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Chiacchierare, parlare, scrivere Gli strumenti si pieghino

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Chiacchierare, parlare, scrivere Gli strumenti si pieghino
16 La Posta
Giovedì 30 maggio 2013
Chiacchierare, parlare, scrivere
Gli strumenti si pieghino alla commozione
Risponde
Potete inviare la vostra posta
all’indirizzo:
Via Rossini 2, - 87040 Castrolibero (Cs)
fax 0984 853893 •
[email protected]
Pietro De Luca
aro De Luca, mentre pensavo alla risposta da dare alla mail di un amico, mi chiedevo il perché non si scrivono più lettere a mano. Forse perché non si sa più cosa scrivere o perché in una società superficiale come la nostra, le persone non hanno più nulla da dire e da raccontare agli altri? Eppure, sono le piccole storie a guidare le nostre vite, perché ci rendono
protagonisti non solo negli amori, ma anche negli affetti e nelle amicizie.
Tuttavia, chi è più in là con gli anni ricorderà che le lettere scritte a mano
misuravano le distanze tra genitori e figli, amici, fidanzati, li rendevano
protagonisti delle loro esistenze quotidiane, spesso condite di sofferenza e di
coraggio. Quelle lettere emozionavano di più, forse perché si riusciva meglio a spiegare i propri pensieri, le proprie sensazioni, le proprie emozioni,
forse anche per il calore umano che sprigionavano quei tre o quattro fogli di
carta. Il grande tema di quelle lettere era quasi sempre l'amore, con i patimenti, i ricordi e le poesie che l'accompagnavano: "dolce è la notte, quando il
pensiero di te mi avvolgerà come una coperta d'amore, ancora caldo sarà il
C
Caro D’Acri,
mi è stata offerta la possibilità di leggere l’epistolario di un padre e di un figlio emigrato in
Argentina. Ortografia e grammatica difettavano, in realtà, ma ho letto un poema d’amore
oltre a pagine dalla caratura dei migliori reportage di inviati speciali. Padre e figlio si raccontavano, attraverso le parole continuavano quel
dialogo che, forse, a tu per tu, non avrebbero sa-
Perché ho detto basta
al Movimento 5 Stelle
IL MOVIMENTO 5 Stelle è nato
come risposta forte e corale alle
varie caste presenti nel nostro
Paese, ritenute responsabili di
averlo irrigidito su posizioni sociali, politiche ed economiche intollerabilmente lontane dalle
esperienze di civiltà registrate
nella maggior parte degli altri
paesi. Questa distanza è divenuta
paradossalmente più ampia e
drammaticamente più intollerabile proprio in coincidenza dell'acuirsi della crisi economica globale a cui la classe dirigente del
nostro Paese ha risposto, purtroppo, mettendo meramente mano alla calcolatrice e gettando
quindi intere fasce di popolazione
sul lastrico. In quei mesi portavo
sempre un esempio basato sulla
mia esperienza di famiglia monoreddito: se mi arriva un conguaglio del gas di 1.000 euro, prendo
con mia moglie la calcolatrice e
facciamo la "spending review"...
in qualche mese ne usciamo. Se,
tuttavia, cambiasse un fattore caratterizzante del mio lavoro - stipendio, location, azienda, eccetera - sarebbe invece necessaria una
rivoluzione che coinvolgesse tutti, figli e genitori compresi, e soprattutto la formulazione di una
nuova "visione progettuale" per il
futuro.
Ho votato l’M5s perché ho intuito in esso un tentativo leale in tal
senso che proprio non vedevo nel
parterre dei partiti in competizione, compreso l'arco popolare a cui
appartengo.
L'assenza di un gruppo locale
di attivisti (Meetup) su Castrolibero ha raccolto infine il mio desiderio di iniziare a dare un contributo personale alla politica attiva. La circostanza delle elezioni
su Castrolibero, unite alla convergenza sulla mia persona come
candidato sindaco, mi ha però
consentito di rendere approfondita e stringente la conoscenza
del movimento e a farne esperienza diretta. Questa mi ha condotto
a decidere, nell'arco di soli tre mesi, a uscire dal movimento dimettendomi da qualunque ruolo o incarico organizzativo.
Tre i fattori che mi hanno convinto. Il primo è inerente le dinamiche organizzative del Movimento per come ho potuto verificarle in prima persona proprio
durante le fasi precedenti la campagna elettorale alla quale, come
ricordava il nuovo portavoce del
Movimento di Castrolibero Egidio Perrelli, non si è potuto parte-
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cipare per assurdi, e ciò nonostante irrisolvibili, problemi burocratici a quali non si è riusciti a
rispondere per ben due mesi (!)
nonostante le molte istanze dirette e indirette, via mail, telefono e
de visu, al cosiddetto Staff di Grillo che si è totalmente disimpegnato rispetto alle questioni locali. Si
dice che nel movimento non vi sia
una organizzazione, che sia assente qualsiasi verticismo, che
"uno vale uno", ma in realtà è ben
presente una organizzazione ed è
di quanto più "esoterico" io abbia
conosciuto. Persino i parlamentari, che tanti consensi hanno
raccolto su Castrolibero e in generale nell'area urbana, non si sono
più di tanto sporcati le mani per
risolvere il problema. E ciò ha fatto sì che, più o meno volontariamente, per supplire a tali mancanze, gli attivisti dei meetup storici come quello di Cosenza, si siano coinvolti nelle problematicità
fornendo però risposte a tempo e
parziali. Tutto ciò ha mortificato
il desiderio di quelli che volevano
impegnarsi mettendoci la faccia,
e dei tanti cittadini che avrebbero
voluto votare il movimento.
Il secondo fattore è stato il rendermi conto che il lavoro prodotto
nei Meetup è per lo più improduttivo, perché si basa su presupposti ideologici, si sviluppa attraverso un metodo di lavoro ideologico e poco permeabile ai pareri
diversi da quelli "dominanti", e di
puto fare per l’inevitabile effetto di una presenza fisica. Il padre non è invecchiato di un solo
giorno, lontano dagli occhi e dal cuore del figlio, e anche il figlio, attraverso quelle lettere,
ha continuato a crescere e maturare sotto gli
occhi del padre. Anche i ricordi per la madre defunta erano vividi, un’assenza giustificata da
una presenza efficacemente sublimata. Quasi
un racconto a tre. E poi: l’Argentina descritta
conseguenza produce dei "totem"
sui quali orientare in modo massmediatico le comunque presenti
strategie elettorali sul territorio.
Se questo è l'aspetto qualitativo,
quello quantitativo non è da meno, soprattutto se si considera
che nell'area urbana vi sono quasi
1.500 iscritti ai Meetup, dei quali
partecipano attivamente un'ottantina circa di attivisti che, oltre
alla fantasia con cui intrattengono i cittadini ai banchetti settimanali, e a qualche progetto ideologico di cui sopra, producono davvero pochissimo.
Il terzo fattore, e direi quello per
me decisivo, fa riferimento invece
al comportamento avuto in questi
primi mesi di presenza sulla scena politica nazionale, e che rivela
una posizione di chiusura e di
"esclusività" degli altri soggetti
che è il tradimento politico di
quella "inclusività" di cui parlavo
all'inizio. Quando Lombardi disse al premier incaricato Bersani
"le parti sociali siamo noi", non
peccò di "maleducazione istituzionale", ma rivelò chiaramente a
quale "parte" di cittadinanza facesse riferimento, ed è chi pensa
di conoscere la realtà perché la
guarda e la studia da quello che è
il "totem" per eccellenza: la Rete, i
social network, i blog dove si diffondono gli estremismi ideologici del XXI secolo, eccetera.
Quando Colletti disse "Presidente Letta, questo Governo odo-
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ricordo quando ti chiederò di stringermi, di tenermi più vicino, per sentire il
calore forte del tuo abbraccio scaldarmi il cuore".
Oggi, le persone non riescono più a parlare dei propri sentimenti, esprimere la propria personalità, il proprio modo di essere, non solo per mancanza di contenuti, ma anche perché non sono più abituati a scrivere o perché
una "minoranza" di quelle persone ha seri problemi con la grammatica e l'ortografia, da ciò scrivere può diventare un'operazione davvero difficile. Più
facile, invece, inviare un sms con le varie abbreviazioni, cosa non solo più
veloce, ma con risposta in tempo reale, immediata. Oggi, siamo continuamente immersi nella tecnologia, nelle sicurezze, ma paradossalmente anche nelle nostre paure e queste situazioni sono frequenti soprattutto per i
più giovani. Dobbiamo ammettere però, che sia spostarsi che comunicare,
oggi, è più facile ed economico di un tempo e che in questo senso il mondo
sembra più piccolo, quasi a misura d'uomo.
Salvatore D'Acri
La tiratura di mercoledì 29 maggio
è stata di 15.722 copie.
Il Quotidiano € 1,00 + Italia Oggi € 0,20
in contemporanea all’esplorazione, la vita, la
quotidianità che arrivava in Calabria e la Calabria riversata in Argentina attraverso schegge
di rara efficacia.
Caro D’Acri, si può chiacchierare e ci si può
parlare. Gli strumenti andrebbero piegati al
sentire interiore. E questo, quando trabocca,
raggiunge.
Inevitabilmente.
ra di democristianità. Odora di intrecci di comitati d’affari quali Cl
e Compagnia delle Opere" ha appunto pescato nelle demagogie
più grossolane per comporre un
giudizio gravemente offensivo
sull'origine educativa delle più
spettacolari opere sociali, culturali e caritative che esistono in
Italia, senza che nessuno prendesse le distanze, anche dopo, da
queste ingiurie.
Questi episodi evidenziano un
sistema valoriale di tipo "dualistico" e "marxista", che è totalmente
orientato a identificare ed eliminare il nemico, le caste, i "cattivi",
subentrando, loro i "buoni", al loro posto. Tutto ciò è contrario alla
tradizione popolare, democratica
e sussidiaria che caratterizzano
l'azione politica e sociale del cattolico. L’M5s si muove per rifare le
cose da zero, per eliminare il "male" e fare il "bene", mentre il cattolico è invece chiamato a essere "il
lievito nella pasta", e "il grano
buono tra la zizzania", perché il
problema non è la società o la casta, ma è l'uomo e come la coscienza di sé si traduce in azioni.
Il nome stesso del "partito" contiene, tra l'altro, al suo interno la
scintilla valoriale dell’M5s: quella V rosso sangue che rimanda al
desiderio irrefrenabile di vendetta che occupa l'animo del suo fondatore. Ho usato volutamente il
termine "partito", perché è divenuto ormai il tabù per eccellenza,
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a favore di quella "movimento",
anche se è ovvio che se hai il 25%
su scala nazionale, e se ti interessi
di tutto a 360 gradi - economia, lavoro, difesa, sanità, ambiente,
istruzione, eccetera - non sei più
un movimento ma sei un partito, e
non basta predicare l'assenza di
strutture organizzative.
Pertanto, in questo momento
storico, premessi i rischi politici e
culturali finora descritti, ritengo
sia più utile e adeguato per un cattolico, tentare un impegno al
cambiamento di un partito, affinché ritrovi progettualità, visione
e permeabilità alla società civile,
che non partecipare a un progetto
di vendetta le cui vittime vedremo
presto sul campo, e saremo noi,
tutti "casta" tranne loro.
Marco Piccolo
Violenza sulle donne
Si mobilitino i politici
LA storia di Fabiana allunga
l’elenco del dolore e della violenza,
della discriminazione e della crudeltà posta in essere contro la
donna "in quanto donna", e non in
quanto donna calabrese, ovviamente. Il sorriso di quella ragazzina di 16 anni, i suoi sogni spezzati, la sua vita bruciata, si mescolano senza perdersi nel racconto
di una donna incinta picchiata a
Vibo Valentia, di altre donne accoltellate, violentate, sfigurate in
Calabria come nel resto d’Italia
perché hanno scelto di essere se
stesse e non piegarsi a quello a cui
gli uomini, i loro partner, i loro
padri, i loro fratelli, vorrebbero
che si piegassero in silenzio.
In un Paese civile, dalla Sicilia
alla Valle d’Aosta con la nostra regione pronta a essere in prima fila
- perché le donne calabresi sono
femminili e toste, dolci e determinate, belle e intelligenti, padrone
di sé e sorridenti come nel resto
del mondo senza alcun deficit genetico – il femminicidio sarebbe
riconosciuto e perseguito come
reato. Invece la seduta della Camera dedicata al recepimento della Convenzione di Istanbul contro
la violenza alle donne comincia sì
con un minuto di silenzio per la
sedicenne uccisa a Corigliano,
ma resta in silenzio perché l’emiciclo è quasi deserto. E’ ora che gli
amministratori a tutti i livelli istituzionali si mobilitino assumendo l’impegno improrogabile
all’adozione di una legislazione
diretta alla tutela delle donne dalla violenza fisica e psicologica.
Roberto Guerriero
vicepresidente
consiglio comunale Catanzaro
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