...

scarica una parte del libro in pdf

by user

on
Category: Documents
17

views

Report

Comments

Transcript

scarica una parte del libro in pdf
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
1
NEIL DANIELS
LA STORIA DEI
JUDAS PRIEST
DEFENDERS OF THE FAITH
Traduzione di
Stefania Renzetti
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
Titolo originale dell’opera: The Story Of Judas Priest - Defenders Of The Faith
© 2010 Omnibus Press (A Division of Music Sales Limited)
Copyright © 2011 A.SE.FI. Editoriale Srl - Via dell’Aprica, 8 - Milano
www.tsunamiedizioni.com
Prima edizione Tsunami Edizioni, giugno 2011 - Gli Uragani 10
Tsunami Edizioni è un marchio registrato di A.SE.FI. Editoriale Srl
Traduzione: Stefania Renzetti
Foto di copertina: Ross Halfin - Foto retrocopertina: Bob Leafe/Frank White Photography
Progetto copertina: Eugenio Monti
Finito di stampare nel giugno 2011 da GESP - Città di Castello
ISBN: 978-88-96131-31-2
Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, in qualsiasi formato senza
l’autorizzazione scritta dell’Editore.
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
SOMMARIO
Prefazione di Al Atkins ..................................................................................................5
Introduzione .................................................................................................................9
PARTE 1 – IL BLACK COUNTRY: ACCIAIO BRITANNICO
UNO: PRIMA DEL’ALBA..........................................................................................15
DUE: 1963-1968 . ......................................................................................................19
TRE: 1969-1970 . .......................................................................................................27
QUATTRO: 1971-1972 .............................................................................................41
PART 2 – HEAVY METAL: IL SOUND DELLE MIDLANDS SI EVOLVE
CINQUE: 1973-1976 ................................................................................................53
SEI: 1977-1979 ..........................................................................................................73
PART 3 – RUNNIN’ WILD: A PIEDE LIBERO IN AMERICA
SETTE: 1980-1984 ....................................................................................................89
OTTO: 1985-1989 . .................................................................................................111
NOVE: 1990-1991 ...................................................................................................127
DIECI: 1992-1995 ...................................................................................................139
PART 4 – VICTIM OF CHANGES: IL PERIODO RIPPER
UNDICI: 1996-2000 ...............................................................................................147
DODICI: 2001-2002 ...............................................................................................161
PART 5 – UNITED: IL RITORNO DEL METAL GOD
TREDICI: 2003-2004 ..............................................................................................171
QUATTORDICI: 2005 . ..........................................................................................187
QUINDICI: 2006 ....................................................................................................193
SEDICI: 2007 ..........................................................................................................197
DICIASSETTE: 2008-2009 .....................................................................................199
POST SCRIPTUM – HEROES END......................................................................209
Appendici .............................................................................................................213
Discografia/Filmografia Selezionata (Regno Unito).....................................................280
Bibliografia .............................................................................................................315
Ringraziamenti...........................................................................................................319
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
Dedicato ai miei nonni
Joseph Brian Daniels
Rita May Daniels
R.I.P.
PREFAZIONE DI AL ATKINS
Il 1969 mi fa tornare in mente tanti bei ricordi. In particolare, spicca quello del
miglior gruppo rock ‘n’ roll di sempre - i Beatles.
Nel 1969 ci fu la loro ultima esibizione pubblica, dal vivo, sul tetto della Apple
Records a Londra, e l’uscita del loro penultimo album, ovvero il magnifico Abbey
Road. I Beatles hanno sempre esercitato una grande influenza su di me, come
musicista, cantante, e compositore. È stato grazie a loro e al Merseybeat degli
anni Sessanta che ho deciso di voler far parte del mondo del rock ‘n’ roll e sono
maledettamente felice di averlo fatto. Non ho alcun rimpianto a riguardo.
Un altro bel ricordo del 1969 è quello del mio vecchio amico Robert Plant,
che viene anche dalla mia stessa città natale, West Bromwich, nel cuore del Black
Country. Lui e Jimmy Page, John Bonham e John Paul Jones, come Led Zeppelin,
fecero uscire il loro primo album omonimo nel gennaio di quell’anno. Era stato
fissato un nuovo punto di riferimento per il rock duro e la storia del rock avrebbe
cambiato per sempre il suo corso. Ricordo quando ascoltai per la prima volta
canzoni come ‘Babe, I’m Gonna Leave You’, ‘Black Mountain Side’ e ‘Dazed And
Confused’. Gli Zeppelin intrecciavano così tante influenze musicali, dal rock ‘n’
roll al folk, al blues e persino la musica classica. A me interessavano maggiormente le sonorità rock più pesanti degli Zeppelin, e ho capito quale direzione avrei
preso da lì in avanti.
Nel 1969 formai un piccolo gruppo locale di rock duro, influenzato da gente come i Cream, Led Zeppelin e Jimi Hendrix. Il gruppo si chiamava Judas
Priest. Il nome della band venne deciso dal mio bassista e miglior amico Bruno
Stapenhill, che lo aveva preso dal brano di Bob Dylan ‘The Ballad of Frankie Lee
And Judas Priest’.
Chi avrebbe mai pensato, a quei tempi, che anche loro sarebbero diventati una
parte fondamentale della storia della musica rock? Io no di certo! Mi sarei messo
a ridere all’idea e avrei pensato che si trattasse di una sorta di presa in giro.
Sebbene abbia fatto parte dei Judas Priest per soli quattro anni, sento, nonostante tutto, di aver lasciato il mio segno scrivendo pezzi classici come ‘Winter’
e ‘Never Satisfied’ su Rocka Rolla, che è stato il primo album del gruppo, uscito
nel 1974 su Gull Records. Ho anche dato una mano per la stesura di ‘Dreamer
Deceiver’ e ‘Victim Of Changes’, che sono state registrate per il secondo album,
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
5
LA STORIA DEI JUDAS PRIEST
Sad Wings Of Destiny. In effetti, la seconda è un vero gioiello di canzone e io stesso
l’ho registrata due volte, sull’album omonimo e per il mio ultimo lavoro Demon
Deceiver. Il testo è la fusione del brano di Rob Halford ‘Red Light Lady’ e la mia
‘Whiskey Woman’. Sono orgoglioso di dire che è uno dei migliori pezzi heavy
metal di sempre.
Ho seguito ogni mossa dei Judas Priest fin dal primo giorno e ho collezionato
tutti i loro dischi durante gli anni. Se devo essere totalmente sincero con me
stesso e i fan del gruppo, ammetto di rimpiangere di aver lasciato i Judas Priest
nel maggio del 1973. Ma d’altra parte, non penso che avrebbero preso la stessa
direzione se fossi rimasto con loro. Tutti prendiamo delle decisioni che sentiamo
essere quelle giuste in quel particolare momento e dobbiamo accettarne le conseguenze negli anni a venire. Ho dovuto lasciare i Judas Priest per una serie di
ragioni, principalmente per prendermi cura della mia famiglia e per provvedere a
loro finanziariamente, cosa che a quei tempi i Judas Priest non mi permettevano
di fare. Far parte del gruppo era una faticaccia, anche se ci siamo divertiti. Alla
fine, me ne sono dovuto andare. Non avevo altra scelta.
Ho parecchi bei ricordi della mia permanenza nei Judas Priest - e alcuni meno
belli - ma una cosa è certa, ho formato un gruppo nel 1969, e senza di me e Bruno
non ci sarebbero stati i Judas Priest e di questo sono immensamente orgoglioso.
La voce dinamica, potente ed eccezionalmente acuta di Rob Halford e la sua
fenomenale presenza scenica, sono dei punti di forza con cui fare i conti; e quelle
armonie complementari e pesanti fornite dalla fantastica coppia Glenn Tipton
e K.K. Downing, le avrei solo potute sognare a quei tempi. Il basso martellante
di Ian Hill e Scott Travis, che è il solo batterista americano ad aver suonato nel
gruppo, hanno anch’essi aggiunto una potenza enorme al suono dei Judas Priest,
ed è un’altra cosa di cui sono invidioso.
Mi tengo ancora in contatto con i Judas Priest, quando sono in città, e ho il
massimo rispetto per un gruppo che ha lavorato così duramente durante tutti
questi anni e continua a sfornare un classico del metal dopo l’altro.
A dire il vero, ho avuto l’occasione di incontrarli non tanto tempo fa, durante
il loro tour del Regno Unito nel 2005. Ho incontrato i ragazzi nel backstage, al
NEC di Birmingham, e ci siamo fatti qualche birra e un po’ di risate ripensando
ai vecchi tempi. È stato bello. Il mio amico, che era venuto con me a vedere il
concerto, era in assoluta soggezione quando ha stretto loro la mano per la prima
volta, ma per me sono ancora un gruppo di vecchi amici che hanno avuto successo. Mi ha fatto particolarmente piacere vederli suonare ‘Victim Of Changes’ nel
corso della scaletta.
Mi è stato chiesto spesso: “Come ha avuto inizio tutto questo?”. Così quando
Neil mi ha contattato per fare un’intervista per questo libro, sono stato ben contento di farla. Parlare con Neil, tramite email e al telefono, per diversi mesi tra il
2006 e il 2007, mi ha fatto ricordare molte cose e sono più che felice di condividerle con lui e chiunque altro abbia voglia di ascoltare. Ho cercato di fare del mio
meglio nel spiegare il mio ruolo nella storia dei Judas Priest e ho messo parecchie
6
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
PREFAZIONE DI AL ATKINS
foto e ricordi nel mio sito web (www.alatkins.com) per i fan che vogliono saperne
di più riguardo agli anni antecedenti all’arrivo di Rob.
Una cosa è certa però, i Judas Priest sono i veri “déi dell’heavy metal”. Nessun
gruppo si avvicina alla loro assoluta potenza e al numero di classici del metal da
loro composti. Spero che in futuro continueranno a fare altra musica fantastica...
Al Atkins
Gennaio 2007
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
7
INTRODUZIONE
“...I Priest sono i ‘difensori della fede’... la fede è la musica heavy metal.
E la difendiamo sotto ogni punto di vista...
è una dichiarazione diretta a tutti”.
Rob Halford parla alla rivista Sounds nel 1983,
durante la promozione di Defenders Of The Faith
Nell’ottobre del 2005, mentre i Judas Priest erano in tour in America, il loro
manager Jayne Andrews ritirò il ‘Metal Guru’ award per conto della band, alla
cerimonia dei ‘Roll Of Honour’ awards organizzata dalla rivista Classic Rock a
Londra. Classic Rock aveva creato il premio per quegli artisti “che hanno dato
forma al mondo del metal”. Si trattava di un traguardo incredibile ed appropriato
per un gruppo che nel corso di così tanti anni aveva costruito, definito, incarnato e persino sperimentato con il genere. Facciamo un balzo a Las Vegas, nel
maggio del 2006: i Judas Priest assieme a Queen, Def Leppard e Kiss ricevono
un riconoscimento alla prima cerimonia dei VH1 Rock Honours Awards, che
viene trasmessa in tutto il mondo. Gruppi come i Foo Fighters, gli Anthrax e gli
All-American Rejects hanno reso omaggio ai loro idoli giovanili. Tuttavia, è stata
la metal band di Boston Godsmack ad eseguire un travolgente medley di ‘The
Hellion’, ‘Electric Eye’, ‘Victim Of Changes’ e ‘Hell Bent For Leather’. Sebbene
il gruppo non si sia neppure lontanamente avvicinato alla fine della sua carriera,
questi riconoscimenti hanno dimostrato che il duro lavoro e gli sforzi dei Judas
Priest non sono passati inosservati. Era come se il premio – ed altri simili a questo
– fosse stato creato espressamente per loro.
Il film hollywoodiano Rock Star è spesso considerato come la (quasi) vera storia
dei Judas Priest. La loro saga sembra effettivamente un documentario rock prodotto dalla città delle stelle, lo spaccato di vita di un gruppo di rocker inglesi della
classe operaia, senza soldi ma con un talento ed una determinazione sconfinati.
Anche Rob Halford è d’accordo nell’affermare che la storia dei Judas Priest è
puramente hollywoodiana, anche se non stava sicuramente pensando ad un film
come Rock Star mentre parlava con la rivista Hard Rock, nel 1986: “Se volete
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
9
LA STORIA DEI JUDAS PRIEST
vedere un film sulla band, andate a vedervi una cosa tipo... Spinal Tap... In effetti
però, la nostra storia finisce meglio di quella”. Decisamente.
I Judas Priest hanno sofferto anni di povertà, trascuratezza e depressione, arrivando poi a fare del loro meglio, con vendite di oltre 30 milioni di dischi e legioni
di fan, ammiratori ed imitatori. Soprattutto – grazie anche alla loro discografia
ricca e creativamente variegata – si sono guadagnati il rispetto dei loro colleghi. In
virtù di tutto ciò, saranno ricordati nella storia del rock duro come dei precursori.
Ci sono stati vari cambi di formazione e di immagine nel corso delle quattro
decadi di attività dei Judas Priest. Iniziarono alla fine degli anni Sessanta come
un gruppo pseudo-blues, vestiti con dei normali abiti da lavoro. Nei primi anni
Settanta, avevano praticamente l’aspetto e il sound di un gruppo progressive, inverosimilmente vestiti con del raso colorato, chiffon, costumi increspati ed enormi cappelli Stetson. Alla fine degli anni Settanta, si sono finalmente orientati sulla
ben nota pelle nera con catene. Sembrava che i Judas Priest fossero impegnati a
diffondere l’heavy metal nel mondo, sebbene gli ci siano voluti diversi anni per
rendersene conto.
L’heavy metal è l’unica vera forma espressiva per i Judas Priest, che hanno messo
giù gli schemi per ogni altro sotto-genere venuto dopo. Eppure il metal è stato
spesso deriso dai giornalisti puritani e dai conservatori. Il gruppo venne anche
coinvolto in una famigerata azione legale in America, quando nel 1985 fu accusato di aver incitato due ragazzi di Reno, nel Nevada, a suicidarsi; il caso si risolse
finalmente nel 1990. Uno dei giovani morì sul colpo mentre l’altro è sopravvissuto per altri tre anni, con gravi lesioni. I Priest sono anche stati presi di mira
dal Parents Music Resource Center (PMRC) durante tutti gli anni Ottanta. ‘Eat
Me Alive’ era al terzo posto nei “Filthy Fifteen” (sporca quindicina) – una lista
di brani che il PMRC riteneva dovessero essere censurati a causa del contenuto
dei testi. Le controversie hanno seguito i Priest anche nel XXI secolo, quando
il loro ex batterista Dave Holland, che aveva suonato sugli album British Steel e
Screaming For Vengeance è stato dichiarato colpevole ed incarcerato nel 2004 per
abuso sessuale e tentato stupro di un diciassettenne affetto da disturbi psichici.
Ha avuto una condanna a otto anni di reclusione e una multa sostanziosa. Inutile
dire che la carriera di Holland può considerarsi bella e conclusa.
Ugualmente eclatante è stato il ‘coming out’ di Rob Halford, che ha dichiarato
la sua omosessualità durante il programma di MTV Superock nel febbraio del
1998. Nel mondo virile dell’heavy metal, si è trattato di una mossa particolarmente coraggiosa.
“Noi rappresentiamo l’heavy metal britannico e vogliamo diffonderlo nel mondo”, ha detto Rob Halford a Kerrang! nel 1982. Nessun altro gruppo del pianeta,
compresi i Black Sabbath, gli Iron Maiden e i Def Leppard, ha mantenuto costantemente questa convinzione come i Judas Priest.
Attenendosi al leit-motiv di Spinal Tap, sono stati ben nove i batteristi che
si sono alternati dietro le pelli: John Partridge, John Ellis, Alan Moore, Chris
‘Congo’ Campbell, John Hinch, Simon Phillips, Les ‘Feathertouch’ Binks, Dave
10
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
INTRODUZIONE
Holland e Scott Travis. Tuttavia, sembra che il gruppo si sia finalmente stabilizzato con il talentuoso americano Scott Travis, che si è unito alle fila dei Priest sul
finire degli anni Ottanta.
Ci sono stati parecchi cambiamenti anche dietro al microfono. Prima dell’arrivo
di Rob Halford, nel 1973, c’era il cantante e fondatore Al Atkins, al quale mancava
però la spinta e la determinazione del suo successore... Qualche anno dopo, nel
maggio del 1992, a seguito della brusca e assai pubblicizzata dipartita di Halford,
l’americano Tim ‘Ripper’ Owens ha prestato il suo talento vocale a due album in
studio passati inosservati, uno dei quali, Demolition del 2000, può considerarsi
il più grosso passo falso della loro carriera. Come gli Iron Maiden, anche i Judas
Priest hanno toccato il fondo negli anni Novanta, e all’inizio del nuovo millennio
hanno suonato spesso davanti ad un pubblico ridotto che a malapena notava il
nuovo cantante. È stato imbarazzante vedere la band cadere così in basso.
Questo non significa che i Priest non abbiano mai commesso errori durante il
regno di Halford; c’è stato il terribile Ram It Down ed il controverso Turbo, che
faceva totale affidamento sul guitar synth, sebbene, a posteriori, quest’ultimo non
sia poi tanto scarso come è stato giudicato all’inizio, e ha recentemente (e giustamente) raggiunto lo status di album di culto. Il loro primo disco, Rocka Rolla, ha
molto da offrire rispetto ai successivi e più significativi album.
I Priest hanno anche fallito miseramente nell’adottare una nuova immagine
durante la metà degli anni Ottanta, imitando il look hair-metal di gruppi come
i Mötley Crüe e i Poison, che spopolavano su MTV. Sebbene i Priest siano stati
tra i primi gruppi metal a produrre dei video musicali nei primi anni Ottanta,
nel corso della loro carriera ne hanno fatti di veramente orrendi. Forse quei primi
tentativi dovrebbero essere usati per far vedere come non si devono fare dei video
musicali.
I fan dei Priest hanno tirato un sospiro di sollievo quando Halford è tornato nel
gruppo nel luglio del 2003, apparentemente in pianta stabile.
A dispetto di tutti i dischi d’oro, i tour sold out e i premi, mentre scrivo non
esiste un solo libro sulla storia dei Judas Priest. Il volume del 1984 e da tempo
fuori stampa, Heavy Duty di Steve Gett, era un resoconto autorizzato dell’ascesa
al successo della band. Sebbene sia divertente e scritto con passione, è fin troppo
breve e sembra di leggere un comunicato stampa, inoltre ignora gran parte del
periodo pre-Halford; cosa sulla quale sia la band che il management sembrano
aver chiuso un occhio, deliberatamente o meno.
Durante la fase di ricerca per questo libro, è stato contattato il management dei
Judas Priest. È stato chiaro fin dall’inizio che l’idea non li entusiasmava affatto,
e hanno declinato la collaborazione; poco male, visto che il loro coinvolgimento
in Heavy Duty lo ha reso così edulcorato. Ho ricevuto una e-mail nella quale si
diceva che i Judas Priest “...non vogliono un libro ‘ufficiale’ su di loro e non sono
preparati a dedicargli tempo e impegno – al momento, sentono di dover dedicare
tutte le loro forze alla musica”.
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
11
LA STORIA DEI JUDAS PRIEST
In un’altra e-mail all’autore, nel 2006, Jayne Andrews ha sottolineato la loro
posizione: “Ci è stato fatto notare che stai cercando di ottenere i contatti di produttori e musicisti che in passato hanno lavorato con i Judas Priest – vorrei ribadire che il gruppo NON approva questo libro, come ti ho già detto – non si tratta
di un libro ufficiale sulla band e lo chiariremo a chiunque dovesse chiedercelo”.
Pur facendo dell’ottima musica, negli anni il gruppo ha anche preso delle decisioni discutibili, e questo libro si propone di parlarne.
L’ascesa dei Judas Priest alla notorietà e alla ribalta è stata documentata su tantissime riviste, fanzine, enciclopedie del rock e biografie di altri gruppi heavy
metal. Inoltre, gli sforzi per riaffermarsi con un nuovo cantante durante gli anni
Novanta (simili a quelli dei loro compagni, le leggende del metal britannico Iron
Maiden, con Blaze Bayley) sono stati anch’essi pubblicizzati. La storia di come
Tim Owens abbia avuto il posto di cantante nei Priest è stata persino parzialmente immortalata nel film hollywoodiano del 2001 Rock Star, con Mark Wahlberg
nel ruolo del cantante di una tribute band estrapolato dal nulla e lanciato sotto i
riflettori di tutto il mondo. Il rinnovato successo e consenso della critica nei confronti dei Priest, è culminato con il co-headlining dell’Ozzfest tour in America,
assieme ai Black Sabbath, nel 2004 – il loro primo tour con Halford dal 1991.
Sebbene sia la formazione capitanata da Halford ad aver ricevuto (e a ricevere
tuttora) il grosso dell’attenzione, La Storia Dei Judas Priest: Defenders Of The Faith
si sforza di scavare a fondo nel passato della band, iniziando con i gruppi che
hanno preceduto la prima formazione (Mark I) messa in piedi nel 1969 da Al
Atkins e dal suo miglior amico, il bassista Brian “Bruno” Stapenhill. Insieme, la
coppia ha militato in parecchie formazioni di West Bromwich, prima di fondare i
Judas Priest con questo nome. L’importanza di Atkins nell’ambito dei Judas Priest
è stata a lungo oscurata dal successo arrivato dopo la sua dipartita.
In vari punti, noterete che la narrazione divaga, parlando dei diversi progetti
solisti dei membri della band, attuali e passati, e altri progetti musicali non specificatamente collegati ai Judas Priest. In un modo o nell’altro, tutte queste storie
fanno parte del considerevole albero genealogico dei Judas Priest. In aggiunta, le
numerose appendici alla fine del libro vogliono essere uno strumento di riferimento per i fan dei Priest.
“Rock hard and ride free”, gente – questa è la storia completa dei fottutissimi
Judas Priest...
Neil Daniels
Febbraio, 2007
12
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
PARTE 1
IL BLACK COUNTRY:
ACCIAIO BRITANNICO,
MINIERE DI CARBONE
E INDUSTRIE
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
UNO
PRIMA DELL’ALBA
“...Walsall e West Bromwich erano delle zone piuttosto squallide...
Tutti condividevano il bisogno e la volontà di uscire da una situazione sgradevole”.
Rob Halford parla alla rivista Classic Rock agli inizi del 2006
Probabilmente non esiste luogo migliore delle Midlands, in Gran Bretagna,
per creare musica heavy metal. O, per essere più precisi, la vasta area delle West
Midlands nota come il Black Country.
È inconcepibile che i Black Sabbath e i Judas Priest – entrambi a modo loro
archetipi dei gruppi heavy metal britannici – avrebbero potuto creare la musica
che hanno poi fatto negli ultimi 30 anni se fossero arrivati da, mettiamo, le verdi
distese del Sussex o le penisole rocciose della Cornovaglia. Se è vero il detto che
i grandi precursori devono soffrire per la loro arte, durante la prima parte della
loro carriera i Judas Priest, in ciascuna delle loro incarnazioni, hanno sicuramente
dato parecchio: finanziariamente, creativamente e personalmente. Questo è stato,
in parte, dovuto alle avversità delle loro origini.
Per capire i Judas Priest e il genere che hanno contribuito a costruire e definire, è importante contestualizzare storicamente e socialmente il loro paese
di origine, in quanto continua tutt’oggi ad influenzare la loro musica, anche
se non hanno mai effettivamente registrato un intero disco da quelle parti.
Il testo di ‘Deal With The Devil’, dall’album del ritorno alla ribalta Angel Of
Retribution del 2005, è un ritratto accurato, seppur breve, di come la band sia
sopravvissuta lavorando nelle province industriali. L’inno di Halford ‘Made In
Hell’ (da Resurrection) racconta una storia simile. Come i membri originali dei
Black Sabbath, i Judas Priest non hanno mai dimenticato le loro radici; la loro
educazione resta indelebile.
È ampiamente riconosciuto, tra gli storici della musica, che i Black Sabbath
hanno concepito il primo “vero” album heavy metal nel 1970. Nella sua esauriente biografia dei Sabbath, Black Sabbath, Joel McIver scrive: “I Black Sabbath
hanno inventato l’heavy metal? E se così fosse, come diavolo hanno fatto? L’heavy
metal non era in programma: si è presentato grazie ad una serie di coincidenze
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
15
LA STORIA DEI JUDAS PRIEST
fortuite che hanno applicato la giusta pressione su un punto focale dell’evoluzione musicale, e come risultato, l’intero corso della storia è stato alterato”.
Questo libro non prende in esame l’evoluzione dell’heavy metal, sebbene si possa sostenere che i Judas Priest abbiano agevolato considerevolmente la progressione del genere, dall’hard blues-rock dei Led Zeppelin e Deep Purple alle schitarrate
metalliche urlanti e roboanti del XXI secolo. “A quei tempi la nostra musica non
la chiamavamo heavy metal”, disse K.K, Downing a Metal Hammer sul finire
degli anni Ottanta. “Era progressive blues, che poi è diventato progressive rock”.
Una volta diffusosi il termine heavy metal, negli anni Settanta, i Judas Priest sono
diventati la prima band ad adottarlo e a svilupparne l’identità ed il sound.
McIver riconosce correttamente che il retroterra quasi identico dei Priest e dei
Sabbath ha forgiato il loro approccio oscuro e pesante: “Non hanno improvvisamente scelto di unirsi ad un gruppo per suonare della musica pesante: la suonavano perché lo volevano, e perché ne avevano bisogno – per essere notati e per
dar sfogo alla pressione che sentivano dentro di sé. E da dove veniva? Dal loro
ambiente circostante”.
Il contesto ambientale dei Priest è stato fondamentale per il loro sound, anche
se a quei tempi non potevano saperlo. Mentre i Black Sabbath, che hanno iniziato
come Polka Tulk Blues Band, si sono formati a Birmingham nel 1968, la genesi dei
Judas Priest ha avuto luogo nel Black Country. Quando i giornalisti si riferiscono
pigramente ai Judas Priest come a un “gruppo di Birmingham” o “il gruppo heavy
metal di Birmingham”, si sbagliano clamorosamente. I Judas Priest sono un gruppo
heavy metal formatosi nel Black Country. Ma dato che non lavorano più lì, nello
specifico (eccetto quando sono a casa) è sbagliato usare parole come “di stanza a”.
Negli anni, ci sono state parecchie controversie e dibattiti su cosa sia effettivamente il Black Country, in termini di collocazione e ampiezza geografica1. Come
la città di Londra e altre, il Black Country si è espanso col passare del tempo, fagocitando i paesi vicini e i villaggi, specialmente durante la rivoluzione industriale, quando le città di mercato erano molto più piccole e più circoscritte. Gli storici affermano che nel tardo XII secolo Wolverhampton era una minuscola città di
mercato, ma secondo W.G. Hoskins nel suo libro Local History In England, “La
città subì una trasformazione radicale durante il corso del XIX secolo. Nel 1901
la sua popolazione era otto volte maggiore rispetto a quella del 1801”. Hoskins
fornisce un altro esempio di crescita di massa nelle Midlands, quando scrive di
come Heath Town, nello Staffordshire, sia nata come una “baraccopoli” per gli
operai dell’industria metallurgica nel XVIII secolo, “ma dopo la Prima Guerra
Mondiale era diventata parte della conurbazione che collegava Wolverhampton a
Walsall, Dudley, West Bromwich e Birmingham”.
L’edizione del 2006 del Collins English Dictionary & Thesaurus definisce ‘conurbazione’ come “una grande e popolosa espansione urbana formata dalla cre1 - L’amministrazione locale afferma che parte del Black Country comprende Dudley, Sandwell,
Walsall, West Bromwich, Blackheath, Stourbridge e Wolverhampton, sebbene ci sia stata della confusione a riguardo.
16
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
UNO - PRIMA DELL'ALBA
scita e coalizione di singoli paesi e città”. Il Black Country rientra perfettamente
in questa definizione, situato parecchie miglia fuori Birmingham, nella contea
nota come West Midlands, e toccando parti del Worcestershire, Warwickshire e
Staffordshire2. L’area è legata al suo passato crudo e industriale, il suo nome deriva
dalla fuliggine, dall’inquinamento e dall’aria tetra che avvolgeva le città, dovuti alle
ciminiere delle fabbriche che davano al cielo un alone grigio scuro. Certamente,
quell’atmosfera ha avuto un profondo impatto sui primi dischi dei Judas Priest Sin
After Sin e Stained Glass. È una nozione diffusa che questo stesso paesaggio oscuro
abbia influenzato J.R.R. Tolkien mentre scriveva la saga de Il Signore Degli Anelli,
in particolare per quel che riguarda il paesaggio desolato di ‘Mordor’.
Tolkien era nato in Sud Africa, ma passò parte della sua infanzia a Birmingham
e in un piccolo villaggio nel Worcestershire. I suoi nonni materni vivevano a
Birmingham ed erano i proprietari di un negozio nel centro della città. L’atmosfera
e lo scenario deprimente che ha visto durante la prima parte della sua vita, che ha
avuto un profondo impatto su di lui e sul suo lavoro, ha sicuramente influenzato
anche l’heavy metal e l’hard rock.
Halford ha confessato l’influenza di Tolkien a Classic Rock nel 2006. “Il Signore
Degli Anelli è fondamentale per me, perché è davvero metal”.
Al Atkins, K.K. Downing e Ian Hill sono nati tutti a West Bromwich, mentre
Glenn Tipton è cresciuto a Walsall. I padri di Tipton e Halford lavoravano entrambi nelle industrie metallurgiche. Il commercio del metallo nel Black Country
risale al XVI secolo, sebbene, come in gran parte del Regno Unito, le industrie di
quella zona abbiano subito un tracollo a partire dagli anni Sessanta e Settanta. Con
il declino delle industrie minerarie e manufatturiere, il Black Country non è più il
cuore industriale del Regno Unito, bensì una tipica area multiculturale con gli stessi
problemi urbani di altre località della Gran Bretagna. Le zone residenziali costruite
negli anni del dopoguerra all’interno e intorno al Black Country hanno dato una
casa alle famiglie di Downing, Hill e dell’ex batterista John Ellis, e tutti sono cresciuti nel poco raccomandabile quartiere popolare di Yew Tree, a West Bromwich.
Lo stretto dialetto locale che caratterizza la popolazione delle Midlands, è stato
a volte al centro delle battute (talora pesanti) dei comici. Il particolare accento
contribuisce a dividere gli abitanti tra quella che viene percepita come la classe
borghese ricca del sud e la classe operaia del nord. Il gruppo non sembra appartenere a nessuna delle due. Il comico televisivo Lenny Henry, originario di Dudley,
si è costruito una carriera usando il proprio accento per le sue gag, sebbene queste
siano molto spesso riferite a se stesso. Ogni membro dei Judas Priest (con l’ovvia
eccezione dell’americano Scott Travis) ha mantenuto il proprio pesante accento
Brummie (una parola colloquiale per descrivere le persone provenienti dalla zona
delle Midlands)3, così come i membri dei Black Sabbath e degli Slade.
2 - Sebbene formalmente non abbia un centro città, Dudley è considerata da molti la capitale
ufficiosa.
3 - Molto evidente nella voce di Rob Halford su alcuni dei pezzi più lenti dei Judas Priest e in particolare sull’album Priest... Live!
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
17
LA STORIA DEI JUDAS PRIEST
La disoccupazione era la principale preoccupazione per i membri dei Judas
Priest durante gli anni in cui erano capeggiati da Al Atkins. Anche Rob Halford
aveva difficoltà a trovare un impiego, da qui il testo anti-sociale di ‘Runnin’ Wild’
e la rabbia di ‘Breaking The Law’. Album come British Steel lasciavano trasparire
come quei primi anni difficili avessero lasciato il segno, e avrebbero influenzato la
singolare tipologia di heavy metal proposta dal gruppo.
18
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
DUE
1963-1968
“...L’unica cosa che non gli piaceva era il nome della band, Judas Priest”.
Al Atkins, parlando della perplessità dei genitori riguardo la scelta di
dare un nome con riferimenti religiosi al suo nuovo gruppo
Allan John Atkins, noto a tutti come Al, è nato martedì 14 ottobre 1947 a
West Bromwich. Come il resto della Gran Bretagna, la zona si stava riprendendo dall’esito devastante dei bombardamenti nazisti durante la Seconda Guerra
Mondiale e i cumuli di macerie erano ovunque. Era stata un’esperienza spaventosa, ma le famiglie si erano aiutate a vicenda nei periodi difficili. L’infanzia di
Atkins è stata severa. “Sono cresciuto in una famiglia molto religiosa”, dice. “Mio
padre avrebbe voluto fare il prete, mia madre era una cristiana cattolica e non
aveva ricevuto una vera educazione, dato che le sue uniche insegnanti a scuola
erano state le suore”.
Nonostante le premesse religiose, la vita casalinga di Atkins non è stata molto
diversa da quella di qualsiasi altro ragazzino di West Bromwich.
Aveva un fratello più grande, Brian, e una sorella maggiore, Valerie. Il quarto
figlio degli Atkins, una bambina di nome Shiela, morì di polmonite a quattro
anni. Atkins era particolarmente legato a suo fratello, anche se, per sua stessa
ammissione, erano molto diversi. “Mio fratello ed io eravamo come il giorno e la
notte”, racconta. “Lui ha scelto Dio. Io rubavo auto e mi drogavo1”.
La casa degli Atkins a Stone Cross era piccola, come la maggior parte delle altre
case nel vicinato. La famiglia faceva fatica a tirare avanti, ma in qualche modo ci
riusciva.
Come la maggior parte dei ragazzini del quartiere, il giovane Atkins non era
bravo a scuola, e frequentò l’istituto Charlemont – dall’asilo alle superiori – solo
perché doveva. Lascia forse sorpresi il fatto che i genitori abbiano reagito positivamente quando, terminati gli studi, Al ha detto loro che la sua vocazione era
la musica. Le Midlands erano un luogo in fermento per i giovani musicisti en1 - Brian adesso è il prete di una piccola chiesa.
(c) Tsunami Edizioni - www.tsunamiedizioni.com
19
Fly UP