1917 Le battaglie per i ponti: gli scontri di retroguardia
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1917 Le battaglie per i ponti: gli scontri di retroguardia
a cura di Giancarlo L. Martina Flambro Il colonnello Emilio Spinucci era in licenza quando il suo reparto, il II Reggimento della Brigata Granatieri, ricevette l’ordine di attestarsi a Flambro per fronteggiare l’avanzata degli austro-tedeschi. Per raggiungere i suoi uomini il colonnello attraversò a forza il ponte di Codroipo, intasato di soldati e civili in fuga. Raccolto il reggimento a Lestizza si diresse verso Flambro, a duecento metri dal paese un in- Fig. 1 - I ponti di Codroipo. La fotografia è stata scattata dalla testata di destra del ponte ferroviario in legno. (Arc. Claudio Zanier) Fig. 2 - Il cippo in memoria della battaglia lungo il torrente Lavia. tenso fuoco di mitragliatrici e di cannoni fermò la marcia. I granatieri urlarono di cessare il fuoco perché le mitragliatrici erano le FIAT italiane, che riconobbero dal rumore prodotto. Credevano si trattasse di commilitoni che li avevano scambiati per nemici. Invece la realtà era crudelmente un’altra: i tedeschi adoperavano armi italiane raccolte durante l’avanzata. Ormai il nodo stradale di Flambro, parallelo a quello più a nord della Pontebbana, era in mano agli austro-tedeschi. Spinucci decise di attaccare Flambro frontalmente, sul lato sinistro e su quello destro. La battaglia infuriò a partire dalle prime ore della sera. Fu una battaglia cruenta tanto che i cannoni spararono ad altezza d’uomo. Il Secondo Battaglione dei Granatieri riuscì a entrare a Flambro dal lato di sinistra ingaggiando un furioso combattimento casa per casa. I feriti italiani furono raccolti nella chiesetta di San Giovanni, poco distante dal paese al- Scheda n° 4. 8. 5 Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli 1917 Le battaglie per i ponti: gli scontri di retroguardia Pasian Schiavonesco Dopo lo sfondamento avvenuto a Caporetto il 24 ottobre 1917, lo Stato Maggiore italiano cercò di rallentare l’inattesa avanzata austro-tedesca che era giunta rapidamente a Udine. I militari italiani tentarono di creare una linea di sbarramento che partiva da Mortegliano, passava per Pozzuolo del Friuli e arrivava fino a Pasian Schiavonesco (l’attuale Basiliano). Da Palmanova, dove avevano la caserma, i reggimenti di cavalleria Monferrato e Roma furono inviati verso Pasian Schiavonesco. Il 29 ottobre 1917 i cavalleggeri appiedati si disposero a nord e a sud della strada Nazionale (l’attuale Pontebbana) più o meno all’altezza della casa che oggi si vede all’incrocio con la strada che porta a Basiliano. Poco dopo iniziò la battaglia tra gli italiani e le truppe d’assalto tedesche. La prima carica fu respinta, ma i cavalleggeri arretrarono fino al corso del torrente Lavia, a poca distanza dalla posizione iniziale. I soldati tedeschi credettero che gli italiani fossero in difficoltà, mentre questi ultimi subirono un contraccolpo psicologico negativo, accentuato dall’esplosione di un deposito di munizioni che fece fuggire numerosi cavalli e colse alla sprovvista i cavalleggeri. A questo punto venne dato l’ordine di ritirata verso il paese di Basagliapenta. Solamente due squadroni dovevano restare per rallentare l’avanzata dei tedeschi, operazione che fecero con coraggio disponendosi per una carica che venne però smorzata fin dall’inizio, infatti una granata tedesca colpì un mucchio di bombe che esplodendo in mezzo ai cavalleggeri ne fece strage. I superstiti si ritrovarono a Basagliapenta, erano rimasti in trenta. Da qui proseguirono verso Codroipo. L’inattesa operazione di resistenza italiana rese più prudenti i tedeschi che ripresero a muoversi solo il giorno dopo, il 30 ottobre, perdendo numerose ore preziose per raggiungere i ponti sul Tagliamento. I tedeschi piegarono verso sud-ovest in direzione Orgnano e Carpenedo per evitare l’intasamento delle strade. Sempre il 29 ottobre, a Mortegliano, le truppe italiane si erano dispiegate per difendere il nodo stradale. Asseragliatesi nel piccolo rilievo dove sorge la chiesa, posizionarono mitragliatrici e allestirono una precaria linea difensiva, che occupò tutta la zona centrale del paese. Nel pomeriggio del 30 ottobre si svolse, violenta, la battaglia di Mortegliano, meno celebrata di quella di Pozzuolo del Friuli, ma ugualmente importante per consentire la ritirata ordinata dell’esercito italiano. Storia 1917 Le battaglie per i ponti: gli scontri di retroguardia Storia entrarono da nord-ovest, ma trovandosi di fronte ad una forte resistenza, sopravvalutando la consistenza delle truppe italiane e fiaccate dalle precedenti battaglie, si ritirarono. Ciò permise agli italiani di farsi guidare da coraggiosi bertiolesi verso Rivolto e poi in direzione del ponte di Madrisio. Contemporaneamente a Rivolto altre truppe italiane al comando del generale Ferrero si apprestavano a difendersi all’altezza del paese. Vennero attaccate dai tedeschi che provenivano in maniera imprevista da Villacaccia. Qualche cannonata fece vacillare la difesa, che subito si riprese e resistette fino a notte inoltrata del 30 ottobre. Dopo di che il generale Ferrero sferrò un disperato contrattacco per aprirsi un varco di fuga. Gli italiani riuscirono a rompere l’accerchiamento e in gruppi più o meno piccoli si diressero a sud verso i ponti di Latisana. 1917 Le battaglie per i ponti: gli scontri di retroguardia Fig. 3 - Pasian Schiavonesco (Basiliano). Veduta aerea a quota m. 1200 nel 1917. (Fototeca Civici Musei di Udine) Bibliografia • G. Del Bianco, La guerra e il Friuli, II ed., Udine, 2001 • G. Corni, Storia della società friulana 1914-1925, Pasian di Prato, 2000 • R. Delle Vedove, G. L. Martina, G. Viola, Oltre le trincee, Feletto Umberto, s. d. (2003) • G. Ellero, Pace e guerra nel XX secolo, La Storia del Friuli, vol. 4, Roma, 1997 • L. Fabi, La Grande Guerra, sta in Friuli e Venezia Giulia, Storia del ‘900, Gorizia, 1997 • L. Fabi, G. L. Martina, G. Viola, Il Friuli del ‘15/18, Tavagnacco, 2003 • C. Rinaldi (a cura di), Sedegliano, un popolo, una cultura ieri e oggi, vol. III, Sedegliano, 1984 • A. Stella, Dall’annessione del Friuli alla Grande Guerra, Enciclopedia Monografica del Friuli Venezia Giulia, vol. III, Udine, 1978 • I. Urli, Bambini nella Grande Guerra, Monfalcone, 2003 Fig. 4 - Flambro: monumento in ricordo della morte del colonnello Spinucci. l’altezza dell’incrocio con la Stadalta. Questa azione permise al Battaglione di ripiegare grazie alla guida del soldato Strizzolo che era del luogo e che condusse i granatieri fuori dal pericolo verso Sterpo e poi Rivignano. Dopo alcune ore dalla fine dello scontro, ormai fattosi giorno, uscirono intontiti i paesani e i numerosi profughi che si erano riparati nelle case e nelle cantine, ai primi restò il compito di seppellire gli oltre 250 caduti nel cimitero di Talmassons, ai secondi un silenzioso ritorno ai luoghi di provenienza. Bertiolo e Rivolto Mentre si ritirava da Flambro, una parte del I reggimento del Battaglione Granatieri si era diretto e asserragliato a Bertiolo, ai granatieri si unirono altri soldati di reparti disuniti o sparpagliati nella confusione. Nel paese ci fu un unico scontro, breve, scoppiato alle 20 del 30 ottobre. Le avanguardie tedesche Per ricercare e approfondire • Trova su una carta geografica del Friuli le strade seguite dagli italiani. • Segna sulla carte geografica del Friuli i ponti attuali sul fiume Tagliamento. • Descrivi il fiume di adesso e confrontalo con le condizioni in cui fu attraversato nel 1917, indica le difficoltà incontrate per attraversarlo nelle condizioni attuali e in quelle di allora. • Individua le caratteristiche geomorfologiche del fiume Tagliamento. • Calcola quanti chilometri può percorrere un uomo nel corso di una giornata e mettili a confronto con l’avanzata austro-tedesca. Individua le ragioni per cui i soldati non andarono così rapidamente. Scheda n° 4. 8. 5 Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli