Onirismo, sogno individuale, sogno di gruppo Jung e la sua scuola
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Onirismo, sogno individuale, sogno di gruppo Jung e la sua scuola
Onirismo: sogno individuale, sogno di gruppo, in Psicoterapia e Istituzioni, 2, 2001. Onirismo, sogno individuale, sogno di gruppo Jung e la sua scuola hanno concepito la mente individuale e sociale in modo sostanzialmente diverso dalla dottrina freudiana, contrastandone gli elementi di sistema autoreferenziale e di organizzazione gerarchica e spostando l'asse della ricerca verso l'elemento dell'appartenenza collettiva. Da questa diversa prospettiva è conseguita una valorizzazione di tutti quegli aspetti della vita profonda e inconscia degli individui (e delle culture, secondo la modellizzazione archetipica ) che si presentano come connessi fra loro e connessi con matrici comuni. La natura del sogno è ricondotta al modello dell'appartenenza e della tramissione collettiva, nel contesto di una visione orientata a valorizzare l'intersezione della vita e della vicenda inividuale con le concomitanze della vita universale e filogenetica, riemergenti dalla trama archetipica, ricorrenti per cicli ed epifanie spazio-temporali, e appartenenti alla vita del cosmo e alle sue rappresentazioni (mitologiche, religiose, semantiche, astrologiche ecc.) che l'inconscio collettivo contiene e riproduce. La valutazione e la finalità del bisogno umano di vincere l'angoscia della solitudine e insieme dell'indifferenziazione e le esigenze dell'autoindividuazione, sono state svolte in modo molto diverso quindi dal modello che compare nella teoria freudiana. Il vertice di questo bisogno, che valorizza l'aspetto collettivo, sposta il senso e il modo dei processi dell'integrazione intrapsichica: questi vengono piuttosto visti come elaborabili all'interno dell'esperienza dell'aggregazione e in modo profondamenete collegato con l'ordinamento armonioso degli elementi universali, dei loro legami reciproci e delle loro rappresentazioni (Zanasi, 1995). Bion ha studiato in modo diverso la connessione profonda della mitopoiesi degli individui e dei gruppi, con il loro bisogno di depositare i caratteri e il senso dell'esperienza inconscia, indifferenziante e collettiva, in cicli temporali capaci di esprimerne i significati e una possibile forma o organizzazione. Lo studio del mito come contenitore degli elementi primitivi dell'organizzazione mentale e sociale, del loro funzionamento e del loro lavoro (Americo, 1987), vale per Bion come rappresentazione di elementi di una griglia di concettualizzazioni relative alla sua teoria dell'apparato mentale. Valgono da esempi l'idea della funzione reciproca contenitore-contenuto; il concetto di posizione (in luogo di quello di fase di sviluppo) e di oscillazione, e quindi di temporalizzazione, (in luogo dei processi orizzontali e spaziali degli stadi evolutivi degli oggetti interni kleiniani); la concezione della proprietà dell'apparato mentale di pensare e rappresentare i pensieri - e i protopensieri, più vicini all'espressione e al funzionamento organico - e di evolverli verso una pensabilità o sogno, che li trasforma (Bion, 1992). Il mito come formazione collettiva e longitudinale equivale in Bion alla sonda psicoanalitica e ci prospetta una concezione della mente come un apparato che dispiega nel tempo il suo essere e il suo divenire, apprendendo dall'esperienza a conoscere e conoscersi (1962). Così il mito edipico freudiano è stato da Bion arricchito di nuove figure e figurazioni (Tiresia, la Sfinge, Palinuro) che articolano a ulteriori configurazioni l'esplorazione e la rappresentazione dei processi mentali precoci1. Così anche il mito di Ur, nel quale la scoperta operata dai ladri delle tombe reali, successiva di cinquecento anni agli eventi portati alla luce, svela le tracce e i resti del suicidio collettivo della corte, appartenuti a un rito funebre di genere magico, rappresenta un'epoca precedente della storia e della mente, e un tempo della sua elaborazione verso la conoscenza. Dopo tale tempo, durato cinquecento anni, può realizzarsi la transizione da un mondo nel quale il contatto con la morte e l'indistinzione dispiegava il suo valore cerimoniale preservante, fino ad un riconoscimento del suo significato. Il mito ordina il modello degli elementi della griglia bioniana, nella quale l'atto conoscitivo analitico è presentato nella sua complessità sequenziale, e multidimensionale. Sembra che queste configurazioni prospettate da Bion non debbano aumentare l'idea di un sistema collettivo della mente o dell'anima, sulla quale è basata la cultura junghiana dei miti, delle religioni, degli astri e delle simbologie universali e il 1 concetto di archetipo. Ma invece l'idea che i diversi sistemi ai quali la mente afferisce, anche i più profondi, indifferenziati, filogenetici e i più sociali della mente individuale, potrebbero tendere alla progressiva selezione e discriminazione, qualora la funzione del pensare i pensieri possa essere attivata. Appare che i due tipi di processo di individuazione immaginati da queste concezioni, tendano a prospettive diverse, ancorché entrambe basate sull'idea del terrore ipotalamico (1983) della solitudine, del caos e dell'ignoto e sul bisogno di individuazione e coesione dell'individuo e dei suoi legami sociali. Ancora altre prospettive, vicine al nostro tema, sono proposte dai differenti modelli secondo i quali è stato studiato il rispecchiamento (Pines, 2002), da Winnicott (1971), da Lacan (1949), da Kohut (1971): sia nel senso di poter esplorare aspetti specularizzati, simmetrici e indifferenzianti della mente individuale. Sia nel senso di cogliere fenomeni di attrazione, calamita , isomorfismo (Kaës, 1993), gemellarità (Kohut, 1971) che regolano alcuni funzionamenti della vita mentale dell'individuo e anche del gruppo. Un'idea che ci avvicina ancora di più al tema delle qualità del sognare da soli o nel gruppo, è quella di campo, definito da diverse prospettive (Neri, 1995), ma più in particolare secondo l'idea di una dimensione sovraindividuale e sovrapersonale che può attivare funzioni sociali di elaborazione di esperienze accomunanti. Anche la socialità sincretica di Bleger (1967) e la descrizione di quegli aspetti della mente individuale, tendenti ad assimilarsi e scambiarsi confusivamente con altri elementi che appartengono a un'altra mente o anche a entità inanimate, nelle quali possono venire depositati, introdurrebbe un elemento che qualifica le somiglianze e le differenze di funzionamenti onirici che si sviluppano in situazioni sincretiche. È così pure l'idea dei fenomeni trans-temporali e transpersonali (Neri, 1995) del gruppo, i quali sono veicolati da elementi che non appartengono agli individui né al setting in senso tradizionale, ma ad alcune qualità che questi insieme producono e sviluppano (ad esempio l'atmosfera della seduta; il medium ambientale che veicola la sua rete percettiva; l'effetto della mentalità primitiva e degli assunti di base). Gli studi recentemente incrementati sulle personalità borderline (Correale, 2001) sono anche particolarmente utili alla comprensione di alcune delle condizioni che stiamo descrivendo. Gli stati mentali confusi, intermittenti e interferiti, tendenti alla dissociazione, alla rottura e alla trasformazione nell'opposto, legati a vissuti soggettivi depersonalizzanti, devitalizzati, di impulsività, di disarcionamento, deriva, disintegrazione, sono stati studiati con approcci differenti. In ogni caso si tratta di aree mentali non regolate da un centro autorganizzante e da un sistema di confini adeguato. Piuttosto ritroviamo facilmente organizzazioni psichiche di tipo poroso, tendenti a incamerare o imitare o assimilare facilmente elementi psichici altrui; oppure ritroviamo che i confini, verso l'interno e verso l'esterno sono rigidi; molto spesso abbiamo l'esperienza di capacità profonde di contatto inconscio, quasi del tipo transpersonale. Siamo quindi di fronte a un genere di esperienza e di ordinamenti, che attengono profondamente al campo di elementi della nostra trattazione. Diversi contributi apparsi nell'anno 1999, in occasione della celebrazione del centenario dalla Traumedeutung di Freud, e in particolare quelli dedicati allo studio del sogno di gruppo (vedi Funzione Gamma numeri.1, 2, 1999), hanno studiato la relazione di scambio profondo fra i membri del gruppo, attivata dal campo, in relazione alla produzione del sogno, per la quale un contenuto psichico può essere espresso e portato da un componente a nome di un altro (Kaës, 1993); o un membro in particolare può venire investito e incaricato dal resto del gruppo della funzione e del bisogno di sognare ( portasogno , ibidem); o una condizione di interfaccia e intersezione fra due o più componenti del gruppo può condurre al sognare scene interne alla mente di un altro; o anche, le risorse specifiche del social dreaming (Lawrence, 1998) conferiscono al sogno di gruppo qualità specifiche. Reputo allora molto significativo e ricco di insegnamento il poter porre questa domanda: perché i sogni individuali delle pazienti anoressiche, che possono essere in parte simili fra loro in parte del tutto differenti, sono in un certo senso diversi dai sogni che i pazienti - portatori della stessa configurazione - producono nel gruppo e anche, per altri versi, simili. Questa domanda concerne e coinvolge tutta una serie di elementi, sui quali alcune ricerche sono state fatte, mentre altre sicuramente mancano. Un sogno per sei Parlerò di una esperienza personale particolarmente significativa nell'ambito delle considerazioni che stiamo svolgendo. Questo elemento introdurrà il tema del timore del contagio, e ci porterà per questo a vedere anche gli aspetti del rispecchiamento, dell'indistinzione, o della socialità sincretica di cui parla Bleger (1967); o ancora del gruppo come oggetto-sé , che rifornisce di appartenenza, o anche di esperienze di onnipotenza fruibile (Neri, 1995.), di coesione e di efficacia nell'affrontamento delle realtà quotidiane. Si tratta di una segnalazione breve ma molto coinvolgente. In un gruppo di sei pazienti anoressiche, nel periodo di sei sedute successive, tutte a turno, una per seduta, portarono in sequenza il medesimo sogno, variato ogni volta di pochi elementi. L'immagine consisteva nella comparsa repentina dal fondo, o pavimento, o prato, o terra, di un serpente nero o scuro, intero o fatto di segmenti, lunghissimo o infinito; in ogni caso orrido e pauroso. A seconda il punto di vista che usiamo, possiamo dare di questo sogno e della sua ripetizione rituale, valutazioni fra loro diverse. A seconda le notizie che abbiamo del contesto nel quale si è generato, possiamo reputare utile entrare nel merito del contenuto; della sua serialità e delle sue variazioni; della sua ripetizione. Oppure esplorare il suo carattere di azione , volta a esprimere, specificamente, l' azione del temuto contagio, nel contesto monosintomatico. In ogni caso, l'aspetto interessante sta nella natura di quell'elemento del gruppo, del campo del gruppo, che è diventato veicolante dell'identico e della sua espressione ripetuta e ritualizzata. E' un elemento di azione (per esempio l' azione che ha selezionato il gruppo monosintomatico) che produce il sognare uniforme? E, in questo caso, si può ipotizzare che questa azione stimoli la nascita di una pelle germinale (Bick 1974; Anzieu, 1985, 1987-1997; Marinelli 2000)? E che tale pelle sia destinata a contenere organi interni negati, sentiti come informi, disseminati e smembrati, o appartenenti a una massa indistinta (Bernabei, 1990)? E che la messa in comune, la contiguità, la prossimità dei primi movimenti di legame e di rappresentazione onirica, seppure sotto forma di azione , potrebbe riattivare il movimento di questi organi-contenuti? Oppure piuttosto l'ideazione identica potrebbe essere frutto di un'esperienza di diffusione immobile nel gruppo, orientata piuttosto al tentativo di esprimere il proprio contrario (il serpente, come la forma, e il movimento, del desiderio arcaico segreto, negato, e perduto) producendo un sigillo, un ideogramma cristallizzante (che contiene cristalli), che segnala l'appartenenza criptica, segreta, inclusa . La bilancia, il Tempo, il confine Nel gruppo anoressico e bulimico sembra che gli elementi della seduta, nel processo di analisi, debbano essere tenuti costantemente, per mezzo di una assidua e vigile attenzione monitorante del gruppo, in stato di equivalenza, di bilanciamento, o sospensione, e anche di rilancio continuo. La condizione di sosta (per assaporare, sentire, pensare) rischia di essere punita o espulsa; l'obiettivazione assomiglia troppo alla tirannide della differenza e può anche essere sentita, che è peggio, come un atto ingestivo; la proposta assertiva crea fuga e abbandono, o rivolta contro la minaccia di un'invasione colonizzante (Tagliacozzo). Il gruppo deve piuttosto poter usare i propri mezzi specifici, come la valorizzazione del mentale e dell'intellettivo, contro il corporeo: cosicché l'esperienza del sensuale, del sensoriale, del bisogno fisico e somatico, possano essere solo raggiunte eventualmente con l'intelligenza - almeno in una prima fase. Anche la parità democratica dei legami orizzontali e verticali è essenziale nel gruppo, in luogo della violenza rivaleggiante, sentita devastatrice e cannibalica; e ancora in particolare la concezione o fantasia di un'appartenenza generale inclusiva e segreta, può aiutare a evitare lacerazioni precoci, e a rievocare in modo simmetrico nascite mai avvenute e esperienze di inclusioni disturbanti. Queste, e altre caratteristiche, potrebbero favorire un clima, all'interno del gruppo, tale che confessioni, esperienze, idee, ricordi, vicende e legami affettivi, possano germinare in modo genuino e favorire la mobilizzazione di quelle risorse che l'anoressia ha cristallizzato, congelato, ridotto a unità immobile e arroccata, o la bulimia ha reso appiattite e violente, orientate alla perdita di discriminazione e alla concretezza violenta. In un certo senso, il gruppo sembra sapere che il nulla, praticato e idealizzato, ma anche negato e scisso, è una dimensone frequentabile purché vi si sia accompagnati senza saperlo, malgré soi, o con una parte di sé che non sembri coinvolgere l'altra quella opposta. Quando l'incontro avverrà (con il nulla e il negato, o con l'altra parte di sé) sarà troppo tardi per tornare indietro e soprattutto allora la perdita della malattia come rifornitrice di identità, potrebbe essere divenuta meno intollerabile: in ogni caso il canto di Orfeo, che voltandosi può perdere Euridice, sembra restare sempre presente nella fantasia del gruppo, come una forma di ancoraggio dell'esperienza di non essere, e come un aspetto dell'identità che copre un naufragio del passato, ma anche un'imminenza del vuoto (Winnicott, 1965). La comunicazione nel gruppo anoressico è spesso molto veloce, attualizzata, brillante, tonica, perché deve contenere una morte del Tempo e una confusione fra ciò che è avvenuto e ciò che ancora non esiste, e una mancanza di discriminazione fra la propria presenza e la presenza degli oggetti esterni a sé nella successione temporale; e fra l'esperienza dell'assenza, o sparizione, e quella della propria sovradeterminazione, tendente all'infinito. Sembra che la fuga dal Tempo e da ogni identificazione determinata che vi si possa collocare e precisare abbia a che vedere non soltanto con l'espulsione fobica descritta da Ferrari (1994), e che potremmo considerare una variante specifica dell'assunto di base bioniano di attacco-fuga, ma anche con una qualificante esigenza di intrattenere una relazione segreta con un altro o un'altra, o una metà di sé, che, a scambio, potrebbe essere virtualmente migliore o la migliore, o anche peggiore o la peggiore. In ogni caso si tratta di un contrario sistematico, o sistemico, che viene preferito all'esperienza reale della collocazione nel tempo-spazio. Non credo che il modello del gemello immaginario di Bion (1958) sia da invocare qui, anche se risuona con questi elementi, e neppure l'idea salvatrice delle speranze aristocratiche che circolano nel suo assunto di base di accoppiamento2 (Bion, 1961). Piuttosto credo che vi sia, se così si può dire, un assunto di base che assumo come specifico della posizione anoressica del gruppo, consistente nella possibilità di ritorno al nulla e alla sua reinclusione regressiva e mortifera: sia come identità negativa, nel senso descritto da A.Green (1966-1985); sia come necessità specifica di bilanciare la complessità omeostatica delle esperienze primarie e secondarie di annullamento, tentando di contrarle e di rappresentarle nell'unità immobile e originaria. In essa il Tempo-Spazio è unico e unitario, la sequenzialità, la differenza, la molteplicità sono ridotti e annullati. Questa tendenza è anche frequentemente sostenuta dall'adozione di difese erotizzate, a sfondo soprattutto crudele, le quali sembrano avere una importante funzione di lotta contro la depressione e il senso di vuoto devitalizzante, che diviene intollerabile quando la pretesa possessiva e inglobante dell'unità immobile si rivela impotente. Il ricorso all'anoressia ha avuto sicuramente, quando si è instaurata, una funzione autoconservante. Essa è stata un tentativo di separazione autodifferenziante, a fronte di un'esperienza di inclusione e di annullamento (Mc Dougall, 1990); e anche una rappresentazione della traccia che gli eventi traumatici avevano impresso alla perdita, alla mancanza, al rifiuto. Questo rifornimento identitario e autonomistico della anoressia, come movimento estremo di separazione, continua ora nel gruppo, ed ha una nuova funzione germinante (staminale) di sviluppare un contenitore-pelle (Anzieu, 1985) capace di vicariare un senso di sé vuoto o nullo. Il doppio come il corpo mancante 2 In particolare si può anche notare come la rappresentazione che comunemente compare nel gruppo, relativa a un mondo doppio o diviso, utilizzato per esprimere elementi di vuoto e di annullamento, sembri in particolare derivata dall'esperienza di una specifica perdita originaria, rappresentata soprattutto nel corpo (vuoto, nullo, castrato, negato ecc.). Sembra che si possa vedere come la creazione del duplicante o sdoppiante di sé, così comune in questi pazienti, e che nel gruppo assume l'aspetto di sviluppo della fantasia di creazione di un anti-gruppo, o contro-campo, sia non solo il frutto di una scissione, i cui prodotti stessi sono anche stati negati; ma che essa abbia avuto, in un tempo precedente, una funzione sositutiva della funzione che avrebbe dovuto avere l'insediamento corporeo, e il suo riconoscimento. Il corpo è apparso invece come un estraneo (Greenberg, Mitchell, 1983) rifiutato e su di esso sono cadute tutte le fantasie di annichilimento e di annientamento. La funzione difensiva da questa esperienza di annientamento abissale si sarebbe svolta, a titolo di sopravvivenza e in assetto persecutorio, ad opera del pensiero, ipervalutato nei suoi versanti diversi (che successivamente potrebbe equivalere al sapere, alla speculazione conoscitiva, alla creatività artistica, sociale, politica, religiosa, quando qualche sublimazione e simbolizzazione abbia potuto riuscire). Il pensiero, che eredita l'esperienza mancata del corpo, delle sue caratteristiche e delle sue sostanze, e che contiene un duplicato nato dalla traccia di tale mancanza, è trattato alla stregua di un ostaggio interno (del corpo negato): esso guarda il mondo da una finestra specializzata, nel cui panorama si sono stabilizzati elementi di sospetto, di manìe belligeranti, di continui progetti di difesa, al fine di mantenere un assetto attivo e rivitalizzante, di ricerca dell'orientamento e del controllo dei confini. I confini sono sentiti come soggetti all'incursione esterna e interna, e al pericolo permanente della colonizzazione, sia ad opera dell altro , del mondo esterno , sia ad opera del mondo negato, che è racchiuso nel corpo - il bisogno, il desiderio, la fragilità della dipendenza sensoriale, sensuale. La soglia fra i due mondi interno ed esterno, in una organizzazione psichica così concepita, non ha avuto occasione di prodursi: l'andirivieni delle attività sostitutive descritte equivale a un tentativo o di produrla, o almeno di vicariarla, seppure spesso in termini rigidi e artefatti. Bion descrive questi aspetti disturbati o assenti (Soavi, 1990), relativi ai nuclei arcaici della mente e alla confusione dei suoi aspetti somatici e protomentali3, in termini di relazione fra elementi alfa e elementi beta, e chiarisce soprattutto la funzione dello schermo 4 (1992) e della membrana divisoria che li separa, li organizza, e conferisce loro specificità, e senso al loro processo di aggregazionedifferenziazione, come processo evolutivo di scambio, o al contrario di separazione rigida e perdita dei confini. Le esperienze mancate, o perdute, o rifiutate, o rinunciate, o abusate di questi pazienti si presentano sempre, al primo contatto, come ammassi, come statue mute, come caos immobile, arroccamento, violenza. Se il gruppo sarà stato aiutato a sviluppare una tolleranza narcisistica, al dolore di essere lì, e alla sorpresa che vi sia anche l'altro, tutto il racconto allora vi potrà nascere e quasi rifabbricare una visione di sé. Il gruppo troverà le vie per produrre una rappresentazione di sé (Neri, 1995) come esistente e creatore d'identità; di storia; di rielaborazione del trauma ripetuto e della possibilità di riconoscerlo collettivamente, rianimandolo con rituali rivisitanti e trasformativi (Marinelli, 2000c): potrà prendere forma una rappresentazione del gruppo come primo oggetto del quale si può avvertire ed elaborare la nascita (che era mancata o non era integrata con quella biologica); e, anche, come nascita di un primo elemento separativo e discriminante e un abbozzo di concezione del dentro e del fuori. Evoluzione dei sogni Dopo la nascita minacciosa e contagiosa del rettile dal buco, vi saranno gli ossari comuni e anonimi. I macellai squartanti; le carni sbranate e sparse. Poi gli animali sezionati, rotti ma vivi. Le prime culle con bambini, e con un cane minaccioso dietro. 3 4 Le prime tavolate con bambini in cerchio, pannolini e pappe. Più tardi l'anfiteatro;l'aula universitaria dove si scrivono libri, come Orme e Solchi . Gli artisti e i filosofi che scolpiscono zattere e volti di Cristo crocifisso.Le prime carte di identità. Le visite ginecologiche, con uteri aggressivi e feriti, in pericolo, e poi medicati e resi capaci di partorire... Il sogno individuale Anche se alcuni elementi della scena onirica e della sua evoluzione durante l'analisi della condizione anoressica, sono simili nel setting individuale, pure si possono precisare utilmente molte differenze signiificative. Si è detto che sono inerenti alla condizione anoressica molte esperienze ripetute del doppio, e delle sue varianti, descritte, secondo diversi modelli, nei termini della duplicazione; del double-face; del reciproco; dell'oggetto-filiato, all'interno del legame narcisistico (Bernard 2003); dell'oggetto narcisistico ermafrodito (quale quello descritto da Chiozza (1978), nei termini di un traumatismo prenatale che ha reso inelaborabile per l'embrione, incapsulato nell' esperienza dell'incesto primitivo e del parricidio, l'integrazione alla nascita di quegli elementi arcaici, i quali riemergerebbero nel processo della malattia neoplastica). Farei anche l'ipotesi, spesso suffragata dall'osservazione e dall'esperienza, che questa frequentazione 'organica' dell'esperienza di duplicazione, sia esattamente quella che si è originata in un tempo precoce: più precisamente, si è sviluppata in luogo di un'altra esperienza, che invece è mancata, o è stata gravemente disturbata e traumatizzata, o è stata così paurosa da essere negata. Cioè l'esperienza della nascita del Sé corporeo e del suo insediamento e rappresentazione: la cesura che si è verificata lungo l'asse di sviluppo delle esperienze di costruzione del Sé, ha prodotto una funzione o struttura difensiva e vicariante, un doppio negativo, privo dell'oggetto dal quale è nato (il corpo). Dal corpo mancato, e dalla traslazione delle sue qualità perdute, denigrate, o idealizzate, (scisse e negate), questo nuovo sé duplicante tenderà a trarre stimoli, ideazioni, conoscenze e competenze, ricordi, nostalgie, tendenti alla attività metamorfosica continua e infinita e allo sviluppo di un contatto molto acuto con i suoi funzionamenti. Il tipo di conoscenza sviluppata dalla nuova coppia negativa potrà essere acuto, a volte profondamente sintonica, capace di valicare i confini e le differenze personali (Pallier 1990); e il suo veicolo negato, il corpo, sarà oggetto di curiosità, di comunicazione profonda, di legame intenso. Gli studi in campo neurofisiologico sul modo di trattare il corpo dei pazienti anoressici, dal punto di vista di esprimersi per mezzo del portamento, della postura, dell'organizzazione muscolare, dello sguardo, indicano il bisogno che abbiamo e che essi ci comunicano, di ricollegare movimenti profondamente dissociati e confusi che si sono svolti al livello delle esperienze dell'integrazione mente/corpo. Nel normale processo di sviluppo psichico, la soglia che crea la discriminazione interno-esterno e il processo separativo dei due ordini di sequenze esperienziali e rappresentazionali, prendono le mosse dalla prima cesura (Bion, 1962), quella della nascita biologica, e continueranno a svilupparsi durante le prime esperienze neonatali, fino a quando il processo di separazione-individuazione (Mahler, 1978) possa dirsi sufficientemente organizzato. Va precisato, a proposito della continuità del processo di separazione-individuazione, come si ritrovi nel concetto di posizione 5 e oscillazione 6 di Bion (Correale, 1987), e nella sua idea di una coniugazione cognitiva ed evolutiva degli affetti con i processi di apprendimento, la concezione che tale processo evolutivo e oscillatorio sosterrebbe le crisi e le riorganizzazioni identitarie durante tutto il corso dello sviluppo e che sia attivo lungo tutto il corso della vita. Possiamo immaginare forse, che anche la soglia della differenziazione si crei lungo un tempo necessario, di una esperienza continuata e armoniosa di rappresentazioni somatiche e psichiche tendenti alla complementarietà e all'integrazione. Se invece tale vertice nuovo e transizionale, terzo rispetto alla mente e al corpo, non si crea per compiere questo movimento, allora è come se le esperienze di relazione 5 6 fra lo psichico e il somatico, che pure continuano a maturare nella crescita, si basassero su un tipo di apprendimento dissociato e appiattito. Il corpo può essere visto dall'interno, mettiamo da dentro lo stomaco o l'addome o l'utero; l'interno può essere visto da fuori. Infatti essi si miscelano, si scambiano le informazioni e gli schemi di funzionamento, si compenetrano e si confondono. Ma non si armonizzano, non si corrispondono. Facciamo l'esempio di una paziente anoressica che si trovi in un setting di analisi individuale: ella non ha una rappresentazione intera del mondo mentale dell'analista, specie all'inizio. Però, più di chiunque, è in grado di catturare contenuti puntuali della sua scena profonda, anche se parziali e isolati. Frequentemente può decifrare brani, sequenze, tratti della sua trama inconscia, e somatica, spesso in modo preciso, non casuale e a volte anche concatenato con altri elementi del suo ambiente interno e/o esterno. Questi elementi, colti all'interno dell'idioma (Bollas, 1996) inconscio dell'analista e del suo assetto corporeo, sono esattamente quelli che maggiormente corrispondono alla sua propria (della paziente) grammatica inconscia. In un certo senso vorrei affermare che una paziente anoressica, più di tutti gli altri, si pone nello studio del suo analista come all'interno del suo gruppo di pazienti. Mi riferisco qui a due idee. La prima è illustrata da Carla De Toffoli.(2000). Ella descrive il legame intimo che si stabilisce, in una sequenza di sedute, fra l'analista, e le mutazioni di piano dei racconti di un certo insieme di pazienti, visti in successione (vedi cap. 3). Essi reagiscono con stili diversi a un medesimo evento accaduto nella stanza di analisi (la sostituzione della tenda): le mutazioni dei loro registri trasferali lasciano nella mente dell'analista una traccia, che interagisce via via con il legame trasferale dei pazienti successivi, modificando i piani del suo ascolto. Credo che si tratti di una descrizione, per la quale rimando alla lettura intera del testo, che considera un insieme di pazienti individuali alla stregua di un gruppo, situato all'interno della mente dell'analista al lavoro. La seconda idea è riferita all'esperienza, del piccolo gruppo analitico come capace, per il tipo di attività mentale multidimensionale e simultanea (Corrao, 1998) che svolge e per il tipo di campo trasferale che sviluppa, di captare e inscenare alcune verità profonde della situazione mentale del suo analista, e di utilizzarle per rappresentare all'interno della propria trama inconscia, contenuti con i quali aveva bisogno di collegarsi - che forse non sarebbe stato in grado di rintracciare senza quell'apporto. Il gruppo utilizza questi elementi in ogni caso, come intimamente correlati con la propria rete cultura e mentalità 8 7 (Foulkes, 1948) di appartenenza e con la propria (Bion, 1961) specifiche. Credo che questo possa essere un modo in cui si può descrivere una delle accezioni della funzione bioniana di contenitore contenuto, con riferimento al legame con doppia freccia, come quella che s'instaura nella relazione gruppale. I sogni di un paziente in analisi individuale relativi alla messa in scena, o alla messa in una forma, di questo nucleo fraterno che stiamo tentando di descrivere, e agli scambi che si svolgono con esso, sono connessi al disvelamento (Freud, 1890) o alla costruzione (Freud, 1937) di una grammatica, una sintassi e un idioma (Bollas, 1996) inconscio, che nasce nella condivisione trasferale (e controtrasferale) del processo analitico. Tenterò di descrivere come questi sogni siano diversi da quelli che nascono nel gruppo; ma anche simili, per essere per loro natura contenitori o portatori di elementi impersonali e transpersonali (Neri 1995; De Toffoli 2000) derivanti da campi affini, o simmetrici, che sono stati catturati dall'inconscio e inclusi in un sistema di attrazione isomorfica e poi riespressi al fine di sostanziare un linguaggio che riesce così a riempirsi ed articolarsi. Questi sogni sono tendenti ad assimilarsi alle qualità del campo attrattore, restandovi connessi, in un processo evolutivo, per tutto quel tempo che esso avrà una funzione vicariante di rinforzo e strutturazione. Abbiamo parlato all'inizio di questo capitolo di quell'aspetto del pensiero junghiano che valorizza l'elemento impersonale e la sua intersezione con l'elemento archetipico. 7 8 Abbiamo anche accennato all'idea dell'indistinzione protomentale dello psiche-soma (Bion, 1987) - ripresa recentemente dalla trattazione sistematica di Imbasciati (1998). Anche l'idea di elementi che sono caratterizzati dalla loro appartenenza al campo emotivo , di cui parla Gaburri (1997), è inerente al tentativo di descrivere un funzionamento extrapersonale e collettivo, dirò così, della formazione e della scena di un tipo di sogno, che può comparire o in una fase dell'analisi o comunque in un certo tipo di pazienti, nei quali il bisogno di vicariare la mancanza di membrane psichiche differenzianti, può essere aiutato a produrle, dapprima con prestiti e imitazioni sostitutive; poi con attività di assimilazione e riconoscimento. L'analista: un campo metamorfosico Nello studio citato sopra, dedicato a descrivere le reazioni in successione dei pazienti (individuali), che avevano trovato nello studio una tenda alla finestra sostituita, come era stato loro preannunciato, Carla De Toffoli (2000) sembra descrivere un tipo di eventi che si svolgono nella stanza di analisi, che riguardano lo scambio fra lo stato mentale dell'analista, le microvariazioni della sua situazione inconscia al contatto con i suoi diversi pazienti in sequenza, e lo stato mentale e le variazioni inconsce dei pazienti, visti nel loro succedersi in seduta, e nel loro reciproco collegarsi, attraverso il contatto con il campo-intersezione dell'analista, che muta. Potrebbe essere postulata l'ipotesi che esistano campi di elementi inconsci, frazionati, sparsi, transpersonali, che sarebbero aggregati e allineati da una relazione di appartenenza comune, che li attira in un processo metamorfosico reciproco, per il quale essi prendono parte a una coesione o partecipazione espressiva. Ad esempio nel saggio accennato, le osservazioni e reazioni che i vari pazienti esprimono, alla vista di una tenda alla finestra dello studio, che è stata sostituita, dopo un lungo preavviso da parte dell'analista, ed è nuova, potrebbero essere considerate come le diverse sillabe pronunciate di una stessa parola; o come gli elementi concomitanti di una diffrazione prismatica. A causa delle diverse qualità dei linguaggi e dei mondi interni che i pazienti hanno scelto di produrre in quella data occasione, a sua volta l'analista, nel recepirli ed elaborarli, modificava il proprio stato, la profondità della propria consonanza e dei pensieri collegati, mettendosi poi in relazione con i linguaggi dei pazienti successivi, in modo da pensare di aver creato con loro una attrazione imprevista verso una partecipazione a linguaggi connessi con i precedenti, depositati in lei come in un campo di intersezioni metamorfiche e in movimento. Se potessimo descrivere la mente e i suoi modi di funzionare, dal punto di vista delle fenomenologie osservate, potremmo spiegare con maggiore chiarezza l'ipotesi che tutti i pazienti, e alcuni maggiormente, tendono a comportarsi nella loro relazione di analisi, come se stessero facendo parte del gruppo interno alla mente dell'analista e del suo campo di elementi. Probabilmente la comparsa del sogno anoressico nel setting individuale è connessa con la possibilità che l'inconscio dell'analista, e del suo gruppo interno dei pazienti, funzioni come una membrana di contatto fra elementi sparsi, che possono entrare in un contatto imprevisto, secondo processi di attrazione, risonanza , commuting (Neri, 1995), attraverso l'area della immaginazione transizionale, del campo mentale dell'analista, con l'idea di non doverla saturare con definizioni di oggetti conosciuti e conoscibili. Non so se questo gruppo interno di pazienti, possiamo immaginarlo dotato delle stesse qualità specifiche del microgruppo analitico. Possiamo sicuramente pensare che produca e conferisca alcune qualità al sogno, simili alle qualità che acquisisce il sogno nato nel gruppo. I sogni del paziente all'interno del gruppo esprimono i contenuti del campo, della cultura e dei legami specifici di quel gruppo, il grado di sviluppo della sua vicenda emozionale, fantasmatica, affettiva e ideativa. Contengono anche la cognizione del gruppo, il suo rispecchiamento e l'apporto degli altri membri sofferenti della stessa sofferenza. Il contenitore con il quale il singolo scambia la propria esperienza non è solo quello del suo analista, e del suo gruppo di pazienti, ma quello che si è formato nel contatto e nell'intersezione multidimensionale (Corrao, 1998) fra le esperienze di indistinzione (Bion, 1987) di un certo numero di individui, e che è evoluto nel loro confronto. Descriverò alcuni sogni tratti da sedute individuali e di gruppo, per indicare come essi segnalino la qualità specifica non solo del contenuto inconscio, riferito a culture inconsce diverse; ma anche le differenze del transfert che contengono e quindi del tipo di elaborazione, e, in fondo, del tipo di oggetto che verrà introiettato al termine dell'analisi. Gruppo omogeneo e sogno Nel libro Gruppo Neri individua varie fenomenologie specifiche del campo analitico di gruppo, trattando il gruppo come soggetto e unità psicoanalitica. Alcune sue concettualizzazioni si sono rivelate, nella mia esperienza, e nel tentativo di ripensarla, con i gruppi di pazienti alimentari , particolarmente puntuali e utili. In particolare l'individuazione di funzioni specifiche interne al campo del gruppo, per le quali la sua esperienza si caratterizza come esperienza di mondi indistinti e impersonali, che entrano in risonanza fra loro e possono generare fenomeni di scambio, di valicazione dei confini soggettivi, di coincidenza profonda oltreché identificazione con altri componenti del gruppo e anche con le sue caratteristiche ambientali, concrete, di atmosfera, di medium, di setting (Bleger, 1988). La trattazione puntualizza anche gli elementi del passaggio dalla esperienza della indistinzione gruppale alla valorizzazione dell'apporto e dell'individuazione del singolo all'interno del gruppo (commuting); e poi l'evoluzione del pensiero di gruppo verso la sua autorappresentazione. Molto vicino al tema del condurre una analisi di gruppo in un contesto omogeneo con pazienti anoressici, è anche l'indicazione di alcune figure del gruppo, individuate come portatrici di alcune sue determinate funzioni: come quella del porta-sogno , che può raccogliere ed esprimere gli elementi generali e sovraindividuali del campo del gruppo, oppure gli aspetti segreti e indicibili, depositati nel gruppo in modo non personale. E la figura del Genius Loci, la quale protegge gli elementi e i confini della continuità identitaria del gruppo, specie dal punto di vista della sua coesione affettiva. In un gruppo che nasce come omogeneo 1, a maggior ragione dovremo considerare distintamente gli aspetti di appartenenza collettiva e impersonale, che l'omogeneità valorizza e mobilizza. Questo tipo di gruppo si ritrova comunemente, oltre che nel campo della dipendenza alimentare, del quale si occupa questo studio, anche in molti ambiti della sanità, sia psichiatrica sia ospedaliera, e nel settore della formazione. Penso che l'elemento dell'omogeneità possa produrre nel gruppo una circolazione di idee, fantasie e affetti specifici, legati al privilegio dell'uguaglianza, della similarità, del rispecchiamento e quindi a un tipo di cultura dell'appartenenza (Marinelli 2004). L'appartenenza potrebbe essere addirittura considerata come un campo specifico del gruppo, con il quale il gruppo stesso è continuamente rapportato. Parallelamente, il valore negativo dell'idea di contagio, dell'idea di sottrazione identitaria, e di diminuzione di valore soggettivo a favore della serialità, potrebbe produrre un controcampo di tale cultura, a carattere difensivo. Si potrebbe dire che anche in questo caso sia utile pensare nei termini di una tendenza che il gruppo omogeneo svilupperebbe, più di un altro gruppo, a oscillare fra poli omomorfici e isomorfici (Kaës, 1993). L'oscillazione promuoverebbe un processo attivo e individuante di disarticolazione dalla cultura dell'appartenenza, e insieme di valorizzazione dei suoi aspetti propulsivi. Nel caso di un'appartenenza così specializzata come quella di cui stiamo parlando, cioè di tipo, diciamo così, alimentare, questa cultura contiene evidentemente terrori primitivi e meccanismi di difesa altrettanto primitivi, adatti a rappresentare vissuti violentemente negati e scissi, ansie agoniche (Winnicott, 1965) e di inesistenza, fantasmi di smembramento (Anzieu 1976), divoramento e sparizione, e l'uso di difese incorporanti. L'avvicendarsi degli assunti di base acquisirebbe insomma un registro specializzato: il meccanismo caratteristico dell'incorporazione-espulsione diventerebbe una tonalità di base (Rouchy, 1998), con una funzione di una sorta di 1 Vedi sull'omogeneità del gruppo "Le funzioni dell'omogeneità nel gruppo", in CORBELLA, S., GIRELLI, R., MARINELLI, S. (2004), a cura di, Gruppi Omogenei, Borla, Roma. enzima specifico. L'esigenza nel gruppo sarebbe quella di cernierare l'esperienza del sé immaturo, arcaico, ferito, con la possibilità di rievocare e riattraversare esperienze selvagge e aggressive, o mancanti e rifiutate, riattualizzandole in una dimensione vitale, diversa dalla violenza negata e negante. La trama dell'accadere psichico, simultaneo e su diversi piani, che si verifica nel gruppo, è specificamente costellata di mancanze, assenze, atti mancati, sparizioni invisibili, azioni veloci, apparenze che contengono il vuoto, e vuoti che contengono sostanze (Zerbi, 1995). L'appartenenza primaria, che l'appartenenza del gruppo ha rievocato, ricrea i movimenti della dipendenza e della fame negate, alla ricerca di una legittimazione per esprimere la condizione di congelamento e terrore arroccante, e valgono per riempire il vuoto con un primo arredo tollerabile dello spazio e del tempo presente del gruppo. La lotta fra l'aspirazione all'arroccamento nell'unità immobile e regredita, priva di svolgimento e consistenza spazio-temporale, e il desiderio di appartenere a una salvezza specializzata, privilegiata e munifica, sembra mobilizzare le prime risorse del gruppo verso l'abbozzo di un movimento della fiducia e del legame. Se queste prime fasi di contatto si stabilizzeranno, sarà molto più generoso (Abraham, 1925) l'accesso del gruppo alle elaborazioni successive. I suoi legami e il suo patrimonio di identificazioni, memorie, risorse, affetti tenderanno alla fedeltà, alla passione, alla gratitudine, allo slancio disinteressato, nel bene e nel male: l'artigiano lavora con quello che ha a disposizione e se è creativo, può aspirare a una piccola impresa. Freud dice (1937) a proposito del lavoro che fa la psicoanalisi, che non è un lavoro a mettere, come la pittura, ma a togliere, come la scultura. I sogni che si sono prodotti fin dal suo inizio nel gruppo, hanno un carattere di costruzione comune, di appartenenza, di uguaglianza collettiva. Essi producono all'interno del gruppo un alone (nelle associazioni, rievocazioni e fantasie) che coinvolge tutti i membri nella stessa atmosfera del sogno, come se fosse stato indistintamente sognato da tutti gli altri. Sembra che il racconto, che il sogno introduce, di elementi che caratterizzano la cultura e la mentalità del gruppo, particolarmente legata alla dipendenza orale e alimentare, produca istantaneamente l'evento stesso che ha ispirato il sogno. Il gruppo vi si riconosce e lo reinscena. La cultura dell'annessione (Russo, 1991), dell'inglobamento e dell'incorporazione, sostenuta dalla condivisione e dalla possibilità di essere riconosciuta, diviene uno scenario di azione teatrale (Chianese, 1997). Più tardi, quando questo genere di ispirazione e di sogni, avrà lasciato il posto ad aspetti maggiormente svincolati dal tema (orale e alimentare) specifico e saranno comparsi scenari più evoluti e differenziati dalla dipendenza, sarà comunque di grandissima importanza il fatto che il patrimonio di esperienze e sogni legati a quella tradizione, sia stato condiviso alla stregua dell'apppartenenza e anche delle tecniche di ingobamento (reso vivibile e non mortifero); e che vi si possa far ricorso nei momenti difficili, prima di apprendere a separarsene e distinguersene meglio. Una scena onirica caratterizzante e che appare direi, quasi d'obbligo in una paziente anoressica, quella del persecutore-violentatore che incalza, insegue, minaccia, irrompe violentemente anche in modo cruento all'interno della casa, ha un diverso carattere, o tonalità, a seconda che nasca in gruppo o in un setting individuale. Inoltre, è come se tutti i contenuti e le figure destinati a essere rappresentati nel sogno, fossero facilitati dal gruppo a comparire in modo più veloce, proprio a causa della stimolazione dell'appartenenza; e anche poi a essere legittimati dalla condivisione e resi dalla memoria simili a sigilli, icone, conservate nel tempo successivo come emblemi, rappresentanti quegli atti e pensieri vietati e intrisi di dolore e speranza insieme, che però si è potuto vivere e condividere. A volte il paziente individuale porta sogni che sembrano la copia di quello che l'analista ben preparato nella teoria, si aspetta per confermarla: la sessualità orale, o meglio la scena primaria rimasta incastrata nella concezione orale, primitiva, crudele e terrorifica e il tentativo di difendersene fuggendo dal corpo, o anoressizzandolo, infantilizzandolo, o purificandolo dalla sozzura dei prodotti degli organi invasori e delle pulsioni interne che li sostengono. Per esempio una paziente particolarmente intelligente sul piano analitico e ormai pronta alla guarigione, rievocava un terrore storico nel sogno, che finalmente sentiva di poter descrivere, sulla base di esperienze nuove che la stavano invece distanziando da quel terrore. Vedeva sopraggiungere o meglio le dicevano che sarebbe sopraggiunto, un tirannosaurus rex, il più crudele carnivoro fra i dinosauri, all'interno di una situazione in cui amici tibetani, meditanti, che si cibavano di bacche e poltiglie vegetariane, le preannunciavano con certezza che l'intenzione dell'animale era definitivamente quella di divorarli; infine però esistevano rimedi per fuggire e per di più l'animale immenso arrivava ma non la divorava. La paziente collegò il gruppetto tibetano alla scelta di fare un training psicologico; e le sembrò che il mostro individuasse infine, in modo retrospettico, un oggetto caratterizzante del suo passato profondo, infantile, che finora non aveva mai potuto dichiarare in tutta la sua portata. In una fase precedente questa paziente aveva sognato di avere il volto e il corpo in fiamme, mentre un'armatura di ferro glielo ustionava. E anche di essere su un tavolo ginecologico per partorire e di accorgersi di non avere né bimbo né pancia. Dopo molti anni di analisi, questa paziente comincerà a sintetizzare immagini meno cruente e desolate e più ricche di significato affettivo, di comunicazione e di condivisione. Però, per tutta la durata della cura, in ogni momento di regresso e di paura di cambiare, faceva riferimento al modello angosciante della deprivazione primaria contenuta in questo sogno, che ebbe valore di sigillo. Così, anche nel gruppo, alcuni sogni che esprimono le emozioni più condivise, o una rappresentazione comune e riconosciuta delle trasformazioni del mondo arcaico, saranno ritenuti i numi tutelari e sacri del gruppo, collegati con la sua matrice e insediati profondamente nella sua memoria, come una forza sorgiva e rinnovantesi, in un tempo sentito come costante.