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Articolo biografico su Guglielmo Pepe, generale e patriota

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Articolo biografico su Guglielmo Pepe, generale e patriota
Mirko Riazzoli
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Guglielmo Pepe
Il generale e patriota Guglielmo Pepe nacque a Squillace (Catanzaro) il 13 febbraio 1783 da
Gregorio e di Teresa Assanti, era fratello del patriota e militare Florestano Pepe (1778-1851)1.
Inizialmente venne inviato a studiare presso il Collegio di Catanzaro, ma con ben scarsi risultati,
quindi nel 1797 quattordicenne fu mandato a Napoli, dove frequentò la scuola militare, il Reale
Collegio Militare, da cui uscì nel 1799. A questo punto entrò a far parte
della milizia della Repubblica Partenopea (le truppe della repubblica
francesi erano entrate a Napoli il 23 gennaio e avevano istituito la una
Repubblica Napoletana) per la quale combatté, quest'anno, a Portici e a
Napoli contro le soldatesche del cardinale Luigi Ruffo (1744-1827), alla
guida delle truppe sanfediste (i fedeli borbonici).
Dopo la restaurazione dei Borbone fu costretto all’esilio in Francia
(inizialmente venne condannato al patibolo ma causa l'età gli venne
risparmiato) e arruolatosi nella Legione italica come soldato semplice,
unità formata a Digione e guidata dal 1799 dal generale Giuseppe Lechi
(1766-1867), partecipò alla campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte
(1769-1821) combattendo a Marengo il 14 giugno 1800.
Andò in Toscana, ove partecipò alla lotta contro i ribelli a Siena e ad Arezzo, quindi si portò a
Milano nel 1803 e di là a Napoli a congiurare contro i Borbone. A Napoli fu imprigionato in giugno
nel carcere dell'isola di Marettimo come altri che avevano partecipato ai moti (nel carcere però
erano detenuti anche criminali comuni oltre a quelli politici), venne poi condannato al carcere
perpetuo e quindi trasferito alla Culummara a Trapani (questo miglioramento delle sue condizioni
carcerarie era legato alla sua mancata partecipazione ad una rivolta scoppiata tra i detenuti), e infine
liberato solo nel 1806 sotto il governo di Giuseppe Bonaparte (1768-1844)2, quando le forze
francesi avevano detronizzato i Borbone.
Venne nominato maggiore nel nuovo esercito ed inviato in Calabria per sedarvi l’insurrezione.
Con l'avvento di Gioacchino Murat (1767-1815), Pepe fu inviato nel 1811 a combattere in Spagna,
e, tornato a Napoli nel 1813, fu promosso maresciallo di campo e posto al comando di una brigata
di fanteria. Partecipò alla riorganizzazione dell'esercito napoletano sotto il regno di Murat.
Nel 1814, in seguito alla prima caduta di Napoleone, cercò di persuadere Murat, rimasto re a
Napoli3, a concedere una costituzione.
Partecipò alla campagna d’Italia del 1815, quando Murat prese le armi per combattere gli austriaci 4,
con il grado di tenente generale, segnalandosi sull'Enza e alla Secchia ma, in seguito alla firma del
trattato di Casalanza5 (20 maggio 1815), si poneva termine al regno murattiano e iniziava la
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Anche il loro cugino Gabriele Pepe (1779-1849) fu un patriota e militare che, come loro, si recò in esilio.
Nel gennaio l'armata da lui guidata si reca nel meridione, il 14 febbraio lui diviene re di Napoli.
In seguito alle sorti di Napoleone, avviò segretamente contatti con l’Austria e gli Inglesi, riuscendo a concludere un
accordo che gli consentì di conservare la Corona.
Nel marzo del 1815 Murat, saputo che il 10 Napoleone era sbarcato a Cannes, ruppe ogni indugio, organizzò un
esercito e dichiarò guerra all’Austria, con la quale i rapporti erano già tesi.
Trattato grazie al quale Francesco I d’Asburgo poté riconsegnare lo Stato all’alleato Borbone, spodestando
Gioacchino Murat. La convenzione fu sottoscritta, per i Napoletani, da Pietro Colletta, plenipotenziario del
Generale in capo Michele Carascosa; per gli Austriaci, da Adamo de Neipperg, plenipotenziario del Generale in
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restaurazione borbonica.
Restaurato il dominio dei Borboni a Napoli, ottenne nel 1818 il comando della terza divisione
militare di stanza ad Avellino e Foggia, sotto il suo comando in queste forze unità si inserirono
molti esponenti della carboneria.
Nel 1818 ebbe quindi la mansione di estirpare il brigantaggio nelle provincie di Avellino e di
Foggia, qui oltre a questo si occupò con successo di riorganizzare le milizie provinciali. Nelle sue
relazioni inviate al direttore generale di Polizia denunciò anche la presenza di connivenze tra
amministratori locali, giudici e banditi, l'omertà dei contadini, nonostante questo ebbe successo e
ricevette in riconoscimento la Gran Croce di San Giorgio.
Scoppiati i moti carbonari il 10 giugno 1820, poi diffusisi nel territorio (il 2 luglio insorse il
contingente militare di Nola poi la sommossa si espanse nel paese), Pepe (membro della massoneria
come il padre ma non ancora carbonaro), incaricato di sedarli 6 passò il 5 luglio dalla parte degli
insorti (gli era stata offerta anche la guida delle insurrezioni in giugno, ma declinò l'offerta), e poi
entrò in Napoli il 9 luglio alla testa degli insorti che si unirono pacificamente alle forze stanziate
nella città, ottenendo dal re Ferdinando I (1751-1825) la concessione di una costituzione simile a
quella spagnola7, promessa il 6. Fu poi creato comandante supremo dell'esercito, in ottobre,
occupandosi anche della riforma della sua organizzazione e ricevette l'incarico di reprimere
l'insurrezione scoppiata in Sicilia in cui viene inviato il fratello Florestano con 6 mila uomini.
In dicembre il re si recò a Lubiana (il Parlamento aveva dato il consenso il 12) per una conferenza
internazionale, un modo per allontanarsi dal regno e consentire poi l'azione delle forze austriache
intervenute il 4 febbraio, quando sotto la guida del generale e barone austriaco Johann Frimont von
Palota (1759-1831) varcarono il Po e il confine pontificio, dirigendosi a sud.
Pepe guidò senza successo , con Michele Carascosa, le truppe napoletane a fronteggiare a Rieti il 7
marzo 1821 e poi il 9 ad Antrodoco (Rieti) le forze austriache comandate da Frimont, tornò quindi a
Napoli il 15 ed il 20 cessarono le ostilità e venne occupata Capua dagli austriaci, infine, il 24 le
forze austriache entrarono a Napoli (questo stesso giorno venne anche decretato lo scioglimento
dell'armata, ritenuta dal sovrano “principalmente colpevole di tanti mali”).
Dopo la fine dei moti e il ristabilimento del potere regio iniziò la campagna di repressione contro gli
esponenti del regime liberale, un primo gruppo del quale facevano parte anche ad esempio i generali
Gaetano Costa (1784-1836), Pietro Coletta (1775-1831), Luigi Arcovito (1766-1834), venne
processato quello stesso anno ed il 1° settembre il tribunale emise 30 condanne a morte e 13
condanne detentive di 25 anni, Pepe invece riuscì a fuggire e si recò in esilio dapprima in Spagna,
poi in Inghilterra ed infine in Francia (venne anche lui condannato a morte in contumacia il 24
gennaio 1823 assieme al generale Michele Carrascosa, 1774-1853).
In questi primi anni di esilio, tra il 1821 e il 1823, assieme a Giuseppe Pecchio (1785-1835) ed altri
patrioti si operò di diffondere le idee e l'organizzazione carbonara anche in Spagna, qui fu tra i
fondatori della Società dei fratelli costituzionali europei 8, assieme a Pecchio, Gilbert du Motier de
La Fayette (1757-1834) ed altri liberali accomunati dall'idea che per lottare contro la Santa Alleanza
si dovesse instaurare una collaborazione a livello europeo tra tutti i liberali. Presiedette la prima
riunione svoltasi nel 1821 a Madrid dell'organizzazione segreta spagnola Sociedad de los Caballeros
Comuneros, durante il quale si schierò a favore del movimento costituzionalista spagnolo.
A Londra, dove giunse nell'agosto del 1821, divenne amico di un altro italiano esule, il poeta Ugo
Foscolo (1778-1827). Qui pubblicò nel 1822 una narrazione degli avvenimenti napoletani del 182021 e tenne contatti con altri esuli. Nel 1822 entrò in contatto con il vice presidente della Colombia,
Francesco Antonio Zea, che si era recato a Londra per ottenere un prestito e che convinse Pepe e
vari liberali che, in caso di riconoscimento da parte della Spagna dell'indipendenza del suo paese,
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capo Federico Bianchi.
Il giorno prima il generale Antonio Campana, incaricato di reprimerli, aveva fallito ed era stato rimosso.
Testo del proclama: http://www.alterhistory.altervista.org/Documenti/testiGET.php?titolotesto=adozcosspagna1815;
testo della costituzione http://www.ilportaledelsud.org/costituzione1820.htm.
Isabella, Risorgimento in esilio, pag.31 e 321.
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lui avrebbe provveduto a finanziare una spedizione in Italia e appoggiato la difesa della Spagna
contro una eventuale aggressione da parte della Francia9.
Si trasferì poi a Parigi, ove partecipò con Luigi Porro Lambertenghi (1780-1860) e Piero Maroncelli
(1795-1846) alla Società dell’italiana emancipazione; si dedicò a studi di storia e di politica
scrivendo nel 1833 un opuscolo intitolato Memoria sui mezzi che menano all'italiana indipendenza,
in quest'opera sostiene che il Regno delle Due Sicilie è una base di operazioni adatta per la guerra
insurrezionale della penisola grazie alla presenza di montagne e selve ma anche perché “giacendo il
regno di Napoli sul finire della penisola”, l'esercito austriaco per intervenirvi avrebbe dovuto
allungare le sue linee10, vi analizza anche la situazione spagnola e quella italiana in base alla sua
esperienza nella guerra napoleonica nella penisola Iberica, sostenendo la forte differenza tra le due
(in Spagna l'insurrezione era nata tra le classi più basse con l'appoggio del clero, l'aiuto finanziario
inglese, l'appoggio dell'esercito) e la conseguente necessità di abbandonare la via adottata,
l'imitazione del modello spagnolo, per concentrarsi viceversa sulla formazione di un esercito
regolare, rafforzato da guardie nazionali schierandosi quindi contro le tesi avanzate da Bianco di
Saint-Jorioz11 sull'adozione di guerra per bande. Scrisse un articolo apparso nel 1824 (The NonEstablishment of Liberty in Spain, Naples, Portugal and Piedmont, Explained 12) nel quale tornò ad
analizzare le cause del fallimento, attribuendole non alla costituzione democratica ma al sostegno
dei proprietari terrieri alla monarchia e della loro alleanza con il clero che aveva minato il
governo13, altro elemento di indebolimento era stata la mancata attuazione da parte dello stesso delle
riforme che erano importanti per il popolo.
In questo periodo pensò anche di potersi trasferire negli Stati Uniti, influenzato da un viaggio che
Lafayette stava facendo nel paese, e tradusse per vari giornali inglesi una poesia dedicata al
generale scritta da Vittorio Alfieri (1749-1803).
Pubblicò in seguito l'opera L'Italia militare e la guerra di sollevazione (opera edita nel 1835 e poi
nel 1849 nella quale riprende l'opuscolo dello stesso 1833), in cui sosteneva analizzava le misure da
adottare per liberare il paese e descriveva l'organizzazione delle forze militari a ciò preposte;
L'Italia politica, opera nella quale collegava la situazione italiana a quella europea, soprattutto
all'atteggiamento francese ed inglese, paesi dai quali sollecitava un intervento in favore dell'Italia;
Memoria intorno alla sua vita e ai recenti casi d'Italia).
Anche a Parigi continuò la sua attività politica patriottica, nel 1830, assieme a Filippo Ugoni,
Amedeo Ravina (1788-1857), Francesco Saverio Salfi (1759-1832) e all'abate di San Marzano, tutti
esuli italiani, organizzò una società patriottica.
Nel febbraio del 1848 venne affisso a Napoli un manifesto nel quale si rivendica la formazione di
un nuovo governo liberale con la presidenza del generale Pepe che avrebbe tenuto anche il dicastero
della guerra.
Amnistiato il 28 marzo del 1848, poté tornare a Napoli ove assunse il comando della Guardia
nazionale, poi il re Ferdinando II gli assegnò il comando dell'esercito il 12 aprile. Il 4 maggio partì
alla volta del Veneto, alla guida di un corpo di spedizione di 16.000 uomini14 15, per combattere
9 Isabella, Risorgimento in esilio, pag.59-60.
10 Già nel 1832 Pepe aveva avanzato una proposta di sbarco di patrioti sulle coste napoletana a Terenzio Mamiani, tesi
non condivisa da Giuseppe Mazzini.
11 Conte Carlo Angelo Bianco di Saint-Jorioz (1795-1843), emigrato dopo i moti del 1821 da Alessandria, scrisse
Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia.
12 Testo dell'articolo: http://books.google.it/books?id=324kAQAAIAAJ&pg=PP10&lpg=PP10&dq=The+NonEstablishment+of+Liberty+in+Spain,+Naples,+Portugal+and+Piedmont,
+Explained&source=bl&ots=Yy93mW8Or-&sig=udCBWz_h0S-5vp8iQ7XcJkQkNw&hl=it&sa=X&ei=yoVPVISSAszuaPXAgZAP&ved=0CCsQ6AEwAg#v=onepage&q=The
%20Non-Establishment%20of%20Liberty%20in%20Spain%2C%20Naples%2C%20Portugal%20and%20Piedmont
%2C%20Explained&f=false
13 Isabella, Risorgimento in esilio, pag.190.
14 Villari, Bella e perduta, pag.165.
15 Verso la fine di aprile il governo di Napoli aveva già inviato una squadra navale comandata dall'ammiraglio
Raffaele Da Cosa (1778-1856) nel mar Adriatico.
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contro gli Austriaci durante la Prima Guerra d'Indipendenza. L'8 maggio giunse ad Ancona ove il 14
venne raggiunto da una lettera di Manin nella quale gli si comunicava l'aggravarsi della situazione,
gli austriaci avevano varcato il Piave, per questo Pepe richiese a Napoli l'invio di rinforzi e
materiale.
Il 15 partì alla volta di Bologna, ove giunse il 17, da qui venne richiamato in patria il 21 in seguito
ai fatti di Napoli del 15 maggio16. Inizialmente accettò l'ordine, poi in seguito all'intervento del
patriota Pier Silvestro Leopardi (1797-1870) e del legato pontificio cardinale Luigi Amat (17961878), oltre che dalle dimostrazioni popolari, ci ripensò. Il 25 le truppe, ora di stanza a Ferrara,
decisero di non passare il Po e inviarono un loro comitato a Napoli per sapere qual è la volontà del
re.
Il 28, prima di avere ricevuto informazioni da Napoli, la 1 a divisione lasciò Ferrara e si ritirò verso
Ravenna, Pepe allora, il 29, ordinò a queste truppe di tornare a Ferrara ma senza successo.
Il 31 maggio Pepe ordinò alla 2a divisione di lasciare Bologna e di trasferirsi a Ferrara (lui giunge in
città il 4 giugno), dopo che una manifestazione popolare contestò i soldati che non volevano
combattere contro gli austriaci.
Infine l'8 giugno Pepe ordinò ai due battaglioni di volontari al suo seguito di passare il Po e poi
emanò l'ordine per tutta la divisione, senza successo, solo 7 od 800 soldati lo seguirono, gli altri si
ritirano verso Napoli.
Alla fine Pepe, seguito da 2000 uomini, raggiunse Venezia 17, dove il governo di quella repubblica18
lo nominò generale in capo dell'esercito di terra in giugno ed anche presidente della commissione di
difesa.
Qui si occupò delle difese cittadine, facendo compiere alle forze sortite di limitata entità, come il 9
luglio quando due colonne occuparono alcune postazioni avanzate austriache a Mestre e
conquistando così varie armi (i rifornimenti, anche alimentari, erano un problema pressante per gli
insorti, parzialmente risolto tramite le sortite, essendo probabilmente non possibile lo sfondamento
del blocco). Altra operazione, più rilevante, si ebbe il 27 ottobre quando 2000 uomini divisi su tre
colonne attaccarono Mestre, nodo fondamentale del blocco austriaco, da Marghera (il 10 agosto gli
austriaci avevano iniziato il bombardamento del forte di Marghera appunto da Mestre). Questo forte
alla fine venne abbandonato durante la notte del 27 aprile 1849, nello stesso periodo venne anche
distrutto in parte il ponte che collega la Laguna alla terraferma.
Caduta la città (il 17 era stata inviata a Mestre una commissione per trattare la resa agli austriaci,
poi firmata il 22 agosto 1849), Pepe si recò come esule a Corfù 19, Malta, Genova, Torino (in agosto)
e infine Parigi; qui scrisse le sue memorie sui Casi d'Italia negli anni 1847, '48, '49 (1850). Dopo il
colpo di stato del 2 dicembre 1851 in Francia ad opera del futuro imperatore Napoleone III (18081873), si recò a Nizza (al tempo ancora parte del Regno di Sardegna) e poi a Torino (24 aprile
1855), ove trascorse nella villa Radicati l'ultimo periodo della sua vita, qui morì l'8 agosto 1855.
Post mortem
L'11 agosto 1855 venne dapprima sepolto, nella chiesa della Gran Madre di Dio poi nel dicembre
1863 le sue spoglie furono trasportate e sepolte a Napoli (l'8 agosto del 1860 era stata celebrata a
Napoli, presso la chiesa de' Fiorentini, una cerimonia con la partecipazione di molti liberali e
patrioti).
Sulle sue esequie torinesi è stato anche pubblicato nel 1855 il libro Onori funebri renduti al
16 Quel giorno si sarebbe dovuto riunire per la prima volta il Parlamento ma la città venne occupata dalle forze fedeli
al re e scoppiarono gravi moti tra la popolazione, cade il ministero Troya, sostituito da uno borbonico che il 18
approva il ritiro delle forze dall'Alta Italia. Il 17 erano anche sciolse la Guardia Nazionale e il Parlamento, che non
si era ancora riunito.
17 In questa città gli verrà in seguito intitolata una caserma.
18 Altri patrioti che parteciparono alla sua difesa furono: Girolamo Ulloa, Cesare Rossarol, Giuseppe Sirtori.
19 Pepe, assieme a Daniele Manin, Nicolò Tommaseo e altri patrioti poté lasciare la laguna imbarcandosi sul vascello
francese Pluton.
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generale Guglielmo Pepe20.
Nel comune natio, Squillace, gli è stato innalzato un busto di marmo ed è stato dato il suo nome alla
strada principale della cittadina, Corso G. Pepe (anche altre città hanno vie a lui intitolate).
Anche a Torino l'8 maggio 1858 è stata inaugurata una statua che lo raffigura, opera di Stefano Butti
(1807-1880), inizialmente collocata nel giardino dei Ripari e poi trasferita, sempre nel 1858, in
piazza Maria Teresa.
20 L'opera è disponibile al seguente indirizzo: http://books.google.it/books?
id=jEcBAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=guglielmo+pepe&hl=it&sa=X&ei=kU7dUajJMcjU4QSHp4DAD
w&ved=0CF0Q6AEwBw
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Per approfondire
Celestino Bianchi, Venezia e i suoi difensori (1848-49): notizie storiche, http://books.google.it/books?
id=mo0LAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=guglielmo+pepe+manin&hl=it&sa=X&ei=NVDdUZKsAeeR4ATRlo
DYDA&ved=0CGcQ6AEwCTgK#v=onepage&q=pepe&f=false (Informazioni sulla sua partecipazione alla difesa della
Repubblica di San Marco)
Opere a stampa
A Narrative of the Political and Military Events which Took Place at Naples, in 1820 and 1821: With Observations
Explanatory of the National Conduct in General and of His Own in Particular, During that Period (Relazione delle
circostanze relative agli avvenimenti politici e militari in Napoli: nel 1820 e nel 1821, diretta a S.M. Il re delle DueSicilie, dal general Guglielmo Pepe, con le osservazioni sulla condotta della nazione in generale, e sulla sua in
particolare, accompagnata da documenti uffiziali che in maggior parte vedono per la prima volta la luce,
http://books.google.it/books?
id=bv4NAQAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false),
(London, Published by Treuttel and Würtz, Treuttel, Jun., and Richter, 1821; nel 1822 viene pubblicato anche a New
York da J.V. Seaman)
Ai comitati di guerra ed ai circoli nazionali di tutte le provincie d'Italia, S.l., s.n., 1848
Casi d'Italia negli anni 1847, 48 e 49: continuazione delle memorie del generale Guglielmo Pepe, Genova, Stab. di A.
Ponthenier e F., 1851
Delle rivoluzioni e delle guerre d'Italia nel 1847, 1848, 1849 : memorie / del generale Guglielmo Pepe ; con aggiunta
di una prefazione e di note, Torino, L. Arnaldi, 1850
Due lettere al marchese Gino Capponi, Firenze, per V. Batelli e figli, 1836 (http://babel.hathitrust.org/cgi/pt?
id=hvd.fl3svh;view=1up;seq=9)
Histoire des révolutions et des guerres d'Italie en 1847, 1848 et 1849, Paris, Pagnerre, 1850,
(http://books.google.it/books?id=LiQsAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=Histoire+des+r
%C3%A9volutions+et+des+guerres+d%27italie&hl=fr&ei=ezJYTYcO5aN4gbL8uyYBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false)
L'Italia militare, 1836 (edito anche come: L' Italia militare in cui tra le altre si discorre dell'ordinamento dell'esercito
permanente, delle guardie nazionali e della guerra di sollevazione, Venezia, coi tipi della vedova Gattei ,1849)
L'Italie politique et ses rapports avec la France et l'Angleterre, Paris, 1839 (Edito a Venezia nel 1848-9 da Impr.
Naratovich)
La révolution, l'empire, la restauration et le royaume de Naples. Mémoire du général Guillaume Pépé (1783-1846)
Publiés d'après l'édition originale par Léo Mouton, Paris, Perrin, 1906
Mémoires du général Guillaume Pépé, 1783-1846; la Révolution, l'Empire, la Restauration, et le royaume de Naples.
Publiés d'après originale par Léo Mouton, Paris, Perrin, 1906
Memoria intorno alla sua vita e ai recenti casi d'Italia, 1846 Parigi, Baudry, 1847 ed anche Lugano, Tip. della Svizzera
Italiana, 1847 (edite anche in francese a Parigi da Amyot nel 1847 ed a Londra da R. Bentley nel 1846)
(http://books.google.it/books?id=ncpAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false)
Memoria sui mezzi che menano all'italiana indipendenza, Parigi, Paulin, 1833 (https://books.google.it/books?
id=osF43yMJdFwC&pg=PA55&dq=Memoria+sui+mezzi+che+menano+all
%27italiana+indipendenza&hl=it&sa=X&ei=dsAaVa6uDs6HPejDgegJ&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q=Mem
oria%20sui%20mezzi%20che%20menano%20all'italiana%20indipendenza&f=false)
Memorie della giovanezza, intorno alla sua vita ed ai contemporanei casi d'Italia, Parigi, Libreria Europea di Baudry,
1846
Narrative of scenes and events in Italy. From 1847 to 1849 including the siege of Venice. By Lieutenant-General Pepe.
Tr. from the unpublished Italian manuscrip, London, H. Colburn, 1850
Proclama dell'ispettore generale Guglielmo Pepe alle Guardie Nazionali e Legionarj del Regno delle Due Sicilie, Da'
torchi di Raffaele Orlando e Gaetano Nobile, Vico S. Niccolò a Nilo n. 16, 1821
Relation des événemens politiques et militaires qui ont eu lieu à Naples en 1820 et 1821. [Avec des remarques et des
explications sur la conduite des napolitains en général, et sur celle de l'auteur en particulier pendant cette éqoque].
Suivie d'un recueil de documens officiels, la plupart inédits. Paris, chez les principaux libraires, 1822
Sul Veltro della Divina commedia; al marchese G. Capponi, Gabriele, 1779-1849, Firenze, 1832
(http://catalog.hathitrust.org/Record/009725944)
Sull'esercito delle Due Sicilie e sulla guerra italica di sollevazione, Parigi, Lacombe, 1840
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Bibliografia
Decisione della Gran Corte Speciale di Napoli nella Causa degli Avvenimenti Politici del 15 Maggio 1848
(http://books.google.it/books?id=N7UsAAAAYAAJ&pg=PA4&dq=giuseppe+pica&hl=it&sa=X&ei=3p-qT82jOomqgbG0JWeCg&ved=0CDYQ6AEwAA#v=onepage&q=giuseppe%20pica&f=false)
Carrano Francesco, Vita di Guglielmo Pepe, http://books.google.it/books?
id=xfUuAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
Della Peruta Franco, Mazzini e i rivoluzionari italiani: il "partito d'azione", 1830-1845, Milano, Feltrinelli, 1974
Isabella Maurizio, Risorgimento in esilio: l'internazionale liberale e l'età delle rivoluzioni, Roma-Bari, Laterza, 2011
Pieri Piero, Storia militare del Risorgimento: guerre e insurrezioni, Torino, Einaudi, 1962
Romano Giuseppe, Da Santa Caterina alla Colombaia Breve storia delle carceri della provincia di Trapani,
http://www.colombaiatrapani.altervista.org/documenti/Da%20Santa%20Caterina%20alla%20Colombaia%20di
%20Giuseppe%20Romano.pdf
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Villari Lucio, Bella e perduta. L'Italia del Risorgimento, Roma-Bari, Laterza, 2012
Sitografia
http://www.grandeoriente.it/images/Goi/Riviste/hiram/2003/0301.pdf
http://www.bibliotecauniversitaria.ge.it/opencms/opencms/it/cataloghi/profili_risor/pepe.html
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/pepe.htm
http://www.comune.squillace.cz.it/index_notizie_2.htm
http://www.squillace.org/guglielmo_pepe.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/guglielmo-pepe_%28Dizionario-di-Storia%29/
http://www.treccani.it/enciclopedia/guglielmo-pepe_%28L%27Unificazione%29/
http://www.treccani.it/enciclopedia/guglielmo-pepe/
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