Così la `ndrina Valente-Stummo fece irruzione a Palazzo di città
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Così la `ndrina Valente-Stummo fece irruzione a Palazzo di città
. Mar 30/07/2013 Gazzetta del Sud (ed. Cosenza) Pagina 30 Martedì 30 Luglio 2013 Gazzetta del Sud 30 Cosenza - Provincia . SCALEA Tra le pieghe investigative dell’operazione Plinius un capitolo corposo e inquietante BONIFATI Ambientalisti e biologi invitano a rispettare tartarughe Risale agli anni Ottanta l’alleanza con la cosca dei Muto di Cetraro le BONIFATI. Rispettare la legge Così la ’ndrina Valente-Stummo fece irruzione a Palazzo di città Alessia Antonucci SCALEA Pochi chilometri separano Cetraro da Scalea. Una distanza non eccessiva dal punto di vista geografico che pare ridursi ancor di più scavando nel sostrato del non lecito, inserito in un ipotetico ingranaggio di estorsioni e minacce che, negli anni, hanno messo sotto assedio l’intera città. È questo un importante tassello dell’operazione “Plinius”, che con l’arresto di trentotto persone (su di loro pendono, a vario titolo, pesanti accuse, aggravate dal metodo mafioso), ha portato il 12 luglio alla decapitazione della Giunta capitanata da Pasquale Basile e allo sbigottimento di tutta la comunità, pronta a rinascere. Nel corposo fascicolo investigativo, la Direzione distrettuale antimafia ripercorre le vicende della presunta ’ndrina “Valente-Stummo”, considerata la «coda» del locale cetrarese dei Muto. Si sarebbe ingerita lentamente nel Palazzo di città, in via Plinio il Vecchio – da qui il nome all’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale e dalla Procura antimafia del capoluogo – sin dalle elezioni amministrative del marzo 2010, trovando – pare – nella candidatura di Basile l’anello di congiunzione. Le dichiarazioni e le intercettazioni di alcuni collaboratori di giustizia campani e calabresi farebbero emergere l’esistenza, a Scalea, sin dagli anni Ottanta, di una ‘ndrina in rappresentanza della cosca dei Muto che, all’inizio, riconoscevano in Mario Stummo il loro rappresentante. Tra questi compare Mario Pepe: affiliato al clan “Nuova Famiglia” (facente capo a Carmine Alfieri), prima d’iniziare a collaborare nel 1992 con la giustizia, rivestiva il ruolo di capo della zona campana compresa tra Nocera e Pagani. In un paio di interrogatori Pepe parla delle sue frequentazioni nella lo- Un momento della presentazione dell’operazione “Plinius” e, sotto, Alvaro Sollazzo calità scaleota: è nel 1985 che conosce Mario Stummo. Glielo avrebbero presentato come capo zona di Scalea. I rapporti tra i due sarebbero diventati, col tempo, più stretti, tanto che Pepe chiede e ottiene da Stummo di far da padrino al secondo figlio. Lo avrebbe, poi, protetto Stummo per il tramite di Franco Muto, quando Pepe era diventato inviso ai camorristi: volevano ucciderlo. Lo ritenevano responsabile dell’omicidio di Giuseppe Oliviero, detto “Peppe Saccone”. Non rimaneva che rifugiarsi a Scalea, tanto per capire e verificare – stando al collaboratore di giustizia – il ruolo di Stummo e del suo presunto gruppo criminale che, legato ai Muto, sarebbe composto anche dai nipoti Alvaro Sollazzo e Cantigno Servidio. Il giusto per fiutare gli “affari” da espandere a Scalea: Pepe iniziò a investire capitali in rapporti di mutuo, contratti a tasso usuraio, che lo stesso Stummo avrebbe gestito, per nome e per conto, di Franco Muto: uno scambio di armi e droga – pare –, un giro di usura inseriti un sodalizio “benedetto” dal “Re del pesce”. Pepe avrebbe, tra l’altro, fornito dell’esplosivo a Stummo per compiere intimidazioni di richieste estorsive. Un rapporto che si pregna pure di confidenze: il presunto rappresentante dei Muto a Scalea avrebbe raccontato a Pepe di essere stato il mandante del tentato omicidio di Giuseppe Corcione, conosciuto come “Peppino ‘u piattaro”, e di Roberto Palma, noto come “Pepetto”. Ulteriori conferme sarebbero state fornite da Giovanni Gaudio e Pietro Giordano (più stretti accoliti di Pepe), da Marco Cesa, Vincenzo Marcello, Giovanni Maiale, Pasquale Galasso e Carmine Alfieri – tutti collaboratori di giustizia. Racconti, questi, ritenuti dagli inquirenti dell’operazione “Plinius” «sovrapponibili». CETRARO Contro le infiltrazioni mafiose sempre in agguato della natura. Assistere alla schiusa delle uova e osservare quelle piccole natanti anteriori farsi largo tra i granelli di sabbia, verso le onde del mare. Mentre i gruppi di volontari continuano a presidiare la zona del nido che una tartaruga Caretta caretta ha creato alcune settimane fa, scavando nella sabbia in località “Paneduro”, gli operatori del progetto dell’Unical “Tarta-care”, assieme ad altri biologi e rappresentanti di sigle ambientaliste, iniziano a fornire indicazioni sui comportamenti da adottare il giorno della schiusa. Anzi, nei giorni della schiusa: come rimarcato nel convegno “Tartarughe e delfini in Calabria” (promosso dall’amministrazione comunale), infatti, le piccoli testuggini potrebbero cominciare a sbucare dalla sabbia, lasciando la camere del nido, sin dalla notte del 5 agosto, a più riprese. Silenzio al chiaro di luna è quanto chiesto ai residenti e ai villeggianti che stanno seguendo, con dolcezza e sorpresa, l’evento. Un fatto più unico che raro, come sottolineato dagli operatori dell’Unical, coordinati dal professor Antonio Mingozzi: risale a una manciata di anni addietro l’ultimo avvistamento di un esemplare adulta femmina, intenta a tastare l’umidità della sabbia, trovare il posto più idoneo e poi deporre le sue uova. Era a Cetraro e dal 2008 ne sono passati di anni. Ora l’attenzione è focalizzata sul nido in località “Paneduro”, non distante dal centro abitato di Cittadella del Capo. La zona da settimane è recintata da cartelli e da bandiere. Sebbene ci sia stato qualcuno che abbia rubato sia il cartello con tutte le indicazioni sulle “Caretta caretta” portando con sé anche la bandiera di Legambiente, tutto è ritornato nella norma. 3(al. ant.) SAN LUCIDO La invoca la minoranza SAN MARCO Incontro nel pomeriggio Conversione ospedale Le richieste del Pd ai vertici della Regione L’ex ospedale “Luigi Pasteur” del quale si attende la riconversione Alessandro Amodio SAN MARCO ARGENTANO Per l’incontro di oggi pomeriggio, convocato dal sindaco Alberto Termine per la questione della riconversione dell’ex ospedale, sono state invitate le forze politiche territoriali. Tra queste il Pd, che tramite il segretario cittadino Ruggiero Falbo, ha reso note le richieste per l’ex nosocomio. «Chiederemo al dirigente generale dell’Asp di Cosenza – afferma Falbo – di farsi portavoce verso il presidente della giunta regionale Scopelliti, affinché lo stesso provveda alla revoca del decreto 135/2011, con il quale ha individuato i siti dove collocare le Case della salute: tra questi l’ospedale Pasteur di San Marco Argentano. Tale richiesta è motivata dal fatto che gli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare non saranno mai riconvertiti in questa “scatola vuota” denominata Casa della salute. Chiederemo di dare seguito al decreto 18/2010, che ha previsto la riconversione di alcuni presidi in ospedali distrettuali, successivamente denominati, con Dpgr 34/2011, in Capt, Centri d’assistenza primaria territoriale». Falbo avverte: «Saremo contrari ad ogni tipo d’intervento sulla struttura ospedaliera se non dopo serie rassicurazioni da parte degli organi competenti che il nosocomio sammarchese, di fatto, non sarà soppresso». È questa “la vera intenzione” della maggioranza – a parere del segretario cittadino Pd – che governa la Regione. E allora «è perfettamente inutile spendere i soldi dei contribuenti, ammontanti a circa sei milioni di euro per interventi d’adeguamento sismico ed oneri per la sicurezza, e ad ulteriori due milioni e quattrocento mila euro per somme a disposizione per un totale complessivo di oltre otto milioni di euro per come previsto dallo studio di fattibilità approvato a fine 2012 dall’Asp di Cosenza con presa d’atto da parte del Commissario ad acta Giuseppe Scopelliti, per poi trasformare l’Ospedale in Casa della Salute che non è altro che “una sede fisica” collocata «nell’ambito delle aree elementari del Distretto, per un bacino corrispondente a circa diecimila persone, nella quale vengono svolte «un insieme di attività organizzate in aree specifiche di intervento profondamente integrate tra loro, in cui si realizza la presa in carico del cittadino per tutte le attività socio-sanitarie che lo riguardano».3 DIAMANTE Meeting operativo al Ministero Centro ittico in piena trasparenza Organismo valutazione Futuro del peperoncino Siglata l’intesa con la Prefettura Chiarezza sulla revoca La filiera come garanzia Tiziana Ruffo CETRARO Procede l’impegno a tutela della legalità. Anche per la costruzione del centro ittico nell’area portuale il sindaco e il legale rappresentante della ditta Adriacos di Udine, Laura Barel, aggiudicataria dei lavori hanno sottoscritto un protocollo d'intesa con la Prefettura. Lo scopo è prevenire «tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata, nell’ambito dei lavori di ammodernamento e ristrutturazione del porto peschereccio». Il protocollo prevede che «la ditta Adriacos comunicherà tempestivamente al Comune i dati relativi alle società e imprese a cui intende affidare l’esecuzione dei lavori e di cui intende avvalersi nell’affidamento di servizi, noli o trasporti, o per la fornitura dei materiali facenti parte integrante del ciclo produttivo o comunque strettamente inerenti alla realizzazione dell’opera». La ditta pertanto, «richiede alla Prefettura la “informazione antimafia” allegando alla richiesta un originale, in corso di validità, del certificato della Camera di commercio, industria artigianato ed agricoltura con “dicitura antimafia” relativo alla società o dit- adiconsum locali Il porto visto dall’alto ta individuale con la quale s’intende sottoscrivere il contratto o l’affidamento o relativamente alla quale si intende concedere l’autorizzazione all’affidamento di un subcontratto». Un “referente di cantiere”, inoltre, individuato sempre dall’impresa appaltatrice, assumerà la responsabilità dell’attuazione delle disposizioni e trasmetterà, con cadenza settimanale, le attività settimanali previste, distinte per ogni giorno lavorativo, alla Prefettura. Questa trasmissione avverrà tramite i presidi della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia difinanzapresenti a Cetraro. L’impresa appaltatrice si impegna, inoltre, ad attuare ogni utile intervento per riservare l’accesso al cantiere alle sole maestranze, attrezzature, macchinari e tecnici segnalati. Le forze di polizia presenti sul territorio, acquisite le informazioni, provvederanno a inoltrare ai rispettivi Uffici/Comandi provinciali per «verificare la proprietà dei mezzi e la posizione del personale; verificare, alla luce del “settimanale di cantiere”, la regolarità degli accessi e delle presenze; incrociare i dati al fine di evidenziare eventuali anomalie; acquisire dal referente di cantiere ogni ulteriore dato ritenuto utile». La costruzione del centro ittico, a Cetraro, rappresenta un nuovo tassello che si aggiunge al più ampio mosaico di modernizzazione del Mercato del pesce, che ha rappresentato motivo di preoccupazione sul piano del rispetto delle regole e della garanzia della legalità un contributo decisivo che l’amministrazione comunale segue con particolare attenzione procedendo nell’ottica sinergica con la prefettura di Cosenza, in conformità con tutti gli atti decisi dalla fase delle ristrutturazione del porto ad oggi. 3 Maria Francesca Calvano SAN LUCIDO Chiarezza sulla revoca dell’Organismo indipendente di valutazione della performance chiede il consigliere di minoranza Franco Nunziata in una lettera al sindaco Roberto Pizzuti. Il documento prende le mosse dalla delibera della Giunta municipale numero 72 con cui è stato cancellato l’Oiv (creato dall’Amministrazione precedente ed affidato al professionista Giovanni Musacchio) per ripristinare il Nucleo di valutazione. La decisione è stata assunta dall’Esecutivo sulla base di alcuni pareri, tra cui una delibera della Civit (Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) secondo cui «rientra nella discrezionalità del singolo ente – reca la delibera della Giunta – la scelta di costituire o meno l’Oiv», perciò «gli enti locali possono del tutto legittimamente continuare ad avvalersi dei nuclei di valutazione precedentemente istituiti e nella composizione fissata dai regolamenti interni, per effettuare le operazioni di programmazione e valutazione dell’attività gestionale». Nunziata osserva, dal canto suo, che «in tale atto di indirizzo della nuova Amministrazione non si comprendono bene i motivi di cui in premessa», per la revoca del preesistente sistema, «né si comprende perché affidare al servizio di controllo interno il compito di cui sopra, così come previsto dal precedente vecchio decreto legislativo 286 del 1999 e non invece adeguarsi alla nuova normativa del decreto legislativo 150 del 2009 che ha introdotto modificazioni certamente innovative al sistema di controllo strategico delle strutture e dei dipendenti della pubblica amministrazione attraverso la valorizzazione dei risultati e della performance organizzativa ed individuale al fine di raggiungere migliori standard qualitativi ed economici». 3 Il sindaco Roberto Pizzuti Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 DIAMANTE. Arrivano significativi risultati dal ministero dell’Agricoltura per le prospettiva di “sua maestà” il peperoncino. Si profila una filiera per valorizzare le potenzialità del diavolillo e farlo diventare occasione di concreto sviluppo economico. Se ne è discusso a Roma in un tavolo tecnico al ministero delle Politiche agricole e forestali. All’incontro, presieduto dal direttore generale Stefano Vaccari, ha partecipato l’Accademia italiana del peperoncino, con le organizzazioni professionali e le Università italiane impegnate in attività di ricerca nel settore agroalimentare. Gli intervenuti da subito procederanno, con il coordinamento del Mipaaf, alla definizione di una strategia settoriale condivisa, dalla quale far derivare la costruzione di una filiera che garantisca una sicura redditività alle imprese del settore. «L’Italia - ha detto Enzo Monaco presidente dell’Accademia italiana del peperoncino - è il quarto produttore in quantità a livello europeo e detiene alcune eccellenze produttive che opportunamente valorizzate, costi- tuiscono un volano di sicura efficacia sul quale è possibile costruire una filiera nazionale». Nel documento approvato a conclusione dei lavori viene sottolineto che la strutturazione della filiera deve passare per cinque momenti fondamentali: un aumento del livello organizzativo dei produttori, che hanno nelle Op uno strumento di sicura efficacia; la definizione di un percorso di qualità che porti a far riconoscere le specificità del prodotto nazionale; la messa a punto di un rapporto integrato di filiera (tra produttori e operatori dell’industria alimentare) attraverso il quale stabilizzare il prezzo del prodotto e promuovere una filiera italiana di qualità; la rimozione di alcuni elementi che inficiano alla base la competitività del prodotto nazionale; l’introduzione di alcune innovazioni di processo che possano sostenere la qualità del prodotto nazionale. «Le conclusioni di questa prima riunione sono state positive - ha commentato alla fine Monaco - ma è indispensabile l’impegno dei coltivatori calabresi che devono diventare i veri protagonisti della filiera».3(t. ruf.) 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