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Per una storia della teoria della traduzione in Italia

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Per una storia della teoria della traduzione in Italia
Per una storia della teoria della traduzione in Italia
Il presente progetto mira allo studio e all'analisi critica di alcuni eventi-chiave della storia
della riflessione teorica sulla traduzione in Italia. In qualità di "eventi-chiave" verranno proposte
la storia delle traduzioni in italiano deWIliade di Omero e dell'opera di Shakespeare. La scelta e
il confronto di questi due autori ha una sua motivazione teorica fondamentale, dato che il
problema di "come" tradurre l'Iliade di Omero e di "come" tradurre Shakespeare accomuna gli
studi di molti paesi. Le vaste polemiche attorno alle traduzioni di questi autori hanno generato
una riflessione teorica sulla traduzione in quasi tutti i paesi europei. Questo fatto ci fornisce la
base di partenza per analizzare e tracciare la storia della traduzione di questi autori in Italia in
una prospettiva comparativa nel contesto più ampio della storia europea della traduzione.
1. La storia della traduzione in Italia come oggetto della traduttologia.
Il nostro progetto di ricerca pertiene al campo della teoria della traduzione in prospettiva
storica e mira allo studio e all'approfondimento della storia del pensiero teorico sulla traduzione.
L'attualità scientifica del progetto è sostenuta dal fatto che, nella traduttologia contemporanea,
esistono ancora molte lacune nell'oggetto stesso di studio. Colmare queste lacune è compito
urgente in un ambito come la traduttologia che, in quanto scienza autonoma relativamente
giovane, necessita di un accurato approfondimento in qualità di materia accademica.
Una delle principali lacune nella storia della riflessione teorica sulla traduzione riguarda
propriamente quanto storicamente accaduto in questo campo in Italia.
Il nostro lavoro prende le mosse dall'osservazione che il contributo apportato dagli autori
italiani alla teoria della traduzione in generale, nonché alla ricerca di soluzioni di singoli
problemi traduttologici
specifici, resti a tutt'oggi non
sufficientemente
riconosciuto
e
valorizzato. Basti ricordare come le antologie "classiche" sulla teoria della traduzione (The
Translation Studies Reader, edited by Lawrence Venuti, advisory editor Mona Baker, London
and New York: Routledge, 2000; Routledge Encyclopedia
of Translation
Studies, edited by
Mona Baker, assisted be Kirsten Malmkjaer, London and New York: Routledge, 1998; Western
Translation
Theory
from
Herodotus
to
Nietzsche,
edited
by
Douglas
Robinson,
Manchester/Northampton: St.Jerome Publishing, 1997) non riservino nemmeno un accenno alla
traduzione in Italia. E se la Routledge Encyclopedia of Translation Studies contiene invece un
capitolo dedicato all'Italia (Duranti, Riccardo, "Italian Tradition", Routledge Encyclopedia
of
Translation Studies edited by Mona Baker, London and New York: Routledge, 1998, pp. 474484), non si può non rilevare come la descrizione storica del pensiero teorico relativo alla
traduzione in Italia proposta in questo saggio sia estremamente schematica e lasci fuori quadro i
temi più interessanti. Un recente e ampio lavoro scientifico in tre volumi pubblicato in Germania
nel 2011 a cura di studiosi tedeschi (Ubersetzung/Translation/Traduction. Ein
Handbuch zur Ubersetzungsforschung
/ An International Encyclopedia
Internationals
of Translation Studies /
Encyclopedic internationale de la recherche sur la traduction) contiene finalmente un capitolo
piuttosto esteso sulla storia della traduzione in Italia (Volume 3. Capitolo XXVII.
Uberstetzungskultur
traduction
"Die
in Italien. Translation and cultural history in Italy. Histoire culturelle de la
en Italie",
pp.
1907-1981).
Un approccio
quasi pionieristico, ci verrebbe
paradossalmente da dire, molto lontano tuttavia dalla perfezione: esso manca infatti di una
visione strutturata, efficacemente contestualizzata e approfondita, del pensiero teorico sulla
traduzione in Italia. In particolare, l'Ottocento vi viene rappresentato solo da Alessandro
Manzoni, mentre niente viene detto, ad esempio, sugli esperimenti della traduzione in italiano
dell'Iliade proposti da autori del calibro di V. Monti e U. Foscolo, fra gli altri. Il capitolo inoltre,
osserveremo aggiuntivamente, è scritto da studiosi tedeschi in tedesco: laddove il capitolo sulla
traduttologia in Francia è scritto da studiosi francesi, e il capitolo sulla Russia, ancora a titolo di
esempio, da autori russi. Questo fatto merita un'attenzione particolare, perché conferma una
volta di più l'estraneità del lettore italiano a una storia completa sulla riflessione patria in ambito
traduttologico, e di conseguenza l'attualità di uno studio della tradizione italiana non solo nel
contesto europeo, ma anche in quello appunto più specificatamente italiano.
2. L'oggetto della storia della traduzione come questione metodologica.
Per raggiungere lo scopo che ci prefiggiamo con il presente progetto è necessario prima di tutto
affrontare una questione metodologica, ovvero cosa si intenda per "storia della traduzione": la
storia della traduzione praticamente intesa, cioè la storia delle traduzioni, о la storia della scienza
della traduzione, cioè della traduttologia? Si tratta di due approcci fondamentalmente antitetici.
Come esempio del secondo approccio ricordiamo, tra tutti, il caso di Umberto Eco, il quale pare
sostenere che nessuna teoria della traduzione è mai esistita prima del Novecento, quando
nell'introduzione (p. 13) al suo Dire quasi la stessa cosa scrive: "Ritengo pertanto che, per fare
osservazioni teoriche sul tradurre, non sia inutile aver avuto esperienza attiva о passiva della
traduzione. D'altra parte, quando una teoria della traduzione non esisteva ancora, da San
Gerolamo al nostro secolo, le uniche osservazioni interessanti in argomento erano state fatte
proprio da chi traduceva (...)".
Ma esiste anche un'opinione opposta, quella cioè di studiosi che suppongono che la teoria della
traduzione sia in realtà una storia della traduzione, ovvero la storia dei principi fondanti della
traduzione: da questo punto di vista, i filosofi sin dall'antichità avrebbero parlato di traduzione
con osservazioni che avrebbero la valenza di riflessioni teoriche (cfr. tra tutti, a esempio di
questo approccio, Douglas Robinson, Western Translation Theory from Herodotus to Nietzsche,
Manchester: St. Jerome Publishing, 1997).
Noi definiamo la storia della riflessione teorica a partire da quest'ultimo approccio: riteniamo
cioè che la storia della traduzione sia fondamentalmente la storia dei concetti elaborati nelle
varie note e premesse dei traduttori, in repliche polemiche, articoli, discussioni, saggi, ecc. e non
si limiti alla rigida traduttologia quale "nuova scienza" elaborata a partire dalla seconda metà del
Novecento in poi (cronologia proposta, ad esempio, da Jeremy Munday nel
Translation Studies.
Theories
and Applications,
Introducing
Second edition, London and New York:
Routledge, 2008).
Notiamo come al giorno d'oggi numerosissime siano ormai le proposte scientifiche di
descrizione di una storia del piensiero teorico sulla traduzione. Tra la vasta messe di antologie e
monografie sulla storia della traduzione ci sembra di poter individuare due tipi fondamentali di
approccio:
1) Monografie orientate sulla storia nazionale e sulla tradizione nazionale (ad esempio: The
Oxford History of Literary
Translation in English, General editors Peter France and Stuart
Gillespie, 2008;
Lefevre A. ed., Translating Literature: The German Tradition from Luther to Rosenzweig,
Assen: Van Gorcum, 1977);
2) Antologie di articoli caratterizzate dall'applicazione di concetti specifici della traduttologia,
in cui sembra predominare una sorta di "centrismo nazionale" e manca una prospettiva
diacronica (ad esempio: Venuti, L. (ed), The Translation Studies Reader, London: Routledge,
2000).
Il pregio dei libri menzionati è il carattere enciclopedico che li distingue, loro difetto è
appunto un autoreferenziale centrismo nazionale, sostenuto da un approccio descrittivo anziché
analitico. Tutto ciò ha fatto sì che la storia della traduzione in Italia non sia praticamente mai
entrata nell'ambito più ampio degli studi della teoria della traduzione in Europa Occidentale (il
fatto è evidente anche per alcuni studiosi italiani, si veda in particolare il libro di Laura Salmon,
Teoria della traduzione: storia, scienza, professione, Milano: Bompiani, 2003 e le sue riflessioni
sull'anglocentrismo, sopratutto nel capitolo Gli studi: una sintesi tipologica, pp. 38-43).
In ultimo, noteremo come anche nell'unica antologia "italiana" dedicata alla storia del
pensiero teorico della traduzione (ci riferiamo al fondamentale lavoro a cura di S. Nergaard, Le
teoria della traduzione
nella storia, Milano: Bompiani, 1993) la tradizione italiana sia
rappresentata solo per sporadici cenni, ulteriore fatto a conferma della mancanza di attenzione a
una tradizione italiana specifica nell'ambito della storia della traduzione.
3. Questioni metodologiche. La scelta del materiale di studio.
Per esplorare la storia del pensiero teorico sulla traduzione in Italia si cercherà dunque di
proporre un approccio metodologico che si differenzi da quelli fin qui applicati tradizionalmente
nella traduttologia. È nostra convinzione che la tradizione nazionale possa essere descritta con
maggior precisione attraverso alcune "domande": domande che, comuni a molti paesi e a molte
tradizioni traduttologiche del pensiero europeo, hanno ricevuto "risposte" diverse in ogni paese.
In questo caso la storia del pensiero teorico sulla traduzione risulterebbe molto più completa e
oggettiva, perché eviterebbe il centrismo nazionale e lo stereotipo circa il ruolo periferico di
alcuni paesi (ad esempio per l'appunto dell'Italia). Si potrebbero allora individuare, tra le altre, le
seguenti "domande" (i seguenti "case studies") da affrontare: 1) Il problema di come tradurre
"correttamente" (sec. XV-XVI); 2) Il problema di "come" tradurre le opere di Shakespeare (sec.
XVIII-XIX); 3) Il problema di "come" tradurre l'Iliade di Omero (sec. XVIII-XIX); 4) Il
concetto di "intraducibilità" dell'opera artistica (sec. XX).
Si tratta ovviamente di una lista non definitiva, "altri" sono i casi di pertinenza in "altre" e
ulteriori circostanze. Nell'ambito del nostro progetto ci riproponiamo di concentrare la nostra
attenzione appunto sul problema delle traduzioni di Shakespeare e dell'Iliade,
per poi passare
alla descrizione delle "risposte" italiane alle "domande" di questi autori in un contesto analogo di
ricerche simili in altri paesi europei.
Una siffatta scelta metodologica ci permetterebbe di evitare i seguenti limiti di ricerca:
-
il principio nazionale: ogni testo che riguardi le traduzioni di Shakespeare о di Omero va
esaminato in relazione ad altri testi simili formatisi attorno alla stessa "domanda";
il principio
cronologico:
analizzeremo infatti testi scritti sempre da autori non
contemporanei, ma riguardanti le stesse questioni;
-
/ 'isolamento culturale: studiando problemi comuni a tutte le culture europee.
La nostra ricerca si propone dunque altresì di rilevare come ogni tradizione nazionale (italiana
compresa) rappresenti un caso specifico di una tradizione più ampia, - quella europea, - della
storia di una riflessione teorica sulla traduzione. Le ricerche teoriche nel campo della traduzione
ci sembrano insomma svilupparsi in un'unica direzione in tutta l'Europa: lo stereotipo secondo
cui alcune tradizioni e culture avrebbero il predominio assiologico su altre non rifletterebbe altro
che un costrutto artificioso e artificiale, approntato dai metodi della scienza più recente. Questi
"rigorosi" stereotipi circa il ruolo primario di alcuni paesi nella formazione di principi traduttivi
non corrisponderebbero nemmeno nella maggioranza dei casi alla realtà storica. A titolo di
esempio: uno di questi stereotipi affermerebbe che il primo trattato sulla traduzione, dedicato
specificatamente cioè alla teoria della traduzione, sarebbe stato creato nel 1540 in Francia da
Etienne Dolet {La manière de bien traduire d'une langue à l'aultre). Come collocare allora il
testo di Leonardo Bruni "Tradurre correttamente" (titolo originale: "De interpretazione
recta'''),
scritto in Italia intorno al 1420, che precede quasi di un secolo l'opera di Dolet? Un simile
passaggio di "priorità" si potrebbe parimenti eseguire nell'ambito del concetto base di
"intraducibilità":
tradizionalmente
attribuito a Walter Benjamin (vedi "// compito
del
traduttore", 1925), era già stato ampiamente analizzato e articolato da Benedetto Croce più di
vent'anni prima nel suo "Indivisibilità dell'espressione
in modi о gradi e critica della retorica"
del 1902.
Da quanto su brevemente esposto si evince chiaramente la necessità di sviluppare il discorso
nella direzione di una storia della traduzione più ampia e globale, di cui considerare
atttentamente le componenti diverse e specifiche. In una tale visione ogni tradizione nazionale,
ogni paese, ogni cultura europea risulta avere lo stesso valore e svolgere un ruolo fondante di
pari importanza. Il nostro progetto si prefigge lo scopo di precisare le versioni esistenti sulla
nascita di determinati principi della traduzione e sulla loro storia. Ruolo determinante sarà
interpretato dal rilevamento problemi simili con uno sviluppo parallello in paesi diversi.
4. Una scelta interdisciplinare. L'approccio dell , histoire croisée per una storia della
traduzione.
Nel presente progetto ruolo fondamentale sarà attribuito, tra gli altri, alle ricerche teoriche
recenti degli studiosi francesi Michael Werner e Bénédicte Zimmermann. Ci riferiamo in
particolare
al principio
delì'histoire
croisée,
quale
argomentato
nell'articolo
"Beyond
comparison: histoire croisée and the challenge of reflexivity" (in: "History and Theory", 45,
February, 2006. pp. 30-50). Tale approccio, che afferma un ruolo dinamico e attivo dell'oggetto
di studio e unisce le prospettive diacronica e sincronica, ci permette di superare i limiti
tradizionali dell'analisi comparativa, evitando la strada della comparazione
simmetrica.
Sostanzialmente, il principio sostiene che la scala della comparazione usata da uno studioso non
debba essere necessariamente
localizzata nel tempo
e nello
spazio, non abbia
cioè
necessariamente bisogno di un punto di intersezione tra le culture. Questa prospettiva permette di
evitare gli studi comparatvi classici, localizzati nel tempo e nello spazio, che consistono
normalmente nello studio di influssi diretti. Come spiegano gli studiosi nel loro illuminante
lavoro (p. 43):
Within a histoire croisée perspective, the transnational cannot simply be considered as a
supplementary level of analysis to be added to the local, regional, and national levels according to a logic
of a change of focus. On the contrary, it is apprehended as a level that exists in interaction with the others,
producing its own logics with feedback effects upon other space-structuring logics (...). The study of the
transnational level reveals a network of dynamic interrelations whose components are in part defined
through the links they maintain among themselves and the articulations structuring their positions.
Viewed from this perspective, histoire croisée can open up promising lines of inquiry for the writing of a
history of Europo that is not reduced to the sum of the histories of member states or their political
relations, but takes into account the diversity of transactions, negotiations, and reinterpretations played
out a different settings around a great variety of objects that, combined, contribute to shaping a European
history à géométrie variable.
5. Parte comparativa del progetto.
L'approccio presentato apre la possibilità di paragonare e esaminare fenomeni che mai prima
d'ora sono stati oggetto di comparazione. La presente indagine propone un percorso
approfondito nella storia delle traduzioni legate all'Iliade di Omero e alle opere shakespeariane
nell'ambito delle ricerche teoriche svoltesi in particolare in Francia e in Russia. Noi prendiamo
questi due paesi come contesto per descrivere la tradizione italiana, con lo scopo di mostrare che
si tratta di ricerche parallele in tutta l'Europa e di un fenomeno "multinazionale", paneuropeo..11
confronto con la tradizione francese appare abbastanza evidente, vista la diffusione dei testi
shakespeariani in Italia tramite la cultura e la lingua francesi. Il paragone con la Russia
rappresenta invece un interesse particolare, in particolare perché la Russia, come l'Italia,
parrebbe aver svolto tradizionalmente un ruolo secondario nella storia della formazione dei
principi della traduzione e della storia della traduzione in generale. La tradizione russa, come
quella italiana, è descritta nei testi esistenti in materia in modo assai schematico e incompleto. La
Russia, poi, non fa evidentemente parte dell'ecumene
romana. Ma una lettura diacronicamente
intelligente non può non rilevare come i traduttori russi abbiamo sempre cercato le proprie
risposte a quelle stesse domande di cui si è prima indicata la centralità. Il che ci aiuta
ulteriormente ad evitare una rigida e limitata descrizione della storia nazionale nella traduttologia
e fornisce una fondata motivazione per riscorprire la storia della traduzione in un contesto
transnazionale e paneuropeo.
L'originalità scientifica dello studio che qui proponiamo consisterebbe allora non solo
nell'immettere nella circolazione scientifica testi teorici della tradizione italiana sulla traduzione
precedentemente sconosciuti agli studiosi, ma nell'esaminare queste fonti sulla base di principi
metodologici mai applicati prima in questo campo e a questo materiale. L'oggetto stesso dello
studio rappresenterebbe poi una novità nel campo specifico della comparazione, centrandosi su
un ampio confronto tra Italia e Russia. Attualmente gli studi italo-russi, pure ampiamente
sviluppati, tendono infatti a limitarsi a singole questioni di influssi diretti (es.: scrittori e artisti
russi in Italia, ecc.) о di fruizione di singole opere (es.: le ricezione di Dante in Russia ecc.).
Nel presente studio verrebbe dunque proposto un esame, compiuto da un punto di vista
tipologico, delle seguenti "situazioni" italiane, corredato da esempi di somiglianza tratti dalle
"situazioni" francesi e russe:
1) "La storia delle traduzioni dell'Iliade in italiano". Nello specifico, si tratta in particolare
dell'esame del libro "Esperimento di traduzione della Iliade di Omero di Ugo Foscolo",
1807, contenente traduzioni del primo canto dell'Iliade
compiute da Cesarotti, Monti,
Foscolo e comprendente anche loro scritti teorici su "come si deve tradurre" Omero in
italiano. In qualità di contesto comparativo verrà esaminata la storia e la polemica sulle
traduzioni dell'Iliade in Francia (vedi: Dacier, Anne Marie. De causes de la corruption
du gout. 1714, Houdar de la Motte, Antoine. Discours sur Homère. 1714), nota alla storia
della letteratura e alla cultura europea sotto il nome di Querelle des Anciens et des
Modernes. Nell'ambito culturale russo il raffronto verrà invece effettuato con il caso
corrispondente delle traduzioni di Omero in Russia, argomento del primo trattato teorico
russo sulla traduzione. Pubblicato in Russia nel 1809 in lingua russa, esso uscì sotto
forma di premessa anonima al libro "Nravstvennie rassuzhdenija ghercoga de la
Rochefoucauld" ("Riflessioni morali del conte de la Rochefoucauld"'),
essendo poi
ripubblicato in francese nel 1811 con il titolo "Reflexions sur les traducteurs russes et
particulièrement
sur ceux des Maximes de la Rochefoucauld.
A St. Petersbourg":
vero
autore del trattato era in realtà il principe B.V. Golicyn, - traslitterato variamente nella
tradizione-traduzione anche come Galitzine о Golitsyn.
2) "La storia delle traduzioni di Shakespeare in Italia". In realtà si dovrà trattare della loro
quasi totale assenza fino all'inizio del Novecento, ovvero fino all'inizio delle discussioni
intorno al famoso articolo di Madame de Stael "Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni"
(1816). In qualità di contesto comparativo verrà studiato il corpus delle idee di Voltaire
relative alle opere shakespeariane. - in particolare la sua famosa "Lettera" all' Académie
Fran9aise., letta pubblicamente il 25 agosto 1776. Inoltre si analizzeranno le variegate
vicende delle traduzioni di Shakespeare in francese ad opera di Jean Francois Ducis e
Pierre Le Tourneur. Per quanto riguarda invece la Russia, va segnalato come anche qui
scarseggino le traduzioni di
Shakespeare, riflettendo quindi una situazione simile
all'Italia: fino agli anni '30 dell'Ottocento, quando all'opera dello scrittore inglese
dedicherà i suoi critici il letterato più autorevole dell'epoca, Vissarion Grigor'evic
Belinskij. Di interesse particolare sarà dunque svolgere un'analisi della polemica sulla
traduzione di Amleto quale si svolse in Russia tra le autorità di Belinskij e Senkovskij
negli anni '30 -'40 dell'Ottocento (quale espressa ad esempio in: Belinskij V.G. "Gamlet,
princ datskij" ("Amleto, principe di Danimarca), 1837; Belinskij V.G. "Gamlet.
Traghedija
Shekspira"
("Amleto.
Tragedia
di
Shakespeare"),
1844;
Senkovskij
O. "Gamlet. Traghedija Shekspira" ("Amleto. Tragedia di Shakespeare"), 1844).
Nell'ambito dell'approccio sopra indicato, non è nostra intenzione comparare le
traduzioni in diverse lingue da un punto di vista specificatamente linguistico appunto. I testi
teorici sulle traduzioni saranno comparati da un punto di vista tipologico e culturologico. Questo
per dimostrare la funzionalità del metodo di ricerche parallele in applicazione al campo della
traduzione, il cui risultato è la dimostrazione della formazione parallela di vari principi e di varie
idee sulla traduzione nell'ambito della storia della traduzione paneuropea. In quest'ottica,
l'inserimento della tradizione italiana nel campo degli studi sulla teoria della traduzione risulta
avere un compito non meno importante di quello dello studio di qualsiasi altra tradizione
nazionale. Il nostro auspicio è che l'approccio da noi scelto possa permettere di avvicinarsi ad
una storia della traduzione che risulti il più possibile completa e oggettiva, valutando e
valorizzando nello specifico il ruolo, il posto e il contributo reale che l'Italia ha avuto nella storia
della nascita, della genesi e dello sviluppo di singoli e fondanti concetti e principi traduttivi.
Piano di ricerca triennale.
1. Primo anno accademico.
- Studio dell'attualità della questione per un inserimento giustificato della tradizione italiana
nella storia della traduzione. Ricerca di prove sulla sottovalutazione del contributo apportato
dagli autori italiani nell'ambito della teoria della traduzione Approfondimento di ricerche già
iniziate in biblioteche e parzialmente già concretizzate.
- Esame degli approcci contemporanei nello studio della storia del pensiero teorico sulla
traduzione, dimostrazione dell'esistenza di lacune in questo campo, più precisamente: per uno
studio della "sfortuna" delle tradizioni italiana e russa
- Ricerca bibliografica relativa al tema del progetto
- Definizione degli archivi e biblioteche che possono contenere i materiali utili sulla storia
italiana delle traduzioni dell'Iliade e sulla storia italiana delle traduzioni delle opere
shakespeariane.
- Esame delle fonti, della letteratura critica e dei contributi scientifici sul tema del progetto.
- Descrizione dell'approccio metodologico applicato nella ricerca (principio
dell'histoire
croisée).
- Scrittura provvisoria di capitoli introduttivi che pongano le basi della ricerca. Da rivedere e
specificare ulteriormente a ricerca completata.
2. Secondo anno accademico.
- Definizione delle fonti della ricerca. I testi chiave per la descrizione della tradizione italiana
sono ampiamente conosciuti, anche se mai trattati nell'ambito specifico della ricerca. In
particolare si tratta:
Per la traduzione dell'Iliade:
1. Cesarotti, Melchiorre. Ragionamento storico-critico.
1794.
2. Monti, Vincenzo. Sulla difficolta di ben tradurre la protasi dell' "Iliade". Considerazioni di
Vicenzo Monti. 1807.
3. Foscolo, Ugo. Intendimento del traduttore. 1807.
Per le traduzioni shakespeariane:
1. Baretti, Giuseppe. Discours sur Shakespeare et sur Monsieur de Voltaire. 1777.
I testi chiave per la descrizione del contesto francese e quello russo
Francia:
Per la traduzione dell'Iliade:
1.Dacier, Anne Marie. De causes de la corruption du gout. 1714.
2.Houdar de la Motte, Antoine. Discours sur Homère. 1714.
Per le traduzioni shakespeariane:
1. Lettre de M. de Voltaire à l'Académie Frangaise. 1776.
2. Madame de Stael. De l'esprit des traductions (pubblicato per la prima volta in Italia e in
italiano con il titolo Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni). 1816.
Russia:
Per la traduzione dell'Iliade:
[Golicyn, B.V], Nravstvennie rassuzhdenija ghercoga de la Rochefoucauld
(Riflessioni morali
del conte de la Rochefoucauld) (in russo); [Golicyn, B.V], 1809. Reflexions sur les traducteurs
russes et particulièrement sur ceux des Maximes de la Rochefoucauld. A St. Petersbourg (in
francese). 1811.
Per le traduzioni shakespeariane:
1. Belinskij V.G. Gamlet, princ datskij (Amleto, principe di Danimarca). 1837.
2. Belinskij V.G. Gamlet. Traghedija Shekspira (Amleto. Tragedia di Shakespeare). 1844.
3. Senkovskij O. Gamlet. Traghedija Shekspira (Amleto. Tragedia di Shakespeare). 1844.
- Argomentazione della rappresentatività delle fonti in questione.
- Ricerca bibliografica (e aggiornamento definitivo sul fatto che si tratta di testi mai tradotti in
italiano - soprattutto riguardo le fonti russe).
- Traduzione in italiano delle fonti mai tradotte.
- Ricerche in biblioteche e archivi, raccolta dei materiali sulla storia della traduzione dell'Iliade e
sulla storia della traduzione delle opere di Shakespeare in Italia (archivi e biblioteche sarano
definiti al primo anno).
- Quadro della situazione riguardante le traduzioni dell'Iliade
Contestualizzazione dei testi scelti:
e di Shakespeare in Italia.
descrizione del contesto storico-culturale (storia delle
pubblicazioni, percezione del pubblico, della critica ecc), descrizione della tradizione precedente
(chi aveva tradotto l'Iliade prima di Cesarotti, Foscolo, Monti, cosa e come era stato tradotto,
idem per le traduzioni delle opere shakespeariane).
- Presentazione dei resultati ottenuti nell'ambito dei convegni e seminari scientifici sulla
traduttologia (convegno annuale sulla teoria e storia della traduzione organizzato dal
dipartimento della teoria e prattica della traduzione dell'Università Statale Russa di Scienze
Umanistiche di Mosca, convegno annuale sui rapporti italo-russi organizzato dal Centro degli
studi italo-russi dell' Università Statale Russa di Scienze Umanistiche di Mosca)
3. Terzo anno accademico.
- Stesura del capitolo sulle traduzioni dell'Iliade.
- Stesura del capitolo sulle traduzioni di Shakespeare.
- Presentazione dei resultati ottenuti nell'ambito di convegni e seminari scientifici sulla
traduttologia (convegno annuale sulla teoria e storia della traduzione organizzato dal
dipartimento della teoria e prattica della traduzione dell'Università Statale Russa di Scienze
Umanistiche
di
Mosca)
e
sugli
studi
shakespeariani
(convegno
annuale
sugli
studi
shakespeariane organizzato dalla facoltà di Lettere dell'Università Statale Russa di Scienze
Umanistiche di Mosca). Presentare i risultati ottenutti nell'ambito di convegni sulla traduttologia
in Italia (da trovare).
- Scrittura e pubblicazione di articoli scientifici sul tema della ricerca.
- Stesura del testo completo della ricerca.
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