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Bondi: Da lui ho imparato come muovermi in politica

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Bondi: Da lui ho imparato come muovermi in politica
SPETTACOLI
9
24 agosto
Bondi: Da lui ho imparato
come muovermi in politica
Il ministro dei Beni Culturali sarà presente allo spettacolo.
“Eliot ha colto l’essenza di tutte le ideologie totalitarie: cambiare
l’uomo e la società con l’imposizione di modelli perfetti della vita”
I biglietti alla Hall Sud
“La Straniera”, con la regia di Otello Cenci e la partecipazione
di Maurizio Schmidt e Giovanni Battaglia, va in scena questa
sera alle 21.45 all’Arena Ferrovie dello Stato - Padiglione D3.
Lo spettacolo multimediale tratto da “La Rocca” di T. S. Eliot si
avvale dei contributi di Marco Poeta alle musiche, Sergio Metalli come visual designer, Vinicio Cheli come light designer, delle scenografie virtuali di Mattia Metalli, dell’allestimento scenografico di Sergio Cangini e delle opere pittoriche di Alessandro
La Motta. L’opera è accompagnata da un ensemble di 9 elementi e una voce. I biglietti (8 euro ridotto, 12 intero) possono
essere acquistati presso la biglietteria del Meeting alla Hall Sud.
Ministro Bondi, stasera - dopo
aver presentato il libro di Ugo
Finetti sulla storia del Partito comunista - interverrà con un saluto allo spettacolo inagurale del
Meeting: “La straniera” di Eliot,
aprendo così una folta delegazione di sette membri della suqadra
di governo che si avvicenderanno in questi giorni a Rimini.
Quando e attraverso chi ha conosciuto la poesia del grande inglese? Quali opere ritiene più significative nella produzione del
poeta inglese?
“Thomas Stearns Eliot è un pilastro della cultura europea ed occidentale. L’ho letto e riletto nel tempo. Non saprei indicare un momento cronologico preciso e non
credo sia così importante. Eliot ha
scritto almeno tre opere gigantesche, contrariamente all’accusa di
neoclassicismo tradizionalista che
gli sono state mosse soprattutto negli ultimi anni della sua attività letteraria e poetica. Penso a “The Waste Land”, “Terra desolata”; “The
Chorus from The Rock”, i “Cori
da La Rocca”, naturalmente, che ispireranno le letture di questa sera,
e, ultima opera ma non per impor- l’uomo per umanizzare la vita e la
tanza, “The Four Quartets”, i storia. Quest’ultimo tratto è l’eQuattro Quartetti”.
spressione più calzante di quel
Lo spettacolo del Meeting è co- protagonismo così ben tematizzato
struito sui “Cori da La Rocca” nel Meeting di quest’anno”.
di Eliot, che don Luigi Giussani
Da T.S. Eliot è venuto uno dei
ha più volte indicato come uno giudizi più netti e acuti contro la
dei momenti più alti della poesia tentazione totalitaria di chi “socristiana. Quali sono, secondo gna sistemi talmente perfetti che
lei, i tratti fondamentali di que- più nessuno avrebbe bisogno
st'opera? Come si
d'essere buono".
legano al tema di
Cosa le suggerisce
quest’anno del
questo rispetto alla
Meeting, “ProtaSua esperienza poligonisti o nessutica? Che tipo di rino”?
chiamo rappresenta
“I ‘Cori’ sono
per chi è impegnato,
certamente un moin particolare a un
mento altissimo di
livello così alto come
poesia cristiana,
quello di un minima sono anche un
stro?
pilastro imprescin“Eliot ha colto l’esdibile del “canone
senza di tutte le ideooccidentale”, per Il ministro dei Beni Culturali, logie totalitarie: camcitare Bloom, del Sandro Bondi
biare l’uomo e la sonostro modo di vedere e concepire cietà attraverso l’imposizione di
la realtà, nostro, di occidentali. Nei modelli perfetti della vita. L’ideo“cori” c’è tutto: l’Incarnazione di logia ha preteso di elevare la vita
Dio come fatto fondativo della sto- reale ad un ideale astrattamente
ria umana; la realtà della Chiesa, la concepito e imposto dall’esterno.
Straniera e la Rocca e il lavoro del- La vita doveva adeguarsi all’ideologia, anche attraverso la violenza
e la forza. Questo è il dramma di
tutte le ideologie che hanno condotto ai campi di concentramento,
ai gulag, fino all’eliminazione di
interi popoli. Questo don Giussani
l’aveva colto perfettamente. E aveve edificare di continuo, perché il passato, la
va giustamente indicato la strada
sua gloria e la sua storia, non trovano senso
vera per essere protagonisti di una
se non in una novità di vita presente.
vera rivoluzione, quella rivoluzio«Se il sangue dei martiri deve fluire sui grane interiore di cui parlava anche il
dini, dobbiamo prima costruire i gradini».
presidente della Democrazia criNon si tratta solo dei gradini del tempio, ma
stiana Aldo Moro: la rivoluzione
delle pietre vive di cui è fatto il popolo cridella coscienza, la conversione che
stiano.
avviene nell’intimo della nostra
L’amore non è semplice sentimento; è affercoscienza. Bisogna lavorare su noi
mazione di ciò che fa la vita e la morte, di ciò
stessi per costruire una società miche gli uomini vorrebbero scordare, ma non
gliore, più umana. Rinunciare a sopossono, perché c’è. In «un momento predegnare il futuro e ad avere nostalgia
terminato nel tempo e del tempo» è stato dadel passato. Ma concentrare il noto il senso di tutto. «Bestiali, carnali, egoisti,
stro pensiero e il nostro lavoro sul
interessati e ottusi come sempre (…), sostanpresente: nel presente siamo protado, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi,
gonisti, nel qui e ora dobbiamo estornando», gli uomini, in fondo, non potransere capaci di atti d’amore. La pono rinnegare la Straniera, perché essa non
litica come diceva Chiara Lubich e
cessa di rendere presente la realtà, per cui
Igino Giordani è l’amore degli a«visibile e invisibile, due mondi si incontrano
mori. È l’espressione più alta della
nell’Uomo», Cristo e la sua Chiesa.
carità, come scriveva Paolo VI.
In un libro uscito in questi giorni («Uomini
Oggi chi dice di avere fede oppure
senza patria», Rizzoli), a proposito di questa
chi dice di ispirare le sue azioni
pagina di Eliot, don Giussani commenta:
buone a valori laici, hanno il dove«Tutto cambia se questo fatto è il centro delre di atti d’amore. Oggi, che il
la mia vita (…) se è riconosciuto come premondo sembra essere ripiombato
senza (…). È una Presenza che penetra tutto
nella pura logica della forza, soil tempo, come il significato penetra ogni iprattutto nei rapporti internazionastante e ogni brandello di cosa». Una “luce
li, abbiamo il dovere di dimostrare
invisibile” ci ha colpiti, conclude Eliot; luce
che un’altra logica è possibile:
che non acceca, ma si propone discretamenquella dell’amore, dell’agape cote, “frantumata”, appellandosi alla nostra lime dono gratuito, dell’impegno
bertà e suggerendoci che saremo protagonipolitico concepito come servizio al
sti seguendo la luce (la verità) e non pretenbene comune.
dendo di possederla. «Eppure nulla è imposQuesta sarà l’occasione per mosibile, nulla, agli uomini di fede e convinziostrare se le religioni sono ancora,
ne». «O protagonisti o nessuno», recita il titolo del Meeting di quest’anno.
come io credo, un ingrediente e un
lievito indispensabile della buona
(Pubblicato ieri su Avvenire)
politica, della speranza di una vita
buona.
M.C.
Cesana guida al cuore dell’opera:
<Un fatto che ci sfida a essere veri”
Lo spettacolo inaugurale del Meeting di Rimini, domenica 24 agosto, sarà dedicato ai
“Cori della Rocca” di T.S. Eliot, recitati da
attori professionisti insieme a cori di dilettanti (come avvenne la prima volta nel maggio
1934); la prima teatrale di Rimini sarà impreziosita dal video di spezzoni di “Cori”
rappresentati in altre suggestive località italiane durante gli ultimi mesi. Ho riletto il testo che mi piace molto, per l’ennesima volta.
Avevo appena terminato, quando, in Val Badia, dove ero in vacanza con la comunità di
Cl del mio paese, Carate, si sparse la voce
della visita del Papa, l’indomani, 5 agosto, a
Ojes, città natale di San Giuseppe Freinandemetz, missionario in Cina e lì morto di tifo
nel 1909, dopo essere scampato a persecuzione. Decidemmo immediatamente di andare
tutti, partendo per tempo, come è conveniente in questi casi.
Abbiamo atteso il Papa per qualche ora, insieme a persone di ogni età, donne incinta,
bambini e anche malati, cotti dal sole di montagna, che per fortuna ogni tanto se ne andava. La miscela di entusiasmo e di fatica mi faceva venire in mente la domanda dei Cori,
che don Giussani ha eletto a motivo di fondo
del suo magnifico testo, «La coscienza religiosa nell’uomo moderno» (ne «Il senso di
Dio e l’uomo moderno», BUR): «È la Chiesa
che ha abbandonato l’umanità o è l’umanità
che ha abbandonato la Chiesa?». Il fervore
dell’attesa di chi mi circondava contrastava
evidentemente con la freddezza, l’ottusità, se
non l’indifferenza, con cui troppe volte è accolto il messaggio del Papa. D’altra parte,
non infrequentemente, la domanda di verità
del popolo o delle persone si scontra con un
discorso degli uomini di chiesa, preti e laici,
difficile, soggetto alla mentalità dominante,
di GIANCARLO CESANA
incapace di far percepire l’abbraccio del mistero.
Giussani ci leggeva e commentava i “Cori
della Rocca”, proprio perché desiderava trasmetterci, oltre che la novità, la drammaticità unica del fatto cristiano che, dalla sua origine fino al presente, sfida credenti e non
credenti a essere veri. Si dice che il testo di Eliot è profetico della secolarizzazione che ha
colpito le società occidentali, a volte definite
anche post-cristiane. È certamente così, ma
non solo, perché, se fosse solo così, la profezia
sarebbe una diagnosi ideologica e il suo apprezzamento una compiacenza intellettuale.
La profezia è percezione del dramma presente. “Il deserto non è così remoto nel tropico
australe (…) è pressato nella metropolitana
presso di voi (…) è nel cuore di vostro fratello (…). La nostra è un’età di virtù e di vizio
moderato in cui gli uomini non deporranno
la croce perché mai l’assumeranno”. L’età è
quella di oggi, oggi del 1934 e oggi del 2008;
del futuro conosciamo solo la promessa o la
maledizione del presente.
«Rendete perfetta la vostra volontà», cioè amate, è l’appello che pervade i Cori sin dalle
prime pagine. È la mancanza di amore il vero deficit di conoscenza – «tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza» – che fa percepire la Chiesa rocciosa,
la “Rocca”, e “Straniera”, lontana, se non ostile all’uomo, perché apparentemente ostacolante la sua libertà. È la mancanza di amore che rende il mondo quel «buio esterno e interiore» da cui evadere «sognando sistemi
talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno di essere buono». La Chiesa stessa de-
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