Comments
Description
Transcript
Presentazione di PowerPoint
SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA τR τm Quando il piano campagna non è orizzontale, come nel caso dei pendii naturali e delle scarpate artificiali, le tensioni di taglio indotte dalle forze gravitazionali tendono a “smuovere” il terreno stesso lungo potenziali superfici di scorrimento. Se sussiste l’equilibrio, la resistenza al taglio mobilitabile lungo ogni possibile superficie supera le tensioni tangenziali indotte dalla gravità. Quest’ultima non costituisce però l’unica causa che induce i movimenti. Forze instabilizzanti sono introdotte dai terremoti; oscillazioni di falda producono variazioni dello stato tensionale e della resistenza disponibile; forze di filtrazione giocano un ruolo più importante di quello normalmente attribuito. Analisi di stabilità dei pendii FS= τR/τm SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA τR τm La superficie critica è quella caratterizzata dal minimo valore del coefficiente di sicurezza che esprime le condizioni di stabilità del pendio. L’analisi di stabilità dei pendii viene normalmente affrontata con metodi all’equilibrio limite globale che studiano le condizioni di equilibrio di volumi di terreno delimitati inferiormente da superfici di scorrimento. L’analisi è limitata a detti volumi, senza esaminare lo stato tensionale e deformativo dell’intero pendio, valutando il solo stato tensionale lungo le potenziali superfici di scorrimento che limitano inferiormente i volumi presi in esame e lungo le quali viene definito il coefficiente di sicurezza allo scorrimento. La verifica di stabilità si conduce esaminando un certo numero di possibili superfici di scivolamento per ricercare quella per la quale si ha il minimo rapporto fra la resistenza al taglio disponibile e la tensione di taglio mobilitata; il valore di questo rapporto costituisce il coefficiente di sicurezza del pendio: Analisi di stabilità dei pendii τR τm SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA τR = resistenza al taglio media disponibile lungo la superficie di scorrimento; τm = tensione di taglio media mobilitata, ossia lo sforzo tangenziale medio che equilibra il peso del volume di terreno e degli eventuali carichi applicati lungo la superficie di scorrimento; FS = coefficiente di sicurezza, che rappresenta il termine per il quale deve essere divisa la resistenza al taglio disponibile per determinare le condizioni di rottura lungo la superficie determinata. dove: FS= τR/τm La ricerca sulla superficie critica viene condotta in modo diverso in funzione delle condizioni geomorfologiche, litologiche, geomeccaniche e di stabilità del sito. Questa ricerca è rivolta alla valutazione del coefficiente di sicurezza definito tramite l’espressione: BERARDI/BOVOLENTA Questi approcci rientrano in quelli definiti come “metodi dell’equilibrio limite globale”, globale con cui si tendono a valutare, in termini discreti, lo stato tensionale all’interno della massa e lungo la superficie di scorrimento (curvilinea). In generale, la massa di terreno presa in considerazione è compresa tra il piano campagna e la superficie di rottura (ipotizzata o reale) e viene suddivisa in un numero discreto di conci o strisce SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. verticali (figura). superficie di scorrimento La rottura di un pendio, di altezza limitata e formato prevalentemente da terreni coesivi, avviene generalmente lungo superfici con raggio di curvatura variabile. Tra i metodi che impiegano superfici di scorrimento non piane si possono ricordare: •metodo di Fellenius; •metodo di Bishop; •metodo di Janbu. Analisi di stabilità di pendii naturali ed artificiali con superfici di rottura non piane: “metodi dei conci” bi SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA n lunghezze a identificanti i punti di applicazione delle forze alla base N’i. n componenti normali N’i; •lungo le basi: n-1 altezze bi della linea di azione della componente normale E’i. n-1 componenti tangenziali Xì; n-1 componenti normali E’ì; •lungo le interfacce: βi Xi Ui E’i D A Li N’i ai TRi Wi Ubi C Ei+1 Ui+1 Xi+1 B Zi Indicando con n il numero delle strisce, lo stato tensionale è individuato tramite 5n-3 grandezze incognite: Si ipotizza che le strisce siano delimitate inferiormente da basi piane. Le forze agenti su un generico concio i-esimo sono rappresentate in figura sotto. SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA Purtroppo il numero delle incognite supera quello delle equazioni e, di conseguenza, il problema risulta indeterminato. indeterminato Dunque, si dispone di 3n equazioni. Si possono scrivere allora 3n equazioni di equilibrio (2n alla traslazione ed n alla rotazione). Quindi (5n-2) grandezze risultano incognite F è il coefficiente di sicurezza. Esso è assunto costante lungo la superficie di scorrimento e rappresenta un’ulteriore incognita del problema. Il sistema di forze in esame deve risultare equilibrato. Lungo le basi il terreno deve trovarsi in condizione di rottura in presenza della resistenza a taglio ridotta, ossia di τR/F. bi βi Xi Ui E’i D A N’i ai Ubi Li TRi Wi C Ei+1 Ui+1 Xi+1 B SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA I diversi metodi reperibili in letteratura si differenziano tra loro nell’introduzione delle ulteriori condizioni, che possono riguardare le forze laterali E e X, oppure il punto di applicazione delle forze laterali bi, oppure le forze normali Ni. Se i conci sono sufficientemente piccoli da poter assumere che le N’i siano applicate nel baricentro della base il numero delle incognite si riduce (le incognite diventano pari a 4n-2), ma il problema continua ad essere indeterminato, infatti occorrono (n-2) condizioni affinché il problema sia determinato. Zi SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA 1. Metodo di Fellenius i i i i Mi i βi Ri TRi SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA Li = lunghezza della base della striscia; Ni = forza normale totale sulla base della striscia; Ui = risultante della pressione neutra lungo la base della striscia. i ∑ c′L + ( N − U ) tan ϕ ′ ⇒F = ∑T TMi = Wi senβ i N i = Wi cos β i TRi = c′Li + N i′ tan ϕ ′ N i′ = N i − U i i •risultante forze sulle facce laterali di ogni concio è considerata nulla nella direzione normale alla base del concio (nota: (n-1) condizioni) Ri=Ri+1 ∑i M Ri r ∑i TRi F= = TMi ∑ M Mi r ∑ TMi •Superficie di scorrimento assimilabile ad arco di cerchio (di raggio r); Ipotesi: TRi Wi r Li Ni R i+1 βi SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA •In genere con il metodo di Fellenius (o del cerchio svedese) il coefficiente di sicurezza è sottostimato (fino anche al 20%) Nota: Mi Ri = i r ∑ TMi i r ∑ TRi TRi Ni βi Ei Xi Wi βi EB RB TRi TMi SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA Wi + X i = N i cos β i + TRi senβ i N i = (Wi + X i ) cos β i − Ei senβ i Ei = E Ai − E Bi X i = X Ai − X Bi per il generico concio: TMi = Wi senβ i TRi = c′Li + N i′ tan ϕ ′ i i ∑M F= ∑M •Superficie di scorrimento assimilabile ad arco di cerchio (di raggio r); 2. Metodo di Bishop Questo metodo rappresenta un’evoluzione del metodo di Fellenius. Ipotesi: TRi XB Wi r Li Ni XA RA EA βi i i i i i i c′Li cos β i + (Wi − U i cos β i + X i ) tan ϕ ′ ∑i senβ i tan ϕ ′ cos β i + F F= ∑ (Wi senβ i ) i Procedura iterativa SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA Fc (corretto) •risultante nella direzione verticale delle forze agenti sulle facce di ogni concio è considerata nulla, ossia Xi=0 (nota: (n-1) condizioni) •lunghezze ai identificanti i punti di applicazione delle forze alla base sono note, ossia pari a metà larghezza di base Ipotesi: Metodo di “Bishop semplificato” ⇒ i ∑ c′L + ( N − U ) tan ϕ ′ F= ∑ (W senβ ) i i tan β i tan ϕ ′ mα i = cos β i 1 + F i i ∑ (W senβ ) αi SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA la convergenza può essere ottenuta abbastanza rapidamente utilizzando un grafico che correla mα con α (prima chiamato β) e con tgφ’/F ove : F= 1 ′ ′ cos cos tan c L β W U β ϕ + − ( ) ∑ i i i i i m Nota il fattore di sicurezza F prima introdotto può essere così riscritto, supponendo Xi=0: Fe (esatto) NOTA: Per essere trovato Fe devono essere determinate forze di interazione tangenziali sulle facce laterali di ogni concio imponendo condizioni di equilibrio su ogni singolo concio e sull’intera massa SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA Bishop notò che per variazioni anche notevoli della distribuzione delle Xi il coefficiente di sicurezza oscillava in un campo molto ristretto (pari all’1%), pertanto propose per i problemi tecnici, di trascurare le forze tangenziali d’interfaccia. Il metodo prende il nome di “Bishop semplificato”. Fe>Fc≥Freale Nota: ci si ferma di solito a Fc poiché: •Xi≠0 •lunghezze ai identificanti i punti di applicazione delle forze alla base sono note, ossia pari a metà larghezza di base Ipotesi: Metodo di “Bishop esatto” Metodo semplificato: Metodo esatto: Fe b SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. Fc BERARDI/BOVOLENTA si perviene a definire un fattore di sicurezza che è funzione di sé stesso, occorre dunque una PROCEDURA ITERATIVA. •condiz di equilibrio globale •per ogni concio condizioni di equilibrio alla traslazione (sia orizz. sia vert.), •condizione di equilibrio limite F=τr/τm (esprimendo con il criterio di Mohr-Coulomb la resistenza al taglio che si mobilita lungo la superficie di scorrimento) Imponendo: A D E’L XL UL •Nota la linea di azione delle forze N’ì (noto ai); •Superficie di scivolamento di forma qualsiasi; •Nota la linea di azione delle forze di interazione (noto bi); Ipotesi: 3. Metodo di Janbu δ L N’ U a TR W q ∆P C E’R UR ∆Q XR B q β Z hQ ove : F SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA nα i = cos 2 β i (1 + tan β i tan ϕ ′ ) i Nel metodo di “Janbu semplificato” viene soddisfatto l’equilibrio delle forze sia in direzione verticale sia in direzione orizzontale e viene introdotto un fattore di correzione empirico f0 che dipende dai parametri della resistenza al taglio e dalla forma della curva di scivolamento (figura) e mediante il quale viene moltiplicato un fattore di sicurezza F0 ottenuto assumendo per semplicità XR=XL (nota: (n-1) condizioni). In tale maniera si trova un valore “corretto” del fattore di sicurezza, detto Fc; che differisce dal valore “esatto”, denominato Fe 1 f 0 ∑ c′Li cos β i + (Wi − U i cos β i ) tan ϕ ′ nα i i Fc=f0 F0 F= ∑ (Wi tan β i ) Metodo di Janbu SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA ∆T ∆x ∆p ∆x ) E A − EB + ∑ B ∑A ( ) SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA A' = c + ( p + t − u ) tgϕ ∆x tgα ⋅ tgϕ 1+ A' F ⇒ = nα = A nα 1 + tg 2α ⇒F = A = τ R ∆ x 1 + tg 2α ( B = ∆Q + ( p + t ) ∆x ⋅ tgα p = γz +q + t= dE 0 dQ − hq dx dx SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA T1 = −E ⋅ tg β + he 4. La forza tangenziale sulla stessa interfaccia è data da 3.Sommando i vari ∆E0 la forza totale E ad ogni interfaccia è E=EA+Σ∆E0 2.Noto F0 è possibile calcolare per ogni concio il valore di ∆E0=B0- (A0/F) A0 = c ' + ( p + t − u ) tgϕ ∆x / nα 0 ∑ A0 ⇒ F0 = E A − E B + ∑ B0 B 0 = ∆Q + ( p + t ) ∆ x ⋅ tgα 1. Inizialmente non sono note le forze ∆T, per cui si può calcolare un primo valore di F (indicato come F0) assumendo ∆T=0 Procedura iterativa consiste nei seguenti passi: SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA VEDERE ESERCIZIO NOTA: Il metodo SEMPLIFICATO consiste nel fermarsi alla determinazione di F0 che moltiplicato per f0 fornisce F 6. Si prosegue nelle iterazioni fino ad ottenere un coefficiente di sicurezza F con approssimazione soddisfacente. 5.Noti i valori di T1 è possibile determinare per ogni concio il valore di ∆T e quindi iniziare nuovamente per il calcolo di F1 SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA Nel metodo di Spencer la relazione X/E= λf(x) risulta uguale a costante ed in particolare λf(x) = tan θ, essendo θ l’angolo di inclinazione della risultante delle forze di interazione. Con tali metodi vengono soddisfatti l'equilibrio delle forze in direzione verticale e in direzione orizzontale e l'equilibrio dei momenti. Per rendere il problema staticamente determinato si fa l'ipotesi che le forze di interazione tra i conci siano tra loro legate dalla relazione X/E= λf(x) nella quale f(x) è una funzione arbitraria, che definisce come varia la direzione della risultante delle forze di interazione nella massa in scivolamento, e λ è un fattore di scala, che esprime la percentuale della funzione richiesta per soddisfare l'equilibrio delle forze e dei momenti. Una volta scelta la funzione f(x) si determinano i coefficienti di sicurezza corrispondenti all’ equilibrio dei momenti e all' equilibrio delle forze e il calcolo viene ripetuto variando il fattore λ fino a quando Fm e Ff coincidono. Ovviamente sono necessari giudizio ed esperienza nella scelta della funzione f(x), tenendo presente che non ci può essere trazione e quindi la posizione della linea di spinta deve essere interna alla massa in scivolamento. Inoltre non può essere superata la resistenza al taglio a rottura. La scelta dipende principalmente dalla forma della superficie di scivolamento, dalla variazione dei parametri della resistenza al taglio e dalla pressione neutra lungo la superficie di scivolamento. Nell'ipotesi di superficie di scivolamento circolare, il coefficiente di sicurezza è relativa- mente insensibile alla distribuzione delle forze di interazione. Metodo di Morgestern & Price e Metodo di Spencer SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA ESEMPI SCP1 - UNIV. GENOVA - PROFF. BERARDI/BOVOLENTA •Dal confronto dei vari metodi di verifica risulta che la reale accuratezza della soluzione, quando la superficie di scivolamento scelta corrisponde abbastanza bene alla forma della superficie possibile di scivolamento, dipende principalmente dalla scelta dei parametri della resistenza al taglio, dalla distribuzione delle pressioni neutre e molto limitatamente dal metodo. •Nelle diverse verifiche di stabilità, con il metodo dell’equilibrio limite, il problema viene trattato come bidimensionale, per cui la superficie di scivolamento viene rappresentata come una linea e si trascura ogni resistenza o azione trasversale. Tale schematizzazione è accettabile quando si esaminano pendii aventi caratteristiche geometriche e terreni con caratteristiche geotecniche abbastanza costanti in direzione trasversale. Comunque l’errore che si commette con l’analisi di stabilità bidimensionale è a favore di sicurezza e raramente eccede il 10%. Osservazioni generali sulle analisi di stabilità dei pendii: •I metodi proposti sono solo alcuni, forse tra i più celebri, dei metodi disponibili per analizzare le condizioni di stabilità di un pendio costituito da materiale sciolto (terreno).