Per una storia della teoria della traduzione in Italia
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Per una storia della teoria della traduzione in Italia
Per una storia della teoria della traduzione in Italia Il presente progetto mira allo studio e all'analisi critica di alcuni eventi-chiave della storia della riflessione teorica sulla traduzione in Italia. In qualità di "eventi-chiave" verranno proposte la storia delle traduzioni in italiano deWIliade di Omero e dell'opera di Shakespeare. La scelta e il confronto di questi due autori ha una sua motivazione teorica fondamentale, dato che il problema di "come" tradurre l'Iliade di Omero e di "come" tradurre Shakespeare accomuna gli studi di molti paesi. Le vaste polemiche attorno alle traduzioni di questi autori hanno generato una riflessione teorica sulla traduzione in quasi tutti i paesi europei. Questo fatto ci fornisce la base di partenza per analizzare e tracciare la storia della traduzione di questi autori in Italia in una prospettiva comparativa nel contesto più ampio della storia europea della traduzione. 1. La storia della traduzione in Italia come oggetto della traduttologia. Il nostro progetto di ricerca pertiene al campo della teoria della traduzione in prospettiva storica e mira allo studio e all'approfondimento della storia del pensiero teorico sulla traduzione. L'attualità scientifica del progetto è sostenuta dal fatto che, nella traduttologia contemporanea, esistono ancora molte lacune nell'oggetto stesso di studio. Colmare queste lacune è compito urgente in un ambito come la traduttologia che, in quanto scienza autonoma relativamente giovane, necessita di un accurato approfondimento in qualità di materia accademica. Una delle principali lacune nella storia della riflessione teorica sulla traduzione riguarda propriamente quanto storicamente accaduto in questo campo in Italia. Il nostro lavoro prende le mosse dall'osservazione che il contributo apportato dagli autori italiani alla teoria della traduzione in generale, nonché alla ricerca di soluzioni di singoli problemi traduttologici specifici, resti a tutt'oggi non sufficientemente riconosciuto e valorizzato. Basti ricordare come le antologie "classiche" sulla teoria della traduzione (The Translation Studies Reader, edited by Lawrence Venuti, advisory editor Mona Baker, London and New York: Routledge, 2000; Routledge Encyclopedia of Translation Studies, edited by Mona Baker, assisted be Kirsten Malmkjaer, London and New York: Routledge, 1998; Western Translation Theory from Herodotus to Nietzsche, edited by Douglas Robinson, Manchester/Northampton: St.Jerome Publishing, 1997) non riservino nemmeno un accenno alla traduzione in Italia. E se la Routledge Encyclopedia of Translation Studies contiene invece un capitolo dedicato all'Italia (Duranti, Riccardo, "Italian Tradition", Routledge Encyclopedia of Translation Studies edited by Mona Baker, London and New York: Routledge, 1998, pp. 474484), non si può non rilevare come la descrizione storica del pensiero teorico relativo alla traduzione in Italia proposta in questo saggio sia estremamente schematica e lasci fuori quadro i temi più interessanti. Un recente e ampio lavoro scientifico in tre volumi pubblicato in Germania nel 2011 a cura di studiosi tedeschi (Ubersetzung/Translation/Traduction. Ein Handbuch zur Ubersetzungsforschung / An International Encyclopedia Internationals of Translation Studies / Encyclopedic internationale de la recherche sur la traduction) contiene finalmente un capitolo piuttosto esteso sulla storia della traduzione in Italia (Volume 3. Capitolo XXVII. Uberstetzungskultur traduction "Die in Italien. Translation and cultural history in Italy. Histoire culturelle de la en Italie", pp. 1907-1981). Un approccio quasi pionieristico, ci verrebbe paradossalmente da dire, molto lontano tuttavia dalla perfezione: esso manca infatti di una visione strutturata, efficacemente contestualizzata e approfondita, del pensiero teorico sulla traduzione in Italia. In particolare, l'Ottocento vi viene rappresentato solo da Alessandro Manzoni, mentre niente viene detto, ad esempio, sugli esperimenti della traduzione in italiano dell'Iliade proposti da autori del calibro di V. Monti e U. Foscolo, fra gli altri. Il capitolo inoltre, osserveremo aggiuntivamente, è scritto da studiosi tedeschi in tedesco: laddove il capitolo sulla traduttologia in Francia è scritto da studiosi francesi, e il capitolo sulla Russia, ancora a titolo di esempio, da autori russi. Questo fatto merita un'attenzione particolare, perché conferma una volta di più l'estraneità del lettore italiano a una storia completa sulla riflessione patria in ambito traduttologico, e di conseguenza l'attualità di uno studio della tradizione italiana non solo nel contesto europeo, ma anche in quello appunto più specificatamente italiano. 2. L'oggetto della storia della traduzione come questione metodologica. Per raggiungere lo scopo che ci prefiggiamo con il presente progetto è necessario prima di tutto affrontare una questione metodologica, ovvero cosa si intenda per "storia della traduzione": la storia della traduzione praticamente intesa, cioè la storia delle traduzioni, о la storia della scienza della traduzione, cioè della traduttologia? Si tratta di due approcci fondamentalmente antitetici. Come esempio del secondo approccio ricordiamo, tra tutti, il caso di Umberto Eco, il quale pare sostenere che nessuna teoria della traduzione è mai esistita prima del Novecento, quando nell'introduzione (p. 13) al suo Dire quasi la stessa cosa scrive: "Ritengo pertanto che, per fare osservazioni teoriche sul tradurre, non sia inutile aver avuto esperienza attiva о passiva della traduzione. D'altra parte, quando una teoria della traduzione non esisteva ancora, da San Gerolamo al nostro secolo, le uniche osservazioni interessanti in argomento erano state fatte proprio da chi traduceva (...)". Ma esiste anche un'opinione opposta, quella cioè di studiosi che suppongono che la teoria della traduzione sia in realtà una storia della traduzione, ovvero la storia dei principi fondanti della traduzione: da questo punto di vista, i filosofi sin dall'antichità avrebbero parlato di traduzione con osservazioni che avrebbero la valenza di riflessioni teoriche (cfr. tra tutti, a esempio di questo approccio, Douglas Robinson, Western Translation Theory from Herodotus to Nietzsche, Manchester: St. Jerome Publishing, 1997). Noi definiamo la storia della riflessione teorica a partire da quest'ultimo approccio: riteniamo cioè che la storia della traduzione sia fondamentalmente la storia dei concetti elaborati nelle varie note e premesse dei traduttori, in repliche polemiche, articoli, discussioni, saggi, ecc. e non si limiti alla rigida traduttologia quale "nuova scienza" elaborata a partire dalla seconda metà del Novecento in poi (cronologia proposta, ad esempio, da Jeremy Munday nel Translation Studies. Theories and Applications, Introducing Second edition, London and New York: Routledge, 2008). Notiamo come al giorno d'oggi numerosissime siano ormai le proposte scientifiche di descrizione di una storia del piensiero teorico sulla traduzione. Tra la vasta messe di antologie e monografie sulla storia della traduzione ci sembra di poter individuare due tipi fondamentali di approccio: 1) Monografie orientate sulla storia nazionale e sulla tradizione nazionale (ad esempio: The Oxford History of Literary Translation in English, General editors Peter France and Stuart Gillespie, 2008; Lefevre A. ed., Translating Literature: The German Tradition from Luther to Rosenzweig, Assen: Van Gorcum, 1977); 2) Antologie di articoli caratterizzate dall'applicazione di concetti specifici della traduttologia, in cui sembra predominare una sorta di "centrismo nazionale" e manca una prospettiva diacronica (ad esempio: Venuti, L. (ed), The Translation Studies Reader, London: Routledge, 2000). Il pregio dei libri menzionati è il carattere enciclopedico che li distingue, loro difetto è appunto un autoreferenziale centrismo nazionale, sostenuto da un approccio descrittivo anziché analitico. Tutto ciò ha fatto sì che la storia della traduzione in Italia non sia praticamente mai entrata nell'ambito più ampio degli studi della teoria della traduzione in Europa Occidentale (il fatto è evidente anche per alcuni studiosi italiani, si veda in particolare il libro di Laura Salmon, Teoria della traduzione: storia, scienza, professione, Milano: Bompiani, 2003 e le sue riflessioni sull'anglocentrismo, sopratutto nel capitolo Gli studi: una sintesi tipologica, pp. 38-43). In ultimo, noteremo come anche nell'unica antologia "italiana" dedicata alla storia del pensiero teorico della traduzione (ci riferiamo al fondamentale lavoro a cura di S. Nergaard, Le teoria della traduzione nella storia, Milano: Bompiani, 1993) la tradizione italiana sia rappresentata solo per sporadici cenni, ulteriore fatto a conferma della mancanza di attenzione a una tradizione italiana specifica nell'ambito della storia della traduzione. 3. Questioni metodologiche. La scelta del materiale di studio. Per esplorare la storia del pensiero teorico sulla traduzione in Italia si cercherà dunque di proporre un approccio metodologico che si differenzi da quelli fin qui applicati tradizionalmente nella traduttologia. È nostra convinzione che la tradizione nazionale possa essere descritta con maggior precisione attraverso alcune "domande": domande che, comuni a molti paesi e a molte tradizioni traduttologiche del pensiero europeo, hanno ricevuto "risposte" diverse in ogni paese. In questo caso la storia del pensiero teorico sulla traduzione risulterebbe molto più completa e oggettiva, perché eviterebbe il centrismo nazionale e lo stereotipo circa il ruolo periferico di alcuni paesi (ad esempio per l'appunto dell'Italia). Si potrebbero allora individuare, tra le altre, le seguenti "domande" (i seguenti "case studies") da affrontare: 1) Il problema di come tradurre "correttamente" (sec. XV-XVI); 2) Il problema di "come" tradurre le opere di Shakespeare (sec. XVIII-XIX); 3) Il problema di "come" tradurre l'Iliade di Omero (sec. XVIII-XIX); 4) Il concetto di "intraducibilità" dell'opera artistica (sec. XX). Si tratta ovviamente di una lista non definitiva, "altri" sono i casi di pertinenza in "altre" e ulteriori circostanze. Nell'ambito del nostro progetto ci riproponiamo di concentrare la nostra attenzione appunto sul problema delle traduzioni di Shakespeare e dell'Iliade, per poi passare alla descrizione delle "risposte" italiane alle "domande" di questi autori in un contesto analogo di ricerche simili in altri paesi europei. Una siffatta scelta metodologica ci permetterebbe di evitare i seguenti limiti di ricerca: - il principio nazionale: ogni testo che riguardi le traduzioni di Shakespeare о di Omero va esaminato in relazione ad altri testi simili formatisi attorno alla stessa "domanda"; il principio cronologico: analizzeremo infatti testi scritti sempre da autori non contemporanei, ma riguardanti le stesse questioni; - / 'isolamento culturale: studiando problemi comuni a tutte le culture europee. La nostra ricerca si propone dunque altresì di rilevare come ogni tradizione nazionale (italiana compresa) rappresenti un caso specifico di una tradizione più ampia, - quella europea, - della storia di una riflessione teorica sulla traduzione. Le ricerche teoriche nel campo della traduzione ci sembrano insomma svilupparsi in un'unica direzione in tutta l'Europa: lo stereotipo secondo cui alcune tradizioni e culture avrebbero il predominio assiologico su altre non rifletterebbe altro che un costrutto artificioso e artificiale, approntato dai metodi della scienza più recente. Questi "rigorosi" stereotipi circa il ruolo primario di alcuni paesi nella formazione di principi traduttivi non corrisponderebbero nemmeno nella maggioranza dei casi alla realtà storica. A titolo di esempio: uno di questi stereotipi affermerebbe che il primo trattato sulla traduzione, dedicato specificatamente cioè alla teoria della traduzione, sarebbe stato creato nel 1540 in Francia da Etienne Dolet {La manière de bien traduire d'une langue à l'aultre). Come collocare allora il testo di Leonardo Bruni "Tradurre correttamente" (titolo originale: "De interpretazione recta'''), scritto in Italia intorno al 1420, che precede quasi di un secolo l'opera di Dolet? Un simile passaggio di "priorità" si potrebbe parimenti eseguire nell'ambito del concetto base di "intraducibilità": tradizionalmente attribuito a Walter Benjamin (vedi "// compito del traduttore", 1925), era già stato ampiamente analizzato e articolato da Benedetto Croce più di vent'anni prima nel suo "Indivisibilità dell'espressione in modi о gradi e critica della retorica" del 1902. Da quanto su brevemente esposto si evince chiaramente la necessità di sviluppare il discorso nella direzione di una storia della traduzione più ampia e globale, di cui considerare atttentamente le componenti diverse e specifiche. In una tale visione ogni tradizione nazionale, ogni paese, ogni cultura europea risulta avere lo stesso valore e svolgere un ruolo fondante di pari importanza. Il nostro progetto si prefigge lo scopo di precisare le versioni esistenti sulla nascita di determinati principi della traduzione e sulla loro storia. Ruolo determinante sarà interpretato dal rilevamento problemi simili con uno sviluppo parallello in paesi diversi. 4. Una scelta interdisciplinare. L'approccio dell , histoire croisée per una storia della traduzione. Nel presente progetto ruolo fondamentale sarà attribuito, tra gli altri, alle ricerche teoriche recenti degli studiosi francesi Michael Werner e Bénédicte Zimmermann. Ci riferiamo in particolare al principio delì'histoire croisée, quale argomentato nell'articolo "Beyond comparison: histoire croisée and the challenge of reflexivity" (in: "History and Theory", 45, February, 2006. pp. 30-50). Tale approccio, che afferma un ruolo dinamico e attivo dell'oggetto di studio e unisce le prospettive diacronica e sincronica, ci permette di superare i limiti tradizionali dell'analisi comparativa, evitando la strada della comparazione simmetrica. Sostanzialmente, il principio sostiene che la scala della comparazione usata da uno studioso non debba essere necessariamente localizzata nel tempo e nello spazio, non abbia cioè necessariamente bisogno di un punto di intersezione tra le culture. Questa prospettiva permette di evitare gli studi comparatvi classici, localizzati nel tempo e nello spazio, che consistono normalmente nello studio di influssi diretti. Come spiegano gli studiosi nel loro illuminante lavoro (p. 43): Within a histoire croisée perspective, the transnational cannot simply be considered as a supplementary level of analysis to be added to the local, regional, and national levels according to a logic of a change of focus. On the contrary, it is apprehended as a level that exists in interaction with the others, producing its own logics with feedback effects upon other space-structuring logics (...). The study of the transnational level reveals a network of dynamic interrelations whose components are in part defined through the links they maintain among themselves and the articulations structuring their positions. Viewed from this perspective, histoire croisée can open up promising lines of inquiry for the writing of a history of Europo that is not reduced to the sum of the histories of member states or their political relations, but takes into account the diversity of transactions, negotiations, and reinterpretations played out a different settings around a great variety of objects that, combined, contribute to shaping a European history à géométrie variable. 5. Parte comparativa del progetto. L'approccio presentato apre la possibilità di paragonare e esaminare fenomeni che mai prima d'ora sono stati oggetto di comparazione. La presente indagine propone un percorso approfondito nella storia delle traduzioni legate all'Iliade di Omero e alle opere shakespeariane nell'ambito delle ricerche teoriche svoltesi in particolare in Francia e in Russia. Noi prendiamo questi due paesi come contesto per descrivere la tradizione italiana, con lo scopo di mostrare che si tratta di ricerche parallele in tutta l'Europa e di un fenomeno "multinazionale", paneuropeo..11 confronto con la tradizione francese appare abbastanza evidente, vista la diffusione dei testi shakespeariani in Italia tramite la cultura e la lingua francesi. Il paragone con la Russia rappresenta invece un interesse particolare, in particolare perché la Russia, come l'Italia, parrebbe aver svolto tradizionalmente un ruolo secondario nella storia della formazione dei principi della traduzione e della storia della traduzione in generale. La tradizione russa, come quella italiana, è descritta nei testi esistenti in materia in modo assai schematico e incompleto. La Russia, poi, non fa evidentemente parte dell'ecumene romana. Ma una lettura diacronicamente intelligente non può non rilevare come i traduttori russi abbiamo sempre cercato le proprie risposte a quelle stesse domande di cui si è prima indicata la centralità. Il che ci aiuta ulteriormente ad evitare una rigida e limitata descrizione della storia nazionale nella traduttologia e fornisce una fondata motivazione per riscorprire la storia della traduzione in un contesto transnazionale e paneuropeo. L'originalità scientifica dello studio che qui proponiamo consisterebbe allora non solo nell'immettere nella circolazione scientifica testi teorici della tradizione italiana sulla traduzione precedentemente sconosciuti agli studiosi, ma nell'esaminare queste fonti sulla base di principi metodologici mai applicati prima in questo campo e a questo materiale. L'oggetto stesso dello studio rappresenterebbe poi una novità nel campo specifico della comparazione, centrandosi su un ampio confronto tra Italia e Russia. Attualmente gli studi italo-russi, pure ampiamente sviluppati, tendono infatti a limitarsi a singole questioni di influssi diretti (es.: scrittori e artisti russi in Italia, ecc.) о di fruizione di singole opere (es.: le ricezione di Dante in Russia ecc.). Nel presente studio verrebbe dunque proposto un esame, compiuto da un punto di vista tipologico, delle seguenti "situazioni" italiane, corredato da esempi di somiglianza tratti dalle "situazioni" francesi e russe: 1) "La storia delle traduzioni dell'Iliade in italiano". Nello specifico, si tratta in particolare dell'esame del libro "Esperimento di traduzione della Iliade di Omero di Ugo Foscolo", 1807, contenente traduzioni del primo canto dell'Iliade compiute da Cesarotti, Monti, Foscolo e comprendente anche loro scritti teorici su "come si deve tradurre" Omero in italiano. In qualità di contesto comparativo verrà esaminata la storia e la polemica sulle traduzioni dell'Iliade in Francia (vedi: Dacier, Anne Marie. De causes de la corruption du gout. 1714, Houdar de la Motte, Antoine. Discours sur Homère. 1714), nota alla storia della letteratura e alla cultura europea sotto il nome di Querelle des Anciens et des Modernes. Nell'ambito culturale russo il raffronto verrà invece effettuato con il caso corrispondente delle traduzioni di Omero in Russia, argomento del primo trattato teorico russo sulla traduzione. Pubblicato in Russia nel 1809 in lingua russa, esso uscì sotto forma di premessa anonima al libro "Nravstvennie rassuzhdenija ghercoga de la Rochefoucauld" ("Riflessioni morali del conte de la Rochefoucauld"'), essendo poi ripubblicato in francese nel 1811 con il titolo "Reflexions sur les traducteurs russes et particulièrement sur ceux des Maximes de la Rochefoucauld. A St. Petersbourg": vero autore del trattato era in realtà il principe B.V. Golicyn, - traslitterato variamente nella tradizione-traduzione anche come Galitzine о Golitsyn. 2) "La storia delle traduzioni di Shakespeare in Italia". In realtà si dovrà trattare della loro quasi totale assenza fino all'inizio del Novecento, ovvero fino all'inizio delle discussioni intorno al famoso articolo di Madame de Stael "Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni" (1816). In qualità di contesto comparativo verrà studiato il corpus delle idee di Voltaire relative alle opere shakespeariane. - in particolare la sua famosa "Lettera" all' Académie Fran9aise., letta pubblicamente il 25 agosto 1776. Inoltre si analizzeranno le variegate vicende delle traduzioni di Shakespeare in francese ad opera di Jean Francois Ducis e Pierre Le Tourneur. Per quanto riguarda invece la Russia, va segnalato come anche qui scarseggino le traduzioni di Shakespeare, riflettendo quindi una situazione simile all'Italia: fino agli anni '30 dell'Ottocento, quando all'opera dello scrittore inglese dedicherà i suoi critici il letterato più autorevole dell'epoca, Vissarion Grigor'evic Belinskij. Di interesse particolare sarà dunque svolgere un'analisi della polemica sulla traduzione di Amleto quale si svolse in Russia tra le autorità di Belinskij e Senkovskij negli anni '30 -'40 dell'Ottocento (quale espressa ad esempio in: Belinskij V.G. "Gamlet, princ datskij" ("Amleto, principe di Danimarca), 1837; Belinskij V.G. "Gamlet. Traghedija Shekspira" ("Amleto. Tragedia di Shakespeare"), 1844; Senkovskij O. "Gamlet. Traghedija Shekspira" ("Amleto. Tragedia di Shakespeare"), 1844). Nell'ambito dell'approccio sopra indicato, non è nostra intenzione comparare le traduzioni in diverse lingue da un punto di vista specificatamente linguistico appunto. I testi teorici sulle traduzioni saranno comparati da un punto di vista tipologico e culturologico. Questo per dimostrare la funzionalità del metodo di ricerche parallele in applicazione al campo della traduzione, il cui risultato è la dimostrazione della formazione parallela di vari principi e di varie idee sulla traduzione nell'ambito della storia della traduzione paneuropea. In quest'ottica, l'inserimento della tradizione italiana nel campo degli studi sulla teoria della traduzione risulta avere un compito non meno importante di quello dello studio di qualsiasi altra tradizione nazionale. Il nostro auspicio è che l'approccio da noi scelto possa permettere di avvicinarsi ad una storia della traduzione che risulti il più possibile completa e oggettiva, valutando e valorizzando nello specifico il ruolo, il posto e il contributo reale che l'Italia ha avuto nella storia della nascita, della genesi e dello sviluppo di singoli e fondanti concetti e principi traduttivi. Piano di ricerca triennale. 1. Primo anno accademico. - Studio dell'attualità della questione per un inserimento giustificato della tradizione italiana nella storia della traduzione. Ricerca di prove sulla sottovalutazione del contributo apportato dagli autori italiani nell'ambito della teoria della traduzione Approfondimento di ricerche già iniziate in biblioteche e parzialmente già concretizzate. - Esame degli approcci contemporanei nello studio della storia del pensiero teorico sulla traduzione, dimostrazione dell'esistenza di lacune in questo campo, più precisamente: per uno studio della "sfortuna" delle tradizioni italiana e russa - Ricerca bibliografica relativa al tema del progetto - Definizione degli archivi e biblioteche che possono contenere i materiali utili sulla storia italiana delle traduzioni dell'Iliade e sulla storia italiana delle traduzioni delle opere shakespeariane. - Esame delle fonti, della letteratura critica e dei contributi scientifici sul tema del progetto. - Descrizione dell'approccio metodologico applicato nella ricerca (principio dell'histoire croisée). - Scrittura provvisoria di capitoli introduttivi che pongano le basi della ricerca. Da rivedere e specificare ulteriormente a ricerca completata. 2. Secondo anno accademico. - Definizione delle fonti della ricerca. I testi chiave per la descrizione della tradizione italiana sono ampiamente conosciuti, anche se mai trattati nell'ambito specifico della ricerca. In particolare si tratta: Per la traduzione dell'Iliade: 1. Cesarotti, Melchiorre. Ragionamento storico-critico. 1794. 2. Monti, Vincenzo. Sulla difficolta di ben tradurre la protasi dell' "Iliade". Considerazioni di Vicenzo Monti. 1807. 3. Foscolo, Ugo. Intendimento del traduttore. 1807. Per le traduzioni shakespeariane: 1. Baretti, Giuseppe. Discours sur Shakespeare et sur Monsieur de Voltaire. 1777. I testi chiave per la descrizione del contesto francese e quello russo Francia: Per la traduzione dell'Iliade: 1.Dacier, Anne Marie. De causes de la corruption du gout. 1714. 2.Houdar de la Motte, Antoine. Discours sur Homère. 1714. Per le traduzioni shakespeariane: 1. Lettre de M. de Voltaire à l'Académie Frangaise. 1776. 2. Madame de Stael. De l'esprit des traductions (pubblicato per la prima volta in Italia e in italiano con il titolo Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni). 1816. Russia: Per la traduzione dell'Iliade: [Golicyn, B.V], Nravstvennie rassuzhdenija ghercoga de la Rochefoucauld (Riflessioni morali del conte de la Rochefoucauld) (in russo); [Golicyn, B.V], 1809. Reflexions sur les traducteurs russes et particulièrement sur ceux des Maximes de la Rochefoucauld. A St. Petersbourg (in francese). 1811. Per le traduzioni shakespeariane: 1. Belinskij V.G. Gamlet, princ datskij (Amleto, principe di Danimarca). 1837. 2. Belinskij V.G. Gamlet. Traghedija Shekspira (Amleto. Tragedia di Shakespeare). 1844. 3. Senkovskij O. Gamlet. Traghedija Shekspira (Amleto. Tragedia di Shakespeare). 1844. - Argomentazione della rappresentatività delle fonti in questione. - Ricerca bibliografica (e aggiornamento definitivo sul fatto che si tratta di testi mai tradotti in italiano - soprattutto riguardo le fonti russe). - Traduzione in italiano delle fonti mai tradotte. - Ricerche in biblioteche e archivi, raccolta dei materiali sulla storia della traduzione dell'Iliade e sulla storia della traduzione delle opere di Shakespeare in Italia (archivi e biblioteche sarano definiti al primo anno). - Quadro della situazione riguardante le traduzioni dell'Iliade Contestualizzazione dei testi scelti: e di Shakespeare in Italia. descrizione del contesto storico-culturale (storia delle pubblicazioni, percezione del pubblico, della critica ecc), descrizione della tradizione precedente (chi aveva tradotto l'Iliade prima di Cesarotti, Foscolo, Monti, cosa e come era stato tradotto, idem per le traduzioni delle opere shakespeariane). - Presentazione dei resultati ottenuti nell'ambito dei convegni e seminari scientifici sulla traduttologia (convegno annuale sulla teoria e storia della traduzione organizzato dal dipartimento della teoria e prattica della traduzione dell'Università Statale Russa di Scienze Umanistiche di Mosca, convegno annuale sui rapporti italo-russi organizzato dal Centro degli studi italo-russi dell' Università Statale Russa di Scienze Umanistiche di Mosca) 3. Terzo anno accademico. - Stesura del capitolo sulle traduzioni dell'Iliade. - Stesura del capitolo sulle traduzioni di Shakespeare. - Presentazione dei resultati ottenuti nell'ambito di convegni e seminari scientifici sulla traduttologia (convegno annuale sulla teoria e storia della traduzione organizzato dal dipartimento della teoria e prattica della traduzione dell'Università Statale Russa di Scienze Umanistiche di Mosca) e sugli studi shakespeariani (convegno annuale sugli studi shakespeariane organizzato dalla facoltà di Lettere dell'Università Statale Russa di Scienze Umanistiche di Mosca). Presentare i risultati ottenutti nell'ambito di convegni sulla traduttologia in Italia (da trovare). - Scrittura e pubblicazione di articoli scientifici sul tema della ricerca. - Stesura del testo completo della ricerca.