map, essa concerne temi inerenti le nuove basi giuridiche definite in ambito europeo, la regolarizzazione del passato, il perseguimento penale degli istituti finanziari e degli impiegati, l’imposizione dei lavoratori frontalieri (nuova definizione, maggiori controlli, maggior peso delle imposte), accesso al mercato finanziario italiano, la vicenda di Campione (questioni fiscali, in modo particolare IVA). L’intenzione dichiarata dalle parti, è quella di voltare pagina. Di rafforzare la cooperazione, gli scambi non traumatici d’informazione, di migliorare l’imposizione dei frontalieri, di accrescere la sicurezza giuridica di imprese e individui. Per ora, ritornando alla metafora calcistica, si sono conclusi in pareggio i tempi regolamentari. Si attende ora l’esito dei tempi supplementari, sperando non si debba ricorrere ai calci di rigore. Incontro Italo Svizzero a Zurigo organizzato dalla CCIS Rinnovarsi per rimanere competitivi Ospite eccezione nelle sale della Zunfthaus zur Meisen di Zurigo, Sergio Ermotti Group Chief Executive Officer UBS, che, alla presenza, tra gli altri, del viceministro italiano dell’Economia e Finanza Italia, Enrico Morando, dell’ambasciatore d’Italia in Svizzera, della presidente del Gran consiglio zurighese e di due assessori cittadini, ha illustrato, ad un folto gruppo di convenuti, quali sono le sfide e le opportunità per una banca svizzera in Italia, con ovvio riferimento al caso UBS Un parterre di tutto rispetto quello che si è trovato davanti il CEO di UBS, lo scorso 11 marzo a Zurigo nelle storiche sale della Zunfthaus zur Meisen. Fra i cento intervenuti, anche l’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, Cosimo Risi, la Presidente del Gran Consiglio zurighese Brigitta Johner, i due assessori comunali della città di Zurigo Raphael Golta e Filippo Leutenegger, il Console generale d’Italia in Zurigo Francesco Barbaro e l’onorevole Alessio Tacconi eletto alla Camera dei deputati per la Circoscrizione estero, collegio Europa, che risiede in Svizzera. Secondo copione ormai consolidato – la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera è attiva nella Confederazione da 106 anni - è stato il Presidente della CCIS ad introdurre l’ospite, tratteggiando i motivi che presiedono l’organizzazione dell’incontro. solo l’accesso ad opportunità di esportazione ed investimento sul mercato locale, ma anche l’accesso ad una rete di rapporti transnazionali che, sulle tre piazze di Zurigo, Ginevra e Lugano, rendono il lavoro della CCIS particolarmente interessante e ricco di sfide. Né – ha continuato il Presidente - si può sottovalutare il ruolo determinante della finanza nella globalizzazione delle relazioni, contribuendo non poco a rendere interconnessa con il mondo la piazza finanziaria elvetica. Nello specifico, l’attenzione della Camera per il mondo delle banche, vigile ormai da tempo, è stata ulteriormente sollecitata nelle ultime settimane dall’entrata in vigore della voluntary disclosure, che segna indubbiamente una svolta nei rapporti bilaterali tra Italia e Svizzera, anche in seguito all’accelerazione che hanno avuto i negoziati fra i due Paesi, culminati, com’è noto, lo scorso 23 febbraio, a Milano, con la firma del protocollo di modifica della convenzione sulla doppia imposizione. Un atto importante, che, si è detto convinto Di Pierri, contribuirà a normalizzare rapporti, che, talvolta, sembravano cedere al logorio della tensione. Secondo il Presidente della CCIS, preciso auspicio della Camera è che da tutto ciò discenda anche una sempre maggiore interazione tra industria italiana e banche svizzere. Gli imprenditori italiani, infatti, possono essere clienti molto interessanti, perché investono in modo oculato, hanno una forte propensione all’export e diversificano il rischio. Le aziende italiane, dopo il grande shock competitivo generato dall’introduzione dell’euro, sono solide, altamente orientate alla media ed alta tecnologia ed ormai in molti settori di punta dell’industria manifatturiera contendono il primato ai tedeschi in termini di competitività e quote di mercato. Soffrono, tuttavia, di una cronica difficoltà di accesso al credito e rischiano di dover ridimensionare radicalmente i propri progetti di espansione a causa di Maggiore interazione tra industria italiana e banche svizzere Per sua natura, ha detto Di Pierri, la Camera è costantemente impegnata a favorire i processi di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. D’altronde, si è detto certo di non svelare un segreto, (anche perché l’ultimo, quello bancario, è di recente sepoltura), affermando che la Svizzera è un’importante piattaforma internazionale, che offre alle imprese non Sergio Ermotti durante il suo intervento aprile 2015 La Rivista - 17 Il CEO del Gruppo UBS mentre s’intrattiene con il Viceministro Enrico Morando quello che si presenta come una sorta di circolo vizioso, che non può e non deve diventare un dato di sofferenza strutturale del sistema Italia. È anche sulla base di queste considerazioni che, Di Pierri ritiene che non sia stata dettata da formale cortesia la presenza all’incontro del Viceministro italiano, dell’Economia e della Finanze, Enrico Morando, che era già intervenuto lo scorso settembre a Lugano, in occasione dell’evento organizzato per l’apertura del ufficio camerale in Ticino. Salutati e ringraziati gli intervenuti il presidente ha dato la parola a Sergio Ermotti, il quale ha esordito dichiarando che il rapporto tra le banche svizzere e l’Italia gli sta a cuore, anche, seppur non solo, in virtù della vicinanza geografica tra il Ticino, cantone dov’è nato e cresciuto, e l’Italia. Più solidi di otto anni fa Riferendosi al cambiamento epocale derivato dalla crisi iniziata nel 2007, che ha caratterizzato il sistema finanziario internazionale, al pari di quello elvetico, ha segnalato come l’industria finanziaria globale abbia iniziato un importante, e certamente necessario, processo di trasformazione e rinnovamento. Grazie all’implementazione di regolamenti internazionali, perfettibili ma certamente necessari, banche globali come UBS sono oggi più solide di otto anni fa. Infatti, la trasformazione strategica di UBS, annunciata tra il 2011 e il 2012, è completata e ora è possibile guardare al futuro con maggiore fiducia. Oggi UBS è una delle banche meglio capi- 18 - La Rivista aprile 2015 talizzate al mondo, con una presenza nelle principali economie globali. È leader nel Wealth Management ed è la prima banca in Svizzera. Può contare su una banca d’investimento solida e focalizzata oltre ad una divisione di asset management che è in grado di soddisfare le esigenze della clientela. Ma, secondo Ermotti, essere una banca solida, in un paese stabile come la Svizzera non è più sufficiente: bisogna continuare a guardare avanti e avere la capacità di rinnovarsi per rimanere competitivi, soddisfare le esigenze della clientela in maniera efficace ed efficiente e garantire agli azionisti un ritorno sostenibile e duraturo nel tempo. I costi associati all’implementazione dei nuovi regolamenti, alla compliance, sommati alla pressione sui margini spingono le banche a prendere decisioni sui mercati sui quali intendono puntare e operare in futuro. L’Italia è un paese sul quale investire Oggi gli istituti finanziari non possono più pensare di servire tutti i clienti del mondo allo stesso modo. È necessario valutare e implementare una strategia molto focalizzata non solo sui segmenti di clientela, ma anche sui paesi sui quali si decide di investire. E per UBS, l’Italia è uno di questi paesi. L’economia italiana stenta a ripartire, ma nel medio termine si spera possa beneficiare della politica monetaria annunciata dalla BCE. L’accesso al credito può fare la differenza in un paese in cui le piccole e medie imprese sono ancora fortemente dipendenti dai prestiti erogati dalle banche. Le misure della BCE possono quindi contribuire a far ripartire in maniera robusta il Paese. Dal canto suo, il CEO di UBS non ritiene realistico pensare che la politica monetaria della BCE o maggiori erogazioni creditizie da parte delle banche siano sufficienti da sole a risolvere i problemi strutturali e cronici dell’Italia e di altri paesi europei. Il governo attualmente in carica ha però dimostrato di essere intenzionato non solo ad annunciare riforme ma anche ad attuarle. Ovviamente rimangono anche molte questioni da risolvere, ma, sostiene Ermotti, la direzione presa dal primo ministro Renzi è quella giusta, a prescindere da quelle che possono essere le diverse opinioni politiche. Le opportunità per fare business con l’Italia per una banca come UBS sono molteplici. Il mercato del private banking cresce nonostante la crisi economica degli ultimi anni. E secondo recenti studi, le attese di crescita per i prossimi 5 anni sono del 2,1 % annuo, con una maggiore crescita nei settori UHNW (ultra-high net worth) e HNW. Con circa 300 mila milionari, l’Italia è il nono paese al mondo in questo particolare gruppo. In Italia ci sono circa 400 famiglie, con un patrimonio superiore ai 50 milioni, che hanno investimenti in attività finanziarie per oltre 100 milioni di dollari. L’Italia è il decimo paese al mondo per numero di famiglie UHNW. Questi clienti cercano sempre più strutture professionali per la gestione dei propri patrimoni. UBS è in grado di offrire loro servizi e accesso ai principali mercati internazionali del mondo, diversificando anche dal punto di vista geografico. Non esiste più un investimento a rischio zero D’altronde, ha fatto notare Ermotti, si è verificato un cambiamento fondamentale delle aspettative e delle necessità da parte dei clienti. Il loro appetito è ai minimi da oltre 36 mesi, perché il sentiment negativo generale, legato alla perdurante crisi dei paesi dell’Eurozona, alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e Africa, agli attacchi terroristici in Europa e in Asia od al crollo del prezzo del petrolio, fatica ad attenuarsi. In questa situazione, i clienti delle banche prendono atto che non esiste più un investimento a rischio-zero, neppure per quanto riguarda le obbligazioni emesse da stati con tripla o doppia A. In questo scenario, UBS intende continuare ad essere un partner di fiducia per l’Italia e per i suoi clienti. È con oltre 500 collaboratori e 7 uffici in tutto il paese e le Alessandro Paolucci (a sinistra) Direttore generale Fiat Chrysler Automobiles Switzerland SA, Piergiorgio Cecco (al centro), Direttore generale Maserati (Suisse) SA e Dieter Jermann, Director Swiss Market Pirelli Tyre riconosciute capacità di consulenza finanziaria globale – dall’advisory alla filantropia – che UBS si pone al servizio dei clienti italiani, siano essi enti pubblici, privati o istituzionali. Un impegno che per quanto possibile, si farà ancora più forte anche alla luce del nuovo programma di voluntary disclosure tra Svizzera e Italia che costituisce un importante passo avanti e fornisce una buona soluzione per gli italiani che ancora non hanno regolarizzato la propria posizione fiscale. UBS è impegnata a operare in un centro finanziario tax compliant, in cui i propri clienti, incoraggiati a regolarizzare le proprie posizioni, dichiarano alle rispettive autorità i loro patrimoni. Sollecitato da alcune domande, il CEO del gruppo UBS - pur consapevole che la scomparsa di quello che, per necessità di sintesi, definiremo segreto bancario, e che le oggettive difficoltà con le quali deve confrontarsi il sistema finanziario elvetico comporteranno una contrazione del numero degli istituti bancari – si è detto comunque fiducioso della capacità che detto sistema avrà di rinnovarsi e di rispondere alle sfide che lo attendono, cogliendo al contempo le opportunità che si creeranno. Esprimendo, infine, un auspicio a titolo personale, Ermotti ha poi concluso augurandosi che nel 2020 l’UBS si confermi ancora il più grande istituto finanziario svizzero. L’Ambasciatore d’Italia a Berna Cosimo Risi (a sin.) a colloquio con Andrea Santorelli di Banca d’Italia (al centro) aprile 2015 La Rivista - 19 Voluntary disclosure: incontro a Lugano organizzato dalla CCIS «Una proposta che non si può rifiutare» Edoardo Ursili, Direttore vicario dell’Agenzia delle Entrate, durante il suo intervento Con queste parole Antonio Martino, responsabile dell’Ufficio centrale per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali (Ucifi) dell’Agenzia delle Entrate, ha introdotto il suo intervento al convegno organizzato lo scorso 5 marzo a Lugano dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS). Il riferimento andava alla cosiddetta voluntary disclosure (collaborazione volontaria), relativa all’emersione dei beni detenuti all’estero, tema centrale del convegno che intendeva fornire il punto di vista svizzero e quello italiano. Naturalmente Martino intendeva sottolineare che la proposta, che è legge dello stato (e nel frattempo, è stata corredata dalla circolare nr.10/E dell’Agenzia delle Entrate pubblicata lo scorso 13 marzo – ndr), prevede delle sanzioni che dovrebbero dissuadere chi pensasse di non aderirvi. 20 - La Rivista aprile 2015 Introdotti dal Presidente della CCIS Vincenzo Di Pierri e da Marina Bottinelli, responsabile dell’ufficio di Lugano della CCIS, moderati, da Paolo Morel, ad illustrare il punto di vista svizzero ci hanno pensato gli avvocati Edy Salmina e John Noseda, Procuratore Generale del Ministero Pubblico del Canton Ticino. L’avvocato Salmina ha valutato le possibili violazioni penali previste dalla legislazione sia svizzera sia italiana, configurabili in assenza di adesione al programma di collaborazione volontaria italiana. Ha sostenuto che, ai sensi del Codice Penale svizzero, gli intermediari elvetici non siano punibili, ma rischino il concorso nei fatti sanzionati penalmente in Italia, con l’avvio di un procedimento penale in Italia ai sensi dell’art. 10 del codice penale italiano. Dal canto suo, John Noseda si è soffermato sull’analisi della condotta di frode fiscale og- getto di incriminazione in Svizzera, specificando che la stessa è configurabile unicamente mediante l’utilizzo di documenti artefatti, comprese le autodichiarazioni. Inoltre, per le imposte dirette, deve essere superata la soglia di punibilità di CHF 300.000 l’anno, mentre per quelle indirette il limite è posto a 15.000 franchi annui. A partire probabilmente dal prossimo luglio – se, come pare verosimile, entro il 2 aprile 2015 non verrà lanciato un referendum – questa fattispecie sarà inclusa tra i reati ritenuti presupposto del riciclaggio. Ciò comporterà notevoli e rilevanti conseguenze sull’ammissibilità delle rogatorie internazionali inerenti non solo il riciclaggio ma anche l’evasione fiscale. Come precisato dal Procuratore Generale, nonostante questa modifica non sia retroattiva in territorio elvetico, sarà utilizzata come pa- rametro per accertare la presenza della doppia punibilità della condotta anche per fatti compiuti prima della sua entrata in vigore. La rogatoria è un atto amministrativo di natura procedimentale e, pertanto, non trova applicazione il principio di non retroattività della legge penale. Se sul fronte svizzero l’attenzione si concentra come evitare i rischi di incappare in concorso in riciclaggio ed autoriciclaggio, da parte italiana si affinano le procedure, si approfondiscono i tecnicismi della legge e si amplia la struttura dell’amministrazione, come ha chiarito Eduardo Ursilli, Direttore vicario dell’Agenzia delle Entrate. Secondo Ursilli, l’Agenzia acquisirà attraverso la procedura esperienze preziose, che renderanno più penetrante la successiva attività di controllo e di contrasto all’evasione. Nuove risorse si stanno investendo (entro settembre è prevista l’assunzione di 900 specialisti), e sarà allestito un laboratorio di simulazione ed un osservatorio permanente per trattare le criticità che emergeranno durante l’esame delle richieste presentate. A fornire alcune anticipazioni sulla circolare (pubblicata poi, come detto, il 13 marzo – ndr) ci hanno pensato Emiliana Bandettini, Direttore Centrale Aggiunto dell’Ufficio Accertamenti, e, come detto in apertura, Antonio Martino, Responsabile UCIFI. A delineare il punto di vista italiano ha contribuito, Paolo Ielo, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, che ha illustrato il nuovo reato di autoriciclaggio, introdotto all’art. 648ter.1 c.p. dalla legge 186/2014 (quella concernente “Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali de- tenuti all’estero nonché per il potenziamento della lotta all’evasione fiscale. Disposizioni in materia di autoriciclaggio”). Nel dettaglio, ha affermato come si tratti di un reato proprio – il cui autore può essere unicamente il soggetto che commesso o concorso a porre in essere il delitto presupposto – e di pericolo concreto, richiedendo la concreta idoneità a spezzare la tracciabilità delle attività movimentate. Così configurata la disciplina, gli intermediari finanziari, in assenza di partecipazione nel reato presupposto del contribuente, dovrebbero rispondere di riciclaggio e non di concorso in autoriciclaggio. Ulteriori spunti di riflessione sull’interpretazione della disciplina sulla voluntary disclosure sono stati forniti dall’avvocato Sebastiano Stufano che ha evidenziato gli effetti della discrasia tra l’ampiezza dei termini di prescrizione dei reati tributari e i più brevi termini di decadenza dell’accertamento eseguito dalla firma dell’accordo Italia-Svizzera. L’avvocato Gianluca Gigantino ha esposto le novità intervenute sullo scambio di informazioni ai fini fiscali tra Italia e Svizzera, in seguito all’accordo sullo scambio automatico di informazioni tra questi due Paesi sottoscritto il 23 febbraio. Questa convenzione comporta la riduzione dei periodi accertabili per le attività detenute in territorio elvetico ed dispone l’attivazione della procedura di scambio automatico a partire dal gennaio 2017, in relazione alle posizioni attive dal 1° gennaio 2016. Di particolare rilevanza pratica è stata l’illustrazione dell’ avvocato Vincenzo José Cavallaro di alcuni casi particolari oggetto di rego- Il Presidente della CCIS, Vincenzo Di Pierri, la responsabile dell’Ufficio di Lugano, Marina Bottinelli e Paolo Morel a colloquio con il Procuratore Generale del Canton Ticino John Noseda, prima dell’inizio dei lavori larizzazione: i trusts, le fondazioni, gli immobili e le polizze. In correlazione agli ultimi fatti di attualità, è emersa la problematica relativa all’utilizzo di polizze vita assicurative a soli fini speculativi. Simili contratti non possono più essere soggetti al regime fiscale agevolato proprio di questi strumenti, ma devono essere tassati come investimenti. Difficoltosa, tuttavia, si dimostra la loro indicazione e valorizzazione nell’istanza di collaborazione volontaria, non adatta all’esatta rappresentazione delle loro peculiarità. L’avvocato Camilla Consorti è intervenuta, invece, sul rapporto tra disclosure ed obblighi antiriciclaggio. In assenza di un’espressa disciplina normativa, l’adempimento degli obblighi di cui al d.lgs. 2312/2007 è stato confermato dalla circolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 9 gennaio 2015. In essa viene precisato che nessuna segnalazione antiriciclaggio debba essere inoltrata da parte del professionista che sconsigli al contribuente la disclosure prima del conferimento di un mandato. In questo caso, infatti, il cittadino non può essere ancora qualificato come cliente. Tuttavia, la deroga all’osservanza dei doveri antiriciclaggio, non trova applicazione dopo il conferimento del mandato, posto che si esula da un procedimento di natura giudiziaria. Questa interpretazione è stata considerata dalla relatrice contradditoria sia rispetto alle implicazioni penali e tributarie della disclosure – il contribuente vuole evitare l’avvio di un procedimento giudiziario sia penale sia tributario – sia rispetto alle raccomandazioni GAFI, che ricomprendono nella deroga anche il procedimento amministrativo. Una conseguenza favorevole di quanto affermato dal Ministero, tuttavia, può essere individuata in capo agli intermediari finanziari: se il cliente non è tale in assenza di un rapporto professionale sottostante, cadono gli obblighi antiriciclaggio per l’intermediario cui venga confidata la presenza di attività estere non dichiarate e la volontà di regolarizzarle. aprile 2015 La Rivista - 21 «Nessuna misura monetaria potrà influire sull’export in misura tale da risolvere gli annosi problemi della nostra economia» Ne è convinto Fabrizio Macrì, Segretario generale della Camera di Commercio italiana per la Svizzera, al quale abbiamo posto alcune domande relative alle ricadute che, la recente decisione della Banca Nazionale Svizzera di abbandonare la soglia minima di cambio fra Franco ed Euro, potrebbe avere sull’economia italiana. Svalutazione dell’Euro: siamo veramente ad una svolta? In un paese come l’Italia in cui l’export è l’unica variabile economica positiva ed unico vero stimolo alla crescita del PIL, si rischia di sopravvalutare l’effetto positivo che la 22 - La Rivista aprile 2015 recente svalutazione dell’Euro sul Franco Svizzero potrà avere sulle nostre esportazioni e quindi sulla crescita. La recente decisione della Banca Nazionale Svizzera di uscire dal regime di sostegno all’Euro ha infatti determinato una svalutazione dell’Euro sul Franco Svizzero di circa il 15% in un contesto di indebolimento anche rispetto al Dollaro USA. Ci sono diverse ragioni per credere che questa svalutazione non abbia l’impatto sperato sulle nostre esportazioni; queste ragioni poggiano sull’assunto di fondo che, dopo anni di ristrutturazioni indotte dalla presenza di una moneta forte e stabile come l’Euro, l’industria esportatrice italiana abbia imparato ad operare senza aver bisogno di periodiche e miopi svalutazioni della moneta come avveniva ai tempi della lira. Altri tempi e l’Italia non è più quella degli anni `80. Infatti. Gli analisti italiani ed europei che prevedono che questa svalutazione potrebbe generare un balzo in avanti per l’economia italiana ragionano ancora con schemi precedenti all’introduzione dell’Euro. Ragionano con gli occhi di un tempo in cui la debole economia italiana recuperava costantemente la propria competitività sui più “virtuosi” concorrenti franco-tedeschi, svalutando la propria debole moneta e scopando la polvere sotto il tappeto. Non fanno i conti con i cambiamenti dra- stici che l’introduzione dell’Euro ha imposto sull’industria esportatrice italiana; forse le riforme destinate a rendere il Sistema Italia più forte e competitivo non sono arrivate nella misura sperata, ma l’industria nostrana ha dimostrato una grande capacità di adattamento al nuovo regime di cambio forte e stabile, facendo un salto di qualità basato sugli “hard factors” della competitività: tecnologia e produttività. E l’export è cresciuto. Il valore dell’export italiano è passato dai 270 miliardi di Euro del 1998 (anno d’entrata dell’Italia in regime di cambio fisso) ai 470 del 2012: una crescita di 200 miliardi senza traccia di svalutazione alcuna. La quota dell’export italiano su quello globale è rimasta stabile al 2,8%, con una leggera crescita nel 2014 nonostante l’entrata aggressiva sul mercato di giganti come India, Cina e Corea o di concorrenti più vicini come la Spagna, che sono cresciuti soprattutto nei settori del Made in Italy tradizionale nei quali gli italiani una volta dominavano incontrastati (moda, arredamento e agroalimentare). Fondamentalmente l’Euro ha imposto una rivoluzione nella specializzazione settoriale dell’export italiano: nel 2012 l’export alimentare italiano era leggermente superiore all’8% del totale e sommato ad altri prodotti di consumo non raggiungeva il 33% del totale. Mentre i beni strumentali sommati ai prodotti dell’High-Tech avevano un valore superiore al 67%. Gli italiani insomma hanno imparato ad esportare in settori della media ed alta tecnologia ed insidiano più di ogni altro competitor internazionale le posizioni di leadership dei tedeschi in molti settori in cui gli effetti delle fluttuazioni del tasso di cambio non sono così rilevanti come in settori più tradizionali. I dati più recenti lo confermano. La crescita globale dell’export italiano a novembre 2014 è stata dell’8,4% con un bilancio positivo della bilancia commerciale di 3,5 miliardi di Euro. L’Italia insomma, ben prima della svalutazione appena intervenuta ha già dimostrato di essere un’economia con un bilancio strutturalmente positivo della propria bilancia commerciale, dotata della seconda industria d’Europa, nonostante i tratti di strutturale arretratezza del proprio apparato amministrativo e sociale che la accomunano ad altri paesi mediterranei. Quali sono le chiavi del successo italiano sui mercati internazionali? Se si analizzano i dati più nel dettaglio, all’incontrastata leadership mondiale nel campo dell’arredamento, della moda e dell’agroalimentare, settori nei quali i di- stretti sono tornati a giocare un ruolo centrale, come negli anni ’90, si aggiunge negli ultimi anni un forte progresso sul fronte delle macchine utensili. Particolarmente interessante è la posizione competitiva dell’Italia rispetto alla Germania. Nel settore delle machine utensili, l’Italia genera il terzo surplus commerciale al Mondo dopo Germania e Giappone, pari a 54 miliardi di Euro. Stando al trade performance index dell‘International Trade Center e dell’UNCTAD, la competitività italiana in questo settore è seconda solo a quella della Germania e superiore a quella svedese, belga, cinese, finlandese, svizzera e francese. In questo settore le esportazioni italiane sono superiori a quelle tedesche in 179 differenti tipi di prodotto, mentre tutti gli altri competitor, inclusa la Cina, superano la Germania sul fronte delle esportazioni in un numero inferiore di produzioni. Di quali produzioni stiamo parlando con esattezza? Macchine per la produzione e lavorazione di prodotti tessili, imballaggi, alimentari, plastiche e ceramiche, ma anche tecnologia legata all’estrazione di olio e gas sviluppatasi grazie agli investimenti dell’Eni ed al dinamismo delle tante PMI dell’indotto. Un’analisi geografica dell’industria europea colloca l’Italia saldamente al secondo posto in Europa tra le potenze manifatturiere. Se su 1300 province industriali europee, solo 53 possono essere considerate ad alta specializzazione, in termini di occupazione, valore aggiunto prodotto e proiezione internazionale, più della metà di queste si trovano in Germania o in Italia, mentre 6 delle prime 10 sono italiane e solo 4 tedesche. Inoltre delle 23 province europee che producono più di 3 miliardi di valore aggiunto, 9 sono italiane e 13 tedesche, mentre solo una si trova in Polonia. Le 9 province italiane producono 65 miliardi di valore aggiunto, più della Finlandia, il Portogallo e gli Stati Baltici messi insieme. Nel settore dell’automotive, in cui la Germania non teme rivali in Europa, la decisione di Volkswagen di aprire un ufficio acquisti a Torino, nel cuore dell’indotto FIAT, ci dice qualcosa su quanto venga considerata di valore la fornitura e la subfornitura italiana. dell’economia, non più di quanti ne darà all’economia tedesca o francese. Dato però che una gran parte dell’economia invece è non traded, non esposta alla concorrenza interna ed internazionale, protetta da ombrelli di privilegio pubblico e delle professioni, appesantita dall’arretratezza delle regioni del Sud e dalle mancate riforme del sistema fiscale e del mercato del lavoro, riteniamo che il Paese, non possa prescindere dall’affrontare problemi di natura strutturale. I tempi dell’Italia che ovviava temporaneamente ai suoi problemi svalutando la sua moneta ed esportando prodotti a basso valore aggiunto sono tramontati e nessuna misura monetaria potrà influire sull’export in misura tale da risolvere gli annosi problemi della nostra economia. La parte di economia italiana esposta alla concorrenza internazionale già primeggia nel mondo, senza bisogno di scorciatoie come la svalutazione della moneta e ogni politica economica che si proponga di tirare fuori il Pase dalle secche della stagnazione deve partire da questo assunto, rivolgendosi prevalentemente al resto dell’economia, anche se il pregiudizio è duro a morire. Perché allora l’Italia è in crisi? Se dunque l’Italia la sua sfida sul fronte dell’export la sta già vincendo, puntando su produttività e tecnologia ed emancipandosi dalla vecchia arma della svalutazione, è illusorio pensare che il recente indebolimento della valuta posso dare grandi impulsi all’export e quindi alla crescita complessiva aprile 2015 La Rivista - 23 Realizzate con noi dei viaggi per buon gustai ed amanti dell‘ arte! SARDEGNA CALABRIA Concerti di Primavera 2015 Biagio Antonacci in Concerto dall‘11 marzo al 29 giugno 2015 Sala Sassu Conservatorio - Chiesa S.Giacomo, Sassari La Stagione del Teatro di Sanluri dal 15 febbraio al 21 giugno 2015 Stagione „Aquario“, Teatro, Sanluri www.sardegnaeventi24.it Domenica 19 aprile 2015, Palagallo, Catanzaro Sagra del pesce spada dal 7 al 9 agosto, Scilla www.calabriaorizzonti.com PUGLIA Fiera Regionale dell‘Eccellenza dal 24 aprile al 03 maggio 2015, Centro Commerciale Conforama, Fasano Mercatino del baratto e dell‘usato Ogni prima domenica del mese fino al 06 dicembre 2015, Piazza Vittorio, Vernole www.brindisi.virgilio.it Piano di volo estate 2015 Destinazioni da / per Berna Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Brindisi Olbia Destinazioni da / per Zurigo Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Lamezia Terme Prenotate il vostro volo su www.helvetic.com /+41 (0)44 270 85 00. Cesare Cerrito, un italiano con la passione degli orologi di Michele Caracciolo di Brienza Proseguiamo la serie di ritratti d’italiani presenti nel mondo dell’orologeria in Svizzera. Nonostante l’orologeria sia in flessione e alcune marche siano scese da 100’000 a 80’000 pezzi all’anno, vi è ancora chi vuole rischiare in un settore che alla fin fine in Svizzera vale oltre 20 miliardi di CHF di ricavi correlati alle esportazioni. L’orologeria resta un pilastro fondamentale dell’industria svizzera e in alcune regioni ha un peso economico di primo piano. La marca Meccaniche Veloci ha da poco annunciato il cambio di gestione e i nuovi vertici aziendali. In concomitanza all’annuncio, la società ha presentato la collezione Corsacorta Evo. Cesare Cerrito è il Chairman della società che ha sede a Ginevra, ma dal DNA tutto italiano, alla quale faranno capo tutte le attività future della marca. Grande appassionato di orologi e di motori, con un’esperienza quasi ventennale nella finanza tra Londra, Milano e Ginevra, Cerrito ha colto l’opportunità: “Riprendo con passione tutte le attività di Meccaniche Veloci e le porto a Ginevra. La personalità della marca sarà ancora più svizzera, ma il cuore pulsante continuerà a essere italiano. È l’inizio di una nuova epoca per questa marca dalle enormi potenzialità. I prossimi dodici mesi saranno ricchi di novità, sulle quali fonderemo la strategia di lungo termine”. La ripresa di Meccaniche Veloci passa anche attraverso un nuovo Chief Executive Officer dall’esperienza assoluta nell’industria degli orologi: un altro italiano, Riccardo Monfardino, ex direttore commerciale di Franck Muller, dove ha lavorato per oltre quindici anni, ora è il responsabile di tutta la strategia di distribuzione di MV nel mondo. “Meccaniche Veloci è pronta per nuove sfide - ha dichiarato Monfardino - Una delle prime azioni del- la nuova gestione - continua il manager italiano - è quella di consolidare i mercati asiatici, dove la marca è forte, e di sviluppare la rete di vendita in quei mercati dove oggi non siamo presenti”. La marca punta a ritrovare spazio in quei luoghi di grande afflusso turistico come Piazza San Marco a Venezia. Gli italiani hanno le corse nel sangue. L’abbinamento tra gli orologi e i motori è una tendenza ormai classica nell’orologeria mondiale. Le realtà italiane con le quali Meccaniche Veloci ha un’affinità elettiva sono moltissime. Accordi straordinari in questo senso fanno parte della storia della marca: Brembo, Dell’Orto, Spada vetture sport e Suomy che produce caschi per motociclisti. Il cobranding con Suomy prevede che il quadrante di alcuni modelli di orologi MV riprenda la grafica di alcuni modelli di caschi. In Giappone questa combinazione è molto apprezzata. Grazie alla Brembo, invece, MV ha potuto inserire nei propri pezzi i materiali di altissima tecnologia dell’azienda di Bergamo, leader mondiale nei sistemi frenanti per automobili. Le casse di alcuni modelli sono in carboceramica e riprese direttamente da un disco frenante della Brembo. In occasione di Baselworld 2015, salone internazionale dell’orologeria, MV ha presentato la collezione Corsacorta Evo in versione solo tempo, senza cioè alcuna complicazione da cronografo. La denominazione del nuovo modello s’ispira a una particolare tipologia di motore, dove la corsa dei pistoni è più corta rispetto all’alesaggio (diametro) del cilindro, al fine di sviluppare maggiore potenza agli alti regimi: una peculiarità dei motori con performance sportive di alto livello, e un dettaglio che non sfuggirà agli appassionati del mondo della velocità. Il tratto stilistico che lo distingue dagli iconici Quattro Valvole e Due Valvole è il particolare attacco del cinturino realizzato tramite delle anse in contrasto cromatico, che abbracciano la cassa, la quale diviene più sottile pur mantenendo il richiamo delle fasce elastiche tipiche del pistone. Completa l’operazione di re-design la proposta del cinturino in versione tessuto con cuciture a contrasto. Il più noto modello di Meccaniche Veloci è il Quattro Valvole appunto, conosciuto in tutto il mondo per il richiamo alla sezione di un pistone di un motore. La marca Meccaniche Veloci si prepara a una nuova fase ricca di sfide che saprà affrontare e vincere con lo spirito forte e grintoso che l’ha sempre contraddistinta. La nuova società ginevrina è in realtà un’officina creativa italiana che ha saputo unire l’ingegneria motoristica con l’alta orologeria. Informazioni: www.meccanicheveloci.com aprile 2015 La Rivista - 25 Donne in carriera: Maria Grazia Santini Fondamentale è il carisma di Ingeborg Wedel A capo della sicurezza dei tre aeroporti lombardi: Orio al Serio – Malpensa e Linate, troviamo rispettivamente Maria Grazia Santini, Giuseppina Petecca e Antonella Rossini : anche questo incarico di grande responsabilità, abilità e costanza si è tinto di rosa! Per la nostra intervista con una donna in carriera abbiamo scelto Maria Grazia Santini che, inizialmente, ci illustra con parole sue il percorso professionale che l’ha portata a diventare dirigente dell’Ufficio Polizia di Frontiera aerea a Orio al Serio. Dopo il conseguimento della Laurea in Giurisprudenza (con 110 e lode alla Cattolica di Milano) ho scelto un’attività professionale con risvolti nel “sociale” partecipando a concorsi pubblici per: magistrato, poliziotto e consigliere parlamentare superando, per ciascuno, gli esami scritti ma optando, infine, per la carriera nella Polizia di Stato, ove sono entrata dopo un corso di nove mesi – alla Scuola di Polizia di Roma – con la qualifica di Vice Commissario. Sono stata assegnata alla Questura di Milano ove ho ricoperto tutti gli incarichi previsti: “Sono nata in Toscana, nella Maremma, a Grosseto e all’età di 15 anni mi sono trasferita a Milano per studio e lavoro ove mi sono sposata e laureata. Sono divorziata da 21 anni , attualmente, convivente. Ho una figlia di 19 anni, di nome Federica, studentessa in Medicina all’estero. Durante il corso di laurea, quale studentessa/ lavoratrice, prestavo attività in Milano, presso studi di avvocati specializzati in diritto penale e del lavoro. ufficio di gabinetto, amministrativa, commissariato, Digos sino alla possibilità di svolgere attività di polizia giudiziaria “in missione” attraverso altri Uffici del Territorio Nazionale: Servizio Centrale Operativo (S.C.O.) e CRIMINALPOL (Sicilia/Umbria) per le indagini sulle stragi di “Falcone/Borsellino” nonché degli omicidi del cosiddetto “Mostro di Foligno”. Per una migliore risposta investigativa, in questa fase dell’attività professionale, ho ritenuto opportuno specializzarmi in “Crimi- 26 - La Rivista aprile 2015 nologia Clinica” presso l’Università Statale di Milano, Facoltà di Medicina, Istituto di Medicina Legale, Cattedra di Antropologia Criminale, qualifica risultata utilissima nelle indagini intraprese per i risultati ottenuti. La percezione che, dopo l’11 Settembre 2001, la tutela della sicurezza pubblica fosse da focalizzare sul terrorismo internazionale e gli aeroporti, mi ha determinato ad intraprendere un nuovo cammino professionale in questo campo, in cui ritenevo – per l’esperienza pregressa acquisita – di poter dare un costruttivo contributo. Dal 1996 ho iniziato ad acquisire, per studio e molta pratica, un diverso know-how, molto particolare, tipico ed istituzionale degli Uffici di Polizia di Frontiera Aerea: le specialità della frontiera e della security aeroportuale, quali organismi dipendenti e decentrati della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, Servizio Polizia delle Frontiere e degli Stranieri, presso gli scali aerei di Linate Milano (in qualità di Vice Dirigente) e Orio al Serio Bergamo (come Dirigente) nonché di responsabile del Coordinamento della Security Aeroportuale e della Polizia Giudiziaria presso la 2^ Zona Regionale (Compartimento) della Polizia di Frontiera per la Lombardia (Linate (Mi), Malpensa (Va) Orio al Serio (Bg) e Montichiari (Bs)). Nel corso dell’attività specialistica di Frontiera ho svolto indagini di polizia giudiziaria dell’immigrazione (dal contrasto all’immigrazione clandestina al traffico di esseri umani) e della sicurezza aeroportuale (dalla security (armi e terrorismo) alla safety (crash aerei). L’organizzazione della Polizia di Stato è dal 1984 (sono passati 30 anni) una struttura civile (benché ad organizzazione gerarchica: i gradi sono nella forma equivalenti a quelli militari ma sono nominati in maniera diversa: tenente/vice commissario, capitano/ commissario, maggiore/comm.rio capo, tenente colonnello/vice questore aggiunto, colonnello/1^ dirigente) in cui l’accesso alle donne ha precorso ogni altra struttura delle Forze di Polizia (Carabinieri e Guardia di Finanza sono ancora organismi militari e per questo l’ac- cesso al sesso femminile è più limitato nei numeri e nei gradi) permettendone l’equiparazione all’altro sesso sin dall’emanazione della norma. Ciò non ha significato che, nell’immediato, le posizioni fossero equivalenti, ma, sin da quella data, è stato possibile alla donna – con le medesime opportunità – accedere a qualunque posizione lavorativa (dall’agente al funzionario), previo concorso e scuola di specializzazione. Ciò ha permesso, nel corso degli anni una maggiore facilità d’ingresso alle donne “nei ranghi” della struttura lavorativa”. Finita la presentazione Maria Grazia ha poi risposto alle nostre domande, integrandole con le sue esaurenti risposte. Nel suo percorso professionale, si è sentita in qualche modo discriminata in quanto donna? Allo stato attuale, dopo il percorso trentennale, una donna può impiegare lo stesso tempo di un uomo per farsi apprezzare come manager dipende ovviamente “come per un uomo” dal suo impegno, capacità, professionalità, carisma, intraprendenza … insomma, tutte quelle caratteristiche che si richiedono ad un “leader”. Non è difficile comprendere che per la donna che abbia anche l’intenzione di costruire una famiglia, sarà necessario – a differenza di un uomo – profondere maggiori energie, nelle fasi più delicate della maternità, per mantenere costante la qualità professionale. La struttura gerarchica comporta discriminazione di genere? Il mondo della Polizia di Stato è composto da uomini e donne, anche se non nella stessa misura. Le modalità di approccio verso il “dipendente” o il “sottoposto” sono mutevoli, a secondo del tipo di attività svolte. Il manager deve essere “multitasking” e saper cogliere in ciascun collaboratore le attitudini e le capacità necessarie alla finalità richiesta, richiedendone la giusta performance per il miglior risultato e sapendo trovare, a questo scopo, le opportune gratificazioni per ciascuno di essi. Nel mio mondo, le difficoltà di gestione possono presentarsi – allo stesso modo - per dipendenti di entrambi i sessi, in considerazione che ogni funzione e grado può essere ricoperta sia da uomini che da donne: un criterio di base per la scelta lavorativa è che, in genere, l’operatore di sesso maschile ha una maggiore attitudine ai servizi operativi mentre quello femminile è meglio inserito nei gangli delle attività analitiche e metodologiche. L’aderenza a ciò permette di superare le difficoltà pratiche e le diffidenza del mondo reale verso il “capo della struttura lavorativa”. Quali ostacoli ha dovuto superare? Gli ostacoli di una donna manager sono gli stessi di un collega dell’altro sesso, soprat- tutto, a livello apicale. Io sono un colonnello, un primo dirigente. Vi sono, tuttavia, ancora dei residui “sessisti” in un campo della Polizia di Stato, il cui accesso è precluso alle donne “dirigenti”: i Reparti Mobili, organizzazioni mobili della Polizia di Stato movimentate a seconda delle esigenze di Ordine Pubblico sul territorio (stadio, manifestazioni pubbliche, etc). La preclusione (alla direzione dei Reparti Mobili) in ogni caso, appare in contraddizione con l’impiego delle donne (sia come agenti che come funzionari) “in ordine pubblico” . Credo sia un retaggio di un vecchio concetto di Polizia che le generazioni femminili future sapranno superare. Dal suo ruolo le derivano privilegi? Di privilegi strictu senso non parlerei. Vi sono delle posizioni di interesse legittimo riconosciute dalla legge alla donna in maternità o come madre, che sono riconosciute nella sua interezza alla donne (e, ora, anche agli uomini). Le donne sono più intuitive degli uomini? Sulla base dell’esperienza lavorativa trascorsa posso affermare che l’intuizione non è una prerogativa solo femminile. Semmai, nel mio lavoro, la donna dimostra una maggiore capacità di equilibrio tra la sfera emotiva e quella decisionale. Che peso ha, se ce l’ha, la seduzione? Non parlerei di seduzione ma di carisma. Un leader deve possedere, anche se allo stadio minimale, una capacità di influenza. Deve avere capacità di trascinamento e per fare questo deve riuscire a divenire il simbolo in cui il gruppo si riconosce: stima, condivisione e coinvolgimento sono necessari per il raggiungimento dell’obiettivo, che proprio perché espresso in quei termini dal leader diviene scopo comune e facilmente raggiungibile. Il carisma è fondamentale. Qual è la maggiore soddisfazione per una donna manager? Non saprei rispondere per le altre. Ognuno, presumo, è gratificabile secondo criteri e principi diversi. Io posso solo raccontare di aver provato una certa soddisfazione quando al termine di una complessa attività investigativa (tratta di esseri umani minori) realizzata anche unitamente alla Polizia di Tokio, con la quale avevo avuto soltanto contatti “documentali”, nella fase finale in Italia. Il Responsabile (che mai avevo incontrato) mi fece pervenire, come presente, un paio di gemelli per camicia che confermò anche quando seppe che si trattava di una donna. Quali hobby riesce a coltivare? Sempre più raramente per i troppi impegni di lavoro, riguardano l’atletica leggera, la visita a mostre d’arte, l’ascolto di buona musica e la lettura. Si chiude qui la nostra intervista, in coda alla quale segnaliamo gli interventi effettuati ad Orio al serio, anche in vista dell’EXPO 2015. Infatti ,l’aeroporto ha ora una nuova zona ARRIVI di ben 10.000 mq, allestito con personale supplementare, la cui formazione è stata effettuata con fondi europei, tra cui molto importante i corsi di lingua inglese. Infatti, durante il periodo dell’Expo – solo per l’aeroporto di Orio – sono previsti punte di 60mila passeggeri al giorno. Un lavoro impegnativo attende la nostra donna in carriera. aprile 2015 La Rivista - 27 Burocratiche di Manuela Cipollone Riforma del Lavoro Responsabilità civile dei magistrati Legge antiterrorismo I decreti attuativi del Jobs Act, la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati e quella sull’antiterrorismo. Non si può certo dire che non fossero attesi i provvedimenti pubblicati in Gazzetta Ufficiale nell’ultimo mese. Sono entrati in vigore all’inizio di marzo i decreti attuativi del Jobs Act, cioè la riforma del lavoro del Governo Renzi. I decreti definiscono il Contratto a tutele crescenti che si applicherà soltanto ai nuovi assunti, per i quali stabilisce una nuova disciplina dei licenziamenti individuali e collettivi. Viene introdotta la Naspi, nuova assicurazione sociale per l’impiego, di cui potrà beneficiare il lavoratore dipendente che perderà il lavoro dopo il 1° maggio 2015. L’ammontare dell’indennità è commisurato alla retribuzione e non può eccedere i 1.300 euro. Solo per il 2015, invece, viene introdotto in via sperimentale l’Asdi, cioè assegno di disoccupazione che verrà riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trovi in condizioni di particolare necessità. Per i co.co.co (collaboratori coordinati e continuativi, iscritti alla Gestione separata INPS) che perdono il lavoro c’è la l’indennità di disoccupazione Dis-Col (Disoccupazione per i collaboratori). Presuppone tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell’anno precedente al momento in cui si è perso il lavoro. Anche in questo caso, il suo importo è rapportato al reddito e diminuisce del 3% a partire dal quarto mese di erogazione. Riordino delle tipologie contrattuali Il decreto, poi, riordina le tipologie contrattuali, eliminando i contratti di collaborazione a progetto per i nuovi assunti. A partire dal 1° gennaio 2016 a tutti i co.co.co ancora in essere si applicheranno le norme del lavoro subordinato, con alcune eccezioni (collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni). Vengono superati i contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro ed il job sharing, mentre vengono confermati i contratti a tempo determinato; di somministrazione; quello a chiamata, il lavoro accessorio (voucher), l’apprendistato e il contratto part-time. Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro Con le “Disposizioni in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, invece, si vuole sostenere chi deve prendersi cura di parenti malati e tutelare la maternità delle lavoratrici. Il decreto contiene anche disposizioni sul telelavoro - prevedendo benefici per i privati che vi facciano ricorso 28 - La Rivista aprile 2015 per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti – e introduce il congedo per le donne vittime di violenza di genere ed inserite in percorsi di protezione debitamente certificati, che potranno astenersi dal lavoro, per un massimo di tre mesi, per motivi legati a tali percorsi, avendo garantita l’intera retribuzione, la maturazione delle ferie e degli altri istituti connessi. Molto dibattuto il tema-giustizia, su cui il mese scorso è intervenuto anche il Presidente Mattarella. La nuova legge - Disciplina della responsabilità civile dei magistrati – in vigore dal 19 marzo scorso, riforma la legge Vassalli, datata 1988, per cui l’Italia era incappata in una condanna della Corte di Giustizia europea nel 2011. Clausola di salvaguardia La nuova legge punisce il giudice che provoca un danno patrimoniale e non patrimoniale con “dolo” o “colpa grave” nell’esercizio delle sue funzioni, ovvero di un “diniego di giustizia”, “il rifiuto, l’omissione o il ritardo del magistrato nel compimento di atti del suo ufficio quando, trascorso il termine di legge per il compimento dell’atto, la parte ha presentato istanza per ottenere il provvedimento e sono decorsi inutilmente, senza giustificato motivo, trenta giorni dalla data di deposito in cancelleria. Se il termine non è previsto, debbono in ogni caso decorrere inutilmente trenta giorni dalla data del deposito in cancelleria dell’istanza volta ad ottenere il provvedimento”. Altra importante novità riguarda la clausola di salvaguardia: con essa si punisce il magistrato che, durante l’attività di interpretazione di norme di diritto e di valutazione del fatto e delle prove, agisce con dolo o colpa grave oppure se viola la legge e il diritto dell’Unione Europea. Rimanendo in tema-giustizia, è entrato in vigore a fine marzo la legge che esclude la concessione di benefici penitenziari ai condannati per il reato di scambio elettorale. Con le nuove disposizioni, il condannato per voto di scambio non potrà più accedere al lavoro esterno, ai permessi premio e alle misure alternative (affidamento in prova, detenzione domiciliare e semilibertà). Facilitare il lavoro di intelligence delle forze di polizia La legge antiterrorismo aggiorna le misure di prevenzione e contrasto del terrorismo e introduce un nuovo reato che punisce con la reclusione da tre a sei anni chi “organizza, finanzia e propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche”; prevede la punibilità di chi viene “reclutato con finalità di terrorismo anche fuori dai casi di partecipazione ad associazioni criminali operanti con le medesime finalità” e di chi si “auto-addestra” alle tecniche terroristiche. Sul piano degli strumenti di prevenzione, la legge prevede la possibilità di applicare la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ai potenziali “foreign fighters”; di ritirare il passaporto agli indiziati di terrorismo. Le nuove norme, inoltre, aggravano le pene stabilite per i delitti di apologia e di istigazione al terrorismo commessi attraverso internet; consentono all’Autorità Giudiziaria di ordinare agli internet provider di inibire l’accesso ai siti utilizzati per commettere reati con finalità di terrorismo, compresi in un elenco che deve essere costantemente aggiornato dal Servizio Polizia Postale e delle Telecomunicazioni della Polizia di Stato; allargano le maglie del diritto alla privacy in vari modi e gradi così da facilitare il lavoro di intelligence delle forze di polizia, attribuendo, infine, al Procuratore Nazionale Antimafia il compito di coordinare, su scala nazionale, le indagini relative a procedimenti penali e di prevenzione in materia di terrorismo. Cambio della guardia alla segreteria generale del Quirinale Tra gli accordi internazionali entrati in vigore quelli con lo Stato di Jersey, il Baliato di Guernsey e il Governo dell’Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale; con l’Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori; con la Bosnia nel campo della cultura e dell’istruzione e dello sport. Due le intese con il Brasile: la prima per lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo; l’altra – molto attesa - sul trasferimento delle persone condannate. Segnaliamo infine un altro cambio della guardia al Quirinale dove, dopo nove anni, Donato Marra ha lasciato la segreteria generale della Presidenza della Repubblica ora occupata, per volere del Presidente Mattarella, da Ugo Zampetti. aprile 2015 La Rivista - 29 Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio con la collaborazione di Paola Fuso La scelta di eliminare il tasso di cambio minimo CHF vs Euro: scenari possibili Alla notizia che la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha deciso di non mantenere il suo “cap” di S.FR a 1,20 sull’euro è seguito un fiume di commenti sia di natura politica sia di natura economica. Le motivazioni della decisione di eliminare la soglia minima di cambio (introdotta nel 2011 per aiutare il franco a far fronte al deprezzamento dell’euro in conseguenza della crisi economica e finanziaria globale) sono state quanto mai diverse. In prima battuta la BNS ha riferito del deprezzamento del franco sul dollaro notato nelle settimane precedenti tale decisione e del conseguente calo dei timori di importare la deflazione. In realtà, sin dalla sua introduzione, questa soglia di cambio è stata – a parere di molti – un fattore destabilizzante per l’economia immobiliare elvetica: ha impedito l’uso dei tassi di interesse per limitare l’aumento dei prezzi in questo campo di attività, necessario soprattutto per evitare il rischio di una crisi bancaria in Svizzera. Non manca chi ritiene che la scelta della BNS avrà delle conseguenze negative nella misura in cui aumenta i rischi nel mercato ipotecario per gli immobili residenziali e spinge persone e istituzioni ad assumersi dei rischi incalcolabili acquistando diversi prodotti finanziari con la speranza di ricavarne dei rendimenti altrimenti irrealizzabili, dato che i tassi di interesse sui risparmi depositati nelle banche in Svizzera sono vicini a zero. Questa serie di comportamenti potrebbe comportare un aumento dell’instabilità finanziaria nell’insieme dell’economia elvetica. Sin d’ora le PMI, a cominciare da quelle orientate all’esportazione nei paesi limitrofi alla Svizzera, sono in una situazione di grande incertezza per quanto riguarda i loro sbocchi e dunque i progetti di investimento per i prossimi mesi. Questo perché, fino a pochi giorni prima dell’annuncio da parte della BNS dell’eliminazione del tasso di cambio minimo, per queste società detta soglia di cambio era il pilastro principale della loro politica monetaria. Passando ad un livello di analisi più approfondito, forse il problema non riguarda solo le dimensioni delle società, ma anche la tipologia di prodotti: l’economia svizzera è molto diversificata, sia in termini di ciò che produce - con prodotti che spaziano dal farmaceutico all’alimentare, agli orologi ed alla meccanica - sia in termini di mercati di esportazione. Anche in tal caso è indubbio che alcuni settori saranno colpiti più duramente e ciò dipenderà anche dalla natura del mercato in cui operano: più il mercato è di nicchia, più ci sarà la possibilità ad evitare ripercussioni negative. A risentirne saranno maggiormente l’industria di esportazione, il settore turistico e le attività commerciali soprattutto nelle regioni di frontiera per il turismo degli acquisti. La situazione potrebbe diventare difficile, se la discesa dell’euro dovesse accentuarsi. La Svizzera sarebbe in tal caso destinata a sperimentare un periodo di stagnazione economica e di deflazione (ossia di discesa dei prezzi), al pari dei Paesi che la circondano. Secondo gli esperti, altro problema è dettato dalle decine di miliardi di franchi stampati dalla BNS negli scorsi mesi ancora in circolazione e che non sarà facile riassorbire (un loro riacquisto da parte della BNS farebbe impennare il franco). Da un punto di vista “interno” – ossia per chi vive in Svizzera – il divorzio dall’euro, seppur costoso, era inevitabile. Pur ammettendo la necessità di smaltire le conseguenze della politica di cambio degli ultimi anni, appare evidente la soddisfazione per aver preso le distanze da un’area economica ancora in forte crisi. Per quanto riguarda il mercato italiano lo sganciamento del franco dall’euro può essere visto in maniera positiva: aumenta il potere d’acquisto dei residenti in Svizzera quando si trovano in Italia, inducendoli a spendere maggiormente sia per i beni di consumo di ogni genere sia nel mercato immobiliare italiano. Se a questi fenomeni aggiungiamo le importazioni di prodotti italiani per le famiglie o per le imprese situate in Svizzera, come pure i servizi turistici consumati in Italia dai residenti svizzeri, lo sganciamento del franco dall’euro avrà in definitiva diversi effetti positivi per l’economia italiana. Se ciò si avverasse, la ripresa economica in Italia avrà delle conseguenze favorevoli anche in Ticino e nel resto della Svizzera, dimostrando che due nazioni confinanti, oltretutto con una lingua comune, tendono generalmente ad avere maggiori relazioni economiche e finanziarie tra loro, rispetto a paesi più distanti geograficamente e culturalmente. [email protected] [email protected] 30 - La Rivista aprile 2015 Angolo Fiscale di Tiziana Marenco La fata morgana della Revisione della Convenzione sulla Doppia Imposizione tra la Svizzera e l’Italia Il 23 febbraio u.s. è stato firmato a Milano un Protocollo di modifica alla Convenzione tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica Italiana in materia di doppia imposizione fiscale del 9 marzo 1976 (CDI CH-IT), il cui ultimo emendamento datava del lontano 28 aprile 1978. In termini di fiscalità internazionale il lasso di tempo 1978-2015 non costituisce decenni, ma ere. Tra tutte le convenzioni in materia di doppia imposizione stipulate dalla Svizzera con i paesi europei più avanzati, quella con l’Italia è l’unica a non aver mai conosciuto veri progressi negli ultimi 30 anni, con il risultato che gli investimenti tra i nostri due paesi, se sono da fare, si fanno per vie traverse, cioè attraverso una centrale intermedia in un paese solitamente europeo al di fuori dell’Italia. Le concause di quello che oseremmo definire un vero e proprio disastro in termini di cultura fiscale sono molteplici, ma una menzione speciale meritano in questo contesto le black lists italiane atte al disconoscimento di alcuni benefici fiscali per movimenti di persone o transazioni dalla o per la Svizzera, i tassi antidiluviani di imposizione alla fonte di dividendi (fortunatamente bypassati dalla Direttiva Europea Madre-Figlia che nei confronti dell’Italia potrebbe fare le veci della CDI CH-IT) e di interessi, l’imposizione dei frontalieri, le disposizioni anti-abuso e la disposizione sullo scambio di informazioni, unica disposizione quest’ultima per la quale il desiderio di modernizzazione chiaramente proviene dall’Italia. I più si stupiranno nell’apprendere che i tassi delle imposte alla fonte vigenti tra Svizzera e Italia sono meno favorevoli o al più uguali a quelli negoziati per esempio tra la Svizzera e il Kuwait, la Costa d’Avorio, l’Egitto, l’Ecuador, il Cile o il Perù! Visto in quest’ottica un po’ più globale, il Protocollo firmato il 23 febbraio u.s. è un passo da formichina. L’unico emendamento negoziato è infatti la modifica dell’articolo sullo scambio di informazioni. Lo stesso prevede non solo l’introduzione dello standard dello scambio di informazioni rilevanti per l’imposizione di un contribuente su domanda dell’altro stato, standard che sta peraltro per esser superato dallo scambio automatico al quale la Svizzera aderirà a partire dal 2018 per dati raccolti nel 2017, ma anche la possibilità di domande raggruppate per fatti insorti a partire dal 23 febbraio 2015. Fin qui nulla di veramente nuovo, tant’è vero che anche la comunicazione ufficiale del Dipartimento delle Finanze svizzero con il relativo testo del Protocollo che sarà presentato al Parlamento svizzero per approvazione sono redatti come al solito nella lingua ufficiale comune dei due Stati contraenti, l’italiano, con traduzioni nelle altre lingue ufficiali svizzere. Dietro al documento ufficiale spunta però sul sito del Dipartimento delle Finanze anche un documento in inglese (sic!): una prima assoluta nei rapporti tra i due Stati. Tale “Roadmap on the Way Forward in Fiscal and Financial Issues”, pure firmata dai due Stati il 23 febbraio u.s. a Milano, definisce il processo di modifica della CDI CH-IT in toto come segue: 1. L’Italia e la Svizzera si accordano di aderire al principio dello scambio automatico di informazioni secondo i principi elaborati e adottati dall’OCSE. Fin qui nulla di nuovo. 2. Regolarizzazione del passato e scambio di informazioni su domanda nel periodo di transizione: gli Stati si dichiarano d’accordo di firmare entro 60 giorni dall’entrata in vigore del programma di voluntary disclosure italiano un Protocollo di emendamento della Convenzione italo-svizzera che preveda in particolare lo scambio di informazioni su domanda per fatti potenzialmente rilevanti e riconoscono in particolare la possibilità di domande raggruppate, ammettendo con riferimento al commentario OCSE che una domanda raggruppata giustificata è data allorquando uno stato chiede informazioni riguardanti contribuenti residenti in uno Stato che hanno chiuso o sostanzialmente prosciugato i conti bancari esistenti nell’altro Stato in una data posteriore alla firma del Protocollo. Lo stesso vale per quei contribuenti che alla domanda di istituti finanziari a sapere se gli averi depositati erano regolarmente dichiarati non hanno dato risposta o hanno dato risposta negativa. Gli Stati si metteranno d’accordo sull’handling di tali domande raggruppate. Per la verità non esiste alcun commentario OCSE che concretizzi come sopra esposto la domanda raggruppata giustificata. Più si legge e più si ha l’impressione che la “Roadmap” sia stata scritta dall’OCSE o da Bruxelles, per questo in lingua inglese, e non certo su domanda della Svizzera. Dal punto di vista puramente giuridico è legittimo chiedersi anche per chi mai sarà vincolante questa interpretazione, dato che non è inclusa negli atti che saranno trasmessi al Parlamento per approvazione. E ciò a differenza di tante altre modifiche che furono esplicitamente integrate nel testo del Protocollo da ratificare. Ricordiamo tuttavia che in ambito di Convenzioni la concessione di un trattamento preferenziale non è permessa o comunque fa sì che altri Stati possano immediatamente domandare la modifica analoga della loro Convenzione (cosa che pacificamente ci attenderemmo anche in questo caso). Oltre all’aspetto formale, inutile soffermarsi su un problema che al più tardi nel 2018 verrà definitivamente risolto con lo scambio automatico di informazioni. 3. Sotto il titolo informale “Convenzione sulla doppia imposizione – other issues” la Roadmap prevede che in un secondo tempo sia negoziato un secondo Protocollo. A questo proposito le parti “avranno come scopo di trovare un’intesa” sui seguenti punti (e finalmente si arriva al nocciolo): – Riduzione del tasso residuo di imposta alla fonte per dividendi ed interessi; – Questione della residenza fiscale per casse pensioni per contributi obbligatori; – Adattamento della disposizione anti-abuso; – Inclusione di una disposizione arbitrale. Cosa mai si intenderà, dopo 30 anni e una modifica minore all’articolo sullo scambio di informazioni, per “in un secondo tempo”? Considerato il passo fatto e quanto resta da fare - da parte di entrambi gli Stati (con la benedizione dell’OCSE) - la revisione della CDI CH-IT assomiglia sempre più ad una fata morgana, anche dopo il Protocollo del 23 febbraio 2015. (continua) [email protected] aprile 2015 La Rivista - 31 Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan La procura, in particolare la procura bancaria post mortem Il diritto svizzero distingue e ammette vari tipi di procure (spesso chiamate “delega”): (i) la procura “normale”, valida fino al momento della morte del mandante o intestatario di un conto bancario; (ii) la procura valida anche oltre la morte del mandante o intestatario di un conto bancario; (iii) la procura “post mortem”, valida soltanto dal momento della morte del mandante o intestatario di un conto bancario; (iv) la procura valida anche oltre la morte del procuratore o mandatario. Le prime due sono ampiamente utilizzate, mentre le altre due sono molto rare. Per quanto riguarda la forma della procura, di regola non vi è nessun obbligo. Onde avere una prova certa, la procura scritta ovviamente è preferibile, in particolar modo se la procura deve essere valida anche oltre la morte del mandante e/o del procuratore. Le banche richiedono il deposito sia della procura scritta con la firma originale dell’intestatario del conto, autenticata dalla banca al momento dell’apertura del conto, sia della firma originale del procuratore (il cosiddetto “specimen”), autenticata dalla banca al momento del suo deposito. Per quanto riguarda la procura “post mortem”, a seconda del contenuto, eventualmente si rende necessaria la forma del testamento (testamento olografo o atto pubblico) o del contratto di successione (atto pubblico). Il procuratore deve attenersi alle istruzioni ricevute dal mandante o intestatario del conto per iscritto o anche solo oralmente, salvo in caso esse non siano conformi con la legge. Il mandante o intestatario del conto ha il diritto di revocare la procura in qualsiasi momento. Per le procure che hanno validità oltre la morte del mandante o intestatario del conto o soltanto da quel momento in poi, il procuratore dal momento della morte del mandante o intestatario del conto deve agire nell’interesse degli eredi. Il procuratore deve preoccuparsi di ottenere le istruzioni dagli eredi o dall’esecutore testamentario(se ve n’è uno). Essi hanno il diritto di contravvenire le istruzioni date dal mandante o intestatario del conto, ad eccezione delle sue predisposizioni testamentarie fatte nella forma corretta e in rispetto della legge (in particolare della legittima di ciascun erede). Gli eredi o l’esecutore testamentario hanno il diritto di revocare (o dare) una procura in qualsiasi momento. Di regola, gli eredi devono essere unanimi nel dare istruzioni e nel revocare (o dare) una procura. Le banche di regola utilizzano moduli che prevedono in modo esplicito la validità della procura oltre la morte dell’intestatario del conto. Per contro, i loro moduli non prevedono una procura “post mortem”, perché i rischi di difetti di forma (eventuale necessità di testamento olografo o atto pubblico) e/o di abusi sono piuttosto alti. Quando riceve istruzioni del procuratore a eseguire certe operazioni, la banca deve accertarsi che siano conformi alla legge e nell’interesse di chi ha diritto alle somme depositate presso di lei, normalmente tutti gli eredi. La banca ha il dovere di analizzare la relazione che vi era tra il defunto intestatario del conto e il procuratore; se, quanto spesso e come il procuratore agiva prima e dopo la morte dell’intestatario del conto; se le istruzioni del procuratore sono in linea con le istruzioni del defunto prima della sua morte e quelle del procuratore prima e dopo la morte del defunto; se le istruzioni paiono regolari o irregolari (irregolari potrebbero essere, ad esempio, la chiusura del conto o il trasferimento di fondi in favore del procuratore stesso); se le istruzioni sono in linea con gli interessi, conosciuti o presunti, di tutti gli eredi del defunto; se l’operazione riguarda una somma cospicua o comunque una parte importante dei fondi depositati presso la banca; se lo scopo dell’operazione è trasparente e plausibile (ad esempio, il pagamento delle spese funerarie); ecc. Laddove la banca riconosce, crede o deve riconoscere che le istruzioni date dal procuratore sono contro gli interessi di tutti o almeno alcuni eredi del defunto, può e deve rifiutare l’operazione oppure deve revocare un’operazione già eseguita, se ciò fosse ancora possibile, e deve ottenere ragguagli e le necessarie istruzioni da parte degli eredi o dell’esecutore testamentario (se ve n’è uno). La banca che esegue operazioni richieste dal procuratore in mala fede o che, anche se in buona fede, non ha adempiuto i propri obblighi di diligenza, è responsabile nei confronti degli eredi e risponde di eventuali danni causati. [email protected] aprile 2015 La Rivista - 33 Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi Guardiamo un attimo la “voluntary disclosure” L’uscita, in data 13 Marzo 2015, della circolare (N.10/E del 2015) sulla cd Voluntary disclosure ci spinge a formulare qualche considerazione al riguardo di una materia certamente ostica ma importante. In primis diciamo che la problematica nasce dal principio della tassazione “world – wide” del soggetto residente, in quanto è solo questo tipo di soggetto che può ovviamente nascondere un reddito di capitale prodotto all’estero alla tassazione italiana. Di conseguenza il soggetto non residente in linea di principio non viene interessato dalla problematica (anche se resta da valutare la situazione del soggetto che diviene oggi non residente ed ha nascosto fino a ieri) e per lui il problema è ovviamente inferiore. In ogni caso la Circolare stabilisce quanto segue “ … per aderire alla presente procedura non è necessario che il soggetto interessato sia fiscalmente residente nel territorio dello Stato al momento della presentazione della richiesta di accesso alla procedura, ma è sufficiente che questi fosse fiscalmente residente in Italia in almeno uno dei periodi d’imposta per i quali è attivabile la procedura …”. Insomma diciamo che chi ha barato in anni anteriori può mettersi a posto e che questa procedura non gli è preclusa1. I punti essenziali La Circolare Ministeriale è chiara nel dire che la norma “ …risponde alla necessità di promuovere, attraverso l’adozione di una procedura straordinaria, la collaborazione volontaria del contribuente per consentirgli di riparare alle infedeltà dichiarative passate e porre le basi per un futuro rapporto col Fisco basato sulla reciproca fiducia …”. In buona sostanza siamo di fronte ad un ravvedimento operoso (non esiste altra parola per definire la collaborazione volontaria) del contribuente che deve aver posto in essere delle infedeltà nella dichiarazione dei redditi. La normativa, dice sempre la Circolare, “…escludendo l’anonimato ed essendo informata ai princìpi della spontaneità, della completezza e della veridicità, contiene misure effettivamente strumentali alla futura compliance da parte di coloro ai quali è destinata …”. A questo punto scatta la prima affermazione che da tempo abbiamo portato su questa rivista e che oggi viene esplicitamente fatta propria dalla Amministrazione Finanziaria ovvero che “ … in primo luogo, infatti, nel futuro prossimo la lotta alla “fuga dalle imposte nazionali” assumerà un carattere strategico e lo scambio di informazioni fiscali costituirà il mezzo determinante per combatterla …” dove la parola magica consiste nel termine “scambio di informazioni” ovvero nel fatto che anche la Amministrazione Finanziaria supera la barriera “doganale” e quindi mette fine a quelle asimmetrie informative che il contribuente aveva potuto sfruttare. Lo scambio di informazioni è una cosa di tale importanza che “ … con la firma, tali Paesi sono considerati, ai fini della procedura, “non black list”, circostanza che consente ai cittadini italiani che ivi detengono in maniera illegale investimenti e attività finanziarie di accedere alla procedura di regolarizzazione alle condizioni più favorevoli previste dalla legge …”. Insomma la firma di un accordo di scambio delle informazioni si riverbera in modo positivo sul contribuente che vede ridursi la sua “responsabilità” in modo sostanzialmente automatico. Andando avanti nell’esame del documento possiamo vedere che la norma non si applica alle società (ie alle SNC, SaS ed ovviamente alle società di capitali) mentre si applica alle società semplici. Molto interessante a nostro modo di vedere è il tema del soggetto interposto (pensiamo al soggetto A che mediante una società Z sita nello Stato N possiede beni nello Stato K), un tema che la circolare sviluppa sancendo che la questione del soggetto interposto “… non può essere risolta in modo generalizzato, essendo direttamente connessa alle caratteristiche e alle modalità organizzative del soggetto interposto. In tale sede, a titolo esemplificativo, è stato chiarito che si deve considerare soggetto fittiziamente interposto “una società localizzata in un Paese avente fiscalità privilegiata, non soggetta ad alcun obbligo di tenuta delle scritture contabili, in relazione alla quale lo schermo societario appare meramente formale e ben si può sostenere che la titolarità dei beni intestati alla società spetti in realtà al socio che effettua il rimpatrio …”. In buona sostanza il cd interposto reale non dovrebbe entrare nella norma ma se costui è veramente un interposto reale dovrebbe anche essere inutile la procedura in quanto il soggetto (A) del nostro esempio non riesce a dominare i beni (e questo sembra apparire chiaro in un passo della circolare alla pagina 11 in alto). 34 - La Rivista aprile 2015 Circa il cosa si deve “dichiarare” la circolare indica che “ … gli investimenti oggetto della procedura sono quelli che il contribuente ha omesso di indicare nel quadro RW relativo ai periodi d’imposta per i quali non è decaduta la potestà di contestazione delle violazioni in materia di monitoraggio fiscale. Questi sono costituiti da beni patrimoniali collocati o detenuti all’estero a titolo di proprietà o di altro diritto reale, indipendentemente dalle modalità della loro acquisizione … ”. In linea generale si ha che “ … che con la circolare n. 43/E del 10 ottobre 2009 è stato chiarito che gli investimenti all’estero da indicare nel quadro RW sono quelli “… attraverso cui possono essere conseguiti redditi di fonte estera imponibili in Italia …” e possiamo dire “ … le attività estere di natura finanziaria sono quelle da cui derivano redditi di capitale o redditi diversi di natura finanziaria di fonte estera …”. Sempre la Circolare fa presente che “ … Si ricorda, inoltre, che sono considerate “detenute all’estero” anche le attività finanziarie italiane detenute in Italia per il tramite di fiduciarie estere o soggetti esteri interposti. Ricorre tale caso, ad esempio, quando un contribuente italiano soggetto agli obblighi di monitoraggio fiscale dispone di quote rappresentative del capitale sociale di una società di capitali italiana, attraverso una struttura costituita da soggetti esteri anche reali (spesso in funzione di conduit), al cui apice vi è uno o più soggetti interposti …”. Stabiliti questi punti arriva la spiegazione importante ovvero che “ … Il principio generale valorizza la localizzazione dell’attività ove è ubicata la stessa. Qualora, però, venga utilizzato un veicolo per garantire l’occultamento della reale disponibilità, è la sede di quest’ultimo che determina il paese di detenzione dell’attività. Pertanto, anche in presenza di una detenzione effettiva dell’attività presso un paese collaborativo, quello che rileva ai fini del regime applicabile è lo stato in cui ha sede il veicolo interposto. Tale criterio generale non opera però in tutte le ipotesi in cui la localizzazione dell’attività sia stata già idonea a garantire l’occultamento al fisco italiano della reale detenzione …” e quindi, per essere chiari, il conto corrente in Svizzera era già occultato in quanto tale non per l’effetto di essere intestato alla società K che opera dal paese (lontano) Z. Tuttavia si deve fare attenzione al caso specifico per cui “ … se un contribuente nel corso del 2004 ha costituito delle attività finanziarie a Panama depositandole presso un intermediario locale e, nel 2008, ha trasferito dette attività presso un intermediario svizzero, dal momento che per le annualità dal 2004 al 2007 le attività sono state illecitamente detenute in un Paese che non ha stipulato l’accordo, per tali periodi d’imposta le violazioni in materia di monitoraggio fiscale dovranno essere oggetto della procedura, operando in tali casi il disposto di cui all’articolo 12, comma 2-ter del decreto legge n. 78 del 2009 …”. Molto complessa è la parte connessa ai fatti impeditivi circa la adesione, fatti impeditivi che nella sostanza si devono connettere alla formale conoscenza da parte del contribuente dell’inizio di una verifica ai suoi danni per quanto riguarda gli elementi che potrebbero essere oggetto di collaborazione volontaria e si ritiene importante evidenziare che “ … ne consegue che il contribuente non potrà accedere alla procedura se altro soggetto (solidamente obbligato in via tributaria o concorrente nel reato) abbia avuto formale conoscenza dell’inizio di una attività istruttoria amministrativa o penale nei suoi confronti, come tale integrante una causa di inammissibilità per l’accesso alla procedura …”. Sul punto ovviamente non si scherza in quanto “ … l’occultamento della formale conoscenza di una causa di preclusione all’accesso alle procedure denota una volontà di utilizzare illecitamente le procedure stesse per godere indebitamente dei vantaggi premiali connessi al loro perfezionamento. Tale comportamento dovrà essere comunque oggetto di denuncia all’Autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza connesse alla ricorrenza del reato di cui all’articolo 5-septies del decreto legge …”. Sul piano procedurale va detto che “ … il provvedimento ha previsto che il contribuente che accede alla procedura unisca alla documentazione una relazione di accompagnamento, parte integrante della richiesta di accesso alla procedura, idonea a rappresentare analiticamente, per ciascuna annualità d’imposta oggetto di collaborazione, i dati schematicamente riportati nella richiesta e che fornisca tutte le notizie di supporto atte a rendere gli stessi intellegibili …”; insomma non si scappa ad una spiegazione dettagliata e precisa della situazione. E’ anche del tutto evidente che “ … il contribuente, infatti, procedendo alla richiesta di accesso alla procedura secondo le modalità individuate dal provvedimento e sottoscrivendo il relativo modello di richiesta, dà atto della veridicità e della completezza delle informazioni e dei documenti forniti nell’ambito della medesima procedura nonché della assenza di cause di inammissibilità alla stessa …”. Presentata la richiesta si ha che “ … a seguito della presentazione della richiesta per l’accesso alla procedura e successivamente della documentazione a corredo della medesima, la competente struttura dell’Agenzia delle entrate procede quindi ad invitare al contraddittorio il contribuente il quale, se ritiene di aderire ai contenuti dell’invito, può definirlo versando le somme dovute in base allo stesso, entro il quindicesimo giorno antecedente la data fissata per la comparizione e secondo le ulteriori modalità indicate nell’articolo 5, comma 1-bis, del citato decreto legislativo n. 218 del 1997…”. Qualche attenzione deve essere fatta sulle problematiche di carattere penale in quanto si ha che “ … la non punibilità non copre tutte le fattispecie penali tributarie ma solo quelle dichiarative ed omissive espressamente individuate dalla norma e soltanto con riguardo a coloro che hanno commesso o concorso a commettere le stesse. Ne consegue che, ad esempio, in caso di reato ex articolo 2 del decreto legislativo n. 74 del 2000 (Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti) non sarà punibile chi commette il reato di infedele dichiarazione utilizzando fatture false, mentre permane la punibilità ex articolo 8 (Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti) del terzo che emette fatture false, nei riguardi del quale andrà pertanto inoltrata la corrispondente denuncia penale …” ed in aggiunta si ha che “ … è ovviamente rimessa alla Autorità giudiziaria la valutazione in merito alla rilevanza penale, anche agli effetti dell’articolo 5-septies, comma 1, di ulteriori elementi emersi nell’ambito di attività di controllo successive al perfezionamento della procedura di collaborazione ma riferite ad annualità interessate dalla stessa, così come dell’emergere dell’esistenza di cause di inammissibilità della procedura …”. Conclusione È cosa ovvia che non possiamo concludere su una materia così complessa ma quello che vogliamo dire nuovamente è che “ ... nel futuro prossimo la lotta alla “fuga dalle imposte nazionali” assumerà un carattere strategico e lo scambio di informazioni fiscali costituirà il mezzo determinante per combatterla …” e questa affermazione è giusta e molto importante. 1 Ovviamente la situazione di residente e non residente deve essere giudicata tenendo conto della norma interna e delle convenzioni contro le doppie imposizioni ove queste esistano in quanto in presenza di un conflitto sulla residenza è necessario agire mediante l’utilizzo della convenzione. aprile 2015 La Rivista - 35 BSI è orgogliosa di essere al fianco di Giovanni Soldini e del suo team. Insieme, sfida dopo sfida. Un’impresa sportiva richiede impegno, preparazione, passione: gli stessi valori che BSI mette nel suo lavoro di tutti i giorni. Che si tratti di performance, di persone, di investimenti. Banchieri svizzeri dal 1873. Con passione. www.bsibank.com/soldini L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso A cosa serve il matrimonio? L’analogia seguente è di quelle che avrei voluto saper inventare io. La trovo carina ed efficace come entrata in materia sullo status attuale dell’istituzione matrimoniale. Essa recita: oggigiorno il matrimonio è come una città assediata coloro che vi sono dentro vorrebbero uscirne, mentre coloro che ne sono fuori (omosessuali e preti cattolici, in particolare) premono per entrarvi. È davanti agli occhi di tutti che gli usi e i costumi in fatto di matrimonio hanno subito negli ultimi cinquant’anni una vera e propria rivoluzione. Le persone della mia generazione (quella che gentilmente viene chiamata senior) hanno letteralmente l’impressione di aver vissuto, nell’arco di pochi decenni, in due ere distanti tra loro anni luce. Un esempio banale tra tanti: nella prima epoca le donzelle e giovanotti una volta convolati a nozze erano fieri di poter dire: ecco mio marito! ecco mia moglie! Nella seconda, si ha quasi l’impressione di essere antiquati a usare tali espressioni. Tutt’intorno nessuno scommette più sulla durata a vita di una relazione affettiva e i termini alla moda sono convivente, compagno/a, amico/a, partner, fidanzato/a, ex n° 1, ex n° 2, ecc. La storia dell’istituzione matrimoniale è lunga e variegata. I rituali nuziali sono praticamente infiniti e strettamente connessi al periodo storico, alle specifiche culture, alle classi sociali di appartenenza, ai gusti individuali. Il solo tratto comune è stato per secoli l’esigenza di celebrare, appunto, un rito per dare visibilità e importanza giuridica o sociale o religiosa alla nascita di un nuovo nucleo familiare. Fin dall’epoca romana il rito contemplava una pluralità di elementi: offerta reciproca di doni tra i futuri sposi; sacrifico di un animale (maiale, pecora o bue) con relativo esame delle viscere per verificare il favore degli dei; pronunciamento di formule ad hoc quale Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia (Dovunque tu sia, io lì sarò); festeggiamenti; cortei. Il cristianesimo conservò gran parte di queste usanze, imponendo però la presenza del celebrante ed eliminando gli elementi ritenuti più pagani, quale il sacrificio animale. Nella stessa direzione si mosse il potere politico, che tuttavia fino all’epoca napoleonica si limitava a prendere atto della cerimonia religiosa. Il Codice Napoleonico per contro stabilì che il matrimonio fosse valido a tutti gli effetti solo se celebrato davanti a un ufficiale di stato civile. Chi sceglieva il rito religioso lo celebrava prima o dopo quello civile. In Italia, come è noto, dal 1929 la doppia cerimonia non è più necessaria in quanto al matrimonio religioso cattolico sono stati riconosciuti effetti civili. Prerogativa estesa poi dal 1984 a diverse altre Confessioni. In sostanza per secoli i poteri religioso e politico hanno attribuito grande rilevanza al momento fondatore di una nuova cellula familiare, considerandolo non un fatto meramente privato, bensì una questione di interesse collettivo. In modi diversi le Istituzioni si sono sentite responsabili di regolamentare e proteggere il nucleo umano deputato alla soddisfazione di uno dei più arcaici e fondamentali bisogni (elefante invisibile spesso dimenticato): la continuazione della specie e la trasmissione della cultura. La Chiesa lo ha fatto ammantando di sacralità l’unione fisica tra un uomo e una donna e stabilendo ben definiti precetti. Gli Stati hanno emanato un susseguirsi di codici e leggi concernenti doveri, diritti e responsabilità legati ai ruoli di genitore, coniuge e figlio. La stessa società civile ha espresso costumi, rituali e aspettative che in un modo o nell’altro enfatizzavano la portata simbolica della decisione matrimoniale. Per converso, negli ultimi decenni nelle società cosiddette occidentali si sta imponendo un’altra visione della finalità della convivenza coniugale: la soddisfazione delle esigenze sessuali-amorose-narcisistiche dei singoli. Se questa c’è, bene. Anche in caso di coppie omosessuali. Altrimenti, è normale divorziare. Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… 1 Il matrimonio può servire dunque a due scopi basilari potenzialmente in conflitto tra loro: la cura della prole ovvero l’appagamento prioritario dei bisogni e desideri erotico-affettivi degli adulti. C’è modo di conciliare questi due scopi? Molte coppie di genitori ci provano. In tempi recenti si possono osservare tre nuovi fenomeni. Il matrimonio posticipato di alcuni anni. Si tratta di coppie che hanno dapprima convissuto per lunghi periodi, rivendicando questa opzione in nome della libertà amorosa. In questo quadro hanno messo al mondo dei figli. Hanno percepito poi a un dato momento l’importanza attribuita dalla loro prole alla stabilità familiare. Hanno infine deciso di approdare al matrimonio, fieri di mostrare a figli, amici e parenti di essere stati capaci di vivere “felici e contenti”. Il rinvio del divorzio fino alla maggiore età dei figli. Si tratta spesso di genitori che desiderano assicurare ai figli la continuità del loro ambiente familiare, malgrado il rapporto di coppia si sia ormai inaridito. Le separazioni di coniugi anziani dopo 30-40 (e più) anni di matrimonio. La ragione spesso evocata in questi casi è: prima ci siamo sopportati in nome del bene della famiglia; adesso vogliamo più libertà per goderci l’ultimo scampolo di vita. Matrimonio e divorzio sono ormai due facce delle storie d’amore che alimentano un grande business nel mondo moderno. [email protected] aprile 2015 La Rivista - 37 Per chi suona il campanello di Mirko Formenti I vantaggi dell’assurdità Papa Francesco condanna la persecuzione dei cattolici. E ha ragione. Certo, viene un po’ da chiedersi se a questa stigmatizzazione il Santo Padre sia giunto unicamente per puro esprit de corp o per rivendicare al cattolicesimo il primato (se non l’appannaggio esclusivo) delle persecuzioni religiose nella storia. D’accordo, d’accordo, questo era un colpo (molto) basso (mi ricorda una battuta di Doug Stanhope che fa più o meno così: “ho sentito che l’ex-papa che era un nazista - sai che storia! Sarei molto più angosciato di scoprire che c’è in circolazione un nazista che una volta è stato papa…”) – ma se pensate che ora attaccherò con un cruento e ultrapolemico resoconto di crociate, inquisizione, antisemitismo pre-hitleriano, colonialismo religioso a colpi di sciabola e così via, vi sbagliate. Questa volta, mettiamo il faro su un risvolto (paradossalmente) positivo: mi riferisco alla cosiddetta “epoca d’oro” della cultura ebraica in Spagna, che coincide in molti aspetti con il “Rinascimento arabo”. Nel VI secolo il regno cristiano dei visigoti cominciò ad applicare in Spagna una tremenda persecuzione ai danni degli ebrei (detti “sefarditi”, da “Sefarad”, toponimo biblico allora identificato – forse erroneamente – con la Spagna), così che questi ultimi finirono per favorire ed accogliere volentieri la conquista islamica che interessò gran parte della Spagna, e che fondò il nuovo regno arabo, detto “al-Andalus” (il nome potrebbe derivare da “Vandalusia” per eponimia dai precedenti occupatori, i Vandali, oppure dal termine gotico “Landa-hlauts”, che indica le “porzioni di terra”, quindi i lotti terrieri, i feudi dei visigoti, al quale gli arabi avrebbero apposto l’articolo “al”, adattando poi la pronuncia). In questo nuovo regno la popolazione ebraica trovò libertà e tolleranza, e, sparsa la notizia di questa nuova situazione, molti ebrei europei, perseguitati dai cristiani in patria, come tristemente comune attraverso tutto il Medioevo (…e ben oltre!) furono spinti a cercare riparo presso il nuovo regno di al-Andalus: ed ecco come da una serie di terribili atti di persecuzione emersero le basi per una delle pagine più felici della storia della pacifica convivenza interreligiosa e dell’evoluzione culturale europea. Il popolo ebraico non fu infatti solo accettato o accolto, ma fu anche invitato ad inserirsi e confrontarsi con la sapienza araba: il crogiuolo culturale che ne conseguì fu uno degli stimoli più importanti al progresso intellettuale dell’Occidente, in particolare grazie all’atto di mediazione svolto appunto dagli studiosi ebraici che, oltre a contribuire largamente allo sviluppo delle scienze (soprattutto naturali ed esatte, che al tempo erano incommensurabilmente più avanzate di quelle dei nostri antenati) e dell’arte degli arabi, diedero man forte ai mori nella loro opera di traduzione in arabo dei grandi testi della cultura greco-latina, e soprattutto, viceversa, in latino e nelle lingue romanze delle grandi opere della sapienza araba, rendendole finalmente accessibili anche ai nostri occhi sinistrorsi (mi riferisco alla scrittura...), e contribuendo in maniera fondamentale al miglioramento delle condizioni di vita (principi di medicina, regole basilari di igiene, matematica, ecc) e alla fioritura culturale del tardo Medioevo, lasciando in eredità un contributo non indifferente alla futura civiltà umanistico-rinascimentale (ricordiamo per esempio che numerose opere greche andate perdute furono riportate alla luce proprio dagli eruditi arabi ed ebrei, grossomodo mezzo millennio prima delle scampagnate europee di Poggio Bracciolini e compagni alla ricerca di manoscritti e codici antichi). Peccato che questi “califfati illuminati” (lontani anni luce dall’oscuro dogmatismo medievale made in Rome) non riuscirono a susseguirsi senza soluzione di continuità, nel senso che attraverso il Medioevo si avvicendarono diverse dinastie, che non sempre mantennero saldi i virtuosissimi principi della tolleranza e della “collaborazione culturale” con gli ebrei. La convivenza, nonostante questo andare altalenante dei rapporti, perdurò fino alla fine del XV secolo, quando il regno cristiano dei cattolicissimi (di soprannome e di fatto) Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia portò a termine la Reconquista, cacciando in buona sostanza i mori dalla penisola iberica. L’opera fu poi completata dalla ben nota Inquisizione (non ve l’aspettavate? Nessuno si aspetta l’inquisizione spagnola!), che fece piazza pulita degli infedeli, prima cacciando gli ebrei dalla Spagna (e confiscandone le notevoli proprietà…), e poi dedicandosi minuziosamente allo sradicamento di ogni rimasuglio arabo o ebraico, anche suscitando o imponendo la conversione al cristianesimo (sotto chiara e purissima vocazione, come certo intuite), salvo poi perseguitare anche questi neo-cristiani, sospettati di praticare ancora in segreto la loro religione originaria (si parla allora in generale di conversos, che si distinguono in marrani per gli individui forzatamente convertiti dall’ebraismo e di moriscos per i convertiti di origine musulmana). Grazie al cielo tutto ciò non avvenne prima che il riverbero dell’innovazione culturale avesse investito in maniera radicale gran parte dell’Europa – grazie al cielo! (il nostro o il loro: che poi è lo stesso). aprile 2015 La Rivista - 39 Intervista al rettore Michel Hubli “Il principio della diversità deve essere salvaguardato” Il progetto ‘più identità’ – la Settimana della Svizzera italiana alla scuola cantonale di Sursee. Da molti anni la Kantonsschule Sursee ha messo l’accento, per quanto riguarda l’offerta delle lingue come opzioni specifiche, sulla terza lingua nazionale, cioè sull’italiano. Ciò che avrebbe potuto causare l’imbarazzo della scelta vista la grandezza della scuola, si è dimostrata in realtà e alla lunga una buona decisione: ogni anno c’è una ventina di studenti (o anche di più) che sceglie la lingua di Dante. Le ragioni di questo interesse sono di carattere economico e culturale: tra i partner commerciali della Svizzera, l’Italia è al terzo posto e la lingua e la cultura italiana godono di una grande stima nella nostra regione. Il vasto interesse per l’italiano può essere spiegato anche con la consapevole non offerta di un’altra lingua moderna. Non c’è la concorrenza con lo spagnolo che viene offerto come corso facoltativo e che come lingua mondiale è molto seguito in tutti e tre i livelli linguistici. Non deve quindi sorprendere che l’iniziativa dell’USI (Università della Svizzera italiana), del prorettore Rolf Wirth e dei docenti d’italiano Michael Nellen e Donato Sperduto, rappresentata dalla realizzazione del progetto +identità, goda in tutto e per tutto del favore di Michel Hubli, rettore della scuola cantonale di Sursee. Com’è strutturata la Settimana ‘più identità’ alla Kantonsschule Sursee? La Settimana è preceduta da uno scambio tra la nostra 5D e la classe 3G del Liceo di Lugano 1. Inaugurerà la Settimana la cerimonia di apertura del 20 aprile cui parteciperanno Reto Wyss, il Consigliere di Stato responsabile della formazione nel Canton Lucerna, il suo omologo del Canton Ticino Manuele Bertoli, il Presidente dell’USI Piero Martinoli ed il coordinatore dei licei lucernesi Aldo Magno. Giovedì 23 aprile avranno luogo le presentazioni su Lugano e dintorni preparate dalle classi coinvolte nello scambio. Alla cerimonia di chiusura del 24 aprile interverranno il parlamentare federale Ignazio Cassis, membro dell’Intergruppo parlamentare Italianità, il Direttore del Liceo di Lugano 1 Giampaolo Cereghetti ed il presidente dell’ASPI (Associazione svizzera dei professori d’italiano) Donato Sperduto. Loro prenderanno posizione in merito alle raccomandazioni fatte dalla classe 5D del nostro liceo e della 3G di Lugano. Delle nostre classi di disegno creeranno delle opere d’arte evocanti la cultura italiana e della Svizzera italiana. E, dulcis in fundo, la mensa proporrà un menù appropriato. Cosa L’ha spinta a realizzare questa Settimana alla Sua scuola? Michel Hubli, mag. oec. HSG, è rettore alla Kantonsschule Sursee dal 2001. In precedenza è stato per 12 anni direttore della scuola svizzera di Barcellona. Da docente ha insegnato per tre anni alla scuola svizzera di Roma. 40 - La Rivista aprile 2015 Per me, il plurilinguismo svizzero deve essere assolutamente favorito e curato. La diversità è un valore a cui non si può rinunciare. Al mondo esistono specie diverse, nella Confederazione si parlano diverse lingue ed in una scuola svizzera – che rappresenta una sorta di Svizzera in miniatura – ogni docente è diverso dall’altro e questo discorso vale anche per gli allievi. Affinché il principio della diversità possa essere salvaguardato, occorre favorire l’identità tanto a livello nazionale quanto a livello personale. I temi della diversità e dell’identità costituiscono due tasselli centrali per la crescita di una persona e di un popolo. E la crescita deve approdare alla maturità che rappresenta l’obbiettivo da raggiungere dai nostri liceali. Qual è il posto dell’italiano alla Kantonsschule Sursee? Al liceo di Sursee, la terza lingua nazionale ha una lunga tradizione. Da noi, l’italiano viene insegnato da almeno 40 anni: dapprima come materia facoltativa e dal 1995 – quando è entrato in vigore il regolamento di riconoscimento degli attestati di maturità – come opzione specifica. L’italiano viene studiato durante i tre ultimi anni del liceo: nel primo e nel secondo anno con 4 lezioni settimanali, nel terzo anno con 6 lezioni settimanali. Alla nostra scuola, in media abbiamo ad ogni livello tra 120 e 140 studenti in sette classi; di questi tra 15 e 30 studenti o circa il 15 per cento di loro scelgono l’italiano come opzione specifica. Attualmente 75 studenti in cinque classi differenti frequentano i corsi d’italiano. Con la maturità gli studenti raggiungono il livello B2 (o persino C1) del quadro comune di riferimento europeo. Perché c’è questo interesse per l’italiano? Sursee è situata quasi al centro della Svizzera, sull’asse di trasporto dall’Europa settentrionale all’Europa meridionale, da Amburgo a Napoli. All’epoca dei romani, c’era un cosiddetto “vicus” – cioè una città romana con un mercato – vicino alla Sursee di oggi. Anche nel medioevo Sursee era città-mercato. Per diversi monasteri era un centro amministrativo sull’importantissimo percorso del San Gottardo e così la città offriva delle condizioni favorevoli per artigiani e commercianti. Oggi ci sono l’autostrada e la ferrovia. Perciò la nostra regione è ricca d’industrie e di commercio. Siamo dunque in contatto con l’Italia e ci sono anche cittadini italiani che lavorano nella nostra regione. Questa vicinanza anima molti studenti ad imparare – accanto al francese e all’inglese – anche la lingua italiana. E soprattutto: molti studenti – di cui la maggior parte sono studentesse – amano le lingue e in particolare la dolce lingua. Giornata della Memoria Riflettere sulla banalità del male Quest’anno la Giornata della memoria delle vittime della Shoah ha coinciso con il settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz: la Sezione italiana dell’Institut auf dem Rosenberg ha ricordato l’evento con una conferenza del Professor Arnaldo Benini che già in altre occasioni ha onorato della sua presenza la scuola. Alla conferenza hanno presenziato il Console Generale di Zurigo Francesco Barbaro e il Dirigente scolastico Professor Marco Tovani. Oltre agli allievi della Sezione italiana, erano presenti anche diversi membri dell’Associazione anziani di San Gallo. Nel suo intervento di saluto la direttrice dell’Istituto Monika Schmid ha sottolineato la piena consonanza della ricorrenza con i valori di accoglienza e di tolleranza a cui si è da sempre ispirato l’Istituto anche nell’epoca buia della dittatura nazista, quando ospitò studenti ebrei che si poterono in tal modo sottrarre alle persecuzioni antisemite. La Professoressa Camilla Cafagna, Coordinatrice didattica della Sezione italiana, nel salutare gli ospiti, ha ricordato che la Giornata della Memoria è stata istituita nel 2005 per volontà dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: per la Sezione Italiana del Rosenberg questa data è diventata ormai un appuntamento fisso che si inserisce perfettamente nella programmazione didattica ed educativa della nostra scuola. Dal canto suo il Console ha richiamato il carattere non rituale né puramente commemorativo della Giornata. Il ricordo dell’Olocausto deve servire come insegnamento per evitare il ripetersi di simili crimini. Per questo bisogna esercitare una continua vigilanza anche sui nostri stessi impulsi irrazionali che sono all’origine del male. Bisogna insomma prima di tutto fare i conti con l’inferno Il Console Generale di Zurigo Francesco barbaro e il professor Benini durante al conferenza che, come ci ha insegnato Carl Gustav Jung, è dentro di noi. Il miglior antidoto alla barbarie è la difesa della democrazia, unico ambito in cui i diritti dell’uomo possono essere garantiti. Per noi questo significa anche difesa a e allargamento dell’esperienza dell’Europa unita che ha consentito al nostro continente il periodo di pace più lungo degli ultimi secoli. Ricordando Primo Levi Ha quindi preso la parola il professor Benini ricordando innanzitutto le pagine con cui Primo Levi ne La tregua descrive l’arrivo dei soldati dell’Armata Rossa ad Auschwitz la mattina del 27 gennaio 1945. Sul volto dei liberatori era dipinta la vergogna di cui essi si facevano carico per le offese che in quel luogo venivano inferte all’essenza più intima dell’umanità, quella vergogna di cui i carnefici non erano mai stati capaci. Il Professore ha poi ricordato la visita compiuta al lager di Auschwitz nel1962 che gli lasciò un ricordo e un’impres- sione indelebili e che lo ha spinto nel corso degli anni ad occuparsi non solo del mondo ebraico e delle persecuzioni di cui è stato oggetto ma anche della natura stessa del male di cui l’uomo è capace come nessun altro essere vivente La trattazione del Professor Benini ha dunque preso in considerazione i meccanismi e le modalità culturali e psichiche che portano l’uomo a esercitare la crudeltà verso i propri simili e che possono produrre singoli episodi individuali di malvagità o veri e propri genocidi. Homo homini lupus Nella sua analisi il Professore, a questo proposito, ha messo a confronto il comportamento della specie umana con quello di altri esseri viventi. Le feroci belve carnivore uccidono essenzialmente per nutrirsi (o per marcare il territorio), ma non progettano azioni crudeli al fine di ottenere un godimento solamente dalla sofferenza di un altro essere vivente; l’uomo, invece, è l’unico animale capace di esercitare la aprile 2015 La Rivista - 41 crudeltà verso i propri simili, a volte, così pare insegnarci la storia, per fini addirittura ludici. Il ricordo della Shoah ci induce a una riflessione particolare sulla genesi del male in quanto esso si è manifestato nel cuore della civilissima Europa e ha avuto come protagonista principale una buona parte di quel popolo tedesco che allora esprimeva la cultura più avanzata del mondo, cosa che tuttavia non fu sufficiente a preservare dall’orrore. Se dunque l’Olocausto ci interroga particolarmente in quanto europei e ci induce a una riflessione profonda sull’essenza più intima del nostro essere uomini, purtroppo quel male radicale che si manifestò nei campi di concentramento non solo verso gli ebrei ma anche verso rom, sinti, omosesessuali, oppositori politici, portatori di handicap, ha avuto numerosi altri riscontri in tutte le epoche e in tutte le civiltà. Splendore e crudeltà Nell’essere umano e dunque in ognu- 42 - La Rivista aprile 2015 no di noi esiste un istinto irrazionale al male e alla crudeltà che lotta continuamente con la tendenza al bene che finora ha complessivamente prevalso e ha dunque garantito la sopravvivenza della specie, che in caso contrario sarebbe compromessa. La civiltà romana ci fornisce un esempio evidente di questa coesistenza del bene con il male in quanto accanto a opere grandiose ci ha lasciato, fra gli altri, anche l’esempio, testimoniato dallo storico Polibio, della crudeltà dei romani contro i cartaginesi sconfitti che furono uccisi o deportati in massa. Il poeta Marziale, a sua volta, ci ha descritto con dovizia di particolari la crudeltà dei cosiddetti giochi del circo in cui esseri umani venivano uccisi da altri uomini o sbranati dalle belve fra il tripudio degli spettatori. Rivisitando poi alcuni momenti della storia moderna e contemporanea, ci imbattiamo purtroppo in innumerevoli esempi di inaudita crudeltà. Il colonialismo europeo, ad esempio, causò direttamente o indirettamente un numero di morti che può essere stimato fra i trecento e i cinquecento milioni. La pressoché totale distruzione degli aborigeni del Nord America o dell’Australia può essere considerata alla stregua di un vero e proprio genocidio. Si calcola poi che le repressioni staliniane causarono all’incirca cento milioni di morti. Genocidio e pulizia etnica Nel XX secolo si può parlare di genocidio degli armeni da parte dei turchi e dei Tutsi in Ruanda, ma anche gli episodi di cosiddetta “pulizia etnica” commessi prevalentemente dai serbi dopo la dissoluzione della Jugoslavia hanno avuto le caratteristiche di atti di genocidio. Secondo la definizione adottata dall’Onu, con genocidio si intendono “gli atti commessi con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico razziale o religioso“. Il termine genocidio fu coniato nel 1944 da Raphael Lemkin, un giurista polacco di origine ebraica, per fornire alla comunità internazionale uno strumento giuridico adeguato a inquadrare quanto stava avvenendo nei lager nazisti. Lo stesso Lemkin aveva ben presente anche il genocidio degli armeni da parte dei turchi durante la prima guerra mondiale. Oggi si sta diffondendo nell’opinione pubblica democratica e nello stesso mondo ebraico l’idea che l’olocausto degli ebrei non possa essere considerato un caso isolato nella storia dell’umanità, ma che lo stesso termine possa definire anche altri crimini avvenuti nel corso della storia. Hannah Arendt Fra coloro che hanno indagato con maggiore acume le cause della distruttività umana va senz’altro ricordata Hannah Arendt. L’intellettuale ebrea tedesca rifugiatasi negli Stati Uniti per sfuggire alla persecuzione nazista, seguì come inviata dell’americano New Yorker il processo Eichmann svoltosi a Gerusalemme e conclusosi con la condanna a morte dell’imputato, considerato uno dei massimi responsabili della Shoah. La Arendt definì nei suoi articoli con l’espressione “banalità del male“ l’atteggiamento di tutti coloro che, a partire dallo stesso Eichmann, diedero il loro contributo allo sterminio compiuto nei lager nazisti con lo stesso spirito di impegno e di abnegazione con cui si svolge un qualsiasi lavoro subalterno. “Ho solo obbedito agli ordini“ affermò Eichmann per giustificare la sua attività criminale e questa non andrebbe secondo la Arendt considerata una giustificazione inventata ad arte, ma l’espressione dell’intima convinzione che di fronte agli ordini superiori non resti che obbedire, anche se la mansione che si è chiamati a svolgere consiste nel guidare un treno di deportati o nell’ aprire i rubinetti del gas per sterminare i reclusi. Da qualunque punto di vista lo si consideri il male, che è alla base di tanti crimini, non ha nessuna possibile spiegazione razionale. L’orrore della Shoah ha colpito profondamente anche i credenti di varie religioni e qualcuno di loro si è chiesto come Dio abbia potuto permettere una simile atrocità senza intervenire a difesa di tante vittime innocenti, mentre il cardinale Martini si è spinto addirittura ad affermare che di fronte al male riusciva a comprendere l’ateismo. Come tutti questi esempi testimoniano, la ragione e la cultura da soli non appaiono talvolta sufficienti a frenare il male. Il funzionamento del cervello In conclusione il Professore ha accennato alla propria esperienza nel campo dei suoi studi sul funzionamento del cervello. Il cervello dell’uomo ha sviluppato, a partire dagli ultimi 2 milioni anni, una parte, il lobo frontale, che gli permette di porsi al centro del proprio pensiero. Questo organo così sviluppato (considerato stabile a partire dagli ultimi 50.000 anni) sembrerebbe essere in grado di dirigere azioni e impegno verso fini costruttivi. Se cosi fosse, le persone potrebbero incanalare verso la razionalità positiva l’emotività e l’affettività che si sviluppano nella parte interna del cervello, in particolare nell’amigdala. Purtroppo, allo stato attuale delle teorie delle neuroscienze, i segnali elettrici che si propagano attraverso le cellule cerebrali sembrano procedere con una modalità assolutamente casuale. Anche per questo motivo risulta seriamente problematico costruire o pianificare un’opera di prevenzione nei confronti delle azioni umane violente o crudeli. È seguito un interessante e partecipato dibattito che ha consentito di approfondire le interessanti tematiche trattate. La Giornata della Memoria rappresenta ogni anno un’importante occasione per rinnovare il nostro impegno a combattere il male dentro di noi e nell’ambito sociale in cui ognuno è chiamato ad operare. Solo con questa presa di coscienza possiamo sperare che simili crimini un giorno non si ripetano più. La presa di coscienza individuale e la difesa della democrazia sono le uniche difese valide che possiamo erigere di fronte al male. Giuseppe Ribera Alessandro Vaccari La sede dell’Institut auf dem Rosenberg, sopra San gallo aprile 2015 La Rivista - 43 Dalla Svizzera degli Stati a quella federale Gli Svizzeri alle Guerre d’Italia di Tindaro Gatani Ingresso delle truppe francesi a Napoli, il 22 febbraio 1495, dalla Cronaca figurata del Quattrocento di Melchionne o Melchiorre Ferraiolo (1443 circa – 1498 circa), con la raffigurazione dei primi pezzi di artiglieria. Dopo la sconfitta di Giornico, la Leventina fu definitivamente riconosciuta possesso di Uri. Di lì a breve il Ducato sarebbe stato sconvolto dalle trame di Ludovico Maria Sforza detto il Moro (1452-1508). Suo fratello, Galeazzo Maria Sforza, aveva lasciato quattro figli legittimi da Bona di Savoia e sei figli naturali, due avuti da Lucia Marliani e quattro da Lucrezia Landriani, di cui una, Caterina Sforza (1463-1509), sposando Girolamo Riario, divenne dapprima signora di Forlì e Imola e poi, in seguito al terzo matrimonio con il fiorentino Giovanni de’ Medici il Popolano, fu la madre del famoso condottiero Giovanni (de’ Medici) dalle o delle Bande Nere. 44 - La Rivista aprile 2015 Le trame di Ludovico il Moro Dei quattro figli legittimi di Galeazzo Maria, il primogenito, Gian Galeazzo Maria (1469-1494) succedeva al padre; il secondogenito Ermes Maria Sforza (1470-1503) divenne marchese di Tortona; la terzogenita, Bianca Maria Sforza (1472-1510) avrebbe sposato prima Filiberto I di Savoia (1465-1482) e, in seconde nozze, l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo; la quartogenita, Anna Maria Sforza (1473-1497) sarebbe andata sposa ad Alfonso I d’Este duca di Ferrara. Alla morte del padre, Gian Galeazzo Maria aveva appena sette anni e al momento della successione ne contava solo nove. Egli divenne sesto duca di Milano sotto la reg- genza della madre Bona di Savoia, assistita dal Cancelliere Francesco o Cicco Simonetta (1410-1480), che concentrò nelle sue mani tutti i poteri. Lo zio paterno Ludovico il Moro (1452-1508) si oppose alla reggenza di Bona di Savoia, entrando in conflitto con il Simonetta, che, nel 1479, lo costrinse all’esilio a Pisa. Il Moro riuscì, però, a riconciliarsi con la cognata, e, ritornato segretamente dall’esilio, prima fece arrestare, torturare e uccidere il Simonetta, e poi avocò a sé la tutela dell’erede (1480), del quale divenne correggente, facendo relegare Bona nel castello di Abbiategrasso. Il Moro continuò a tramare per estromettere il giovane duca dal potere anche dopo il suo matrimonio con la cugina Isabella d’Aragona (1470-1524), figlia di Alfonso II d’Aragona ramo di Napoli (1448-1495) e di sua sorella Ippolita Maria Sforza (14451488). L’impresa fu facilitata dal trasferimento degli sposi, ambedue, dunque, suoi nipoti, non si sa fino a che punto volontario, dapprima a Vigevano e quindi al Castello di Pavia, nella cui Cappella, il 17 gennaio 1491, il Moro prese in moglie Beatrice d’Este (1475-1497), figlia di Ercole I d’Este di Ferrara e di Eleonora d’Aragona, dal cui matrimonio sarebbero nati Ercole Massimiliano Sforza (1493-1530) e Francesco Maria II Sforza (1495-1535). Assente la coppia ducale, il Castello Sforzesco di Milano divenne una delle corti più sfarzose d’Europa. Il Moro fece avviare, allora, anche i grandi lavori di ricostruzione nella Certosa di Pavia e dei castelli di Milano, di Vigevano e della stessa Pavia. Fu lui a volere la costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano, nel cui refettorio Leonardo da Vinci, su sua commissione, portò a termine l’affresco parietale, a tempera grassa (460 x 880 cm), della celebre Ultima Cena. Sempre alla corte sforzesca, Leonardo eseguì l’altrettanto celebre quadro della misteriosa Dama con l’ermellino. Nelle sue trame di completa estromissione del nipote e dei suoi eredi alla successione sul Ducato, il Moro, temendo soprattutto la dura reazione degli Aragonesi, cercò di indebolirli chiamando Carlo VIII re di Francia (1470-1498) in Italia per rivendicare i suoi presunti antichi diritti sul Regno di Napoli. Carlo VIII, succeduto al padre Luigi XI nel 1483, - vantando, attraverso la nonna paterna Maria d’Angiò (1404-1463), moglie di Carlo VII di Francia, un diritto ereditario su quella Corona, il 3 settembre 1494 - con un esercito di circa 30.000 soldati, di cui 8.000 mercenari svizzeri, partì per l’Italia. Riassumendo: gli Sforza erano legati d’amicizia e di stretta parentela con gli Aragonesi di Napoli. Nel 1464 Re Ferdinando o Ferrante I di Napoli (1424-1494) aveva fatto dono del Ducato di Bari prima a Sforza Maria Sforza (1451-1479), e, dopo la sua morte, a suo fratello Ludovico il Moro, figli di Francesco I Sforza e di Bianca Maria Visconti. La moglie di Ludovico il Moro era Beatrice d’Este (1475-1497), figlia di Ercole d’Este di Ferrara e di Eleonora d’Aragona, figlia, a sua volta, dello stesso Ferdinando o Ferrante I, il cui figlio primogenito Alfonso II (1448-1495) sposò Ippolita Sforza (1445-1484), sorella di Ludovico il Moro. Da quest’ultima unione nacque Isabella d’Aragona (1470-1524) andata in moglie a Gian Galeazzo Maria Sforza (1469-1494), nipote dello stesso Moro. Ludovico Maria Sforza il Moro, chiamando Carlo VIII in Italia per l’occupazione del Regno degli Aragonesi di Napoli, commetteva una deplorevole azione contro una famiglia regnante amica con l’aggravante della strettissima parentela. Per il cinico comportamento dei Visconti, prima, e degli Sforza, dopo, soprattutto di quello del Moro, alcuni storici attribuirono al biscione gentilizio, emblema delle due famiglie, il significato di vipera milanese «simbolo della forza e della frode». Francesco Guicciardini, parlando di quell’impresa del Re francese, scrive che «l’anno 1494 fu l’anno primo delle miserie d’Italia». Iniziava, infatti, allora la decadenza del glorioso Bel Paese, che era stato artefice del Rinascimento e massima espressione della potenza commerciale e finanziaria di tutta l’Europa. La discesa di Carlo VIII in Italia Accolto con tutti gli onori dai duchi di Savoia, Carlo VIII, il 15 luglio si accampò ad Asti, dove nominò suo luogotenente Gian Giacomo Trivulzio (1440-1518), figlio di Antonio e di Francesca Visconti, già compagno di studi di Galeazzo Maria Sforza e quindi valoroso condottiero, che divenne la longa manus della Francia in Italia. Carlo VIII riprese poi la marcia verso il sud, ricevuto ovunque festosamente dai regnanti di tutti gli Stati italiani, che fecero a gara nel tributargli la loro simpatia, dal cardinale Giuliano della Rovere a Ercole d’Este e, naturalmente da Ludovico il Moro e dalla moglie Beatrice. Solo Isabella d’Aragona, che lo ricevette nel suo Castello di Pavia, lo esortò a interrompere la spedizione contro la sua famiglia. Poco dopo quell’incontro, il 21 ottobre 1494, suo marito il duca Gian Galeazzo Maria Sforza morì nel suo Castello di Pavia, non si sa se per improvvisa malattia o per avvelenamento voluto dallo stesso suo zio. La cosa certa è che Ludovico il Moro si autoproclamò, subito, duca e signore di Milano con l’approvazione dell’amico Carlo VIII. Ad accreditare la tesi dell’avvelenamento di Gian Galeazzo Maria da parte dello zio, ci fu anche il Re di Napoli Alfonso II d’Aragona (14441495), che minacciò di dichiarare guerra al Moro per difendere i diritti dei nipotini Francesco detto il Duchetto (1491-1512), erede al Ducato, e Ippolita (1493-1524). La terzogenita, Bona Sforza, futura regina di Polonia per aver sposato Sigismondo I sovrano di quel Paese, sarebbe, infatti, nata postuma il 13 febbraio 1495. La minaccia di Alfonso II, che era succeduto al padre Ferdinando I o Ferrante I, morto a Napoli il 28 gennaio 1494, cadde, però, nel vuoto, perché tutte le potenze europee e gli Stati italiani si stavano schierando dalla parte di Carlo VIII che, intanto, proseguiva la sua marcia vittoriosa. Dopo aver attraversato la Lombardia, l’Emilia, la Romagna e la Toscana, si avviò verso Roma. Strada facendo espugnò Tuscania (Viterbo), facendo massacrare 800 abitanti, e, dopo aver occupato Civitavecchia, otten- Luigi XII re di Francia (1462-1515), in un ritratto eseguito da Jean Perréal nel 1524 circa. Collezione privata Windsor di S. M. la Regina d’Inghilterra. ne da papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) il permesso di entrare pacificamente in Roma. Per fermare i saccheggi della città da parte della soldataglia francese, il Papa gli concesse il diritto di attraversare lo Stato pontificio, facendolo accompagnare dal figlio Cesare Borgia, detto il Valentino, come cardinale legato. Il 22 febbraio 1495, le truppe francesi, dopo aver occupato il castello di Monte San Giovanni (Frosinone), dove massacrarono 700 inermi abitanti, entrarono, praticamente senza combattere, in Napoli. Alfonso II d’Aragona, preferì ritirarsi e preparare la resistenza all’invasore. E fece bene. I Napoletani, infatti, al grido di «ferro! ferro!», insorsero, preparando il terreno al rientro delle truppe aragonesi che, nel maggio dello stesso anno 1495, attaccarono i Francesi. Nel frattempo papa Alessandro VI, pentito dell’appoggio dato a Carlo VIII, era riuscito a mettere insieme un unico fronte antifrancese, fondando, il 31 marzo 1495, la Lega Santa o di Venezia, alla quale aderirono il nuovo Re di Napoli Ferdinando II (Ferrandino) d’Aragona (1469-1496), l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, la Repubblica fiorentina, la Repubblica veneta, Enrico VII d’Inghilterra, la Spagna e lo stesso Ludovico il Moro. Carlo VIII, per evitare di restare intrappolato nel Napoletano, il 22 febbraio 1495, era intanto ripartito per la aprile 2015 La Rivista - 45 La Battaglia di Dornach del 22 luglio 1499, particolare di una xilografia anonima d’epoca. Francia. L’esercito della Lega Santa, di circa 20.000 uomini, al comando di Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova, sbarrò la strada a quello francese, forte di circa 10.000 armati, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, a Fornovo di Taro (Parma). La battaglia, avvenuta il 6 luglio, aspra e con alterne vicende, ebbe esito incerto, tanto che i due contendenti sostennero di aver vinto entrambi. Carlo era riuscito, comunque, a forzare il blocco e a far ritorno in Francia. Sul campo restavano 3.500 morti della Lega e un migliaio di francesi. Sul trono di Napoli, a Ferdinando (Ferrandino) II d’Aragona, morto il 7 settembre 1496, succedeva lo zio Federico I d’Aragona (14521504), che sperava di ottenere sostegno da parte del potente ramo spagnolo del suo Casato. Non avrebbe, perciò, mai immaginato che proprio il suo stretto parente Ferdinando II il Cattolico si sarebbe spartito il suo Regno con Luigi XII di Francia con il trattato segreto sottoscritto a Granada l’11 novembre 1500: Abruzzi e Campania con Napoli sarebbero andati alla Francia; Puglia, Basilicata e Calabria alla Corona di Spagna. Quando Luigi XII iniziò l’invasione della sua parte spettante del Regno, Federico I, ignaro di tutto, chiese soccorso agli Aragonesi di Spagna. che intervennero non per contrastare l’invasore, ma per occupare le fortezze calabresi. Scoperto il tradimento, Federico I preferì allora cedere il Regno a Luigi XII, ottenendo in cambio una pensione vitalizia e la Contea ereditaria del Maine in Francia, dove, a Tours, si sareb- 46 - La Rivista aprile 2015 be spento il 9 novembre 1504. Nello stesso anno, dopo aver occupato l’Italia meridionale, Ferdinando II il Cattolico assunse il titolo di Re di Napoli come Ferdinando III, restando, nello stesso tempo Re Ferdinando II di Sicilia, alleata della Spagna. Quattro anni dopo, il 10 dicembre 1508, Luigi XII e Ferdinando il Cattolico si sarebbero trovati, come vedremo, alleati nella Lega di Cambrai contro Venezia. Luigi XII Oltre alla carestia, alla fame, ai saccheggi e agli stupri, per i quali Francesco Guicciardini (1483-1540) definì il 1494 «l’anno primo degli anni miserabili» d’Italia, i Francesi di Carlo VIII, in ritirata, si lasciarono dietro una lunga scia di una nuova terribile epidemia. Dapprima si pensò a un nuovo tipo di peste, ma dopo, poiché colpiva solo gli individui adulti, si cominciò a capire che si trattava di una malattia di carattere venereo, che gli Italiani avrebbero, poi, battezzata mal francese e i Francesi mal napoletano. In effetti, la sua origine era spagnola. Nelle truppe mercenarie francesi erano stati arruolati anche dei soldati di Barcellona che, prima di partire, erano stati nello stesso bordello nel quale erano passati alcuni reduci delle prime spedizioni di Colombo in America e alcuni indigeni portati dalle isole caraibiche, dove quella malattia, che sarebbe stata dopo chiamata sifilide, era endemica. Lo stesso Carlo VIII, così come molti nobili delle varie Corti italiane, fu contagiato da quel terribile morbo. La trasmissione dell’infezione era facilitata dal libertinaggio dei costumi e dalla carente igiene delle truppe francesi, di cui facevano parte centinaia di allegre vivandiere. Rientrato in patria, mentre preparava una seconda spedizione in Italia, Carlo VIII morì, il 7 aprile 1498, per un banale incidente nel castello di Amboise. Passando, a cavallo, sotto un architrave in pietra vi batté la testa, entrò in coma e spirò qualche ora dopo, a soli 27 anni, senza lasciare eredi diretti, essendo morti prima di lui i suoi tre figli maschi (Carlo Orlando, Carlo e Francesco) avuti da Anna di Bretagna. Con Carlo VIII, nato dal secondo matrimonio di Luigi XI con Carlotta di Savoia, si estingueva, dunque, il cosiddetto ramo dei Valois diretti. Gli succedeva sul trono, come parente maschio più prossimo, il duca Luigi II di Valois-Orléans (1462-1515), che regnerà sulla Francia con il nome di Luigi XII il Padre del Popolo (le Père du peuple). Oltre che stretto parente, Luigi XII era cognato di Carlo VIII per aver sposato Giovanna di Valois (14641505), la sorella zoppa e deforme, che il padre, Luigi XI, nel 1464, aveva promesso in sposa, a soli 26 giorni, a lui che di anni, allora, ne aveva solo due. Dopo la salita al trono di Carlo VIII (1483), sotto la reggenza dell’altra sorella Anna di Francia o di Beaujeu (1461-1522), il futuro Luigi XII aveva organizzato un complotto, la cosiddetta guerra folle, contro la cognata reggente, fu arrestato e, in seguito, per intercessione della stessa moglie Giovanna presso il fratello, perdonato dal re, che lo volle al suo seguito nella sua discesa in Italia. Appena salito al trono, Luigi XII fece sciogliere il suo legame coniugale con Giovanna di Valois e sposò Anna di Bretagna, la vedova del defunto Re, per la quale, dopo quelli con Massimiliano I d’Austria e con Carlo VIII, questo era il terzo matrimonio. Se Carlo VIII aveva vantato i suoi diritti sul Regno di Napoli, derivanti dalla nonna paterna Maria d’Angiò, Luigi XII fece altrettanto rivendicando per sé il Ducato di Milano, rifacendosi al contratto matrimoniale, siglato del 1389, tra Valentina Visconti (1371-1408), figlia di Gian Galeazzo Visconti (1351-1402), primo duca di Milano, e di Isabella di Valois, con Luigi di Valois d’Orléans (1372-1407), figlio cadetto di Carlo V Re di Francia e di Giovanna di Borbone. Da quell’unione era nato Carlo di Valois d’Orléans (1394-1465) che si sposò tre volte: la prima con la cugina Isabella di Valois (figlia di Carlo VI di Francia), la seconda con Bonne d’Armagnac e la terza con Maria di Clèves (1426-1486), dalla quale ebbe due figlie e un figlio, il secondogenito Luigi II d’Orléans, il futuro Luigi XII Re di Francia. Il contratto matrimoniale di sua nonna stabiliva chiaramente che, in caso di estinzione della dinastia dei Visconti, il Duca- to sarebbe dovuto ritornare ai legittimi eredi di Valentina. Ebbene la dinastia viscontea, secondo Luigi XII, si era estinta con Filippo Maria Visconti, morto nel 1447 senza lasciare eredi né dal primo matrimonio, con Beatrice Lascaris di Ventimiglia, né dal secondo con Maria di Savoia. La figlia naturale Bianca Maria, nata da una relazione extraconiugale con Agnese del Maino, anche se legittimata dal padre, non avrebbe potuto avanzare nessun diritto sul Ducato né tantomeno, quindi, trasmetterlo al marito Francesco Sforza. Il Ducato gli spettava quindi di diritto e lui era pronto a tutto per cacciare via gli Sforza, considerati degli usurpatori. La Guerra sveva In vista della sua calata in Italia, Luigi XII, dopo aver firmato un trattato di amicizia con Filiberto duca di Savoia, che gli garantiva il libero transito delle sue truppe, tramò abilmente in cerca di alleati. Fece concessioni e promesse: alla Serenissima Repubblica Veneta promise la concessione di Cremona e di Ghiara o Gera d’Adda, cioè la pianura lombarda tra i fiumi Adda e Serio con il Fosso bergamasco; a Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro VI, che aveva accompagnato Carlo VIII a Napoli, concesse il Ducato di Valentinois e la mano di Carlotta d’Albret, sorella del Re Giovanni III di Navarra e sua stretta parente; agli Svizzeri promise Bellinzona con tutto il Ticino. In cambio del loro sostegno alla spedizione milanese, gli Svizzeri ottennero anche l’appoggio di Luigi XII contro l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e la Lega sveva, nel conflitto che stava per scoppiare per il possesso dei territori che si trovavano alla periferia nord della Confederazione. Il re di Francia diede ben volentieri il suo appoggio contro gli Asburgo, con i quali era in guerra per il possesso della Borgogna e per gli interessi nelle Fiandre, già domini di Carlo il Temerario. Forti del sostegno francese, gli Svizzeri aprirono allora un nuovo conflitto con Massimiliano I. La Guerra sveva, ma anche Guerra svizzera o Guerra dell’Engadina, che durò da gennaio a settembre del 1499, vide contrapposti la Confederazione degli Otto Cantoni e le Tre Leghe (Grigia, Caddea e Dieci Giurisdizioni), contro gli Asburgo e la Lega sveva. Gli aderenti alla Lega sveva, composta da 22 città libere della Svevia e da altre istanze con una forza militare di circa 13.000 uomini, erano preoccupati soprattutto dalle continue acquisizioni territoriali dei Confederati sul loro fronte meridionale. Una minaccia che li aveva sempre più spinti a una più forte alleanza con l’Impero del quale facevano parte. Gli scontri, già fomentati da diversi focolai di tensione, ebbero inizio quando, per i contrasti con la Lega Caddea, il reggente Gian Giacomo Trivulzio (1440-1518), Luogotenente e Maresciallo di Francia, da un’incisione i rame di Raphael Morghen (1758-1833), conservata al Rätisches Museum Chur. asburgico del Tirolo, fece occupare la Val Venosta e la Val Monastero, che erano la via di comunicazione diretta tra Milano e Innsbruck. Poiché la soluzione pacifica, auspicata dal vescovo di Coira, non ebbe successo, il conflitto si allargò: la Lega Caddea chiese, allora, l’intervento degli Svizzeri e gli Asburgo quello della Lega sveva. La guerra fu allora senza quartiere, con furibondi scontri in diverse località, che videro gli Svizzeri invadere e saccheggiare più volte la Svevia meridionale. Lega sveva e Massimiliano I decisero allora di spostare lo scontro verso ovest, che pensavano di trovare sguarnito. Dopo una prima insignificante vittoria su un contingente elvetico presso Soletta, l’ultimo e decisivo scontro avvenne, il 22 luglio 1499, a Dornach, nei pressi di Basilea, dove 6.000 svizzeri attaccarono i circa 10.000 uomini avversari, costringendoli alla fuga. La Lega sveva lasciava sul campo 3.000 morti, tutta l’artiglieria e le vettovaglie, gli Svizzeri ebbero la perdita di circa 500 uomini. Quando la Guerra sveva, dopo quasi nove mesi di duri e sanguinosi scontri, sembrava ormai senza una soluzione, intervenne, come mediatore, Ludovico il Moro che, con le truppe di Luigi XII che gli avevano invaso il Ducato, si era trovato nell’impossibilità di reclutare nuovi mercenari svizzeri e lanzichenecchi svevi, impegnati su quel fronte. Volendo portare sia l’Impero sia la Confederazione dalla sua parte, il Moro, condusse serrate trattative con i belligeranti, senza badare a spese e servendosi anche dell’arma della corruzione per convincere Massimiliano I e i Cantoni a depor- aprile 2015 La Rivista - 47 re le armi e a unirsi al Ducato nella guerra contro l’invasore francese. La Pace di Basilea Il Moro non ebbe certo molte difficoltà a convincere Massimiliano I, al quale egli aveva dato, come terza moglie, nel 1494, la nipote Bianca Maria Sforza, figlia di suo fratello Galeazzo Maria e di Bona di Savoia, accompagnandola con una ricca dote onde ottenere il riconoscimento ufficiale alla successione al Ducato. Le pressioni di Luigi XII sui belligeranti avevano avuto lo scopo di ritardare la fine della Guerra sveva. Così, quando, il 22 settembre 1499, fu firmata la Pace di Basilea tra Massimiliano I e la Lega sveva da una parte e il vescovo Heinrich di Coira, i Confederati e le Tre Leghe dall’altra, i Francesi, con una poderosa armata di 25.000 uomini, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, avevano già occupato Milano. Il 13 agosto avevano preso la Rocca d’Arazzo (Asti), poi avevano espugnato Tortona, Voghera, Valenza, Castelnuovo e, quindi, presa anche Alessandria (25 agosto), avevano proseguito per Mortara e Pavia, mentre i loro alleati veneziani, sul fronte est, presa Caravaggio, passavano il Po e si spingevano fino a Lodi. Per non cadere prigioniero, il Moro, lasciava Milano, in rivolta contro di lui, per riparare a Innsbruck alla corte imperiale. Il 6 settembre 1499, i Francesi entravano da trionfatori in Milano, dove il 6 ottobre, accolto con tutti gli onori spettanti a un nuovo duca, sarebbe arrivato Luigi XII, che, subito dopo, richiamato da impellenti affari in patria, lasciava la guida del Ducato a Gian Giacomo Trivulzio appena nominato Maresciallo d’Italia. La Pace di Basilea era stata siglata sulla base dello status quo ante, cioè lasciando le cose come stavano prima della guerra. L’Impero s’impegnava a sospendere le ostilità, gli sfavori, i bandi, i processi e le oppressioni contro i Confederati e i loro alleati (vechden, ungnad, acht, processen und beschwärungen, nel testo ufficiale tedesco) in atto prima o nel corso del conflitto e «che in tutte le altre cose, di cui non si è trattato, ambedue le parti debbano rimanere come erano prima dello scoppio della guerra». Poiché il testo della Pace di Basilea non menzionava esplicitamente l’osservanza del Trattato di Worms, del 7 agosto 1495, che prevedeva la riforma dell’Impero, con un rafforzamento dell’autorità in senso centralistico e l’istituzione di un tribunale supremo, i Cantoni si sentirono sciolti da ogni impegno. In verità, quella Pace fu a tutto vantaggio degli Svizzeri, che si videro riconosciuta de facto la loro Confederazione e la loro indipendenza all’interno dell’Impero, del quale sarebbero, tuttavia, rimasti a farne parte, per quanto riguardava, però, solo i privilegi e i diritti, sino alla Pace di Westfalia del 1648. 48 - La Rivista aprile 2015 Massimiliano I «aveva perso da tutti i punti di vista». I Cantoni non sarebbero stati più «obbligati a prender parte alle Diete né a pagare il Reichspfenning [cioè l’imposta imperiale], restando liberi di regolarsi in proposito a loro piacere». La Confederazione era, dunque, libera «da ogni soggezione ai tribunali dell’Impero. I diritti di Costanza sulla Turgovia sono cancellati, le cause pendenti davanti alla Camera regia rinviate sine die. Eventuali questioni con l’Austria e la Lega sveva saranno risolte da un arbitrato, escludendo l’appello ad altri giudizi, dunque qualsiasi ingerenza imperiale. La crisalide è diventata farfalla». Restava «solo un bozzolo vuoto», che sarebbe stato, anche quello, disfatto, appunto, nel 1648 con le risoluzioni della Pace di Westfalia. Nelle due guerre di Borgogna e di Svevia, gli Svizzeri avevano «raggiunto il vertice della loro potenza», trionfando sulla cavalleria e sull’artiglieria degli avversari. Stava, però, per essere raggiunto «il culmine di una parabola e, segno dei tempi, il comandante urano Heinrich (Heini) Wolleb», il 20 aprile 1499, nella battaglia di Frastanz, un episodio della Guerra sveva, «era stato ucciso da una palla [di archibugio] e non da una freccia di balestra» (MORARD Nicolas, op. cit., pp. 301- 303). Fu proprio seguito a quella Mercenari svizzeriinattraversano le Alpipace dalla che, Luzerner Chronik, fol. 327 v, di Diebold Schilling il Giovane, 1513. nel 1501, le città di Basilea e di Sciaffusa entrarono a far parte della Confederazione. Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519). Ritratto immaginario di Peter Paul Rubens (1519), conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Scaffale Elena Ferrante L’amica geniale (Edizioni e/o pp. 400; € 18,00) Carlo Rovelli Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi pp. 88; € 10,00) Andrea Vitali Massimo Picozzi La ruga del cretino (Garzanti pp. 368, € 16,40) L’amica geniale comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L’autrice scava intanto nella natura complessa dell’amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l’Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l’andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l’autrice ci ha abituati... Elena Ferrante, con il suo nuovo romanzo, torna a sorprenderci, a spiazzarci, regalandoci una narrazione-fiume cui ci si affida come quando si fa un viaggio con un tale piacevole agio, con un tale intenso coinvolgimento, che la meta più è lontana e meglio è. Elena Ferrante è autrice di un romanzo, L’amore molesto, da cui Mario Martone ha tratto il film omonimo. Dal romanzo successivo, I giorni dell’abbandono, è stata realizzata la pellicola di Roberto Faenza. Nel volume La frantumaglia racconta la sua esperienza di scrittrice. Nel 2006 le Edizioni E/O hanno pubblicato il romanzo La figlia oscura e nel 2007 il racconto per bambini La spiaggia di notte. «Ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato». Tale è il presupposto di queste «brevi lezioni», che ci guidano, con ammirevole trasparenza, attraverso alcune tappe inevitabili della rivoluzione che ha scosso la fisica nel secolo XX e la scuote tuttora: a partire dalla teoria della relatività generale di Einstein e della meccanica quantistica fino alle questioni aperte sulla architettura del cosmo, sulle particelle elementari, sulla gravità quantistica, sulla natura del tempo e della mente. La fisica è da sempre una materia ostica, ma tutto dipende da come viene insegnata. I concetti presi in esame dovrebbero trascendere il loro aspetto “formale” e sintetizzarsi in esempi pratici, di cui tutti possiamo avere più o meno un’idea. Niente è più vero del fatto che la scienza ci doni gli strumenti per comprendere il mondo, ma metta in evidenza anche quanto di esso ancora ignoriamo. E soprattutto, cosa che nessuno sospetta, quanto le leggi della fisica siano sempre in relazione a qualcosa, e quasi mai assolute. In realtà, ci si stupisce di quanto essa utilizzi le probabilità. Queste lezioni condividono una serie di articoli pubblicati dall’autore nel supplemento “Domenica” del Sole 24 Ore, a testimoniare come scienza e cultura rappresentino un connubio ben affiatato. La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce, ed è nata storta. Ha una macchia sulla guancia sinistra e ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane. Chi la vuole una così? Chi la prende anche solo come servetta di casa? È l’agosto del 1893 e per i due coniugi, lavoranti presso il rettorato del santuario di Lezzeno, poco sopra Bellano, è arrivata l’occasione giusta. Perché una devota, Giuditta Carvasana, venuta ad abitare da poco a villa Alba, è intenzionata a fare del bene, per esempio aiutare una giovane senza futuro. Per Birce non sarebbe cosa da poco, perché la vita non pare riservarle un destino felice. Come a quella povera fioraia di Torino massacrata per strada. A dire il vero, in quell’estate lontana, non è la prima vittima. I loro corpi sono a disposizione della sala anatomica dell’università torinese, dove il dottor Ottolenghi, assistente del noto alienista Cesare Lombroso, li analizza con cura, convinto che dalla medicina possa venire un aiuto alle indagini. Oltretutto, dalle tasche delle sventurate, salta fuori un biglietto con incomprensibili segni matematici. Indicano un collegamento tra quelle morti? E nel mirino dell’omicida può esserci finito lo stesso Lombroso, che già aveva ricevuto un analogo foglietto insidiosamente anonimo? Nella Ruga del cretino, il mondo di Andrea Vitali, esilarante e pittoresco, si colora con le tinte del giallo, portando le lancette del tempo all’epoca degli albori della psichiatria e della nascente criminologia moderna. Una prova letteraria che alla felicità narrativa unisce un desiderio di esplorazione che avvince il lettore. aprile 2015 La Rivista - 49 Anker, Hodler, Vallotton… Capolavori della Fondazione per l’arte, la cultura e la storia I tesori di un collezionista, che ama l’arte e quella svizzera in particolare, esposti alla Fondazione Pierre Gianadda di Martigny fino al 14 giugno 2015. di Augusto Orsi B runo Stefanini collezionista di Winterthur, che quest’anno compie 90 anni, ha trascorso la sua esistenza a riunire capolavori d’arte. Nel 1980 ha creato la sua Fondazione in collaborazione con il Museo di belle Arti di Berna. Oggi, con più di ottomila opere (dipinti, sculture, libri d’arte, oggetti preziosi), è la collezione più ricca di opere d’arte elvetica. Una piccola parte delle sue opere sono state già esposte con successo a Berna. Su richiesta di Matthias Frehner, direttore del Museo di Belle Arti della stessa città, Stefanini ha acconsentito che una selezione molto concisa sia presentata al pubblico alla Fondazione Pierre Gianadda di Martigny. La mostra nel suo meticoloso ed elegante allestimento riscuote un grande successo di pubblico per il valore non solo artistico, ma soprattutto storico delle opere. L’importante avvenimento culturale - espositivo evidenzia i numerosi aspetti della storia dell’arte e della cultura elvetica tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XX mettendoci a contatto con artisti che sono l’emblema della Confederazione Albert Anker, Les soeur Gugger tricontant, vers 1885, olio su tela 51,5 x 63 cm 50 - La Rivista aprile 2015 Ferdinadn Hodler, Las de vivre, dopo 1892, olio su tela 110,5 x 221 cm quali Albert Anker, Ferdinand Hodler, Felix Vallotton, Giovanni Segantini, Arnold Böcklin, Cuneo Amiet, Giovanni e Augusto Giacometti, Ernest Biéler, Edouard Vallet e numerosi altri. Data la grande varietà dei temi il percorso espositivo si divide in dieci sezioni che riflettono l’evoluzione storico-sociale della Svizzera. Dipinti storici, di genere, i paesaggi, il simbolismo nei pittori elvetici, il nudo, le scene d’infanzia, i ritratti, gli autoritratti, le rappresentazioni d’animali e per finire le nature morte. Un panorama di 130 opere molte delle quali memorabili. I diversi Anker, dai personaggi di un’estrema dolcezza emotiva quali Gli allievi sul cammino della scuola o le altre scene di quotidianità. Impareggiabili i paesaggi di Hodler e i suoi grandi dipinti di partecipazione all’ angoscia umana in Las de vivre . Nutrita la galleria dei nudi dove Hodler tratta la donna come paesaggio e Vallotton in Baigneuse au rocher dipinge in modo realistico una donna che è anche Venere uscita dalle acque. E poi i ritratti e gli autoritratti che sono capitoli di sociologia e saggi sull’uso del colore. Una mostra da non perdere nel modo più assoluto. Félix Valloton, Baigneuse aux rocher, 1909, olio su tela 116 x 89 cm Benchmark di Nico Tanzi I gattini in salotto e il telespettatore pigro: fenomenologia di una rivoluzione Quanti anni sono passati? Non moltissimi, in realtà. Non sono poi così lontani, in fondo, i tempi del “focolare domestico”, in cui la vita familiare ruotava attorno al più potente degli elettrodomestici. Posizionato in bell’evidenza nel salotto di casa. A catalizzare gli sguardi e l’attenzione dell’intera famiglia, riunita davanti al televisore in un rito che sembrava eterno. Il telegiornale, per conoscere i fatti del giorno, e poi un film, un varietà, a volte la partita di calcio, un talk show: per trascorrere la serata in una compagnia condivisa. Incredibile quanto quei tempi, in realtà, sembrino oggi ormai lontani. Da quando è arrivato internet a cambiare per sempre le nostre abitudini, la sera ha smesso di essere il baricentro simbolico della giornata. Chi ha più bisogno di piazzarsi davanti al tg per sapere cos’è accaduto nel mondo? Non solo le informazioni ci raggiungono durante tutta la giornata: abbiamo addirittura cominciato a guardare video – di ogni genere – lontani dalla tv. Li guardiamo sul computer in ufficio, sul telefonino (pardon, sullo smartphone), sul tablet. In qualsiasi momento. Quella che è in corso – ci dicono gli esperti – è la personalizzazione del consumo. Chissà cosa penserebbe oggi Karl Marx se potesse vedere con quale scientifica precisione il suo motto “a ciascuno secondo i propri bisogni” è stato adattato alle esigenze di un intrattenimento che si fa sempre più onnipervasivo. Mentre l’umanità si trasforma in una massa di intrattenuti che su Facebook e su Youtube si appassionano e si commuovono fra gattini buffi, neonati dai dentini aguzzi e improbabili ballerini coreani, le televisioni – nel senso di quelli che la tv la producono – cominciano a sudare freddo e a inventarsi un modo di correre ai rimedi, prima che il pubblico li abbandoni. Per adesso i vecchi modelli tengono ancora. Oggi siamo in una fase di passaggio: quelli che guardano la tv in modo tradizionale, con orari fissi e palinsesti rigidi, sono ancora la maggioranza. Ma The Times They Are A-changin’. Molto, molto rapidamente. In alcuni paesi più che in altri, certo. In Italia il sistema radiotelevisivo, tuttora ancorato al duopolio Rai-Mediaset, non è certo fra quelli che spingono di più sulla via del cambiamento. Diversa la situazione in Svizzera, dove sempre più persone hanno una smart tv collegata a internet. Soprattutto fra i più giovani. Tradotto in soldoni, questo significa che sempre più persone sono in grado di guardare un programma a prescindere dall’orario di diffusione. Ormai è questione di tempo: quando Swisscom e Cablecom inseriranno nei loro pacchetti la cosiddetta tv connessa, tutto ciò che si trova su internet si potrà vedere anche sul televisore di casa. E senza dover trafficare con cavetti, adattatori e scatolette varie. Sarà interessante vedere in che direzione evolveranno, a quel punto, i gusti dei telespettatori. C’è chi dice che per le tv tradizionali rischia di essere una catastrofe (e, infatti, dalla BBC in giù, tutte stanno cercando di capire come reagire a una sfida che non possono permettersi di prendere sottogamba). Al di là degli aspetti tecnologici, però, fin d’ora si può prevedere una ulteriore divisione del pubblico. Fra gli “attivi” – quelli che i programmi e i contenuti che gli interessano se li vanno a cercare – magari su Netflix – senza farsi influenzare più di tanto dall’“offerta”. E i “passivi”, per i quali guardare la tv in fondo non è tanto questione di scegliere quanto quella di farsi intrattenere senza fare fatica: al massimo un po’ di zapping. E che probabilmente continueranno a essere legati alle tv che hanno sempre guardato. È da questo, in fondo, che dipenderà se la televisione come l’abbiamo sempre conosciuta (quella “lineare” legata a orari e palinsesti) sopravviverà, o cederà il passo definitivamente a quella “non lineare” che ti permette di guardare tutto ciò che vuoi a qualsiasi ora e su qualsiasi schermo. Affaire à suivre. aprile 2015 La Rivista - 51 L’olandese Escher, la moglie svizzera e le suggestioni italiane di Giuseppe Muscardini S i è conclusa il 22 febbraio scorso a Roma una mostra antologica dedicata a Maurits Cornelis Escher (1898– 1972). Curata da Marco Bussagli e sostenuta dalla Fondazione Escher con il patrocinio di Roma Capitale, l’esposizione è stata inaugurata il 20 settembre 2014 presso il Chiostro del Bramante per sottolineare le valenze figurative del geniale artista olandese. L’iniziativa culturale romana ci permette qui di posare la lente sugli influssi ricevuti da Escher in Italia, che diedero all’artista l’opportunità di inaugurare la stagione dei celebri studi sulle illusioni prospettiche. Le diverse interpretazioni della realtà di Escher e le potenzialità della sua singolare mente creativa, trenta anni fa fornirono lo spunto a Douglas Richard Hofstadter (già figlio del Premio Nobel per la Fisica Robert Hofstadter) per studiare un possibile legame fra le discipline filosofiche, artistiche e musicali. «Mi resi conto che Gödel, Escher e Bach erano solo ombre proiettate in diverse direzioni da una qualche solida essenza centrale. Ho solo tentato di ricostruire l’oggetto centrale», chiarì all’epoca lo studioso. E qui gli intrecci si sprecano, perché le influenze di Rudolf Carnap su Kurt Gödel, così come quelle di Nicholas Bruhns su Johann Sebastian Bach, sono state ampiamente indagate. Se invece è all’artista che prestiamo attenzione, non si può pensare a Maurits Cornelis Escher senza richiamare alla mente la figura del suo connazionale Samuel Jesserum de Mesquita, che indirizzò il promettente giovane alla grafica e alla pratica dell’incisione su legno, conoscenze poi sviluppate dall’allievo in modo tutto personale e con felici esiti intuitivi. L’ampio catalogo di opere attribuite ad Escher rivela una costante produzione di xilografie, litografie, acquerelli, pitture murali e mezzetinte realizzate tra il 1920 e il 1969. La frequentazione dell’ambiente artistico italiano, dapprima come occasionale turista e poi come residente nella Capitale a far data dal 1922 (l’anno della Marcia su Roma), ne fece 52 - La Rivista aprile 2015 Autoritratto di Maurits Cornelis Escher, 1943 - Credits: © MC Escher Foundation. un estimatore dei paesaggi meridionali e delle località più sperdute delle regioni centrali, soggetti di molte litografie e xilografie di efficace impatto visivo. Fu a Ravello, durante una delle sue escursioni al Sud, che in quegli stessi anni conobbe Jetta Umiker, la giovane donna svizzera a cui si unì in matrimonio nel 1924 e dalla quale ebbe due figli, George e Arthur. Non fu coup de foudre, ma gradualmente si sviluppò un vivo interesse dell’uno per l’altra, complice la comune passione per l’arte. Entrambi pittori per diletto, i due giovani avevano un’innata curiosità per i modi di raffigurare il reale. Inoltre, le vicende della giovane esistenza di Jetta, affascinò da subito l’artista olandese: di padre svizzero e madre italiana, all’epoca si trovava in vacanza a Ravello, ma viveva a Zurigo. A tre anni di vita si era trasferita con la famiglia nella città russa di Nakhabino, nel distretto di Mosca, dove il padre aveva avviato una fiorente attività commerciale. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 aveva travolto l’esistenza degli Umiker, costretti a fuggire e ad affrontare i pericoli di un avventuroso viaggio di ritorno a Zurigo, percorrendo a piedi lunghi tratti di territorio finlandese e svedese. Quando nel 1923 Jetta conobbe Escher in Italia, tutto questo era ben sedimentato nella sua memoria. L’amore tra i due si consolidò con l’assenza, perché subito dopo aver incontrato il giovane artista olandese, Jetta rientrò a Zurigo con la famiglia. E a Zurigo Escher si recò il 28 agosto 1923 insieme al padre, alla madre e al fratello per il fidanzamento ufficiale con Jetta. La data è significativa, perché ci consente di contestualizzare un particolare momento della sua vita: superato il battesimo che lo consacrò artista, rivolse attenzione ai sentimenti autentici progettando una serena vita coniugale con la donna svizzera. Il 26 agosto 1923 si concluse a Siena la sua prima mostra personale d’arte intitolata Bianco e nero, allestita nei locali espositivi del Circolo Artistico Senese, e nei giorni immediatamente successivi si portò a Zurigo per incontrare Jetta e la famiglia di lei. Il matrimonio fu poi celebrato in Italia, a Viareggio, il 12 giugno dell’anno successivo, alla presenza dei genitori degli sposi e di George e Nina, i rispettivi fratelli di Maurits e Jetta. Soffermarsi sulla rapida evoluzione di quell’amore, nato in seguito ad un fortuito incontro nel cortile dell’Hotel Toro di Ravello, con la splendida costiera amalfitana come sfondo, aiuta di fatto a ricostruire un tassello biografico non accessorio dell’intera stagione creativa di Escher. La dolce fisionomia della moglie è ben delineata in una xilografia del 1925, dove è raffigurata in atteggiamento meditativo, il volto lievemente inclinato verso il fiore che tiene con delicatezza nella mano destra. Erano gli anni della residenza romana, del clima stimolante e vagamente surreale impregnato di quelle epidermiche sensazioni che sono utili all’arte. Eppure Escher gradualmente avvertì i segni del dissolvimento di una feconda fase produttiva, minacciata dalle logiche asfittiche e nazionaliste del regime di Mussolini. Decidendo nel 1935 di lasciare l’Italia per trasferirsi con la famiglia a Châteaux-d’Oex, nel Vaud, Escher operò una scelta niente affatto istintiva, ben sapendo che lo spostamento in Svizzera equivaleva ad abbandonare le ispiranti atmosfere notturne di Roma che tanto lo attraevano e che aveva saputo tradurre in splendide opere di grafica, con le vedute su Santa Maria del Popolo, sul Colonnato di San Pietro e gli anfratti labirintici del Colosseo. Ma, nel contempo, aveva intuito che troppi cambiamenti di ordine politico erano intervenuti ad inquinare (e non ad esaltare) quel mondo di ombre e chiarori di cui la sua arte si alimentava. La frequentazione in Italia del pittore svizzero Robert Schiess, originario di Cham ma al servizio della Guardia Svizzera Pontificia negli anni romani di Escher, valse a far comprendere all’artista che una momentanea residenza nella Confederazione era auspicabile. Nel settembre 1935 lasciò pertanto Roma con la famiglia e partì per Châteaux-d’Oex. Anche nei suggestivi luoghi del Vaud fu raggiunto da potenti ispirazioni. Qui avviò una nuova fase artistica in cui privilegiò lo studio della percezione della realtà partendo dai fe- Maurits Cornelis Escher, Occhio, 1946, mezzatinta, 139 x 86 mm, Collezione privata M.C. Escher works © 2014 The M.C. Escher Company nomeni ottici. La sovrapposizione ipnotica di poliedri e forme uguali che negli spazi da riempire e negli interstizi generano altre forme diverse o identiche, è la cifra estetica della produzione di Escher dopo il 1935, come ci ricorda anche un curioso aneddoto biografico. In una limpida giornata dell’immediato dopoguerra, si avventurò insieme ai figli nelle montagne attorno a Verbier, nel Vallese, per una camminata nei boschi. La bandiera cantonale issata sul tetto di una delle case di Verbier, richiamò alla mente di Escher una precedente esperienza creativa: ai figli raccontò come i motivi presenti nel vessillo cantonale, “perfetto esempio di scambio di colori tra stelle bianche e rosse”, avessero influenzato grandemente l’esecuzione della celebre stampa intitolata Giorno e notte, realizzata nel 1938 a Châteaux-d’Oex. Colte da un sguardo sensibile come quello dell’artista olandese, tali anticipazioni espressive talvolta disorientano chi si dispone davanti alle sue opere. Ma in fatto di smarrimento percettivo, è al notissimo Occhio di Escher che dobbiamo fare riferimento concludendo questo articolo. Un occhio all’interno del quale, avvicinandosi, si intravede l’immagine inquietante di un teschio. Un richiamo “filosofico” precisato con rassegnata naturalezza che si incontra nell’opera grafica di Escher come contrappeso alle immagini più gaie e spensierate dei paesaggi del Mezzogiorno, scenario di una stagione edificante in cui l’estro si coniugò felicemente con l’amore per Jetta Umiker. Agosto 1924. Jetta Umiker e Maurits Cornelis Escher due mesi dopo il matrimonio aprile 2015 La Rivista - 53 31ma edizione del Festival du Film d’Amour di Mons All’italiano De Matteo Le Prix du Public de la ville de Mons di Augusto Orsi N el Palmarès della 31ma edizione del Festival du Film d’Amour di Mons figura anche I nostri ragazzi di Ivano de Matteo per il Prix du public de la ville de mons. Il cinema italiano ha segnato la sua partecipazione sia con i 9 validi lungometraggi del Panorama Italiano, sia con l’apprezzata presenza di Carlo Verdone, ospite d’onore con i suoi tre ultimi lungometraggi. Il regista ha oggi alle spalle 40 anni di carriera e una carrellata di 25 film che hanno, quasi tutti, riscosso successo di pubblico e consenso dei critici. Nel pieno della sua maturità si esprime cinematograficamente dandoci film brillanti e comici di riflessione. Posti in piedi in paradiso, Io, loro e Lara e Sotto una buona stella, sono commedie sociali, uno spaccato della società italiana d’oggi osservata e portata allo schermo con partecipazione ed affetto, ma anche con disincanto. In questo senso Carlo Verdone può essere considerato il regista italiano che meglio interpreta lo spirito dei grandi autori della commedia all’italiana da Fellini a De Sica, da Germi a Monicelli a Scola, a Risi, a Comencini. A Mons, nell’incontro con il pubblico, ha tra l’altro affermato ”Come attore sono me stesso”. A proposito della professione di regista ha detto : “Il nostro mestiere è essere un pedinatore della realtà. Bisogna osservarla e sapersi stupire continuamente. Se non conoscete il passato, non potete vivere il presente e programmare il futuro”. In I nostri ragazzi Ivano De Matteo continua l’esplorazione della famiglia italiana d’oggi e lo fa con acutezza e sensibilità partendo dalla libera adattazione di La cena, provocatorio romanzo di Herman Kock e della sua esperienza di genitore di un figlio quasi adolescente. Michele e Beatrice (Benny) sono due tipici ragazzi d’oggi, più a loro agio nel mondo dei videogame che nella vita quotidiana. In parte estranei dal mondo della scuola e completamente da quello della famiglia vivono superficialmente e spensieratamente la loro non 54 - La Rivista aprile 2015 facile esistenza. I genitori, professionisti stimati e impegnati nel loro lavoro, sono rassegnati a queste situazioni, quasi estreme di ingovernabilità e hanno dimissionato dal loro ruolo educativo. Non sapendo che pesci prendere si lasciano andare al tran tran della vita. Nella messa a fuoco della situazione del rapporto tra padri e figli De Matteo riesce con perizia, realismo e abilità documentaristica a darci un quadro veritiero e reale di tante famiglie d’oggi in società borghesi ed agiate. Da una parte gli adolescenti, dall’altra i genitori. Due nuclei di separati in casa. Il clash avviene quando i due adolescenti, brillante, superficiale e alla moda Benny, musone, timido ed introverso Michele, per irresponsabilità, si cacciano in guai irreparabili provocando la morte di una vagabonda. Nell’affrontare e gestire il drammatico caso i dissapori e la vecchia ruggine, già esistenti tra i genitori dei due adolescenti, (il padre di Michele e di Benny sono fratelli), riaffiorano e si fanno conflitto e non solo verbale. Nello scontro dialettico tra gli adulti il film, passando dalla commedia al dramma, ci dà tutto il suo spessore narrativo e la sua forza visiva coinvolgendo la sensibilità e lo spirito civico dello spettatore. Sul piano attoriale i protagonisti adulti sono credibili e di rara forza espressiva e “portano veramente il film”. Giovanna Mezzogiorno, esperta di storia dell’arte, è una madre moderna, sensibile ed affettuosa che vive e sa far vivere allo spettatore il caso del suo Michele, che per lei è il dramma dell’onorabilità. Barbora Bobulova, la raffinata matrigna di Benny, vive con partecipazione ma pragmaticamente l’incidente. Luigi Lo Cascio, chirurgo pediatra dal carattere gioioso e comprensivo, padre di Michele, è il genitore che è stravolto in modo più emotivo dal fatto. Alessandro Gassmann, padre di Benny, nelle vesti di un avvocato affermato, corrucciato e non molto comunicativo interpreta il suo ruolo alla perfezione. I due adolescenti, anche per una scelta del regista, appaiono sfocati e non tanto convincenti anche perché non si sa se sono privi di senso morale oppure non consapevoli dalla gravità di quanto hanno fatto. Carlo Verdone con Elio Di Rupo già primo ministro belga e fondatore del Festival du Film d’Amour di Mons Sequenze di Jean de la Mulière Les A Most The Second Combattants Violent Year Best Marigold di Thomas Cailley di J.C. Chandor Hotel di John Madden Arnaud ha 17 anni. Dopo la morte del padre, aiuta il fratello maggiore nella gestione della piccola azienda a conduzione familiare che si occupa della costruzione di tettoie da giardino. La sua estate sembra andare in questa determinata direzione, tra il lavoro e le serate di svago con gli amici di sempre. Le cose cambiano quando Arnaud conosce Madeleine, coetanea tanto affascinante quanto misteriosa, con il fisico scolpito e strambe idee orientate verso apocalittiche idee di morte e distruzione. La ragazza sta per iscriversi a un corso di preparazione militare: il suo obiettivo è diventare sempre più forte e preparata, per affrontare al meglio le imminenti disgrazie che porteranno al probabile collasso della razza umana. Arnaud comprende di essere attratto da questa bizzarra creatura perennemente in guerra con il mondo, anche se non ne comprende fino in fondo i gesti e i pensieri; per restarle vicino, o forse inconsciamente per proteggerla, si iscrive anche lui allo stage di 15 giorni con i paracadutisti, un’esperienza formativa durante la quale all’improvviso i due si troveranno a dover realmente lottare per la sopravvivenza, da soli nella foresta, senza cibo né medicine. Nel 2014 Les Combattants, L’opera d’esordio di Thomas Cailley, classe 1980, è stato in assoluto il film rivelazione dell’anno in Francia. Presentato alla Quinzane des Réalisateurs a Cannes ha portato a casa svariati premi; è poi uscito nelle sale transalpine a fine agosto ottenendo l’applauso del pubblico e un quasi totale plebiscito da parte della critica francesi, ed è arrivato a conquistare ben nove nominations ai César, inclusa quella come miglior film. A New York durante l’inverno del 1981, uno degli anni statisticamente più violenti della storia della città, l’intraprendente Abel Morales, proprietario di una compagnia distributrice di carburante, oltre a non essere ben accetto dalla concorrenza, si ritrova a subire i colpi di alcuni criminali che dirottano i suoi autocarri per carpirne l’olio combustibile. In questo quadro si inserisce anche l’inchiesta in corso del procuratore Lawrence, determinato a stilare capi d’accusa sulla compagnia per evasione fiscale, concorrenza sleale e altri illeciti contabili, nonché l’intimidazione alla famiglia, esercitata da un avventore che si introduce furtivamente nella casa. La moglie di Abele, Anna Morales, stanca di tutta questa tensione, esorta il marito a esercitare una difesa armata dei suoi camionisti, ricorrendo anche a autorizzazioni illegali, ma Abel non cede, perché teme che un’iniziativa del genere metterebbe a repentaglio la compagnia da un punto di vista giudiziario. Non a caso le cose si complicano quando il giovano Julian, di fronte all’ennesimo tentativo di dirottamento, usa per difendersi una pistola e fugge all’inseguimento della polizia. Non a caso le cose si complicano quando il giovano Julian, di fronte all’ennesimo tentativo di dirottamento, usa per difendersi una pistola e fugge all’inseguimento della polizia. Di fronte a questi nuovi eventi, e una procura che diventa sempre più pressante, anche la banca decide di non eseguire il prestito già accordato ad Abel per l’acquisto di un terminale per olio combustibile. Ecco dunque che gli usurai sembrano diventare l’unica via d’uscita… Sequel del precedente The Best Exotic Marigold Hotel, è una commedia brillante che racconta le vicende dell’hotel, tra l’imminente matrimonio di Sonny e il suo sogno di ingrandire l’attività con tutte le complicazioni del caso. Tra l’altro, nuovi ospiti, interpretati da un cast di all-star incredibile, si avvicenderanno nelle stanze e i posti vacanti sono pochi. Dulcis in fundo, la “minaccia” di un matrimonio in stile indiano sembra far precipitare la situazione nel caos finché una nuova soluzione si presenterà inaspettata. Ora che il Best Exotic Marigold Hotel è ben avviato e pieno di clienti che si trattengono per periodi prolungati, i due co-direttori Muriel Donnelly (Maggie Smith) e Sonny Kapoor (Dev Patel) pensano di ingrandirsi, e hanno appena trovato il posto ideale per realizzare il secondo Marigold Hotel. Dal canto loro, Evelyn e Douglas (Judi Dench e Bill Nighy) si avventurano a Jaipur con un piano di lavoro in mente, chiedendosi a cosa porterà il loro appuntamento fisso a colazione. Norman e Carol (Ronald Pickup e Diana Hardcastle) navigano nelle acque vorticose di una relazione esclusiva, mentre Madge (Celia Imrie) si destreggia tra due corteggiatori entrambi molto allettanti,e Guy Chambers (Richard Gere), arrivato da poco, trova nella madre di Sonny, Mrs. Kapoor (Lillete Dubey), una musa per il suo prossimo romanzo. Il matrimonio con l’amore della sua vita Sunaina (Tina Desai) è alle porte e Sonny si accorge che i suoi progetti per il nuovo hotel gli rubano più tempo di quanto non ne abbia a disposizione. Forse l’unica ad avere le risposte è Muriel, che custodisce i segreti di tutti. Con l’avvicinarsi del grande giorno la famiglia, così come gli ospiti, si ritrovano risucchiati dall’irresistibile ebrezza di un matrimonio indiano. aprile 2015 La Rivista - 55 Intervista con Edoardo Bennato “Fatalismo, vittimismo, assistenzialismo è questo il male di Napoli” Testo e foto: Salvatore Pinto E doardo Bennato, oramai settantenne, non è stanco di alzare la voce e di puntare il dito verso il ceto politico. La sua denuncia è rivolta anche alle masse italiane, che “con la loro passività danno legittimità ad una classe dirigente che non fa altro che pensare al bene proprio; una classe a cui non importa un bel niente l’interesse comune.” Il cantante di Bagnoli-Napoli a marzo è stato in Svizzera per una tournée che comprendeva sei tappe, tra cui il Volkshaus di Zurigo, la Mühle Hunziken di Rubigen e il Theater Palace di Bienne, dove La Rivista ha avuto l’occasione di uno scambio di battute con l’artista. Una filosofia di vita che comprende anche Napoli. La tua città d’origine, dove tuttora vivi. Nonostante l’età, non hai perso la tua carica ribelle. Prossimamente uscirà il tuo album Pronti A Salpare. In che direzione stai andando? Quindi un confronto con la Svizzera non regge? Vado sempre avanti! Il passato conta poco. Soprattutto in questo ambito della musica del rock, in cui mi muovo. È il futuro che ci emoziona ed è quello che possiamo cambiare. Il passato non possiamo modificarlo. Come tensione emotiva la musica rock riguarda il presente e l’immediato futuro. È una filosofia di vita. Per me è importante vivere a Napoli. Per il mio tipo di musica che trae spunti dalle tensioni sociali, Napoli è una scuola di vita oltre ad essere la città più bella del mondo. Un cittadino di Bienne, ad esempio, non potrà mai fare quello che sto facendo io. Qui tutto è più o meno perfetto. Ti dici, “ma qui non succede niente!“ Invece Napoli è come una polveriera, e con lei un po’ tutta l’Italia. L’Italia è un paese particolare: da un lato bellissimo, dall’altro pieno di tensioni e di stravolgimenti. Sembra che non si possa governare questo paese. Gli svizzeri non si limitano ad eleggere un delegato, ma lo controllano. Il potere è in mano alla gente comune. Invece per motivi storici e geografici a Napoli prevale l’alibi: “vabbè, chilli ce vogliono tené accussi.“ Il potere è un comodo alibi che favorisce una sorta di vittimismo. Secondo la gente comune, al potere ci stanno tutti i delinquenti, mentre la povera gente invece deve accettare ... Non è una novità, nel 1992 pubblicai il disco È asciuto pazzo o padrone sotto lo pseudonimo di Joe Sarnataro, dove compare tra gli altri il brano A Gente è Bona che parla proprio di questo. Sento una certa rassegnazione nella tua voce. Fatalismo, vittimismo, assistenzialismo – è questo il male di Napoli. Però chiaramente non tutti sono così. Ci vivono 200’000 persone con grandi doti e capacità, che magari alla fine emigrano pure. Quanti napoletani stanno qui in Svizzera occupando dei ruoli importanti? Nell’ingegneria, nella tecnica, nella medicina e nella meccanica? E non dimentichiamoci dei semplici operai che danno un importante contributo a questo paese. 56 - La Rivista aprile 2015 Hai accennato il progetto Joe Sarnataro. Come mai nel 1992 hai creato questo pseudonimo collegandolo al blues? Lo pseudonimo è legato ad un film di Renzo Arbore. Racconta la storia di un giovane ragazzo napoletano che per fare esperienza di blues va nella patria del blues, l’America. Tornando in Italia scopre che i suoi amici musicisti per sbarcare il lunario suonano ai matrimoni. Rimette insieme la band e poi ha bisogno di testi. Scopre che suo nonno ha dei testi in napoletano … Insomma, l’album ripercorre l’intreccio di questo film. Attraverso il blues hai trovato un mezzo perfetto per puntare il dito. Ma anche con il rock. Entrambi mi servono a evidenziare certi paradossi che sono davanti ai nostri occhi. Paradossi che spesso non vogliamo vedere. Questo mio tipo di musica invita a riflettere su certi meccanismi. Il tuo centro di gravità rimane comunque il rock. Io faccio rock proprio per puntare il dito. Lo canto alla mia maniera e in italiano. Un azzardo è vero e se non piace, si è liberi di ascoltare un gruppo americano inglese più bravo di me. Notti Magiche con Gianna Nannini, invece, era tutt’altra cosa: un inno mieloso. Gianna Nannini in un’intervista per La Rivista ha dichiarato di non essere stata entusiasta di fare una canzone per i Mondiali di calcio. Avete avuto un ripensamento? (sorride) Soprattutto era Caterina Caselli, la produttrice discografica, a insistere su questo. Quando mi proposero di fare questa cosa dissi “no, è una pazzia, non ci perdoneranno di fare una cosa così nazional-popolare.” Però Caselli, che tra l’altro era la lavoro. Paradossalmente se chiedi alla gente comune, ti risponderà che era una canzone bellissima. Anche in questo caso sono gli opinion leader a decidere se una canzone va o meno. Sono come dei pastori. Ammettiamo che un pastore ha mille pecore e cinque cani. Nel caso dovesse perdere i cinque cani, rischia di perde l’intero gregge. È questo il motivo per cui anche Gianna si è pentita di aver fatto quella cosa. Ha perso il suo scettro di eroina della musica rock europea. Comunque sia, il brano ha riscontrato successo. Sì, senz’altro. Nonostante questo successo, anch’io ho dovuto confrontarmi con i critici. Qualche anno dopo i mondiali, un intervistatore mi ha detto: “sai Edoardo, non posso non dirtelo. Tu per noi eri un mito, un’icona, un punto di riferimento. Ma quando ti abbiamo visto sgambettare sul campo dei mondiali con Gianna Nannini, è crollato un mito.” Pensa un po’. discografica amica di Gianna, ha insistito. Io non lo volevo fare, insomma, perché conosco l’ambiente intellettuale della musica rock in Italia, i giornalisti, i critici che se la tirano, e via dicendo. Evidentemente anche a lei quella cosa non ha entusiasmato tanto. Non bisogna dimenticare che alla fine degli anni Ottanta, Gianna era un’icona nel mondo del rock europeo. Facendo quella cosa, il suo pubblico si è sentito come dire, tradito. Avrà patito delle critiche. Evidentemente! Comunque è stato il suo entourage ad insistere su questo. Innanzitutto, ripeto, Caterina Caselli. Il clan era composto da quest’ultima, da Nannini e Giorgio Moroder che ha composto il brano. Insomma: conoscendo l’ambiente, non volevo fare questo Torniamo a Napoli: in che direzione sta andando la musica della tua città? Parliamo ad esempio di Rocco Hunt e Clementino, due rapper esordienti. Sono tutti fortissimi. Anche Maurizio Capone è un grande, che tra l’altro è mio amico. È un bene che Napoli vada in quella “nuova” direzione? Sì. Napoli è un grande fermento, una vera e propria scuola del rock. Poi ci sono anche quelli che vivono un altro ambiente musicale, che non mi appartiene ma che ci sta benissimo. James Senese, intendi? James Senese è il numero uno in assoluto come sassofonista e come cantante. Nessu- no può cantare come Senese e come Adriano Celentano. Al livello musicale stimo Morgan, che al momento è uno dei più forti in Italia. Nel teatro dell’ex Nato a Napoli nascerà l’Accademia Bennato per laboratori di musica. Inviterai i musicisti summenzionati a parteciparci? Sicuramente li inviterò. l’Accademia avrà come obiettivo di dare vitalità ai nuovi talenti e a quelli che al momento non possono esprimersi. La discografia è ahimè gestita da pochi personaggi che hanno in mano le radio e il potere. Quindi non sarai neanche tanto a favore degli show dal tipo X-Factor. Recentemente ho aiutato Piero Pelù all’interno di Voice Of Italy. Ci sono andato e ho fatto quest’esperienza. Purtroppo in questo momento è quella l’unica possibilità che hanno i giovani di farsi notare ed emergere. Prendo l’esempio di una ragazza di Palermo, che suona una specie di arpa, o dello stesso Rocco Hunt, di cui hai parlato prima, anche lui uscito da lì. Diciamola così: se Rocco si fosse presentato in una casa discografica, sarebbe stato cacciato. I discografici non capiscono niente. Rocco e Clementino sono bravi, perché dietro i loro testi c’è tutto un modo di pensare che ritengo giusto. La loro è una forte critica contro l’establishment. E hanno ragione di farla. Anch’io ironizzo su certe cose. In un mio pezzo parlo di Paperon De’ Paperoni, di Clarabella, di Paperino e Topolino. Sono personaggi provenienti dai cartoni animati che però, a confronto di certi personaggi reali, hanno più dignità. Ha collaborato Luca D’Alessandro aprile 2015 La Rivista - 57 Intervista a James Senese, personaggio kult del jazz partenopeo “Vivere a Napoli è come stare nel triangolo delle Bermuda“ di Salvatore Pinto G aetano “James” Senese è un sassofonista e cantante di origine partenopea. È figlio di James Smith, soldato statunitense afroamericano, e di Anna Senese. Esordisce negli anni sessanta con Vito Russo e i 4 Conny, fondato dallo stesso Russo, i cui componenti sono, oltre a Russo alla voce, al pianoforte e alle chitarre e da Senese al sax, da Mario Musella alla voce e al basso e da Nicola Mormone alla chitarra e Ino Galluccio alla batteria. Seguono poi diversi altri progetti importanti, tra l’altro la fondazione dei gruppi Showmen e Napoli Centrale. La gestione di quest’ultimo gruppo, di chiara impronta jazz-rock è tuttora importante missione di Senese. In questo gruppo, tra l’altro, ha esordito Pino Daniele al basso, prima di intraprendere la carriera da solista. L’intervista che segue è un viaggio esclusivo nei segreti della musica d’avanguardia firmata Senese. James Senese è il sassofono, oppure il sassofono è James Senese? Beh, direi che è la stessa cosa. Insieme formiamo un’unità. Direi quasi che è James 58 - La Rivista aprile 2015 Senese a identificarsi attraverso il sassofono. Ma senza Senese non ci sarebbe stato neanche il sax. (ride) Musicalmente parlando, tu sei sempre alla ricerca di sonorità e accostamenti di stili per comporre i tuoi brani. Pare che tu abbia un’anima musicale irrequieta. Non direi irrequieta ma creativa. Quando uno stile di musica – come lo pratico io – è all’avanguardia e tu stesso ti trovi avanti di 20 o 30 anni con le tue idee musicali, allora vieni visto con una certa diffidenza, perché la gente non capisce. La mia è una visione personale di come vedo le cose e la società, e quindi cerco con la musica di trasmettere questa mia visione. Al primo impatto sembrerò strano e irrequieto – ma il motivo è semplice: so quello che voglio! Il tuo stile musicale è improntato sul fusion jazz e rock. Eppure, c’è un forte richiamo di arie popolari. Come mai questa fusione di stili? Quando nasci in una città come Napoli, è impossibile non essere attaccato a questa terra, dove tutto può accadere nel bene e nel male. Napoli è contaminata da tanti impulsi musicali che arrivano da fuori. Non dimentichiamo che ci troviamo a due passi dall’Africa, dalla Grecia e dalla Spagna. È come stare nel triangolo delle Bermuda. Napoli è una città con un popolo aperto a tutto. Quindi quando una cosa viene sentita, comincia a far parte della nostra vita. Fare queste mescolanze o fusioni di diversi stili di musica, per me è stata una cosa istintiva, sta nel mio DNA. Mettendo insieme Napoli, America e Africa, ho fatto una fusione di culture. Poi le mie composizioni hanno dato forma alle mie radici. Puoi essere definito un virtuoso del tuo strumento, un progressista musicale. Ci sono dei musicisti a cui ti sei accostato o ispirato nei tuoi inizi? Dato che non sono così giovane – sono nato nel 1945 – i primi suoni e sassofonisti che ho ascoltato arrivavano dall`America negli anni 50. Te ne cito qualcuno: Charlie Parker, Gerry Mulligan, John Coltrane fino ad arrivare a Miles Davis e i Weather Report. Questi ultimi li amo talmente tanto da ascoltarli durante la giornata per ore. A proposito dell’America: ti definisci il figlio della guerra. C’è qualcosa che ti unisce a questo continente? Sì, tanto! Oltre alla musica, mio padre era un militare di origine afro-americana sbarcato a Napoli ai tempi della guerra. Ha conosciuto mia madre, poi sono nato io. A quanto pare è stata una breve storia d’amore tra lui e mia madre. A dieci anni ho incominciato a confrontarmi con la mia pelle scura. Ti assicuro che non è stata una cosa bella da vivere. Sai, a scuola i ragazzi mi facevano notare la differenza. Ormai è una cosa passata, mi ci sono abituato. In quegli anni eravamo quattro o cinque ragazzi di pelle scura. Ecco perché mi vedo come figlio della guerra. In Italia hai fatto parte del famoso gruppo Showmen. Come mai vi siete separati all’apice del successo? La cosa è semplice. Il cantante leader, Mario Musella, ha deciso di abbandonare il gruppo, intraprendendo la strada da solista. Quindi, non era possibile evitare la separazione, anche se la cosa ci è dispiaciuta. Probabilmente il pubblico è rimasto un po’ disorientato. Con gli Showmen avete segnato la storia della musica a cavallo degli anni 1964-79. Che stile avete adottato? Il nostro era uno stile completamente diverso da quello praticato dagli altri musicisti. Era una cosa che finora in Italia non era esistita. Nessuno ci provava. Abbiamo adattato la canzone italiana agli arrangiamenti beat e rhythm’n’blues, partecipando tra l’altro anche al festival di Sanremo. Eravamo troppo bravi, e, forse ancora una volta, troppo avanti nel tempo. Devo ammettere che non ci siamo resi conto del nostro alto livello. Se lo avessimo capito, forse oggi staremmo ancora insieme. cultura. Farò tutto il possibile per garantire che Napoli Centrale continui a vivere anche nel suo ricordo. Con chi avresti voluto fare delle collaborazioni musicali? In America ho suonato con musicisti di spessore, ma ti devo dire che non è facile suonare con altri. Il mio genere di musica lo devo praticare con persone con cui mi sento a mio agio e che hanno gli stessi gusti musicali. In Italia non penso che possa farlo con altri al di fuori del mio supergruppo di cui fanno parte Tullio de Piscopo, Toni Esposito, Joe Amoruso, Rino Zurzolo e Franco del Prete. Con questa formazione siamo ancora una volta l`unica band in Italia nel suo genere. Di questo ne vado fiero. La seguente domanda probabilmente ti farà venire i brividi … … ah sì? Fai sentire. Perché James Senese non approda al Festival di Sanremo? Anche solo in veste di ospite alternativo e speciale, ad esempio. È per tuo rifiuto o diffidenza? No, no! Né lo rifiuto, né sono diffidente. Ho un grandissimo rispetto e anche il Festival ne ha di me. Il fatto è che io vivo in un’altra dimensione musicale, quindi quando sento parlare di Sanremo tendo a scappare da una parte, anche se non sarebbe necessario. Hai ragione, il Festival resta una vetrina importante per gli artisti. Mi rendo conto che devo essere un po’ più aperto a quello che mi viene offerto, anche se faccio molta attenzione su dove andare. Allora a questo punto ti posso anticipare che probabilmente l’anno prossimo sarò presente al Festival di Sanremo, se questo ti fa piacere. Farà sicuramente piacere a molti lettori de La Rivista … … che abbraccio di cuore. Vi ringrazio per il vostro interesse al mio lavoro. Quindi, ancora una volta ti sei rimboccato le maniche fondando Napoli Centrale, dove è comparso Pino Daniele al basso. E meno male che siamo ripartiti (ride). Con Napoli Centrale stiamo facendo ancora cose molto importanti e tra poco entrerò in Studio per il nuovo album. Anche Napoli Centrale è un gruppo all’avanguardia, e molti ci invidiano. Con Pino Daniele abbiamo avuto molto successo e la sua prematura scomparsa ci ha lasciato un vuoto incolmabile. Chi era Pino Daniele per te? Pe me è come se fosse scomparso un fratello o un figlio. Pino Daniele era un grande autore. È riuscito a mettere su carta dei testi davvero eccellenti. E poi è stato un grande musicista. Ci lascia una bella eredità musicale che appartiene a Napoli e alla nostra aprile 2015 La Rivista - 59 Stefano Bollani alla 40ma edizione del Jazzfestival Bern Il jazz è libertà e improvvisazione Testo e foto: Salvatore Pinto E quilibrio, spiritosità, flessibilità – sono quelle le doti del pianista Stefano Bollani che il 16 marzo ha partecipato al preludio della quarantesima edizione del Jazzfestival Bern, evento che si tiene ogni anno in primavera. La Rivista ha seguito i concerti di apertura di questo festival di grande spessore, tenuti al Zentrum Paul Klee a Berna. I protagonisti: la coppia Michel Camilo al pianoforte e Tomatito alla chitarra, e il duo Hamilton De Hollanda al mandolino e Stefano Bollani al pianoforte. In seguito allo spettacolo, Stefano Bollani ci ha dedicato qualche minuto per uno scambio di parole, dando una stoccata ad un suo famoso rivale. Stefano Bollani, puoi essere definito uno dei più noti pianisti del momento, come lo è tra l’altro anche Giovanni Allevi, che – guarda caso – proprio stasera sta dando un concerto a Zurigo* ... ... salta una domanda, per favore (ride). Quella su Allevi? Sì (ride più forte). Allevi non centra niente con quello che faccio io. Appunto: il tuo stile di musica è fortemente improvvisato. È un jazz teatrale. Il jazz è una parola come tutte le altre, che può essere usata e abusata. Io la intendo come libertà e improvvisazione. Per me bastano questi due significati per definire il mio lavoro. D’altronde, rappresentano due significati ampissimi, e quindi a me piace dire che faccio jazz. Trovo che la storia di questa musica sia molto interessante. Si può dire, che tu sei nato jazzista? No, non sono nato jazzista. Da bambino volevo addirittura fare il cantante pop. Ad un certo punto mi sono entusiasmato per il jazz degli anni cinquanta e per l’idea che ogni sera potessi fare un concerto diverso. Questo privilegio ti spetta soltanto se ti dedichi all’improvvisazione. La cosa più bella nella musica è dipingere il quadro in un determinato momento. È come fare una foto. Se due musicisti cominciano ad improvvisare, si pone la domanda di chi sia il capo. Chi comanda tra te e Hamilton De Hollanda? Quando suono con qualcuno non amo essere comandato. Tanto meno voglio comandare. Il jazz ideale vive di proposte che si svelano nel momento, sottoposte da musicisti in gamba. Io ho avuto la fortuna d’incontrare solo musicisti favolosi – almeno fino adesso. Con Hamilton De Hollanda, qui a Berna hai avuto un interlocutore straordinario. Devo ammetterlo. E trovo che questo festival sia molto caldo. La gente non si stanca di ascoltarti. Quelli che prima avevano ascoltato il set di Michel Camilo e Tomatito, erano di buon umore e volevano sentire anche le nostre proposte. Una bella esperienza. Una bella esperienza l’hai fatta anche con Irene Grandi quest’anno al Festival della Canzone. Bollani e Hamilton De Hollanda 60 - La Rivista aprile 2015 Irene ci ha portato un pezzo che avevo suonato io. Ma io non ero lì con lei. Stefano Bollani Per un pianista come te, è interessante collaborare con un cantante pop? Dipende sempre da quanto il cantante ha voglia di ascoltare il resto del mondo. In che senso? Se il cantante ha voglia di sentire quello che fa il pianista, e non solo di essere accompagnato, io mi diverto molto. Ce ne sono tanti con cui collaboro volentieri: Irene è una, ma ci sono anche Peppe Servillo, Elio E Le Storie Tese, e Caetano Veloso del Brasile. A me piacciono perché so che mi stanno ascoltando. Qui si parla di rispetto reciproco. Non è rispetto, è più una sorta di narcismo che uno sente in se stesso. Ha collaborato Luca D’Alessandro *Al momento dell’intervista non si sapeva che il concerto di Zurigo sarebbe poi stato annullato per una leggera indisposizione di Giovanni Allevi (ndr) Diapason di Luca D’Alessandro Jovanotti 2015 CC Scollo con Cello Tempo al Tempo Indubbiamente, la nostra epoca può essere considerata quella della riscoperta dei suoni anni ottanta emessi dai classici sintetizzatori delle marche Roland e Korg. Lo dimostrano il norvegese Todd Terje, il tirolese Giorgio Moroder (che in aprile dopo una lunga mancanza dai palcoscenici pubblicherà un suo prossimo album) e altri produttori favolosi, e lo dimostra anche Jovanotti, che in 2015 CC mette peso sull’elettronico, sui suoni forti e sintetici, restando comunque fedele a se stesso e a quello che rappresentava da sempre. Jovanotti è sinonimo di uno spirito di apertura verso il mondo e verso i vari stili musicali che questo mondo gli propone. Insomma: Jovanotti è tutto, e quel tutto lo dimostra in quest’album enorme di trenta titoli inediti, anticipati dal singolo Sabato. Etta Scollo, cantante catanese, si sente a suo agio in vari generi musicali. Negli anni passati ha affrontato diversi stili, partendo dalla musica pop, attraversando il jazz ed il folk per arrivare alla lirica. Quest’ultima pare essere principio-guida nell’ultimo disco: un duetto tra Etta Scollo e Susanne Paul al violoncello prodotto per la Jazzhaus Records di Friburgo in Brisgovia. Oltre ad offrire un dibattito tra voce e corde, nel presente progetto il duo si dedica alla ricerca del tempo. “Il tempo è una sorta di terzo interlocutore”, spiegano le protagoniste, “quindi, il nostro duo in verità è un trio.” Difatti, l’intero corpus è un susseguirsi di elementi ritmici, che s’intrecciano e pongono accenti provocatori ai quali sia la cantante, sia il violoncello devono cercare di rispondere in modo appropriato. (Universal) (Jazzhaus Records) Fiorella Mannoia Marco Masini Fiorella (Sony) Cronologia (Sony) È stato pubblicato in ottobre questo progetto autobiografico della cantante romana. Fiorella Mannoia si distingue nel panorama musicale italiano per il suo timbro vocale particolare, e si avvale di uno dei più alti numeri di riconoscimenti da parte del Club Tenco. Oltre a raccogliere gran parte del suo repertorio, su due cd svela una serie di nuove registrazioni, qualche brano inedito (Le Parole Perdute) e diversi brani cover di provenienza anni sessanta. Comunque non è lecito parlare di banali cover: sono invece duetti studiati con cantanti affermati, come Ligabue, Pino Daniele, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Renato Zero e Ivano Fossati. L’album può essere considerato un sopralluogo di quarantasei anni di storia della musica italiana, esposta da musicisti affermati. Nell’oramai lontano 1990 Marco Masini esordì al Festival della Canzone italiana con Disperato, brano che fu un punto esclamativo di una generazione che non voleva far altro che dire basta. Basta alle bugie ed alla diffidenza, agli intrighi ed alle ingiustizie. Seguì tre anni dopo il non plus ultra delle provocazioni: Vaffanculo. Quest’ultimo, T’Innamorerai e L’Uomo Volante sono i tre brani che tuttora danno un’identità inconfondibile a quest’artista, che con il materiale raccolto e prodotto nel corso degli ultimi 25 anni è in grado di riempire tre dischi. Cronologia s’intitola il giubileo composto da trentasette brani noti e cinque inediti. Tra l’altro contiene Che Giorno è, brano che Marco ha presentato al Festival di Sanremo, la cover Sarà per te di Francesco Nuti e la sigla del manga Shaman King. aprile 2015 La Rivista - 61 Turista per lavoro I l viaggio d’affari è quella particolare forma di ‘turismo’ che si riferisce a viaggi di tipo professionale. La gestione tecnica dei viaggi d’affari è curata da agenzie specializzate con personale qualificato, punto di riferimento importante per le aziende e i loro dipendenti, soprattutto per chi si sposta frequentemente per lavoro. Il volume d’affari nel segmento specifico è indicato in 3,5-4 miliardi di CHF annui (fonte Business Travel Tip). Tra le agenzie svizzere specializzate in questo tipo di viaggi c’è la Kuoni, che può essere considerata tra i pionieri del settore. Ne abbiamo parlato con Giovanni Kohler, responsabile viaggi d’affari per Kuoni Ticino sin dal 1970. Signor Kohler, quando un’azienda si rivolge a un professionista per la gestione dei propri viaggi d’affari? Quando con un “One call” l’azienda vuole ricevere tutti i servizi necessari, dal volo, alla prenotazione dell’albergo, all’autonoleggio, alla biglietteria ferroviaria, oltre che a tutte le disposizioni e formalità di entrata nei vari paesi di destinazione. Kuoni vuole essere il miglior partner per l’organizzazione dei viaggi di lavoro. Noi garantiamo una consulenza professionale, una gamma completa di servizi, un’alta qualità delle prestazioni e la massima discrezione. A chi vi rivolgete? Noi miriamo soprattutto alle PMI o Multinazionali con sede in Svizzera. Cosa vi chiedono solitamente le aziende? In modo particolare di capire cosa è importante per ogni singolo viaggiatore e di trovare soluzioni individuali e su misura. La garanzia del “Best Buy” e importantissima, un’assistenza per le emergenze 7 giorni su 7 e 24 h su 24, cosa che noi offriamo con un nostro “call center” dedicato. Inoltre, e sempre di più, visto le situazioni che si vengono a creare in determinate zone del globo, sia ambientali che politiche, anche un servizio di “tracking” che permette all’azienda di conoscere l’esatta posizione del proprio dipendente in qualsiasi momento. (Security & Risk Manager) Quali sono i vantaggi per il cliente? Proprio il valore aggiunto che deriva dai servizi sopraccitati. Inoltre, le aziende che si rivolgono a noi approfittano della lunga esperienza e di una fitta rete internazionale di agenzie presenti in ogni continente. Qualità, intransigenza per un servizio perfetto e personalizzato che caratterizzano ogni aspetto del viaggio. Vi occupate anche di organizzazione convegni, conferenze, seminari e viaggi incentive, cosiddetti “MICE”? Sì, i nostri specialisti saranno lieti di assistere le aziende nella pianificazione e nell’organizzazione di eventi, congressi, meeting, assemblee e viaggi di gruppo in svizzera o all’estero. La nostra lunga esperienza contribuisce a dare a questi eventi un carattere fuori dal comune. I punti miglia piuttosto che i vari bonus “qualiflyer” legati al viaggio vengono attribuiti in questo caso all’azienda o ad personam? Per la maggior parte vanno al dipendente e con- 62 - La Rivista aprile 2015 siderati come “Fringe Benefits”, anche se ci sono eccezioni, oppure vengono utilizzati in “upgrading” per viaggi di lavoro. Parallelamente ai vari programmi individuali ci sono anche programmi di fidelizzazione, dove a beneficiarne è l’azienda. L’evoluzione dei viaggi d’affari negli ultimi anni e i vari trend, compresi i vari portali web “fai da te?” in che modo hanno inciso sul modo di prenotare viaggi – anche nel suo settore? Molte innovazioni hanno segnato la storia del viaggiare. La nostra grande esperienza, la creatività e la passione per i dettagli ci rendono diversi. Oggi come in passato, considerate tutte le evoluzioni, il nostro obiettivo è esaudire ogni desiderio dei nostri clienti e rendere possibile l’impossibile. Cosa è un “inplant” e quando conviene realizzarlo? Un “inplant” è semplicemente un ufficio con personale Kuoni insediato in un’azienda con grossi volumi e che si occupa in modo esclusivo dei viaggi di quest’ultima. In Ticino siamo presenti con un “Business Travel Centre” a Lugano e un “Inplant”. Altri BTC a Ginevra, Losanna, Neuchâtel e Zurigo. Nel tempo, immagino, si crea un rapporto di fiducia con il singolo viaggiatore. Se ne conoscono le abitudini, le preferenze alberghiere, la selezione delle compagnie aeree, e quindi il posto a sedere prescelto. Certo, il valore aggiunto della collaborazione con Kuoni, viene appunto dopo anni di reciproca collaborazione. Non da ultimo, grazie all’assegnazione di un “account manager” personale, che conosce le preferenze e priorità del cliente. Si rivolgono a voi anche per pianificare le loro vacanze? Sì, ma essendo le esigenze per un viaggio “business” e quelle per un viaggio “Leisure” così diverse, affidiamo la consulenza per le vacanze ai nostri colleghi delle filiali dedicate. Una cartolina dalla… Grande Barriera Corallina di Claudia Spörndli Fitzroy Island: dove la foresta pluviale incontra il Reef La Grande Barriera Corallina, situata lungo la costa nord-orientale dell’Australia è la barriera corallina più grande del mondo. Consiste, infatti, in oltre 2’900 barriere coralline separate, 300 isole coralline e centinaia di isole tropicali. Si tratta della destinazione d’eccellenza per gli amanti del mondo sottomarino ed è un vero paradiso per lo snorkeling e le immersioni subacquee. è una delle sette meraviglie naturali del mondo e dal 1981 fa parte del patrimonio naturale mondiale dell’Unesco. L’affascinante mondo sottomarino Una cartolina da Claudia dalla Grande Barriera Corallina Il Reef si estende su una lunghezza di 2’300 chilometri dal punto più meridionale, la città di Bundaberg, fino al punto più settentrionale, la punta di Cape York. È situato tra i 15 e i 150 chilometri dalla costa australiana e in alcune parti raggiunge una larghezza di 65 chilometri. Copre sorpendentemente una superficie di 350’000 km2, che corrisponde all’incirca alla super- ficie riunita dell’Italia e della Svizzera. La Gande Barriera Corallina è indubbiamente uno degli ecosistemi più ricchi e diversificati del mondo ed è l’unico ecosistema della terra visibile persino dallo spazio. La maggior parte del Reef si trova all’interno del Great Barrier Reef Marine Park e grazie a ciò gode di un particolare stato di protezione. La Grande Barriera Corallina Alcune delle specie marine più rare e particolari sono di casa nella Grande Barriera Corallina. Grazie alla straordinaria flora e fauna lì presenti, che non hanno pari in nessun’altra parte del mondo, è il più grande organismo vivente sulla terra. Il Reef è infatti un vero paradiso per gli animali è anche l’habitat di alcune specie a rischio di estinzione, come i dugonghi e le tartarughe marine. In nessun’altra area del globo si trova una quantità così impressionante di animali e coralli: 1’500 specie di pesci tropicali (come ad esempio i pesci pagliaccio, diventati il simbolo della Gran- aprile 2015 La Rivista - 63 de Barriera Corallina grazie al film Alla ricerca di Nemo), oltre 400 coralli duri e 150 coralli molli, 3’000 tipi di molluschi, 100 specie di meduse, 6 delle 7 varietà di tartarughe marine esistenti al mondo, oltre 30 specie di balene e delfini, vongole giganti che possono vivere addirittura più di 120 anni, 17 specie di serpenti marini, numerose mante giganti, 330 specie di ascidie, molteplici echinodermi, variegati microrganismi come alghe e plancton e tante altre specie. La formazione del Reef Si presume che le barriere coralline originarie si svilupparono all’incirca 25 milioni di anni fa. L’attuale sistema corallino vivo, invece, si sviluppò solamente tra i 6’000 e gli 8’000 anni fa (dopo l’ultima era glaciale) e si accumulò sopra i coralli morti. Le barriere coralline sono un organismo molto complesso. Si formano grazie a piccoli organismi viventi, denominati polipi corallini, che assorbono i minerali dell’oceano e cercano di trasformarli in piccole abitazioni calcaree. Quando i polipi corallini muoiono, rimangono solamente le formazioni calcaree che, infatti, costituiscono la fondamenta della barriera corallina, il cosiddetto corallo duro. Anche alcuni tipi di alghe che vivono nelle cellule coralline contribuiscono alla costruzione del Reef e grazie alle alghe, i coralli splendono in molteplici colori vivaci. Le isole coralline, invece, si formano quando sabbia e piccole pietre si accumulano insieme a scheletri corallini, alghe e resti di altri microorganismi e quando essi vengono spostati dal vento e dalle correnti del mare. Soltanto, però, se l’ambiente è abbastanza stabile, con il passar del tempo, si formano le isole coralline. Lo spettacolare mondo sottomarino del Reef 64 - La Rivista aprile 2015 Il Whitehaven Beach nelle Whitsundays L’isola di Lady Musgrave nella parte meridionale del Reef Le cinque zone del Reef Vista la sua immensa superficie, la Grande Barriera Corallina viene strategicamente suddivisa in cinque zone diverse: il nord selvaggio, la zona di Cairns, la zona di Townsville, le Isole Whitsundays e la zona meridionale. La parte più settentrionale del Reef, denominata il nord selvaggio, finisce nella punta di Cape York, che rappresenta l’estremità più settentrionale dell’Australia. Si tratta di una vera e propria riserva naturale marina incontaminata e remota. È il posto ideale per la pesca sportiva e per entrare in contatto con gli aborigeni locali e scoprire la loro storia e cultura. D’obbligo è immergersi nelle famose acque di Cod Hole (uno delle migliori località per immersioni subacquee) e scoprire i tesori culturali nascosti delle Isole dello Stretto di Torres (situate tra l’Australia e la Papua Nuova Guinea). La zona di Cairns è indubbiamente uno delle highlights dell’Australia. Qui si incontrano addirittura due siti del patrimo- nio naturale mondiale dell’Unesco: la foresta pluviale di Daintree, quella più grande d’Australia, e la Grande Barriera Corallina. Il mescolarsi tra la selvaggia foresta pluviale e l’immensa bellezza del Reef offre esperienze indimenticabili. Assolutamente da non perdere è una visita alle isole Green Island e Fitzroy Island e un’escursione sub oppure snorkeling nel Moore Reef. La zona di Townsville è il sito per eccellenza delle navi affondate e delle isole incontaminate. Il relitto della nave SS Yongala, affondata 100 anni fa, è considerato uno dei siti migliori al mondo per le immersioni subacquee grazie alle sue dimensioni imponenti e l’incredibile varietà di creature marine. Gli amanti delle tartarughe, invece, dovrebbero visitare l’ospedale per tartarughe marine nella cittadina di Townsville, specializzato nella riabilitazione degli animali ammalati e feriti. Nel cuore della Grande Barriera Corallina si trovano le Isole Whitsundays, un insieme di 74 isole dalle magnifiche acque turchesi e dai fondali blu. La maggior parte delle Whitsundays consiste in parchi nazionali, quindi non sono abitate e conservano il loro stato naturale incontaminato. Le Whitsundays sono un vero paradiso per gli amanti della barca a vela e chi non soffre di vertigini dovrebbe salire a bordo di un elicottero per scoprire dall’alto la bellezza della barriera corallina e il particolare Heart Reef, a forma di cuore. La zona meridionale della Grande Bar- I pesci pagliaccio: il simbolo del Reef riera Corallina si estende tra la Capricorn Coast e la città di Bundaberg: ufficialmente il punto più meridionale del Reef. Qui si trovano le famose isole Lady Elliot e Lady Musgrave, particolarmente adatte allo snorkeling e le immersioni subacquee. La Grande Barriera Corallina è indubbiamente un meraviglioso paradiso per gli amanti del mondo sottomarino. È il luo- go d’eccellenza dell’incontaminata flora e fauna locale e sicuramente lascerà ogni visitatore senza parole. Scoprire l’impressionante mondo sottomarino e nuotare sopra i magnifici coralli del Reef insieme a numerosi pesci è un’esperienza indimenticabile. Basta viverlo una volta per prenderci gusto e per volerci ritornare il più presto possibile. In tal senso: arrivederci nella Grande Barriera Corallina. Una delle eleganti tartarughe marine aprile 2015 La Rivista - 65 21 – 25 novembre 2015 | Basilea | www.igeho.ch Salone internazionale del settore alberghiero, della gastronomia e del consumo fuori casa 50 ANNI DI QUALITÀ, PROFESSIONALITÀ E TRADIZIONE L’appuntamento irrinunciabile per gli espositori che vogliono incontrare i professionisti del settore alberghiero e della ristorazione. © Inter IKEA Systems B.V. 2015 Powered by Ad aprile ti aspettano eventi e workshop per grandi e piccini. Festeggia la primavera con noi! Visita il sito IKEA.ch e scopri di più sulle varie manifestazioni. A Zurigo il 20 Aprile Benvenuto Brunello P er molti è una delle migliori annate di sempre. Un’affermazione impegnativa che è riferita all’annata 2010 di uno dei vini tra i più attesi quest’anno. A giudicare dalle anteprime americane e dai commenti degli esperti di tutto il mondo, ci sono buone ragioni per ritenere possa essere vero. «Presentiamo un’annata che ha tutte le caratteristiche per entrare in quelle considerate memorabili –sostiene evidentemente convinto il Presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci. Saranno gli appassionati ed il mercato a confermarcelo. I segnali in tal senso sono tutti molto positivi. Ma quello che più conta è che il sistema Montalcino sta sviluppando la capacità di mantenere standard di eccellenza sempre più elevati. Le premesse per un 2010 di altissimo valore c’erano tutte ed abbiamo fatto in modo che si concretizzassero. Vendiamo in tutto il mondo perché il Brunello è un vino unico, immediatamente riconoscibile. Ormai questo territorio ha raggiunto e può stare stabilmente tra le migliori espressioni internazionali del vino. Abbiamo portato il sangiovese ad una qualità ed eleganza assolutamente incomparabili – continua Bindocci. Questo ormai è il perimetro stabile in cui tutti i produttori devono stare perché è su questo che ci confrontiamo. Ogni annata è un punto di riferimento da cui partire». E i commenti arrivati nelle scorse settimana da oltreoceano, nell’anteprima americana di Benvenuto Brunello a New York e San Francisco, dove oltre 1.600 tra wine master, giornalisti, ristoratori, sommelier e importatori hanno assaggiato Brunello 2010 e Rosso 2013, non smentiscono le aspettative. Per Dwight Casimere “thewinedoctor”, responsabile delle pagine food & wine del Times Weekly, “il 2010 è un vino ‘food-friendly’ che esprime il gusto della regione da cui proviene”, mentre per Joe Campanale, direttore esecutivo per il settore beverage del prestigioso gruppo di ristoranti Epicurean, “il Brunello 2010 avrà un’ampia finestra di fruibilità, ottimo giovane ma con un’acidità che lo renderà gradevole nel tempo”. Per la giornalista e speaker, nonché Master of Wine dal 2011, Christy Canterbury, “il Brunello 2010 è straordinario. Conosco pochi vini invecchiati che sono già così pronti per essere gustati. Il frutto è morbido e maturo, i tannini sono già pronti”. Per Ryan Smith, dell’Enoteca La Storia (California) “il 2010 è un’annata fantastica per i consumatori americani e probabilmente la migliore in assoluto per quelli californiani. La caratteristica più importante di questa annata è la maturità dell’uva, che in vendemmia era già perfettamente pronta”. Provare per credere. Un‘occasione unica per verificare in prima persona la offre la Camera di Commercio italiana per la Svizzera che il prossimo 20 aprile a Zurigo (Zunfthaus zur Safran) organizza una degustazione del celebre vino toscano. In rapido elenco questi i produttori presenti: BELPOGGIO, Castelnuovo dell‘Abate (Siena), BOTTEGA, Montalcino (Siena), CAPARZO, Montalcino (Siena), CASTELGIOCONDO, Montalcino (Siena), CERBAIA, Montalcino (Siena), COLLEMATTONI, Sant‘angelo in Colle (Siena), IL GRAPPOLO - FORTIUS, Sant‘angelo in Colle (Siena), IL POGGIOLO, Montalcino (Siena), IL POGGIONE, Sant‘angelo in Colle (Siena), LA MANNELLA, Montalcino (Siena), PARADISONE - Colle degli Angeli, Montalcino (Siena), POGGIO - IL CASTELLARE, Castelnuovo dell‘Abate (Siena), RIDOLFI, Montalcino (Siena), SASSETTI LIVIO – PERTIMALI, Montalcino (Siena) aprile 2015 La Rivista - 67 La Mémoire des Vins Suisses a Zurigo a cura di Rocco Lettieri L a “Mémoire des Vins Suisses”, riconosciuta Associazione d’élite di produttori di vini svizzeri, oltre che di giornalisti ed esperti del mondo del vino, apre una volta l’anno il suo scrigno di inestimabili tesori conservati in cantine climatizzate. L’Associazione vanta una collezione completa di 56 vini di qualità provenienti da tutta la Svizzera, composta da annate risalenti a più di dieci anni, di qualche vendemmia di vini già esauriti. Lo scopo di queste eccezionali degustazioni sta nel fare riposare in luoghi adatti per condizioni climatici e per silenziosi invecchiamenti i vini per poter poi scoprire così la potenzialità e la nobiltà di tenuta nel tempo di questi generosi grandi prodotti delle uve (moltissime autoctone) di vigne svizzere. Quest’anno, dopo Losanna, è stata scelta la città di Zurigo come luogo di incontro e per visite ai produttori nelle regioni confinanti. A noi giornalisti, nella prima giornata è stata offerto una visita alla Weingut zum Sternen di Andreas & Manuel Maier di Würenlingen, anche proprietari del vivaio di barbatelle Rebschulen Meier. La nascita del vivaio Meier risale al 1921. Con grande impegno personale Albert Meier ha contribuito al successo dell’innesto delle viti. Grazie ad una tecnica di innesto coscienziosa e attenta nella selezione dei migliori cloni è riuscito a ottenere rapidamente piante innestate di buona vigoria e sanità. Il vivaio, nel giro di due generazioni, ha sviluppato una società conosciuta a livello nazionale che si è rapidamente espansa. Oggi l’alto livello generale della viticoltura svizzera si basa in larga misura sulla meticolosa selezione e sul miglioramento clonale. La sua collezione arriva a circa 220 varietà. Andreas Meier, 53 anni, è anche un produttore di vino, da uve coltivate su un’estensione di 12 ettari. Poi ha una terza attività che lo porta vinificare i vini di dodici produttori di vino che vengono venduti con il marchio Besserstein. Dal vivaio siamo passati alla cantina di Andreas Meier nella Villa Lang, dove si è anche tenuta una degustazione libera al bicchiere di ben 14 specialità della casa. Eccezionali i vini: Höll, Pinot Noir, Würenlingen 2013; Kloster Sion, Pinot Noir, Klingnau 2013, e il Kloster Sion Réserve, Pinot Noir, Klingnau 2011. A fine degustazione si è cenato presso l’Hotel Restaurant zum Sternen. Ha chiuso la serata un vino da dessert favoloso: Würenlingen Nives 2012. Sulla sponda destra del Reno Nella seconda giornata visita alla Weibau Urs 68 - La Rivista aprile 2015 Pircher che ha vigneti sulla sponda destra del Reno, nel pittoresco paesino di Eglisau, situato tra Bülach e Schiaffusa. Una zona che per secoli ha fatto parte del paesaggio dominato da vigneti che si inerpicano sui ripidi pendii meridionali del fiume Reno. La gestione non consente lavorazioni meccanizzate e pertanto si punta solo a produrre uve di altissima qualità. L’azienda produce i seguenti vini bianchi: Räuschling, vino di lunga tradizione in questi luoghi, da godere per freschezza e acidità; Riesling x Sylvaner (Müller-Thurgau), vino fine, elegante, fruttato con sottili sentori di erbe aromatiche e spezie (anice); Pinot Gris, vino impegnativo, di frutta verde e gialla, con sentori agrumati, dal gusto rotondo e di bella potenza e il Gewürztraminer, dal naso potente di rosa, che con il suo bouquet unico è uno dei vini bianchi più interessanti di questi posti. Apprezzato per tanti abbinamenti, va bene anche con piatti con curry e zafferano e piatti “Sweet and Sour”. A noi sono stati dati in degustazione: Räuschling, Pinot Gris e Gewürztraminer nelle tre annate 2013, 2012 e 2011. Tre belle espressioni di vendemmie per conoscere la potenzialità di questi bianchi di grande freschezza, acidità e spessore. I vini rossi aziendali sono di uve Pinot Noir (in quattro versioni). Il nostro viaggio è proseguito su un battello della “Rhenania” che ci ha fatti scivolare sul fiume da Eglisau sino a Rheinau. Pranzo tipico a bordo con degustazione di altri due vini di Urs Pircher. Ad accoglierci i responsabili della Staatskellerei Zürich con un Brut mousseux: Ètat brut Methode Traditionnelle. Visita al favoloso complesso Klosterkirche Rheinau (aperto eccezionalmente per noi del gruppo Le Memoire, ma chiuso ancora per un po’ di tempo per lavori di restauro). Ha fatto seguito nella immensa cantina della cittadina, una degustazione libera del vasto assortimento della cantina ospitante e a seguire vini provenienti da cantine di diversi cantoni. Per i vini della Casa eccezionali i bianchi: Solaris 2013 Bio Demeter, Pankraz Blanc Noble 2013, Akkurat Weiss 2013. Per i rossi: Pinot Nero Tete du Cru 2009 (in vendita a 75 FRS), Ěo Noir 2012 (Gamaret 75% e Merlot 25%), il Gamaret Prestige Barrique 2011 e il Pankraz Pinot Noir Prestige Barrique 2011. Risaliti sul bus, andati in visita alla Weingut Baumann di Beatrice e Ruedi a Oberhallau. Una modesta e piccola cantina, completa di tutte le attrezzature, pulita, ordinata, razionale negli spazi. Ci è stata proposta una degustazione di 9 vini che nel complesso non sfigura- vano affatto sia nei bianchi che nei prestigiosi Pinot Noir. Quindi la cena al Bad Osterfingen di Michael Meyer, ristoratore e produttore. Una bell’accoglienza nell’antica cantina tipica a volta con quiques alla cipolla (gustosissime) e salame, con un ottimo Pinot Bianco 2013 di produzione Meyer. Poi una deliziosa cena di 4 portate ci è stata servita in un ambiente di grande fascino con personale gentile e professionale. In abbinamento due bianchi: Zwaa Weiss 2004 e 2013 (Chardonnay e Pinot bianco) prodotto con le uve di Ruedi Baumann e di Michael Meyer due rossi da Pinot Nero (in magnum), Zwaa rot 2004 e 2012 prodotti ancora dal duo Baumann/Meyer.Il 2004 anche a sentire i commenti degli stessi produttori e di qualche giornalista presente non aveva rivali. Un vino completo, pronto da bersi, ma che può ancora stare tranquillamente in cantina per qualche anno. Pinot nero di qualità superiore alla media Terza giornata de La Memoire. Giornata bellissima, piena di sole e di una luminosità incredibile. Il nostro primo incontro ad Ottenberg, in visita alla famosa proprietà di Schlossgut Bachtobel, sino al 2008 felicemente gestita con grandi conoscenze vitivinicole da Hans Ulrich Kesselring, produttore e vinificatore indimenticabile. Dal 1784 di proprietà della famiglia, il dominio Bachtobel è un unico insieme di alto valore composto da edifici storici, boschi, vigneti e prati. Otto generazioni, stesso obiettivo: la qualità. Ora a portare avanti l’azienda c’è il giovane Johannes Meier, con la collaborazione di quattro valenti personaggi che hanno sposato la filosofia e la conduzione aziendale dello scomparso Kesselring. Ines Rebentrost, responsabile della produzione ed enologa, gli agronomi Fazli Llolluni e Philipp Gfeller e Lukas Gerber, in qualità di project manager. A noi giornalisti e produttori in visita è stata data l’opportunità di vedere la Casa Museo, la cantina/barricaia, il reparto di imbottigliamento e il locale storico dove si trovano due monumentali presse in legno. In seguito è stata offerta una degustazione libera alla presenza dei 4 produttori della collina di Ottenberg. Tutti vini di uve Pinot Nero di qua- aprile 2015 La Rivista - 69 lità superiore alla media, tra quelli degustati sin ad oggi nel giro de La Memoire. Questi i produttori: Michael Burkhart, Schlossgut Bachtobel, Martin Wolfer e Michael Broger. In seguito siamo andati a Weinfelden per pranzo tipico, nel locale davvero ancora più tipico, con bella cantina a vista nel sotterraneo, il Winzerkeller Felsenburg, dove ai piatti sono stati abbinati altri quattro vini dei quattro produttori che hanno pranzato con noi. Nel tardi pomeriggio degustazione libera nel locale prestigioso Wirtschaft Neumarkt di René Zimmermann nella Zurigo vecchia. 7 Chasselas, 18 vini bianchi, 14 vini rossi di uve Gamay e Pinot Noir, 15 vini rossi “spezialitäten” e 2 vini da dessert. Dopo una giornata abbastanza impegnativa per gli spostamenti e per i numerosi assaggi. Non poteva mancare una rilassante e “gustosa” cena in uno dei templi della ristorazione zurighese, il Grand Hotel Carlton seguiti in sala dal bravissimo Markus Segmüller. In abbinamento altri sette vini e finalmente anche un ottimo caffè all’italiana. Una degustazione tra le più importanti mai tenute in Svizzera Il nostro collaboratore Rocco Lettieri fra i vigneti sulla sponda destra del Reno Anche la quarta giornata de La Memoire si è aperta bellissima e soleggiata già dal mattino. Partenza in battello per Halbisel AU. Mezz’ora di belle visioni di Zurigo con i suoi vigneti che si distendono sino a Meilen. Conferenza di Jürg Gafner e dei suoi collaboratori dell’Agroscope Changins-Wädenswill ACW: dott.ssa Sonia Petignat-Keller e dott. Martin Heiri, sull’importanza dei lieviti indigeni nella vinificazione e nell’elaborazione di distillati di frutta. Questo il titolo dell’incontro: “Einfluss der Hefen auf die Spirituosenaromatik”. Per saperne di più: www.swiss-wineyeast.ch. Alla fine del convegno è seguito un pranzo con abbinamento di 3 vini dell’azienda Schwarzenbach Weinbau di Meilen, meta della nostra prossima tappa. Infatti, alle 15.00, bicchieri alla mano abbiamo fatto una degustazione tra le più importanti mai tenute in Svizzera. Vitigno in osservazione, il Räuschling, un grande vino svizzero sconosciuto in Europa e ancor più nel mondo. Il Räuschling è un vitigno autoctono tedesco della regione Landau (Rheinland-Pfalz) selezionato per la prima volta nel 1546 dal famoso botanico Kreutterbuch Hieronymus Bock. Nel Medioevo questo vitigno era anche diffuso nel Württemberg, in Alsazia e nella Svizzera settentrionale. Il Räuschling è elencato nel 1759 in una descrizione di Michael Sorg, che lo chiama “Zürirebe” (uva di Zurigo), storicamente scambiato con il Completer. La sua etimologia potrebbe derivare dal verbo Rauschen, riferendosi al rumore che fa il vento tra il fogliame. Test effettuati hanno permesso di stabilire che la paternità del Räuschling è un incrocio naturale tra Gouais e Savagnin. La Schwarzenbach Weinbau è uno dei più grandi produttori di vino della zona, con 8 ettari di vigneti a pochi chilometri dalla città di Zurigo. Coltivano 12 diverse varietà di uve, da cui ricavano ogni anno circa 25 vini curati con passione e professionalità. La cantina è ben nota per i suoi eccezionali vini Räuschling, gli onesti Müller-Thurgau (qui chiamato Riesling x Sylvaner) e per l’elegante finezza dei Pinot Noir. La degustazione prevedeva una verticale di Räuschling dal 1935 al 2013 (20 annate); degustazione di “R3 “ Räuschling AOC Zurichsee (6 annate) e Meilener Räuschling Spätlese Leicht Restsuss (7 annate) più 3 Meilener Pinot Noir Sélection Pinot. Ci vorrebbero decine di pagine per raccontare le emozioni. La giornata è terminata con una cena di gala presso il Garden Restaurant, due stelle Michelin, del The Dolder Grand con piatti di quattro regioni (Vallese, Vodese, Ticino e Svizzera tedesca) e i formaggi “Drei Seen Region” (Tête de moine, Fribouger Vacherin e la Brévine con noci e cipolle). In chiusura una quark torte con sorbetto di rabarbaro. I vini davvero strepitosi venivano serviti a due alla volta. La giornata ultima de La Memoire è si è svolta nel grande salone “pantheon” del Dolder Grand. 56 i produttori presenti ed ognuno con un minimo di tre vini e di diverse annate. Molte le persone ospiti paganti che hanno affollato già dalle 11 del mattino la grande sala. Molto professionale il servizio e il cambio dei bicchieri. Impossibile fare appunti perché mancava lo spazio per appoggiarsi a scrivere. Un’altra bella giornata di sole che ha chiuso magnificamente questa edizione de La Mémoire des Vins Suisses 2015. L’edizione 2016 si terrà a Ginevra, stesso mese. Nel frattempo il 7 Marzo è stato nominato il nuovo presidente dell’Associazione. Lui è Thierry Grosjean de la Caves du Château d’Auvernier di Auvernier. Auguri di buon lavoro. Un plauso agli organizzatori Susanne Scholl e Andreas Keller. Informazioni su la “Mémoire”: www.mdvs.ch 70 - La Rivista aprile 2015 Convivio di Domenico Cosentino Ritorno al passato La voglia di territorio e dei sapori perduti Grano, frutti, cicerchia, ma anche carni. Dimenticati perché poco moderni, dismessi dopo averli avuti a tavola troppo a lungo durante i tempi faticosi e di fame; accantonati anche per dare più spazio ai prodotti industriali e, ormai precotti, gli alimenti d’antan si riaffacciano negli scaffali e nelle dispense, tra memorie gustative e nuovi sapori sorprendenti. Sono razze e varietà che la primavera glorifica, tra nascite e semine, in un turbillon di chicchi, infiorescenze, grani, frutti, ma anche pulcini, lattanti quattrozampe e formaggi a dir poco inconsueti. Arrivano da un passato remoto, retrocessi da indispensabili a inutili, o comunque facilmente sostituibili, perché lenti nell’accrescimento e ribelli all’alimentazione forzata, allergici ai pesticidi e bisognosi di sole vero, in una parola poco produttivi. Eppure i sapori sono magnifici, la resistenza a malattie e parassiti alta (a patto di allevarli e coltivarli in modi salubri e biologici), l’impatto ambientale ridotto. La rinascita ha la faccia dei nuovi contadini. Di loro e dei loro prodotti Slow, si è parlato per tre giorni a Milano, in un dibattito-convegno Oltre l’Expo. Alleanze per nutrire il pianeta, organizzato dall’Associazione per l’agricoltura biodinamica all’Università Bocconi. C’è un tempo per seminare e uno che… Riscoprire vecchie ricette e antiche produzioni, questa sembra pian piano essere diventata l’attività di tendenza di questi ultimi tempi. Sempre più emergono studi o ricettari che riportano in auge prepa- Farina di mais sponcio e integrale razioni ormai scomparse, con materie prime e prodotti minacciati dall’ attuale sistema alimentare. Messa così, potrebbe sembrare che la riscoperta del past food, termine usato nei salotti bene sia una sorta di esercizio di archeologia alimentare fine a se stresso,qualco a metà fra un frizzo e un hobby. Ebbene, non è così. O almeno non è così per molti giovani presenti, intervenuti al dibattito tenutosi a Milano. Quasi tutti, parafrasando una vecchia canzone di Ivano Fossati, hanno sottolineato il fatto che “c’è un tempo per seminare e uno che hai voglia di aspettare…”. E che riscoprire razze animali, specie di frutta, di verdura, varietà di cereali, ricette tradizionali e antichi modi di conservare il cibo è fondamentale per rendere più ricco e sicuro i mondo. La biodiversità è patrimonio che ci è stato dato in dotazione e ciò che ci ha reso quello che siamo e permetterà ai nostri figli di vivere ancora a lungo su questo pianeta. aprile 2015 La Rivista - 71 Gli Urban farmers Al convegno meneghino, hanno presentato progetti per un’agricoltura dai ritmi più lenti e rispettosi della natura, ritrovata per merito di una diversa coscienza ecologica, ma anche come reazione agli avvenimenti della crisi economica che sta impercettibilmente spostando gli equilibri lavorativi tra campagna e città. Trentenni disoccupati, mai occupati o soltanto insoddisfatti, diplomati e laureati, prepensionati in cerca di una nuova dimensione quotidiana e neo genitori dubbiosi sulla qualità dell’alimentazione dei loro bimbi formano la pattuglia degli “urban farmers”, i contadini ( ex) cittadini, come li chiamano negli Stati Uniti d’America. Ed eccoli, allora, questi giovani, uomini e donne capaci di lasciarsi alle spalle gli affitti impossibili e la precarietà delle metropoli per ritrovare se stessi altrove scegliendosi varietà antiche e rustiche da crescere in modo naturale. Dal Mulino di Cassano Belbo al Riso Rosa Marchetti Nasce così il Mulino di Cassano Belbo, dove sui colli dell’Alta Langa, si semina l’Enkir, grano antichissimo naturalmente resistenti a parassiti e infestanti. O quello di Villa Bruna, dove sotto le Dolomiti si coltiva e macina il Mais Sponcio, l’Orzo Agordino e il Mais Bianco Perla. Ma anche la Sagra dei frutti dimenticati, che si svolge, in primavera, ogni anno a Casola Valsenio, Ravenna, dove si possono assaggiare e comprare varietà di pesche salvate dall’estinzione. Oppure la Vacca Pezzata Rossa friulana, che produce latte eccellente da cui viene il Latteria, alla base del formaggio frico. E poi l’allevamento del Tacchino Ermellinato di Rovigo, che vive bene anche in montagna e ha carni sode e saporite, ottimo da fare al forno. E ancora il pollo di razza Ancona, che ha piumaggio nero macchiata di bianco, ottimo cotto allo spiedo; la Capra Cilentana, nera sui pascoli montani e grigia in pianura, dal cui latte si ottengono magnifiche caciotte. Infine il Suino Nero: quello Romagnolo, dei Nebrodi, del Pollino e la Cinta Senese. E come se non bastasse, Il grano miracolo, fusto alto e spiga verde che i Siciliani usano per “La Cuccia di Santa Lucia”, una zuppa salata, ma esiste anche una variate dolce. E non mancano il fagiolo nano, piccolo bianco, ottimo per una super zuppa e il Riso Rosa Marchetti, dai chicchi scuri, piccoli e ottimo per i timballi. Presidio Tre risi: Bianco, rosso e nero vano e rischiano di scomparire. Ma forse ha ragione il giovane cuoco siciliano, Pino Cuttaia, Patron del Ristorante la Madia a Licata di Agrigento, presente anche lui al Dibattito-Convegno di Milano. Nel Presentare la sua “Cuccia di Santa Lucia”, uno dei suoi piatti preferiti, fra tutti quelli creati, che affondano le radici in una terra sana, ricca di prodotti (ortaggi, frutta, verdura, pesce, Olio d’oliva) che hanno sapori profondi, ha dichiarato: “Non si tratta di essere parassiti, romantici o nostalgici, né di tornare ai bei tempi andati (ammesso che ci siano mai stati), ma di guardare al futuro cercando di non precludere alcuna possibilità di nutrire con piacere me stesso, i miei clienti, la mia famiglia. L’Arca del Gusto e Presidi Slow Food Oggi, voluti da Carlo Petrini, fondatore dello Slow Food, su questa scorta, ma anche su Piatti della Memoria, dimenticati come la già ciatata Cuccia di Santa Lucia o la Cassouela milanese, sono nati i progetti dell’Arca del Gusto e i Presidi Slow Food, che hanno funzionato e funzionano per ridare slancio e redditività a economie minori, proprio partendo dalla coltivazione di prodotti e dall’allevamento di razze animali che rischia- Vialone nano in barattolo 72 - La Rivista aprile 2015 Ciliege dei colli asolani sotto grappa di Caorera La Ricetta LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA Viva la cucina italiana! Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia. Buon appetito! I nostri 18 ristoranti pizzerie in Svizzera vi accolgono 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti i membri su presentazione della tessera della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del 10% su tutte le consumazioni! La Cuccia di Santa Lucia (salata) Di questa antichissima ricetta (ormai quasi scomparsa) si racconta in una leggenda che narra che tanti secoli fa in Sicilia ci fu una grande carestia e la gente moriva di fame. Con l’aiuto del prete si fecero voti e preghiere al Divino per chiedere aiuto. Era proprio il giorno di Santa Lucia, 13 di dicembre. Quel giorno una nave carica di grano arrivò a Palermo. Distribuito fra la gente fu cucinato così intero. Ne nacque una zuppa, che sfamò la gente. Da allora, il 13 di dicembre, in onore alla Santa, non si cucina pasta né si mangia pane. Si cuccìa, dal verbo cucciare, cuocere cose piccole, chicchi. Ingredienti per 4 persone: 200 g di frumento, 80 g di ceci, 2 foglie di alloro, 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva, Sale e pepe nero. Come la preparano: Lasciano i ceci e il grano a bagnare in acqua fredda per 12 ore. Trascorso questo tempo, risciacquano il tutto e mettono a cuocere con la foglia di alloro a fuoco lento in abbondante acqua salata per 2 ore. Trasferiscono la cuccia in una terrina piuttosto capiente: condiscono con l’olio d’oliva, un pizzico di sale e una manciata di pepe nero. Di questa ricetta esiste anche una versione dolce! Il vino: bianco e siciliano, ad esempio: un Inzolia Delia Nivolella. Molino Basilea Steinenvorstadt 71 4051 Basilea T 061 273 80 80 Molino Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux T 021 965 13 34 Molino Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna T 031 311 21 71 Molino Thônex Rue de Genève 106 1226 Thônex T 022 860 88 88 Molino Crans-Montana Rue de Pas-de-l’Ours 6 3963 Crans-Montana T 027 481 90 90 Molino Uster Poststrasse 20 8610 Uster T 044 940 18 48 Molino Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon T 044 740 14 18 Molino Vevey Rue du Simplon 45 1800 Vevey T 021 925 95 45 Molino Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo T 026 322 30 65 Molino Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur T 052 213 02 27 Molino Molard, Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra T 022 310 99 88 Molino Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt T 027 966 81 81 Molino La Praille, Ginevra Centre Commercial La Praille 1227 Carouge T 022 307 84 44 Molino Select, Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo T 044 261 01 17 Molino Glattzentrum Einkaufszentrum Glatt 8301 Glattzentrum T 044 830 65 36 Molino Stauffacher, Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo T 044 240 20 40 Le Lacustre, Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra T 022 317 40 00 Frascati, Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo T 043 443 06 06 aprile 2015 La Rivista - 73 www.molino.ch Precisione svizzera e flair italiano… dal 1945 il partner competente e affidabile da e per l'Italia • Linee dirette da e per i maggiori centri commerciali italiani • Competenze tecniche, doganali e linguistiche • Distribuzione capillare • Rappresentanze fiscali • Sdoganamenti comunitari • Logistica vino MAT TRANSPORT SA Basilea, Berna, Cadenazzo, Lucerna e Zurigo Telefono gratuito: +41 (0) 800 809 091 [email protected] www.mat-transport.com Motori di Graziano Guerra Al volante della nuova Volvo XC90 Sin da quando è stata presentata per la prima volta a Stoccolma lo scorso agosto, Volvo XC90 ha continuato a suscitare elevato interesse, grazie alla sua linea accattivante, alla sua gamma innovativa di propulsori e alla sua ridefinizione del sistema di comandi con connessione in rete a bordo. È stata presentata in sessione dinamica alla stampa internazionale in anteprima, a qualche giorno dall’apertura del Salone di Ginevra. Si guida facilmente, segue con docilità gli impulsi del pilota, si muove sovrana in autostrada, come pure nel traffico cittadino, e fra i parcheggi utilizza una videocamera per una visione ad hoc. In test, pure la pre-serie T8 Twin Engine. Il SUV di lusso si presenta con una linea molto attraente, finiture degli interni di livello più che eccellente e una combinazione unica di potenza e consumi contenuti. L’architettura dei sedili posteriori è in stile teatro, così da consentire una convivialità eccellente e un’ottima visione d’insieme a tutti i passeggeri. È una vera e propria sette posti, con sedili che lasciano maggiore spazio di movimento ai passeggeri. Gli interni sono lussuosi. I materiali vanno dalla morbida pelle nappata al legno, alla leva del cambio in cristallo di Orrefors sulla T8. La nuova interfaccia utente “Sensus” è fra i più moderni sistemi di controllo di bordo oggi disponibile sul mercato, e rivoluziona la gestione dei comandi dell’auto. Tasti e manopole sono sostituiti dalla semplice e intuitiva interazione con un grande schermo a sfioramento, da comandi al volante e un efficiente sistema di controllo vocale. Sensus consente l’accesso a molte applicazioni basate sul cloud e a servizi a bordo via Internet; interessante la possibilità di usare dispositivi Apple e Android attraverso lo schermo touch. La T8 Twin Engine passa da 0 a 100 km/h in 6,1 secondi, ma non è pen- sata per la velocità. In ogni caso, offre diversi modi di guida selezionabili tramite una rotellina sulla console centrale, oppure con uno sfioramento sul display nel cruscotto: Hybrid, Pure Electric, Power, AWD e Save. In modalità “Power” abbina le prestazioni di entrambe i motori. All’avvio sfrutta l’eccellente risposta e la curva di coppia istantanea del motore elettrico, in attesa che quello a combustione acquisti velocità. Questa combinazione garantisce una migliore coppia motrice ai bassi regimi, equivalente a quella di un motore di grossa cilindrata come un V8. È possibile utilizzare il motore a combustione per ricaricare la batteria fino a un certo livello, così da poterla usare in un secondo tempo in modalità Pure Electric. L’equipaggiamento standard di sicurezza è fra i più completi e avanzati oggi disponibili, con due tecnologie in anteprima mondiale: la protezione in caso di uscita di strada e la frenata automatica agli incroci. La produzione di serie è iniziata nello stabilimento di Törslanda in Svezia: a fine gennaio le T6 AWD e le D5 FWD, a maggio la T8 Twin Engine, mentre le T5 AWD e le D4 FWD partiranno a novembre. Le prime consegne della XC90 sono previste questa primavera. La nuova XC90, che sarà disponibile con motori Drive-E a quattro cilindri da 2 litri, con cambio automatico a 8 rapporti, ha un ventaglio prezzi fra CHF 69’600 e 104’000, euro-bonus escluso, nei 4 allestimenti Kinetic, Momentum, Inscription e R-Design. aprile 2015 La Rivista - 75 Nuovo Fiat Doblò Il nuovo Active Family Space di Fiat ha l’abitacolo più grande del suo segmento, offre fino a sette posti passeggeri, e una capacità di carico fino a 3.200 litri. Si presenta con un design, esterno e interno, rinnovato e capace di esprimere dinamismo e personalità. La dotazione tecnologica è stata arricchita con contenuti innovativi, ma di facile utilizzo. Come l’Uconnect, il sistema multimediale con touchscreen a colori da 5” che, a richiesta, può essere dotato di navigatore integrato e radio digitale (DAB). Nuovo Doblò mette a disposizione la grande modularità dello spazio interno, con l’ampio bagagliaio da 790 litri (ai vertici del segmento), i numerosi vani portaoggetti e l’utile sedile posteriore sdoppiato (60/40). La nuova vettura rappresenta la quarta generazione di un modello che, lanciato alla fine del 2000 e rinnovato nel 2005 e nel 2010, ha registrato oltre 1 milione e 400mila unità immatricolate, complessivamente fra versione automobilistica e veicolo commerciale. Un progetto vincente che negli anni ha saputo rispondere alle diverse esigenze di mobilità, comfort e rispetto ambientale che si sono succedute nella società odierna. Il nuovo modello è disponibile in Svizzera con tre motorizzazioni a scelta, benzina, diesel e metano con potenze da 90 a 120 CV, i prezzi partono da CHF 23’700. Jeep da record Nel 2014 Jeep è stato il marchio con la più alta crescita nel panorama europeo. In Svizzera sono state vendute in totale 3.274 vetture, cifra che rappresenta un aumento del 50 percento nelle immatricolazioni. A livello internazionale Jeep ha raggiunto un record storico, l’anno scorso ha venduto per la prima volta più di un milione di veicoli. Meglio non dormire sugli allori avranno pensato in tipi della Jeep, e allora, a rafforzare la gamma 2015, ecco che arriverà in estate la nuova serie speciale Jeep Wrangler Black Edition II (presentata al salone di Ginevra). Sarà disponibile nelle due varianti Wrangler e Wrangler Unlimited con due motori a scelta: il turbodiesel da 2,8 litri, 200 CV di potenza e 460 Nm di coppia e il potente 3,6 litri V6 Pentastar a benzina da 284 CV e 347 Nm di coppia. Entrambe le motorizzazioni sono abbinate a un cambio automatico a 5 marce. 76 - La Rivista aprile 2015 I pizza-kurier più ecologici della Svizzera guidano Fiat Panda CNG La ditta Dieci AG ha scelto modelli ecologici per la sua flotta, consegna, infatti, ai suoi clienti utilizzando Fiat Panda CNG alimentate a metano. Anche i forni per la pizza integrati nei veicoli funzionano a metano, grazie a un’invenzione svizzera. Fiat Group Switzerland supporta questo progetto fornendo un contributo importante alla causa ambientale. I corrieri della pizza della ditta Dieci percorrono ogni anno migliaia di chilometri: consegnano da oltre 20 sedi con 90 veicoli. Per la sua flotta Dieci AG ha scelto di utilizzare Fiat Panda CNG, e sostituirà progressivamente tutte le Panda convenzionali con Panda a metano. La Fiat Panda TwinAir Natural Power si distingue per un consumo medio di appena 3,1 chilogrammi di metano ogni 100 chilometri, corrispondenti a un valore record di emissioni di CO2 pari a 86 grammi per chilometro. Il metano rappresenta il combustibile energetico fossile più pulito ed economico a disposizione. Mantenere la temperatura con il calore dei gas di scarico Le Fiat Panda CNG di Dieci possono fare molto di più. Infatti, le vetture sono dotate di un forno per il trasporto della pizza ideato dall’azienda Pizzatech. Questa invenzione svizzera permette di mantenere calde le pizze durante il trasporto e di raggiungere una temperatura di oltre 100 gradi, sfruttando il calore dei gas di scarico, circolanti ovviamente in un sistema isolato. In tal modo le pizze restano croccanti e calde anche durante il trasporto. Trofei Abarth ultime sono previsti un montepremi e una classifica separati. Il calendario prevede 6 appuntamenti di 2 gare ciascuno in entrambe le serie. L’inizio è fissato per il 19 aprile sul circuito italiano di Monza. Sono stati consegnati presso le Officine Abarth di Torino i premi del Trofeo Abarth Selenia Europa e del Trofeo Nazionale Aci-Csai Selenia Italia 2014, che hanno visto vincitore in entrambe le classifiche il giovane italiano Alex Campani. Per lui, che conta 4 titoli continentali consecutivi e 3 nazionali, una Abarth 695 Competizione nuova e un premio in denaro. Il giovane finlandese Juuso Pajuranta ha invece ricevuto una Abarth 500 Custom nuova per il successo tra le Abarth 500 Assetto Corse nel Trofeo Nazionale Aci-Csai Selenia Italia e una Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione per la vittoria di categoria nel Trofeo Abarth Selenia Europa. La stagione 2014 è stata entusiasmante e il titolo europeo si è deciso solo nell’ultima gara, disputata a Monza, nella quale Campani ha preceduto sul filo di lana lo svedese Niklas Lilja. Stagione 2015 Dopo il successo di presenze nella scorsa stagione, il 2015 vede confermati il Trofeo Abarth Europa e il Trofeo Nazionale Aci Sport Italia, secondo la collaudata formula che vede competere nella stessa gara sia le Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione, sia le Abarth 500 Assetto Corse. Per queste aprile 2015 La Rivista - 77 Starbene Ignorati gli effetti del fumo passivo Nel Lazio il tumore al polmone colpisce ogni anno circa 4.350 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente, ma i cittadini non sembrano essere ben informati sulle cause. 8 italiani su 10 non sanno che il fumo passivo provoca la malattia. E infatti il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini che fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. E, in ogni caso, respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Il bisogno d’informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi. Secondo l’AIOM Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini. In Inghilterra a partire dai prossimi mesi sarà vietato fumare nell’abitacolo dell’auto in presenza di minori. Speriamo, auspica l’AIOM, che il nostro Paese segua l’esempio d’Oltremanica. 78 - La Rivista aprile 2015 Rischioso abusare delle indagini radiologiche La Radiologia è la disciplina medica che più di ogni altra ha vissuto e sta vivendo una continua evoluzione tecnologica. Non esiste patologia che non abbia bisogno di un corretto inquadramento diagnostico mediante esami radiologici. La necessità di ottenere diagnosi sempre più precoci tali da poter mettere in atto trattamenti mirati e meno invasivi ha determinato un incremento significativo del numero degli esami radiologici eseguiti. Negli ultimi 20 anni, negli USA, si è passati da circa 3 milioni a 63 milioni di esami TAC eseguiti ogni anno. Questo aumento è spesso determinato anche da un “uso inappropriato” di tali indagini, con la possibilità di una crescita del rischio potenziale, seppur basso, di danni indotti dalle radiazioni ionizzanti. La Società Europea di Radiologia, ha lanciato un piano chiamato “EUROSafe Imaging”, per sensibilizzare a tale problematica i medici richiedenti esami radiologici, gli operatori dell’area radiologica (medici radiologi, fisici sanitari e tecnici di radiologia) nonché le associazioni dei pazienti. Il principio che dovrebbe giustificare gli esami radiologici si riassume nei vantaggi ed i benefici attesi dai risultati dell’esame radiologico che devono superare i potenziali rischi, con particolare attenzione a categorie quali i bambini e le donne in età fertile. Tale principio va applicato in maniera congiunta dal medico curante richiedente e dal medico radiologo, quest’ultimo con l’obbligo di valutare l’opportunità dell’esame richiesto ed eventualmente proporre al paziente una metodica alternativa e meno rischiosa. L’“ottimizzazione” dell’esame radiologico è un altro principio su cui si basa la radioprotezionistica: l’esecuzione dell’esame con la più bassa dose possibile di radiazioni ionizzanti. Tale risultato richiede collaborazione tra medico radiologo, tecnico radiologo e fisico sanitario. L’ottimizzazione tecnica degli esami radiologici non può prescindere dalla necessità di utilizzare apparecchiature radiologiche “sicure” ed aggiornate. Gli esami radiologici e di conseguenza le radiazioni ionizzanti “fanno bene” se utilizzati con criterio e con le dovute precauzioni tecniche, in quanto consentono diagnosi precoci, scelte terapeutiche ottimali ed efficaci controlli. Il morbo di Parkinson e le diversità di genere Il morbo di Parkinson aggredisce uomini e donne in maniera diversa: gli uomini colpiti, infatti, sono più numerosi del 50%, mentre tra le donne è tre volte più frequente la comparsa di quei movimenti involontari che costituiscono gli effetti indesiderati del farmaco più usato per tenere sotto controllo i tremori tipici della malattia, la levodopa. Anche rispetto alla progressione della malattia ci sono importanti differenze: nei maschi, infatti, a farne le spese sono soprattutto le capacità di comprensione e di ragionamento mentre nel genere femminile sono più frequenti ansia e depressione. Per le donne sono anche più gravi le ricadute sociali: oltre alla compromissione della propria capacità lavorativa, perdono anche il ruolo all’interno della famiglia. Vi è differenza, inoltre, nell’età in cui compare la malattia: nel genere femminile vi è un esordio ritardato in media di circa 2 anni, con un’età di 66 anni per gli uomini a fronte di 68 anni per le donne. La maggiore resistenza del genere femminile è dovuta alla funzione protettiva che gli ormoni femminili, gli estrogeni, esercitano contro l’insorgenza e la progressione della malattia. Questi ormoni, infatti, prevengono la distruzione dei neuroni che producono la dopamina, una sostanza indispensabile per controllare con precisione i movimenti del corpo, senza tremori. Queste cellule sono il principale bersaglio delle neurotossine che causano la malattia. Si stima che una maggiore esposizione agli estrogeni, sia naturali, sia dovuti alle terapie ormonali, riduca il rischio di Parkinson di circa il 43%. Non vi sono, invece, differenze per quanto riguarda la durata media di malattia che è di circa dieci anni. Al contrario, il trattamento con la stimolazione cerebrale profonda, cioè l’utilizzo di piccoli elettrodi per ridurre il tremore, ha una maggiore efficacia sulle donne e porta a un miglioramento delle capacità nelle azioni quotidiane. Le donne ci sentono meglio Le donne hanno un udito migliore degli uomini: gli studi scientifici rivelano come la sensibilità uditiva peggiori con una velocità doppia nel sesso maschile e come in generale le donne abbiano, almeno fino ai 50 anni, una soglia uditiva superiore alle frequenze del parlato (circa 1.000 Hertz). Questa migliore capacità di ascolto femminile potrebbe in parte spiegare, secondo alcuni esperti, le diverse doti linguistiche e di apprendimento delle donne, notoriamente maestre nell’“arte del chiacchierare”. L’ipoacusia o diminuzione delle capacità uditive colpisce in misura maggiore gli uomini. Già nel 1994 un ampio studio longitudinale americano aveva messo in luce, per la prima volta, come le donne abbiano una migliore capacità uditiva, dato confermato più recentemente da uno studio italiano condotto sulla popolazione veneta. I dati a disposizione ci dicono che il sesso femminile ha una soglia uditiva superiore a circa 1.000 Hertz e in generale alle frequenze del parlato. La spiegazione del miglior udito delle donne va ricercata in parte, come detto, nell’azione ormonale protettiva che nel sesso femminile interviene tra i 30 e i 50 anni, ma anche nella maggiore esposizione al rumore del sesso maschile nelle attività ludiche e in quelle lavorative, inoltre, bisogna considerare che il sesso maschile è statisticamente più coinvolto in eventi traumatici sul lavoro, incidenti stradali, scontri e colpi violenti, oltre che essere più esposto al fumo e a fattori di rischio metabolici. aprile 2015 La Rivista - 79 Mondo in Fiera Crea Moda Expo: Bologna, 8-10 Aprile Fiera internazionale dell’accessoristica per abbigliamento, pelletteria e calzature Eurocarne: Verona, 10 - 13 maggio Fiera sull’industria della carne Tutto Food: Fiera Milano, 3 - 6 Maggio Milano World Food Exhibition Sì Sposa Italia Collezioni: FieraMilanoCity, 22-25 Maggio International Leading Exhibition Verona Legend Cars: Verona, 8 - 10 Maggio Fiera delle Auto d’Epoca Basilea: 18 - 21 giugno Art Basel aprile 2015 La Rivista - 81 Crea Moda Expo: Bologna, 8-10 Aprile Fiera internazionale dell’accessoristica per abbigliamento, pelletteria e calzature Si è tenuta a Bologna, dal 29 al 31 Ottobre 2014, la prima edizione di Creamodaexpo, evento fieristico dedicato a componenti e accessori per Pelletteria , Abbigliamento e Calzature. Una manifestazione unica e innovativa sotto ogni punto di vista, che ha fatto registrare la presenza di quasi diecimila addetti del settore nei padiglioni di Bolognafiere. All‘evento erano presenti operatori specializzati, stilisti e studenti di alcune tra le più importanti scuole di moda: circa il dieci per cento dei visitatori proveniva da Paesi stranieri, tra cui Spagna, Francia, Portogallo, Germania ma anche dagli Stati Uniti ed Etiopia, passando per Russia e Cina. Creatività, innovazione e alta qualità dei prodotti esposti hanno caratterizzato questa prima edizione di Creamodaexpo, facendone un punto di riferimento importante per il comparto della componentistica e dell’accessoristica, da sempre fondamentale per il Made in Italy. Soddisfatti i circa cento espositori presenti in fiera, che hanno concluso importanti affari 82 - La Rivista aprile 2015 e trovato nuovi contatti per il loro business: molte già ora le conferme per il prossimo appuntamento, previsto a Bologna dall’ 8 al 10 aprile 2015, con ulteriori adesioni da parte di aziende ”visitatrici“, a ulteriore testimonianza del buon esito della manifestazione. Infatti, a visitare gli oltre cento espositori presenti, anche importanti brand che danno ancora più lustro alla rassegna: Bata, Guess, Calvin Klein, Hugo Boss, Tod’s, Ferragamo e altri. Tanti infine gli eventi inseriti nel nuovo format Vivimoda, curato da Map Comunication, che ha accompagnato i tre giorni in fiera: sessioni di live painting, realizzazioni dal vivo di modelli di borse e cappelli, creazione di opere attraverso la pittura batik su seta e su altri tessuti pregiati. Gli studenti di scuole importanti come il Poliarte o USM School hanno presentato a Bologna il meglio della loro creatività. Quella che si prospetta essere una delle manifestazioni più attese del settore ospiterà nel corso delle tre giornate eventi, mostre e iniziative parallele all’esposizione merceologica, che metteranno in luce non solo il valore della creatività bensì anche l’espressione di una vivacità di cui soprattutto le aziende italiane possono dirsi orgogliose. “Quello che stiamo mettendo in atto con CREAMODAEXPO è un nuovo modo di “fare fiera” – afferma il Presidente di CREAMODA EXPO srl Luigi Lucentini – Avvertendo la necessità di rivalutare l’aspetto fieristico, in particolare quello di settore, abbiamo voluto mettere a disposizione le nostre esperienze offrendo un momento concreto di incontro e di dialogo fra operatori, italiani e stranieri. CREAMODAEXPO rappresenterà anche l’occasione giusta per promuovere e sviluppare ai massimi livelli la creatività del “Made in Italy” e dare ampio spazio al mondo degli stilisti, delle scuole di ogni livello, dei giovani laureati e delle istituzioni operanti nell’ambito della moda”. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Tutto Food: Fiera Milano, 3 - 6 Maggio Milano World Food Exhibition Il Salone dell’Agroalimentare organizzato da Fiera Milano in programma dal 3 al 6 maggio 2015, vede già completamente assegnata e opzionata la superficie totale di 180 mila metri quadri distribuita su 10 padiglioni. Saranno circa 2.500 le aziende provenienti da tutta Italia. Manifestazioni come TUTTOFOOD raccolgono e anticipano le tendenze del mercato. Lo dimostrano le performance dei comparti del Salone: infatti, tra i settori che hanno avuto trend più vitali per la presenza di aziende espositrici durante le varie edizioni di TUTTOFOOD si segnalano quelli dedicati a Carne e Salumi, in forte crescita anche quest’anno e con aziende leader come Rovagnati, Beretta, Citterio, Fiorucci e Golfera. Interessante si preannuncia anche il comparto del dolciario, Dolce Italia, a cui parteciperanno tra gli altri Caffarel, Galbusera, G.Cova, Balocco, Corsini Biscotti. Ma all’interno dei comparti ormai “classici” per TUTTOFOOD sono numerose le conferme di leader come Parmareggio, Galbani, Latteria Montello, Latteria Soresina, Parmalat e Zanetti per il Lattiero Caseario, mentre il Multiprodotto (che occupa tre padiglioni, il doppio rispetto al 2013) presenterà tra i suoi protagonisti Noberasco, Petti, Gruppo Lo Conte, Saclà, Pedon, Urbani Tartufi, Divella, Olio Dante, Amica Chips. Tra i tanti nomi di spicco si possono anche segnalare McCain, Fresystem, Surgital, Italpizza, Rispo, presenti tra le aziende del settore Surgelati e Metro, Partesa e Marra tra i grandi nomi della distribuzione. Anche l’Ho.re.ca., comparto già molto sviluppato nelle edizioni precedenti, vedrà aziende leader come Riso Gallo, Conserve Italia, Sammontana, Galbusera, Illy, Nestlè, (Nestlè Professional, Nespresso, S. Pellegrino), San Benedetto Kimbo, Forst, Sammontana e metterà in campo un interessante ampliamento dell’offerta grazie alla collaborazione con Venditalia. Se poteva essere prevedibile il successo e la crescita di comparti già presenti e “fidelizzati” a TUTTOFOOD, hanno invece dimostrato una risposta importante le aziende ospitate in spazi nuovi o meno presenti nelle scorse edizioni della manifestazione: così, il settore Greenfood ha triplicato i volumi, grazie ad un’area dedicata che verrà completata da uno spazio showcooking e che vedrà tra gli espositori protagonisti Alce Nero, Riso Viazzo, Demeter e Bontà Viva. Infine, novità assoluta, ma importante per un Paese come il nostro che vede nella pesca una risorsa tradizionale e ancora significativamente presente, il debutto dell’area dedicata ai prodotti ittici, con realtà come Fiorital, Finpesca, La Nef, Riunione e Laberie e la presenza di uno spazio showcooking che ospiterà interessanti dimostrazioni. Sul versante dei visitatori, in manifestazione, oltre ai 1.200 hosted top buyer, scelti attraverso un’attenta profilazione che garantirà incontri produttivi direttamente allo stand, con ottimizzazione dei tempi e il massimo rendimento dei contatti, si aggiungeranno più di 11.000 buyer attesi. Occasione unica di visibilità internazionale per le aziende e i visitatori presenti in manifestazione sarà quella offerta da Expo Milano 2015, che aprirà il primo maggio e sorgerà a pochi passi dal quartiere espositivo. Proprio domenica 3 maggio, TUTTOFOOD sarà presente all’interno del Padiglione Italia di Expo Milano 2015, dando il via a un legame profondo che caratterizzerà tutta la manifestazione. Infatti, grazie alla collaborazione con Expo Milano 2015, gli espositori in fiera, dopo la chiusura serale nei giorni di manifestazione, avranno l’opportunità esclusiva di visitare l’Esposizione Universale. Inoltre, Fiera Milano, offrirà alle aziende espositrici la possibilità di incontrare direttamente in fiera le delegazioni commerciali che nel corso dei mesi visiteranno l’Esposizione Universale con il progetto “Expo Business Matching”, che selezionerà i profili più interessanti per le aziende di TUTTOFOOD, creando un’agenda di incontri mirati che concentrerà nei giorni di manifestazione le occasioni di matching possibili nei sei mesi di Expo Milano 2015. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch aprile 2015 La Rivista - 83 Verona Legend Cars: Verona, 8 - 10 Maggio Fiera delle Auto d’Epoca Grande successo per Verona Legend Cars, il Concorso d’Eleganza che ha portato in città il meglio delle auto d’epoca italiane. 23 “capolavori straordinari”, come li ha definiti il Sindaco Flavio Tosi a passeggio tra le auto esposte in “una delle piazze più belle del mondo. È stata una manifestazione internazionale: adatta alla nostra città”. “Verona - ha sottolineato il Sindaco salendo per un saluto sul tappeto rosso dove sfilavano i modelli unici in concorso - ha la vocazione di mettere assieme le grandi manifestazioni motoristiche con una città che si sposa perfettamente con queste iniziative. Sappiamo che ce ne saranno altre e ne siamo orgogliosi”. Verona Legend Cars, infatti, è solo l’anteprima di una nuova e importante manifestazione fieristica che si terrà tra l’8 e il 10 Maggio 2015. Per tre giorni Verona accoglierà migliaia di collezionisti, espositori e appassionati del mondo dell’auto “La Fiera di Verona sta abbracciando con 84 - La Rivista aprile 2015 entusiasmo il comparto della motorizzazione - dice il suo Vicepresidente Guidaberto di Canossa -. Il passato si ripropone come futuro con oggetti stupendi che generano grandi passioni. La Fiera di Verona saprà coinvolgere non solo i veronesi, non solo i veneti ma tutti gli Italiani”. Con un’aria espositiva coperta di 40.000 mq ed una scoperta per raduni, test drive e usato sicuro di 50.000 mq, Verona Legend Cars ospiterà molti espositori e visitatori appassionati di un settore, quello dell’Heritage, che continua a crescere. Hanno infatti già confermato la loro presenza i migliori commercianti italiani ed europei e, con loro, i più importanti club del vecchio continente con raduni ed anniversari d’eccezione, a partire dai sessant’anni della Giulietta Spider e dagli ottanta di Jaguar. Di fondamentale importanza, per gli organizzatori, è raggiungere il cuore dei sempre più numerosi appassionati. Per questo Verona Legend Cars inaugurerà con un prima assoluta: 100 equipaggi e 100 tra le più belle auto d’epoca della Mille Miglia parteciperanno ad una gara di regolarità tra i padiglioni. Un’anteprima ufficiale mai tenutasi prima in un contesto fieristico, frutto della collaborazione tra Aci Brescia e Aci Verona. Per celebrarla è prevista una cena di gala e la proiezione del film dedicato a quella che, dal 1927, è la gara più bella del mondo. Secondo la stessa filosofia, che vede la passione per l’auto al centro della manifestazione, Verona Legend Cars offrirà, all’interno del quartiere fieristico, spazi park gratuiti in aree riservate per le vetture storiche di club, scuderie, collezionisti e appassionati che vogliano organizzarsi in raduni e partecipare alla fiera. Hanno già confermato la loro partecipazione anche i migliori ricambisti delle principali case automobilistiche. Tra questi, in onore agli anniversari, gli specialisti nei ricambi di Alfa Romeo e Jaguar. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Eurocarne: Verona, 10 - 13 maggio Fiera sull’industria della carne Incontrare gli operatori delle filiere delle carni sul territorio e favorire una riflessione sui bisogni e le prospettive, per migliorare la redditività complessiva e stimolare nuove opportunità di business. Ci pensa Eurocarne, che in vista della 26ª edizione, in programma a Verona dal 10 al 13 maggio 2015, organizza un Road Show in tre città, con approfondimenti specifici. «Questi focus su tematiche specifiche della filiera sono uno dei vantaggi dell’organizzazione diretta di Eurocarne da parte di Veronafiere - dichiara il presidente di Veronafiere, Ettore Riello - che può contare dalla prossima edizione del 2015 su una più forte internazionalità e su soluzioni a misura degli espositori, dei visitatori e delle diverse filiere della carne». Numerose le novità in programma per la 26ª edizione di Eurocarne, che per la prima volta coinvolge tutte le filiere verticali delle carni, un comparto che genera complessivamente un valore economico dell’ordine di 30 miliardi di euro. Una grande attenzione sarà dedicata all’internazionalizzazione, con pacchetti per incontri “b2b” ritagliati su misura per i visitatori e le delegazioni estere. Eurocarne mette al centro anche le dinamiche del “trade”. Sarà, infatti, presentata un’analisi multi-prospettica mirata a divulgare i trend in atto nel settore per le varie tipologie di carne e il percepito vissuto dal consumatore in fase di acquisto, soprattutto nell’ambito della grande distribuzione. Tra gli obiettivi dell’evento il rilancio dei consumi di carni e il sostegno alle aziende espositrici nell’individuare nuove opportunità di mercato, facendo leva su due aspetti determinanti: la forza del Made in Italy, percepito come elemento distintivo sia in termini di affidabilità, design, creatività e funzionalità nel settore delle macchine, delle attrezzature e delle tecnologie, ma anche come aspetto di rilievo in chiave di “food security” e “food safety”. Altra novità di questa edizione sono le degustazioni comparate di “Meat Experience”, il primo banco di assaggio della carne bovina in cui i potenziali buyers (macellerie, ristorazione, gastronomie, hotellerie e Gdo) possono conoscere e confrontare la qualità percepita delle carni secondo parametri oggettivi. Eurocarne si avvale della collaborazione dell’Istituto italiano assaggiatori carne-De Gustibus Carnis e del Centro studi assaggiatori-Italian Tasters, fra i più qualificati operatori nell’attività di analisi sensoriale dei prodotti agroalimentari, e per la prima volta sono stati coinvolti i consorzi di produzione e tutela italiani ed esteri che distribuiscono le proprie carni anche in Italia. Eurocarne, nata nel 1969, è cresciuta nel corso degli anni, diventando l’unico punto di riferimento in Italia per le tecnologie e i prodotti dedicati alle carni dal food processing fino alla distribuzione al consumatore. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch aprile 2015 La Rivista - 85 Sì Sposa Italia Collezioni: FieraMilanoCity, 22-25 Maggio International Leading Exhibition Benvenuti a Sì Sposaitalia Collezioni, appuntamento di riferimento internazionale del bridal fashion, dove trovare marchi, eccellenze del settore con innovative proposte di stile, che presenteranno le loro collezioni ai numerosi buyer nazionali e internazionali attesi. L’edizione 2014 di Sposaitalia Collezioni si è conclusa con successo, confermando la voglia del settore di rispondere con dinamismo e qualità all’andamento globale dei mercati. I dati d’affluenza finali hanno fatto registrare un più che positivo 7.273 (erano stati 6.798 un anno fa). Il dato estero, migliore come andamento rispetto alle presenze italiane, ha superato i 2.000 buyer totali (provenienti da più di 50 Paesi), a rappresentare il 28% del totale delle presenze. A trainare le presenze estere, le ottime performance di Giappone con quasi 300 buyer in manifestazione, molto buoni i numeri dal Medio Oriente, con ottimi risultati da Arabia Saudita, Israele e Giordania; bene anche le presenze da Corea del Sud e Stati Uniti: questi ultimi tornano a 86 - La Rivista aprile 2015 incrementare la loro presenza dopo qualche edizione in diminuzione. Tra i mercati europei di peso, si confermano Austria, Germania, Portogallo e Spagna; soffrono invece le presenze dall’Est Europa e dalla Russia. Sì Sposaitalia Collezioni conferma quindi il suo ruolo di punto di riferimento in un settore che resiste alla crisi solo se caratterizzato da massima qualità nella produzione. Lo si è visto nelle collezioni dei 170 marchi di quest’ultima edizione, che hanno raccolto commenti più che positivi tra buyer e stampa internazionale. I numeri finali riflettono chiaramente l’andamento dei mercati: quello italiano che sta ancora soffrendo, e quelli esteri che continuano a trainare il Made in Italy, in particolare i Paesi che hanno un prodotto interno lordo più tonico e in crescita. In generale è stata un’edizione di grande concretezza: i buyer - e i più importanti c’erano tutti - sono arrivati con la voglia di vedere le novità e fare acquisti, e le aziende hanno dato il meglio di sé, nelle collezioni e nelle presentazioni. Dal 22 maggio 2015 a Fieramilanocity, l’eleganza sarà di nuovo il linguaggio che accomunerà abiti e accessori in mostra in un percorso esclusivo, dove lo stupore sarà protagonista. Le aziende che partecipano come espositori potranno trarre vantaggio dalla continua at- tività di scouting buyer messa in campo dalla manifestazione, sia verso i mercati affermati, ma con particolare riferimento a quelli emergenti. In manifestazione sarà possibile scoprire il meglio degli abiti da Sposa, di quelli da Cerimonia, degli Accessori e del sempre più interessante mondo del Men’s Wear. Novità di quest’anno è il lancio del Vip Club di Sposaitalia al quale potranno accedere solo buyer di qualità ed affidabilità rodata a cui sarà offerta una serie di servizi premium. Per il settore sposa confermano la loro partecipazione Giuseppe Papini, Valentini, Tosca Spose, Dalin, Nicole Spose, lo spagnolo Raimon Bundò e l’inglese David Fielden. Per il settore Men’s wear saranno presenti Archetipo, Andrea Versali Cerimonia, Maestrami Cerimonia, Petrelli Uomo Cerimonia. Per il settore di cerimonia donna ci saranno in fiera Musani, Gatti Nolli Couture, Silva Ernesti, Bagatelle e Isabel Sanchis. Per il settore degli accessori invece esporranno Guido La Rocca, Acconciature Carla, Loriblu, Anna Bella. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Basilea: 18 - 21 giugno Art Basel Art Basel organizza le fiere d’arte dedicate all’arte moderna e contemporanea più famose al mondo, che si svolgono a Basilea, Miami Beach e Hong Kong. Ogni manifestazione è unica ed è influenzata dalla località e dalla regione in cui si svolge, il che si rispecchia nelle gallerie partecipanti, nelle opere esibite e nel contenuto dei programmi concomitanti organizzati in cooperazione con le istituzioni locali. Art Basel offre ai visitatori nuove idee, ispirazioni e contatti del mondo dell’arte. Sezione gallerie 2015 Galerie Michael Haas Oskar Kokoschka Elza Temary, 1926-27 Courtesy the artist and the gallery La 46esima edizione della manifestazione avrà luogo a Basilea dal 18 al 21 giugno 2015. Quest’anno 283 gallerie di fama internazionale presentano opere dalla modernità classica del primo XX secolo fino all’arte più contemporanea. Ad Art Basel espongono gallerie provenienti da 39 paesi e 5 continenti. Mentre continuano ad essere rappresentate in gran numero le gallerie europee, Art Basel ospita una selezione di prima qualità di espositori di tutto il mondo. L’edizione di quest’anno comprende un’ampia scelta di gallerie provenienti dall’America e dall’area asiatico-pacifica. Nel settore Galleries si presentano quest’anno 222 gallerie, che espongono opere di altissima qualità tra dipinti, sculture, disegni, installazioni, fotografie, video e riproduzioni. Il settore Feature ospita gallerie che presentano progetti focalizzati, allestiti da STATEMENTS The Third Line Abbas Akhavan Study for a Hanging Garden, 2014 Courtesy of the artist and The Third Line aprile 2015 La Rivista - 87 FEATURE 2015 Galleria Raffaella Cortese James Welling A124, 1977-86 Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano curatori, riguardanti sia opere storiche che contemporanee. L’edizione 2015 propone 30 gallerie di 12 Paesi:di queste 6 espongono per la prima volta. Le presentazioni di singoli artisti nel settore Statements offrono a visitatori e collezionisti una piattaforma di prima qualità per scoprire nuovi artisti e nuove gallerie. Quest’anno 8 delle 16 gallerie che espongono in questo settore partecipano per la prima volta. Il Baloise Art Prize viene assegnato a due artisti che espongono in Statements. I vincitori vengono resi noti nel corso di Art Basel in giugno. Il Baloise Group acquista le opere degli artisti premiati e le dona a due musei europei. Queste istituzioni ospiteranno mostre personali degli artisti premiati. Il settore Unlimited è una piattaforma unica per progetti che superano le limitazioni poste dagli stand fieristici tradizionali. Anche quest’anno è curato da Gianni Jetzer, direttore dello Hirschhorn Museum e dello Sculpture Garden in Washington DC. Unlimited include circa 70 opere che spaziano da maxi sculture e dipinti a videoproiezioni, installazioni e performance. Ricordiamo che nel corso di Art Basel, i musei di Basilea propongono un’offerta unica di esposizioni. È possibile avere una panoramiche dell’offerta proposta su: www.museenbasel.ch Il programma dettagliato è disponibile sul sito www.artbasel.ch Parcours night Eva Rothschild | This and This and This, 2013 Galerie Eva Presenhuber, Stuart Shave, Modern Art Art Basel in Basel 2014 | Parcours Night | Galerie Eva Presenhuber, Stuart Shave, Modern Art | This and This and This, 2013 | Eva Rothschild MCH Messe Schweiz (Basel) AG 88 - La Rivista aprile 2015 Mondo in Camera Benvenuto Brunello Degustazione a Zurigo il 20 aprile Expo e territori a Zurigo il 15 … …e a Lugano il 29 aprile Successo per la serata con Fiat e Maserati al Salone di Ginevra Monza ospite a Zurigo del trade turistico Contatti commerciali Nuovi soci Servizi camerali aprile 2015 La Rivista - 89 ® Mondo in Camera Expo e territori a Zurigo il 15… Cos’è? • Presentazione di promozione turistica del proprio territorio • Offerta turistica generale e pacchetti turistici già pronti alla vendita • Nell’arco di 15 minuti nell’ambito di una presentazione di altri territori italiani che durerà circa 75 minuti • Attività di networking al termine della presentazione con assistenza del personale della CCIS Pubblico target • Aziende • Privati • Stampa Quando si tiene? Il 16 aprile 2015 alle ore 17.30 Agenda 17.30 – 18.00 Registrazione invitati 18.00 – 19.15 Presentazioni (4-5 slot) 19.15 – 20.00 Aperitivo e networking Dove si tiene? • Agenzie viaggio A Zurigo presso il Zürich Marriott Hotel - Neumuehlequai 42, 8006 Zürich Perché questo evento? Sfruttare l’effetto traino generato da Expo su pubblico ed operatori ticinesi, per intercettare fruitori di destinazioni italiane agevolmente raggiungibili da Milano e ricche di interesse turistico. Come partecipare? Inviare una e-mail a: [email protected] [email protected] …e a Lugano il 29 aprile Cos’è? • Presentazione di promozione turistica del proprio territorio • Offerta turistica generale e pacchetti turistici già pronti alla vendita • Nell’arco di 15 minuti nell’ambito di una presentazione di altri territori italiani che durerà circa 75 minuti • Attività di networking al termine della presentazione con assistenza del personale della CCIS Pubblico target • Agenzie viaggio • Aziende • Privati • Stampa Quando si tiene? Il 29 aprile 2015 alle ore 17.30 Agenda 17.30 – 18.00 Registrazione invitati 18.00 – 19.15 Presentazioni (4-5 slot) 19.15 – 20.00 Aperitivo e networking Dove si tiene? A Lugano presso la Sala Cattaneo del Consolato Generale d’Italia: Via Ferruccio Pelli, 16 – 6900 Lugano. Perché questo evento? Sfruttare l’effetto traino generato da Expo su pubblico ed operatori ticinesi, per intercettare fruitori di destinazioni italiane agevolmente raggiungibili da Milano e ricche di interesse turistico. Come partecipare? Inviare una e-mail a: [email protected] (CCIS Lugano) [email protected] (Centrale CCIS) aprile 2015 La Rivista - 91 Mondo in Camera Successo per la serata con Fiat e Maserati al Salone di Ginevra Grande interesse e foltissima partecipazione hanno caratterizzato, lo scorso 5 marzo a Ginevra, in occasionedell’85° Salone internazionale dell’Auto Ginevra, l’incontro organizzato dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera con Piergiorgio Cecco, Direttore generale Maserati (Suisse) SA, Alessandro Paolucci, Direttore generale Fiat Chrysler Automobiles Switzerland SA. I due esponenti dei gradi marchi della tradizione italiana sono intervenuti illustrando come intendono affrontare le sfide che riserva loro il mercato automobilistico svizzero e come le stesse possono divenire delle vere proprie opportunità. Entrambi hanno sottolineato come l’anno 2014 sia stato segnato da due grandi primati: da un lato, nell’anno del centenario, l’ottimo andamento delle vendite della Maserati Ghibli. Dall’altro, il record delle vendite fatto segnate dalla Jeep. La serata è stat l’occasione 92 - La Rivista aprile 2015 per sottolineare come in casa Fiat l’ecosostenibilità dei motori non sia solo un obiettivo, ma in parte almeno un traguardo già raggiunto. Mondo in Camera Monza ospite a Zurigo del trade turistico Monza grande protagonista dell’incontro informativo al trade turistico denominato “Expo Mondiale Milano 2015”, che si è svolto a Zurigo lo scorso mercoledì 18 marzo 2015 nella grande sala del Buffet della Stazione «Au Premier». Nel corso della serata - organizzata con la consueta efficienza da Hans Peter Leu, responsabile comunicazione per il traffico passeggeri delle Ferrovie Federali Svizzere (FFS), in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) - in una sala gremita all’inverosimile da operatori del settore turistico, Monza e il suo territorio sono stati il focus su cui si è concentrata l’attenzione dei presenti. Un’occasione per mostrare le eccellenze di una realtà spesso disconosciuta o al massimo nota come la fermata che precede quella di Milano. Nel corso della sua presentazione, Maria Pia Marini, della Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato di Monza, ha avuto modo di illustrare un territorio ricco di storia e di cultura, Peter Ackermann della FFS con Marina Pia Marini (a destra) ma anche di attrazioni naturali e per il tempo libero oltre che per opportunità di business. Interessante, nel periodo di EXPO, anche il fatto che, oltre ad essere un’opzione alternativa per il soggiorno dei numerosi visitatori, possa essere considerata anche una destinazione tutta da scoprire. Giovani operatici del settore turistico a tavola durante l’incontro Hans Peter Leu con Stefani Casprini collaboratrice della CCIS aprile 2015 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Miele e confetture Azienda Agricola Bolzanello Roberto Via Cornaletto n 8 I – 10010 Bairo (TO) Tel: +39 3479881032 E-mail: [email protected] Rione Carbonolo Sup. 4 I – 21040 Carnago - VA Tel. 0039/0331 995920 Fax 0039/ 0331 992014 E-mail: [email protected] www.tea-elettronica.com Progettazione e realizzazione quadri elettrici AUTOMAZIONI ELETTRICHE snc via Ponzio Flaminio 1a I – 21059 VIGGIU’ (VA) Tel. +39 0332 487597 Fax +39 0332 487597 E-mail: [email protected] www.automazionielettriche.it Vestiti usati Reusamode Enterprise SL Via P. Antonelli 194 I – 51100 Pistoia Tel: +39 3391337626 E-mail: [email protected] Progettazione e realizzazione stampi STAMPYTAL S.R.L. Via Mazzini 68/B I – 21020 Ternate (VA) Tel. 0039/0332 961576 Fax. 0039/0332 1800147 E-mail: [email protected] Logistica integrata Carminati depositi e trasporti srl Via Orio al Serio, 21 I – 24050 Grassobbio (BG) Tel: +39 035335315 E-mail: [email protected] www.carminatilogistica.it Cablaggi elettronici ed elettrici ELETTROMECCANICA TRE EFFE S.n.c Via Valle Nuova 18 I - 21013 Gallarate (VA) Tel: 0039/ 0331 799227 E-mail: [email protected] www.treeffe3f.it Lingerie GLOBOTEX SRL Via Fogazzaro, 20 I - 25016 Ghedi (BS) Tel. 0039 030 9032233 Fax 0039 030 9961539 E-mail: [email protected] www.elenaditalia.it Lavorazioni tubi in metallo Ta-mec Off. Meccanica di Paolo Tagliabue e C. snc Via Novellina 25/E I – 21019 Somma Lombardo (VA) Tel. 0039/0331 254465 Fax 0039/ 0331 254465 E-mail: [email protected] www.tamec.it Lavorazione a freddo della lamiera MAGNONI FRANCESCO Via Piave 16 I – 21041 Albizzate (VA) Tel. 0039 0331 993051 Fax. 0039 0331 993051 E-mail: [email protected] www.magnoni.it Settore plastico e gomma ELECTRONIC CONTROL S.R.L. Via Quintino Sella 147 I – 21052 Busto Arsizio (VA) Tel. 0039 0331 382140 E-mail: [email protected] www.electroniccontrol.it Progettazione hardware e software TEA ELETTRONICA S.R.L. 94 - La Rivista aprile 2015 Pezzi forgiati in acciaio ACSA Steel Forgings Spa Via per Solbiate 43 I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA) Tel. 0039 0331712011 E-mail: [email protected] www.acsa.it Prodotti antiusura in metallo duro Harditalia srl Via genova 9 I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA) Tel. 0039 3403393639 Fax 0039/0331 215024 E-mail: [email protected] www.harditalia.com Industria cartotecnica Nuovo Scatolificio Valtenna srl Contrada Girola Valtenna 43 I – 63900 Fermo FM Tel. 0039/0734 64791 Fax 0039/0734 647990 [email protected] www.valtenna.it RICHIESTE DI RICERCA AGENTI-RAPPRESENTANTI • Maser Group srl è una realtà affermata nel settore edile in grado di offrire “Soluzioni Chiavi In Mano” oltre alle lavorazioni in cartongesso, termico ed acustico, dipinture interne ed esterne, nonché finiture, decorazioni particolari, ristrutturazioni e isolamento a cappotto. L’azienda rappresenta una delle realtà più significative della propria categoria realizzando sia in ambito nazionale che internazionale: ambientazioni per catene di negozi, lavori di risanamento edile, edifici ex-novo e ristrutturazioni. • Azienda italiana leader nella produzione e progettazione di manufatti in fibra di carbonio ed altri materiali compositi (carbon-kevlar e fibra di vetro), per svariati settori ( robotica, nautico, aerospaziale, automotive, biomedicale, industriale e design ) e certificata ISO 9001:2008, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda italiana leader nella produzione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per il settore edilizio come guaine traspiranti, freni vapore, guaine speciali, colmi ventilati, accessori per il tetto ventilato ed insonorizzanti, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda sudtirolese specialista nella produzione di abbigliamento da lavoro per i settori industria, gastronomia, medicale/sanitario nonché abbigliamento freetime/outdoor, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Dal mercato svizzero BENVENUTO AI NUOVI SOCI OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Spazi magazzino BNE AG Gewerbestrasse 1 CH – 6030 Honau Tel.: +41 41 455 41 10 Fax: +41 41 455 41 15 E-mail: [email protected] www.bne.ch Il magazzino è di 7000 m2 di cui 1200 m2 sarebbero liberi per la gestione della logistica conto terzi. Servizi legali e traduzione giuridica GC Conseil di Gesualdo Casciana Chemin des Oches du mur 9 CH-1023 Crissier Tel. 0041/78 879 75 62 e-mail : [email protected] www.gcconseil.ch Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch AP LEGAL SA ALESSANDRO PALLARA VIA NASSA 3A CH-6900 LUGANO TEL. 0041 (0)91 910 17 10 FAX 0041 (0)91 910 17 19 [email protected] WWW.AP4LEGAL.COM AVV. DANIEL BOEHM VIA DIE GORINI 2 - CP 5167 CH-6901 LUGANO TEL. 0041 (0)91 921 06 71 [email protected] WWW.BOEHMLEGAL.CH DOMENICO CREAZZO CORSO MONTECUCCO 150 IT-10141 TORINO TEL. 0039 011 770 85 13 [email protected] STEFANO CROCE KIRCHGASSE 33 CH-8001 ZURIGO 0041 (0)79 786 45 71 [email protected] ANTONIO D’ETTOLE SP 231 KM 42,460 IT-76123 ANDRIA (BT) TEL. 0039 0883 56 56 62 [email protected] MASSIMO MADERNA VIA SAN GIORGIO 13 IT-26020 PALAZZO PIGNANO (CR) [email protected] ANDREA MENARDI CHEMIN DES LAURELLES 54 CH-1196 GLAND (VD) TEL. 0041 (0)79 930 61 41 [email protected] LUCA SECCI MRC LUCA SECCI DORFSTRASSE 42 CH-8802 KILCHBERG (ZH) TEL. 0041 (0)43 810 80 14 [email protected] TALENTURE SA UBERTO MERAVIGLIA MANTEGAZZA RIVA ALBERTOLLI 1 CH-6900 LUGANO TEL. 0041 (0)91 912 64 80 FAX 0041 (0)91 922 56 01 [email protected] TOMASINI PROFESSIONAL PARTNERS LUCA LUIGI TOMASINI VIA EDMONDO DE AMICIS 19 IT-20123 MILANO TEL. 0039 02 835 81 07 FAX 0039 02 871 63 144 [email protected] WWW.STUDIOTPP.COM ZANNI & PARTNERS ROBERTO ZANNI ROUTE DE CHENE 124/E CH-1224 GINEVRA TEL. 0041 (0)22 348 61 79 [email protected] aprile 2015 La Rivista - 95 ATTIVITÀ E SERVIZI PUBBLICAZIONI RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA Con i suoi circa 700 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Analisi settoriale – Abbigliamento • Analisi settoriale – Arredamento • Analisi settoriale – Energie Rinnovabili • Analisi settoriale – Vino • Guida per i lavoratori distaccanti in Svizzera • La realizzazione di lavori in Svizzera – Focus Edilizia Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle imprese italiane che desiderano recuperare l’IVA pagata in Svizzera. • Incontri BtoB massimizzando il ritorno commerciale derivante dall’incontro tra la domanda svizzera e l’offerta italiana • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Colloqui di consulenza individuale • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana e tedesca per imprese elvetiche • Ricerche e consegne semplici di contatti italiani e svizzeri (produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/ rappresentanti) • Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Recupero di crediti commerciali • Investire in Svizzera: servizio dedicato all’accompagnamento di investimenti in svizzera • Azioni promozionali e di direct marketing • Assistenza e consulenza in materia doganale e commerciale • Informazioni statistiche ed import/ export • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. • Informazioni riservate su aziende svizzere: estratto dal registro di commercio, statuto legalizzato, atto di costituzione, rapporto commerciale (informazioni sulla solvibilità) • Traduzioni ed interpretariato • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere 96 - La Rivista aprile 2015 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch CHE-107.821.234 IVA Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA Via Nassa 5 6900 Lugano Tel.: +41 91 924 02 32 Fax: +41 924 02 33 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA pagata nello Stato estero. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; • recapita l’istanza di rimborso all’ Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica; • fornisce assistenza legale. Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la documentazione sul servizio per il rimborso dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera. (Tel. +41 44 289 23 23) RAPPRESENTANZA FISCALE IN SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE Le imprese che realizzano su territorio svizzero operazioni imponibili all’iva svizzera per un valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di Commercio supporta in questo caso le imprese italiane divenendo il loro rappresentante fiscale occupandosi di aprire partita iva in Svizzera, registrare le fatture in entrate ed uscita e predisporre il rendiconto iva trimestrale. Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla fatturazione di operazioni commerciali in Svizzera è compresa nel servizio. ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] LA SOLUZIONE GIUSTA PER OGNI EVENIENZA. SOTTO LO STESSO TETTO. Da l r o b u s to DA I LY, il Va n of t h e Ye a r 2015 , a l p e s o m a s s i m o S T R A L I S : l ’a t t u a lis s i m a g a m m a d i ve i co li I ve co u n is ce e co l o g ia e d e co n o m ia i n m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h 500X IL NUOVO CROSSOVER È ARRIVATO. Anno 106 - n. 4 - Aprile 2015 L'Italia è un Paese sul quale UBS intende investire LA NUOVA FIAT 500X. PIÙ GRANDE, PIÙ POTENTE E SEMPRE PRONTA ALL’AZIONE. DA SUBITO PRESSO IL TUO PARTNER FIAT UFFICIALE. PRENOTA SUBITO UNA PROVA SU STRADA. 500x.fiat500.com La Rivista Anno 106 - n.4 - Aprile 2015 Accordo fiscale Armistizio o pace duratura? Intervista con Edoardo Bennato “Fatalismo, vittimismo, assistenzialismo è questo il male di Napoli”