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LA MORTE NELLA CITTÀ: LE TOMBE IPOGEE DELLE REGINE
LA MORTE NELLA CITTÀ: LE TOMBE IPOGEE DELLE REGINE ASSIRE NEL PALAZZO NORD-OVEST DI NIMRUD Silvia Festuccia Introduzione La pratica dell’inumazione è universalmente diffusa, ma sono documentate differenze significative nella realizzazione del rito da ricondurre non solo al diverso status del defunto, ma anche a distinte concezioni insite nella società presa in esame. Le testimonianze funerarie rappresentano una delle principali fonti d’informazione sulle società del Vicino oriente antico. Le sepolture forniscono dati sulla stratificazione sociale, sull'appartenenza etnica, sull'organizzazione economica, sull'ideologia religiosa, considerando che i numerosi fattori che descrivono la società in cui ha vissuto il defunto si possano riflettere, con modalità diverse, nel trattamento funerario. Questi dati, secondo gli antropologi, vanno analizzati contestualmente secondo i mutamenti socio-economici della società cui si fa riferimento. I mutamenti portano al variare del simbolismo funerario, dovuto al profondo cambiamento della mentalità e dell’atteggiamento nei confronti della morte, come dimostrato da Parker-Pearson nel suo studio del 1982 sul costume funerario della Cambridge modernai. La necropoli può essere studiata, secondo Bruno D’Agostino, come un contesto strutturato che offre una immagine non speculare ma metaforica del realeii. E’ vero, infatti, che rappresenta aspetti della realtà socio-culturale della comunità di appartenenza ma riorganizzati secondo un proprio ordine simbolico, e mediati attraverso il filtro dell’ideologiaiii. La morte, il dolore per l’avvenimento, la perdita di un membro della comunità sono gestiti dai vivi con la trasformazione di un evento naturale in un fenomeno culturale che viene reso manifesto attraverso la creazione di regole sociali, ideologiche ed economiche che si attuano nelle pratiche funerarie, materializzandosi nelle attestazioni archeologiche e testuali. Benedetto Croce in alcuni passaggi dei Frammenti di etica, mise in rilievo la dicotomia fra biologico e culturale, evidenziando l’importanza della ritualità funeraria nel superamento del lutto, è infatti esprimendo il dolore, nelle varie forme di celebrazione e di culto dei morti che si supera lo strazio, rendendolo oggettivoiv. La morte diviene quindi oggettiva per i vivi, facendo si che l’esperienza dei riti funebri sia un evento sociale che racchiude al suo interno temi e pratiche simboliche, religiose e ideologiche, direttamente legate alla vita quotidiana della comunità di riferimentov. Ernesto De Martino, per citare un altro grande studioso napoletano, nel suo scritto Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, evidenzia l’usanza di riservare alle donne il compito di esternare il dolore per la morte del defunto, testimoniato anche iconograficamente in vari contesti dell’area mediterranea, fra cui le immagini delle donne piangenti rappresentate nel famoso sarcofago di Ahiram di Biblo nella Fenicia del X sec. a.C. Risulta chiara la dipendenza tra la struttura della comunità presa in esame, con la sua complessità organizzativa, la composizione etnico-culturale, il sistema economico, l’organizzazione politica e giuridica, il pensiero religioso, lo status sociale e la cultura, e le pratiche funerarie che diventano fondanti e sono attentamente regolate dalla società stessa. Le sepolture nelle città Le informazioni fornite dagli insediamenti, correlate a quelle relative all’ubicazione e alla tipologia delle sepolture, si presentano allo stato attuale degli studi come le più interessanti per la comprensione delle antiche società vicino orientali. Nello studio dei rapporti tra gli insediamenti e le aree funerarie, è necessario distinguere innanzitutto tra le sepolture che occupano spazi esterni e interni agli abitativi e le loro tipologie. In questa prospettiva è particolarmente interessante lo studio della distribuzione spaziale delle UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO sepolture fra loro e all'interno della città, caratterizzate da una forte distinzione dipendente dal rango sociale. In alcuni casi si è osservata una differenziazione di rango nel raggruppamento delle tombe nell’abitato, secondo una chiara gerarchiavii. Le sepolture e i loro corredi possono riassumere per simboli nella vita ultraterrena ciò che il defunto ha sperimentato in quella terrena, con tutte le differenze che questo comporta. Si riconosce spesso una relazione tra il ruolo e lo status sociale in vita della persona e il modo in cui i resti sono posti e accompagnati da manufatti. Le sepolture sono comunque realizzate da viventi che possono esprimere e influenzare le proprie relazioni con le altre. In questa sede ci occupiamo di deposizioni funerarie intra-muros, poste quindi all’interno del centro abitato, deposizioni che si possono considerare come incorporate nella memoria collettiva. L'esistenza di un rituale funerario all’interno dell’abitato, sotto i pavimenti delle case, è documentata in numerosi siti del Vicino oriente antico fin dal Neolitico. Per fare alcuni esempi, nel Neolitico aceramico B a Gerico in Palestina, a Ramad in Siria e a Yftahel in Israele, in cui sono attestati crani modellati sepolti separatamente dai corpi (6500-6000 a.C.). Questo seppellimento è funzionale alla costruzione di una memoria sociale del nucleo familiare all’interno dell’abitazione, in un momento di transizione in cui la produzione agricola e le singole famiglie conquistano grazie anche alla loro stanzialità, un’importanza preminente nella costruzione delle società vicino orientali. Le tombe subpavimentali femminili in edifici considerati palatini, sono attestate in Siria dalla fine del III millennio. A Tell Kashkashuk (Siria nord-orientale) è stata rinvenuta una sepoltura con un notevole corredo composto da spilloni in bronzo, grani di corniola, lapislazzuli e cristalli di rocca, tumulati con una giovane donnaviii. Questo ritrovamento mette in evidenza alcuni aspetti importanti, sia la presenza di una sepoltura femminile all’interno di una struttura palatina sia il ricco corredo che testimonia l’alto livello di stratificazione sociale. La prima attestazione di una deposizione funeraria residenziale posta al di sotto di un edificio palatino, attribuita a una persona di rango elevato, probabilmente a un principe, è documentata in Mesopotamia, da una tavoletta iscritta rinvenuta in un ipogeo, nel palazzo paleobabilonese arcaico di Sinkashid a Uruk in Bassa Mesopotamiaix. Anche a Ur nel famoso Giparu, edificio di grandi dimensioni ubicato all’interno del recinto sacro, le camere sepolcrali erano state progettate prima della costruzione dell’edificio, nel settore cerimoniale, ed erano con ogni probabilità destinate alle sacerdotesse. Fra le più importanti è da citare Enkheduanna, la figlia di Sargon re di Akkad. I sovrani della II Dinastia del Mare (XI sec. a.C.) usavano farsi seppellire sotto ‘il palazzo di Sargon’, come riportato nella Cronaca Dinastica Babilonese. Questo dato risulta particolarmente interessante se considerato fondante di un abitudine già instaurata durante la dinastia akkadica precedente di ca. 1000 anni. I sovrani neoassiri forniscono una testimonianza fondamentale in territorio alto mesopotamico, Assurbelkala (XI sec. a.C.) Assurnasirpal II e Shamshi Adad I (IX sec. a.C.), erano stati seppelliti sotto l’area sud-orientale del Palazzo Arcaico di Assur. L’identificazione è stata possibile grazie ai sarcofagi con le iscrizioni cuneiformi di tutti e tre i re. Sennacherib in uno dei mattoni della sua tomba, definisce questo edificio il ‘palazzo del riposo, eterna dimora’ la ‘casa della famiglia’, il luogo in cui si dovrebbe essere sepolti con gli antenati, dove si può ricevere attenzione da parte dei membri viventi della famiglia e in qualità di regnanti. In Libano, Biblo fornisce alcuni esempi con gli importanti ipogei reali, tipologie tombali rinvenute anche nei siti siriani di Ugarit e Qatna. A Qatna, al di sotto del palazzo reale del Bronzo Tardo, sono state scavate delle tombe principesche, la cripta familiare della dinastia regale, che presentano l’uso di sarcofagi di pietra o legno al cui interno veniva deposto il defunto, fra cui è presente anche un’inumazione femminile. Due statue in basalto degli antenati regali erano poste nella cella antistante le camere sepolcrali (Fig. 1). Alcuni vasi dei corredi erano utilizzati durante il rituale kispu, nel corso del quale il defunto riceveva regolarmente, una volta al mese, cibo e bevande. Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO Attestazioni testuali del VI sec. a.C., come l’iscrizione autobiografica della regina Adadguppi, figlia di Assurbanipal II, fornisce informazioni sul Palazzo di Babilonia in cui si dovevano trovare le sepolture dei sovrani neobabilonesi Nabucodonosor e Neriglissar. Le tombe ipogee maschili e femminili costruite restano appannaggio esclusivo delle classi alte e sono sempre localizzate al di sotto delle residenze o dei palazzi, mentre la popolazione comune si avvale di sepolture a fossa, o di tombe multiple ricavate in grotte, cisterne o riutilizzando ipogei della fase precedente. I corredi delle persone comuni sono in genere caratterizzati dalla presenza di ornamenti personali, come amuleti di pasta vitrea, osso, legno o altri materiali semipreziosi. I recipienti ceramici che risultano usualmente associati alle deposizioni sono forme aperte come coppe, piatti, vassoi contenenti solitamente offerte alimentari e brocche di varie dimensioni o unguentari, per oli profumati o vino. Molteplici scoperte archeologiche, anche degli ultimi anni, hanno evidenziato come la sepoltura dei membri dell'aristocrazia, dei sovrani e delle regine venisse effettuata in ipogei localizzati sotto i settori residenziali dei palazzi, come in buona parte del Vicino oriente antico. La costruzione di tombe residenziali sembra essere un elemento caratteristico delle elite emergenti. A Ebla, in Siria settentrionale, nel II millennio, al di sotto dei pavimenti del Palazzo Occidentale, edificio riservato al principe ereditario, sono state rinvenute delle tombe monumentali, i cosiddetti ipogei reali, un gruppo di tombe realizzate riadattando una serie di cavità naturali e cisternex. Gli scavi hanno riportato alla luce tre deposizioni principali, due delle quali sicuramente pertinenti a personaggi regali. Nella più antica la Tomba della Principessa (1850-1800 a.C.), di dimensioni relativamente ridotte, l'inumazione era collocata ai piedi del dromos. La principessa indossava gioielli di ottima fattura; a lato dell'inumazione, in un' apposita nicchia e poi in un corridoio erano collocati una settantina di vasi suddivisibili in un servizio da tavola e dei contenitori per le offerte alimentari. La ragione per la quale tali tombe, fra cui la tomba della principessa, si trovassero al di sotto dell’edificio del principe ereditario è per il fatto che, con ogni probabilità, egli si doveva occupare del culto dei sovrani defunti. Le tombe delle regine neoassire Le tombe femminili più sontuose rinvenute finora sono state messe in luce in Assiria, in Alta Mesopotamia. Il Palazzo Nord-Ovest di Nimrud è il primo palazzo assiro costruito ex novo e organizzato nell’impianto planimetrico come una sorta di microcosmo del mondo assiroxi, in cui era stato anche previsto nella progettazione un settore per la tumulazione delle regine. Il palazzo mostra dei chiari punti di contatto con il culto degli antenati, le tombe sono poste al di sotto del piano pavimentale di alcuni vani appartenenti all’ala privata definita ‘bîtānu’ (Fig. 2). Furono scavati alcuni sarcofagi in bronzo della tipologia detta a forma di lettera D o a vascaxii la cui misura è approssimativamente di 1,3 m x 0,59 m; 1,4 m x 0,49 m; 1,47 m x 0,68 mxiii. Le regine vivevano la loro esistenza in un isolamento virtuale all’interno del settore meridionale privato del palazzo, insieme alle altre dame reali, della cui esistenza si hanno attestazioni scritte.La corte interna era decorata da rilievi ortostatici con soggetti mitico simbolici, raffigurazioni di geni e alberi della vita, fregi di pittura a motivi geometrici e floreali. Questo settore, dove venivano gestite operazioni di stato importanti, era stato scelto appositamente per dare una continuità alla deposizione delle regine, chiaramente confrontabile all’area di sepoltura del Palazzo Arcaico dove erano tumulati la maggior parte dei sovrani neoassiri. Max Mallowan segnalava la presenza, durante le sue indagini archeologiche negli anni ‘50 nel settore nord-est del palazzo, delle cassette di terracotta per le offerte, poste sulle tombe rinvenute al di sotto del vano DD. Le tombe appartenenti a due donne, erano provviste di un discreto corredo tra cui è da segnalare il gioiello detto di Nimrudxiv. Un'altra cassetta di terracotta fu rinvenuta nel 1988 nel vano MM. Non sappiamo cosa contenessero, con ogni probabilità delle offerte di cibo. La tomba t. 1, sotto al vano MM era di una donna di 50-55 anni con un ricco corredo di gioielli, fra questi un sigillo iscritto attribuito al periodo di Salmanassar III. Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO Per entrare nelle sepolture si accedeva a un pozzo con una scalinata da cui si passava a un vestibolo e alla camera sepolcrale coperta da una falsa volta. Il sarcofago in pietra in cui erano deposte le regine era di grandi dimensioni, ciò ne confermerebbe la progettazione in fase costruttiva. Le sepolture ipogee delle regine assire hanno dunque una caratteristica importante, furono pensate fin dall’inizio della costruzione del palazzo, perpetuando la tradizione, soprattutto siriana, di seppellire donne di alto rango nelle aree palatine. Le scoperte più eccezionali furono effettuate dalla missione irachena negli anni 80’. L’aspetto che più contraddistingue queste tombe non è tanto la monumentalità quanto la ricchezza dei corredi funerari rimasti miracolosamente intatti per migliaia d’annixv. Nel 1989 è stata portata alla luce la tomba t. II, posta al di sotto del vano 49 (Fig. 3), con un corredo di 159 oggetti di raffinata fattura. Una tavoletta iscritta attribuiva la sepoltura alla regina Yaba, in cui si minacciava qualsiasi persona avesse violato la tomba o la avesse riutilizzata per un’altra sepoltura. Gli archeologi iracheni hanno rinvenuto una tubatura in terracotta in diretta associazione con questa tomba che hanno connesso con il rituale kispuxvi. La cerimonia kispu, conosciuta dal periodo di Mari fino a quello Neo-babilonese, consisteva nel mangiare e bere in onore del morto. Dai testi si evince che a volte il cibo era portato nelle tombe. Nei testi di Mari il rituale kispu consisteva in tre parti: l’invocazione del nome del defunto, la presentazione del cibo e la libazione dell’acqua. La tomba t. 2 è la più interessante per continuità di utilizzo, proprio perché al suo interno vi sono stati deposti due corpi femminili in tempi diversi. Le iscrizioni apposte ad alcuni elementi del corredo, citano però tre nomi femminili, Atalia, Banitu e Yaba (Fig. 4). Il primo corpo aveva sul petto una coppa d’oro con l’iscrizione “Atalia, regina di Sargon, re d’Assiria”xvii che si trova anche in una coppa di cristallo di rocca sempre appartenete a questo corredo. Altro vasellame, una scatola in elettro per cosmetici e una coppa d’oro, recava un’iscrizione dedicata a Banituxviii e la terza era riferita a Yabaxix. Le sepolture sono prevalentemente intatte con materiale osseo, che è stato sottoposto ad analisi solo recentemente. Dall’analisi delle ossaxx si è potuta definire l’approssimativa età delle due donne tra i 30 e i 39 anni, ed erano state sepolte a distanza di ca. 20-50 anni l’una dall’altra. L’ipotesi più accreditata è che, con la regina Yaba, originaria proprietaria della tomba, sia stata sepolta Atalia perché si pensa che fra le due esistesse un vincolo di parentela sia per i nomi, ambedue di origine aramaica, sia per la riapertura della tomba, possibile nell’eventualità della sepoltura di una figlia con la madre. Dunque nella t. II sono state sepolte con un ricchissimo corredo la regina Yaba e dopo un intervallo di tempo, Atalia. La prima regina a essere stata inumata nel palazzo nel IX sec. a.C, l’ultima ad essere scoperta, dovrebbe essere stata Mulissu-mukannisat-Ninua nella tomba t. III, l’iscrizione sul coperchio della tomba indicava il nome della sepolta, sposa di Assurnasirpal II (883-859 a.C.) e madre di Salmanassar III (858-824 a.C.). La sepoltura era stata violata ma conservava ancora un corredo molto ricco, tra cui un diadema in oro lapislazzuli e pasta vitreaxxi(Fig. 5). La camera sepolcrale ospitava altri 13 corpi inumati in casse di bronzo, tra cui un uomo deceduto tra i 55 e i 65 anni, forse il turtanu ShamshiIlu, (capo dell’esercito assiro e governatore delle province occidentali fra l’805 e il 750 a.C.), per la presenza di una coppa d’oro che reca una iscrizione a lui dedicata, e probabilmente alcuni membri della sua famiglia, soprattutto donne e bambinixxii. La moglie di Assurnasirpal II non era stata quindi sepolta con lui, ma nella sua residenza, la sua casa, la sua tomba di famiglia era qui. Lo stesso accadde alle altre tre regine dell’VIII sec. a.C. L’identificazione fra regine e palazzo era molto forte in Assiria, la regina è spesso iconograficamente rappresentata seduta sul trono. Altri rinvenimenti sepolcrali, considerate sepolture minori, sono attribuiti al periodo di Asarhaddon, e sono stati effettuati sotto i vani DD, 72, 64B e 69. Per ciò che riguarda le attestazioni scritte, un testo proveniente dalla biblioteca di Assurbanipal, fornisce delle informazioni importanti riguardanti il rito funerario predisposto per un Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO regnante assiro; preparazione del corpo, esposizione del corpo e del corredo funerario, inumazione del corpo, riti funerari di transizione, riti mattutini. L’inumazione, quindi la deposizione di resti umani all’interno di una camera funeraria ha una duplice funzione, di togliere dalla vista dei viventi la decomposizione del corpo e allo stesso tempo, dirigere l’area del defunto verso il mondo ultraterreno che, nella maggior parte dei casi, è localizzato in un luogo sotterraneo in un contesto palatino. Nel processo di sepoltura, il corpo del defunto riceve un’abluzione rituale prima di essere rivestito con abiti dedicati all’evento, che in molti casi rappresentano la divisa utilizzata in vita, riconoscibile archeologicamente grazie alle analisi microscopiche effettuate sulle tracce residuali di fibre di tessuto visibili sullo scheletroxxiii. Le fonti scritte che si riferiscono direttamente alle donne reali sono raggruppabili sommariamente in quattro categorie: testi canonici come ad esempio la leggenda di Semiramis, quelle monumentali nelle iscrizioni reali e nei monumenti pubblici, testi di archivio come quelli legali, amministrativi, in alcune lettere e nelle citazioni personali, largamente attestate nelle sepolture, nel caso delle regine neoassire soprattutto nelle coppe. Conclusioni In conclusione, la valenza ideologica e cultuale nel mantenere i propri antenati regali nella città e in particolare sepolti nel palazzo, evidenzia una continuità che comprende in egual misura donne e uomini durante il periodo neoassiro, abitudine forse attribuibile alle forti influenze aramaiche di alcune regine assire. La presenza delle tombe regali sotto i pavimenti dei palazzi, serviva a consolidare l’appartenenza a un lignaggio e quindi a rinforzare e legittimare la linea ereditaria di un determinato gruppo familiare anche attraverso la costruzione di una cripta dedicata agli antenati sacri. In questo modo si mostra un legame indissolubile ed eterno fra la città nella sua più ampia accezione, il palazzo come centro del potere politico-amministrativo e giuridico-religioso e i riti funerari prolungati nel tempo, contatto tra umano e divino, legittimando il potere dei regnanti che garantiscono la giustizia alla collettività. La continuità della dinastia si manifestava attraverso il culto degli antenati regali, di qualsiasi sesso essi fossero. Esisteva una relazione tra il re e la regina vigenti e i loro antenati, che assicuravano la ricchezza del regno in cambio delle pratiche funerarie messe in atto dall’elite reale per garantirne la vita nell'aldilà. Il defunto diventa una sorta di simulacro in cui bisogna credere per poter basare su di esso la persistenza delle generazioni. Il concetto di una vita dopo la morte sembra comunque non differenziarsi molto da quello che conosciamo relativo alle tombe di individui privati, eccetto per la dimensione delle tombe, per il valore dei beni sepolti e per la complessità dei riti. Le sepolture dei propri antenati, in questo caso donne appartenenti a un’elite cittadina, consentono il superamento della morte biologica dell’individuo, dandogli una continuità nel tempo. i Lo studio mette a confronto il rituale funerario che si svolgeva durante l’epoca vittoriana, in cui si esibivano status sociale e ricchezza, e la Cambridge contemporanea decisamente stratificata, ma in cui non traspaiono grandi differenze se non nelle sepolture degli zingari che sono molto più ricche e Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO vistose. M. Parker-Pearson, Mortuary Practices, Society and Ideology: an Ethnoarchaeological Study, in I. Hodder (cur.), Symbolic and Structural Archaeology, Cambridge 1982, 99ss. ii Si veda D’Agostino 1996, 460. B. D’Agostino, La necropoli e i rituali della morte, in S. Settis (cur.), I Greci. Storia, Cultura, Arte, Società, Vol. 2, Torino 1996, 434ss. iii Da evidenziare l’interessante studio di I. Oggiano, Archeologia del Culto: Questioni Metodologiche, in M. Rocchi, P. Xella (curr.) Archeologia e religione. Atti del I Colloquio del "Gruppo di contatto per lo studio delle religioni mediterranee", Verona 2006, 25ss. iv B. Croce, Frammenti di Etica, Bari 1922. v N. Laneri, Archeologia della Morte, Roma 2011. vi La maggiore quantità di dati correlata alle sepolture all’interno della città è anche dovuta alla concentrazione delle ricerche archeologiche negli insediamenti. vii La necropoli mesopotamica di Kheit Qasim del Protodinastico I, è uno tra i casi migliormente studiati in tal senso. Nella necropoli si nota una differenziazione di rango nel raggruppamento delle tombe secondo una chiara gerarchia. Le tombe principali sono allineate per lo più est-ovest mentre intorno sono distribuite le più piccole. viii Si veda A. Bounni 1988, Découvertes archéologiques récente en Syrie, in Comptes Rendus de l’Académie des iscriptions et belles - lettres, 361ss. ix R. M. Boehmer – F. Pedde – B. Salje, Ausgrabungen in Uruk-Warka, Endberichte 10. Die Graber, Mainz am-Rhein 1995, 20ss. x P. Matthiae, Scavi a Tell Mardikh-Ebla, 1978: rapporto sommario, in studi Ebaliti 1, 1979, 129ss: P. Matthiae, Princely Cemetery and Ancestors Cult at Ebla During Middle Bronze II, in Ugarit Forschungen 11, 1980, 563ss. xi I. Winter, The Program of the Throneroom of Assurnasirpal II, Essays on Near Eastern Art and Archaeology, in P. Harper, H. Pittman (curr.) New York 1983, 15ss. xii M. Damerji, Gräber assyrischer Königinnen aus Nimrud, Mainz 1998, 11, Tav. 37; per ciò che riguarda gli aspetti tecnici di questa tipologia, si veda J. Curtis, Late Assyrian Bronze Coffins, in Anotolian Studies 1983, 33, 85ss. xiii M. Hussein - A. Suleiman, Nimrud. A City of Goden Treasures, Baghdad 2000, 116s. xiv M. E. L. Mallowan, Nimrud and Its Remains, I, London 1966, 115. xv Le tombe hanno restituito più di 60 kg di manufatti in oro, argento, bronzo ed elettro, centinaia di pietre preziose e semipreziose, reperti tessili e altri materiali. xvi M. Hussein, Excavations of the Department of Antiquities and Heritage at Nimrud, 1988-1993, Of pots and plans: papers on the archaeology and history of Mesopotamia and Syria presented to David Oates in honour of his 75th birthday, in Al-Gailani Werr, L. Curtis et alii (curr.), London 2002, 146, 148. xvii Atalia era la moglie di Sargon II (721-705 a.C.). xviii Consorte di Salmanassar V (726-722 a.C.). xix Moglie di Tiglatpileser III (744-727 a.C.). xx Si veda M. Müller-Karpe, M. Kunter, M. Schultz, Results of the Palaeopathological Investigation on the Royal Skeletons from Nimrud, New Light on Nimrud, in J.E. Curtis et alii (curr.), London 2008, 141ss. xxi Damerji, Gräber cit. 8ss. xxii Si veda A. Fadhil, Die Grabinschrift der Mulissu-mukannishat-Ninua aus Nimrud/Kalkhu und andere in ihrem Grab gefundene Schriftträger, in Baghdader Mitteilungen 21, 1990, 482 e F. Pinnock, Le tombe delle regine assire sotto il Palazzo Nord-Ovest di Nimrud, Atti del Convegno Internazionale, Sepolti tra i vivi, in G. Bartoloni, M.G. Benedettini (curr.), Roma 2007-2008, 313. xxii Si veda E. Crowfooth, Textile from Recent Excavations at Nimrud, New Light on Nimrud, in J.E. Curtis et alii (curr.), London 2008, 149ss. Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO Lista delle immagini Fig. 1 Qatna, statue in basalto, Morandi Bonacossi et alii, 2008 p. 54 Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO Fig. 2 Nimrud, Palazzo Nord-Ovest, Oates-Oates 2001, fig. 33 Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO Fig. 3 Nimrud, tomba ipogea t. II, Damerji 1998, pp. 6-8 Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA CENTRO STUDI SUI FONDAMENTI DEL DIRITTO ANTICO Fig. 4 Nimrud, coppe d’oro iscritte con i nomi delle regine Atalia, Banitu e Yaba dalla tomba ipogea t. 2, Curtis et alii 2008, tav. IV Fig. 5 Nimrud, diadema dalla tomba ipogea t. 3, Curtis et alii 2008, tav. V Relazione al convegno del 21/10/2014 Vita/Morte: le origini della civilizzazione antica TESTO PROVVISORIO