Comments
Description
Transcript
ma... come giocano - rivista Girotondo
ANNO 5 · N° 19 · MAGGIO 2016 · DISTRIB. GRATUITA CITTÀ DI PALESTRINA Comune di Zagarolo Comune di San Cesareo Città diCave Castenaso omune di Comune di Ozzano dell’Emilia < SEGUICI Comune di budrio terra e civiltà , , a vacanze estive: riscopriamo il valore della lentezza I N Q U E S T O N U M E R O UN PROGETTO A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE PATROCINATO DA: WWW.RIVISTAGIROTONDO.IT giochi moderni e bambini: istruzioni d’uso senza l’abuso pianeta bambini: un mondo magico tutto da scoprire giocare con i figli... perchè a volte è così difficile? l’estate arriva, tutti in vacanza!!! ma... come giocano i nostri bambini? 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 1 29/04/16 11:30 a cura dott.ssa Cristiana Chiapparelli direttore responsabile Girotondo l' editoriale Scaricando sul vostro smartphone l’app QRReader e puntando sul codice sovrastante, vi collegate direttamente al sito di Girotondo: www.rivistagirotondo.it Registrazione presso il Tribunale di Tivoli n. 14 del 25.11.2011 l’estate arriva, tutti in vacanza!!! ma... come giocano i nostri bambini? Sta per chiudersi un altro anno scolastico e la fine della scuola è legata alle vacanze al mare, in montagna e dai nonni, al riposo, ai giochi all’aria aperta, all’assenza di regole quotidiane rigide, alla voglia di andare tutti i giorni al parco, per scatenarsi, correre e rincorrersi, per… giocare! Questo numero lo abbiamo dedicato alla socilizzazione dei bambini, con due risvolti principali, il gioco e l’interazione sociale, l’aria aperta e la natura. Abbiamo chiesto ai tantissimi professionisti che collaborano con Girotondo: quanto è importante il gioco per i bambini? Cosa implica crescere i figli oggi, a fianco di playstation, telefonini e computer? Dove sono finiti i giochi all’aria aperta e in cortile? Confrontiamo i nostri giochi con quelli dei nostri figli… cominciamo a farlo davvero ed ecco riapparire giochi tipo la campana, ruba bandiera, mondo, l’elastico, la corda… Giochi semplici, da fare insieme e soprattutto all’aria aperta, nella natura. L’altra tematica che affrontiamo in queste pagine è infatti natura, vita all’aria aperta e socializzazione dei bambini: Cosa succede ai nostri bambini quando finisce la scuola e gli impegni extra scolastici? L’estate è fatta anche di giornate da riempire come si vuole… è utile questa libertà? I nostri bambini sono capaci di starsene semplicemente a far “niente”? E noi genitori come vediamo questo “dolce far niente”? Non mancano interessanti contributi e approfondimenti nelle rubriche specialistiche. Nell’augurare a tutti voi, piccoli e grandi lettori di Girotondo, un’estate ricca di emozioni e di scoperte, voglio ringraziare tutte le persone che hanno deciso di appoggiare questo progetto editoriale sociale: dai volontari che lavorano “dietro le quinte” e confezionano la rivista, agli esperti che ci offrono professionalità e competenza, ai sostenitori che ci permettono di distribuire gratuitamente 30 mila copie di Girotondo, ai volontari che le distribuiscono nelle scuole, agli Istituti Comprensivi che ci accolgono riconoscendo alla rivista un valore educativo, ai Comuni che ci sostengono con il patrocinio. E, sperando di non aver dimenticato nessuno, grazie a voi, lettori, che leggendoci date alla rivista dei bambini e delle loro famiglie la ragione di esistere!• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 3 Distribuzione gratuita nelle scuole primarie e dell’infanzia di Bologna e provincia Fondato da: Cristiana Chiapparelli e Silvia Schiano di Tunnariello de L’Isola che non C’è - L’asilo dei Bambini da 6 mesi a 6 anni - con la collaborazione di Ilaria Zamboni Direttore Responsabile: Cristiana Chiapparelli Responsabile Comitato Scientifico: Silvia Schiano di Tunnariello Hanno collaborato a questo numero: Annalisa Amadesi; Ilaria Arena; Alessandra Augusti; Benedetta Aureoli; M. Lavinia Bartolucci; Marika Benaglia; Claudio Buccheri; Anna Maria Casadei; Federica Casilli; Maria Luisa Chillemi; Marina Ciampoli; Claudia Ciarrocchi; Francesca Cristofari; Alessandra Cremonini; Marianna De Luca; Valentina De Matteis; Franca Errani; Letizia Fattori; Claudia Filidi; Lucia Fusco; Cristiana Gattai; Irene Giardini; Eldad Kazaz; Angela Maiorano; Laura Magnani; Morena Manzini; Carla Sale Musio; Maria Cristina Nanni; Sara Ottonello; Cristina Pantaleo; Mariangela Pinci; Loredana Raso; Nada Raspanti; Stefano Rimondini; Serena Rosa; Paola Rubatta; Roberta Sabattini; Gabriella Saladini; Paola Saoncella; Pamela Sorrentino; Camilla Targher; Carmela Travaglini; Patrizia Valenti; Licia Vasta; Lucia Zerbinati; Luisa Zoni. Immagine, comunicazione, sito internet e progetto grafico: Ilaria Zamboni Stampa: Casma Tipolito, via Provaglia, 3 - 40138 Bologna Redazione: Associazione Culturale Girotondo, Via Prenestina Nuova, 30 - 00036 Palestrina (RM), tel. 347.308.22.05, [email protected]. Finito di stampare a MAGGIO 2016 Ogni collaborazione è a titolo gratuito. Tutti i materiali, le foto, i testi inviati alla redazione ai fini della pubblicazione non verranno restituiti, salvo diverso accordo, e tale invio fornisce automaticamente alla redazione la liberatoria, da parte del mittente, per l’uso delle immagini e del pensiero anche sul sito internet. La riproduzione anche parziale dei materiali e dei testi pubblicati è espressamente vietata. anno 5 • n° 19 • maggio ‘16 girotondo la rivista dei bambini e delle loro famiglie 29/04/16 11:45 dossier 5 pag eno! nti a cura della Redazione in collaborazione con i propri esperti dell’infanzia Il gioco è l’essenza stessa dell’infanzia a o a na, co .. ... o ini?!? giochi moderni e bambini: istruzioni per l’uso senza l’abuso l’età in cui si “impara la vita”; è un ponte fondamentale tra fantasia e realtà; uno strumento fondamentale di conoscenza di sé, del proprio corpo, degli oggetti e dell’ambiente circostante e dovrebbe essere un’attività del tutto libera, autonoma, priva di ogni finalità, se non il piacere stesso di giocare. Ogni attività ludica si presenta come “un qualcosa da inventare, da organizzare, da svolgere e anche da terminare”, per tale ragione essa sviluppa e rafforza le capacità cognitive supportando la nascita del pensiero creativo che gli psicologi definiscono “divergente”. Se gli oggetti che il bambino ha a disposizione sono semplici, duttili e versatili nel loro utilizzo saranno sicuramente di maggior aiuto in quanto, come sostiene il pedagogista Rudolf Steiner, è l’immaginazione del fanciullo come fantasia creatrice che deve compiere la trasformazione e aiutare a entrare in un ruolo: un semplice pezzo di stoffa può divenire una bambolina oppure il velo di una principessa o ancora il mantello di un coraggioso cavaliere! L’abilità dell’adulto sta proprio nel comprendeÈ nel g re quali siano gli strumenti io co libero e g migliori per sostenere e o d uto che s ritrovano stimolare i bambini dui le rante un’attività così detività, dell basi della creaa possibilit licata, senza dimenticare à gli eleme che essa costituisce anche nti della di usare realtà pe esprimere un momento prezioso mer le proprie diante cui educare ai grane mozioni e de di valori della vita, come il sideri. glie coraggio, la bontà, la lealtà, la pazienza, l’audacia, la perseveranza e la compassione. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 5 29/04/16 11:45 Il gioco ha quindi un forte risvolto sociale, insegna il rispetto delle regole e degli altri, tinge di forti emozioni e sentimenti i rapporti con gli amici o con gli adulti più cari, mantenendo la sua natura di spazio dedicato all’avvenire, in quanto proprio facendo finta di essere qualcuno che non si è, forse si anticipa a se stessi quel che si potrà diventare un giorno. “Il gioco è come un caleidoscopio” sostiene Marc Bekoff biologo evolutivo dell’Università del Colorado, nel senso che è creativo e casuale. Dato che l’esperienza del gioco è fondamentalmente creativa, non possono definirsi tali tutti quei giochi “preconfezionati” in cui non c’è spazio per l’apporto personale del bambino. Per questo favorisce flessibilità e creatività che in futuro potrebbero rivelarsi particolarmente importanti per risolvere situazioni impreviste e problematiche con il conseguente sviluppo dell’adattamento all’ambiente. I videogiochi, come i giochi con favole registrate, DVD o simili, non permettono al bambino di attivare le proprie risorse creative, perché il processo su cui si basano è già compiuto in sé. Il bambino non può dare nessun apporto creativo, ma può solo seguire il percorso già predeterminato dall’attività, con il rischio che venga “risucchiato dentro”, come incantato, anestetizzato, senza avere però nessuna possibilità di “personalizzare” il gioco affinché possa rispondere alle sue esigenze emotive. giocare Non sottovalutiamo i rischi legati all’eccessivo o scorretto utilizzo da parte dei nostri bambini, che rischiano di estraniarsi dalla realtà, di avere una preoccupante mancanza di empatia per i propri coetanei e in seno alla famiglia, fino ad arrivare a non sapere più interagire in modo equilibrato, esercitando un eccessivo senso di potere e controllo con giocare giocare... È vero che siamo in un’era tecnologica, ma è anche vero che C’È UN’ETÀ GIUSTA PER TUTTO. I bambini di oggi sono capaci di usare il pc, accendere il dvd, usare il cellulare, ma questo non significa essere più intelligenti o attrezzati per la vita. Queste sono prestazioni, che sono diverse dalle competenze che si sviluppano con il tempo e mettendo in gioco sé stessi e la propria fantasia. In questo TEMPO DI FRETTA e di corsa alla prestazione è fondamentale che noi genitori, gli educatori e tutti coloro che si adoperano per il benessere del bambino, si assumano la fatica (e l’orgoglio) di ANDARE CONTROCORRENTE. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 6 29/04/16 11:45 dossier 7 pag le persone e l’ambiente che li circonda… dal punto di vista fisico si evidenziano problemi come sedentarietà, sovrappeso, tachicardie e tic legati all’eccessiva stimolazione che ricevono durante l’utilizzo dei videogiochi e notevoli disturbi della vista fin dalla precoce età. Per non parlare dei contenuti violenti di alcuni videogiochi, che possono avere un forte impatto sul comportamento dei bambini. In effetti, uno studio dell’Università del Missouri, in cui alcuni bambini sono stati invitati a giocare con dei videogiochi per 25 minuti, ha evidenziato come i videogiochi violenti desensibilizzano il cervello alle immagini “crude” e inducono comportamenti aggressivi. Soprattutto nel periodo della preadolescenza (8-11 anni), l’esposizione ripetuta alla violenza presente in questi strumenti esercita un’influenza significativa, perché va a rinforzare ed incrementare quei sentimenti, quelle cognizioni e quei livelli di attivazione correlati all’aggressività che il giovane già vive di per sé. Al giorno d’oggi i videogiochi sono molto utilizzati come “sedativi” o “baby sitter” virtuali (i ristoranti sono pieni di bambini che al tavolo ingaggiano battaglie solitarie per passare ai livelli successivi, mentre gli adulti si godono la cena!), ma questo rischia di intaccare la relazione, rischia di creare bambini “spenti” (o che faticano a tollerare lo star seduti a tavola o la noia) e adulti che faticano sempre più a stare con i propri figli, a conoscerli profondamente. Fino al giungere della scuola primaria sarebbe utile non permettere questo tipo di giochi, ma stimolare il bambino a “creare” il suo gioco (di solito i giocattoli migliori sono quelli che ci si costruisce da soli, usando materiale povero), a sentire cosa ha voglia di fare e, perché no, anche ad annoiarsi! Non è un caso che nell’era della comunicazione IL DISAGIO AUMENTA sempre di più, perché è sempre più assente la capacità di comunicare, di entrare in relazione con se stessi e con gli altri in modo autentico. Il rischio è che la realtà virtuale sostituisca quella reale (soprattutto in adolescenza) e FAVORISCA L’ISOLAMENTO. Verso i 7-8 anni si può iniziare a concedere questo tipo di gioco, sempre alternandoli ad altre attività ludiche, LIMITANDONE IL TEMPO A MEZZ’ORA AL GIORNO e scegliendo molto accuratamente il tipo di videogioco che si offre ai propri figli. Stessa cosa vale per la TV. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 7 Utilizzare i videogiochi per sfide con amici o fratelli può essere UN BUON MODO per rendere il gioco uno strumento di socializzazione piuttosto che di isolamento, soprattutto se i fratelli hanno fasce di età differenti, questo può diventare un MOMENTO D’INCONTRO che non deve comunque restare l’unico ed essere sempre alternato ai giochi tradizionali. La bussola per noi genitori può essere tenere conto nella quotidianità dello stesso tempo dedicato ad attività ludiche così come a playstation, telefonini e TV, in un rapporto di uno a uno. 29/04/16 11:45 dossier Quando gli unici giochi a cui desiderano giocare i nostri bambini sono proprio i videogiochi, c’è il rischio che il confine tra uso di questi strumenti e abuso diventi troppo sottile e il bambino diventi alla fine dipendente. Infatti, durante il gioco con i videogames c’è un incremento della produzione di dopamina, neurotrasmettitore che, oltre ad essere coinvolto nell’apprendimento e nel consolidamento mnemonico delle nuove informazioni, è correlato anche con il potenziamento del comportamento aggressivo, legato al piacere ed alla ricerca di nuove ed intense emozioni. Questo fattore, insieme ad un utilizzo massiccio di videogiochi e alla continua ricerca di nuove emozioni, sembra essere collegato con il Tech Abuse, comportamento patologico caratterizzato dall’utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie e dalla difficoltà, o incapacità, a relazionarsi al di fuori del mondo virtuale. In effetti, nei bambini che giocano con i videogames tutti i giorni assiduamente, si verifica un sovraccarico di informazioni che li rende incapaci di ritenere, gestire, elaborare ed interpretare la mole di dati cui si trovano esposti. Ciò si riscontra soprattutto con quei videogiochi e simulazioni virtuali che presentano una perfezione grafica tale da ridurre notevolmente la distanza tra realtà e finzione: il contatto precoce, intenso e prolungato rende, in questi casi, difficile al bambino l’individuazione del confine tra uomo e macchina, animato ed inanimato, fantasia e realtà. E’ necessario che noi genitori supervisioniamo il tempo trascorso giocando dei nostri figli per non trasformare l’uso dei videogiochi in una pratica quotidiana e stabile, ma piuttosto ad un’attività fatta con eccezione e comunque mai come unica fonte di gioco, ma come una delle tante usate durante l’attività ludica dei propri figli.• LA PREVENZIONE RIMANE L’UNICA ARMA che abbiamo a disposizione, e qui un ruolo evidente ce l’abbiamo noi genitori che dobbiamo sempre interessarci ai contenuti dei videogiochi acquistati, evitando sfide violente o eccessivamente competitive. Uno strumento che può essere d’aiuto in questo senso è la raccomandazione PEGI (Pan-European Game Information o Informazione Paneuropea sui Giochi) che informa sull’età a partire dalla quale un videogioco può essere utilizzato e che troppo spesso è sottovalutata proprio da noi genitori che non siamo nati nell’era digitale… 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 8 29/04/16 11:45 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 9 29/04/16 11:45 Nasce un bellissimo campo solare che permette ai bambini di trascorrere più tempo all’aria aperta, di imparare a riconoscere i tempi dell’orto e della natura, scoprire l’attesa ed avere un rapporto stretto con gli animali ed in particolare con i cavalli imparando ad accudirli e a cavalcarli. cosa succede se una fattoria didattica e un a di equitazione s’inc on Il campus estivo che è nato dalla collaborazione tra la Fattoria Didattica Belvedere di San Lazzaro e il Bologna Equestrian Center (BEC) di Ozzano Emilia, rivolto ai bambini ed alle bambine dai 6 ai 14 anni è proprio pensato con questa filosofia e strutturato in modo tale che genitori e bimbi possano scegliere la formula più adatta alle proprie esigenze. Infatti è come se fossero due campi solari in uno. Al mattino l’appuntamento è sotto l’arco delle scuderie per cominciare con le lezioni di equitazione. Proprio al Bec, dalle 8.30 alle 12.30, personale altamente qualificato, insegnerà non solo a montare con sella all’inglese, ma svolgerà anche tutti quei piccoli compiti che riguardano la cura del cavallo, passando dalla pulizia degli zoccoli fino ad accompagnarlo nel proprio box. Questi insegnamenti avvengono nel totale rispetto dei bambini e dell’ambiente. Al BEC, grazie all’equitazione s’impara non solo a non urlare per non spaventare gli animali, ma si acquistano anche maggiore autostima e sicurezza grazie alla possibilità di dominare un animale tanto grande. Finita la mattina al Bologna Equestrian Center ci si sposta alla Fattoria Didattica Belvedere dove, a ridosso dei colli con un panorama bellissimo e in un ambiente familiare, i bambini potranno gustare il pranzo biologico fornito da un’azienda esterna specializzata. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 10 29/04/16 11:45 arearivista 11 pag Finito di mangiare è ora la volta dei laboratori, in modo da trascorre le ore più calde della giornata all’ombra facendo un’attività stimolante e utile ma allo stesso tempo anche rilassante. La merenda, è il momento di socializzazione per eccellenza, poiché prima viene preparata tutti assieme e poi mangiata. Nel frattempo gli animali chiamano: il raglio dell’asino e dei pony, il belare delle caprette e il chiocciare delle galline ricordano ai bambini, come una volta lo facevano con il fattore, che è arrivato il momento di dedicare loro attenzioni. Ecco i bimbi pronti per confrontarsi con una nuova avventura quella di raccogliere le uova dal pollaio, pulire gli zoccoli all’asino ed accarezzarlo, annaffiare l’orto e sradicarne le erbacce. un a scuola nc ontrano? Entrambe le strutture offrono un contatto continuo e costante con la natura, permettendo ai bambini di misurarsi, sempre in sicurezza, con esperienze nuove ogni giorno. Se volete si può scegliere di fare anche o il solo CAMPUS del BEC o solo il CAMPUS DELLA FATTORIA BELVEDERE. Nel primo caso il campo è aperto solo al mattino dalle 8.30 alle 12.30 e poi tutti a casa per il pranzo. Nelle quattro ore passate al centro si imparerà comunque l’accudimento, l’autonomia e la lezione in sella con tanto di caschetto obbligatorio. Per il campus della sola Fattoria didattica Belvedere, invece, le porte aprono alle 7.30 e Marzia ospiterà i vostri figli fino alle 18. Durante la giornata si rispetterà il ciclo naturale del sole, stando all’aria aperta, quando l’aria è più fresca cioè al mattino presto, curando l’orto, raccogliendone i frutti ed annaffiandolo. Il pranzo tutti assieme, i laboratori, la merenda, il contatto con gli animali e poi il venerdì sera l’aperitivo con i genitori, per renderli partecipi di quanto fatto durante la settimana. I campus prenderanno il via il 7 giugno e proseguiranno fino all’inizio della scuola con una piccola pausa nel mese di agosto. Potete avere maggiori informazioni consultando i siti www.ec-bologna.it o www.fattoriabelvedere.it o telefonando al 051.79.04.49 -340.48.67.821.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 11 29/04/16 11:45 Perché fare code estenuanti in autostrada per andare al mare, quando abbiamo una vera e propria oasi in città? A soli 5 minuti da Bologna e da San Lazzaro di Savena la piscina Paolo Gori offre relax, divertimento e sport per grandi e piccoli, il tutto in una cornice naturalistica invidiabile! il giusto relax per i pi ù tanto divertimento pe Nello splendido solarium possiamo veramente rilassarci mentre i nostri figli si divertono, vicino a noi, in uno spazio dedicato all’animazione (da 3 a 9 anni) grazie ad uno staff di insegnanti qualificati che si prenderanno cura di loro. Baby dance, ginnastica in acqua, tappeti elastici, giochi di società e laboratori di ogni tipo, queste le innumerevoli attività che i bambini possono svolgere tutti i giorni compresa la domenica in compagnia di Lorella la Coccinella, mascotte della piscina. Il nuovissimo SCIVOLO PISCINA SUMMERFUN sarà una delle attrattive di questa estate, permettendo ai bambini di trascorrere tantissime ore di puro divertimento!! Per i ragazzi oltre i 9 anni il centro sportivo, di cui fa parte la piscina, offre la possibilità di giocare a tennis (compatibilmente con la disponibilità dei campi), ping-pong, basket, beach tennis e volley, oltre al recente campo da bocce su sabbia. Una festa di compleanno fuori dal comune…. organizza una festa davvero speciale per i tuoi bambini o ragazzi, ti verrà riservata un’area ad hoc all’interno del solarium e potrai usufruire della nostra animazione. In più tutte le domeniche tanta musica con il nostro D.J. SET, balli di gruppo e giochi a premi!! + movimento – farmaci + salute Per i genitori più dinamici che non si accontentano del solo relax e vogliono fare un po’ di movimento in acqua mentre i bambini giocano, c’è la possibilità di avvalersi di un servizio ad hoc di Trainer di vasca (con tanto di videoripresa della nuotata). Braccia e gambe più toniche, meno mal di schiena, meno cervicale, meno peso, meno gambe gonfie e meno stress! Questo l’obiettivo del progetto PIANORO cammina….corre….nuota che prevede, oltre al Trainer di vasca gratuito, un Personal Trainer con il quale svolgere allenamenti personalizzati in giorni ed orari da concordare con la segreteria. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 12 29/04/16 11:45 arearivista 13 pag Le attività fuori dall’acqua per le quali ci si può avvalere del Personal Trainer, spaziano dalla semplice camminata lungo il circuito naturale attorno al centro sportivo, alla corsa fino alla bicicletta. Lo splendido Velodromo che si trova nelle vicinanze della piscina è a disposizione dei ciclisti più “agonisti”. Per tutta l’estate rimane attiva la nuovissima attività di GROUND TRAINER con la campionessa italiana di pugilato categoria Supergallo; allenamento a circuito, nozioni di pugilato, sacco, attività outdoor etc...giorni ed orari in base alle richieste con gruppi di 4/5 persone o anche sedute individuali. pi ù grandi... to per i piccini ORARI ESTIVI dal 1 Giugno: Lunedì dalle 10,00 alle 20,30 Martedì dalle 06,00 alle 22,00 Mercoledì dalle 06,00 alle 22,00 Giovedì dalle 06,00 alle 20,30 Venerdì dalle 06,00 alle 20,30 Sabato dalle 07,00 alle 19,30 Domenica dalle 08,30 alle 19,30 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 13 Dopo l’attività sportiva goditi un bel massaggio (servizio a pagamento) e assapora una bibita fresca e dissetante a bordo piscina! Tutto questo e molto altro rappresenta la Piscina – Centro Sportivo – Paolo Gori… un oasi in città dove possiamo riposarci e rilassarci con un buon libro, oppure trascorrere giornate all’insegna dello sport e del divertimento.• 29/04/16 11:45 “Contadino: Scarpe grosse e cervello fino!” è questo un antichissimo proverbio che si riferisce al mondo contadino, quando proprio gli agricoltori esprimevano, malgrado le calzature pesanti, acume ed intelligenza. una settimana da contadino per il tuo bambino nel pa rc gessi e calanchi dell’ab E’ ormai assodato che dal contatto con la natura e gli animali si possa far crescere meglio anche intellettualmente i nostri figli, allora quale occasione migliore da sfruttare se non le vacanze estive per stare di più all’aria aperta? Esiste un modo per far divertire i bambini ed allo stesso tempo permettere loro d’imparare, ce lo conferma l’Agriturismo Dulcamara che pare aver trovato la chiave giusta per entrare in contatto non solo con la natura ma soprattutto con i vostri bimbi. Il Dulcamara, ormai centro di riferimento per molte scuole del bolognese e famosissimo fra i bambini, ha pensato anche per quest’anno di offrire la possibilità ai ragazzini della scuola elementare e media di trascorrere parte delle proprie vacanze facendo il CONTADINO, grazie ad una delle tre proposte di “Campo Estivo” pensato dal team della fattoria. Durante la permanenza in fattoria i vostri figli impareranno a riconoscere frutta, piante ed ortaggi che verranno raccolti e utilizzati in cucina per preparare il pranzo. Conosceranno come predisporre la semina e il vivaio per le prossime stagioni, distribuiranno il cibo agli animali e li osserveranno per percepire le loro esigenze del momento: paglia pulita, acqua o carezze. Produrranno pane e pizze cucinate nel forno esterno in terra cruda e faranno frittate con le uova raccolte nel pollaio. Inoltre impareranno a costruire i mattoni in terra cruda ideali per nicchie e ricoveri per piccoli animali amici dei contadini, come lucertole, ragni, coccinelle, ricci e costruiranno nidi artificiali in legno per uccellini insettivori, lavoreranno la lana per produrre piccoli oggetti in feltro e l’argilla per piccole opere di loro fantasia. Un addestratore equestre permetterà ai bambini di avvicinarsi ai cavalli e, chi vorrà, potrà anche montarli. Le prime due proposte, entrambe solo diurne, si differiscono nel fatto che nel campo diurno a cavallo i bambini faranno equitazione dalle 9 alle 13 affrontando tutti gli aspetti del cavallo che vanno dalla pulizia degli zoccoli alla sella, mentre nella settimana diurna la mattina sarà dedicata ai diversi lavori di cui una fattoria ha bisogno. Al Dulcamara ci sono tutti gli elementi necessari affinché un bambino si diverta e le tre differenti proposte permetteranno ai genitori di scegliere la formula che più si adatta alle esigenze loro ed dei propri bambini. 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 14 29/04/16 11:30 arearivista 15 pag Il campo estivo a cavallo è gestito da istruttori tecnici equestri del maneggio di Parco Cavaioni di Bologna e prevede l’avvicinamento al mondo del pony e del cavallo, l’osservazione del comportamento e delle regole di base da rispettare per non farsi male, la pulizia, il sellaggio, la conduzione a mano, la ginnastica sul cavallo, i giochi di equilibrio e coordinamento, i giochi a squadre e passeggiate nel parco. Molto interessante inoltre è la proposta residenziale, grazie alla quale i bambini passeranno un’intera settimana in tenda nel cuore del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa. Un’esperienza formativa che permetterà ai vostri figli di divertirsi e misurarsi con l’esperienza della notte fuori casa, in campeggio. Quest’ultima possibilità sarà però limitata alle sole settimane dal 17 al 22 luglio e dal 24 al 29 luglio. pa rco dei dell’abbadessa Segnate in agenda l’appuntamento di giovedì 26 maggio alle 19, giorno in cui sarà fatta la presentazione ufficiale dei campi strutturati dal Dulcamara, aperta a tutti coloro che sono interessati ai campi estivi, momento ideale per ritirare anche i moduli necessari all’iscrizione. Potete inoltre chiedere maggiori informazioni telefonando al numero 051/796643 o mandando una mail a [email protected]. Ramona, l’asina che da anni è al Dulcamara, Ugo il cavallo, Genziana il pony aspettano i vostri bambini per fargli vivere l’estate più bella della loro vita, ma ricordate che la domanda di partecipazione deve pervenire all’agriturismo entro il 31 maggio 2016. 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 15 29/04/16 11:30 Il Poliambulatorio “Sanitas 2002” di Cave opera sul territorio dal 2002 per offrire e garantire con la massima professionalità e competenza ogni servizio sanitario necessario a tutelare la salute degli utenti. al Sanitas 2002 un eq ui professionisti dell’et à e Dal 2005 il Poliambulatorio Sanitas 2002 è accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) per le branche di Radiologia, Fisiokinesiterapia e Analisi Cliniche, con la possibilità di richiedere anche il servizio di prelievi a domicilio, offrendo a tutti la possibilità di usufruire di prestazioni sanitarie celeri e professionali. Il centro è dotato delle più moderne apparecchiature (Rx digitale) per la Radiologia, con esami radiografici che riguardano lo scheletro in tutte le sue proiezioni radiografiche e tomografiche. Vengono fatte anche a domicilio. La Fisiokinesiterapia si avvale di una equipe di fisioterapisti, fisiatri e ortopedici specializzati nelle problematiche di natura traumatologica, ortopedica, neurologica, reumatologica e posturale. Da un paio di anni nel centro Sanitas 2002 si è creata un’equipe di professionisti concentrata sulle problematiche dell’età evolutiva, nata dall’esigenza di seguire nella globalità le necessità dei bambini e delle loro famiglie e pertanto si pone come obiettivo prioritario la presa in carico a 360° delle loro problematiche. In tal senso ogni professionista che ne fa parte (neuropsichiatra Infantile, terapista della neuro psicomotricità, logopedista e la psicologa e psicoterapeuta) contribuisce con le proprie competenze specialistiche e professionalità alla definizione della diagnosi e/o del percorso terapeutico. La figura del neuropsichiatra dell’età evolutiva, la dott.ssa Mariangela Pinci, che si occupa di diagnosi e indicazioni al trattamento farmacologico e/o riabilitativo, coordina questo lavoro d’equipe collaborando con la logopedista dott.ssa Eleonora Storai, la dott.ssa Elena Bolli terapista della neuropsicomotricità e la psicologa e psicoterapeuta dott.ssa Alessandra Chiapparelli che offre sostegno alla genitorialità nell’ambito della gestione delle emozioni rispetto alle problematiche rile- Grazie alle tante collaborazioni con medici professionisti fornisce un’assistenza sanitaria efficiente e di qualità. Il Poliambulatorio effettua anche esami di diagnostica strumentale per valutare le funzioni di singoli organi e/o apparati, con la consegna immediata del referto. 19-Girotondo Mag'16 ROMA.indd 10 29/04/16 11:30 arearivista 11 pag vate. Alla base di questo servizio che il Poliambulatorio offre c’è quindi un lavoro trasversale di squadra di queste quattro figure professionali, ognuno secondo il proprio ruolo e la propria prospettiva. Le loro riunioni d’equipe per affrontare e discutere un caso clinico sono fondamentali per offrire al paziente una valutazione globale, per indirizzare la famiglia al migliore trattamento e per seguire il bambino nel suo percorso riabilitativo completo. L’equipe effettua anche valutazioni standardizzate per la definizione del quadro clinico nonché della diagnosi. Tutto questo è un grande vantaggio per le famiglie e rappresenta il fiore all’occhiello che il Centro Sanitas a Cave offre alla propria utenza: per un genitore torvare tanti professionisti che possano gestire la propria problematica all’interno della stessa struttura è importante sia da un punto di vista clinico, emotivo nonché pratico-organizzativo, qui si sente accolto come in una più grande famiglia! eq uipe di l’et à evolutiva Entrando più nello specifico, le aree di intervento sono: • Disturbi del tono muscolare, della postura e del movimento; • Ritardo e/o disturbo dello sviluppo neuro psicomotorio; • Sindromi genetiche; • Prematurità; • Disabilità cognitiva; • Disturbi dell’apprendimento scolastico; • Disturbi del tono dell’umore, • Cefalea; • Disturbi del sonno; • Difficoltà relazionali e comunicative (autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo, etc…); • Disturbi del comportamento (deficit dell’attenzione con o senza iperattività, disturbo oppositivo provocatorio, della condotta; etc..); • Disturbi del linguaggio, deglutizioni atipiche; • disfunzioni tubariche e disfonie. 19-Girotondo Mag'16 ROMA.indd 11 29/04/16 11:30 a cura dott.ssa Silvia Schiano di Tunnariello pedagogista, counselor relazionale, coordinatore asilo nido “L’Isola che non C’è” la parola al pedagogista Computer, video giochi, televisori al plasma, telefoni cellulari di ultima generazione, chi più ne ha ne metta!! Siamo circondati!! le nostre mani: quali preziosi strume nt per noi e i nostri ba mb Le tecnologie informatiche ormai sono parte integrante della nostra vita, tutto è informatizzato comprese le operazioni più semplici del nostro agire quotidiano come preparare un caffè. Cambiano le caratteristiche dell’ambiente in cui viviamo e la nostra specie si trasforma, si adatta, sviluppa nuove competenze, avete notato come i bambini di oggi sono molto più bravi di noi con tablet e smartphone? Siamo entrati da anni ormai nell’era del digitale e ci apprestiamo a diventare degli homo sapiens sapiens “digitalis”, stiamo imparando a digitare, scorrere, sfogliare pagine con un tocco delle dita, le mani, come vedete, sono sempre protagoniste dei nostri progressi, ma vi siete mai fermati a osservare il lavoro di un artigiano e in particolare tutti i preziosissimi movimenti della sua mano? I suoi movimenti così come i movimenti dell’uomo digitale sono sempre dettati da impulsi cerebrali, ma quante abilità stiamo perdendo? E in particolare stanno perdendo i nostri bambini! Allacciarsi le scarpe, o appendere il cappotto a una stampella per molti sono diventati compiti inaccessibili. Dunque, senza demonizzare le moderne tecnologie, importanti per la nostra vita, senza le quali oggi sarebbe difficile sopravvivere tanto ci siamo “abituati” ad usufruirne, mi piacerebbe riportare l’attenzione sulla mano quale strumento cardine dello sviluppo dell’intelligenza e su quanto per un bambino sia fondamentale oltre al digitale poter fare concretamente con le mani!! Per far questo, non posso non far riferimento a una grande donna, scienziata, medico, pedagogista, Maestra delle maestre, una precorritrice dei nostri tempi: Maria Montessori, in uno dei suoi molteplici scritti ci parla proprio della Mano quale strumento privilegiato per lo sviluppo dell’intelligenza umana. Lo sviluppo dell’abilità della mano va di pari passo con lo sviluppo dell’intelligenza. La Montessori sostiene che l’intelligenza del bambino raggiunge un certo livello, senza far uso della mano; con l’attività manuale egli raggiunge un più alto livello di sviluppo, e sostiene, inoltre, che il bambino che ha potuto far uso delle proprie mani sviluppa un carattere più forte. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 14 29/04/16 11:45 approfondimenti 15 pag La Montessori innanzitutto ci fa notare come in tutti gli animali lo sviluppo dei quattro arti avvenga uniformante, mentre nell’uomo mani e piedi seguono uno sviluppo differente perché diversa la loro funzione; mentre lo sviluppo del piede e del passo è fisso in tutti gli uomini, pertanto una volta imparato a camminare gli uomini utilizzeranno nello stesso modo i loro piedi, tanto da essere considerato un fatto biologico, lo stesso non può dirsi per le mani la cui funzione non è fissa; lo sviluppo della mano nell’uomo dipende dalla psiche, non solo dell’io individuale, ma anche dalla vita psichica delle differenti epoche. me nti ba mbini!!! La trattazione di questa materia da parte di Montessori prosegue, analizzando quelle che sono le implicazioni e le correlazioni tra lo sviluppo delle mani e degli arti inferiori: i piedi, il camminare. Affronteremo questo aspetto nel prossimo articolo, nel frattempo, prendiamoci del tempo per osservare quanto abili sono le nostre mani, quanto lo erano quelle dei nostri nonni, quanto lo sono quelle degli artigiani, cerchiamo di offrire ai nostri bambini fin da subito occasioni per esercitare la mano, partendo dalla manipolazione libera di quello che si ha in casa, facendo naturalmente attenzione nel preservarlo dai pericoli, e offrendogli piccoli compiti sempre più complessi man mano che le sue competenza progrediscono e si sviluppano. Soltanto così possiamo rispondere al profondo bisogno del bambino “aiutami a fare da solo” che Maria Montessori per prima aveva scoperto e assecondato più di un secolo fa!• 19-Girotondo Mag'16 ROMA.indd 15 29/04/16 11:30 a cura dott. Claudio Buccheri psicomotricista, TNPEE, formatore, supervisore e tutor psicomotricita ' e bambini Una mamma mi ha regalato queste domande che rappresenteranno per me il riferimento costante nello scrivere questo articolo: “Quanto è importante per i bambini il gioco? E quanto s’impara giocando? Cosa significa veramente nel loro immaginario? Come possiamo noi adulti attraverso il gioco interagire con loro? E come i loro giochi ci aiutano a capirli?” i giochi dei bambini ci aiutano a capirli? Fiumi d’inchiostro hanno raccontato i molteplici sensi del giocare e del gioco tanto infantile quanto adulto, e sarebbe un gesto inopportuno fare di quest’occasione un infelice “Bignami” su tale argomento. Non resta allora che rivolgerci ai bambini, gli esperti che, nel corso del tempo, mi hanno pazientemente accompagnato nella scoperta del senso dei loro giochi, itinerari lungo i quali ho dovuto mettere da parte i saperi codificati per partecipare con stupore al viaggio. Essere partner simbolici significa garantire ai bambini che la nostra posizione sarà “sufficientemente buona” e che, nella nostra perfettibilità, saremo sempre disponibili a modularci al meglio… in fondo, il gioco è il campo esperienziale nel quale ognuno di noi ha costruito la sua prima mappa del mondo, ove abbiamo misurato le distanze e i ritmi, le relazioni, provando cose difficili che rappresentavano per noi il segno di un momento di crescita. Quante volte nell’ingaggio ludico risuonano frasi quali “Sono il Re!!… Sono la Regina!!”, veri e propri progetti, ponti verso il loro futuro, il momento della loro definitiva affermazione come soggetti capaci, ma che, nel loro presentificarsi all’adulto, non possono essere accolte nel loro senso letterale, “adesso io sono il Re e ti sono superiore”, bensì trasformate nella dichiarazione di un futuro a venire che ora vive del limite della nostra presenza, una presenza di protezione e sostegno. In fondo, il gioco è lo spazio ove si sviluppa la relazione fondamentale con le regole e i limiti, soli elementi sui quali il bambino sa che potrà fondare la sua costruzione di soggetto. Ogni qualvolta, mi sono trovato a misurarmi con bambini delle più svariate età definiti “iperattivi” e/o “senza regole”, quando non v’erano delle basi fisiologiche, ho incontrato persone che, attraverso modalità certamente estreme, cercavano di formulare domande essenziali alla loro crescita e che, non trovando l’ascolto necessario, esplodevano nell’attacco all’adulto di riferimento, fosse un genitore piuttosto che l’insegnante. “Ti colpisco perché sono solo con le mie paure, i miei bisogni e non vedo altro modo per portare la tua attenzione su di me”, frase la cui realtà assume un peso specifico via via crescente con il diminuire dell’età del bambino e delle loro possibilità di “dirci ciò di cui hanno bisogno”. Lo sguardo, in queste situazioni, do- Se il gioco può insegnare qualcosa a noi grandi è quello di riscoprirlo come spazio di creazione e formazione del soggetto che, fuori dalle mirabolanti imprese con tablet e smartphone a cui i nostri bambini sono tristemente avvezzi, è nel dialogo dei corpi-parola nel loro ingaggio ludico che aiutiamo il bambino a costruire una mappa efficace del mondo. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 16 29/04/16 11:45 approfondimenti 17 pag vrebbe cercare di mettere a fuoco lo sfondo nel quale si muove questo piccolo proiettile, infatti, è lì che potremo ritrovare la verità di quella corsa o di quel colpo dato al compagno che, se nella maggior parte dei casi rappresentano una richiesta di modulazione, “mi aiuti a regolarmi in modo tale che sia poi in grado di farlo da solo?”, in situazioni più estreme, rappresenta l’unica modalità di raccontare disagi e traumi profondi, senza necessariamente descrivere la scena del trauma, cosa tanto più vera quando ci si trovi di fronte ad abusi o maltrattamenti. Il gioco con leggerezza ci può permettere di riconoscere al bambino traumatizzato il diritto essere arrabbiato, dando una direzione alla rabbia che lo abita e mettendosi al suo fianco assicurandolo del fatto che “faremo di tutto per proteggerlo da ulteriori ferite”. Purtroppo, diverse sono le immagini che abitano queste mie parole e sono giochi, parole, volti che troppo spesso non venivano viste nella loro urgenza ma derubricate a gesti violenti del tutto gratuiti. Tutto questo non avrebbe nessun senso se non ci si soffermasse su di un’urgenza molto spesso messa in campo dai bambini, il bisogno di riti di passaggio che li aiutino a scandire il loro processo di crescita. In una società di consumo che abbisogna dell’infantilizzazione dei soggetti in quanto “produttori/consumatori” ciò che interessa non è scandire la crescita attraverso la formazione di un pensiero critico quanto piuttosto indurre bisogni, istillare desideri. A fronte di quest’orizzonte, a dispetto di tutto, i bambini, in quella che non posso che definire la loro profonda saggezza, chiedono nel gioco di costruire veri e propri dispositivi di misura delle loro forze di soggetto, riti di passaggio nei quali misurare la loro forza e le loro capacità e nei quali cementificare quell’alleanza di classe d’età essenziale al processo di autonomizzazione dalla famiglia.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 17 29/04/16 11:45 approfondimenti a cura dott.ssa Paola Rubatta psichiatra e psicoterapeuta sistemico relazionale l' intervento di psicoterapia Qualche anno fa un’amica, insegnante della scuola primaria, mi raccontò di aver passato una mattinata in cortile con i suoi allievi. Arrivati a casa i bambini raccontarono di aver giocato per tutto il tempo. Molti genitori contattarono l’insegnante allarmati ed irritati per tutte le ore “perse”: si trattava di scuola e i bambini avrebbero dovuto usare quel tempo per apprendere. Ma se i genitori avessero chiesto semplicemente “a cosa avete giocato?”, avrebbero scoperto che i loro figli, armati di metro, carta e penna, avevano passato la giornata misurando il cortile, segnandosi la lunghezza dei lati e delle diagonali, calcolando perimetri e aree di tante figure geometriche. Secondo voi quali bambini ricorderanno meglio la lezione di geometria: quelli che l’hanno appresa seduti ai banchi o quelli che l’hanno sperimentata nello spazio? Spesso, nella nostra testa, distinguiamo tra “dovere” e “ piacere”, tra “gioco” e “ apprendimento”. La scuola stessa ci spinge a fare questa distinzione: fino ai cinque anni si va a scuola per stare con gli altri bambini e per giocare, dai sei anni 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 18 giochiamo insieme? si sta seduti nei banchi, si studia e si fanno i compiti. Eppure tutti noi abbiamo fatto l’esperienza di quanto risulti più facile apprendere, ricordare e interagire con gli altri, se tutto ciò avviene attraverso il divertimento. Ma, a questo punto, qualche genitore penserà “non è che si possa giocare sempre…. la vita non è tutta un gioco”; altri, invece, penseranno “sono un pessimo genitore perché gioco troppo poco con i miei figli”. Qual è allora il giusto equilibrio tra tempo di gioco e tempo di non-gioco? Ed è più giusto giocare con loro, organizzare dei giochi per loro o lasciarli giocare tra loro? Se ci pensiamo giocare con i figli è un’”invenzione” recente. Fino a una cinquantina di anni fa il gioco era qualcosa che apparteneva ai bambini e rappresentava la possibilità di sperimentarsi senza la diretta e continua supervisione di un adulto. Oggi, per contro, si insiste molto sulla necessità di giocare con i propri figli, come mezzo per garantire loro una crescita serena ed equilibrata. E così nella foga di essere bravi genitori si rischia di incastrare momenti di gioco quando si è distratti e stanchi rischiando di comunicare più un senso di fatica che di allegria. Esiste una condizione necessaria affinché un gioco sia efficace, divertente, coinvolgente e davvero fonte di apprendimento: deve essere sentito e partecipato da tutti i giocatori. Allora, come genitori, perché non provare a spostare la nostra attenzione più che su un gioco da dover fare con i figli, sulla possibilità di aggiungere “giocosità” nella nostra relazione con loro? Perché non imparare a ridere con i nostri bambini, inventare modi divertenti per affrontare le difficoltà e le incombenze della vita quotidiana, magari trasformando in gioco alcune delle tante richieste che facciamo ai nostri figli? Forse da grandi, parlando di noi, diranno: “ricordo un volto sorridente, gli occhi divertiti e tante risate fatte insieme”.• 29/04/16 11:45 19 pag a cura dott.sse Annalisa Amadesi, Irene Giardini, Sara Ottonello psicologhe, psicoterapeute ? “SI PUÒ SCOPRIRE DI PIÙ SU UNA PERSONA IN UNA ORA DI GIOCO CHE IN UN ANNO DI CONVERSAZIONE” Platone scoprire l’altro attraverso il gioco Giocare rappresenta per chiunque un’esperienza fondamentale per lo sviluppo psico-fisico, infatti, durante le prime attività ludiche si sperimenta e si conosce il mondo per la prima volta. L’epoca tecnologica che viviamo rappresenta un limite per qualsiasi tipo di gioco che non sia elettronico. La crescente diffusione di questi giochi abbassa l’età in cui ci si approccia a videogame e consolle e innalza la quantità di tempo speso con questi strumenti. no essere molto graditi giochi con principi didattici che assecondino la naturale curiosità di sperimentare materiali e oggetti nuovi e più complessi. Johan Huizinga, autore del famoso saggio Homo Ludens, divideva i giochi in due grandi famiglie: la lotta per qualcosa (competizione) e la gara fra chi rappresenta meglio qualcosa (rappresentazione). Queste modalità sono alcune tra le competenze necessarie nelle relazioni sociali della nostra vita, la modalità con cui le apprendiamo, anche attraverso il gioco, saranno parte del nostro bagaglio emotivo ed esperienziale. Per il modello della Schema Therapy gli schemi appresi durante l’infanzia saranno la struttura portante della nostra personalità, e rivestiranno un ruolo importante per comprendere il funzionamento del comportamento di un individuo.• Il perno per stabilire quanto limitante possa essere approcciarsi al gioco solo attraverso l’elettronica è il tempo che ne viene investito: giocare con i videogame deve essere UNA DELLE ATTIVITÀ LUDICHE E NON L’UNICA. Tale attività non dovrebbe superare l’ora e mezza circa al giorno e non deve essere continuativa. La modalità di gioco che vogliamo far perseguire può non essere quella che il bambino sceglierebbe, ma è comunque importante mantenere chiaro un concetto: il gioco deve essere il più sfaccettato possibile e deve comprendere attività di tipo fisico come correre, saltare o nuotare, attività cognitive tipo disegnare, o manipolare oggetti, attività con i pari quindi attività di gruppo o gioco a due. Quale può essere il tipo di gioco più “adatto”? Fondamentalmente è che sia qualcosa di gradito al bambino, ma che tenga conto di alcuni principi: ambienti arricchiti, un mix di oggetti vari, colori, fogli colorati, acquarelli, pasta modellabile, cartoncini, spaghi, corde, omini e bambole snodabili, tutto ciò stimola la plasticità neurale soprattutto nelle prime fasi della crescita. Andando avanti con lo sviluppo posso19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 19 29/04/16 11:45 a cura dott.ssa Carla Sale Musio psicologo, psicoterapeuta l' intervento di psicoterapia Per i bambini, giocare è un’attività importante quanto respirare. Giocando si lasciano fluire le emozioni e i vissuti interiori, si acquisiscono abilità nuove, ci si prepara alla vita e s’impara a gestire la fantasia e l’immaginazione. giocare con i propri fi gl perchè a volte è co sì d Il gioco è un’espressione fondamentale della creatività, indispensabile per il benessere psicologico dei piccoli ma anche dei grandi. Tutti i bambini assecondano spontaneamente il bisogno naturale di giocare ma troppo spesso questa capacità si perde con la crescita. Sugli adulti, infatti, la pressione sociale esercita un controllo conformista e stereotipato, che limita i comportamenti creativi e indirizza ogni attività al raggiungimento di un più proficuo benessere economico. Così, crescendo censuriamo la nostra naturale giocosità e costringiamo noi stessi in quel range di comportamenti prestabiliti che chiamiamo maturità, limitando il desiderio di gioco alle poche attività ludiche ritenute socialmente accettabili. Giocare però fa bene alla salute ed è psicologicamente necessario! A qualsiasi età. Perché giocando esprimiamo la nostra sensibilità e la nostra vitalità, e ritroviamo il contatto con la profondità della vita.Il gioco è un’attività coinvolgente, avventurosa e appassionante, che monopolizza l’attenzione e che è bello vivere insieme con gli altri. Spesso, quando giochiamo, abbiamo bisogno di condivisione. Per i più piccoli giocare insieme è importantissimo. Insieme agli altri bambini. E anche insieme a mamma e papà. Molti genitori, però, non riescono a giocare con i propri figli e, pur comprando giochi e giocattoli, non sanno come utilizzarli con loro. Queste persone ritengono impropriamente che agli individui maturi siano permessi soltanto alcuni tipi di giochi e non altri. Perciò possono giocare a scacchi, a carte, a Risiko, a calcetto, a tennis… ma non alle bambole, al dottore, a nascondino, con la plastilina, con la tempera a dita o con altre cose del genere. Purtroppo al primo posto, nello scarno repertorio dei giochi che tante mamme e papà si concedono di condividere con i bambini, stanno i giochi di società (monopoli, gioco dell’oca, quiz, giochi di abilità, ecc.) o i giochi di movimento (rincorrersi, fare la lotta, giocare a calcio, cucinare, ecc.) cioè giochi molto strutturati e con regole da rispettare, oppure giochi che non è possibile fare spesso o che non possono durare a lungo. Per chi è grande, purtroppo, non esistono giochi creativi da poter fare insieme. Il mondo degli adulti è fatto di doveri e non di fantasia, perciò, quando diventiamo genitori, non ricordiamo più quali erano i bisogni, i giochi e i desideri che avevamo da bambini. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 20 29/04/16 11:45 approfondimenti 21 pag I giochi creativi (disegnare, costruire, fabbricare, inventare, comporre, ecc.) e i giochi di ruolo (bambole, drammatizzazione, pupazzi, burattini, ecc.) sono spesso trascurati dai grandi. Per sciogliere il blocco che ingabbia la giocosità, sarebbero necessari dei centri di “Fisioterapia del Gioco” per adulti. Luoghi dove ritrovare il contatto con la propria parte creativa, avventurosa, vitale ed entusiasta, e in cui ripristinare la confidenza e l’esplorazione di aspetti nuovi e diversi di se. Ma in attesa di un mondo migliore… una buona terapia per i genitori che non sanno giocare è quella di ricontattare la propria parte infantile, dedicandogli qualche minuto ogni giorno. fi gli... Per attuarla basta portare l’attenzione al bambino che siamo stati (magari con l’aiuto di qualche foto) e concedergli di fare capolino nella nostra vita quotidiana… chiudere gli occhi e immaginare… non è difficile, si tratta di ascoltare quei pensieri, veloci e sciocchi, che di solito censuriamo occupati in altre cose più serie. Per risvegliare il bambino interiore può essere terapeutico: comprare delle figurine… appiccicare qualche stellina… ascoltare una musica infantile… camminare dentro una pozzanghera… dare forma a un tovagliolino di carta… disegnare un cuore sul palmo della mano e altre cose simili... piccoli gesti che aiutano a ritrovare i codici meno inibiti e più liberi della nostra anima infantile che ancora ci appartiene e ci apparterrà per sempre. Recuperando il proprio desiderio di giocare, diventa possibile per i genitori assecondare nei figli il bisogno naturale di condividere il gioco.• co sì difficile? 19-Girotondo Mag'16 ROMA.indd 21 29/04/16 11:30 a cura dott.ssa Mariangela Pinci neuropsichiatra infantile neuropsichiatria e dintorni Il gioco è l’attività attraverso la quale il bambino effettua le sue esperienze dapprima di tipo sensoriale e poi motorie; attraverso di esso riesce a scoprire se stesso e la realtà che lo circonda. crescere, amare, socializzare: i ba ci riescono attravers o i Il gioco attiva funzioni intellettive, affettive e relazionali; favorisce il conseguimento di nuove competenze; lo sviluppo nonché il consolidamento di altre già acquisite. L’attività ludica permette di esprimere i propri contenuti affettivi e inoltre ne favorisce la rappresentazione di vissuti emotivi poiché le emozioni nel gioco si alternano. E’ scientificamente riconosciuto che il gioco contribuisca in modo significativo ad un adeguato sviluppo fisico e mentale. L’attivazione di risposte di natura sensoriale e/o motoria attraverso gli stimoli, che il bambino riceve dall’ambiente che lo circonda, rappresenta la prima forma di gioco (gioco sensomotorio) con cui sperimenta piacere e divertimento. Questa attività ludica gli permette di conoscere meglio se stesso, il proprio corpo e la propria efficienza motoria. La scoperta quotidiana e costante dell’ambiente permetterà al bambino di entrare in contatto con vari oggetti che favoriranno lo sviluppo di percezioni visive e sonore nonché la coordinazione tra i due sensi; inoltre contribuiranno a facilitare l’emissione dei primi suoni e/o di sillabe (vocalizzazione ludica). L’esplorazione degli oggetti, inizialmente di tipo orale e successivamente con le mani, che ne permette la conoscenza delle varie caratteristiche, rappresenta un’altra manifestazione ludica. Le esperienze quotidiane, talora del tutto casuali, dalla scoperta che battendo un oggetto su una superficie dura produce rumore a quella che gli oggetti che cadono a terra fanno rumore, attivano l’interesse del bambino permettendogli di diventare uno sperimentatore instancabile e ne stimolano la abilità creative. Al termine dei 2 anni il bambino può essere in grado di utilizzare simboli, immagini, parole e azioni che rappresentano le cose. In questa fase è possibile la riproduzione di un modello (ad esempio situazione di vita quotidiana) Attraverso il gioco il bambino riesce a capire come funzionano gli oggetti mediante un’attività per lo più imitativa rispetto alle situazioni reali (gioco funzionale). Quando quest’ultimo diventa rappresentativo, cioè quando il bambino utilizza funzionalmente gli oggetti, si comincia a parlare di vera e propria attività ludica (gioco rappresentativo). 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 22 29/04/16 11:45 approfondimenti 23 pag in modo differito poiché ne ha conservato una rappresentazione interna. Successivamente si sviluppa il gioco simbolico per cui il bambino utilizza un oggetto come se fosse qualcosa di diverso: ad esempio una scopa può essere usata come un cavallo o un treno. Nel frattempo i giochi di tipo senso-motorio, sebbene siano prevalenti nei primi 18 mesi di vita, continuano a rivestire grande importanza nell’attività ludica del bambino e si possono osservare anche negli anni della scuola dell’infanzia. I bambini di 2-3 anni, anche se fisicamente vicini, interagiscono poco tra di loro, preferendo attività ludiche solitarie. Successivamente all’ingresso nella scuola dell’infanzia migliorano le loro capacità di socializzazione, di entrare in relazione con i pari e pertanto comincia a svilupparsi anche il gioco di gruppo. All’età di 4-5 anni si acquisisce la capacità di autogestirsi in semplici giochi di gruppo. Dall’ingresso alla scuola primaria ci si diverte anche con giochi complicati, svolti in casa e all’aperto, che possono richiedere precise istruzioni preliminari, buon allenamento, stretto rispetto delle regole e senso di lealtà. Spesso il bambino chiede ai genitori di giocare con lui ed è importante farsi coinvolgere sia perché attraverso questa esperienza possiamo conoscere meglio il bambino, le sue abilità nonché le sue emozioni più profonde e poi è un modo per noi adulti di riscoprire l’entusiasmo e la capacità di divertirsi propria dell’infanzia.• i bambini ers o il gioco 19-Girotondo Mag'16 ROMA.indd 23 29/04/16 11:30 a cura dott.ssa Gabriella Saladini logopedista bambini e linguaggio Gioco e linguaggio si somigliano molto e si potenziano l’un l’altro. Entrambi hanno a che fare con la realtà ma contemporaneamente se ne distanziano creando uno spazio intermedio tra il reale ed il sogno, che diviene il regno della fantasia e della narrazione. In questo spazio creativo trova posto l’apprendimento naturale e piacevole. Gioco e linguaggio sono “in divenire” e si modificano continuamente. Il gioco è il miglior modo per il bambino per imparare, mentre a noi è utile per l’osservazione e se necessario può essere un efficace riabilitativo. Il gioco si modifica nel tempo: un bambino piccolo fa un gioco diverso da uno più grande! Al piccino all’inizio piace ripetere le azioni che modificano la realtà, come buttare giù dal seggiolone un oggetto e sentirne il rumore quando cade, sperimentando alcune leggi della fisica, o mettere dentro un contenitore delle cose e poi tirarle fuori, così il bambino impara delle leggi I bambini non camminano mai: saltellano, zompettano, fanno piroette o corrono e trasformano il marciapiede nella galassia di Star Wars ed un filone di pane nella spada di Luke Skywalker! e se i grandi si mettessero a giocare? della psicologia. Crescendo il gioco si articola, con regole socializzate, ed il divertimento diventa anche condivisione, permettendo l’amplificazione della creatività. Il gioco però, per essere tale, deve avere alcune caratteristiche: essere piacevole, avere un inizio ed una fine, potersi modificare ed essere condiviso con qualcuno. Anche l’adulto continua a giocare, lo fa in modo diverso, per tempi minori, ma con le stesse caratteristiche del bambino. Lo fa quando ascolta musica, legge, o si dedica ad attività piacevoli. Anche nell’adulto la curiosità della mente viene nutrita dal gioco, ed è questa area creativa che ha permesso le più grandi scoperte dell’umanità. Potremmo dire che tutti i giochi sono linguistici, nel senso che il pensiero viene veicolato attraverso le parole, poi ci sono dei giochi che utilizzano le componenti linguistiche in modo ludico come le filastrocche, le canzoni, inventare le parole o fare indovinelli che spesso sono associati a delle sequenze motorie. Anche capire che le parole, sono dotate oltre che di significati anche di una struttura che può essere segmentata, permette al bambino di accedere al mondo della parola scritta ed anche questo passaggio deve essere creativo e giocoso. Lasciamo allora che i bambini si divertano ad imparare, che è uno dei passatempi che a loro piace tanto e noi riprendiamo a giocare e facciamolo con loro, perché l’unico rischio che corriamo è quello di tornare a divertirci!• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 24 29/04/16 11:45 approfondimenti a cura di Cristiana Gattai 25 pag pedagogista area infanzia, Cooperativa Sociale Società Dolce filo diretto Il gioco è considerato la forma espressiva più significativa per i bambini: è giocando che si comprende il funzionamento degli oggetti, che si libera la fantasia e si sperimentano nuove forme di piacere. ogni frutto ha la sua stagione: gioco e nuove tecnologie Ed è sempre il gioco che diventa strumento di comunicazione, mediazione e condivisione tra gruppi di pari e con gli adulti, che è strumento per controllare e gestire le frustrazioni sollecitate dalla vita sociale, per comprendere i bisogni soggettivi propri e altrui. Diventa significativo promuovere il gioco come possibilità data al bambino di giocare liberamente e spontaneamente e se possibile in spazi e contesti all’aria aperta che maggiormente sono in grado di potenziare le abilità non solo espressive e cognitive ma anche fisiche. I bambini soprattutto della fascia d’età 0-6 anni conoscono il mondo attraverso il contatto e il contatto con la natura e con gli elementi naturali favorisce spontaneamente questo processo esperienziale. Non vanno demonizzati computer, telefonini, playstation, tablet perché sono forme di gioco e di espressione ormai entrati nella nostra vita., ma come “ogni frutto ha la sua stagione” ritengo che siano oggetti e forme di gioco che devono entrare quando il frutto è più maturo, quando altre esperienze fondamentali hanno dato al nostro corpo ed alla nostra mente un assetto più completo, quando soprattutto siamo in grado di discernere tra fantasia e realtà in maniera strutturata. I giochi all’aria aperta a contatto con la natura permettono ai bambini di realizzare giochi fantastici, liberare la fantasia, far finta di essere… in stretta connessione con l’ambiente. Un ambiente che si presta a infinite rielaborazioni, che si modifica con il cambiamento delle stagioni, ma che è reale e tangibile. Solo dopo aver sperimentato queste forme di gioco, dopo aver liberato la propria fantasia in contesti aperti e liberi, dopo aver misurato le proprie potenzialità riconoscendosi, i bambini sono più maturi per entrare in un gioco virtuale uscendone senza rimanerne “imprigionati”. Questa possibilità non significa che oggi nel 2016 la “maturità” dei bambini sia diversa da quella di trent’anni fa. Non è da trascurare invece il fatto che oggi i bambini sono circondati da strumenti di uso corrente e quotidiano che è impensabile non sappiano usare. Un po’ come i bambini di cinquant’anni fa di fronte alla prima televisione. Giocavano in cortile, alcuni, la maggior parte, avevano i conigli come compagni di gioco ma hanno imparato a conoscere ed usare la tv senza dimenticarsi di essere bambini.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 25 29/04/16 11:45 a cura dott.ssa Morena Manzini logopedista, counselor relazionale bambini e linguaggio Gioco e bambino sono due parole che devono sempre andare di pari passo ed anche quando si deve fare un lavoro logopedico queste due parole devono essere inseparabili. gioco, gioco e ancora gioco e... imparo ! Lo scopo principale del gioco è il divertimento e la spontaneità ma il gioco svolge anche diverse funzioni importanti, come quello di apprendimento ed ha una vera e propria funzione terapeutica. Con il gioco emergono nei bambini i bisogni e gli eventuali conflitti. In ambito riabilitativo l’utilizzo del gioco è indispensabile come strumento per la stimolazione e l’apprendimento delle competenze psicomotorie, cognitive e comunicative. All’interno della terapia logopedica il gioco può essere utilizzato sotto diverse forme: Il GIOCO CON IL CORPO è tutto quello che riguarda il piacere di muoversi o manipolare, si tratta di una scoperta attraverso il movimento. La stessa manipolazione fa parte anche del GIOCARE CON OGGETTI, così che attraverso l’esplorazione il bambino ne scopre le proprietà fisiche oltre alle sue capacità percettive. Il GIOCO DEL FAR FINTA è quello più utilizzato in ambito logopedico. Il gioco simbolico, di importante funzione psicologica, offre la possibilità di fornire un adeguato modeling linguistico e stimola l’imitazione e l’interazione comunicativa. In questa tipologia di gioco il bambino rappresenta le relazioni anticipando le conseguenze dell’azione svolta nel “far finta di”. interlinea Il GIOCO DI COSTRUZIONE è utilissimo per comprendere le capacità di pianificazione, progettazione, sequenzializzazione utilizzate dal bambino per il raggiungimento dell’obiettivo richiesto, il bambino infatti in questo gioco deve riprodurre e ricostruire rimanendo fedele all’immagine fornita. La funzione del GIOCO CON REGOLE è la regola stessa che permette al bambino di confrontarsi con le proprie capacità cognitive ricordandosi la regola e il rispetto del proprio turno. Questo è fondamentale per inibire l’impulsività, tollerare le pause e le attese e per migliorare le proprie capacità di autocontrollo. Il gioco con le regole aiuta il bambino a imparare a perdere quindi a controllare la frustrazione e le pulsioni aggressive e distruttive. Moltissimi studi hanno confermato l’importanza del gioco nello sviluppo del linguaggio, nella capacità di cooperare con gli altri, nella consapevolezza di se, delle proprie possibilità e dei propri limiti, nell’aumentare le conoscenze e scoprire l’ambiente circostante. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 26 29/04/16 11:45 ra approfondimenti 27 pag Esistono delle vere proprie tappe evolutive del gioco definite da Jean Piajet, noto psicologo e pedagogista nonché fondatore dello studio della psicologia dello sviluppo. L’attività di lallazione e vocalizzazione è, ad esempio, per il bambino un GIOCO D’ESERCIZIO. Il bambino scopre la sua voce e prova piacere nel riprodurre suoni e nell’ascoltarli. Questa tipologia di gioco viene fatta dal bambino nei primi mesi di vita fino ai 2 anni e si diverte nell’esercitarsi nelle competenze apprese e può essere mediatore di acquisizione di concetti. Pensate al bimbo che ripetutamente lancia oggetti dal seggiolone: il bambino può sentirsi “causa” di un effetto fisico (la caduta dell’oggetto) e di una conseguenza emotiva (l’arrabbiatura della mamma). Nel giocare ad aprire e chiudere un contenitore e a mettere e tirare fuori gli oggetti il piccino impara il concetto di apparizione e scomparsa dell’oggetto stesso. Tra i 2 -3 anni compaiono le prime forme di GIOCO SIMBOLICO attività rappresentativa d’immagini mentali. Il bambino utilizza un oggetto neutro e gli assegna una funzione specifica: così ad esempio, un pettine viene utilizzato per “giocare a telefonare”. Il gioco simbolico può organizzarsi in GIOCHI CON SCHEMI SUCCESSIVI D’AZIONE, come ad esempio fare il bagnetto ad una bambola o metterla a letto. In questo modo nostro figlio impara a raccontare una storia, prima attraverso gli oggetti e poi con figure. Insomma giocando in tutte queste forme, i nostri bambini imparano a diventare grandi.• Tratto dal libro “Logopedia in età evolutiva” di M. C. Caselli, E. Mariani, M. Pieretti 19-Girotondo Mag'16 CENT+SGI.indd 27 29/04/16 11:46 approfondimenti a cura dott.ssa Patrizia Valenti psicologo, psicoterapeuta l' intervento dello psicologo Spesso si sottovalutano le dinamiche del gioco. Quante volte noi genitori diciamo ai nostri figli “Vai e gioca”? Eppure il gioco non è un traguardo sempre facile da raggiungere perché, se la pensiamo cosi non stiamo considerando il nostro sistema nervoso. il gioco è un Due bambini si incontrano al parco: si scrutano a distanza, si avvicinano, si osservano meglio, cercano aspetti comuni e poi, se ci sono le giuste condizioni, iniziano a giocare. Prima ancora che accada tutto questo, a livello neurofisiologico i loro corpi hanno iniziato ad elaborare attraverso i loro sistemi nervosi e sensoriali i dati provenienti dall’ambiente e a valutarne sicurezza e rischio. Stephen Porges ha coniato il termine neurocezione per indicare quei circuiti neurali in grado di distinguere situazioni e persone pericolose da quelle sicure. Questa distinzione avviene al di là della nostra consapevolezza. Si può “giocare bene” quando la neurocezione segnala sicurezza e promuove stati fisiologici che permettono la socializzazione come ad esempio il rilassamento. Se vengono identificate condizioni minacciose, il nostro sistema si difende con comportamenti di attacco, fuga o 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 30 traguardo che passa da testa e muscoli freezing, che appartengono ad un sistema neurobiologico difensivo più primitivo. Soltanto in un ambiente considerato sicuro è possibile socializzare. Una “neurocezione errata”, cioè una valutazione dell’ambiente come pericoloso quando non lo è, porterebbe il bambino ad una reazione non idonea e a comportamenti difensivi, tipici di disturbi psichiatrici, che ne impediscono la socializzazione. Il gioco è una condizione particolare che richiede l’attivazione simultanea di entrambi gli stati, cioè quello di ingaggio sociale e di attacco\ fuga. In altre parole, il gioco permette di contenere contemporaneamente l’aggressività e i comportamenti di difesa. Prendiamo l’esempio di due bambini che giocano a fare la lotta e uno dei due bambini si fa male, mentre l’altro è dispiaciuto per l’accaduto. Cosa succede nel bambino leso? Il suo comportamento non si trasforma in una reazione di “attacco”, perché la preoccupazione espressa dall’altro gli comunica la non intenzionalità, fermando l’attivazione del sistema attacco\fuga e aumentando quello dell’ingaggio sociale. Gesti calmanti, voci familiari e appropriate espressioni facciali hanno un ruolo fondamentale nel contenere reazioni aggressive. I veri protagonisti della socializzazione sono la testa e i muscoli facciali che rendono il nostro viso espressivo contribuendo alla creazione di un’impressione di sicurezza o di fiducia negli altri. A questo punto non dovrebbe sorprenderci l’effetto calmante e rassicurante che può avere un sorriso.• 29/04/16 11:31 31 pag a cura dott.ssa Silvia Laffi psicomotricista filo diretto quando, verso gli 8/9 anni, il piacere del gioco si sposta dall’uso gratuito del movimento e delle proprie potenzialità corporee al risultato e al controllo del movimento. a oli Il gioco di movimento, senso-motorio, inizia nel secondo anno di vita, quando il bambino impara a camminare e diventa padrone dei propri movimenti... i bambini hanno bisogno di giocare!!! .... migliorando progressivamente le sue capacità fino a poter correre, arrampicarsi, saltare, scivolare, con piacere ed intensità sia fisica che emotiva. E’ così che i salti, le cadute, lo strisciare, l’arrampicarsi, i giochi di equilibrio-disequilibrio, aiutano il bambino a percepire i propri confini corporei e a sentire che il proprio corpo delimita un Io separato da un non-Io, un Io struttura psichica di cui il corpo è la sede che lo racchiude e delimita. Il gioco di movimento dei bambini è espressione di un’importante tappa evolutiva dell’infanzia ed e’ per questa ragione che in tutte le culture i bambini fanno da sempre gli stessi giochi con lo stesso piacere e intensità.• E’ un modo per conoscere e conquistare il mondo ed è un esperienza che viene vissuta con entusiasmo dal bambino, interessato, almeno fino ai primi anni della scuola primaria, non tanto alla performance, ma alla soddisfazione di esprimere le potenzialità del proprio corpo, qualunque esse siano. I genitori dovrebbero sapere che il gioco di movimento è uno strumento che il bambino ha a sua disposizione per costruire la sua identità, perché questa ha, in particolar modo nell’infanzia, un’importante dimensione corporea. I bambini piccoli, soprattutto nei primi tre anni di vita, stanno costruendo la propria personalità e stanno differenziandosi dalla figura adulta compiendo il processo di separazione-individuazione teorizzato dalla psicologa M. Mahler nel suo famoso libro La nascita psicologica del bambino. In questo processo anche il gioco di movimento riveste un ruolo fondamentale e deve essere vissuto pienamente per tutta l’infanzia, fino a 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 31 29/04/16 11:31 salute a cura dott.ssa Carmela Travaglini medico chirurgo, specialista in Pediatria, Agopuntura, Omotossicologia, Kinesiologia pillole di pediatra “Dottoressa, vorrei fare un controllo al mio bimbo di sei mesi, perché comincia il Nido. Le chiedo anche qualche rimedio naturale per farlo ammalare meno, visto che tutti mi dicono che al Nido ci si ammala di più”. sbucciature e lividi? si grazie, per ammalarsi meno! Quando domando il perché della scelta di inserirlo all’asilo così piccino visto che la nonna è disponibile a stare con il nipote, la risposta mi lascia sempre perplessa: “Voglio che impari presto a socializzare!” Cosa si intende per socializzazione? La socializzazione è il processo attraverso cui apprendiamo le competenze e gli atteggiamenti connessi ai nostri ruoli all’interno della società. La vita di cortile sin da quando i bambini cominciano a muovere i primi passi sotto lo sguardo amorevole dei genitori o dei nonni, rappresenta la condizione ideale per un bambino affinché raggiunga un equilibrio tra corpo e mente. Nel parco o nel cortile il ragazzo innesca un rapporto di condivisione con il gioco e le emozioni di gioia o di paura, conquiste o sconfitte, dove la propria personalità può formarsi e lentamente crescere. Questa è una realtà ancora possibile nella società odierna? Nel cortile i bambini vengono a contatto con tutti gli agenti atmosferici, incontrano microbi di diversa natura che rafforzano e stimolano il sistema immunitario in modo spontaneo e duraturo senza ricorre a particolari farmaci per la prevenzione delle malattie invernali. Quando passeggio nel parco mi capita di sentire frasi del tipo: “Stai attento a non sporcarti” oppure “Fai piano altrimenti cadi e ti fai male!” o ancora “Non correre se no sudi e ti ammali!” Sono queste frasi che vorrei cancellare perché i bambini hanno bisogno di correre, sporcarsi, farsi qualche livido e qualche sbucciatura, è infatti attraverso queste piccole esperienze fisiche ed emozionali che imparano a fortificarsi fino ad aumentare la propria auto stima. Quest’ultima è la vera medicina che porterà i bambini a districarsi nella vita quotidiana, dove l’auto svalutazione oggigiorno sembra farla da padrona! Ecco allora che rispondo alla domanda iniziale di quella mamma che chiedeva qualcosa di naturale per evitare di fare ammalare il bimbo: “Lo porti al parco o giocare nel cortile, qui imparerà a socializzare con gli altri bambini, incontrerà microbi che stimoleranno il suo sistema immunitario e si preparerà ad affrontare il mondo vero”. Un bambino richiede attenzione, responsabilità e consapevolezza di un nuovo equilibrio familiare, ma soprattutto rispetto ed amore per questa creatura che trova, in particolare modo nei primi anni di vita, la possibilità di rafforzare lo stato psico-fisico nella famiglia. • 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 30 29/04/16 11:45 no! 31 pag a cura dott.ssa Marina Ciampoli ex responsabile unità pediatrica-nido Ospedale Palestrina (RM) pillole di pediatra se i nostri figli fossero ragazzi di campagna? Quando mia figlia aveva 4 anni, decidemmo di trasferirci in un casa immersa nel verde... un paio di anni dopo quando, tornando da scuola molto soddisfatta, lei ci raccontò di essere stata l’unica capace di saltare una siepe nell’ora di educazione fisica, ci disse tutta contenta: “perché sono una ragazza di campagna!!”, noi fummo ripagati della scelta fatta. Non dico che sia necessario trasferirsi tutti a vivere in campagna ma è indispensabile che i genitori insegnino ai figli quanto sia piacevole giocare all’aria aperta e quanto sia bello scoprire i segreti della natura, magari sacrificando qualche giorno libero... ma come convincere i bambini a schiodarsi dal divano? Ce lo suggeriscono gli esperti del National Trust britannico, dopo aver scoperto, con un sondaggio condotto su bambini entro i 12 anni, che solo 1 su 10 gioca all’aria aperta e che un terzo di loro non si è mai arrampicato su un albero e non sa andare in bicicletta!! Gli esperti britannici hanno suggerito ai genitori di stilare con i propri ragazzi un divertente elenco di attività che bisogna assolutamente fare almeno una volta prima di raggiungere i 12 anni, ne riporto alcune e vi invito a provarci con i vostri: far rimbalzare i sassi sull’acqua, far volare un aquilone, costruire un rifugio (meglio se su un albero), fare una corsa sotto la pioggia o rotolarsi giù da una collina e tutto ciò che la vostra fantasia riuscirà a immaginare... 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 31 Parliamo di salute? Giardinetti e parchi si prestano a giochi fisici: correre, saltare, giocare a palla sono giochi che sviluppano resistenza e coordinazione, prevengono malattie cardiache, obesità e diabete e aumentano il benessere psicofisico. Stare al sole anche se pochi minuti al giorno stimola inoltre la produzione di vitamina D, utile per le ossa e per il rafforzamento del sistema immunitario, anche ansia, depressione o altri disturbi dell’umore regrediscono durante una vacanza in luoghi assolati, anche d’inverno infatti, purché adeguatamente coperti, è bene che i nostri figli stiano all’aperto perché con il freddo virus e batteri si debellano più facilmente che non nelle nostre case ultra riscaldate. Infine trascorrere tempo all’aperto può prevenire anche la miopia: in una settimana, per ogni 4 ore passate all’aperto, un bambino riduce del 2% il rischio di sviluppare questo comunissimo errore di rifrazione del cristallino. Se non vi ho ancora convinto, cari Genitori, devo pensare che voi apparteniate a quel terzo di soggetti che da bambino non si è mai arrampicato su un albero... poco male, è bello impararle anche da adulti queste cose e ancora più divertente se potrete farlo insieme ai vostri “ragazzi di campagna”. Fidatevi!• 29/04/16 11:45 a cura dott.ssa M. Lavinia Bartolucci specialista in Ortognatodonzia, prof. a.c. Università di Bologna approfondi denti Serrare, digrignare o battere i denti, sono alcune delle azioni più frequenti che possono essere ricondotte ad una parafunzione orale e cioè ad un movimento della bocca non finalizzato ad uno scopo, che nello specifico è chiamato bruxismo. bambini che dormono a denti stretti: una br ut abitudine o vera pa tol Si tratta di un disturbo complesso che la ricerca scientifica ha cercato di indagare in modo approfondito e di cui ha svelato due condizioni principali: il bruxismo del sonno che porta a digrignare o battere i denti durante il riposo e il bruxismo della veglia o diurno. Nei bambini è piuttosto frequente e può insorgere molto precocemente, anche intorno ad un anno, insieme all’eruzione degli incisivi da latte. Il bruxismo è un argomento di particolare interesse in odontoiatria sia negli adulti che in età pediatrica. L’odontoiatra, cioè il dentista, è una figura di riferimento per la diagnosi e la prevenzione delle possibili conseguenze che possono scaturire da questo disturbo a danno della salute orale. Il bruxismo non provoca esclusivamente usura dentaria (denti che si “consumano”) ma anche dolore ai muscoli della faccia correlati alla masticazione, mal di testa ed alcuni disturbi respiratori del sonno. Il rumore provocato dallo strofinamento delle superfici dentarie è il principale indizio a cui fare attenzione, normalmente questo tipico rumore viene riferito o dal paziente stesso o da parenti che a lui sono vicini. Il bruxismo è abbastanza frequente in età infantile e adolescenziale, le cause non sono ancora del tutto conosciute ma sembra che fattori genetici e psicologici come l’ansia e lo stress abbiano un certo peso nello sviluppo del fenomeno, che probabilmente nasce da una serie di fattori concomitanti. La letteratura scientifica non fornisce dati sufficienti sulle conseguenze del bruxismo nei bambini ma pare che questi siano più a rischio per lo Una volta diagnosticato il bruxismo e la possibile presenza di altri disturbi correlati, l’odontoiatra potrà dare indicazioni al paziente sullo specialista di riferimento per ulteriori controlli (otorinolaringoiatri, psicologi, neurologi tanto per citarne alcuni) in modo da garantirgli una gestione multidisciplinare che rappresenta il massimo livello di cura, poiché saranno diversi professionisti ad occuparsi del problema sotto differenti punti di vista. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 32 29/04/16 11:45 salute 35 pag sviluppo di affaticamento dei muscoli masticatori con difficoltà ad aprire la bocca. A questo proposito è fondamentale distinguere tra bruxismo diurno e bruxismo notturno, condizioni che hanno profili diversi sia per cause che per conseguenze e richiedono trattamenti diversi. I pazienti con bruxismo diurno provano dolore nella masticazione e mal di testa che peggiora durante il giorno, con picchi di intensità serali. I pazienti con bruxismo notturno riferiscono un indolenzimento transitorio dei muscoli al risveglio e all’esame dell’odontoiatra presentano denti usurati in modo differente da caso a caso. br utta Dopo aver escluso sovrapposizioni con altre patologie, il bruxismo nei bambini deve essere considerato una parafunzione fisiologica che va controllata nel tempo. Le parafunzioni sono atteggiamenti non corretti, viziati ripetuti nel tempo che portano ad un sovraccarico dentale, muscolare ed articolare. Esempi classici sono il morsicarsi le labbra, tenere in bocca un bastoncino o la penna, mangiarsi le unghie, succhiarsi il dito, muovere nervosamente le guance stringere ritmicamente i denti. pa tologia? Una regola generale, applicabile anche al disturbo del bruxismo è quella di rivolgersi SEMPRE a personale specializzato per una gestione appropriata della situazione.• 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 35 29/04/16 11:31 salute a cura dott. Stefano Rimondini ortognatodonzista approfondi denti Le spese, per tali cure, possono essere abbastanza elevate, soprattutto se si tratta di casi complessi che si protraggono nel tempo, come ad esempio tre o quattro anni. Non tanto a scuola, ma quanto d’estate, quando tutti si è più rilassati, bambini compresi, la possibilità di perdere l’apparecchio mobile aumenta. Questa perdita ha due effetti negativi: il primo è sicuramente quello oneroso e il secondo è il protrarsi dell’esito delle cure. In caso di smarrimento infatti, occorre tornare dal dentista, riprendere le impronte (che non sono mai gradite agli adulti, figuriamoci ai bambini!), aspettare almeno una settimana che il laboratorio ricostruisca l’apparecchio e infine ritornare dal dentista per ricollocarlo. Le assicurazioni che pur coprono lo smarrimento delle lenti a contatto, non proteggono invece dalla perdita di apparecchi ortodontici, forse per l’elevato numero di 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 34 Sempre più bambini necessitano di cure ortodontiche, pare infatti che l’87% dei bambini, avendo denti malposizionati, necessiti di apparecchi fissi o mobili... hai perso l’apparecchio? nessun problema... scomparse delle famose “macchinette” per i denti. Il 17% dei bambini, infatti, perde almeno una volta nel corso della cura l’apparecchio ortodontico e meno della metà vengono ritrovati entro 7 giorni. Ecco allora che se da una parte le assicurazioni non aiutano sul fronte economico, la tecnologia può in qualche modo rimediare al danno subito. Come? Facendo personalizzare l’apparecchio! La personalizzazione viene fatta con l’inserimento delle iniziali ed un numero di telefono all’interno della parte acrilica (quella a contatto con il palato per intenderci). Il numero di telefono può essere o quello di mamma e papà o quello dell’ambulatorio medico che segue il bambino. In questo modo chiunque lo trovi, chiamerà sicuramente e concorderà la restituzione, risparmiando tempo, denaro e fastidi in più. L’assicurazione non copre gli smarrimenti? Non è un problema, perché ancora una volta la tecnologia ci viene in aiuto.• 29/04/16 11:45 comportamento a cura di Serena Rosa 49 pag tutor dell’apprendimento l' intervento dell' esperto Chi di noi non è mai entrato in contatto con l’acronimo D.S.A, oppure con i termini Dislessia e difficoltà d’apprendimento? difficoltà o Disturbo Specifico d’Apprendimento? Spesso tutte queste parole vengono utilizzate per indicare erroneamente chi procede con difficoltà nel percorso scolastico, senza distinzione. Facciamo chiarezza. La scuola è dove si fa più uso di queste definizioni perché è proprio in questa fase dello sviluppo dei nostri ragazzi, in qualità di studenti, che si manifestano. La scuola infatti è il “luogo dell’apprendimento”. L’Apprendimento ha due sfaccettature: una esplicita legata all’acquisizione di nozioni attraverso l’insegnamento (ad esempio il concetto di rotazione della terra intorno al sole) l’altra implicita o procedurale, che permette di avere conoscenze su come compiere una serie di azioni automatizzandole in modo efficiente e rapido con un basso dispendio di energie (ad esempio come fare a leggere non ci viene insegnato tutte le volte che ci mettiamo davanti ad un libro ma è automatico). Sia le difficoltà che i disturbi colpiscono l’apprendimento. Per difficoltà intendiamo alcune problematiche scolastiche che ostacolano temporaneamente il percorso scolastico, che non si associano a patologie cliniche ma ad elementi di tipo culturale (es. scarsa conoscenza della lingua), famigliare (es. bassa scolarizzazione dei genitori), motivazionale (es. scarsa motivazione allo studio in seguito ad insuccesso), caratteriale (es. bassa autostima), stile di vita (abitudini legate alle ore di sonno) e qualità dell’istruzione. Attraverso interventi mirati queste difficoltà sono estinguibili. I disturbi specifici dell’apprendimento o disturbi specifici delle abilità scolastiche, sono invece innati, si parla di neurodiversità, di un diverso modo di attivare distinte aree celebrali, sono migliorabili ma non estinguibili nel corso della vita, colpiscono i processi automatici alla base delle abilità di lettura (DISLESSIA), di calcolo (DISCALCULIA) e dell’espressione scritta (DISGRAFIA e DISORTOGRAFIA), causando un forte dispendio di energie. Nelle prestazioni legate ad una o più di queste abilità, i nostri studenti D.S.A. risultano deficitari nonostante un Q.I. nella norma o superiore. La differenza tra Q.I e prestazioni, la stabilità nel tempo, e l’aspetto genetico permettono di distinguere difficoltà e disturbi, fermo restando che in entrambi i casi non si parla di “mancanze”, “svogliatezza” o patologie cliniche, bensì della necessità di un diverso approccio all’apprendimento.• 19-Girotondo Mag'16 CENT+SGI.indd 49 29/04/16 11:46 a cura di Eldad Kazaz optometrista a quattr' occhi Come ormai è risaputo, le lenti a contatto sono dispositivi medici che vengono applicati sulla superficie oculare per la correzione di qualsiasi difetto visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo), anche nel caso tali difetti siano presenti contemporaneamente. lenti a contatto: come e quando utilizzarle per un ma gg benessere visivo e ps Risultano essere uno strumento di correzione molto efficace, sia per un uso quotidiano che per un uso saltuario, finalizzato ad esempio ad un’attività fisica o a un hobby. La lente a contatto risulta essere piacevole non solo per l’effetto psicologico che se ne trae evitando l’occhiale ma permette una visione naturale nelle dimensioni e una percezione corretta del campo visivo (fondamentale ad esempio per chi fa sport). L’applicazione di lenti rigide gas permeabili (uso diurno o notturno) può aiutare, ad esempio, a rallentare una eventuale rapida progressione della miopia. Quale deve essere la caratteristica principale delle lenti a contatto? Consentire un’adeguata trasmissione di ossigeno alla cornea, mantenendo l’integrità della parte anteriore dell’occhio. In passato quando si usavano solo la lenti rigide (non gas-permeabili), l’ossigenazione della cornea avveniva solo attraverso la lacrimazione e la conseguenza era che nella parte posteriore della cornea, le cellule endoteliali morivano con conseguente perdita di trasparenza della cornea stessa. Proprio per questo si è passati dalle lenti rigide a quelle semirigide gas permeabili che lasciandosi attraversare dall’ossigeno assicurano una sufficiente ossigenazione della cornea. Oggi le lenti più usate in assoluto sono quelle morbide, caratterizzate dalla presenza, nella loro struttura, di una percentuale molto elevata di molecole d’acqua e da un’adeguata trasmissione dell’ossigeno garantendo un grande confort. Migliorare la vista durante il sonno L’ortocheratologia notturna prevede l’utilizzo di speciali lenti ad elevata gas permeabilità da utilizzare durante il sonno, grazie alle quali si ottiene un modellamento corneale preciso che può eliminare, ridurre o variare un difetto visivo, qualsiasi esso sia. Al risveglio, le lenti indossate durante il sonno vengono rimosse e per tutto il giorno la visione rimarrà buona senza l’uso di occhiali o di lenti a contatto. E’ una tecnica non chirurgica e non invasiva che utilizza speciali lenti a contatto con un’elevata permeabilità all’ossigeno, per migliorare la vista già dal primo giorno di utilizzo. La miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo si riducono e l’acutezza visiva senza lenti o occhiali torna ad essere perfetta. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 36 29/04/16 11:45 salute 37 pag Allora se è possibile intervenire in questo modo, perché dover rischiare un intervento chirurgico? L’intervento chirurgico è sempre rischioso ed è un’opzione che comunque non è sicuro al 100%. I risultati non sempre sono soddisfacenti, la visione notturna non è perfetta e spesso dopo qualche anno torna una parte della miopia con astigmatismo che prima non c’era. Allora quando intervenire? Quando si arriva al punto di non riuscire più a correggere un difetto con le lenti a contatto, o si è riluttanti a mettere gli occhiali…..allora si è psicologicamente pronti per l’intervento, con il rischio che se anche il risultato dell’intervento non è perfetto lo si accetta comunque! ma ggiore e psicologico L’Artigiano delle lenti a contatto Esistono dei veri e propri artisti delle lenti a contatto (contattologi) che sono in grado di costruire lenti ad hoc a seconda della geometria dell’occhio di ogni singo- la persona! Purtroppo le multinazionali hanno portato ad una industrializzazione e banalizzazione del processo applicativo, senza prendere in considerazione che ogni singolo occhio necessita di un’attenzione specifica come la topografia corneale, la bagnabilità della superficie oculare, la correzione esatta del difetto diviso...ecc. Bisogna quindi essere in grado non solo di leggere le specificità /morfologia degli occhi di ogni persona, ma conoscere altrettanto bene il materiale da applicare, perché la lente deve essere sana per l’occhio (non deve dare alcun problema), deve far vedere bene e deve essere sopportata per le ore necessarie all’utilizzo richiesto. Un utilizzo non corretto delle lenti a contatto, sia che le lenti siano rigide gas permeabili (semi rigide) oppure morbide, può causare la deformazione della cornea e un conseguente problema visivo. Se invece le lenti vengono applicate correttamente e monitorate per rilevare situazioni di eventuale disagio permettono performance elevate nel massimo comfort.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 37 29/04/16 11:45 salute a cura dott.ssa Claudia Filidi ginecologa mondo donna Di recente si sta diffondendo un esame prenatale non invasivo (NIPT – Non Invasive Prenatal Testing), che consente lo studio del DNA fetale circolante nel sangue materno. Si tratta di un test di screening, eseguito a partire da un semplice prelievo di sangue della mamma in attesa, per valutare il rischio che il feto sia affetto da alcune anomalie cromosomiche relative ai cromosomi 21, 18, 13 e ai cromosomi sessuali X e Y. Il test si basa sul principio per cui nel sangue materno circolano cellule del feto, o meglio della placenta, che contengono lo stesso corredo genetico fetale. Grazie a particolari procedure si può isolare questo DNA, in modo da non confonderlo con quello materno, e replicarlo in laboratorio fino a ottenerne una quantità sufficiente per l’analisi. Il test può essere effettuato a partire dalla 10° settimana di gravidanza, e il suo principale vantaggio è che, essendo non 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 38 la diagnosi prenatale sul sangue materno invasivo, non comporta rischi né per la mamma né per il bambino. La risposta viene fornita in 8-10 giorni, e sembra estremamente affidabile, avendo un’attendibilità intorno al 99% nel rilevare la trisomia 21 (sindrome di Down), al 98% per la trisomia 18 (sindrome di Edwards), all’80% per la trisomia 13 (sindrome di Patau), e al 95% per la monosomia X, con percentuali di falsi positivi inferiore allo 0.1%. Il test consente, inoltre, la determinazione del sesso fetale, informazione gradita alla paziente e soprattutto utile alla gestione di eventuali malattie genetiche legate al sesso. Attualmente il test trova indicazione solo su gravidanze singole, poiché in caso di gestazione gemellare pur identificando un’eventuale trisomia, non è in grado di attribuire il dato patologico al gemello corrispondente. Va tuttavia precisato che questa metodica è una tecnica di screening e non di diagnosi; pertanto non può assolutamente sostituire tecniche diagnostiche tradizionali, come la villocentesi e l’amniocentesi. Per cui se il test fornisce un risultato positivo, le società scientifiche raccomandano di confermarlo con uno di questi esami diagnostici.• 29/04/16 11:45 le no 39 pag a cura dott.ssa Maria Luisa Chillemi farmacista in farmacia non steroidei), di fungere da protettori della mucosa intestinale e di diminuire la sensibilità verso gli allergeni alimentari, cutanei e respiratori. Nonostante la grande diffusione di questi prodotti, non tutti sanno di cosa si tratti esattamente e la disinformazione fa da padrona. facciamo chiarezza fra Omega 3, 6, 9... Da un punto di vista chimico, sono lipidi o più semplicemente acidi grassi, appartenenti alla grande famiglia che comprende sostanze molto differenti tra loro, come gli oli, i grassi animali o il colesterolo. Gli omega quindi si trovano in natura negli oli e nei grassi vegetali ed animali che quotidianamente consumiamo. Nello specifico, gli omega 3 e gli omega 6 sono considerati grassi essenziali, poiché il nostro organismo non è in grado di produrli, è quindi indispensabile assumerli con la dieta, per evitare di incappare in serie carenze nutrizionali. Gli omega 9, di contro, non sono considerati essenziali, poiché il nostro organismo è in grado di sintetizzarli a partire da altri acidi grassi insaturi, inoltre l’acido oleico, il più noto omega 9, è piuttosto comune nella dieta mediterranea sottoforma di olio d’oliva. La loro presenza negli integratori risulta comunque indispensabile per equilibrare il rapporto tra omega 3 ed omega 6. Ecco spiegato il perché di tanto parlare di integratori a base di omega 3, 6 e 9, non solo per quanto riguarda l’alimentazione, ma anche in ambito medico e sanitario.• Sembrerebbe tutto molto semplice: basta scegliere i giusti alimenti ed il gioco è fatto! In realtà la situazione è più complessa. Di fondamentale importanza è il rapporto tra omega 3 ed omega 6, che dovrebbe variare tra l’1 a 1 e l’1 a 4. Considerando che, le principali fonti di omega 3 sono i pesci dei mari freddi ed i semi di lino, mentre quelle più comuni di omega 6 sono legumi, frutta secca e oli di semi, nelle diete occidentali il rapporto medio stimato è di circa 1 a 10. Questo dato ci fa notare come sarebbe buona pratica aumentare il consumo di pesce azzurro nell’arco della settimana. Nel caso in cui questo non fosse possibile, potrebbe essere una buona idea fare ricorso ad integratori alimentari che garantiscono un buon equilibrio tra omega 3 ed omega 6. Questo discorso è valido per chi necessita di integrazione per prevenire patologie coronariche, ipertensione o diabete di tipo 2 (il tipo più diffuso, non necessita di insulina ed è più frequente nella terza età). Sono inoltre riconosciute le capacità di questi acidi grassi di: intervenire nella reazione infiammatoria come i FANS (farmaci antinfiammatori 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 39 29/04/16 11:45 a cura di Claudia Ciarrocchi operatore olistico Scoperti da Edward Bach, medico inglese molto affermato, intorno al 1920, i fiori di Bach riequilibrano psiche e corpo, divenendo chiavi di apertura e di sblocco per le nostre risorse interiori, che spesso tralasciamo, non abbracciamo o nascondiamo. Mi sono avvicinata a questa realtà sedici anni fa, con scetticismo, ma sentivo di poter provare: al massimo non facevano nulla! In realtà lo stupore e la gioia sono stati grandi nello scoprire che “si era sciolto qualcosa”. Nasce così la mia passione per la Floriterapia, non solo per i fiori di Bach, ma anche per i fiori californiani, australiani e tutti i rimedi alternativi, passione che poi sono riuscita trasformare in professione: quella dell’Operatore Olistico. L’operatore olistico è un facilitatore del benessere che utilizzando diversi strumenti, tra i quali anche i fiori, aiuta la persona a ritrovare il proprio benessere psicofisico. I fiori di Bach, estratti floreali che curano gli stati d’animo negativi responsabili del nostro malessere interiore e fisico, sono stati definiti da Bach stesso “Lanterne per l’anima”. fiori di Bach: un rimedio efficace per tutti ! I fiori aiutano e sostengono le persone nei momenti difficili, restituendo loro armonia, migliorano aspetti di sé, sono accessibili a tutti, compatibili con altri tipi di cure, non hanno controindicazioni, sono sicuri e possono essere assunti anche da persone allergiche. I Fiori di Bach, medicina dolce e alternativa guarda la parte sana del paziente ed agisce nell’interezza della persona senza fermarsi solo alla malattia. E’ un trattamento semplice e naturale e può essere utilizzato fin dai primi giorni di vita, ad esempio per superare il trauma della nascita e l’entrata nel mondo, o per aiutare la mamma dopo il parto. Proprio alle neo mamme mi sento di consigliare “star of bethlehem”, un bellissimo fiore, che aiuta a superare i traumi emotivi, le angosce e riporta il libero fluire delle emozioni, rilassando mentalmente ed emotivamente. Utile per superare gli shock e i traumi anche sul piano fisico. Usato localmente aiuta a diminuire lividi e cicatrici. Lo sapevate che i fiori possono essere utilizzati anche sul corpo? Io stessa durante i trattamenti olistici preferisco le miscele con oli essenziali ed essenze floreali per aiutare maggiormente le persone nello scioglimento delle proprie problematiche ottenendo ottimi risultati. E possono essere usati su persone, animali e piante… ovviamente i fiori di Bach o californiani non sostituiscono terapie mediche nè sostituiscono il parere del medico. I fiori lavorano con noi per aiutarci a ritrovare equilibrio e ci aiutano a riscoprire il passo dell’armonia e della felicità.• 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 42 29/04/16 11:31 salute a cura dott.sse Loredana Raso e Nada Raspanti 41 pag erboriste fitoterapiche in erboristeria La Vitamina D si presenta in due forme chimiche Vitamina D3 o colecalciferolo che si produce naturalmente negli uomini e negli animali, specialmente nel pesce, e viene immagazzinata nel fegato. facciamo scorta di vitamina D con tanti bagni di sole! Sotto l’influenza dei raggi solari, viene sintetizzata nello strato superficiale della pelle, a partire da un derivato del colesterolo (il 7-deidrocolesterolo) Vitamina D2 o ergocalciferolo, che viene ricavata artificialmente in laboratorio ed è usata per arricchire i cibi di vitamina D. In natura, è contenuta in quantità ridotte in alcuni alimenti quali i pesci grassi, le aringhe, gli sgombri, le sardine, il tonno, ma la maggior parte della vitamina D che circola nel sangue è però sintetizzata nella nostra pelle quando questa è esposta al sole. E’ sorprendente la rapidità con la quale la luce solare induce all’assimilazione di vitamina D: con soli 6 giorni di esposizione occasionale, il sole può compensare ben 49 giorni di non esposizione, infatti durante i periodi di esposizione, la vitamina D viene immagazzinata nel fegato per poi essere gradatamente rilasciata nel periodo di non esposizione. La più risaputa e principale funzione biologica della vitamina D è mantenere normali i livelli di calcio e fosforo nel sangue e favorisce l’assorbimento del calcio contribuendo a formare e mantenere le ossa forti. Ma dagli ultimi studi sono emerse molte più funzioni biologiche come ad esempio si è rilevato che nei bambini in età scolare, l’assunzione di questa vitamina riduce le probabilità di contrarre malattie ed influenze stagionali, motivo per cui la miglior prevenzione per i malanni invernali è di tenere i bimbi all’aria aperta il più possibile. La carenza di vitamina D è più comune di quanto ci si potrebbe aspettare. Le persone che non ricevono abbastanza luce solare, sono particolarmente a rischio. Questo si verifica anche in zone soleggiate, perché si rimane per molto tempo in casa o in ambienti comunque chiusi, o, anche quando ci si espone al sole, si ricorre all’utilizzo di creme solari quando non necessario. A tal proposito, ha una notevole importanza anche la scelta dei solari con cui proteggiamo i nostri piccoli. Utilizzare sempre una protezione troppo alta può essere controproducente in termini di assorbimento di Vitamina D. Il mio consiglio è scegliere il fattore di protezione in base all’età del bimbo e al suo fototipo e di esporre i piccoli al sole nelle ore più sicure per non dover utilizzare fattori protettivi troppo alti, ma di fare scorta di Vitamina D facendo stare i nostri bimbi al sole almeno 15 minuti al giorno… e buona estate a tutti!• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 41 29/04/16 11:46 comportamento a cura dott.ssa Maria Cristina Nanni riflessologo l' intervento dell' esperto Un bambino è il sole al quale regaliamo i raggi. È il cielo dove dipingiamo le stelle. È un fiore sul quale poggiamo la rugiada. È una strada sulla quale tracciamo la direzione. È l’amore gratuito. Trattarlo male significa oscurare il sole, spegnere le stelle, appassire il fiore, chiudere la strada e strappare l’amore dal cuore. È mancanza di rispetto alla vita. Elena Elena, una delle mie maestre di vita, mi ha fatto capire come rispettare un bambino cercando di preservarne l’originalità, poiché comprenderne il carattere significa non lasciare cicatrici nella vita. Da insegnante di scuola secondaria di I grado quale sono, posso dirvi che associando il lavoro di riflessologa a quello di insegnate ho ottenuto sui bambini ottimi risultati. I disturbi dell’apprendimento, l’ansia o la scarsa capacità di concentrazione sono il risultato del corpo che manifesta un disagio, causa spesso di squilibri energetici. Dal piede si riequi- pianeta bambini: un mondo da scoprire librano le energie, attraverso il massaggio tensio riflessogeno che allenta tensioni e ripulisce dalle tossine accumulate non scaricate con le giuste emozioni. Attraverso l’esperienza e ricerca personale ho dato vita ad uno schema associando comportamenti, posture, propensioni, reazioni emotive e fisionomia dei ragazzi. I ragazzi gioiosi sono caldi, passionali, egocentrici, entusiasti, sconsiderati e agiscono sotto il dominio della parola. Spesso ritenuti nervosi, irrequieti, sono bambini che rompono gli schemi: bambini geniali! I ragazzi riflessivi sono tranquilli, sereni, pacati, gustano il tempo, quel tempo che tutti noi abbiamo perso irrimediabilmente. Loro ci insegnano a rallentare il nostro pensiero e la nostra irruenza. I ragazzi melanconici-tristi: vivono la dimensione dell’estraneazione, riescono ad essere nello stesso momento in più luoghi, in più anfratti del corpo, della memoria. Hanno una capacità di ragionamento straordinaria che a volte mette a disagio insegnante e genitore. Possono avere eccessivo bisogno di contatto o rifiutarlo ed necessitano di loro spazi. I ragazzi irosi sono irruenti, aggressivi nei confronti della vita, avidi di conoscenza, di cibo, di contatto. “IO VOGLIO” è una nota caratterizzante della loro emotività. Insegnano ad altri a tirare fuori il coraggio, la buona e sana irruenza che ci permettere di difendere il proprio io. Questi bimbi sono definiti ipercinetici e disagiati. I ragazzi timorosi sono energia pura, carichi di adrenalina, hanno intuito ed allarmismo impareggiabili, colgono in anticipo eventi positivi e negativi ed hanno una sensorialità sviluppata.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 42 29/04/16 11:46 arearivista 43 pag a cura dott.ssa Camilla Targher formatore, pedagogista e mediatore familiare la parola al pedagogista Che la scuola sia uno stress per tanti bambini è ormai risaputo, ma si può fare qualcosa per aiutare a rendere più rilassante l’apprendimento? La risposta ci arriva da un paese che ha vinto per dieci anni consecutivi la medaglia delle scuole meno stressanti d’Europa: la Finlandia. scuola no stress? all’aperto, grazie! Quali sono gli elementi base per garantire il benessere delle giovani generazioni utilizzati dai plurimedagliati finlandesi? L’ultimo rapporto quadriennale dell’Oms in materia di salute e benessere dei giovani europei evidenzia come gli adolescenti italiani abbiano un pessimo rapporto con la scuola, con livelli di stress da carico di studio che colpisce il 72% delle quindicenni e il 51% dei ragazzi. Al contrario, gli studenti finlandesi sono i più contenti di andare a scuola. quasi 10 ore al giorno!), ma anche tornati a casa, i passatempi preferiti da grandi e bambini sembrano essere il tablet e la tv (sì, anche dai grandi, perché per un genitore stanco spesso è più facile “anestetizzare” il figlio con i cartoni animati o i video game, piuttosto che portarlo al parco). Un po’ d’aria fresca, invece, farebbe bene a tutta la famiglia! Ecco qualche piccolo stratagemma per fare brevi passeggiate all’aria aperta: parcheggiare l’auto un po’ più lontana dalla scuola e a fine giornata, andare al parco almeno una volta, così come nel weekend (anche in inverno) e cogliere l’opportunità delle vacanze estive per stare il più possibile all’aperto. Ne gioveranno il divertimento, la creatività, l’apprendimento ed il benessere di tutti, grandi e piccini.• Fra i vari accorgimenti, due in particolare sono di facile applicazione e ideali anche per una fascia di età della scuola primaria. La luce del sole: importantissima poiché un ambiente luminoso favorisce lo sviluppo del lessico e l’apprendimento delle materie scientifiche, al contrario la luce artificiale sarebbe spesso legata all’iperattività. Fare la ricreazione all’aperto è un altro elemento importante poiché anche l’aria fresca e le attività in mezzo alla natura migliorano l’apprendimento e non è necessario che il tempo sia clemente (pensate al clima della Finlandia!) basta coprirsi! A questo punto occorre riflettere su come il contatto con la natura e lo stare all’aperto possano essere valorizzati non solo per la loro componente ludica del gioco libero e della spensieratezza, ma anche per il loro risvolto positivo a livello didattico. Cosa succede in Italia? I bambini non solo passano gran parte della propria giornata dentro le mura scolastiche (fra pre e post scuola sono 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 43 29/04/16 11:46 a cura dott. ssa Licia Vasta psicopedagogista la parola al pedagogista “Vorrei un tempo libero, libero veramente, adatto per sognare o per quel che passa in mente. Vorrei un tempo vuoto ancora da inventare, riempirlo a poco a poco e poi lasciarlo andare…” Citazione tratta da “Vorrei un tempo lento lento” (Edizione Lapis) perdere tempo è guadagnare tempo: ris il valore della lentez za In una società moderna nella quale si sente tanto parlare di diritti dell’infanzia, spesso ci scordiamo dei bisogni più profondi dei bambini, quelli più intimi e primordiali, di cui il primo fra tutti il CON-TATTO, cioè di conoscere attraverso il TATTO. Il tatto è sensorialità, una memoria epidermica che crescendo lascia velocemente spazio ad una mente logica e razionale e di conseguenza il corpo passa in secondo piano, ma i bambini sono un tutt’uno mente e corpo. Il corpo, in questo particolare periodo storico dominato dai mass media, è vissuto solo come un’icona artistica, dove la bellezza viene messa al primo posto, scordandoci ciò di cui il corpo ha più bisogno: sentire, annusare, toccare. La mano che tocca è toccata, un gesto semplice ma fondamentale, esperienza sempre più rara poiché troppo tempo viene passato davanti a schermi e le nuove tecnologie non sono in grado di dare sensazioni. Il toccare è nutrimento, linfa vitale per il cervello dell’essere umano. Il rischio che si corre è di avere bambini con menti molto sviluppate, ma con corpi sempre più fragili e che perdono il piacere del toccare, di percepire le differenze di diverse tessiture. L’aria aperta aiuta il bimbo a sviluppare questo tipo di sensorialità, al contrario se tenuto troppo al chiuso, perde lo stimolo del toccare. L’educazione di oggi tende ad impoverire il nutrimento della mente se la vogliamo intendere come elemento che parte dal corpo, dalle sensazioni che si trasformano in emozioni e quindi in pensieri. I bambini di oggi sono sovraccaricati di pensieri non loro, non riescono a produrre proprie idee poiché anticipati ed iperprotetti nel fare esperienze. Pensare significa prendersi cura della mente partendo dal corpo. Sarebbe importante uscire tutti i giorni, guardare, osservare, “toccare con mano” perché è analizzando i fenomeni naturali e descrivendoli cioè trasformandoli in parole, che si educa la mente formando idee vive e non idee inerti. Educazione all’aria aperta significa insegnare ai piccoli e piccolissimi fin da subito la cura ed il rispetto di ciò che li circonda, come ordine fisico, emozionale e mentale. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 44 29/04/16 11:46 comportamento 45 pag Nella nostra società le parole lentezza e ozio hanno accezione negativa ma la capacità di rimanere “a maggese” significa dare nuovo valore all’ozio, inteso come esperienza del Sé, che permette in un sano silenzio di restare in ascolto di se stessi, vivendo un nuovo ritmo di lentezza, cullando il proprio mondo interiore. Gianfranco Zavalloni, nel suo splendido libro “la Pedagogia della lumaca” afferma che “perdere tempo è Guadagnare tempo”. Come può accadere? Zavalloni lo spiega così. Il gioco spontaneo è il canale privilegiato dell’apprendimento infantile e “perdere tempo per giocare” vuol dire recuperare un tempo perduto che sembra lontano ma che è il motore energetico per l’adulto del domani: “Perdete tempo per crescere” e per camminare! Tempo per so-stare, saper stare nell’esserci e soffermarsi a osservare cosa accade attorno, nella lentezza, e non nelle sollecitazioni date dagli adulti ai più piccoli, si impara il sentire. po: riscopriamo tez za... “Il diritto all’ozio” non esiste più, un bambino che si ferma ad osservare cercando una sua nicchia per proteggersi dall’eccesso di suoni, colori e rumori viene tenuto sotto controllo perché si teme possa avere problematiche importanti. Nei bambini moderni, sembra non esserci più spazio nè per l’imprevisto nè per potersi autoregolare e giocare da soli senza che l’adulto viva la preoccupazione che il piccolo si possa fare male, percependo il mondo esterno come pericoloso se non viene attentamente controllato nei minimi dettagli. I genitori vivono nell’illusione che riempiendo il proprio figlio di ginocchiere e gomitiere questi possa rimanere senza graffi, sbucciature o lividi, ma i bambini “apprendono dall’esperienza”. Nella prossima uscita di Girotondo vedremo come natura e apprendimento siano strettamente collegati per la crescita dei bambini… buona estate!• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 45 29/04/16 11:46 a cura dott.ssa Franca Errani counselor relazionale, direttrice scuola counseling “InnerTeam” la relazione di aiuto “Il ritorno alle origini della propria esistenza, il tentativo di far scorrere di nuovo l’acqua stagnante, il riconoscere i diritti sia del passato che del presente... sono stata anche io b am di mio padre innam or ...può corrispondere al bisogno di lealtà, che spesso lavora come movente invisibile all’interno di ogni essere umano… E’, questo, un modo per rendere giustizia alle proprie radici”. (Jan van Kilsdonk) Ci piace iniziare questo articolo con questa citazione che rispecchia anche la prospettiva del Voice Dialogue – Dialogo delle Voci: per scoprire chi siamo veramente, è necessario recuperare le nostre radici, nel luogo e nel tempo e nelle persone in cui queste radici si sono incarnate. I genitori sono stati i nostri primi modelli: nel bene e nel male ci siamo plasmati e modellati in adesione o in ribellione ai loro valori oppure, più spesso, in un conflitto che oscilla tra adesione e ribellione. Ognuno di noi nasce con una precisa e unica impronta psichica, ma questa unicità è destinata ad incontrarsi/scontrarsi con il contesto, con la realtà esterna che accompagna la nostra crescita. I genitori e le figure di riferimento (parenti, insegnanti, ecc…) si prendono cura, danno amore e protezione, ma assieme ai loro valori ci trasmettono anche quello che di problematico appartiene alla loro personalità e al loro vissuto di esseri umani. 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 48 29/04/16 11:31 comportamento 47 pag Il processo interattivo tra bambino, famiglia e contesto sociale porta inevitabilmente a sviluppare alcuni modi di essere e comportarsi, alcuni aspetti (per es. quelli apprezzati o condivisi) e a metterne da parte altri (per es. quelli disapprovati o non apprezzati). In questo modo si forma a poco a poco il caleidoscopio interiore della nostra personalità. Il percorso di crescita è dunque, inevitabilmente, anche un processo di adattamento. Per quanto presenti, amorevoli e premurosi possano essere i genitori reali non potranno mai essere all’altezza del bisogno infinito di amore che un bambino porta nell’animo - un desiderio, uno struggimento, una nostalgia d’infinito che non possono non essere ridimensionati dalla realtà limitata di ogni creatura umana. Naturalmente vi sono situazioni in cui il genitore è stato realmente assente, abusivo, violento: in questi casi il processo di recupero della propria integrità può essere più lungo e avere bisogno di un percorso psicoterapeutico che lavori sulla ristrutturazione profonda della personalità. Al di là di questi casi, purtroppo non rari, la “ferita” infantile fa parte dello sviluppo di ogni essere umano e non è solo un elemento negativo: è anche lo stimolo per la trasformazione, la capacità di superare gli ostacoli e le difficoltà che la vita ci pone davanti. b ambina, am orata... Molte difficoltà le incontriamo soprattutto nelle relazioni, perché le dinamiche che abbiamo sviluppato con le figure che hanno accompagnato la nostra crescita, sono in qualche modo la matrice automatica sulla quale tendiamo a ricreare i nostri rapporti - fino a che non ci rendiamo conto dei nostri meccanismi più usuali e ci prendiamo il tempo per dipanare la matassa più o meno aggrovigliata delle origini e riscoprire chi siamo veramente e chi eravamo destinati ad essere. Per fortuna il richiamo all’importanza delle origini della nostra esistenza ha finito per mettere da parte le rigidità di alcune visioni psicologiche, che tendevano a creare nel paziente/cliente la sensazione di essere vittima di un passato elaborabile solo a prezzo di anni e anni di terapia. Oggi esistono modelli più elastici ed efficaci, che con percorsi più brevi e mirati aiutano a riappropriarsi delle proprie radici e a scoprire le proprie potenzialità.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 47 29/04/16 11:46 a cura dott.ssa Luisa Zoni specialista in scienza dell’Alimentazione - AUSL Bologna nutriamoci bene Vorrei premettere alle mie riflessioni un dato di fatto: tra gli animali l’animale uomo è l’unico che da millenni, si è adattato all’ambiente imparando a sopravvivere e a nutrirsi con quanto l’ambiente stesso gli forniva ed utilizzando, nel contempo, il modo di alimentarsi come base socio-culturale su cui costruire la propria identità di popolazione. cibo giusto, cibo sbag lia quale cibo? Fino al secondo dopoguerra del secolo scorso questa regola valeva anche nel nostro mondo occidentale, Italia compresa. La modernità e le tecnologie degli ultimi 50-60 anni hanno portato abbondanza di cibo sulle nostre tavole e nel business agroalimentare e culinario. Se da un lato questo ha comportato dei vantaggi come la minor malnutrizione da carenza di nutrienti o la maggior crescita staturale da potenziale genetico, dall’altro ha portato molti svantaggi: cibo ad ogni ora del giorno e della notte; scelte condizionate dalla pubblicità; estrema manipolazione degli alimenti; media invasi da suggerimenti senza fine su come cucinare, cosa scegliere e così via; diet-industry oltremodo florida; sfiducia nelle competenze sanitarie legate all’alimentazione e, dall’altro lato, fiducia a volte cieca verso guru vari delle diverse proposte dietetiche e di stile di vita; cibi vari vissuti ora come veleni esistenziali tanto quanto prima erano fondamentali per la sopravvivenza; disturbi vari ed aspecifici attribuiti sempre e solo all’alimentazione e non ad altri fattori interferenti, in primis lo stress del quotidiano vivere... Attualmente l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di soggetti vegetariani e vegani (4,2 milioni di Italiani) in costante aumento. Tale scelta viene fatta, in gran parte, per motivi etici. I regimi alimentari vegani, più restrittivi nelle scelte rispetto a quelli vegetariani classici (latto-ovo vegetariani, pesco-vegetariani), se comunque ben condotti e variati non portano a carenze particolari dal punto di vista nutritivo. Per i bambini è richiesta una maggior attenzione: tutti, indipendentemente dal tipo di alimentazione che seguono, manifestano preferenze e rifiuti di alcuni alimenti e, se questi sono vettori di sostanze nutritive particolari, vanno supplementati se non introdotti. Ci tengo a sottolineare che nella fascia precoce di vita del cucciolo umano la crescita del cervello e delle sue interconnessioni è proporziona- I nostri figli crescono in un ambiente pervaso da insicurezze alimentari e di aspetto fisico, che li minano emotivamente ed a volte anche fisicamente. Il cibo può divenire terreno di scontro quando ci s’irrigidisce su posizioni intransigenti e quando questo accade coinvolgendo i bambini ed i rapporti tra pari che si hanno nelle scuole, ecco che anziché momento di crescita diventa occasione persa di relazione. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 50 29/04/16 11:46 alimentazione 51 pag le al numero di esperienze sensoriali e di vita che il bambino compie. Eliminare totalmente alcuni alimenti nei primi anni di vita di un bambino, indipendentemente dalle scelte etiche, significa non fargli costruire alcuni circuiti cerebrali a scapito di altri (olfattivi, percettivi, cenestesici, cognitivi). Analogamente, la selezione alimentare condiziona il patrimonio batterico intestinale; questo campo di ricerca ancora giovane ha visto che l’eliminazione completa delle carni impoverisce uno dei ceppi batterici protettivi del microbioma intestinale. Infine, ultimo ma forse ancor più importante, il cibo può diventare nelle scuole, motivo di scontro. Ho colleghi chiamati in tribunale per pareri su denunce di genitori verso insegnanti che non hanno “proibito” ai compagni di classe di far assaggiare ai loro figli il cibo non vegano che consumavano. Considerando che l’infanzia e l’adolescenza sono momenti di esplorazione dell’ambiente, esplorazione che passa anche attraverso l’assaggio del cibo, far nascere discussioni e generare situazioni che a volte si configurano quasi come emarginazione (vassoi sigillati, tavoli separati…) non serve ai nostri bambini. ag liato... Non ho suggerimenti da dare al di fuori dell’osservare che la civiltà umana ha costruito ponti attorno alle tavole imbandite, ha segnato le sue culture specifiche e compattato le persone attorno ai piatti tipici locali, è sopravvissuta e cresciuta con tutto ciò che l’ambiente offriva, con moderazione perché cercare e produrre cibo era faticoso; ora si stanno invece ergendo muri attorno a quelle stesse tavole. Questo mi fa riflettere e pensare che il futuro alimentare e di relazione dei nostri figli e nipoti sarà meno gradevole e ricco che in passato.• 19-Girotondo Mag'16 CENT+SGI.indd 51 29/04/16 11:46 alimentazione a cura dott.ssa Valentina De Matteis biologo nutrizionista nutriamoci bene Cari genitori, dopo qualche anno di approfondimenti sulle varie tematiche nutrizionali, i dibattimenti e i consigli su come affrontare la nuova stagione imminente, su quanto sia importante mangiare sano e riprendere il giusto peso con delle diete equilibrate e allo stesso tempo appaganti, ho pensato che fosse giusto e gradito darvi un aiuto concreto! A tal proposito, ho elaborato un regime alimentare controllato per una persona tipo di sesso femminile con le caratteristiche riportate in sotto. (Per i papà sarà sufficiente aggiungere in media 30g a ogni spuntino, ai primi piatti e ai secondi, lasciando invece invariata la colazione). Omaggio dieta per le Mamme della Rivista Girotondo: peso tipo 75Kg x 160cm di altezza. 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 54 un omaggio per le mamme... per avere più energia durante l’estate! Colazione: Latte scremato 200ml/spremuta d’arancia 200ml, caffè espresso 35 g, zucchero di canna 5g/ miele biologico 7g, fette biscottate integrali 30g/biscotti Kamut o farro (max due volte a settimana) 25 g, marmellata biologica light 25g Spuntino mattina: Mix di 100g Frutta + 60ml latte di soja + cannella/ zenzero a piacere, acqua a piacere Pranzo: 70 g di orzo perlato/140g legumi/pasta Nutrifree 60 g, 250g verdure a foglia/ 65 g proteine animali Spuntino pomeriggio: yogurt 0,1% 125g/barretta cereali 80-100Kcal 22 g/100g frutta Cena: pesce di mare 230 g/ 200 pollame (senza pelle)/manzo 180g (max due volte a settimana), verdure a foglia 250g, frutta 60 g Dopo cena: tisana finocchio/biancospino/frutti rossi (tutte e tre in quantità libera) Durante il giorno: olio extravergine d’oliva 20g , 2000ml d’acqua naturale e iposodica• 29/04/16 11:46 55 pag a cura dott.ssa Alessandra Augusti a biologa, nutrizionista piccoli cuochi crescono... portanti per la salute dei nostri occhi, mantengono le ossa forti e sane, sbiancano i denti e sono ricche di fibre! cosa c’è nel piatto... dei topini?!? niente paura, ci pensa micio Fragolone!!! Molto spesso ai nostri bimbi non piace la frutta. Per fare in modo che imparino a mangiarla allora, potrebbe esserci di aiuto provare a tornare un pò bambini noi. Attraverso ciò che a loro piace fare di più, giocare, possiamo far conoscere e apprezzare alcuni cibi che difficilmente riusciamo ad inserire nella loro alimentazione. Diamo alla merenda un tocco di colore, creatività e allegria… sarà più facile trasformarla in un momento divertente, di scoperta, di gioco e non di costrizione. La frutta, dal sapore dolce e dai colori brillanti, prende la forma di personaggi, animali o oggetti che più ispirano la loro fantasia: invece di disegnare con una matita, facciamolo utilizzando della frutta fresca e la Gioco merenda ha inizio! Fate attenzione a scegliere un prodotto biologico, per evitare la presenza di pesticidi e lavatele accuratamente poiché, crescendo a contatto con il terreno, possono trattenere microrganismi. Le fragole vanno introdotte nell’alimentazione del bambino dopo il primo anno di età e sotto indicazione del pediatra, perché possono essere causa di fenomeni allergici. E’ bene in ogni modo evitarne il consumo quando non completamente mature. Ora tocca a voi! Fate largo alla fantasia per preparare la vostra merenda super giocosa!• FONTI libro: Verso la scelta vegetariana. Il tumore si previene anche a tavola, Umberto Veronesi. Libro: Mangia bene, cresci bene, Alberto Fiorito. Ecco quello che ci serve realizzare il Micio Fragolone e i suoi topini: fragole fresche, qualche mandorla, gocce di cioccolato, delle formine e… tanti ‘’grammi’’ di fantasia! Un’idea semplice ma coinvolgente e spiritosa, che potrete realizzare insieme ai vostri bambini! Ma prima: Occhio all’ingrediente! Bimbi, sapete che la fragola in realtà è un falso frutto? Quello che noi consideriamo il frutto, è in realtà il contenitore dei veri frutti: i semini piccolissimi di color giallo-bruno, posti sulla superficie. Secondo la leggenda, le fragole erano consumate specialmente nel periodo delle festività in onore di Adone, il dio della bellezza. Alla morte di Adone, la bella dea Venere, che ne era innamorata, pianse per l’accaduto, ma le lacrime, cadute a terra, si trasformarono in tanti piccoli cuori rossi, le fragole. Dolci, rosse, succose, ricche di sostanze preziose per il benessere nostro e dei nostri cuccioli, rinforzano le difese immunitarie, sono uno dei frutti più amati dai bambini, stiamo parlando delle fragole. Oltre agli zuccheri facilmente assimilabili e ai sali minerali, come potassio, fosforo, calcio e ferro, le fragole sono ricche di vitamina C, A, e B e im- 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 55 29/04/16 11:46 alimentazione a cura dott.ssa Alessandra Cremonini biologo nutrizionista, etologo alimentare, naturopata, esperta in alimentazione psicosomatica nutriamoci bene La primavera ha fatto ufficialmente il suo ingresso anche sul calendario e temperature sempre più gradevoli e sole alto in cielo sono complici di una voglia costantemente maggiore di stare all’aria aperta! Ribes Nigrum e terapie naturali: lotta all’allergia solo in primavera? Ma se da una parte primavera significa caldo e sole dall’altra significa anche doversela vedere con il vento che mette in circolazione i pollini. Negli ultimi anni c’è stato un notevole incremento del numero di bambini allergici e così per questi bimbi iniziano le giornate tra starnuti, occhi lacrimanti, congiuntiviti, naso che cola e tosse persistente. Sintomi davvero insopportabili per un adulto, figuriamoci per un bambino! Ma come riconoscere un raffreddore allergico? Gli starnuti si presentano in rapida successione, con lacrimazione e prurito al naso. I sintomi possono fare la propria apparizione senza dare preavviso e in qualunque momento compaiano, soprattutto nei più piccoli, è bene non trascurarli mai, poiché con gli anni possono farsi avanti problematiche più serie. Spesso i bambini vengono trattati con farmaci che non hanno effetto e che non risolvono il problema, poiché sospendendolo il bimbo riprende a stare male. L’importanza di fare un lavoro a 360 gradi è corretto sia che il genitore opti per farmaci tradizionali, sia per quelli naturali, oppure che voglia provare con entrambi per ridurre successivamente il farmaco. Il rimedio naturale per le allergie più famoso e più usato è il Ribes Nigrum, ovvero il macerato glicerico del Ribes, dotato di eccezionali proprietà tra cui quella antibiotica e simil cortisonica. Non tutti sanno che buoni risultati si possono avere anche con l’Oligoterapia (utilizzando oligoelementi come zolfo, manganese, rame in base alla problematica e al bambino), ottima soprattutto come prevenzione e con i fiori di Bach i quali agiscono sull’aspetto emozionale che, soprattutto nei bambini è di fondamentale importanza. Da non trascurare la cura dell’alimentazione del bambino, poiché i motivi delle allergie sono molteplici. Le nuove generazioni sono sempre più distanti dalla natura, dai suoi ritmi e dai loro istinti primordiali come il contatto con la terra e con gli alberi. Muri, cemento, oggetti e case sempre più pulite e disinfettate e vaccini per qualsiasi cosa sono all’ordine del giorno così come due parole che remano contro: Paura e Difesa. Il mondo viene percepito come ostile e pericoloso e anche un polline o un acaro, viene visto nel linguaggio psicosomatico, come qualcosa che può creare danni. Non si possono scindere allergie e situazioni emotive e conflittuali che il bimbo vive. Fondamentale quindi conoscere il bambino e la sua bellissima storia nella sua interezza per arrivare a risolvere la sua allergia.• 19-Girotondo Mag'16 CENT+SGI.indd 52 29/04/16 11:46 diventare genitori 59 pag a cura dott.ssa Ilaria Arena medico veterinario cucciolo e co. Siamo ormai entrati a pieno nella stagione primaverile e la voglia di trascorrere il tempo libero all’aria aperta è sempre più grande, così anche i nostri bambini non vedono l’ora di trascorrere i pomeriggi al parco magari con i loro amici a quattro zampe dopo un inverno trascorso in casa. correre insieme all’aria aperta... Fortunatamente sono molti i bambini che possono godere della compagnia di un amico peloso e proprio la relazione con un animale da compagnia rappresenta uno stimolo educativo potente. Spesso noi genitori accontentiamo il desiderio dei nostri figli di adottare un cane con la loro promessa di prendersene cura. Accade purtroppo che dopo i primi entusiasmi per la novità, i bambini se ne disinteressino e finiamo noi per occuparci del nuovo arrivato. Questo accade perché probabilmente manca qualcosa che li stimoli all’interazione con il cane. lità del leader rispettoso e attento verso il proprio gregario. La fase successiva sarà quella di imparare a condurre il cane lungo un percorso a ostacoli come quelli dell’agility o nell’esecuzione di specifici movimenti nello spazio come nelle gare di rally obedience. Esistono poi altre discipline come il disc dog (il gioco del fresbee col cane) e lo sheep dog (il lavoro di riunione del gregge) sempre da praticare all’aria aperta. Quella che rappresenta una buona attività fisica e mentale per il cane diventa una palestra-gioco per il bambino che migliorerà nella coordinazione e nella concentrazione. L’attività all’aria aperta non sarà solo rappresentata da corse all’impazzata dietro a un pallone ma un importante momento di crescita e condivisione con il migliore amico dell’uomo o meglio del bambino.• E’ quindi importante ricercare un’attività che possa motivare i bambini alla relazione con il cane, sviluppare importanti capacità psicomotorie e giovare alla salute mentale e fisica canina. Si è sempre pensato che educare un cane sia “roba da grandi”, in realtà i concorsi cinofili sono sempre più popolati da bambini che mostrano avere un feeling enorme con il loro cane tanto da eccellere in discipline come l’agility e il rally obedience nella categoria juniores. Non si tratta di fuoriclasse ma di bambini normali che hanno imparato a comunicare con un’altra specie con cui praticare uno sport cinofilo. All’età di 6-7 anni infatti è già possibile per un bambino prendere lezioni di educazione di base. In questa fase si impara la lingua del cane, come rispettarlo e farsi ascoltare. Attraverso i primi comandi “seduto” “terra” “resta” ecc… si costruiscono le fondamenta per la collaborazione bambino-cane, che risultano fondamentali nella vita in famiglia e non solo. Avere un cane che riconosce un affidabile capo branco nel proprio padroncino è fondamentale. In questo modo il bambino acquisirà la coscienza di un nuovo ruolo e potrà sviluppare la responsabi19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 59 29/04/16 11:31 diventare genitori a cura dott.ssa Roberta Sabattini medico veterinario cuccioli e co. Convivere con un animale domestico offre ai bambini un’esperienza di apprendimento impareggiabile, anche se non si può negare che gli animali possono trasmettere alcune malattie, di cui le più frequenti, pur sempre nella rarità, sono quelle parassitarie: i vermi! aiuto, mio figlio ha... i vermi!!! Il parassita più diffuso nei bambini tra 2-12 anni è l’OSSIURO. Un piccolo vermetto delle dimensioni di pochi millimetri, che depone uova nella mucosa anale del bambino creando prurito al culetto. La diagnosi si esegue mediante uno scotch test: nastro adesivo sulla mucosa anale per evidenziare la presenza delle uova. La terapia prevede un farmaco che uccida i vermi adulti. Dalle dimensioni che vanno dai 10 ai 20 centimetri gli ASCARIDI vivono nell’intestino del cane o del gatto, dove producono uova che l’ospite elimina con le feci. Il cane, il gatto e talvolta i bambini si infestano ingerendo le uova dal suolo. Divenute larve attraverso la circolazione sanguigna, raggiungono il fegato, il tratto respiratorio e l’occhio. Il rischio è la compromissione della vista in modo permanente. In Inghilterra si è evidenziata una positività del 2-3% tra bambini di età scolare. L’uomo è l’ospite definitivo della TENIA, mentre bovini e suini fungono da ospiti intermedio. Il verme adulto può misurare diversi metri di lunghezza. Nell’intestino dell’uomo, i parassiti adulti emettono segmenti del corpo del verme (proglottide) gravido che fuoriescono nell’ambiente mediante la defecazione. Capita che i bambini si infestino con alimenti e acque contaminate. Le uova ingerite liberano larve che attraverso il sangue raggiungono muscoli, cuore, occhio e cervello e assumono la forma di cisticerchi (fase dormiente delle larve). I sintomi possono essere molto gravi. Il ciclo biologico si completa quando l’uomo ingerisce carni crude o poco cotte contenenti cisticerchi. Il verme più pericoloso è l’ECHINOCOCCO, molto diffuso in aree con allevamenti ovini. L’ospite definitivo è il cane, ma tutti i mammiferi possono infettarsi con le uova emesse nell’ambiente. La malattia idatidosi o echinoccosi è estremamente pericolosa in quanto l’unica risoluzione è chirurgica. Il cane emette proglottidi che giunte nel suolo permangono fino ad un anno dando modo agli erbivori e all’uomo di assumerle attraverso verdure poco lavate. A questo punto tutti starete pensando a come prevenire il problema, di sicuro non liberandovi del vostro amico a 4 zampe! Bastano alcuni accorgimenti, come buone norme igieniche e buon senso: lavare bene le verdure, evitare carni poco cotte e lavarsi spesso le mani, soprattutto quelle dei bambini. Il ruolo degli animali domestici è indispensabile per il compimento del ciclo biologico dei vermi, per questo motivo è IMPORTANTISSIMO assicurarsi che le deiezioni vengano raccolte dal suolo e che gli animali siano seguiti dal veterinario.• 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 58 29/04/16 11:46 arearivista pag a cura di Paola Saoncella libreria Biblion filo diretto .. !!! 59 “mamma, papà... leggetemi forte!” Numerose ricerche scientifiche dimostrano come la lettura ad alta voce rivolta ai bambini ben prima dell’età scolare sia fondamentale per il loro sviluppo cognitivo, intellettuale ed affettivo. La lettura ad alta voce, anche nei primi mesi di vita del bambino fatta con continuità, svolge un’influenza positiva sia dal punto di vista relazionale, essendo un’opportunità di relazione tra bambino e genitore, che cognitivo sviluppando meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura, inoltre consolida nel bambino l’abitudine a leggere. personaggi e la mimica sono poi elementi importanti per ottenere l’attenzione del bambino. L’editoria rivolta ai bambini propone oggi una vastissima scelta di pubblicazioni in cui l’attenzione al testo e la cura dell’illustrazione rendono la lettura ad alta voce una magica esperienza sia per il bambino che per il genitore. Il programma Nati per Leggere e personale specializzato (educatori, bibliotecari, librai) aiutano ad orientarsi nella scelta dei libri appropriati nelle diverse fasi della crescita.• Nati per leggere è un progetto nazionale promosso dall’Associazione Italiana Biblioteche, dall’Associazione Culturale Pediatri e dal Centro per la Salute del Bambino che dal 1999, promuove la lettura in famiglia sin dalla nascita; si rivolge ai bambini da 0 a 6 anni e mira a favorire la crescita armoniosa del bambino attraverso una attenzione particolare ad uno sviluppo cognitivo ed affettivo ricco, attraverso lo stimolo della lettura. Al centro del programma Nati per Leggere c’è Il ruolo del genitore, in quanto primo intermediario tra il bambino e il mondo che egli si accinge a scoprire, che viene supportato tramite la proposta di libri selezionati e l’indicazione di alcune regole di lettura. Non sono necessarie particolari tecniche di lettura, è sufficiente intraprendere con il bambino una lettura dialogata, secondo cui il genitore incoraggia il bambino a parlare coinvolgendolo attraverso domande e lasciando che egli ponga domande. L’attenzione alle illustrazioni, la variazione del ritmo di lettura, la differenziazione delle voci dei 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 59 29/04/16 11:46 a cura a cura di Letizia Fattori e Pamela Sorrentino referenti associazione Ludofficina L’Associazione Sportiva e Culturale LUDOFFICINA, che dal 2008 promuove percorsi orientati alla conoscenza della nascita, laboratori per bambini e genitori e attività di aggregazione per la famiglia organizza, nel contesto dell’evento “Bimbi in Festa 2016”, attività pensate e strutturate per le famiglie! In concomitanza con questo evento, all’interno degli impianti sportivi, si terrà anche la “31° EDIZIONE DELLE OLIMPIADI DEI RAGAZZI” (la quarta nel paese di Molinella) in concomitanza con la Festa Nazionale dello Sport promossa dal CONI in tutta Italia che coinciderà nella giornata della domenica 5 giugno. La manifestazione Olimpiadi dei Ragazzi coinvolgerà 13 comuni aderenti al Comitato del Reno nell’ambito delle Province di Bologna, Ferrara e Ravenna. Il 3, 4 e 5 Giugno si terrà la manifestazione gratuita “BIMBI IN FESTA – 2° EDIZIONE” nel Comune di Molinella, evento promosso dal Comune, dall’Associazione Ludofficina, dal Comitato Olimpiadi del Reno e dalla Proloco di Molinella. “Bimbi in festa” e “Olimpiadi del Reno” aspettano le famiglie il 3, 4 e 5 giugno!!! Questa sinergia tra il Comitato Locale per le Olimpiadi dei Ragazzi, Ludofficina per Bimbi in Festa e la Pro Loco di Molinella, ha creato i presupposti per la realizzazione di un evento di grandi proporzioni, che nei tre giorni programmati convoglierà oltre 6mila persone. Nello specifico la manifestazione BIMBI IN FESTA 2016 si affiancherà alle OLIMPIADI DEI RAGAZZI proponendo per grandi e piccoli tante attività: La tenda dei Bambini con Spazi Gioco, Angoli di Scoperta; Laboratori Sensoriali e “Gioco – Motori” per bambini e genitori; Bio-laboratori di arte del rispetto ambientale; Incontri per adulti curiosi e genitori: gravidanza e nascita, infanzia, salute, educazione e crescita; Spettacoli per bambini e famiglie tutti da vivere! Inoltre ci saranno espositori e punti ristoro che renderanno le vie di Molinella piene di luoghi da scoprire! Potrete trovare i programmi completi su www.olimpliadidelreno.it e www. ludofficina.net Vi aspettiamo il 3 - 4 - 5 GIUGNO 2016 a scoprire BIMBI IN FESTA e LE OLIMPIADI DEL RENO: le manifestazioni sono GRATUITE per tutti, quindi partecipate numerosi!• 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 60 29/04/16 11:31 no” ie !!! diventare genitori a cura dott.sse Benedetta Aureoli e Marika Benaglia 61 pag insegnante e pedagogista filo diretto mens sana in corpore sano... senza paura delle regole! W l’estate! Ma come organizzare la giornata dei vostri ragazzi che si ritrovano con tante ore libere a disposizione? Come combinare attività all’aria aperta e studio? Ecco alcuni consigli che valgono per i giovani dai 6 ai 18 anni. Il primo consiglio è questo: più attività fisica e meno immobilità davanti a uno schermo, tv, computer o telefonino che sia! L’attività fisica, basta anche una semplice passeggiata, crea le ideali condizioni fisiche e mentali per uno studio più proficuo: aumenta l’ossigenazione del sangue, stimola le endorfine, abbassa il livello di stress, rilassa e prepara i giovani a rendere di più intellettualmente migliorandone la concentrazione. Pertanto, i momenti trascorsi all’aria aperta non tolgono energie allo studio, anzi, le due cose si potenziano l’un l’altra. nazioni del ragazzo e che preveda un frazionamento dell’impegno tra momenti di svago e di studio: arriverà alla fine dell’estate preparato e con il minimo sforzo. Ricordate che il lavoro di voi genitori è fondamentale: bambini e ragazzi vanno costantemente sostenuti con disciplina e tanta pazienza. Loro cercano di imporsi, inseguono l’autonomia attraverso critiche e scontri, ma quello che chiedono sono supporto e comprensione. Genitori non desistete e non temete! Saranno proprio le vostre regole che fortificheranno i vostri figli, che insegneranno loro ad auto regolarsi e che, nello stesso tempo, infonderanno in loro un senso di protezione.• È utile quindi che voi genitori vi impegniate ad organizzare le giornate estive dei vostri figli programmando momenti di studio e momenti di attività all’aria aperta. Per fare questo, dovreste dare importanza all’indole dei vostri figli e valutare anche i vostri impegni e gli orari lavorativi. Per i più piccoli, vi consigliamo di individuare ogni giorno un tempo per lo studio in quanto per loro è un divertimento, una scoperta, un mettersi alla prova, senza ostacolarli con ansie e paure ma lasciandoglielo vivere in modo autonomo e piacevole, intervenendo semmai successivamente per chiarire dubbi o errori. Vi accorgerete che alla fine dell’estate i vostri bambini saranno senz’altro soddisfatti di avere fatto il loro dovere. Se per i più piccoli studiare e voler imparare è spontaneo, i ragazzi più grandi hanno meno motivazione allo studio: hanno altri interessi come amici, sport e fidanzatini! Tocca allora a voi genitori mettere in campo maggiori risorse e strategie per farli studiare. Il suggerimento è di creare assieme a vostro figlio, un piano di studi estivo preparato sulla base delle incli19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 61 29/04/16 11:46 a cura dott.ssa Anna Maria Casadei esperta di psicologia del disegno infantile e dello scarabocchio filo diretto (1) Inviate lo scarabocchio o il disegno del vostro bambino (in formato JPEG - max 4 disegni) indicando il nome e l’età dell’autore e... se l’età lo permette chiedete al vostro piccolo artista di dare un titolo al suo disegno! Li aspetto per spiegare cosa significano su: [email protected]. i disegni dei nostri bambini ci parlano del loro mo nd e delle loro emozio ni. (2) Ogni disegno è espressione della persona che lo esegue. Quando un bambino ti mostra un foglio scarabocchiato, ti sta rivelando parte del suo mondo e di se stesso. Lo scarabocchio è l’origine della scrittura, dell’esistere come essere separato dall’altro, come atto primitivo universale simile in tutte le culture, presso ogni razza e a tutte le latitudini. La mano libera del bimbo, percorrendo il foglio in lungo e in largo, lascia una traccia, un’espressione che codifica e rappresenta gli avvenimenti vissuti. Cari genitori, ecco una breve sintesi dei disegni arrivati i mesi scorsi: 1) Lorenzo 7 anni “spade laser”: in casa o a scuola, incominciano ad esserci delle regole e Lorenzo ne è insofferente. 2) Ginevra 4 anni e mezzo: il fiore occupa tutto lo spazio e l’autrice è ben felice di essere al centro dell’attenzione famigliare. Ama chiacchierare e colorare tutto. 3) Lorenzo 7 anni “vulcano arcobaleno”: è un disegno molto particolare, Lorenzo unisce il vulcano con l’arcobaleno. Probabile che in casa ci siano comportamenti degli adulti in contrasto tra loro. 4) Lorenzo 7 anni “lo squalo”: è un momento di tensione per Lorenzo, vorrebbe inglobare qualcuno, forse è nato un fratellino ed è geloso. (5) (3) (4) 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 62 29/04/16 11:46 diventare genitori 63 pag 5) Matilde 3 anni: incomincia a capire il concetto degli spazi e probabilmente averla ascoltata ad ogni punto di colore posto sul foglio ha dato una spiegazione. E’ probabile che abbia voluto scrivere – una lettera – a qualcuno. (6) 6) Manuela anni 5: ha posizionato al centro con spazi equidistanti la figura della mamma. Ciò indica che il rapporto è di complicità. Però questa mamma è irruenta, a volte irritata con il mondo ed EManuela stempera ciò ponendo un bel fiore tra la folta chioma. mo ndo zio ni... 7) Giada 4 anni: vive un momento complicato in seno alla famiglia: a sinistra movimenti circolari, aggraziati e armoniosi. A destra forme rigide con colori scuri. Ciò che crea unione è dato dal sole al centro (padre) il quale cerca di portare serenità a (7) (8) Giada. 8) Enrico 6 anni: è suggestionato dalle favole, racconti o immagini televisive (meno ore davanti allo schermo!) in questa storia ci sono solo immagini divertenti ed Enrico ne trae soddisfazione e placa l’ansia. 19-Girotondo Mag'16 FBO.indd 63 29/04/16 11:31 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 65 29/04/16 11:46 a cura di Marianna De Luca educatrice scuola materna e elementari l' angolo delle fiabe Bentrovati amici carissimi! Oggi vi racconterò una storia speciale che comincia sulle calde coste marine di Fiabilandia quando un bel giorno d’estate il mare decise di lasciare agli abitanti un misterioso dono... il grande cuore di Gibo Un grande uovo, ancora completamente chiuso... grossa fu la sorpresa e lo stupore degli abitanti. Tutti si chiedevano “Cosa ci farà questo grande uovo sulle nostre coste? Sarà un uovo di tartaruga o di dinosauro?” La curiosità era tanta e attesero impazienti che l’uovo si schiudesse. Passarono giorni e giorni, quando finalmente notarono delle piccole crepe che disegnavano l’uovo misterioso... il momento tanto atteso era arrivato! Tutti gli animali del bosco si erano radunati in cerchio lasciando l’uovo nel mezzo con il fiato sospeso e gli occhi spalancati… all’improvviso l’uovo si schiuse. Cosa saltò fuori? Di quale animaletto si trattava? Beh! Amici cari, nessuno lo capì. illustrazioni di Lucia Zerbinati Si trattava di un buffo e strano animaletto, alto non più di un metro, due dolcissimi occhi a palla, neri e profondi, le orecchie ricordavano quelle di un cane, un delizioso musetto, due grandi ali, troppo grandi per un esserino come lui, ed una lunga coda. Potete immaginare la reazione... davanti a quale strano animale si trovavano? Si guardavano l’un l’altro sbigottiti. Ad un certo punto il misterioso ospite fece un passo avanti e disse: “Salve, io sono Gibo, piacere di fare la vostra conoscenza!” Ma la reazione degli abitanti non fu delle più belle purtroppo... ignorarono Gibo, solo perché apparentemente “diverso” da loro, e non fu minimamente considerato, rimase solo. Il tempo passò ma la situazione rimase la stessa. E di questo il nostro piccolo amico soffriva, non comprendendo i motivi e le ragioni di tanto rifiuto mascherato da indifferenza. Ma tutto stava per cambiare. In realtà era un vero e proprio miracolo, un dono concesso dal mare agli abitanti di Fiabilandia, ma non era stato riconosciuto. Il mare rimase a guardare il corso degli eventi, fino a quando decise di intervenire e, in un bel giorno, caldo d’estate, all’improvviso il 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 64 29/04/16 11:46 bo bambini cielo si oscurò, si aggiunse un vento minaccioso ed il mare diventò scuro e pauroso, si gonfiò, talmente tanto da mettere in pericolo la stessa Fiabilandia. Gibo, che ormai viveva in tutta solitudine in riva al mare, fu il primo ad accorgersi ed intuire il pericolo. E senza alcun indugio, di corsa raggiunse il bosco, allertando i suoi abitanti, gli stessi che lo avevano ingiustamente allontanato, i quali, a questo punto, indifesi davanti alla maestosità e alla forza del mare, erano tutti li, non sapendo cosa fare, vicino a Gibo. Il nostro piccolo amico ebbe poi un’intuizione: costruire un muro, altissimo, tanto da impedire al mare, così arrabbiato, di distruggere il bosco, le abitazioni, Fiabilandia tutta. Ma il tempo a disposizione non era tanto, c’era bisogno della collaborazione di tutti. Così fu. Gli abitanti procurarono dei grossi macigni e Gibo preparava l’alto muro, aiutandosi con le sue grandi ali. Nessun altro sarebbe riuscito in quel difficile compito, il muro era davvero altissimo! L’idea di Gibo era stata vincente! Poco alla volta il mare calmò la sua rabbia e il sereno fece ritorno, Fiabilandia salva. Finita la bufera, Gibo, non aspettandosi nulla, s’incamminò senza dire una parola, verso la sua capanna, in tutta solitudine. Gli abitanti del bosco davanti a tanta umiltà, furono commossi e gli corsero dietro abbracciandolo, ringraziandolo e porgendo le scuse più sentite, quelle che provengono dal cuore, a Gibo, che li aveva salvati, non solo dalla bufera, ma da quello stupido sentimento di “paura e di ignoranza” , verso ciò che non si conosce, e non ci appartiene. Gibo aveva insegnato loro questo! A non fermarsi alle apparenze, di conoscere prima di giudicare. Di accogliere il prossimo. • illustrazioni di Lucia Zerbinati SSTE 19-Girotondo Mag'16 SVIT+SSTE.indd 68 29/04/16 12:24 19-Girotondo Mag'16 SVIT+SSTE.indd 67 29/04/16 12:24 19-Girotondo Mag'16 SAV+SAR.indd 66 29/04/16 11:46