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Fu voluta dal Fascismo con ferma determinazione. Il

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Fu voluta dal Fascismo con ferma determinazione. Il
Fu voluta dal Fascismo con ferma determinazione. Il
nuovo paese, dopo l'evento catastrofico, fu ricostruito
negli anni '30 un po' più a valle di Mascali vecchio.
Se è vero che i proverbi, almeno
quelli antichi, non sbagliano mai, e
che quindi «non tutti i mali vengono
per nuocere», la famigerata e mai
più auspicabile «Era fascista» giovò, certo non poco, ai mascalesi,
dato che, quasi successivamente
dopo l'evento catastrofico, gli stessi
poterono avere la matematica certezza di vedersi costruire un nuovo
paese, l'attuale Mascali, appunto,
posto un pò1 più a valle rispetto al
vecchio. Tale ricostruzione fu, con
ferma determinazione, voluta dal
Fascismo che, allora, in quel particolare momento, ebbe modo di dimostrare, come pure in altre località
dello stivale italiano (vedi Latina,
Pontinia, Carbonia, etc.) la piena
potenzialità di interventi diretti anche sul suolo nazionale, oltre a quelli effettuati sull'altra sponda del Mediterraneo. Infatti, ancora in piena
eruzione, mentre la milizia volontaria della sicurezza nazionale provvedeva ad aiutare gli sconsolati mascalesi a trasferire nei centri più vicini
— Fiumefreddo, Giarre, Riposto ed
altri tutto quanto fosse materialmente trasportabile, l'allora ministro dei LL.PP. Giuriati ebbe a dire,
nei pressi del quartiere «carcere»
(di Mascali Vecchio) queste testuali
parole: «Se il Fascismo non ha la
forza di fermare la lava, certo l'avrà
per far rinascere Mascali».
A tal proposito, significativo fu
Patteggiamento dello stesso Mussolini che ricusò la disponibilità dichiarata da vari stati esteri ed in particolare dalla «colonia» italiana e mascalese d'America, proferendo, si
dice, nello stile corrente dell'epoca,
le roboanti parole: «L'Italia basta a
se stessa ». Analogamente furono
repentinamente sospese le iniziative, meramente italiane, scattate al
giungere delle prime notizie di distruzione del territorio urbano, di
far versare un «obolo» nei locali
adibiti a pubblico spettacolo, miranti a realizzare una raccolta di fondi
in favore delle popolazioni disastrate. Le somme, sia pur modeste, raccolte fino a quel momento, non potendo più essere restituite ai singoli
donatori, furono eccezionalmente
devolute alla costruzione di un asilo
infantile, realizzato sull'attuale Piaz-
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za VI novembre, che tuttora, reca
impresso sopra il portone d'ingresso
il nome della persona a cui fu intitolato: Rosa Maltoni Mussolini, madre dell'alierà Duce.
Dalla Prefettura di Catania, infatti, fu affidato l'incarico (senza
tanti cavilli burocratici o procedurali) di costruire l'edificio, su progetto
dello stesso ingegnere capo del Genio civile, completato con recinzione in ferro battuto, successivamente
requisita come ferro donato per la
patria, e solo da poco tempo rifatta
«ex novo».
Ma, ancor prima, non poche furono le aspre dispute per definire la
località su cui far sorgere il nuovo
paese.
Alcuni propendevano verso Fiumefreddo. Circolava al tempo, un
allusivo ritornello che proponeva:
«Se vuoi che Mascali risorga più
bella, falla spuntare fra Gona e Ficarella».
Altra fazione mirava ad un aggancio con la già ben sviluppata
Giarre, alle spalle dei quartiere
«Carmine», pressappoco alle spalle
dell'omonima chiesa, proponendo di
unificare in un unico grosso com-
Servizio a cura di:
DINO VASTA
plesso urbano (che si sarebbe potuto
anche chiamare «La grande Mascal i » ) le ex frazioni di Giarre e Riposto, cominciando già a far ventilare
l'ipotesi della possibile istituzione
della decima provincia siciliana,
prospettiva, forse, non del tutto gradita a Catania. A favore dell'opportunità di tale eventuale scelta sta il
fatto che intanto, subito dopo la veloce distruzione, dovendo continuare ad esistere questo Comune sia
pur materialmente sparpagliato su
un ampio territorio, con la farmacia
trasferita nella superstite frazione di
Carrabba, a Giarre furono temporaneamente dislocati la Tesoreria.
l'Ufficio postale, il Telegrafo e gli
stessi uffici del Comune, quest'ultimi all'«oratorio», alle spalle dell'attuale Istituto Tecnico Industriale.
Fungeva allora da podestà il segretario comunale di Giarre. sig.
Giuseppe Marano Saporita, con
vice-podestà il sig. Leonardo Grassi
Fatane (l'americano), con funzioni,
anche, di ufficiale allo stato civile,
che, al tempo, dopo il consueto rito
del matrimonio civile, obbligatorio.
aveva l'abitudine di sfoggiare una
classica «parlata» ai novelli sposi.
I) Municipio in costruzione (lalo Est) nell'anno "33.
(Foto gentilmente concessa dal Geom. Antonio Vasta).
ONE
impostata sul concetto che «è importante evitare di litigare per la prima volta, poi, magari ...».
Ma, tornando a Mascali, il comitato dei «profughi della lava», cioè
alcuni nostri anziani concittadini,
(buona parte dei quali è passata a
miglior vita), paventando la possibilità di poter venire assorbiti dalla
preesistente e più consistente struttura comunale giarrese, si opposero.
Forse, ancor più, poterono le
pressioni del marchese Giovanni
Gravina (cognato dell'influente ambasciatore Scammacca), il quale
aveva un certo interesse a vedere rivalutata la contrada limitrofa alla
sua proprietà, notoriamente malfamata per i frequenti episodi ladreschi, denominata, appunto, «maiopasso» (poi «ceusu» -gelso- per i
meno anziani, di fronte al tabacchino sito sulla statale 114), facendo
prescegliere la striscia di terreno
compresa fra la nazionale e la ferrovia, in una specie di depressione,
inequivocabilmente rilevabile guardando verso Mascali dalla stazione
ferroviaria di Giarre. L'ideale per
trattenere stabilmente in zona l'umidità, sia estiva che invernale, unitamente ad artriti, artrosi, reumatismi
e similari* di cui oggi diffusamente,
quasi tutti ampiamente godiamo.
Già nel 1929, (ricordiamo che
l'eruzione e la distruzione erano avvenute nel novembre 1928), era già
pronto il tracciato generale delle'
strade, prima ancora di avviare la
costruzione delle case popolari, più
propriamente chiamate «ricoveri
stabili», tanto stabili che, a 50 anni
di distanza, sono tranquillamente rimaste al loro posto, quasi identici,
migliorati, abbelliti all'interno, talvolta anche all'esterno, adeguatamente alle moderne esigenze, anche
se solo il canone d'affitto è rimasto
quasi quello di quei tempi, cioè
quello stabilito per dei cittadini senzatetto, che non avessero perduto la
casa di proprietà, in poche migliaia
di lire.
Comunque, durante la costruzione, allora, buona parte di materiali
e manufatti tipo porte, finestre, balconate, tegole di copertura, graniglia per le scale, etc. venne realizzata a Messina, da dove fu successivamente trasportata, dato che le ditte
costruttrici provenivano dalla città
dello stretto. La progettazione di
Municipio, Chiesa e Scuole (elementari) fu affidata all'architetto
Autore, docente dell'ateneo messinese, mentre la relativa costruzione
fu affidata alla ditta diretta dall'ing.
Mussolini, in visita in Sicilia, affacciato sullo spiazzo antistante la nuova stazione ferroviaria
di Mascali.
Cucinotta, da Giarre, completata,
dopo l'improvvisa morte, dal costruttore Bonaccorso e soci, da
Macchia per quanto riguarda la casa
comunale e dall'impresa «Consorzio
dell'Urbe» per la chiesa e le scuole,
direttore King. Grazio Zapolski, di
origine polacca.
Quest'ultimo, successivamente,
a seguito del fallimento dell'impresa
romana, progettò, fra l'altro, l'imponente palazzo del fu don Carmelo
Susinni, su via Siculo orientale 74,
praticamente, dove c'era il cinema
«Impero», un nome di chiara marca
fascista. La costruzione di detto stabile fu realizzata dal costruttore
Trombi. Ma la prima casa privata
della nuova Mascali sorse in via dei
Giurati, al numero civico 63, ad
opera dello stesso proprietario, sig.
Domenico Strano, costruttore, che,
appena avuto, abbastanza sollecitamente, il contributo statale e, a seguito di un pubblico sorteggio, l'assegnazione del lotto di terreno su
cui costruire (il tutto svoltosi senza
alcuna manovra sottobanco o gioco
di bustarelle), avviò i lavori, realizzando quest'unica abitazione, isolata, dispersa quasi in quel grande reticolato di strade con fondo in
«mac-adam», (cioè pietrisco e argilla compressi a rullo), completa di
acqua, luce e fognature.
Quest'ultime furono prontamente realizzate prima per la parte alta
del paese (zona case popolari), convogliando tutti i materiali degli scarichi delle abitazioni civili in una
unica grande fossa di raccolta, approntata nei pressi dell'attuale monumento ai caduti, e successivamente estese al resto del paese, collegandolo direttamente col mare, in
località «anguillara».
L'impianto di rete fognante costituì una grande novità per i mascalesi inquantocché a Mascaìi vecchio
niente del genere esisteva, dato che
ciascuna abitazione disponeva di
una propria «fossa», oppure, insistendo in prossimità del torrente,
scaricava tranquillamente in esso la
qualunque, senza chiedersi se e
quando il vallone sarebbe «calato».
Altri tempi, a cui altri ancora
sono susseguiti senza, comunque,
farci dubitare del fatto, lo ribadisco,
che Mascali ricostruita fu voluta dal
Fascismo e da Mussolini, venuto in
Sicilia, nel luglio del 1937, fermatosi
appositamente a Mascali, che, affacciatosi sullo spiazzo antistante la
nuova stazione ferroviaria, vedendo
solo le costruzioni private, dislocate
nella parte bassa del paese, ebbe a
dire sorpreso: «Così piccolo è», fu
sollecitamente risposto, a mo' di
giustificazione: «No, eccellenza. C'è
né altrettanto dall'altra parte», nascosto dal lieve rilievo del terreno, a
ridosso dell'attuale Piazza Duomo.
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