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CAPO DEI CAPI? NO GRAZIE!!! ECCO LO SCERIFFO BUONO DI

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CAPO DEI CAPI? NO GRAZIE!!! ECCO LO SCERIFFO BUONO DI
CORLEONE
Dialogos
Pag. 7
CAPO DEI CAPI? NO GRAZIE!!! ECCO LO SCERIFFO BUONO DI TOMBSTONE:
BIAGIO MELITA... CORLEONESE D'ADOZIONE
Girando per le polverose vie d'una Corleone Tombstone
ancora addormentata, tra il tintinnio di un bicchiere in
frantumi portato via dal vento ed il tetro rintocco delle
campane che indicano ormai l'ora tarda e che… un altro
giorno è andato e la musica è finita… dopo l'abituale
conta di deceduti casuali su luridi marciapiedi
abbandonati a se stessi, rimangono solo in pochi a
vagare col colpo in canna ed il cuore impavido… il fruscìo
di passi trascinati accompagna le note del lento
accedere in su la via d'alchemici personaggi in cerca di
gloria, le ciniche cicatrici e le orme lasciate da callosi
piedi usurati dalla vita, sono solchi profondi e pieni di
rabbia… sacchi d'ingiustizie e intolleranze s'insediano
all'incrocio delle legalità… le ombre si diramano fitte
negli spazi e nel tempo, sembrano giganti: sì ma quelli
buoni, gli eroi positivi… quelli che poi… su di noi ci fanno
un film, o ci dedicano una via, una scuola, o quelli di cui a
forza di tramandare da padre in figlio, la storia la
imparano, o quelli che la distinzione tra le “specie” la
attuano… insomma, nel bene o nel male la storia sono
loro, anzi la storia siamo noi… Tra questa gente perbene
c'è un tipo tutto d'un pezzo ma con un cuore d'oro, gioca
ancora sulla strada a nascondino con la vita, tra una
pietra e un colpo schivato ancora una volta vince lui, gli
chiediamo di rilasciare una dichiarazione a caldo di
questa sofferta vittoria… ed egli esordisce così… per
combattere i soprusi e i malfattori uso la forza che ho
dentro, quella del coraggio e della dedizione, ed è dura
perché in questa Corleone malfatta di potere e fritti
misti o sei uno di loro oppure non esisti… piacere
Biagio… Biagio Melita.
Nasce a Gravina di Catania il 27 agosto del 1924, da una
famiglia al quanto dedita al militarismo, difatti suo padre
Salvatore era stato
militare di carriera e
dopo la seconda
g u e r ra m o n d i a l e
vigile urbano, un suo
zio materno morì
come ufficiale
dell'esercito durante
la guerra d'Albania,
un altro zio, Mario
Guardo prestò
servizio come
maresciallo presso la
Compagnia dei
Carabinieri di
Corleone, suo fratello
Orazio prestò servizio
presso la Guardia di
Finanza. Biagio fece gli studi a Gravina ed era un grande
appassionato di sport, giocava a calcio, correva con le
moto ed era un abilissimo cacciatore. Che fosse
destinato ad un'attività professionale molto
movimentata Biagio Melita lo capì già nel 1944, quando
da giovanissima guardia di pubblica sicurezza in servizio
a Lecce, assistette all'omicidio di una donna da parte del
marito; egli assieme ad un collega corse dietro all'uomo
che sparava all'impazzata contro di loro, riuscì a
scansare i fendenti, quando si accorse che l'uxoricida
s'era barricato in una casa di fortuna; nel frattempo
arrivarono i soldati americani, i quali circondarono la
casa, ma di catturarlo ancora nulla… dal buco nella porta
d'ingresso, dove erano soliti passare i gatti, Biagio notò il
piede dell'assassino, prese un bastone di fortuna e colpì
con forza il piede dell'uomo che s'adagiò a terra per il
dolore, gli Americani quindi irruppero nella casa e
arrestarono senza difficoltà l'uomo. L'esercito festeggiò
l'audace poliziotto siciliano e come segno di gratitudine
gli regalarono una Colt, canna due pollici e mezzo calibro
32 lungo, in acciaio con calcio in madreperla. Un'arma
dalla quale Biagio Melita, non si separerà mai.
Successivamente fu trasferito a Napoli dove si occupò
a
elit
io M
Biag
della lotta alla clandestinità ed alla camorra, sempre
assieme agli alleati americani. Finita l'occupazione
alleata, Melita fu trasferito a Palermo prima e a
Corleone poi nel 1949, subito dopo l'assassinio di
Turiddu Amenta un onesto poliziotto che come tanti in
quel periodo pagò con la vita lo Stato assente… anzi in
quel periodo lo Stato era solo stato di minaccia! Quindi a
venticinque anni Biagio si trovò catapultato in un realtà
particolare, dove era la mafia a regnare, la mafia dei
corleonesi Michele Navarra e Luciano Liggio. Pian piano
accumulando esperienza, si può dire che costruì l'albero
genealogico della mafia locale, conoscendo i legami, le
parentele, i vizi e le debolezze dei boss e dei loro
scagnozzi… che presto arriveranno ai vertici di Cosa
Nostra Siciliana, sapeva persino i loro nomi in codice ed i
soprannomi. Egli trovò in Nicolò Maggio ed Emanuele
Pecorella due validi collaboratori in polizia. Nel 1958
quando a Corleone Luciano Liggio fece assassinare dai
suoi picciotti il capomafia Michele Navarra, la situazione
dell'ordine pubblico precipitò, i morti ammazzati per
strada non si contavano più. Fu allora che a dirigere il
Commissariato di Polizia di Corleone arrivò Angelo
Mangano, il quale legò subito con l'appuntato Melita già
profondo conoscitore del paese. I rapporti di servizio del
Melita finivano o cominciavano sempre con la stessa
frase: ”…scorribande ed azioni delittuose, messe in atto
da criminali mafiosi contro la pacifica popolazione di
Corleone…” Era il suo modo per dire che la stragrande
maggioranza dei corleonesi era composta da gente
onesta, spesso vittima dell'arroganza e dai violenti
soprusi dei mafiosi. Il 15 dicembre del 1963, insieme ad
altri poliziotti del Commissariato locale, Biagio arrestò
ad un posto di blocco l'allora trentatreenne Totò Riina,
latitante da qualche anno, il quale presentò un
documento falso, ma quando fu messo in cella e dopo
un'accurata analisi, con un atto di coraggio il Melita
entrò nella cella e gli disse: “io so chi sei, sei Totò Riina”,
fu allora che il mafioso si arrese e con un filo di voce
replicò: “solo lei poteva riconoscermi, si sono io”. Nel
cuore di una notte indimenticabile, quella del 14 maggio
del 1964, Biagio assieme ad Angelo Mangano e la sua
squadra, fecero irruzione in una casa di cortile
Mangiameli, precisamente la casa di Leoluchina Sorisi,
ex fidanzata di Placido Rizzotto, fu proprio il Melita a
trovare al primo piano disteso sul letto il superlatitante
capomafia Luciano Liggio, la “primula rossa” di Corleone
che venne immediatamente arrestato. Una fotografia
immortala l'evento, c'è Don Lucianieddu con la faccia di
uno che è stato svegliato da un brutto sogno e non riesce
a cancellarlo dalla mente, che scende le scale sotto
braccio con Angelo Mangano e Biagio Melita. Proprio
per questa brillante operazione messa a segno, il Melita
venne promosso da appuntato a brigadiere. La carriera
di poliziotto si chiude nel 1970 dove a causa di una
malattia andrà in pensione. Era un tiratore formidabile,
raccontano i suoi colleghi camminava con due pistole, la
sua mitica colt e l'arma d'ordinanza, ma lui raccontava
spesso e con orgoglio, di come non avesse mai sparato
un solo colpo in servizio, nonostante i tanti conflitti a
sangue nella Corleone Tombstone di allora;
contemporaneamente veniva considerato anche una
persona da ammirare per la sua corretta generosità, si
ricorda che dopo una colluttazione, riuscì a catturare un
detenuto che stava fuggendo dal carcere di Corleone, lo
ricondusse in cella… ma quando si accorse che aveva i
vestiti strappati, gli regalò il suo cappotto per
riscaldarsi… ad un collega disse che gli faceva tenerezza
e che in fondo non ce l'aveva personalmente con loro,
ma che aveva cercato solamente di fuggire, come
magari avrebbe cercato di fare chiunque. Il 29 marzo del
1980 Biagio Melita morì nella sua casa di Corleone per
un tumore alla gola, i colleghi anziani narrano che lo
contrasse nelle sere passate di guardia, camminando
per le strade del paese, battute dal vento gelido. Al suo
funerale partecipò tutto il paese e le alte cariche di
polizia, molte persone rimasero fuori dalla chiesa per
mancanza di spazio, sembrava assurdo come nel paese
principe della mafia una fiumana di persone partecipava
all'ultimo saluto di un poliziotto seppure in pensione.
Come ultimo atto di affetto i colleghi portarono il feretro
a spalla, fino al cimitero di Corleone dove tuttora dimora
con gli altri corleonesi, quelli degni di essere ricordati.
Alle nobili gesta del grande Biagio Melita che sono
narrate in diversi libri a tematica mafia e antimafia,
venne liberamente ispirato due anni fa il personaggio
Biagio Schirò eroe positivo della fiction Il Capo dei Capi.
Bene… è arrivato il momento dei saluti caro Biagio, scusa
se ti do del tu, grazie delle dichiarazioni rilasciate, e dalle
sensazionali gesta narrateci... adesso ti lascio con un
caloroso abbraccio, ci sono altre città e altre genti di cui
parlare, qui a Tombstone sta per iniziare il tuo gioco
preferito, il tiro alla fune… so già da che parte starai, la
parte della legalità, quella parte che molte volte ha
lasciato spazio alle sopraffazioni, ma che adesso sono
sicuro che vincerà,
perché chi mette il
cuore oltre l'ostacolo è
degno… così come sei
degno tu di entrare di
diritto tra il novero dei
personaggi storici che
h a n n o i nf l u e n zato
positivamente il
novecento corleonese,
amando Corleone
anche non essendoci
nato. Grazie Biagio,
uomo ligio al dovere,
con un acume
impareggiabile e dal
fiuto sopraffino… e voi
che state leggendo spegnete la tv, alzate il capo (non dei
capi!), prendete i libri di storia e scegliete il vostro eroe
tra la folla di onesti cultori che della loro patria hanno
fatto manifesto con gran stile e Corleone ne è piena: tra
fantasmi del passato e realtà subordinate ci sono menti
pensanti che hanno voglia di emergere dal pozzo del
dimenticatoio ove sono state gettati, perché anche chi
ha soltanto teso la mano per la crescita del nostro amato
paese sotto l'insegna della legalità è ben gradito. Forza
diamogli una mano… anzi due! Viva Corleone e i
Corleonesi… quelli buoni però!!!
Simonpietro Cortimiglia
REBUS - Chiave: (3-6-5-5-8-2-5-6-1-8) a cura di
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SOLUZIONE DEL NUMERO PRECEDENTE: (C-OST-RU-IAM-OIL-N-UOVO-FUTURO-ARTI-GIA-NIDI-TUTTO-I-L-MONDO-UNI-TE-V-I = COSTRUIAMO IL NUOVO FUTURO: ARTIGIANI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI!)
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