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Indice - Istituto Massimo

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Indice - Istituto Massimo
cultura imp. 1-14 copia:01Cultura
24-01-2014
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Indice
Vita del Massimo
Periodico quadrimestrale
dell’Istituto Massimo
Direttore responsabile:
Michele Simone
Coordinatore editoriale:
Edoardo Iervolino
SCUOLA DELL'INFANZIA
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SCUOLA PRIMARIA
Hanno collaborato
a questo numero:
Antonella Armeni
Giulio Viola
Patrizia Guidi
Anna Perugini
Francesca Santinelli
P. Francesco Tata S.I.
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•••
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Fotocomposizione
impaginazione e stampa:
Tre Refusi srl - Roma
Finito di stampare nel mese di
gennaio 2014
Direzione
e amministrazione:
Via Massimiliano Massimo, 7
00144 Roma (EUR)
Tel. 06/54.39.61
•••
Autorizzazione del Tribunale
di Roma 20.3.1950
n. registro 1469.
Sped. in abb. post.
comma 20 art. 2/C L. 662/96.
Filiale di Roma.
L’importanza delle regole
Primo anno prime emozioni. È tutto pronto
Una merenda... per socializzare
Musica, misica... e ancora musica
L’importanza di avere un nome
Dialogo a due mani sul silenzio
Gli Auguri di Natale
L’albero dei desideri IA
Laboratorio espressivo IB
Laboratorio espressivo IC
La nostra biblioteca IIB
Classe II C
Classe III A
Calsse III B
Classe III C
Le terze a spasso nel tempo!
IV A Un’esperienza di Arte terapia a scuola
IV A Un’esperienza di paura
che cosa è per me il Natale IV C
Il computer IV B
Gli alunni delle IV A e B al teatro Sistina per lo spettacolo
Canto di Natale di C. Dickens
Laboratorio di Arte della scritta con la scrittrice Alessandra
Verducci
SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO
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Concerto di Natale
Visita studi SKY 3, 2, 1,... in onda
Più libri più liberi
Un’amante di nome “Arte”
Visita didattica alle Chiese paleocristiane
Un’incontro inaspettato
Composizioni scuole medie ........................................................
SCUOLA SECONDARIA DI 2° GRADO
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Viaggio in Cina
Ritorno a Sighet: un Capodanno un po’ diverso
Hangout
La biblioteca d’Istituto, tra tradizione e novità
16-23 novembre 2013 Roma-Madrid
Un fine settimana diverso dagli altri
Copia di Ebe, scultura di Canova
Il Ratto di Proserpina: marmo o vera carne?
Il livello di istruzione
Ex alunni
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Il basket all’Istituto Massimiliano Massimo
Premio Massimo
In Togo la scuola “P. Giuseppe Giannella s.j.”
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Gli auguri di Natale di P.Vitangelo Denora
Cari ragazzi,
non so se avete letto l’intervista che Papa Francesco ha concesso domenica scorsa alla Stampa: la trovate su internet, è molto bella. A me sono piaciute in particolare le riflessioni sul Natale. Il giornalista gli ha chiesto: “Che cosa dice il Natale all’uomo di oggi?” Il Papa ha risposto: “Natale dice innanzitutto due cose: abbiate speranza e non abbiate paura della tenerezza”. Avere speranza, ha detto Papa Francesco, significa ricordarsi – anche nei momenti più difficili – che “Dio apre sempre le porte, non le chiude mai. È il papà che ci apre le porte”. Non avere paura della tenerezza significa portare la
carezza e l’abbraccio di Dio agli altri. In sostanza, il Papa dice che Dio non se
ne fa niente di cristiani che sanno tutte le preghiere a memoria, che vanno a
Messa tutti i giorni, se poi non sanno abbracciare le persone che hanno accanto. Fatelo anche voi, se potete, durante queste feste di Natale: fate sentire
il vostro affetto in famiglia, pure se vi sembra difficile, e il più possibile con tutti, non solo con i vostri migliori amici.
C’è una cosa che Gesù ci insegna, facendosi bambino: Dio, che può tutto,
sceglie di dipendere dalle cure di un papà e di una mamma. Ci insegna che,
per alcuni anni della nostra vita, abbiamo bisogno dei nostri genitori per crescere, o magari qui a scuola anche dei nostri insegnanti… comunque, abbiamo bisogno di adulti di cui fidarci. A volte può essere faticoso accettarlo, soprattutto per i ragazzi più grandi del liceo: se vi ricordate, c’è un momento della vita di Gesù (a 12 anni) in cui anche lui ha un battibecco abbastanza serio
con sua madre e suo padre. Ma Natale è il momento per ringraziarli di tutto
quello che fanno per voi, dei sacrifici che fanno per darvi la possibilità di crescere al meglio. Dedicate un po’ di queste feste a stare con loro, con le vostre
famiglie, e a far sentire in casa la vostra gratitudine e il vostro amore.
Attenzione, non sto dicendo che sia tutto semplice. Anzi, personalmente
quei film natalizi in cui tutti sono felici e contenti solo perché c’è l’atmosfera del
Natale mi stanno pure un po’ antipatici. Che cosa vuol dire l’atmosfera del Natale? Che sei felice perché vedi la città addobbata, o un Babbo Natale che si
arrampica su un terrazzo, o qualche pacchettino sotto l’albero? La nostra vita
varrebbe molto poco, se la nostra felicità dipendesse da un pacchetto sotto
l’albero. Certo, è bello ricevere regali, ma il Natale – questo il Papa lo ripete
chiaramente, nell’ intervista alla Stampa – non è allegria: è gioia. Voi sapete la
differenza tra l’allegria e la gioia? Spero di sì. L’allegria passa, la gioia resta.
L’allegria viene da fuori, la gioia viene da dentro.
Il Natale è la gioia di sapere che non sono solo, ma che Dio mi è accanto:
così accanto che ha voluto condividere una vita umana, come la mia. Ha pianto come me, ha preso il latte dalla mamma come me, ha avuto caldo e freddo
come me, ha giocato come me, si è arrabbiato come me, ha avuto amici come me, ha studiato come me, si è divertito come me, è cresciuto fisicamente
come me, e così via. Qualsiasi cosa io faccia nella mia vita, non sono solo. Né
posso esserlo, quando ho un Dio così vicino. Ecco, il mio augurio di Natale è
che non lo dimentichiate mai.
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Un pensiero, con tutto il cuore, vorrei rivolgerlo anche alla comunità di adulti che si impegna insieme a noi gesuiti per far crescere questi ragazzi, per renderli uomini e donne al servizio degli altri. Sapete bene – e se non lo sapete vi
chiedo scusa, perché vuol dire che non ve lo diciamo abbastanza – quanto
siete importanti per la Compagnia di Gesù, ma non solo: siete importanti per
la Chiesa e per tutta la società. Come la stella cometa, state portando questi
ragazzi nella direzione giusta, a incontrare il senso profondo dell’esistenza:
siatene orgogliosi e non dimenticatelo mai, anche nei momenti difficili. Buon
Natale a voi e alle vostre famiglie.
Concludiamo leggendo insieme una preghiera, scritta da un gesuita: il cardinale Carlo Maria Martini, che è stato a lungo arcivescovo di Milano.
O Gesù, che ti sei fatto Bambino
per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di noi,
tu che vieni ogni giorno
e che vieni a noi in questa notte,
donaci di aprirti il nostro cuore.
Noi vogliamo consegnarti la nostra vita,
il racconto della nostra storia personale,
perché tu lo illumini,
perché tu ci scopra il senso ultimo
di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità.
Fa’ che la luce della tua notte
illumini e riscaldi i nostri cuori,
donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe,
dona pace alle nostre case,
alle nostre famiglie, alla nostra società!
Fa’ che essa ti accolga
e gioisca di te e del tuo amore.
Signore Gesù,
che cammini sulla nostra terra
e soffri le nostre povertà
per annunciare il comandamento della carità,
infondi in noi il tuo Spirito d’amore che apra i nostri occhi,
per riconoscere in ogni uomo un fratello:
e finalmente diventi quotidiano
il gesto semplice e generoso
che offre aiuto e sorriso,
cura e attenzione al fratello che soffre,
perché in questo Natale non facciamo festa da soli.
Amen.
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Infanzia
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Infanzia
L’importanza delle regole
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Uno degli apprendimenti fondamentali che i bambini sviluppano a scuola è
quello di imparare una serie di regole di
comportamento indispensabili per seguire le attività, socializzare con i compagni, parlare con l'insegnante, fare
delle scelte, sviluppare delle relazioni
nel rispetto di se stessi e degli altri.
Molte delle regole che i bambini trovano a scuola e in classe assomigliano
a quelle che trovano (o dovrebbero trovare) a casa loro; ce ne sono però alcune che sono tipiche dell'ambiente scolastico, che per dimensioni e tipo di relazioni non coincide del tutto con quello
familiare. Per esempio, entrare e uscire
ordinatamente dall'aula, condividere il
materiale con gli altri bambini, rispettare
i turni, aiutare i compagni, scrivere il
proprio nome sui lavoretti, andare alla
mensa tenendosi per mano, non dare
spinte ecc. Alcune delle norme che regolano la vita scolastica vengono esplicitate dall'insegnante, altre invece sono
implicite nei comportamenti e nelle
scansioni temporali delle attività stesse
della classe. Inseriti nel flusso delle attività e delle abitudini, i bambini assorbono, senza sforzo, sia le norme esplicite
che quelle implicite. Questo tipo di apprendimento è facilitato dal clima che
l'insegnante riesce a creare nella classe.
Se sono adatte all'età e alle loro esigenze di crescita, i bambini accettano
volentieri le regole per svariati motivi:
perché si sentono protetti (è vietato mordere, dare calci e pugni); perché danno
una direzionalità e un senso all'agire;
perché le regole consentono di prevedere i comportamenti altrui e gli esiti dei
propri interventi (se io sono gentile con
gli altri, gli altri sono gentili con me); perché definiscono ciò che è bene e ciò
che è male; ciò che è giusto da ciò che
è sbagliato; perché contribuiscono alla
costruzione psicologica della personalità; perché forniscono delle indicazioni e
delle soluzioni che li rendono via via più
autonomi.
Dunque, le regole sono importanti
per sentirsi in sicurezza, per poter imparare a muoversi nel contesto sociale,
per
strutturare
la
personalità.
L'insegnante è il garante del sistema di
norme e di comportamenti che consentono il buon funzionamento del gruppo
classe. Una volta che queste norme sono state interiorizzate, possono essere
"esportate" al di fuori della scuola. Capita spesso che i bambini esportino in famiglia i comportamenti che hanno assorbito a scuola e viceversa. Nelle situazioni migliori c'è una condivisione tra
famiglie e scuola in fatto di regole. In altri casi questa sintonia non c'è e i bambini vengono allora a trovarsi al centro di
indicazioni contrastanti.
Quando a scuola i bambini non rispettano né gli adulti, né i compagni, né
i materiali, non obbediscono, sono violenti e si abbandonano a crisi di rabbia,
bisogna chiedersi qual è la causa. Può
darsi che l'insegnante sia inesperto o
non abbia la motivazione necessaria.
Può darsi che i singoli bambini abbiano
problemi
emotivi o turbe del comportamento.
Può darsi che all'origine del disadattamento ci sia una carenza educativa precoce imputabile alla famiglia. Questa
carenza, oggi non rara, ha l'effetto di
privare i bambini di quelle fondamenta
su cui è poi possibile impostare un'educazione alla cittadinanza e al rispetto
delle legalità.
Assenti o troppo assorbili dal lavoro,
certi genitori non riescono a educare i figli. Altri sono convinti della necessità di
un quadro educativo coerente e struttuIl Massimo 1/2014
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rante, ma non sanno delinearlo e farlo rispettare. Di fronte alle normali manifestazioni di onnipotenza dei bambini piccoli, molti genitori non riescono a dire un
no chiaro e fermo per i seguenti motivi:
hanno paura di far soffrire il bambino;
sono troppo stanchi per reagire. Rinunciano a passare all'atto oppure lo fanno
in modo soltanto verbale. Preferiscono
parlare al bambino da pari a pari e pensano che un dialogo posato e costruttivo sia sufficiente a modificarne i comportamenti. Sono in preda al dubbio, all'indecisione e ai sensi di colpa, quando
invece si tratterebbe semplicemente di
aiutare un bambino che supera i limiti e
inverte il rapporto adulto-bambino a ritrovare la sua giusta collocazione nella
relazione con gli adulti.
La carenza educativa precoce può
essere il risultato, fin dalle prime settimane di vita, di un quadro educativo
disorganizzato e dispersivo che genera
insicurezza: non si tratta di assenza di
un apporto culturale o di stimolazioni intellettive, che è altra cosa, ma di assenza di un quadro di vita in cui il bambino
possa riferirsi a delle regole, a degli
adulti che lo rispettano, a dei ritmi rassicuranti che lo aiutano a organizzarsi
psicologicamente. La carenza educativa precoce può essere anche la conseguenza dell'incapacità dei genitori di
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tollerare che il proprio figlio provi delle
frustrazioni. Nel tentativo di risparmiargli
ogni contrarietà cercano di gratificarlo
momento per momento, lo ricoprono di
regali, chiedono il suo parere a proposito e a sproposito, lo pongono continuamente al centro degli eventi e così facendo rafforzano la sua impressione di
onnipotenza e di assenza di limiti:
un'impressione che ha, tra le sue possibili manifestazioni, esplosioni do violenza e crisi di rabbia.
Quando la famiglia non ha fatto un
buon lavoro nelle prime fasi dello sviluppo dei figli, la scuola di trova a dover rimediare, il che non è né facile né immediato. Bisognosi di educazione, infatti,
non sono soltanto i bambini ma in primo
luogo i loro genitori. Ecco un compito in
più per la scuola: organizzare degli incontri con i genitori, ragionando con loro sui fondamentali dell'educazione alla
convivenza e inducendoli a rivedere il
loro stile educativo. D'altro canto, se il
sistema di regole presente a scuola non
trova un'adeguata accoglienza di adeguarvisi, in determinate circostanze, ma
è difficile che lo introietti e lo faccia proprio.
Anna Oliverio Ferraris
Università "La Sapienza" di Roma
da Scuola d'Infanzia, n.10, pp.23-25
Primo anno
prime emozioni
È tutto pronto
La tua divisa è sistemata, lo zainetto
ci aspetta vicino alla porta, ti guardo negli occhi e ti stringo forte perché ti vedo
ancora così fragile e indifeso, ho però
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piena fiducia nelle tue capacità e so che
ce la farai ad affrontare questa importante avventura! Inizia per te la scuola materna, la scuola che conduce ogni bimbo
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Infanzia
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verso l’autonomia e la socializzazione,
quella che ti aprirà la strada per il lungo
cammino nella scuola dell’obbligo e farà
di te, figlio mio, l’uomo del domani.
Oggi è il tanto atteso primo giorno,
grande festa e grande accoglienza: sono tutti lì per i nuovi anatroccoli e i nuovi tigrotti e ai tuoi occhi ogni cosa appare bella e semplice. Entriamo insieme
nella tua classe per scoprire il tuo nuovo mondo e per conoscere i tuoi nuovi
amici. Seduti vicini vicini su quelle sedioline fatte a tua misura, giochiamo insieme, prendiamo il pongo, dipingiamo,
coloriamo e ci sporchiamo le mani; è tutto così gioioso che mi sento già pronta
per lasciarti andare…
Lentamente ci alleniamo per il distacco, ogni giorno mi sposto un pochino
di più da te e ti lascio i tuoi spazi e tu sei
sempre sereno e sorridente. Ti resto però ancora vicina, seppur invisibile ai tuoi
occhi, seduta in disparte aspetto, insieme ad altre mamme e ad altri papà, di
sapere cosa fai e con loro mi confronto,
sbircio dalle finestre, chiedo notizie appena posso… Tutto scorre fantasticamente tra giochi e risate e il momento di
riabbracciarti diventa una grande festa!
Qualche amichetto di scuola ha già
versato le prime lacrime, piangere è
normale, è liberatorio, è una reazione
che ci si aspetta prima o poi, il desiderio di tornare a casa: “Mamma, Papà
non mi lasciate!”, il mio cuore di mamma
che si stringe…
Finalmente anche tu, una mattina,
inaspettatamente, ti lasci andare ed io
mi abbasso, ti guardo, ti sorrido e ti parlo con amore, ma a te non basta e allora le maestre con pazienza e cura ti
prendono e con un’espressione rassicurante mi fanno capire che devo voltarmi
e andare.
Mi giro, piango dentro un pochino
anche io e cammino verso l’uscita, sicura che presto passerà. I giorni trascorrono, ogni mattina lo stesso rituale, le
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stesse frasi e la stessa fatica a lasciarti… Sono sconfortata, vederti piangere
fa male a tutti e due e non so cosa poter fare per aiutarti.
Poi capisco che non posso fare altro
che accettare la tua ribellione con serenità, perché, in fondo, è l’unico modo
che un bambino di tre anni conosce per
manifestare il suo disappunto, la sua tristezza, la sua rabbia.
Avvolta da questa consapevolezza,
una mattina come tante altre, mi hai
guardata, hai appeso il tuo zainetto e
con la manina mi hai fatto ciao ciao,
nessuna storia, solo un sorriso felice e
allora ho capito, guardandoti negli occhi, che finalmente insieme a te e alle
maestre ce l’avevamo fatta!
Buon cammino amore mio, i piccoli
passi di un buon inserimento possano
portarti verso un viaggio ricco di conquiste e soddisfazioni!
Valentina Cancedda
Mamma di Emanuele 3 anni
(Anatroccolo)
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Una merenda... per
socializzare
La tavola rettangolare era festosamente imbandita con pizzette, salatini,
patatine, panini, dolcetti… preparati da
noi mamme per l’occasione.
La festa è durata un paio di ore, tanto
quanto basta per un primo incontro, un
po’ per scrutarci, un po’ per conoscersi.
I bambini, più timidi e guardinghi di
noi adulti, cominciavano ad avvicinarsi
fra loro, a volte con qualche carezza altre volte con piccole scontrosità; e poi
via, a correre e saltare! Soprattutto i maschietti! D’altra parte, se sono dei Tigrotti…
È stato piacevole poi, per noi genitori,
vedere i piccoli già impegnati a cantare
Infanzia
All’inizio dell’anno scolastico, nel
mese di ottobre, i responsabili della
scuola dell’infanzia hanno organizzato
una merenda di socializzazione rivolta
alle due sezioni dei tre anni Tigrotti e
Anatroccoli.
Erano presenti la direttrice Patrizia
Guidi e le maestre delle due classi con
altri insegnanti: musica, psicomotricità,
atelier, inglese e religione; ciascuno per
ogni disciplina che dovrà contribuire alla
formazione dei nostri figli.
L’incontro si è tenuto nel cortile della
scuola, in un pomeriggio pieno di sole,
rallegrato dal verde degli alberi che circondano la costruzione.
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cessi. Attraverso la crescita comune si
potranno individuare dei progetti, finalizzati di volta in volta a varie tematiche.
Per esempio riflettere sul valore della
persona, oggi più che mai condizionata
dal denaro e dalle apparenze; oppure
sulle diversità o altro, valorizzando il
ruolo della famiglia nel percorso educativo e non delegando tutto l’impegno e
le responsabilità alla scuola.
Un’altra cosa vorrei dire: osservando
gli alunni e i familiari delle classi più
avanti, da principiante quale sono, ho notato una certa coesione fra loro e un senso di appartenenza. Quindi, cerchiamo
di imparare…augurandoci buon viaggio!
Giulia Fantini
mamma di Lorenzo Tigrotto
Infanzia
una canzoncina appresa nei primi giorni
di scuola.
La comunicazione fra gli adulti invece
è stata più immediata e sciolta. Si è rivelato interessante incontrare e scoprire volti e persone nuove, differenti ma allo stesso tempo con caratteristiche simili alle
mie.
Credo che questo tipo di incontri tra
famiglie dovrebbe ripetersi nel tempo parallelamente al percorso scolastico
dei bambini – poiché ritengo importante
sviluppare uno spirito di aggregazione
che ci permetta di condividere e di confrontarsi sulle varie fasi di crescita dei
nostri figli, cioè educare insieme. Solo in
questo modo potremo gioire dei successi ma anche e soprattutto trovare il
coraggio per affrontare eventuali insuc-
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La musica non è indispensabile per
vivere, ma aiuta a vivere meglio, come
ogni forma d’arte arricchisce l’individuo
donandogli spessore e profondità.
La musica fa parte di noi, viviamo in
un ambiente ricco di suoni e anche prima
della nascita, nella pancia della mamma,
ne siamo avvolti e travolti.
La musica è capace di scatenare in
noi una vasta gamma di emozioni: può
calmare, emozionare, ma anche spaventare.
Per il bambino, in particolare , è un
patrimonio espressivo, comunicativo e
introspettivo incredibile che alimenta
l’immaginazione e la creatività.
Quindi la Scuola dell’Infanzia è
l’ambiente perfetto dove inserire un corso di musica e sono ormai diversi anni
che il pomeriggio si tengono laboratori di
musica secondo la Music Learning
Theory (MLT), la teoria dell’apprendimento musicale formulata dal professore e ricercatore americano Edwin E. Gordon.
Questi corsi mettono in pratica le ricerche effettuate da Gordon per stimolare e sviluppare il potenziale musicale del
bambino nel rispetto delle modalità e dei
tempi di apprendimento di ogni singolo
bambino.
Libero movimento e interazione libera
e fluida in un ambiente non verbale immerso nella musicalità.
Il contesto è informale, il bambino non
è forzato a rispondere musicalmente,
viene scollegato dall’ottica del “tutto subito”, della performance a tutti i costi e ci
si pone sei suoi confronti con rispetto.
Dopo queste premesse è con grande
gioia che la Scuola dell’Infanzia si è arricchita di un altro corso di musica in orario scolastico.
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Oltre al corso pomeridiano, che rimane come laboratorio e segue in modo puro la MLT, è stato aggiunto un corso antimeridiano che viene seguito da tutti i
bambini delle sei sezioni.
Questo corso, pur seguendo il principio dell’ascolto e della libera interazione,
è concepito in modo più “formale”.
Purtroppo non è possibile effettuare
una lezione di “pura” teoria Gordon perché mancano alcuni elementi essenziali
al suo giusto svolgimento come il poter
lavorare con i piccoli gruppi e gli ambienti sgombri da mobilio e distrazioni ludiche ma, visto che sarebbe stato un
peccato privare i bambini di questa grande opportunità, la teoria Gordon sarà comunque presente (rielaborata ed adattata alla situazione perché possa funzionare anche in un ambiente non ottimale)
come ad esempio nei canti rituali del saluto e nei canti e ritmi senza parole.
Le lezioni sono più convenzionali ma
non per questo meno importanti o interessanti, infatti sono arricchite con
l’ascolto di brani del repertorio classico e
con l’introduzione della teoria musicale
poiché presentare e spiegare le distinzioni in musica aiutano a definire l’ascolto
e a dare un significato al gusto estetico
che andrà formandosi nei bambini così
da creare degli ascoltatori consapevoli.
In una delle prime lezioni i bambini
hanno ascoltato quella che viene definita
“musica descrittiva” (quando un brano
musicale, attraverso suoni o dinamiche,
descrive un evento, un animale o qualsiasi altra cosa).
Oltre al Volo del calabrone di RimskijKorsakov, alla Moldava di Smetana e al
Cigno di Saint Saëns , dove gli è stato
spiegato cosa la musica descriveva, gli è
Infanzia
Musica, musica...
e ancora musica
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stato presentato Aquarium dal Carnevale degli Animali di Camille Saint Saëns
senza dire loro nulla, neanche il titolo, lasciandogli la possibilità di esprimere graficamente quello che la musica più gli
ispirava, unendo così due forme di arte.
È veramente un peccato non poter
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pubblicare tutti i loro disegni con le emozioni che li hanno ispirati.
È interessante vedere come ad alcuni, la stessa musica, ha trasmesso serenità ed incanto e ad altri inquietudine,
godetevi questi pochi disegni e buona
musica a tutti!
Un prato di montagna (Renata)
Una spirale (Matteo)
Infanzia
Una strega (Francesco)
Oggetti volanti pericolosi che arrivano
dal cielo (Carolina)
Una bolla di sapone (Francesca)
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Le sirene (Vittoria)
Una fata in pericolo cade nell'acqua (Isabel)
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Un uomo spaventato in una stanza piena di
fantasmi (Francesco)
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Temporale (Virginia)
L'IMPORTANZA DI AVERE
UN NOME
Progetto delle sezioni dei 5 anni
È iniziato il nuovo anno scolastico.
Siamo diventati tutti più grandi, ora siamo ‘blu’. Abbiamo cambiato classe perché nella nostra classe ci sono giochi
adatti ai bambini di cinque anni. Abbiamo iniziato a giocare con lettere e numeri e abbiamo imparato a copiare i nostri nomi.
La maestra, un giorno, ci ha chiesto:
‘Qual è il significato del vostro nome?
Perché mamma e papà hanno scelto di
chiamarvi con il vostro nome? Perché
ogni cosa ha un nome? E quando io dico la parola ‘tavolo’ pensiamo tutti alla
stessa cosa?’
Ragionando in classe insieme sul significato dei nomi, ci siamo resi conto
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che molti di noi, quasi tutti in verità, non
ne conoscevano il significato.
E allora abbiamo pensato di trasformarci in ‘investigatori’ e andare alla ricerca del significato del nostro nome...
Altrimenti...
Qualcuno può andarsene con il sacco pieno dei nostri nomi! Matilda
Senza i nostri nomi siamo perduti!
Ludovica
I significati dei nostri nomi sono importanti perché alle persone che incontriamo bisogna dire i nostri nomi. Matilda
E Gesù come fa a vivere senza il significato dei nostri nomi? Morirebbe.
Perché se noi non abbiamo il nome Ge-
Infanzia
Qual è il significato del tuo nome,
secondo Te?
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sù anche lui non avrà il nome ... e tutta
la terra va in pezzi. Flavio
Dopo aver riflettuto insieme sul senso più profondo dei nomi, secondo noi,
abbiamo deciso di chiedere aiuto a
mamma e papà e di fare con loro la ricerca al computer sul significato oggettivo.
Ecco, il risultato dello sforzo congiunto:
Matilda: valorosa in battaglia.
Vuol dire che sono bella, che io sono
cresciuta così come sono e ero bella
quando ero piccola. Perché io sono carina e anche generosa. E un po’ timida,
che vuol dire che non riesco a parlare
molto bene.
Benedetta: che augura il bene.
Mia madre mi ha detto che il significato
del mio nome vuol dire’ che accadono
cose belle, che possono accadere a tutti’. Mia mamma ha scelto quel nome.
Perché quando mamma ha portato due
bambine: Angelica e Benedetta, non
avrebbe saputo qual era il vero nome ...
e perché loro mi vogliono tanto bene e
non mi abbandoneranno mai.
Alessandro:
Perché io con mamma e papà sono bravo ... e perché se eravamo uguali, con
lo stesso nome, non mi riconoscevano.
Francesca: libera
VuoI dire che sono libera, che sono molto gentile, che conosco tanti bambini,
anche tanti maschi, come quelli che ho
conosciuto in vacanza. Se Livia si chiamava Francesca, uguale a me, mamma
non sapeva chi era la piccola: mia sorella. E quindi mia madre ha deciso di
chiamarmi Francesca perché le è piaciuto cosà.
Infanzia
Flavio: vuol dire “d’oro”.
Me l’ha detto mamma e non l’ha cercato, lo sapeva. Mi hanno chiamato Flavio
e non Giulio per riconoscere chi era il
vero Flavio da chi era il vero Giulio.
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Simone:
Perché mi hanno chiamato così, perché
mamma e papà mi vogliono tanto bene.
Emma: essere forte e coraggiosa.
Mi hanno chiamato così perché mi vogliono bene e perché mamma si chiama
Emanuela e papà si chiama Maurizio.
Angelica D.: il messaggero di Dio.
Io so che sono. Io l’ho cercato prima il
significato del mio nome. Io sono il messaggero di Gesù e di Dio. Lui mi guarda, in qualche maniera, e io do i messaggi. Ho pure San Angelica.
Francesco: uomo libero.
Veramente, sono arrivato a casa e l’ho
chiesto a mia madre e lei lo sapeva già.
Isabel: il mio Dio è perfezione.
Mi hanno chiamato così per i capelli
gialli e marrone.
Riccardo: padrone e valoroso.
Perché mamma ci ha tenuto tanto e mi
ha chiamato Riccardo e poi ho anche
una sorella che papà ci ha tenuto tanto
a chiamare Rachele.
Ludovica: combattente.
Vuol dire quando un cavaliere combatte. Mamma, però, non mi voleva chiamare Ludovica, mi voleva chiamare Monica come lei. Poi, invece, i miei fratelli e
papà mi hanno chiamato Ludovica.
11:57
Pagina 15
Gabriele: uomo forte di Dio.
Mattia: dono di Dio.
Vuol dire che ho un dono. Ho il dono di
aiutare sempre i miei amici.
Sofia: vuol dire Sapienza.
Vuol dire ‘OF’: of, non lo so che cosa
vuol dire. Il colore è il blu. Il metallo è
l’argento. La pietra è lo zaffiro. Lo zaffiro
è un materiale blu che però se si stacca
ti devi andare a lavare le mani perché è
velenoso.
Giovanni: dono di Dio.
Dio è un gigante che dà i regali alle
mamme e mi ha messo nella pancia della mia mamma. Il mio significato del mio
nome significa che io vado in una torre
in un castello poi tengo il cappellino forte, forte e volo come una mongolfiera.
Angelica C.: messaggero di Dio.
VuoI dire che quando Gesù dà tutte le
cose ai bambini, come i giochi, io dò tutte le cose ai bambini perché sono gentile.
Nicolò: vincitore del popolo.
Vincitore del popolo, vuol dire vincitore
di tutte le persone.
Virginia: bambina gentile e illuminata.
Perché a mamma e papà gli piace questo nome.
Tiziano: difensore.
Vuol dire che gioca a pallone, vicino al
portiere.
Perché io gioco con mio fratello Leonardo e perché l’amico di Leonardo si chiamava Tiziano.
Isabella: il mio Dio è perfezione.
II nome Isabella è un nome di tre regine
importanti. Una è Isabella di Borbone,
una è la Cattolica e una è quella
d’Inghilterra. Il significato del mio nome
è: il mio Dio è perfezione.
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Infanzia
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Manca ancora qualche particolare
per definire la nostra ricerca ...
Qualcuno di noi non ha trovato le parole per spiegare il nome a modo suo,
qualcun altro è stato assente in questi
giorni. Aggiungeremo quello che manca
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strada facendo. Così come, abbiamo
pensato ci piacerebbe aggiungere il significato dei nomi dei nostri maestri. Ma
in fondo, si sa, il percorso è ancora più
bello quando si ha la possibilità di goderne passo dopo passo ...
A che serve avere un nome?
Tutte le cose hanno un nome perché il
nome serve per chiamarci. Mario
Anche per parlare e conoscere qualcuno, così gli chiedi come ti chiami, lui te
lo dice e poi giocate insieme. Niccolò
Te lo dico io: sono sposati e dormono a
letto insieme e fanno le cose belle, decidono per esempio di portarti allo zoo
marine. Io non lo sapevo, è così che fanno le sorprese! Andrea
Noi siamo i figli dei genitori. Christian
Tutto nel mondo ha un nome. Maria Chiara
Anche i genitori hanno il nome e noi siamo i figli di mamma e papà. Eleonora
Ma perché i genitori che sono adulti dormono insieme e noi che siamo piccoli
dobbiamo dormire da soli? Giacomo
Sono sposati, ecco! Maria Chiara
Si! Si amano, si vogliono tanto bene.
Niccolò
Infanzia
Cosa significa il mio nome?
16
Forse pensavano che sono un po’ monella. Un po’ lo sono…ma sono anche
buona e brava…e bellissima. Lucilla
Perché mamma voleva questo, gli è piaciuto e hanno scelto questo. Vittoria
Secondo me è un bel nome per una
femmina. Forse significa pure “bello”.
Rachele
Mi piace e mi fa pensare a un bella casa, esempio ad un fiore e una rosa celeste. Ludovica Cancedda
Mi fa pensare a mamma e che gli voglio
bene. Lorenzo
Mamma, quando ero piccolo, si è scritto su un foglio di carta “Massimo”. Questo nome gli piaceva e l'aveva deciso.
Massimo
A mamma gli piace, perché gli fa pensare alle ballerine. Io devo fare la ballerina… Però può essere che gli piaceva
perché è corto. A papà piaceva, a
mamma no, però poi si sono messi
d’accordo e hanno scelto “Livia”. Livia
Il Massimo 1/2014
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Gli piace perché pensi a qualcosa di
prezioso, tipo le collanine con i brillanti
che luccicano. Ludovica Galotti
Quando sono nata, mi hanno dato prima
il nome e poi il cognome. Io mi chiamo
Francesca Picerni. Francesca
Mi vuole bene e per questo pensa ai
brillanti luminosi. Elena
E gli piaceva questo perché sono bello.
Christian
Papà mi ha visto, ha sentito il nome e ha
detto che mi chiamo così perché sono
unica e preziosa. Mica tutti si chiamano
con due nomi!! Maria Chiara
Quando mio fratello viene a casa e pure
gli altri, mamma, papà , i nonni e mi
chiamano, mi piace e sono bella. Però
mamma voleva un nome strano e papà
ha detto che questo era più bello. E’ vero!! Eleonora
Mamma e papà mi dicono che sono pasticcione, forse Andrea gli fa pensare a
questo. A me fa pensare ai transformers, ai robot, alle macchine grandi e
forti. Andrea
Quando ero piccola a papà non gli piaceva, perché non sapeva che ero bella,
poi mi ha visto e ha deciso così! Maria
Mamma e papà hanno deciso questo
perché mi vogliono bene. Francesco
Visto che sono forte forse gli fa pensare
alla guerra, perché io sono un cavaliere
che protegge chi ha bisogno. Sono un
cavaliere buono. Giacomo
Ma forse solo perché gli piace. Pure a
me mi piace. Leonardo
Perché papà l’ha deciso e perché mi fa
pensare al calcio. Niccolò
Io mi chiamo Mario perché nonno Mario
voleva Mario 2, è così! Nonno Peppe
non voleva nessuno. Mario
A papà piaceva questo nome, a mamma il nome Ilaria. Poi hanno parlato e
papà ha deciso. Sofia
Il mio nome mi fa pensare alle margherite profumate. Giuseppe
Infanzia
Papà mi ha dato questo nome perché
tutti hanno dato i nomi ed e rimasto solo
questo. Aurora
Il Massimo 1/2014
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Vita del Massimo 15- copia:01Cultura
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Dialogo a due mani
sul silenzio
Infanzia
Offrire spazio al silenzio
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Nelle nostre società le città sono sempre più invivibili per vari motivi: insicurezza sociale, inquinamento ambientale,
traffico ed anche inquinamento acustico.
I bambini delle nuove generazioni,
pur avendo molteplici intelligenze ed essendo velocissimi ad imparare, sono:
agitati, impulsivi e di frequente in ambito
scolastico, hanno difficoltà d’attenzione e
di concentrazione.
Il continuo movimento, il costante rumore, la vita frenetica, impediscono la
cura per le proprie gestualità e per le relazioni tra pari, con il rischio di frammentare e rendere vana la ricerca di nuove
forme di relazioni interpersonali, vivendo
talvolta in solitudine e in disorientamento.
È così utile offrire spazio al silenzio così che: “Il silenzio apra una via” (Gandhi).
La scommessa educativa in una società che va di fretta, è quella di accompagnare l’alunno attraverso una delle forme del processo educativo.
Nell’esperienza del silenzio il bambino potrà vivere la naturale realtà del corpo, non separato dalle sue funzioni: emotive, fisiche, mentali, psicologiche, sensoriali.
Attraverso questo processo il piccolo
si porrà in ascolto con altre dimensioni al
di fuori e dentro di esso, in continuo cambiamento e movimento.
Nel silenzio della parola, l’acquietarsi
della mente, la pacificazione del respiro,
la serena lucidità dell’attenzione favoriscono la concentrazione.
Il lavoro nel silenzio permette un modo d’essere serenamente attivi, senza
perdere di vista la necessità d’ascolto, la
disponibilità d’uno spazio creativo dove
accogliere ed esprimere ciò che succede sul posto in un preciso momento.
Educare al silenzio è una modalità per
guidare il bambino ad un maggior livello
di consapevolezza di sé.
Attraverso il silenzio e l’insegnamento ad esso si richiede uno sforzo
d’attenzione verso sé stessi, verso gli altri e lo spazio circostante.
L’esperienza del silenzio è un’occasione di conoscenza di sé e dell’altro, al
fine di decentrare l’attenzione su egocentrismo e protagonismo, per lasciarsi
conquistare dall’altro e dal suo ascolto.
Al termine di ogni “ esperienza silenziosa” sarà utile ri-percorrere il processo
appena compiuto, così che l’alunno rielabori ed interiorizzi i momenti più significativi, in modo da maturare il senso dell’esperienza vissuta valorizzando, attraverso una visione personale, l’importanza di
aver condiviso il vissuto educativo insieme agli altri.
In tal modo, l’esperienza individuale
sarà posta al servizio degli altri per un
contributo alla ricchezza di tutti.
Attraverso questa fase del processo
educativo sarà possibile vivere, così come Papa Francesco invita a sperimentare, un atto d’umiltà davanti a Cristo ed ai
nostri fratelli che possa porre in silenzio
noi stessi e le nostre idee per un continuo
colloquio con Lui, al fine d’imparare a
prendersi cura degli altri.
Prof. Cristina Martelli
Il Massimo 1/2014
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Sul filo del silenzio
Il risultato sarà di avere a che fare
con bambini che sapranno interrogarsi
lungo il cammino della vita e grazie a
questa possibilità potranno diventare
uomini e donne capaci di fare delle loro
scelte l’espressione dei propri talenti e
della loro vita un progetto da realizzare
nel tempo e nello spazio.
Uomini e donne che nella relazione e
nell’incontro con l’altro sapranno riconoscere un’occasione di arricchimento e
comunione profonda che nasce dalla
consapevolezza di essere ognuno protagonista attivo della propria specifica
missione e, allo stesso tempo, ognuno
parte fondamentale del Tutto.
Un’umanità in grado di vedere nell’altro il riflesso di se stesso, delle proprie debolezze e dei propri punti di forza. Un’umanità in grado di tenere conto
delle esigenze dell’altro così come delle
proprie. Una Umanità nuova capace di
superare spinte competitive e punti di
vista egocentrici nella costruzione di un
mondo a misura d’uomo.
Un’umanità in cammino, insieme, capace di riconoscere nell’altro e nel mondo il segno e la presenza di Dio.
Francesca Lanzi
Infanzia
Prendendo spunto dall’idea di un
‘dialogo a due mani’, diventa necessario
sottolineare l’importanza del silenzio come occasione per rielaborare i propri
pensieri in forma più consapevole; come momento di dialogo con se stessi,
con le proprie emozioni, con la parte
profonda del mondo interiore; come opportunità per esprimere il proprio immaginario e il particolare punto di vista del
bambino.
Quindi, come spazio e tempo per riflettere ed ascoltare se stessi.
Uno spazio e tempo da ricercare nella
quotidianità per fermare la corsa frenetica
della modernità e, rallentando il ritmo,
prendere consapevolezza del proprio posto nel mondo.
Io chi sono?
E dove sto andando?
Dal dialogo profondo con se stesso
e con il proprio mondo interiore il bambino ne uscirà più forte, perché consapevole dei talenti e delle specifiche
qualità che caratterizzano la propria
persona e, di conseguenza, più consapevole del personale contributo che
può dare al mondo attraverso
l’espressione della propria visione delle
cose. Della propria Verità.
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Gli Auguri di Natale
Anatroccoli
Infanzia
Tigrotti
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Pagina 21
Infanzia
Elefantini
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Pagina 22
Koala
Leoncini
Infanzia
Delfini
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Scuola primaria
Ho saputo che lei non cʼè più,
maestra. Una stretta forte allo stomaco. È lì che devo avere lʼanima.
-Sembra ieri- mi dico e già è tempo di saluti.
Mi perdoni se uso ancora il lei per
dedicarle questo piccolo omaggio,
ma non eccederò proprio ora in quella confidenza che il nostro rapporto
non ci aveva dato a parole, sentendomi protetta da quella distanza garbata che era giusto perdurasse negli
anni.
Un giorno lessi di come si apre
una strada sulla neve fresca, perché
altri abbiano un sentiero. Si sceglie
una giornata serena perché il vento
non cancelli il lavoro. La fatica più
grande è del primo uomo: gli altri
cammineranno accanto a quel primo
solco, non dentro. E la strada è aperta. Se si calpestassero le orme del
primo uomo si avrebbe un cammino
visibile ma non facilmente praticabile, perché troppo profondo. Lei,
maestra, aprì quel sentiero per il primo dei miei figli e accanto a quelle
orme lui ha percorso molta strada.
Essenziale e chiara nel dono di dare
un nome alle cose, di cogliere un
sorriso dietro a un banco, lei è stata
per noi la prima maestra. Scoprimmo
la magia dellʼalfabeto e delle parole
ben sistemate che ne venivano fuori.
Tremammo su quei numeri traballanti che poi diventavano cifre sicure.
Con lei sperimentammo i primi salti
nella fantasia: maestra di orizzonti e
di corse verso le cose buone. Lei è
una persona importante a cui non
posso più dire quanto buon lavoro
sta spendendo mio figlio sulla via
tracciata. Senza difetti di spazio, per
fortuna la strada rimane, la stessa in
cui ci aiutammo a farlo camminare
verso unʼidentità più sicura. Ricerco
spesso le parole che lei spese verso
lʼavvenire di questo bambino.
Si è portata via molte cose, maestra. Molte cose che potevano ancora esserci utili. E la testa è piena di
parole, che non dico perché non
posso più, perché quasi non le so.
Sono rimasti tanti ricordi. Se li
cercassi bene sono certa che li troverei tutti. Alcuni recenti, altri più lontani, sono ancora tutti buoni da usare, una preziosa moneta affettiva per
procurarsi ancora un consiglio, un
sorriso che non ci lasci soli di fronte
ai ritardi della vita, per non rimanere
disorientati di fronte ai rischi inattesi.
Ora ho la sensazione di mancare
un appuntamento e, nello stesso
tempo, avrei desiderio di un istante
che ci vedesse tutti, di nuovo, presenti.
lo e mio figlio abbiamo la fortuna
di averle detto tutto quello che lei
meritava di conoscere - la riconoscenza, lʼaffetto di sapere che seguiva ancora da lontano i successi o le
nuove difficoltà. Tutto questo lascia
unʼintesa che ora ci aiuta a fare maldestramente fronte alla sua mancanza.
La abbraccio ancora una volta,
come qualcuno da cui si spera conforto. Il viaggio che verrà, anche grazie a lei, non sarà senza ali.
Rachele Novelli di Santo
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L’albero dei desideri
Scuola primaria
I bambini della Prima A
esprimono un desiderio
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Vorrei che mi capitassero le più forti carte dei Pokemon così batterei mio fratello
Tommaso, finalmente!
Nicolò Acherman
Vorrei essere una Winx, quella che si
chiama Stella perché secondo me è la
più bella e fa una magia luminosa!!!
Giorgia Galanti
Vorrei stare sempre con la maestra Anna Maria perché è proprio buona e simpatica!
Ludovica Benedini
Vorrei avere una macchina del tempo e
viaggiare nel passato per andare nell'era preistorica.
Alexander Mancusi
Vorrei essere una Fata-principessa che
vola e sa parlare tutte le lingue.
Vittoria Buldrini
Vorrei avere un robot che faccia le gare
di velocità con altri robot e vinca sempre
lui.
Giulia Maroni
Vorrei diventare una principessa sposando un bel principe con la corona
d'oro.
Maria Vittoria Capetta
Io vorrei un cagnolino (va bene di qualunque razza) e lo chiamerei Zampa. Mi
piacciono tanto i cani !!!
Chiara Catalano
Mi piace così tanto la scuola che ci vorrei stare sempre e fare poche vacanze
(solo un mese).
Nicolò Commini
Vorrei avere un cane chihuahua ma papa' non vuole. Speriamo che cambi
idea!!!
Sara Curci
Vorrei che papa' passasse più tempo
con me perché lavora troppo!!!
Sara De Persio
Vorrei andare a Parigi che è una città
molto bella. Lì vorrei salire sulla torre Eiffel.
Giuseppe Marrucci
Io vorrei che fosse sempre lunedì perché mi piace mangiare a scuola con la
mia maestra e tutti i miei compagni di
classe, non ci sono compiti per casa e
perché vado in piscina e mi piace molto
nuotare!
Carlotta Medioli
Io vorrei che, per il mio compleanno,
qualcuno mi regalasse dei fiori. Vorrei
dei fiori viola e grandi e molto molto profumati! Il mio compleanno è a Primavera, il 25 marzo.
Ginevra Mergè
Vorrei vedere un arcobaleno di 10 colori cioè che oltre ai soliti 7 colori abbia il
fucsia, l'oro e l'argento.
Giovanni Miele
Il Massimo 1/2014
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Io vorrei diventare un pilota di aerei. Vorrei lavorare per la compagnia aerea tedesca che si chiama Lufthansa che ha
come simbolo un uccello.
Pietro Muzi
Io da grande vorrei diventare un forte
tennista. Mi allenerei tutti i giorni così
potrei sfidare mio zio Stefano.
Federico Necci
Vorrei essere una principessa, vivere in
un castello e avere una corona con tanti diamanti che brillano.
Federica Nicoletti
Il mio desiderio è avere dei giocattoli
che considerò speciali: sono dei camaleonti gommosi. Io ne ho 3 e vorrei completare la collezione.
Daniel Ondarza
Io vorrei che tutto fosse gratis così potremmo prendere qualsiasi giocattolo
senza pagare niente!
Francesco Palermo
Io vorrei giocare sempre a calcio con
nonno Bruno ma lui spesso è impegnato.
Federico Parisi
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Io vorrei essere tanto bravo a scuola. E
specialmente sul nuovo quaderno, quello rosso con i quadretti più piccoli, vorrei essere proprio ordinato.
Tommaso Penna
Voglio un uccellino: una bella canarina
gialla con cui giocare e di cui prendermi cura. La vorrei chiamare Viola.
Martina Pulcini
Io vorrei vivere a Parigi così potrei andare ogni giorno a Eurodisney. Lì potrei
fare delle montagne russe altissime!!! Io
non ho paura!
Matteo Stefanelli
Io vorrei già essere grande per avere una
casa tutta mia con un bel giardino così
potrei avere un cane. Vorrei un golden retriever femmina e la chiamerei Giulia.
Sofia Tomei
Vorrei stare più tempo con mamma e fare con lei tanti bei disegni.
Edoardo Vicentin
Classe prima A
I nostri primi pensierini: che cosa ci da
gioia e che cosa ci rende tristi
Io mi sento felice quando sto al parco
con la mia amichetta Chiara.
Sara De Persio
Mi piace tanto abbracciare mia sorella
Giorgia!
Giovanni Miele
Il Massimo 1/2014
Sono triste quando un mio amico si fa
male perché gli voglio bene.
Francesco Palermo
Io sono felice quando gioco.
Nicolò Achermann
Scuola primaria
Vita del Massimo 15- copia:01Cultura
Quando mio nonno è morto io ero triste.
Federico Necci
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Quando sono con la mia amica Sofia sono felice perché lei è la mia amica del
cuore.
Sara Curci
Sono dispiaciuta quando mia sorella
piange.
Giulia Maroni
Quando il mio fratellino è nato io ero felice.
Nicolò Commini
Quando litigo con la mia amichetta mi
dispiace!
Martina Pulcini
...E per la serie
“Il sentimento è reciproco”...
Il mio amico del cuore è Tommaso perché
noi giochiamo insieme e ci divertiamo.
Edoardo Vicentin
Il mio amico del cuore è Edoardo perché giochiamo insieme e ci divertiamo!
Tommaso Penna
Scuola primaria
Laboratorio espressivo IB
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Laboratorio espressivo IC
Spunti, riflessioni e creatività dopo la lettura de “Il libro dell’alfabeto” di L.Lionni
Durante il laboratorio la classe si è divisa ed era bello stare in pochi con la
maestra a disegnare. (DIEGO)
È stato bello ascoltare la maestra Micaela leggere questo libro e mi è piaciuto tanto il bruco che porta tutte le lettere sulla sua schiena. (ALESSANDRO)
Mi è piaciuto molto quando le formiche
dicono “Quest’albero è un alfabetiere” e
quando l’ape parlante dice di essere
l’insetto delle parole. (CLAUDIA)
Mi è piaciuto quando la maestra ci ha
letto il libro e poi la parte del bruco che
con le lettere forma una frase importante: PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI
BUONA VOLONTA’. (TOMMASO)
Per quattro settimane noi del laboratorio
abbiamo fatto tanti lavoretti e mi sono divertito. (JACOPO)
E’ stato bello ritagliare dalle riviste le lettere e attaccarle sulle foglie. (FILIPPO)
Mi è piaciuto incollare le lettere sulle foglie. (RICCARDO)
Scuola primaria
Molto bello è stato quando tutte le lettere si sono avvicinate tra loro e il vento
non è riuscito a portarle via. (ETTORE)
A me è piaciuto tanto il vento che portava via tutte le letterine. (ELIAS)
Il Massimo 1/2014
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La nostra biblioteca IIB
Se i libri fossero
Se i libri fossero di torrone
ne leggerei uno a colazione.
Se un libro fosse fatto di prosciutto
a mezzogiorno lo leggerei tutto.
Se i libri fossero di marmellata
a merenda darei una ripassata.
Se i libri fossero di frutta candita
li sfoglierei leccandomi le dita.
Se un libro fosse di burro e di panna
lo leggerei prima della nanna.
R. Piumini
Scuola primaria
La biblioteca è bella perché prendo dei
libri fantastici, e mi piace molto leggere.
Lavinia Pini
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La biblioteca è fantastica perché puoi
prendere libri bellissimi e soprattutto divertenti.
Diego Demartino
La biblioteca è bella e si fa molto silenzio,
in classe c’è una biblioteca e io ho preso
un libro che si chiama “ Tonino l’invisibile”.
Filippo Lodi
Mi piace leggere perché impariamo a
leggere bene con la maestra Stefania.
Davide Dante
La biblioteca mi è sempre piaciuta perché leggere i libri è molto bello e aumenta le cose che sai e i libri sono molto
interessanti e entusiasmanti.
Cecilia Turco
A me piace leggere perché è divertente
e quando leggi sembra che stai dentro
il libro.
Filippo Capitanelli
La biblioteca è bellissima perché si possono leggere tanti libri interessanti e belli.
Simone Ruberto
Ma del libro letto,
quale parte ti piace di più?
“Alice cascherina”
La parte più bella è stata la sesta storia,
dalla sesta riga in poi.
Alice scrive il suo sogno e ci cade dentro e io mi sono divertita perché era bellissima!!!
Alice aveva un vestito bellissimo, poi le
spuntarono le ali e finalmente diventò
una fata.
Maria Chiara Zoccoli
“La gabbianella e il gatto”
La mia parte preferita è quando il gatto
salva la gabbiana dai topi perché mi piace il suo gesto coraggioso.
Iacopo Galli
“Sandokan e la tigre di Monpracen”
La parte più bella è stata quando Sandokan combatte, perché il combattimento piace ai maschi e io sono un maschio.
Jacopo Reggiani
“Attenti ai baffi, arriva Topigoni”
La parte più bella per me è stata quando Geronimo ha vinto una carriola piena
di monete d’oro, perché così poteva salvare la sua casa editrice.
Esther Novelli
“L’isola del tesoro”
La parte che mi è piaciuta di più è stato
il finale perché i due fratelli riescono a
fare pace.
Sofia Pera
Il Massimo 1/2014
Vita del Massimo 15- copia:01Cultura
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La parte più bella è quando si preparano
i dolci perché io sono molto, ma molto
goloso di dolci.
Mattia Proietti
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Pagina 29
“Delfino e l’anguillina”
La parte che mi è piaciuta di più è quando il delfino fa amicizia con l’anguillina
perché l’ha aiutata a ritrovare la sua
strada.
Valentina Pizziconi
Classe III A
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Scuola primaria
Classe II C
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Classe III B
Scuola primaria
LABORATORIO DI LETTURA E ARTE DELLA SCRITTURA
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Quest’anno noi bambini di terza abbiamo svolto il laboratorio di lettura e arte della scrittura tenuto dalla scrittrice
Alessandra Verducci Conoscere una vera scrittrice è stato davvero emozionante!! Alessandra ci ha spiegato come nasce l’idea di un racconto, come si sviluppa e come prende vita un vero libro,
Ci ha presentato i personaggi del suo
primo racconto, attraverso dei disegni
che erano fantastici!! Abbiamo anche
scoperto che i protagonisti del libro
“Dietro il buio” sono i suoi nipoti e i loro
amici, quindi dei bambini che esistono
veramente!! Alessandra ci ha aiutato a
capire come deve essere strutturato un
racconto per essere fatto bene, Ragazzi, non è poi cosi semplice scrivere una
storia fantastica!! Prima di tutto bisogna
usare l’immaginazione che è fondamentale! La nostra scrittrice ci ha insegnato
qualche trucchetto per esercitarla e per
sviluppare la creatività. L’esercizio più
divertente è stato questo: aprire il dizionario a caso, leggere la prima parola
trovata e inventare un’idea narrativa con
quella parola!! lNCREDIBILE! Ci sembrava impossibile, ma credeteci, sono
venute fuori storie carinissime!
Leggetene qualcuna:
PATATA: C’era una patata di nome Patatina che viveva in una città fatta tutta di
patate, dove si parlava in lingua patatese, ma ad un certo punto cominciarono
a parlare in italiano .. e in zucchese ... L.
Gaoni
MEMORIA: Tempo fa in una campagna
viveva una memoria infallibile, ricordava
ogni cosa vista, sentita o letta. Un giorno
le cadde un sasso sulla testa e la memoria cominciò a dimenticare ... A Frasca
LIQUEFATTO: C’era una volta un pezzo
di ghiaccio detto Liquefatto, anche se
era piccolo un giorno ghiacciò tutta
Ghiacciolandia e nessuno riuscì più a
muoversi ... L Bono
QUADRATO: C’era un quadrato felice
perché tutti lo usavano, però un giorno
si trasformò in triangolo e nessuno lo
usò più! Cosi ... L Carullo
MACININO: C’era una volta un macinino
che abitava in un ristorante. Un giorno,
per sbaglio, sparse il pepe sul tavolo...
tutti si misero a starnutire e ... G, Mannucchi
PIAZZALE: C’era una volta un piazzale
abbandonato, sporco e disabitato. Un
brutto giorno a Pescara, dov’era il piazzale, arrivò un uragano che riempì il
piazzale di polvere e .. , G, Mariotti
EST: Un giorno Est decise di visitare
Ovest e la gente non sapeva più dov’era l’Est, così ... F. Cappiello
ESTATE: Tanto tempo fa, in estate tutti i
bambini andavano al mare, ma l’estate
si stufò di far divertire tutti così decise di
andare via ... C. Dessena
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Classi III C
FOSSILI…NON TROPPO FOSSILI!
Un mattino del 19 dicembre gli alunni e l’insegnante della classe 3^C si recarono alla mostra sui Grandi Fossili intitolata “The days of the dinosaurs” della loro città.
All’ingresso pagarono il biglietto,
quindi entrarono nella prima sala dove
erano esposti alcuni dinosauri che facevano davvero paura!
Nella prima stanza videro due scheletri di dinosauro. Ad un tratto si udì uno
scricchiolio: l’enorme scheletro del Tirannosaurus Rex iniziò a muoversi, a
ballare e quando si muoveva sembrava
un robottino impazzito.
Subito dopo anche un altro scheletro, quello del Triceratopo emise un lugubre verso e anche lui iniziò a ballare,
cantare e a imitare il T-rex.
All’improvviso anche tutti gli altri dinosauri del museo si misero a ballare e
a cantare e a quel punto sembrava sia
di vedere un film di fantascienza, sia di
stare in discoteca.
Il Massimo 1/2014
Mentre gli alunni e l’insegnante guardavano sbigottiti quella scena arrivò il
guardiano che sgridò i dinosauri per averlo svegliato dal suo pisolino mattutino.
I bambini stupefatti e l’insegnante incredula si avvicinarono verso l’uscita: la
visita al museo era stata divertente, bella e davvero fantastica!
La maestra per il giorno seguente
diede ai suoi alunni un compito bizzarro
dal titolo: “Descrivi il fossile, non troppo
fossile, che ti è piaciuto di più”.
Grillo Diego
Una mattino i miei compagni della
classe 3^c, la mia maestra Barbara ed
io ci siamo recati al museo dei dinosauri per vedere la mostra “Days of the dinosaurs” presso la Fiera di Roma.
All’ingresso la maestra ha pagato i
biglietti e, dopo un po’ d’attesa, siamo
entrati nella prima sala: era grandissima
e c’erano davvero tanti dinosauri.
Come prima cosa la nostra guida paleontologa ci ha fatto vedere il T-Rex che
era veramente enorme, ma ad un tratto
abbiamo sentito uno scricchiolio...
l’enorme dinosauro iniziò a muoversi e
cantando felice iniziò a ballare!
I miei compagni, la maestra ed io
eravamo sbalorditi e stupefatti. Ci siamo
girati ed anche un altro scheletro di di-
Scuola primaria
Dopo la visita al “Days of the dinosaurs” presso la Fiera di Roma, gli alunni della 3^C unendo l’esperienza della
realtà vissuta alla loro fantasia, hanno
prodotto un testo intitolato:
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nosauro, quello del Triceratopo, emise
un lugubre verso ed anche lui si mise a
ballare.
All’improvviso anche lo Stegosauro
iniziò a ballare e così fecero tutti gli altri
dinosauri.
Graziosi Sara
Scuola primaria
…Mentre tutti noi stavamo guardando sbigottiti quella scena di fantascienza, arrivò il guardiano che arrabbiato
disse alla maestra di dire ai suoi alunni
di non raccontare il segreto di quel museo straordinario.
I bambini e l’insegnante incredula si
avviarono verso l’uscita: la visita al museo era stata veramente incredibile e
fantasiosa, sembrava di essere in un sogno ma, in realtà, era tutto vero.
Per quel pomeriggio la maestra diede ai suoi alunni un compito bizzarro dal
titolo: “Descrivi il fossile (non troppo fossile) che ti è piaciuto di più”.
Greco Beatrice
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...Mentre gli alunni e l’insegnante
guardavano sbigottiti quella scena da
film di fantascienza, arrivò il guardiano
che comunicò che la Fiera stava per
chiudere, ma era solo una bugia, perché la situazione era imbarazzante.
I bambini stupefatti e la maestra incredula si avviarono verso l’uscita: la visita al museo era stata veramente superfantastica ma si chiesero se fosse
stato tutto reale o frutto della loro immaginazione.
Tucciarone Marco
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Le terze a spasso
nel tempo!
Scuola primaria
Che emozione andare a spasso nel
tempo con l’aiuto dei……….dinosauri!
I bambini di terza si sono recati a visitare una stupenda mostra, attraverso
la quale hanno compreso quanti notevoli cambiamenti sono avvenuti, e avvengono, nel corso del tempo.
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IV A Un’esperienza di Arte
terapia a scuola
le, quando tocca dei temi che riguardano tutti, assume un carattere universale. È un contributo per la crescita
della collettività. Essa registra e trasmette una vasta gamma di emozioni,
dalla gioia profonda al dolore più cupo,
dal trionfo alla catastrofe; in tal senso è
sempre stata uno strumento per capire,
dare un senso e chiarire le esperienze
interiori senza far uso di parole.
Gli esseri umani non hanno mai cessato di creare arte anche a scopi magico-propiziatori, per proteggersi dal male e dalle disgrazie, per esprimere e
controllare emozioni forti come l’ansia e
la paura, per prepararsi alla caccia.
Scuola primaria
L’arte è il mezzo di comunicazione e
di espressione dei popoli. Nel corso
dei secoli le culture sono state definite
e comprese attraverso l’arte prodotta
dalle varie popolazioni. Oltre a permettere di tracciare lo sviluppo della storia
umana, l’arte ha incarnato anche le nostre idee, sentimenti, sogni e aspirazioni. Il disegno, la pittura, la scultura e le
altre manifestazioni artistiche sono forme importanti ed efficaci di comunicazione, senza di esse i popoli si sentono
asfissiati, senza identità, privi di risposta.
I popoli sono costituiti da individui e
l’arte in quanto testimonianza persona-
Grotte di Lascaux diventate parte dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1979
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l’espressione artistica poteva essere
una strada per capire il mondo interiore
della psiche umana. In seguito Jung ha
elaborato la concezione di un inconscio
collettivo, con simboli e archetipi universali che si trasmettono di generazione in
generazione attraverso l’arte e la mitologia. Egli aveva capito che le arti costituiscono delle vie di accesso ai sentimenti e alla comprensione di sé.
La parola greca therapéia significa
tra le altre cose “prestare attenzione”,
un’accezione che sottolinea il senso
profondo dell’arteterapia. La primogenitura dell’uso dell’arte come modalità terapeutica, negli anni ’40, è attribuita a
Margaret Naumburg. Ella scrive: “il processo dell’arte terapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più
profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”.
Scuola primaria
Gli antichi egizi dipingevano sui sarcofagi disegni simbolici a protezione
delle mummie. In molte società africane
si attribuiva alle maschere il potere di
evocare antenati, proteggersi da spiriti
del male o assumere identità di animali
e spiriti potenti. I navajo, per esempio,
combinano canto, danza e pittura sulla
sabbia, usando figure specifiche per
curare particolari malattie. La credenza
dell’umanità nel potere magico dell’arte
di produrre cambiamenti e trasformare
persone e circostanze può essere una
ragione per cui da sempre essa è considerata uno strumento terapeutico.
Agli inizi del XX secolo la psichiatria
ha iniziato ad interessarsi ai legami tra
immagini visive, emozioni e inconscio.
Freud, ascoltando i suoi pazienti che dichiaravano di aver saputo disegnare i
loro sogni, mentre non riuscivano a descriverli a parole, comprese che
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Disegni sulla sabbia dei Navajo
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“Art therapy is for all kids, not only for troubled children”.
Scuola primaria
(l’arte terapia è per tutti i bambini, non solo per quelli con problemi) Faige Kobre
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L’arte terapia indubbiamente fa bene
a tutti. Sono gli adulti che forse se ne dimenticano. Per arte terapia s’intende
un’attivazione di risorse che tutti abbiamo, la capacità di elaborare il proprio
vissuto e di trasmetterlo creativamente
agli altri. È un processo educativo, laddove educare sta per “educere”, portare fuori: far emergere la consapevolezza
e una maggior conoscenza di sé mediante la pratica espressiva, l’osservazione e il confronto.
Gli ambiti d’intervento sono fondamentalmente quello educativo, riabilitativo e terapeutico, anche se i confini fra
loro risultano di frequente indefiniti o sovrapposti. In tal senso questa attività
non si rivolge solo a chi possiede conclamati problemi di natura fisica e/o psichica, ma può rivelarsi un’esperienza
straordinaria perché attiva meccanismi
di apprendimento attraverso la modularità del gioco.
Il lavoro creativo e la possibilità di
canalizzare l’esperienza con il gioco, dà
modo di costruire un ponte reale tra interno ed esterno, tra consapevole ed inconsapevole.
Nell’anno scolastico 2012-13 è stato
proposto un progetto di arte terapia alla
classe terza A, dal titolo “I colori dei
sentimenti” il cui prodotto è stato ottenuto durante un laboratorio emozionale; lavoro inizialmente nato da due strade diverse, e ad un certo punto, gli obiettivi
di due laboratori e quello espressivo e
quello emozionale si sono amalgamati e
sono diventati i punti di forza dell’elaborato che successivamente è stato creato.
Partendo dal presupposto che la
creatività e’ un elemento importante per
l’evoluzione dell’essere umano dovremmo considerare l’educazione espressivo-creativa come un momento di conoscenza e d’esperienza attraverso cui il
bambino può spesso risolvere anche
difficoltà sul piano cognitivo e relazionale. Questo è stato un laboratorio breve
per bambini su base prevalentemente
empirica, ma per questo motivo rappresenta un potenziale spartiacque nella
storia dei laboratori dinamici per bambini. Sarebbe bello poter sognare che dopo questo piccolo “libro” creato sarà
possibile pubblicarne altri. Anche se
questo sogno non si avvererà è un’enorme conquista il fatto che alunni così piccoli siano riusciti a portare coerenza e rigore in un laboratorio espressivo di arteterapia. E’ importante sottolineare come
il lavoro con i bambini e il lavoro con altri possano, se combinati, accrescere il
benessere del bambino.
Prima di cominciare il laboratorio/
gioco è stato importante esplicitare
chiaramente i criteri, le piccole regole
importanti e significative per lavorare ottimizzando al meglio i pochi incontri e il
tempo.
•
•
•
•
•
COLLABORAZIONE
PENSIERO CREATIVO / IMMAGINAZIONE
OSSERVAZIONE
CAPACITA’ DI PROBLEM SOLVING
TEMPO PREVISTO
Questi incontri divertenti, liberi e strutturati hanno portato al raggiungimento di
obiettivi come:
1. Osservazione / Deduzione
2. Autoconsapevolezza
3. Comprendere le caratteristiche
4. Consapevolezza espressiva
5. Comunicazione non verbale
6. Ascolto
7. Automonitoraggio /Autocontrollo
La cosa più bella è stata vedere
i protagonisti sperimentarsi e...
INDOVINATE COME!!!
Ottenere un riscontro dagli altri faceva capire se stavano riuscendo a ragIl Massimo 1/2014
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giungere o meno un obiettivo o se erano
“sulla strada giusta”, invece altre volte
affidandosi ai propri sensi, a tutti i sensi,
riuscivano ad automonitorarsi.
Ecco che l’inizio di un lavoro nato da
una SAGOMA si è concluso con l’elabora-
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zione di questa sagoma che mostra caratteristiche principali e relazioni.
Ecco infatti le nostre sagome …
Prof.ssa Antonella Armeni
Maestra Giuseppina Passalacqua
IV A Un’esperienza
di paura
PAURA E DOLORE
Un giorno ero al mare, al Circeo dove vado io e stavo giocando ad acchiapparella con i miei amici Michele e
Lucrezia. Stavo scappando quando ho
visto Michele dietro di me e Lucrezia davanti a me, dato che acchiappava proprio lei sono tornata indietro dove era
Michele. Purtroppo girando ho messo
male un piede e sono caduto su un ginocchio sbucciandomelo. Avevo una ferita grande quanto il ginocchio!
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QUESTO SONO IO!
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All’epoca avevo cinque anni e devo
confessare che avevo più paura che dolore.
Sono corso da papà piangendo e
gliel’ ho fatto vedere con una paura gigantesca.
Pensavo che fosse qualcosa di molto
grave e sinceramente lo era anche tanto.
Ci ho messo più di due mesi a guarire e non ho potuto fare il bagno per tanto tempo, pure perché in seguito ricadevo spesso sullo stesso ginocchio.
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La carne mangiava le persone, il fuoco si beveva, mentre l'acqua bruciava
ecc. Poi, però la neve si stufo' e decise di
far ritornare tutto alla normalità. Ma doveva aspettare ancora qualche ora, allora la
neve non sapendo cosa fare e non volendo aspettare decise di avvicinarsi al sole
e sciogliersi, visto che nessuno dei due
mondi era divertente come aveva immaginato. Fu così che la neve si sciolse e ritorno' al suo posto, nel suo mondo.
Lorenzo Spinosa IV A
Edoardo Puoti IV A
Scuola primaria
LA NEVE
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Un giorno la neve stufa di essere calpestata dalla gente decise di ribellarsi e
penso' di invertire le cose: lei sarebbe
stata in piedi a calpestare le persone
che ,invece, sarebbero state al suo posto a terra. Lei sarebbe andata a sciare
e a fare snowboard, tutto questo con gli
umani sotto gli sci.
Per un giorno intero il mondo andò
all'incontrario.
Che cosa è per me il Natale
come l’ho festeggiato IV C
Il Natale dovrebbe essere una festa
per riunire le famiglie portando allegria,
felicità, gioia in ogni cuore. Soprattutto dovrebbe aiutare le persone povere a non
essere più sole e aiutare i sofferenti che
non hanno cure. Però, mentre il Natale
rappresenta la nascita, il perdono, l’amore
tra le persone, è diventata per molti soltanto una festa fatta di giochi, di regali, di
riposo. Io ho trascorso i giorni di Natale a
Napoli, con i miei nonni tutti insieme. Infatti tutti insieme abbiamo mangiato a casa di nonna Angelina che ha cucinato delle buonissime pietanze natalizie.
È stato bello stare con tutti,però abbiamo anche pregato per i poveri. Dopo
cena siamo andati da una zia a giocare
a tombola. Anch’io ho fatto il tabellone e
quando ho chiamato i numeri nonno
Raffaele ha vinto quasi tutti i soldi, mentre gli altri brontolavano. Il mio Natale ha
riunito davvero tutta la famiglia e tutti
siamo stati felici.Se fossi Babbo Natale
regalerei una vita sana ai bisognosi e a
noi, che a volte siamo cattivi, il carbone
di zucchero...quello, che si mangia però!
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Il computer IV B
Il computer è un oggetto ormai di
uso comune in tutte la case e in quasi
tutte le scuole. Noi ragazzi lo amiamo e
con esso siamo cresciuti, voglio dire
che la nostra generazione è una generazione “tecnologica”.
Come potremmo vivere senza computer? Con esso risolviamo quasi ogni
genere di dubbio e curiosità che abbiamo. Con il computer riusciamo a svolgere ogni tipo di ricerca per la scuola,
utilizzando vari motori di ricerca, tipo
Google. Possiamo scaricare molte foto
e creare un archivio di fotografie. Io, ad
esempio, ho quello delle vacanze.
Non da ultimo direi che il computer è
utilissimo nel tempo libero, perché con
esso possiamo giocare ad una infinità di
giochi, scaricati da internet o letti dai dischetti che possiamo inserirci. Però se il
computer viene utilizzato per molto tempo il cervello incomincia a funzionare
male; si può diventare dei super aggressivi, si può andare incontro ad attacchi epilettici, si possono avere forti
mal di testa e, ancora, la vista può peggiorare. Il computer, usato eccessivamente, può anche isolarci dal resto del
mondo per farci vivere quasi una vita
virtuale.
Se poi giochiamo per ore e ore con i
giochi violenti, possiamo finire nel credere di essere in un videogioco e perdere così la nostra realtà. E’ successo a
molti ragazzi e in alcune trasmissioni televisive si parla di questo.
In conclusione per me il computer è
una macchina fantastica che però bisogna usare bene, ossia non usarla troppo, altrimenti può farci del male.
Marco Zuzolo
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Per noi ragazzi il computer è importante perché ci serve per imparare cose
nuove, per usare i programmi e anche
per giocare.
Però se il computer viene usato troppo, ti “intrappola” la mente cioè ti fa perdere la capacità di ragionare perché ti
distoglie dal mondo reale.
Inoltre so che si diventa dipendenti a
furia di stare davanti al computer poiché,
più tempo si passa davanti allo schermo
a giocare con i videogiochi e a “chattare”,
e più tempo ci si vorrebbe passare anziché giocare all’aria all’aperta, fare attività
fisica e comunicare con le persone dal vivo.
Nonostante questi possibili problemi,
il computer serve a lavorare, comunicare e ricercare. Per questo è uno strumento utilissimo.
Ciò a cui bisogna fare attenzione è il
tempo che ci si passa davanti.
Io so usare alcuni programmi del
computer, faccio tante ricerche su vari
argomenti e , qualche volta, gioco anche. Però non lo uso troppo per non correre rischi.
Se qualche volta non me ne accorgo, ci pensano i miei genitori a dirmi che
è ora di spegnerlo.
Luca Minelli
Il computer é uno strumento molto
utile, quasi indispensabile ai giorni d’
oggi. Infatti può essere usato in vari modi: gli adulti ormai qualsiasi lavoro facciano devono usarlo, che sia mandare
mail, consultare programmi che riguardano l’ attività per cui lavorano, cercare
indirizzi o parole che non conoscono e
così via.
Scuola primaria
Il computer é un oggetto molto utile per noi ragazzi, ma se usato in modo improprio,
può avere anche degli svantaggi. Parla dell’utilità di questo nuovo strumento e dei
danni che secondo te può provocare un uso eccessivo.
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Per i bambini é un mondo nuovo in
cui sperimentiamo la tecnologia. Quando inviamo i nostri compiti alla maestra,
lo usiamo per scrivere, proprio come un
foglio di quaderno, oppure lo usiamo
per fare le ricerche, proprio come una
enciclopedia, oppure lo usiamo per cercare delle parole che non conosciamo,
proprio come un vocabolario.
A scuola stiamo imparando a usare
bene la tastiera, ricopiamo testi e li
stampiamo.
Il computer ci dà la possibilità di avere subito le risposte alle nostre domande.
Attenzione....... Se usato in maniera
scorretta, é molto pericoloso! Troppe
ore davanti allo schermo danneggiano
la vista!
Quando si “ naviga”, mia madre mi
controlla sempre perché non vuole che
lo usi da sola, mi dice che ci sono programmi che non posso guardare, proprio come in televisione. Infatti c’ é gente cattiva e incosciente che lo usa per
scopi malvagi. Queste persone attirano
i bambini con dei messaggi, proprio come se li adescassero per strada, fingendosi amici.
Mia cugina usa facebook: un programma dove parla, scrive, gioca con le
sue amiche. Lei anche se ha quattordici
anni, é sempre controllata da mia zia.
Il computer quindi va usato con attenzione e cautela qualsiasi età si abbia, proprio come quando ci capita di
girare in città da soli.
Aurora Alfonsi
II computer, può essere molto utile se
utilizzato correttamente, senza esagerare. Per esempio, può essere utile per le
ricerche, per ricavare informazioni in
maniera rapida e completa, per rimanere in contatto con amici anche lontani.
Ma se usato solo per i video giochi, può
danneggiare il nostro modo di essere.
Gli adolescenti, che usano il computer sempre, perdono il bambino unico e
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speciale che è in loro. I bambini invece,
se stanno troppo tempo al computer,
perdono la loro fantasia e la voglia di
giocare. Passare tante ore al computer,
con gli amici o su internet, fa perdere il
contatto con i familiari. Questo non è affatto bello, perché loro ci vogliono bene,
anche più di quello che immaginiamo.
Non avremo i nostri genitori per sempre,
quindi dobbiamo cercare di stare con
loro il più possibile.
E’ molto importante trascorrere il
tempo con gli amici a giocare e a chiacchierare, vedendo le loro facce e le loro
espressioni.
L’uso del computer però, può offrire
dei vantaggi. Come già detto, è possibile fare ricerche approfondite in poco
tempo, avere raccolte tutte le foto e inviare e-mail. Grazie al computer, anche
la ricerca scientifica, ha fatto passi da
gigante, permettendo la scoperta di cure per gravi malattie.
Io direi che il computer è un oggetto
prezioso: “maneggiare però con cautela”.
Sofia Corridi
Il computer è un oggetto tecnologico
inventato un po’ di anni fa che viene utilizzato dalle persone per varie cose. È
sicuramente utile e veloce per scrivere,
per inviare i testi, per ricerche su autori
o per recuperare delle immagini di
stampe fatte da pittori…
Quando lo utilizziamo, non dobbiamo restarci troppo tempo, perché può
farci male agli occhi e alla testa. Molti
dicono che se lo usiamo per parecchio
tempo, utilizziamo poco l’intelligenza
che Dio ci ha donato!!!
Questo oggetto che sembra essere
diventato necessario per la vita dell’uomo, ci permette di comunicare con gli
altri parenti, amici, di prenotare viaggi,
di sentire la musica e di fare acquisti.
Anche a noi, a scuola, siamo fortunati, perché abbiamo una lavagna elettronica, cioè una lavagna su cui si scriIl Massimo 1/2014
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ve tramite una tastiera oppure tramite
una penna particolare e la maestra ci fa
osservare e sentire canzoni o film. Ormai l’uso dei computer viene insegnato
anche a scuola e noi lo facciamo nella
lingua inglese studiando i Sumeri, le forme…
Questo oggetto è davvero molto utile
per le persone che lavorano, ed è perciò presente in quasi tutte le case. Bisogna però capire che deve essere usato
con intelligenza e con moderazione, soprattutto da parte dei bambini!!!!!
Raffaele Postoncini
Oggi giorno, il computer è diventato
uno degli oggetti più usati nella vita
quotidiana dell’uomo. Infatti chi di noi
non possiede in casa un computer, un
iphone, un tablet, una consolle ? Noi ci
serviamo dell’informatica per qualunque
necessità, che sia di svago, attraverso
vari giochi o social network, di studio ad
esempio per le ricerche o per approfondire argomenti e per necessità lavorative. Anche nella mia casa ci sono un
computer e un tablet. Io mi diletto ad
usare il computer anche se per il momento lo uso per necessità scolastiche:
stampare delle foto da internet, copiare
e inviare testi su word oppure per avere
più notizie sull’argomento da ricercare.
Il computer si può usare a qualsiasi età
e ognuno ne fa l’uso che più ritiene utile
a se stesso. Può essere di compagnia
per le persone che vivono lontani dai
propri cari, come per esempio gli anziani, possono giocare a carte online oppure “chattare” con nipoti o amici che
abitano in altri luoghi…… Perciò possiamo dire che questo oggetto è una vera
e propria rivoluzione tecnologica che facilita la vita dell’uomo in tutti i campi.
Purtroppo, come spesso succede, ogni
vantaggio può nascondere uno svantaggio. Infatti si è dimostrato che stare
troppo ore di fronte al computer può
provocare danni: rovina la vista e causa
malattie gravi, quali la dipendenza da
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giochi online. Riguardo questa notizia,
mi viene in mente del caso di un bambino che giocando per ore allo stesso gioco si è immedesimato nel personaggio
principale di questo e, credendo di volare, si è buttato giù dal balcone. Ci sono persone che usano il computer non
per le necessità elencate finora, ma per
scopi malefici, cioè adescando foto di
bambini o bambine, chiedendo riscatti
di soldi o peggio prendendo in ostaggio
alcuni, per poi rivenderli o sfruttandoli
nel mondo del lavoro. Infine possiamo
dire che il computer, cioè la tecnologia,
ci facilita la vita, ma se usato in modo
improprio o losco diventa controproducente e soprattutto ce la può peggiorare.
Nicolò Tomei
Io adoro il computer: sicuramente è
stata un’invenzione rivoluzionaria per la
vita di tutti gli uomini e i suoi vantaggi
sono sotto gli occhi di tutti.
Per prima cosa penso a quanto il
computer abbia ridotto la distanza fisica
tra le persone. Infatti tramite la posta
elettronica possiamo comunicare con
amici e parenti che vivono dall’altra parte del mondo, o anche vicino a noi, ma
che non riusciamo a vedere spesso.
Tramite l’e- mail ci possiamo anche inviare foto o documenti in tempo reale
con un enorme risparmio di tempo e di
fatica.
Inoltre, grazie a internet possiamo
essere informati su tutto senza muoverci da casa: possiamo fare delle ricerche
su qualunque argomento, cercare il significato delle parole che non conosciamo, vedere immagini di oggetti che non
sappiamo raffigurare, informarci su cosa fanno al cinema o al teatro, controllare orari o percorsi, comprare biglietti aerei, organizzare viaggi.
Internet è utilissimo anche per vedere i film e sentire la musica. Qualsiasi video o qualsiasi canzone ti va di vedere
o sentire è a tua disposizione. Io e mam-
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ma, per esempio, usiamo spessissimo
YouTube per ascoltare la musica che ci
piace.
Per le cose pratiche Internet è imbattibile, però non può sostituire le esperienze che si possono fare di persona,
come vedere un amico, parlare a quattr’occhi, ridere, abbracciarsi, o come
vedere una mostra o un panorama dal
vivo, andare a un concerto, fare un viaggio. Il computer non è tridimensionale!
Se noi vivessimo a contatto esclusivamente del computer, diventeremmo
delle persone isolate, che non sanno
più rapportarsi con i propri simili; forse
non riusciremmo neanche più a provare
delle emozioni vere, a vergognarci, ad
arrossire, o a dimostrare il nostro affetto.
Diventeremmo freddi come macchine.
Possiamo trarre benefici dall’uso del
computer, ma questo non deve diventare una dipendenza e non dobbiamo mai
dimenticare che la vita vera è fuori dallo
schermo.
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Sara Silvestri
Per me il computer serve a poco.
Cancella il piacere di scrivere a mano e
di comunicare di persona.
Alcune volte, però, il computer si può
dimostrare indispensabile: quando si è
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lontani da una persona importante e le
si vuol far vedere qualcosa di scritto, esso si può usare.
Oppure, un altro modo per sfruttare
il computer a nostro vantaggio è fare le
ricerche: esse ci arricchiscono e ci fanno conoscere posti nuovi del mondo.
Il computer non bisogna usarlo come svago: chi si costruisce il suo mondo o la sua “casa” nei videogiochi perde la capacità di ragionare.
Il computer può essere utilizzato per
scrivere un testo con scrittura specifica,
diversa dalla propria.
Può anche essere utilizzato per studiare e leggere.
Questi sono gli usi principali, il resto
serve a poco, serve ad annebbiare le
nostre idee!
Un uso eccessivo di questo apparecchio può portare all’isolamento, all’allontanamento dai contatti umani. Secondo me, più di un certo numero di
tempo, gli apparecchi elettronici non bisognerebbe usarli.
Io mi limito spesso ad usare per troppo tempo questi apparecchi, ma a volte
supero i limiti.
Per me è importante fare una vita
lontana dai mezzi elettronici e divertirsi
in modo naturale!
Matteo Guiducci
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Laboratorio di arte della scrittura con
la scrittrice Alessandra Verducci
Nella prima parte dell’anno scolastico i
bambini delle terze, quarte e quinte
hanno cominciato a “cimentarsi” in un
laboratorio di arte della scrittura, aiutati
dai maestri e dalla scrittrice Alessandra
Verducci. Un’esperienza, per ora, bellissima e interessante ….. vedremo in seguito!
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Gli alunni delle V A e B
al teatro Sistina per lo
spettacolo Canto di Natale
di C. Dickens
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Secondaria I grado
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Concerto di Natale
25 Ottobre 2013 – Concerto solidale
Secondaria I grado
“L’800 europeo pre-tardo romantico:
musica strumentale, vocale ed omaggio
a Verdi e Wagner nel bicentenario della
nascita”
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Un Concerto solidale a favore delle
opere missionarie della CVX e della
LMS (Comunità di Vita Cristiana-Lega
Missionaria Studenti).
Il tema conduttore della serata è un
appassionante viaggio nella musica del
secolo XIX.
Saranno eseguiti con arpa, clarinetto, flauto, oboe, pianoforte, violino, violoncello brani di Beethoven, Chopin,
Liszt, Brahms, Donizetti, Poenitz, Schumann, Fauré, Ravel. Voci di mezzo soprano e soprano canteranno Arie di
Saint Saens, Offenbach, Delibes e del
“primo” Puccini.
Il momento dedicato a a G.Verdi e R.
Wagner sarà ad opera del quintetto di
ottoni Quintessenza Brass che eseguirà
un medley da opere verdiane e wagneriane.
La voce soprano chiuderà l’evento
con un‘ aria verdiana a dedica della Vergine Maria, protettrice dell’Istituto Massimo, accompagnata da un coro polifonico.
Risonanze Concerto 25 ottobre
Mi è piaciuto molto lo spettacolo e in
particolare l’oboe e il violoncello.
Grazie di aver organizzato questo concerto e spero ne facciate presto altri!
Gabriele Maria Visentin (7 anni)
Venerdì 25 ottobre al concerto dedicato
a Giuseppe Verdi e Richard Wagner ho
ascoltato per la prima volta gli strumenti detti ottoni il cui suono mi ha molto colpito: forte e solenne.
Nella chiesa riecheggiava la musica
delle trombe e dei tromboni e tutto sembrava prendere vita e in un certo senso
inchinarsi a quella sinfonia.
Assistere al concerto è stata un’esperienza che non dimenticherò facilmente
perché mi ha fatto capire che la musica
classica può essere piacevole ed ispirativa come quella moderna.
Marco Padovano I B
Lo scorso venerdì ho assistito al concerto nella chiesa della nostra scuola.
Era la prima volta in cui ho avuto
l’occasione di ascoltare della musica
classica dal vivo: ho provato un’emozio-
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ne molto forte che mi ha riempito di
gioia il cuore. Non pensavo che questa
serata mi avrebbe coinvolto così tanto.
Il suono era a momenti dolce e in altri
potente. Tra gli strumenti, quelli che ho
preferito sono stati l’arpa, che è imponente ma allo stesso tempo emette un
suono incredibilmente tranquillizzante,
e il quintetto di ottoni, che sono potenti
e mi hanno dato un senso di allegria e di
divertimento.
Davvero brave sono state le cantanti
liriche, la cui voce incredibile mi ha molto emozionato.
Sono contentissimo per Padre Nevola e per i bambini delle sue case famiglia in Romania e spero che con le offerte di tutti possano avere un po’ più di
felicità.
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Venerdì 25 ottobre sera sono andato
al concerto dell’Istituto Massimo.
Era la prima volta che vedevo degli
strumenti suonare dal vivo, così grandi
e rumorosi, è stato un concerto magnifico.
Gli strumenti che sono stati suonati
erano: il pianoforte, il violino, l’oboe, il
clarinetto, l’arpa, le trombe, il trombone,
il corno, il basso tuba ed altri che mi
sfuggono.
Il concerto mi ha interessato e piaciuto moltissimo spero che si possa ripetere affinché tanti miei compagni possano partecipare.
Sarò il primo a consigliare la partecipazione.
Leonardo Mazzocchio 1B
Secondaria I grado
Tommaso di Santo 1 B
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Secondaria I grado
Visita studi SKY
3, 2, 1... in onda!
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Prova 1, prova 2.. siamo in onda? Ok, si
parte! Benvenuti a Giornalino “La Pulce”! Siamo in diretta dall’Istituto Massimo; sono le 14:00 in punto e il pullman
sta partendo, direzione studi Sky. Tutti
gli studenti sono emozionati e impazienti, anche perché la precedente esperienza della conferenza con la giornalista Olivia Tassara ha coinvolto tutti. Ora
che abbiamo capito come funziona la
diretta, siamo tutti impazienti di vedere
con i nostri occhi cosa succede negli
studi televisivi. Ancora pochi minuti e
saremo lì. L’impazienza cresce assieme
all’emozione. Ci siamo quasi… ancora
pochi istanti… eccoci! Finalmente vediamo la meta tanto ambita. È proprio
come ce la immaginavamo, grande, luminosa e con la scritta davanti: SKY.
Siamo appena scesi dal pullman e ci
stanno dando i badge per riconoscerci:
guai a perderli! Sono arrivati alcuni
gentilissimi accompagnatori per guidarci attraverso i super-studi. Ci dicono che
ci sono tre differenti edifici. Ora entriamo nel primo: l’ingresso è pieno di foto
dei giornalisti, ma non riusciamo a trovare un secchio per buttare le bottigliette… sob! Ah! Ecco il tanto sospirato
secchio… adesso sì che siamo pronti
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per immergerci nella diretta Sky. Stiamo
attraversando vari corridoi da cui intravediamo l’interno di molti uffici e, finalmente, ci fermiamo di fronte alla sala
audio. È incredibile come dietro la diretta ci sia così tanto lavoro, e questa è solo una parte di ciò che comporta. Proseguiamo: ci stanno conducendo verso
la sala video dove ora ci dividono in
gruppi di otto persone. Finalmente si
apre la porta, esce il primo gruppo ed
entriamo: dentro è come vivere in un altro mondo, pieno di schermi e di tasti,
che il bambino che è in noi non vedrebbe l’ora di spingere. Prima di uscire ci
hanno spiegato il ruolo di ogni operatore e, mentre nessuno guarda, io spingo
un pulsante! Che soddisfazione! Esco
facendo finta di niente. Ora cambiamo
edificio e arriviamo al terzo. Dentro c’è
la nostra meta finale, lo studio! Anche
qui ci dividiamo in gruppi. Come sempre io e la mia “troupe” siamo gli ultimi
ad entrare: mentre gli altri stanno lì dentro sentiamo crescere l’emozione e
l’impazienza. Escono! Ci facciamo largo
ed entriamo. Sssh! È in corso una tra-
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smissione in diretta, e non dobbiamo fare rumore! È arrivata la pausa pubblicitaria, e la conduttrice viene a salutarci;
ci sta dando delle informazioni su come
funziona lo studio. La diretta ricomincia
e noi ce ne andiamo. Ora entriamo in
un’altra sala video vuota. Ci danno altre
spiegazioni e io spingo altri pulsanti.
Ehi, aspetta, ma chi è quel tizio seduto
nello studio 2? Oh mamma, stanno inquadrando il preside! Corriamo a raggiungerlo e sorridiamo ai nostri fans
sparsi per il mondo, salutando anche i
gentilissimi operatori che ci hanno permesso di entrare (ovviamente anche loro sono nostri fan). Purtroppo è ora di
andare, la nostra visita è terminata. Dopo qualche gior… ehm minuto di pullman, eccoci di nuovo a scuola. Il nostro
servizio si chiude qui… A presto e alla
prossima diretta! Grazie di aver seguito
Giornalino “La Pulce”!
Annalinda Giudiceandrea (3A), Lavinia
Stendardo d’Astuto (3B), Victoria Stendardo d’Astuto (3C)
Cos’è l’informazione?
E cosa ne pensano oggi i giovani?
INCONTRO DI GIORNALINO “LA PULCE” CON FABRIZIO CONTI
E FRANCESCO LENER
Saranno Fabrizio Conti, giornalista, e
Francesco Lener, nella scienza della comunicazione, a spiegarci ciò che significa l’informazione oggi.
Dovete sapere che il comunicato
stampa è un fatto raccontato da alcuni
giornalisti, a cui vengono assegnati determinati articoli da editori di giornali in
testate multimediali.
Solitamente si scrive per far leggere
ad un pubblico che deve essere attirato
con notizie curiose e affascinanti, per
essere ricordate e lette.
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Questa meravigliosa professione
consiste nel sintetizzare i temi ed avere
capacità di riconoscere le notizie interessanti, nella capacità di scrivere e di
farsi riconoscere.
Il ruolo dei giornalisti è proprio quello di raccontare con il loro mestiere ciò
che avviene nel mondo.
“Il medium è il messaggio” disse
Marshall Mc Luhan; riflettiamoci un attimo: gli strumenti della comunicazione
possono diventare messaggi?
La risposta da un punto di vista è no.
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Le applicazioni del Web 2.0 e la diffusione del mobile, consentono maggiore
sovrapponibilità tra i media ed i contenuti. Forse si avvererà la versione di Mc
Luhan; ma in un futuro lontano.
Ogni mese ci sono centinaia di milioni di visitatori in tutto il Web; circa 31 miliardi di ricerche fatte su internet! Insomma, una vera e propria rivoluzione.
Pensate che nel 1992 si inviò il primo
messaggio, che si è evoluto sempre di
più, fino ad arrivare al mondo di oggi.
La tecnologia può condensare milioni di imposizioni, e si pensa che nei
prossimi anni ci evolveremo sempre di
più sotto questo punto di vista. Un
esempio è Wikipidia, un insieme di informazioni raggruppate. Sapete come
nasce internet?
È una rete di computer mondiale ad
accesso pubblico, attualmente rappresentato come mezzo di comunicazione
di massa.
Internet è un progetto Arpanet, e nel
1976 la regina d’Inghilterra, lo utilizzò
per mandare la prima e-mail.
Il Web 2.0 è un’evoluzione di un insieme di applicazioni.
Un esempio di giornale sul web contenente soltanto video di ciò che si vuole per persone non laureate nel campo
giornalistico, è Youreporter.
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Ad i giovani interessano di più i video
perché sono espliciti e divertenti, mentre ad alcuni non piace leggere lunghe
schermate di parole e parole scritte perché si fa più fatica.
Perciò possiamo dire che il miglior
mezzo di comunicazione è il social network come Youtube, Facebook e Twitter.
Nel 1973 Pasolini osservò come “Il tramonto del dialetto equivalesse all’abbandono dell’età dell’innocenza”. Solamente il 20% possiede la competenza
di risolvere e spiegare la lingua italiana,
questo è ciò che voleva far intendere
Pasolini. In una citazione di Umberto
Eco, egli spiega l’evoluzione degli strumenti per la scrittura confermando
che”Se scrivi con la penna d’oca devi
intingerla ogni istante nel calamaio,perciò i pensieri si sovrappongono
e il polso non riesce a stargli dietro, se
batti a macchina si accavallano le lettere, mentre con i ritmi della meccanica riesci semplicemente a fantasticare su
ciò che si scrive, ed i pensieri sfiorano la
tastiera…”
Con queste bellissime parole vi lascio, e spero che questo articolo abbia
soddisfatto la vostra voglia di sapere.
Eleonora Graziani 3B
“La Pulce”:
un pomeriggio al settimo “Cielo”
Alle 13.45 del 5 dicembre, noi - redattori del giornalino “La Pulce” - eravamo usciti da scuola pronti a volare sul
pullman, presi dalla voglia di visitare gli
studi Sky al più presto possibile!
Purtroppo all’interno non si potevano
fare foto, ma in compenso ci hanno dato i cartellini da visitatore da indossare,
proprio come i veri giornalisti.
Un intero pomeriggio presso Sky
Tg24, un’opportunità magnifica: abbiamo
visitato gli studi, abbiamo visto Paola Saluzzi in diretta e, nello studio B, ci hanno
ripresi e fotografati, mettendo anche i sottotitoli sotto l’immagine del Preside...
Ci siamo divertiti molto, anche perché, grazie al nostro accompagnatore
Gabriele Filippini, abbiamo visto il funzionamento delle regie audio e video;
alla fine abbiamo fatto una memorabile
foto di gruppo sotto l’insegna Sky e siamo tornati a scuola.
Speriamo di avere l’occasione di fare nuovamente una gita del genere.
Elisa Sergio e Maria Grazia Quarta (2A)
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Gli alunni della Redazione “La Pulce”, giovedì 28 Novembre, hanno avuto
l’occasione di avere in visita la giornalista di Sky Olivia Tassara, che ha spiegato l’organizzazione di una diretta in
modo eccellente.
La giornalista, davvero bella e simpatica, ha varcato la soglia dell’aula mostrando una certa emozione: era evidentemente timorosa...ma questo è un
effetto che noi studenti facciamo spesso!
Iniziata la conferenza, però, ha dimostrato subito una grande capacità di comunicare e una voglia impressionante
di stare con i ragazzi.
Ha illustrato il programma giornaliero
di un giornalista SKY, con i vari confronti tra esperti e le riunioni con i capi che
approvano o scartano il lavoro eseguito.
Dopo una spiegazione più che completa, la giornalista ha coinvolto direttamente i vari alunni, rendendoli molto
partecipi; gli studenti si sono subito incuriositi e le hanno fatto numerose domande sul suo meraviglioso lavoro.
Successivamente, la giornalista ha proposto un gioco. I piccoli redattori sono
stati suddivisi in vari gruppi ed è stato
assegnato loro un articolo su cui lavorare: alla fine è stata creata una “finta” diretta molto divertente.
L’incontro ci ha regalato un’esperienza veramente speciale e tutta la Redazione si augura che Olivia torni presto!
Rose Marie Scappin (3B)
e Camilla de Meis (3C)
Più libri più liberi!
Tutto è partito dalla fantastica idea
della prof.ssa Todini di far partecipare
una classe del nostro Istituto alla “Fiera
della piccola e media editoria” presso il
Palazzo dei Congressi, e la scelta è caduta sulla nostra, la 2^ media A!
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Questa iniziativa è stata subito accolta dal prof. De Angelis, che ha esteso l’invito anche alla 3^ media B.
Dopo una bella passeggiata, direttamente da scuola siamo arrivati alle porte della mostra, dove, in attesa che la
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Giornalismo: Olivia Tassara spiega le
meraviglie della diretta TV
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prof.ssa Todini prendesse i biglietti, abbiamo fatto merenda. Una volta entrati,
ci siamo divisi in quattro gruppi, in modo da avere sempre un professore di riferimento.
All’interno il palazzo era suddiviso in
padiglioni, ciascuno dei quali ospitava e
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illustrava libri di diverse case editrici e
appartenenti a vari generi letterari. Durante la mostra, non sono mancati gli
acquisti per qualche pensiero di Natale
e, soprattutto, per le nostre letture.
Questa esperienza è stata particolarmente interessante: a differenza delle
altre visite guidate o spiegate, infatti, ha
lasciato ad ognuno la possibilità di seguire, all’interno dei diversi percorsi di
lettura, quello che più si addiceva al
proprio piacere ed interesse.
Alla fine tutti siamo usciti affascinati
dal mondo dei libri, consapevoli dell’importanza della lettura e del fatto che essa può essere anche piacevole e divertente.
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Federico Civita II A
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Un’amante di nome “Arte”
«Ho imprigionato nel disegno l’idea
grafica…», con queste parole ci ha accolto l’artista Alessandro Romano, al secolo Alessandro Picca, nel suo ateliermuseo visitato il 19 novembre scorso
con la classe terza C e la professoressa
Cristina Bortolato. L’artista ci ha trasportati nel suo magico mondo creativo
spiegandoci l’iter con cui realizza le sue
opere. A dimostrazione di ciò ha realizzato al momento una piccola scultura in
argilla rappresentante un leone.
Il maestro è stato definito dallo storico Claudio Strinati, l’artista che ha saputo riscattare la scultura del secondo
Novecento da un periodo di depressione nel quale era caduta.
Pensando alle parole pronunciate da
Romano e a ciò che ha scritto Strinati,
quasi viene spontaneo fare un collegamento tra l’artista contemporaneo e i
grandi maestri del Rinascimento. Per
Leonardo, il disegno è il mezzo con cui
conoscere e indagare su ogni cosa, non
a caso ci ha lasciato pagine e pagine di
schizzi di studio nei famosi codici. Il disegno, nel Rinascimento, è considerato
l’arte massima, perché permette di tradurre immediatamente su carta l’idea
dell’artista ed è spesso eseguito con
penna, carboni o sanguigna. Il primo
passo che Romano esegue, dopo aver
ascoltato le richieste del committente, è
proprio quello di realizzare il disegno di
studio e nel suo atelier sono raccolti diversi disegni eseguiti con grafite su carta; in essi il segno sembra dar forma alle tensioni emotive e agli impulsi creativi che immediatamente vengono trasmessi a chi li osserva. Come ha detto
lo stesso Romano: «Guardando i disegni, l’osservatore deve immaginare di
entrare nell’opera dell’artista».
Alessandro Romano esordisce nel
mondo dell’arte attraverso una pittura
“modernista” in cui le sue opere sono
caratterizzate da grandi tele intrise di
pennellate celeri e corpose, influenzate
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dalle suggestioni linguistiche delle
avanguardie, ma nelle figure plastiche
emergenti nello spazio spatolato già sono ben visibili i segni della futura vocazione di scultore. Come Michelangelo,
una volta trovata la sua strada espressiva, Romano studia le opere classiche. Il
classico, nel suo significato più profondo di ordine, armonia, equilibrio e perfezione, è categoria perenne dello spirito
e come tale fonte primaria dell’arte. Per
Hegel e Michelangelo, la scultura è
l’arte classica per eccellenza, tanto che
lo scultore fiorentino ne fa la sua massima espressione e dichiara che nel masso di pietra è già insita l’opera e il bravo
scultore è solo colui che riesce a togliere il superfluo.
Romano, come i grandi maestri del
passato, viaggia per il mondo, visita i
santuari dell’arte dell’Ellade antica e
della Magna Grecia e trattiene nel suo
taccuino, attraverso il disegno, le forme
di quel mondo antico. Ugualmente Michelangelo, da ragazzo, alla corte del
suo amico e mecenate Lorenzo il Magnifico, ha la possibilità di visitare il giardino in cui sono conservati i reperti anti-
chi amati e raccolti da Lorenzo. Il Buonarroti disegna e studia attentamente
quei frammenti classici e cerca di trasportare la bellezza ideale nelle sue
opere giovanili, ma è caricata di un nuovo significato che meglio incarna gli
ideali rinascimentali: la bellezza esteriore è specchio di quella interiore. Osservando la grande statua di Icaro posta
all’ingresso della sala in cui lo scultore
Romano lavora, o le statue dei segni zodiacali ritroviamo la stessa bellezza dei
maestri del passato.
Il committente è anche oggi una figura importante per l’arte; è colui che dà
l’imput iniziale dell’opera e mentre
l’artista ascolta la richiesta del cliente, si
crea nella sua mente un’immagine, cioè
la suggestione derivata da ciò che è comunicato. Come consiglia Romano, ci si
deve porre davanti al committente con
umiltà, si deve esser pronti ad ascoltare
con attenzione e poi si lasciano liberi la
mente e il cuore di vagare tra i ricordi.
Dopo aver impresso con il segno su un
foglio di carta l’idea iniziale, che spesso
prende forma in un luogo di ispirazione
come il giardino della casa dello sculto-
Schizzo di studio eseguito da Romano
Schizzo di studio eseguito da Romano
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re, l’artista studia, si documenta per affinare l’opera e per caricarla di simboli che
dovranno esser facilmente compresi dall’osservatore. Lo stesso Romano ci suggerisce: «Il dono dell’ispirazione va chiesto a Dio e accolto con perseveranza e
umiltà, riconoscendo i propri limiti, cercando l’aiuto di quanti possano accompagnarti nell’intimo dell’opera da realizzare, leggendo e riflettendo fino a che
non si formi in noi la prima traccia, su
questa traccia bisogna buttarsi e scavare, per farla diventare un solco sempre
più profondo che conduca alla definizione dell’opera». Un passo successivo è
quello di catturare l’idea dentro l’argilla,
materiale che il maestro fa arrivare dal
paese di Piero della Francesca: Sansepolcro. Come Canova, anche per Romano il bozzetto è di per sé un’opera d’arte
e con essa si può comunicare immediatamente l’idea e chi è l’artista; cioè attraverso il bozzetto è già catturata, usando
un termine vasariano, la “maniera” dell’autore e cioè il suo stile. Dopo il bozzetto viene realizzata in dimensioni reali
l’opera in bronzo o in marmo. Per quest’ultimo materiale, Romano va di persona alle cave di Carrara e come Michelangelo si sceglie il pezzo e aiuta nell’operazione di distacco. I materiali e gli
strumenti che oggi ha a disposizione un
artista sono più vari di quelli antichi, si
possono usare anche vetroresine o siliconi, ma ciò che muove l’artista è rimasto
uguale nei secoli; per usare le stesse parole di Romano: «L’arte è come un’amante, non se ne può fare a meno». Sicuramente quest’ultimo pensiero sarebbe
stato condiviso dallo stesso Michelangelo che ha dedicato all’arte l’intera esi-
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stenza e forse proprio questo amore incondizionato lo ha isolato, reso depresso
e lo ha condotto ad una morte in solitudine. Per l’artista Romano, a mio avviso,
l’arte ha riservato qualcosa di diverso,
perché nel suo cammino è affiancato da
una famiglia amorevole e molto unita,
inoltre è sempre sostenuto da una donna
che condivide la sua arte ed è spesso la
musa ispiratrice delle sue idee, sua moglie Simonetta. Come lui stesso ha dichiarato, gli è stato dato un dono da Dio
e il suo compito è di far conoscere agli altri ciò che il Padre vuole insegnare. Credo proprio che Michelangelo sarebbe
stato contento di vedere occupate le sue
nicchie in San Pietro con le monumentali
statue di Romano, come la Santa Teresa
Jornet Ibars, perché le opere ben colloquiano tra loro. L’arte di Alessandro è
una specie di “biblia pauperum” dove attraverso l’opera il fruitore viene indottrinato alla conoscenza della Verità, ma anche della storia e della cultura. Un esempio lo abbiamo con Lo scudo di Achille,
opera prima di Romano e una delle mie
preferite infatti, essa è stata definita
“l’enciclopedia del mito”. L’artista ha passato mesi a studiare le traduzioni di Omero (XVIII canto dell’Iliade) a disegnare in
Studio di Romano
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Grecia elementi dell’arte classica e dopo
nove mesi ha realizzato il bozzetto in argilla in dimensioni reali. Oggi l’opera è di
proprietà dello Stato italiano grazie all’ex
presidente Francesco Cossiga.
Questo viaggio unico e indimenticabile, ha confermato la mia idea di artista
universale che può essere maestro per
le nuove generazioni; ciò non solo perché Romano ha capacità espressive
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che ben incarnano le inquietudini della
modernità con un linguaggio classico
mai superato o stereotipato, ma anche
perché con la sua personalità incarna
un esempio di artista “sano” e dal grande carisma, nonché un uomo molto legato alla famiglia e dai grandi principi
morali e spirituali.
Prof.ssa Antonella Armeni
Il ritiro alla Basilica di S. Saba
Il ritiro spirituale della 1°C è stato
svolto il 4/11/13 presso la Basilica di S.
Saba condotto dai Prof. E. Prandi , D.
Ceccarelli e dal “padre” spirituale della
scuola, Padre Cavicchia.
Quando siamo arrivati alla Basilica ci
siamo raccolti in un aula, dove abbiamo
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visto un filmato sull’incontro dei Gesuiti
con Papa Francesco; mentre vedevamo
questo filmato si poteva decidere se
confessarsi o se avere un colloquio spirituale con il sacerdote, ma a metà del
filmato siamo andati a consumare la merenda in un cortile dove abbiamo anche
giocato a calcio.
Tornati in classe abbiamo finito di vedere il video e poi ci siamo recati nella
cappella del MEG, dove abbiamo celebrato la Messa. La “mini” cappella del
MEG nella sua struttura esprimeva un
grande significato: le panche erano disposte lungo i muri e non al centro per
simboleggiare lo spazio vuoto del silenzio e per far capire che era un luogo sacro.
Dopo la Messa siamo andati a man-
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giare nel cortile con il pranzo al sacco ritirato la mattina stessa a scuola, ma il
campo da calcio era occupato e così
dopo mangiato siamo tornati nell’aula,
che ci avevano assegnato, per leggere
un libretto su cui dovevamo rispondere
a delle domande personali (che cos’ è
per te l’ amicizia ? …) e creare una scenetta sulla “classe ideale”. In seguito
siamo tornati al campetto, libero, per
giocare l’ultima oretta. Dopo le 15:30, ci
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siamo rimessi in cammino per andare
alla fermata della metropolitana; arrivati
alla nostra fermata ci siamo poi avviati
alla scuola, ma percorrendo Viale America ci siamo fermati ad un bar, il Blu
Bar, per fare un “break” e infine siamo
tornati a scuola esattamente alle 16:30.
È stata un’esperienza veramente
bella e particolare.
Gianpaolo Pennacchio, 1C
Secondaria I grado
Visita didattica
alle Chiese paleocristiane
Martedì 17 Dicembre 2013 le seconde medie del l’istituto Massimo si sono
avventurate nell’ arte paleocristiana romana, visitando tre chiese di un’antica
epoca, site nel colle del Celio.
L’interesse degli alunni è cominciata
nella chiesa di San Clemente (costruita
nel XI secolo), la quale nel nartece aveva degli affreschi che rappresentano il
trasporto del corpo di un santo e anche
Villa Celimontana
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un affresco col miracolo di San Clemente. La chiesa ha una pianta a sviluppo
longitudinale, con tre navate divise da
colonne ioniche, un bel pavimento cosmatesco, una schola cantorum quasi al
centro della chiesa, il ciborio ed il candelabro risalenti al XII secolo, nel catino
absidale e nel grande arco sopra il ciborio, è posto uno dei più antichi mosaici presenti a Roma. In esso è raffigurato
In alto al centro Gesù maestro col libro
aperto, è il Pantocratore, non più martire sulla croce ma giudice dell’umanità
assiso in gloria. Il tondo nel quale è il
Pantocratore sembra inserirsi nella scritta che avvolge tutta l’abside: Gloria nei
cieli a Dio che siede nel trono e pace in
terra agli uomini di buona volontà. Il Cristo Pantocratore è adorato dai quattro
evangelisti: guardando da destra il bue
(Luca), l’aquila (Giovanni), l’angelo
(Matteo) e il leone (Marco). Nella parte
più bassa del mosaico, dodici agnelli,
che vanno verso l’Agnello di Dio, al centro con l’aureola. Gli agnelli escono da
due città: Betlemme guardando a sinistra e Gerusalemme guardando a destra: la città della nascita e la città della
morte e della risurrezione. Al centro del
catino absidale c’è un grande cespo di
acanto entro il quale il cervo lotta col
serpente malefico e dal quale si diramano i girari che formano un arabesco (albero della vita) che percorre tutto lo
spazio absidale. La croce con Cristo si
innalza sopra il cespo d’acanto e ai piedi sgorgano quattro ruscelli a cui si abbeverano due cervi, simbolo dei quattro
Vangeli che nutrono tutto il creato.
Dopo essere entrati il Prof Prandi, il
Prof Olati e la Professoressa Armeni ci
hanno fatto alzare e ci hanno lasciati liberi di osservare tutta la splendida chiesa.
Nel frattempo avevamo notato che le colonne non erano tutte uguali, infatti la professoressa ci ha spiegato che sono colonne di spoglio, cioè prese dai fori romani. Poi siamo andati vicino alle candele e
abbiamo prima messo l’offerta, poi le abbiamo accese ed infine abbiamo espresso un desiderio. L’altare maggiore della
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basilica è costruito sulla confessio o tomba di martire nella quale si trova un’urna
contenente le presunte reliquie di San
Clemente e di S. Ignazio.
Il secondo luogo visitato è stata la
basilica a pianta centrale di Santo Stefano Rotondo, qui i professori ci hanno
fatto percorrere tutta la chiesa e ci hanno chiesto di esprimere i sentimenti che
stavamo provando. Siamo rimasti colpiti
dai molti affreschi dipinti lungo le pareti
perimetrali, i quali rappresentano scene
di morte, scene di cristiani uccisi con diverse torture come ad esempio: messi
nella gabbia dei leoni, messi in una vasca con acqua bollente, interrati ...
La terza e ultima chiesa paleocristiana è stata la Santa Maria in Domnica,
dove abbiamo camminato per le tre lunghe navate, alla fine di esse c’era un
gran presepe; sulle navate laterali
c’erano degli offertori, essa ha una chiesa a pianta longitudinale.
Alla fine siamo andati a villa Celimontana nella quale c’erano mille pappagalli
di tanti colori i quali volavano in alto, c’era
molto verde e molta natura, dopo un po’
ci siamo avvicinati al professor Coira il
quale ci ha spiegato delle curiosità interessantissime sulle piante.
Abbiamo avuto del tempo per camminare liberi nella villa e noi siamo andati come dei biologi a guardare le
piante.
Questa é stata una gita meravigliosa,
perché ci ha fatto scoprire delle meraviglie sull’arte.
Sara de Feo e Beatrice Verucci, 2B
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Un incontro inaspettato
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Era un assolato weekend. Mi svegliai
presto per la mia passeggiata mattutina.
Girando per le vie di Miami, osservavo le
vetrine dei negozi. All’improvviso la mia
attenzione fu attirata da un insolito movimento in una sudicia e tetra stradina secondaria... Mi voltai appena in tempo per
vedere un’ombra sparire dietro un cassonetto. La seguii, ma lei si mise a correre e
io dietro di lei. Non ero in grado di identificare chi fosse quella cupa figura, ma
aveva un’aria familiare. Arrivammo in un
vicolo cieco; era in trappola! Un raggio
improvviso le illuminò il volto... Ero io!?
In una situazione come questa o hai
una sorella gemella che non hai mai saputo di avere o hai appena incontrato il
tuo sosia.... Bè sono piuttosto sicura di
essere figlia unica, perciò...
Tutt’un tratto scomparve, era buio e
non vedevo niente; per cercarla inciampai, ma non caddi sul marciapiede, bensì ebbi la sensazione di precipitare. Atterrai e svenni. Quando mi risvegliai, ero a
casa e pensai che fosse stato solo un
brutto sogno. Sentii un delicato profumo
di bacon provenire dalla cucina. Io vivevo
da sola, così mi insospettii e andai a vedere; per poco non davo una craniata
contro lo stipite della porta! Lì ai fornelli vi
era la stessa figura che avevo inseguito
per quelle sudicie stradine. Era alta, mora e sembrava avesse una trentina d’anni.
Mi si avvicinò e mi spiegò quel che era
successo e dove mi trovavo.
“Io sono il tuo sosia del futuro e ti ho
portato sul tuo pianeta 20 anni dopo,
per condividere le nostre passioni. Cominciamo con lo skate?”
Ero confusa, ma così emozionata che
non ci feci caso. Andammo in centro in
una grandissima piazza dove giravano
un sacco di ragazzi con pattini e altri
mezzi del genere. Ci buttammo nella mischia. Fu un vero spasso, poiché anda-
vamo d’accordo su tutto. Abbiamo curvato a tutta velocità e le altre persone si
sono fermate a guardarci insieme agli altri ragazzi. Avevamo la piazza tutta per
noi. Non mi sono mai sentita così viva!
Mangiammo insieme e lei mi presentò
agli altri abitanti, che fecero la fila per
pormi domande sul mio mondo come “a
che punto siete arrivati con la storia?”.
Poi, quando arrivò la sera, ci dirigemmo
verso la spiaggia per una passeggiata a
cavallo al tramonto. Era il mio più grande
sogno! Percorremmo il bagnasciuga in
tutta la sua lunghezza e la variopinta luce
del sole si rifletteva negli occhi del mio
purosangue. Avevo paura; paura che
fosse tutto un gioco della mia mente,
paura di svegliarmi da un momento all’altro, ma ciò non accadde. Tornammo
che erano le nove passate e ci dirigemmo verso il cinema insieme al suo ragazzo, Enrico. Era così simpatico... Non vedevo l’ora che arrivasse quel momento! Il
film era molto emozionante ed era una rivoluzione rispetto a quelli che ero abituata a vedere. Prima che potessi tornare
nel mio mondo, mi disse: “so come ti
senti adesso, senti il bisogno di avere accanto qualcuno, al di là della tua famiglia,
di cui ti possa fidare ciecamente; ma segui il mio consiglio: cerca di non crescere troppo in fretta!”
Così ci salutammo e, dopo aver promesso di venirla a trovare spesso, me
ne tornai a casa. Avrei voluto raccontare la mia esperienza, ma a che scopo?
L’avrebbero ritenuta una presa in giro,
perciò la tenni per me.
So di essere molto fortunata; probabilmente in tutto il mondo su miliardi di
persone io sola so dell’esistenza di questo mondo parallelo, che ha cambiato la
mia vita.
Chiara Pietroboni, 2B
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Composizioni scuole medie
Un giorno nel deserto accaldati
Un leone e un cinghiale assai assetati
Videro una fonte, ma iniziarono a litigare
Su chi per primo si dovesse dissetare.
Diventarono nemici il leone e il cinghiale,
Fino a sfidarsi in un duello mortale!
Corvi e avvoltoi il cielo han sorvolato
Per decidere chi dei due si sarebbero
mangiato.
I due nemici capirono, tornarono amici
E, stringendosi la zampa, se ne andaron
via felici.
Donne, ne sarete fiere!
Ma cos’è? Che cosa vedo?
C’è un assedio? È Toledo?
No, è il castello di Pamplona
E l’esercito già tuona!
Dai saliam sopra le mura,
Ingoiate la paura!
Forza, armatevi e coraggio!
Dell’onor darò un assaggio.
Salgo e passo in mezzo ai merli,
I nemici voglio averli
Tutti in pugno, miei saranno;
La mia furia assaggeranno!
Luca Savignoni,1C
VACANZE AL MARE
Il sole che brucia i cattivi pensieri,
L’acqua cristallina annega tutti i dispiaceri.
Le notti a ballare
O in piazza…a chiacchierare.
Le allegre grigliate su spiagge affollate!
Le vacanze al mare son così rilassanti...
Puoi far pace col mondo
E a settembre andare avanti!
Eleonora Benso, 2B
Ma cos’è? Che cosa sento?
Forse un grido o un lamento...
La mia gamba... Non la muovo.
Una cosa nuova provo!
Dunque anch’io sono mortale?
Posso aver colpo fatale?
E la mia cavalleria?
Con un soffio vola via?
La mia gamba, dannazione!
Ci vorrebbe una trazione!
Certo, mi farà soffrire...
Ma non voglio qui finire.
Ahi, in queste vuote stanze
Ci si annoia, senza danze.
Senza dame, senza armi.
Qualche libro puoi tu darmi?
IGNAZIO
Volli esser cavaliere:
Ah, che bello quel mestiere!
Con cavallo, cappa e spada.
Tu mi fissi? Dico: “BADA!”
Per l’Europa a conquistare,
Grandi dame a corteggiare.
Ah, che bello quel mestiere...
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Grazie, servo, or mi diletto,
Con le storie di stiletto,
Tra cavalli, assalti e spade,
Che’l dolor man mano evade...
Ma chi è quest’uomo d’armi?
Le sue gesta a ricordarmi
Mai m’han detto libro o autore...
Ma... Mi arriva dritto al cuore!
Secondaria I grado
IL LEONE E IL CINGHIALE
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E chi son questi vassalli,
Che percorron monti e valli
Senza spada né corazza,
Senza lancia, senza mazza?
Per
Per
Per
Per
la gloria di Dio Padre,
Gesù e la Santa Madre.
il regno ch’è nei cieli.
domani, oggi e ieri!
Non conquistano paesi,
Solo i cuor dal male presi!
Non separano o distruggono:
Costruiscono e uniscono.
Seguirò la santa armata,
Metto via la mia celata!
Basta, ho scelto la mia via:
Fonderò la Compagnia.
Secondaria I grado
Prof. Daniele Ceccarelli
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Natura morta, Giovanni De Cuntis I A
Paesaggi, Matteo Amirante I A
Paesaggio con tecniche varie, Massimo
Graziosi I C
Omaggio a Michelangelo,
Simone Cittadini III A
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Secondaria II grado
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Secondaria II grado
Viaggio in Cina
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Alla scoperta di un mondo politicoeconomico prepotentenente in crescita,
le classi di maturita’ dei principali collegi gesuiti d’Italia hanno avuto
l’opportunita’ di condividere un’esperienza d’immenso valore quale il viaggio
in Cina.
Molti ragazzi non sono nuovi a queste occasioni di condivisione e coesione
con gli altri Istituti e, senza ombra di
dubbio, Pechino e’ significata per tutti
un’occasione per salutare e rivedere
amici e compagni di avventure.
La coltre bianca inquinata del cielo
pechinese e l’impossibilita’ di accedere
ai piu’ noti social network per restrizioni
governative hanno dato al viaggio i tratti surreali di stazionamento in un mondo
parallelo, sensazione tipica dei ritiri spirituali vissuti senza cellulari.
Le visite hanno principalmente riguardato monumenti caratteristici di Pe-
chino e dintorni. Alla suggestiva e altrettanto faticosa scalata della Grande Muraglia, si sono aggiunti i Templi del Cielo, del Sole e del Lama, due delle quattro cattedrali della capitale cinese, la
Citta’ Proibita a Piazza Tien-An-Men e il
meraviglioso Palazzo d’Estate.
La distanza culturale tra noi visitanti
e la gente locale e’ stata il fulcro centrale dell’esperienza, generando in molti
una spiccata curiosita’ intellettuale per
le cose minime e piu’ svariate. Un trend
indiscusso del viaggio e’ stato infatti il
Jianzi, un gioco molto famoso nella cultura popolare cinese, nel quale lo scopo
consiste nel palleggiare per lo piu’ con i
piedi un volano decorato di piume senza farlo cadere.
In relazione a questo confronto culturale, ha avuto una menzione importante
lo studio approfondito della figura di
Matteo Ricci, attraverso la visita al luogo
della sua sepoltura e in un convegno te-
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nutosi al The Beijing Centre for Chinese
Studies (TBC), un centro educativo fondato e gestito dai padri gesuiti.
Nell’arco del convegno, un membro
del TBC ha colto l’occasione per invogliare fortemente i ragazzi ha considerare l’idea di frequentare parte degli studi in Cina per imparare il mandarino, in
quanto secondo il suo modesto parere
“Se noi non andremo in Cina, sara’ lei a
venire da noi.”. (Forse dimenticando
che seppur la Cina detenga gran parte
del debito pubblico americano, le trattative siano comunque fatte in inglese..)
Un altro incontro fra gli studenti e
l’intelighenzia pechinese si è tenuto
presso l’Ambasciata Italiana, dove abbiamo avuto l’occasione di rivolgere domande di politica internazionale e sul futuro dell’Italia all’ambasciatore Alberto
Bradanini.
Nel complesso, il viaggio a Pechino
ha riscontrato successo grazie all’entusiasmo costante di studenti e professori
a fronte di un’organizzazione logistica a
tratti fallace, che purtroppo ha talvolta
trascurato le esigenze serali di un gruppo composto di centinaia di adolescen-
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ti tra i 17 e i 19 anni. A cio’ va sicuramente aggiunto il fatto che la copiosita’
del gruppo ha inevitabilmente gravato
sulla qualita’ dei servizi e dei benefit offerti, e immancabilmente sul tempo a disposizione per condividere esperienze
con i ragazzi delle altre scuole.
Per cio’ che riguarda gli studenti romani, non sono certamente mancate le
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sono mancati tra professori e studenti tornei di briscola, burraco e tresette, incarnando perfettamente lo spirito di convivialita’ che deve rimanere il vero filo conduttore di questo tipo di esperienze.
Federico Gessi, V Classico A.
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capacita’ di organizzazione e arrangiamento, con lo spopolamento del trend
#discochina tra gli studenti del V scientifico, in seguito al costante contributo in
consolle di Marco Guanti, V classico B,
all’interno del pub, ormai divenuto il “nostro” pub, adiancente all’ albergo. Non
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Sighet è una cittadina situata nel
nord della Romania al confine con
l’Ucraina, in una regione chiamata Maramures. Sono ormai quattordici anni
che i Gesuiti hanno fondato lì delle case-famiglia dove far crescere in un ambiente affettuoso e protetto bambini
strappati alla strada, al giro di malavita
e prostituzione purtroppo all’ordine del
giorno. Il legame familiare non è costruito solamente all’interno delle case stesse, ma anche mantenendo costanti i
rapporti con l’Italia: ogni estate, infatti,
molti ragazzi passano due o più settimane a Sighet in campi all’insegna della condivisione e del servizio. Come
ogni relazione che si rispetti, anche
quella con la Romania ha bisogno di essere curata e alimentata con dedizione,
così durante le vacanze di Natale un
gruppo di giovani provenienti da ogni
parte della penisola si è recato nella cittadina per trascorrere il Revelion, ovvero il Capodanno, assieme ai locali e per
portare un dolce, un giocattolo o semplicemente una carezza ed un sorriso
negli istituti dove abitualmente si offre
servizio, quali l’ospizio degli anziani,
l’ospedale psichiatrico, l’orfanatrofio e
altre case di accoglienza per bambini e
ragazzi con handicap più o meno gravi.
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La gioia è palpabile, i volontari vengono accolti con calore ed affetto. Soprattutto per chi, come me, è già stato
qui in passato, andare a Sighet è proprio come un ritorno a casa: stessi posti,
stesse facce, stesse emozioni, ogni volta rinnovate. Il popolo romeno è incredibilmente premuroso, l’atmosfera che si
crea non solo nelle case-famiglia ma anche nelle famiglie ospitanti è carica di
affetto, dedita al condividere anche se
si ha poco, al sorridere anche se la situazione è dura, all’accogliere anche se
si sta stretti. Il periodo natalizio, poi, è
ancora più ricco di festeggiamenti e
amore, ogni famiglia con il suo albero
addobbato e i cioccolatini da offrire. Il
freddo e la miseria, che a prima vista
sembrano essere tutto a Sighet, vengono presto oscurati dall’entusiasmo e la
voglia di vivere delle persone, che tra
una festa, una chiacchierata o più semplicemente una Messa hanno la possibilità di trovare un ambiente disponibile
a dare ma soprattutto a ricevere. E come ogni volta, tornando a casa l’unico
pensiero è il ritorno in Romania, sulle
labbra una delle prime parole che si imparano sul campo: “Multumesc”, grazie.
Ilaria Dinale IV Sc. A
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Ritorno a Sighet: un
Capodanno un po’ diverso
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Hangout
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Eravamo in aula cercando di orientarci in una complessa lezione di Latino
a ridosso di un compito in classe. Ad un
certo punto, nel momento più difficile
della spiegazione, sentiamo bussare alla porta e, già innervositi dalla complessità dell'argomento, pensiamo ad una di
quelle noiose circolari che, probabilmente, ci faranno solo perdere tempo
utile.
Stranamente, vediamo la vicepreside alla porta che ci comunica di essere
una delle classi scelte per una videoconferenza fra le scuole della Compagnia di Gesù d'Italia e Albania. La reazione iniziale è stato un misto di dubbio
e incredulità: i ragazzi informatizzati di
oggi, infatti, sanno benissimo quanto sia
difficile collegare in rete 7 scuole fra loro.
Alla fine della lezione, sono cominciate le discussioni fra noi alunni, c'era
chi credeva nel progetto e chi, invece,
lo riteneva solo una perdita di tempo.
Com’era possibile, infatti, collegare tutte
quelle scuole in diretta considerando la
velocità media delle connessioni internet in Italia? E anche se ci fossimo riusciti, ci sarebbe stato un silenzio tale fra
studenti di scuole diverse e per di più di
differente età da permettere di seguire
la video conferenza? Questi dubbi ci
hanno accompagnato fino al giorno dell'evento, dove abbiamo dovuto prendere atto della decisione della scuola e recarci in chiesa.
Alcuni problemi audiovisivi, effettivamente, ci sono stati. Fortunatamente, il
volenteroso staff tecnico è riuscito a risolverli e la conferenza, nonostante
l'incredulità di tutti, è iniziata.
Indubbio è stato, invece, l'interesse
di noi alunni nel confrontarci con altre
realtà scolastiche simili alla nostra. È subito emerso che gli Istituti dei Gesuiti
non sono fra loro così diverse. Ovviamente, le strutture, i luoghi, le persone
cambiano, ma c'è uno spirito che ci accomuna: non studiare solo per noi stessi, ma anche e soprattutto per essere un
domani utile agli altri. Non vogliamo solo essere uomini competenti, ma anche
coscienziosi, compassionevoli e testimoni della nostra fede, vissuta nella giustizia, nel servizio e nel rispetto del creato. È questo che ci fa sentire tutti parte
di una stessa, grande famiglia; con la
missione di portare al mondo qualcosa
di buono.
Parliamo con i nostri compagni in
missione in Romania guidati da Padre
Massimo Nevola e notiamo i sorrisi negli
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occhi non solo nei bambini che aiutiamo, ma ancor di più in quelli di chi gli
aiuta. Parliamo, infatti, di ragazzi che
hanno lasciato per un periodo il loro collegio per andare ad aiutare gratuitamente chi, magari, non ha mai avuto il
privilegio di ricevere istruzione alcuna.
Questi ragazzi ci ricordano come la missione è una parte importantissima della
nostra istruzione e ci raccontano quanto
abbiano imparato da questo mondo così diverso dal nostro.
Successivamente, ricordiamo il discorso di papa Francesco rivolto a noi
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studenti degli Istituti dei Gesuiti e ci
commuoviamo riguardando i bellissimi
momenti trascorsi insieme.
Ripensiamo all'importanza di essere
magnanimi, avere un animo grande. Questa è la cosa più importante che dobbiamo imparare, l'Italiano, la Matematica, il
Latino, vengono dopo. È così che ci salutiamo reciprocamente, pensando quanto
sia importante confrontarci fra noi di tanto
in tanto, anche se questo comporta perdere importanti ore di lezione.
Luca Britos, II Scientifico B
La biblioteca d'istituto,
tra tradizione e novità
Le biblioteche rappresentano da
sempre un incredibile segno di civiltà,
fosse anche solo perché conservano i
testi scritti, preziose testimonianze di
emozioni e pensieri raccolti nel corso
della storia dell'uomo.
Allo stesso tempo molte di esse hanno imparato ad apprezzare la tecnologia, mettendo a disposizione risorse
provenienti da tutto il mondo e garantendo e promuovendo l'uso di materiale
online.
Come molti di voi sapranno, da poco
tempo all'interno della nostra scuola è
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stata riaperta la biblioteca d'istituto, un
ulteriore servizio a disposizione degli
studenti che conferma gli standard di
eccellenza del Massimo.
La struttura si presenta come un ambiente caloroso ed accogliente, dove
poter studiare, anche in gruppo, o semplicemente coltivare i propri interessi,
avendo a disposizione libri, enciclopedie, riviste e quotidiani di testate nazionali e internazionali, in formato cartaceo
e/o digitale.
La biblioteca offre, oltre alla consultazione in loco, la possibilità di prende-
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re in prestito alcuni volumi, garantisce
supporto nelle ricerche per mezzo di un
servizio di reference e l'utilizzo di internet, conserva e documenta la storia della Compagnia di Gesù attraverso un
prezioso fondo antico.
Trovare il tempo per frequentare una
biblioteca in una società come la nostra, dove ogni giornata é scandita da
ritmi frenetici, non è obiettivamente facile e a volte ci manca la motivazione
per farlo, perché in fondo interpretiamo
questo luogo come un posto noioso.
Esso, infatti, nel nostro immaginario é
associato prevalentemente allo studio
o all'approfondimento di argomenti
molto specifici.
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Non sempre, però, é così: la biblioteca del Massimo, la nostra biblioteca, é,
infatti, un posto speciale, dove poter
coltivare i propri interessi, avendo a disposizione materiale che ci piacerebbe
consultare, ma che non sempre abbiamo o sappiamo usare. É un luogo dove
sentirsi a casa propria, uno spazio dedicato esclusivamente a noi ragazzi, in
cui concedersi qualche momento di relax, in compagnia del prezioso mondo
delle parole e del silenzio. È un luogo vivo, dove incontrarsi per confrontarsi o
magari per studiare collaborando.
Perché non approfittarne?
Luca Britos, IIB Sc.
16-23 Novembre 2013
Roma-Madrid
Scambio culturale con la scuola Nuestra Señora del Recuerdo di Madrid
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L'esperienza dello scambio culturale
con gli studenti di Madrid è stata fantastica. Ci ha permesso di immergerci
nella realtà di vita quotidiana spagnola
grazie alle famiglie che ci hanno ospitato come se fossimo loro figli. E' stata
un'ottima occasione per parlare Spagnolo, trascorrere del tempo in serenità
con i nostri amici e professori ma soprattutto per fare nuove amicizie con i
ragazzi spagnoli che ci hanno aiutato a
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apprendere nuove tradizioni e costumi
di un paese diverso dal nostro! Non sono mancate inoltre le visite nei luoghi
più turistici di Madrid e negli stupendi
musei di fama internazionale come per
esempio il Museo del Prado. In questa
settimana parte fondamentale la svolge
la cultura e la lingua ma anche lo spazio
al divertimento è garantito !
Emily Cafazzo, III B Sc
Il prossimo mese, dal 7 al 15 febbraio 2014, gli studenti spagnoli saranno a Roma
ospiti delle famiglie degli alunni dell’Istituto Massimo.
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Un fine settimana
diverso dagli altri
Il 22 Novembre 2013 un piccolo gruppo di ragazzi, accompagnati dal professor Catalioto, da Padre Massimo Nevola
e da alcuni ex-alunni, è partito per Torino
per vivere un'esperienza nuova: la Lega
Missionaria Studenti ha invitato studenti e
docenti a partecipare ad un convegno sul
tema "Abbattere i muri e costruire ponti",tenuto al Sermig di Torino.
E' stata un'esperienza profonda, per
certi versi complessa, un'esperienza di
quelle che lasciano il segno nell'animo
delle persone che l'hanno vissuta. Sono
stati tre giorni intensi in cui si è parlato
di molte attività volte ad aiutare il prossimo, a cui spesso nella vita quotidiana
non si pensa, perchè ognuno di noi è
preso dalla soluzione di “banali” problemi personali che ci portano a dimenticare che ci sono persone che ogni giorno
lottano per la sopravvivenza e per ottenere quelle cose che a noi sembrano
scontate: il diritto alla salute, il diritto all'istruzione, il diritto di vivere un'esistenza più che dignitosa.
Attraverso testimonianze di ragazzi
che hanno raccontato le loro esperienze
nelle case-famiglia in Perù, in Romania,
in Africa, si sono potuti trattare temi difficili come la povertà, il concetto di giustizia e la solidarietà, sempre meno presenti nella società contemporanea.
Per questo penso che ognuno di noi
dovrebbe porsi la domanda di cosa si
può fare, nel concreto, per costruire un
mondo che sia per tutti migliore. A volte
basta solo un sorriso....
Rilevante è stata la partecipazione di
Ernesto Olivero, fondatore del Sermig di
Torino, che attraverso la sua vita ha dimostrato cosa significa vivere per il
prossimo, cosa significa aiutare chi ci è
vicino nei momenti più difficili.
Alla fine di questa avventura i ragazzi,
i professori e gli altri partecipanti al convegno si sono proposti di rincontrarsi tra
qualche mese per una nuova avventura
sull'impronta di quella appena vissuta.
Il prossimo appuntamento sarà dal
24 al 27 aprile ad Assisi.
Roberto Olivieri, 5B Classico
I docenti accompagnatori il prof. Catalioto e Padre Nevola
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Disegno di Ebe
scultura realizzata da
Antonio Canova nel 1813
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Il Ratto di Proserpina:
marmo o vera carne?
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Estasi. Rimanere a bocca aperta alla
visione di mani che affondano nella carne in una presa forte e serrata, di sguardi espressivi e di intensa tragicità,in riccioli chiari e definiti mossi dall’aria. Estasi. Come poter non rimanere lì, estasiati, di fronte al capolavoro del Bernini “il
ratto di Proserpina”, per ore, a contemplare quella naturalezza, quella perfezione di gesti e movimenti, di volti tanto
espressivi da farti percepire la natura e
lo smarrimento di Proserpina o la brama
incontrollabile di Plutone?
Proserpina ha paura, vuole scappare
e fuggire, nel suo muoversi irrefrenabile
la veste scivola dolcemente via sul corpo, si dimena per potersi liberare da
quelle grandi e robuste mani di Plutone
che però affondano delicatamente nella
gamba e nel fianco di Proserpina. Tanto
reale da sembrare vera carne, e ci viene voglia di toccarla,di godere anche
noi della sua morbidezza e femminilità,
di poter constatare con mano che si
tratti veramente di una statua in marmo
o non sia invece pura illusione. I riccioli sono liberi nell’aria e seguono il soffio
del vento che li spinge indietro trasmettendo l’impeto e il dinamismo dell’azione. Proserpina è una donna spaventata.
Lo dicono i suoi occhi fissi e sconvolti
nel vuoto e la sua bocca socchiusa che
ci fa sentire il suo urlo sommesso. Plutone è, invece, dominato dalla brama più
imminente,vuole possedere questa
donna, niente lo sconforta, nemmeno la
spinta violenta della mano di Proserpina
sul suo volto. I piedi sono ben piantati
sul terreno: la preda è stata catturata e
ormai nulla potrà impedire la conquista.
Non solo critici, esperti o appassionati d’arte, ma chiunque si trovi ad avere la grande fortuna di poter osservare
le opere del Bernini al Museo di Villa
Borghese non potrà non rimanere colpito e catturato dal vortice passionale che
sprigiona dalla sua bravura.
Le sue opere?
Una scuola, perché ci permettono di
apprendere tutti gli elementi tipici del
Barocco.
Un gioco, perché in ogni suo lavoro
sono nascosti dei particolari tutti da
scoprire, come la verruca sulla schiena
del dio nel caso del ratto di Proserpina.
Un sogno, perché tutti noi vorremo
aver la fortuna di possedere una dote
tanto grande da far commuovere chi ne
osserva i frutti.
Un ‘opera che può e soprattutto deve essere guardata e ammirata con “tutti i cinque sensi”.
Federica Corbo V cl A
G.L. Bernini,
Ratto di Proserpina, 1621-22,
Galleria Borghese, Roma
Particolare
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Un giorno, in un’ora di supplenza,
fatta a studenti dell’ultimo anno che sono lì da te per approfondire materie diverse, fai un incontro che non ti aspetti.
“Prof ho delle difficoltà nella risoluzione
di questo problema di trigonometria …”
Nei giorni successivi c’è un’altra di queste ore e la conoscenza comincia a crescere e scopro le esperienze che ha fatto Vittoria e le sue aspirazioni. Allora, è
stato spontaneo chiederle se le avesse
fatto piacere condividere con altri queste sue esperienze attraverso un articolo da pubblicare sulla nostra rivista. Ho
ricevuto questo “pacchetto” regalo proprio l’ultimo giorno prima delle vacanze
di Natale ma credo che sia un regalo
per tutti noi. Grazie Vittoria.
Prof Cirillo
Il livello di alfabetizzazione è alto, ma
qual è il vero livello di istruzione?
Oggigiorno stiamo assistendo in Italia ad una vera e propria decadenza del
sistema scolastico: assenza di meritocrazia, molte infrastrutture pubbliche
non sono idonee ad accogliere studenti
e insegnanti per la continua mancanza
di fondi, il livello di preparazione degli
studenti è disomogeneo, c’è una disorganizzazione da parte della maggior
parte del corpo didattico, troppa focalizzazione sul livello teorico e poco sul
pratico, eccessiva durata del percorso
scolastico. La continua ondata di riforme in più non ha portato a nessun tipo
di risultati, anzi non ha fatto altro che
peggiorare la situazione. Ci siamo accorti che il vecchio metodo di istruzione
non riesce più a preparare adeguatamente le generazioni future per affrontare la realtà globalizzata del nostro secoIl Massimo 1/2014
lo. Purtroppo però non stiamo facendo
altro che continuare a rimandare una
serie di problemi appartenenti ad una
delle strutture più importanti dell’intero
apparato statale, perché ci ostiniamo a
cercare di rispondere a domande appoggiandoci ad un percorso che era
stato creato per rispondere ad altro tipo
di domande. La prima domanda che ci
poniamo è di carattere economico: ci si
chiede quale possa essere il modo migliore per far trovare alle generazioni future il loro posto nell’ economia del XXI
secolo. La seconda è invece di carattere culturale: emerge il bisogno di dover
trasmettere nei ragazzi un senso di
identità per mantenere viva la comunità
e trasmettere il patrimonio culturale
mentre siamo parte di un processo di
globalizzazione. Infatti l’ attuale sistema
educativo era stato progettato e pensato per un’ epoca diversa sviluppatasi
durante l’illuminismo e nelle circostanze
economiche della rivoluzione industriale. Allora non esisteva l’idea di scuola
pubblica, pagata con le tasse e obbligatoria per tutti, gratis per chi la riceveva. Fu una trovata rivoluzionaria. Si giunse così ad un’ organizzazione scolastica
creata da un imperativo economico di
quell’epoca e da un modello cognitivo
illuministico secondo cui l’intelligenza,
basata sul ragionamento deduttivo e
sulla conoscenza dei classici, doveva
sviluppare un’abilità di tipo accademico. Ma ora, con quale coraggio pensiamo di poter andare incontro ad un tale
cambiamento di tale imponenza cercando di difendere a tutti i costi un sistema che viene riconosciuto non più
sufficiente, aggrappandoci semplicemente ad una vecchia gloria e dando la
colpa agli ultimi arrivati (le nuove generazioni). Bisogna che si capisca che è
molto, ma molto più difficile, rimanere e
Secondaria II grado
Il Livello di istruzione
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difendere la propria zona di comfort,
combattendo ogni tipo di cambiamento
invece di andare incontro al semplice
corso della storia. Nel XXI secolo le persone non hanno più bisogno affrontare
un percorso educativo che le porti a dei
prodotti “di fabbrica” standardizzati e
conformati. Fin da bambini ci dividono
in gruppi per età, pochi insegnanti sono
in grado di mantenere all’interno delle
classi un ruolo di leader e quasi nessuno ci stimola mai attraverso la leva del
piacere, cosa che nei paesi anglosassoni fanno, perché crediamo fermamente che la via del dolore sia quella più efficace: lo è, ma a breve. Anche i docenti però vengono a loro volta stimolati dall’alto da leve di dolore, provocando in
alcuni disinteresse e disimpegno nei
confronti della scuola. Le lingue non sono studiate adeguatamente, i programmi suddivisi male. Viene uccisa la
straordinaria e diversificata capacità
creativa dell’ uomo, un talento naturale
che ci appartiene fin dalla nascita, un
talento che viene distrutto e sprecato
senza pietà quando sappiamo benissimo che l’intelligenza è varia e dinamica
e distinta. Insegniamo a far dissipare un
dono naturale: quello dell’improvvisazione quando si sbaglia. Ma purtroppo ci
fanno stigmatizzare gli errori ed essi diventano la cosa che più temiamo al
mondo: ossia la cosa che di più sbagliato possiamo fare; alienando poi fin
da subito gli alunni che crediamo essere incapaci di stare al passo con il gruppo, danneggiamo milioni di studenti, i
quali finiscono molto spesso per sentirsi
esclusi e non abbastanza all’altezza dei
normali standard richiesti, facendo accrescere in questo modo un rifiuto e disprezzo per tutta la struttura e sovrastruttura, così all’interno di questo sistema
molte tra le menti brillanti pensano di
non esserlo perché giudicate secondo
questa visione: ciò è quello che è rimasto nei geni dell’istruzione pubblica che,
sia ieri che oggi, ha diviso e divide le
persone in accademici e non accade-
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mici, ossia genio e non genio. Il nostro
attuale metodo educativo fa vivere a
molti studenti la scuola come se fossero
anestetizzati; e se ci pensate bene, qual
è uno dei bracci più in crisi della nostra
società? L’ arte. Essa è una delle principali vittime, e, guarda caso, è un braccio che si focalizza sull’ esperienza
estetica di tutti i sensi che stanno operando al massimo nel momento in cui
sei presente e totalmente vivo. Se riuscissimo quindi ad andare nella direzione opposta? Ossia se riuscissimo a
creare un sistema scolastico dove le
classi non siano suddivise per età ma
per le abilità dei singoli, in questo modo
gli studenti crescerebbero e imparerebbero in un ambiente composto totalmente da propri veri pari, dove viene
concessa la possibilità di sbagliare e
anche di essere il primo dei peggiori, e
passare all’ultimo dei migliori, di apprendere tecniche che favoriscono
l’apprendimento ( come la lettura veloce, introdotta nel sistema americano dal
presidente Kennedy), inserire la meritocrazia, quindi premiare sia allievi che insegnati. Se ci si concentrasse anche
sullo studio del pensiero divergente, ossia la capacità essenziale per la creatività, quindi allenare la mente a vedere
molteplici risposte alla medesima domanda e a sviluppare nello studente la
collaborazione, che è un elemento fondamentale della crescita, senza atomizzarlo. Si dovrebbe quindi adottare una
nuova concezione di ecologia umana
nella quale ricominciare a costruire la
nostra concezione di della ricchezza
della capacità umane. Stiamo vivendo
in un’ epoca in cui bisogna concentrarsi sulla crescita e formazione del singolo facilitando la crescita e la formazione
della collettività. I nostri bisogni sono diversi da quelli di una volta e, si deve tenere presente che l’educazione ha il
compito di preparare chi viene educato
ad affrontare un qualsiasi futuro incerto.
Vittoria Cutellé, 5 B Cl
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Ex alunni
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Il basket all'Istituto
Massimiliano Massimo
LA CRONACA
Il giorno 16 ottobre 2012 si sono riuniti a Castel Gandolfo i maturati del
1962 per festeggiare i 50 anni.
La partecipazione è stata coronata
dalla presenza di Padre Sabino Maffeo il
nostro professore di Fisica.
Ex alunni
EX MASSIMO
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Quando nel 1887 il Padre Massimiliano Massimo, gesuita, ricostruì da una
villa di proprietà della sua principesca
famiglia l’Istituto scolastico che prese il
suo nome, non poteva immaginare che
il cortile di quel palazzo era nelle sue dimensioni un perfetto campo di pallacanestro.Ancor oggi quel cortile è ben visibile,con le sue possenti colonne di
granito,all’interno del Museo di Palazzo
Massimo a Piazza dei Cinquecento, la
recente destinazione dell’Istituto divenuto un importantissimo polo museale
archeologico dell’arte di Roma Antica.
Era poi ancor più inimmaginabile a
quei tempi che circa ottantanni dopo,
nel 1950, sarebbe nata una squadra di
pallacanestro e che proprio in quel cortile avrebbe mosso i suoi primi passi.La
squadra, con i colori sociali nero-verde,
nacque come sezione sportiva dell’Associazione Ex Alunni del Massimo,
prendendone appunto il nome ,abbreviato per la stampa e per gli addetti ai
lavori in Ex Massimo.
I giocatori erano rigorosamente ex
alunni o alunni dell’Istituto o solo negli
anni successivi arrivarono i primi inserimenti di giocatori di provenienza esterna quando la squadra si trovò a competere nei campionati nazionali.
È a dir poco sorprendente che nella
stagione 1962-63,appena dodici anni
dall’inizio della sua attività in Prima Divisione Laziale, l’Ex Massimo ha raggiunto il livello più alto partecipando al Campionato Italiano di Prima Serie, come
era chiamata l’attuale Serie A. Evento
straordinario perché fu l’unica volta che
Roma ebbe tre squadre nella massima
serie: la Stella Azzurra, la Lazio Migas
ed appunto l’Ex Massimo. Solo Bologna
negli anni cinquanta aveva avuto in cinque campionati tre squadre cittadine e
mai più dopo il caso di Roma si è verificato questo evento in tutta la storia del
basket italiano.
Torniamo ai tempi eroici, ai campi all’aperto, alle pallonesse di cuoio non dimenticando che quei cortili e quegli oratori, almeno fino agli anni sessanta, sono state la grande fucina della maggior
parte dei campioni del nostro sport, diventando vere e proprie scuole fondative: Milano, Cantù, Trieste, Gorizia, Venezia, Bologna, Pesaro, Livorno, Roma.
Nel 1950-51 l’Ex Massimo affronta il
campionato di 1° Divisione Laziale sotto
la guida dell’indimenticato Vittorio Gonzalez, arriva terza dopo la Stella Azzurra, battuta però in un confronto diretto e
la Lazio.
Nella stagione successiva, il 1951-52,
ci si iscrive alla Serie C, l’allenatore è Federico Marietti, il risultato è deludente,ma
si verifica una svolta fondamentale per la
storia seguente della società: arriva accanto alla squadra un giovanissimo Claudio Coccia che sarà il massimo esponente dirigenziale e il grande trascinatore
dell’Ex Massimo, fino alla sua nomina di
Presidente della F.I.P.
Intanto un altro grandissimo, Giancarlo Asteo,che gioca nell’A.S. Roma, in
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quel famoso cortile sta facendo crescere una nidiata di allievi, tra i quali spiccano Antonello (Nenne) Galli e Maurizio
Fontana, che costituiranno il nucleo dei
futuri successi.
Nel 1952-53 un’altra svolta importante con l’arrivo in panchina di Mario Positano, giocatore della gloriosa Ginnastica Roma,che rifonda tecnicamente la
compagine senza però arrivare alla vittoria del girone, che invece arride alla
Stella Azzurra che da qui inizierà il suo
volo in campo nazionale.
Nel successivo campionato 1953-54
l’Ex Massimo arriva seconda e
s’impongono due giocatori: il top scorer
Ernesto Hausmann ed Enrico Orlando, un
pivot “sopra due metri” rarissimi in quegli
anni. Nel frattempo i promettenti allievi di
Asteo mantengono le promesse e da juniores, stavolta allenati da Positano, arrivano terzi alle finali nazionali dopo aver
purtroppo affrontato nella partita iniziale i
vincitori della Ginnastica Triestina, guidati
da Gianfranco Pieri, il futuro play maker
del Simmenthal e della Nazionale.
Nel 1954-55 si lascia il cortile del
Massimo, utilizzato peraltro dagli junio-
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res e dagli allievi, e si gioca nella palestra del Foro Italico. S’innestano sul
tronco della prima squadra gli juniores
più forti e si arriva al concentramento finale grazie alla vittoria del girone dopo
un epico spareggio con un tempo supplementare con il CUS Roma di Gonzalez e Cannone. L’Ex Massimo vince sia il
concentramento delle semifinali contro
la Rosetana,la Virtus Imola ed il Cus Perugia sia quello finale con Cus Pisa,Cus
Messina e Don Bosco Trieste. È Campione Nazionale di Serie C e viene promosso nella Serie superiore.
Campionato di Serie B nel 1955-56: si
vince il girone eliminatorio con otto squadre ed una sola sconfitta. L’Ex Massimo è
primo anche nel girone finale dove batte
la Stamura di Ancona,la Tosi di Legnano
e la Libertas Taranto.I giocatori più rappresentativi sono Nenne Galli,il top scorer
con 19 punti medi a partita,Maurizio Fontana con 14 ed Enrico Orlando con 12.
Per il secondo anno consecutivo si ottiene un successo in campionato nazionale.
Claudio Coccia lascia ufficialmente la
presidenza ma resta come detto la vera
anima della società.
Premio Massimo 2013
Ricordi, commozione e festa per la
serata di consegna del premio Massimo. Tanti ex alunni per un evento che
quest'anno ha voluto attribuire il riconoscimento a padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica.
A consegnare la targa è stato il presidente Paolo Gaudenzi insieme ad un
folto gruppo di ex premi Massimo come
Luigi Abete, Steffan De Mistura, Giancarlo Abete, Giuseppe Accorinti e Leonardo Becchetti.
Padre Spadaro ha ricordato i suoi
anni all'Istituto Massimo come un periodo intenso, importante e "formativo" a
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contatto continuo con i ragazzi con i
quali realizzò il laboratorio Bomba Carta. E tra il pubblico a cena anche tanti di
quei liceali che studiarono con Spadaro.
Sperimentazione, innovazione, idee,
passione per l'esperienza di formazione
al Massimo che si concretizzò anche
nella realizzazione di un'antologia per i
licei. E padre Spadaro, commosso, ha
ripercorso e riannodato il filo dei ricordi
al presente, alle grandi novità che stanno cambiando il nostro mondo e anche
alla figura di Papa Francesco che ha intervistato proprio per Civiltà Cattolica.
Un discorso a tutto tondo calato nella
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complessita dei tempi che viviamo concluso con un'affermazione che tutti abbiamo annotato nelle nostre menti. " I
problemi non esistono - ha affermato
Padre Spadaro - sono sfide". Il premio al
merito educativo è stato attribuito a Livia
De Dominicis, vice rettore dell'Istituto
Massimo, ed il premio al merito sportivo
e stato assegnato ex aequo a Luca Bergamini e Raffaele Formicola.
Natalia Encolpio
Massimo Spadaro
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Massimo premio Educativo
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Massimo premio Sportivo
In Togo la scuola
"P. Giuseppe Giannella s.j."
Il Coro Polifonico Già-Quinto fu costituito nel 1982 da un gruppo di amici tutti appartenuti al gruppo scout Roma V
dell'Istituto Massimo. La direzione fu
proposta a Padre Giuseppe Giannella
S.J. che, oltre che essere stato per alcuni insegnante di lettere al liceo, da
sempre aveva guidato il coro del Reparto. Egli, con grande entusiasmo accettò
l'invito nonostante l'età ormai avanzata.
Il Padre Giannella guidò il Coro per
quasi dieci anni, lasciando il testimone
ad Alessandro Ilardi che era stato Suo
allievo sia nella scuola che nell'educa-
zione musicale.
Il coro Già-Quinto (che si è esibito
anche durante un Premio Massimo) desiderando ricordare con affetto e riconoscenza la figura del proprio direttore/fondatore, il Coro ha deciso di impegnarsi per realizzare un grande progetto:
costruire in Togo la scuola "P. Giuseppe Giannella s.j."
Circa due anni fa, in occasione di un
concerto di beneficienza, il Coro conobbe Suor Justine Fagbedji una suora canossiana togolese, infermiera ostetrica
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avvicendati per prestare la propria opera, chi svolgendoci la propria professione di medico, chi aiutando nella conduzione e l'assistenza.
Ora è sorta la necessità di una scuola nella quale.con l'aiuto di insegnanti
volontari, raccogliere, oltre ai bimbi della casa, anche quelli dei villaggi vicini
per i quali l'unica scuola esistente è distante oltre dieci chilometri.
Ad oggi i lavori della "casa famiglia"
e della scuola, denominata "ECOLE PADRE GIUSEPPE GIANNELLA", sono terminati, grazie anche e soprattutto al sostegno del Coro Polifonico Già Quinto
che ha fornito i fondi per poter mandare
avanti i lavori.
Le cose da fare sono ancora tantissime e altrettante sono le difficoltà per
realizzarle, ma crediamo fortemente nell’ambizioso progetto di questa suora e
al buon cuore di tutti coloro che vorranno aiutarci a sostenerlo.
Ex alunni
nell'ospedale di Datcha, che si trovava
in Italia in cerca di aiuti finanziari.
La suora vive in un villaggio chiamato Avetè; le capitò un giorno di trovarsi,
alla porta di casa, una coppia di gemellini, maschio e femmina denutriti e abbandonati perché la madre era deceduta subito dopo il parto. Justine, con
grande forza d'animo e spirito cristiano,
accolse i neonati affidandoli alle cure
del fratello, della cognata e di tutto il suo
villaggio.
Successivamente, al presentarsi di
innumerevoli altri casi di bimbi abbandonati, di bisognosi, di madri sole ecc.,
suor Justine decide di lasciare il suo lavoro in ospedale per dedicarsi completamente ad un progetto ambizioso: costruire sul terreno della propria famiglia
una Casa per accogliere bimbi orfani,
abbandonati. La costruzione della Casa
Famiglia è stata portata faticosamente a
termine e vari membri del coro si sono
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VISITE GUIDATE PER L'ASSOCIAZIONE EX ALUNNI MASSIMO
Anche quest'anno si ripetono le visite guidate per scoprire le bellezze di Roma.
A guidarci alla scoperta di questi affascinanti itinerari sarà Sara Procaccia.
Ecco il calendario.
– Sabato 22 febbraio h. 9.30 (appuntamento a P.za S. Cecilia di fronte all’entrata del Giardino della Basilica)
Passeggiata n. 2 – Affreschi del Cavallini, S. Crisogono e S.M. in Trastevere
Gli affreschi sono del convento e le suore richiedono una libera offerta, minimo € 2.50, ciascuno.
– Sabato 29 marzo h. 9.30 (appuntamento Villa Farnesina)
Passeggiata n. 1 – Villa Farnesina, passeggiata in via Giulia concludendo
con palazzo Farnese (giro esterno).
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– Sabato 26 aprile h. 9,30 (appuntamento S. Luigi dei Francesi); proseguimento per p.za Navona, la Fontana dei Fiumi e la Chiesa di S. Agnese in
Agone.
Passeggiata n. 1 – Caravaggio, Bernini e Borromini.
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Nuovi nati:
Lorenzo 18/5/2013
Da mamma e papà massimini
Francesca Catoni
Paolo Carbone
Durante il congresso a Medellin, in agosto, Natalia Encolpio, vice presidente degli ex alunni del Massimo, è stata nominata consigliere europeo dell'Unione Mondiale degli Ex Alunni dei Gesuiti.
Tornati alla casa del Padre:
- FRANCO PESCI
(maturità 1951)
- ADRIANO NUNES (maturità 1954)
- GUIDO MARTINI
(maturità 1956)
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