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EXAMEN COMMUN D`ENTREE EN PREMIERE ANNEE EPREUVE

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EXAMEN COMMUN D`ENTREE EN PREMIERE ANNEE EPREUVE
EXAMEN COMMUN D’ENTREE
EN PREMIERE ANNEE
EPREUVE D’ITALIEN
vendredi 1er juillet 2011
13h30 à 18h00
(durée conseillée 1h30)
Coeff. 2
Ce sujet est composé de 3 pages.
Il est demandé aux candidats de répondre
directement sur leur copie en indiquant clairement les
numéros des exercices.
[Aucun document autorisé]
I.
Rispondere alle seguenti domande. Siete pregati di non copiare il testo
ma di riformulare le risposte facendo attenzione alla grammatica e
all’ortografia
1. Lo stagista è il nuovo emigrante italiano? Motiva le tua risposta.
4/punti
2. Perché si dice che oltre ad avere esportato la pizza e gli spaghetti l'Italia esporta
anche il precariato?
2/punti
3. Che cosa vuol dire il giornalista con la frase : " Evidentemente nel centrodestra non
deve esistere precariato" mormora qualcuno.?
2/punti
II.
Trovate nell’articolo il sinonimo delle seguenti parole:
/4
1. fuggire
2. salario
3. tirocinio
4. società
5. denaro
6. lavoro
7. viso
8. sussurare
III.
Expression écrite (300 il numero di parole consigliate) /8
Che ruolo ha lo stage nella relazione tra i giovani e il mondo del lavoro. Si puo’ dire che ha
una natura esclusivamente formativa o si può davvero dividere in due parti la formazionel’apprendimento dal lavoro?
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Italiani a Bruxelles, dopo pizza e spaghetti adesso l’Italia esporta anche il precariato
di Alessio Pisanò il FATTO quotidiano 9 aprile 2011
Un stage alla Commissione Ue viene pagato 1.100 euro. Al nostro ministero degli
Esteri è gratis. Anche per questo i ragazzi italiani hanno manifestato. Molti di loro sono
scappati dal nostro paese in cerca di un lavoro che hanno, regolarmente, trovato. E in
Italia non ci tornerebbero più.
Giovani italiani in piazza a Bruxelles per la manifestazione contro il precariato. Si
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perché anche nella capitale d’Europa i lavoratori precari non mancano, ma a ben guardare
sono quelli che lavorano per le imprese o gli enti italiani. Gli altri un lavoro ce l’hanno.
Infatti l’Italia, oltre alla pizza e agli spaghetti, è riuscita ad esportare all’estero anche il
lavoro precario, con contrattini di qualche mese e stipendi da fame. A partire dagli stage,
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rigorosamente gratuiti nelle imprese italiane a Bruxelles dove spesso i ragazzi passano il
tempo a fare fotocopie o a portare caffè. Nelle aziende straniere invece un minimo di
rimborso spese c’è sempre, difficilmente sotto i 700 euro. Per non parlare delle istituzioni
europee, dove gli stagisti vengono pagati circa 1.100 euro alla Commissione e circa 1.200
al Parlamento. “Invece gli stage del Ministero degli Esteri in giro per il mondo sono gratuiti,
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a meno che le università partner non mettano mano al portafogli”, spiega Stefano Panozzo
del Laboratorio Europeo Precari Italiani. “In questo modo non si incentiva il merito perché
si avvantaggiano i ragazzi che i soldi ce li hanno già, con un effetto negativo su tutto il
sistema Paese”.
Dagli stagisti ai lavoratori, centinaia di ragazzi e ragazze dai profili più disparati che
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hanno abbandonato l’Italia con una computer portatile al posto della valigia di cartone.
Come una delle organizzatrici della manifestazione, Lucia, 29 anni di Roma, che lavora
come consulente : “Ho lasciato l’Italia per curiosità, ma francamente non trovo un motivo
lavorativo per tornarci”. Un motivo invece ce l’ha Delia, 30 anni di Firenze, ricercatrice
astrofisica: “Avevo iniziato a lavorare in Italia con contratti di 3 mesi, ma alla fine non
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c’erano più fondi”. Stessa storia per Angelo, 34 anni, siciliano, ricercatore all’Istituto di
Meteorologia Satellitare di Bruxelles: “In Italia non c’erano più fondi, quindi me ne sono
andato”. Con le altre professioni la sostanza non cambia. Daniela, 34 anni di Roma,
architetto: “All’inizio cercavo un’esperienza all’estero. Adesso lavoro mentre i miei
compagni all’università fanno fatica a trovare un impiego, come potrei tornare?”. Federica,
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29 anni di Pordenone, lavora in un network di regioni europee: “Dopo due stage gratuiti in
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Italia non c’era alcune possibilità concreta di un lavoro”. Vera, 28 anni di Caserta,
consulente: “Sono andata via perché lavoravo come un matta e prendevo 750 euro al
mese. Prima di venire qui ho vissuto a Londra, dove dopo due settimane ho trovato un
lavoro da 2.000 euro al mese”. Christian, 31 anni di Brescia, project manager europeo: “In
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Italia bisogna avere degli agganci per lavorare, qui no. E poi la mia professione,
fondamentale per impiegare i fondi europei sul territorio, in Italia è quasi sconosciuta. E
spesso è solo un fattore linguistico”. Raphael, 36 italo francese di Firenze, lavora nella
mobilità: “Tornerei in Italia se avessi un lavoro che mi consentirebbe di condurre una vita
decente e una crescita professionale, ma la vedo dura”.
Storie diverse ma allo stesso tempo uguali di ragazzi e ragazze che per non essere
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precari a vita hanno scelto di lasciare l’Italia. “Siamo l’altra faccia della medaglia il risultato
del precariato in Italia ”, spiega Lucia, “un Paese dove ormai è impossibile farsi un futuro,
comprare casa, pensare a una famiglia. Se poi sei una donna, avere un figlio diventa una
chimera”. La manifestazione di Bruxelles è stata organizzata dal Laboratorio Europeo dei
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Precari Italiani con l’aiuto di Sel e dei ragazzi delle Fabbriche di Nichi Vendola. Tra i partiti
politici hanno aderito Pd e IdV. Nessuna adesione da Pdl e Lega. “Evidentemente nel
centrodestra non deve esistere la precarietà”, mormora qualcuno.
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