L`Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia Premio promozione
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L`Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia Premio promozione
DEL POPOLO L’Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia L’ Unione europea aiuterà la Croazia a contrastare la diffusione della rabbia silvestre. Zagabria potrà attingere a circa quattro milioni di euro di sovvenzioni in due anni da destinare al finanziamento di una campagna di vaccinazione da eseguire in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Nelle prossime settimane in diciassette regioni del Paese, su di un’area di circa 35.000 chilometri quadrati saranno sparse 875.000 dosi di vaccino. Le esche in questione saranno sganciate da appositi aerei e sono destinate soprattutto a immunizzare le volpi, l’animale a maggior rischio di contagio. L’operazione sarà ripetuta anche in autunno. In Croazia si registra ogni anno una media di 600-800 animali contagiati dalla rabbia. Nel 2010 i casi accertati di animali contagiati dal virus sono stati 657. In prevalenza si trattava di volpi (584), ma il morbo ha infettato pure cani e gatti (35 episodi) e persino capre e pecore (24 casi). Tra il 2000 e il 2010 gli esperti hanno censito 7.177 animali contagiati dalla rabbia. Nel 98,5 p.c. dei casi si trattava di volpi, al secondo posto di questa nefasta classifica si sono piazzate le martore (0,8 p.c.), seguite dai lupi (0,2 p.c.), tassi (0,2 p.c.) e cinghiali (0,1 p.c). In media sono 6.000 le persone che ogni anno sono costrette a farsi visitare dai medici dopo essere venute a contatto con animali rabbidi o presunti tali. Fortunatamente l’ultimo caso accertato di una persona contagiata dalla rabbia in Croazia risale al 1964. In Croazia la rabbia, che dal 1977 è considerata una malattia endemica, è diffusa in tutte le aree del paese ad eccezione delle isole. In relazione ai dati attinenti al periodo compreso tra il 2005 e il 2009, le aree del paese nelle quali il problema è maggiormente sentito sono la Città di Zagabria e la Regione zagabrese, nelle quali nell’arco di tempo indicato sono stati registrati 845 casi di animali contagiati. Al secondo posto si piazza la Regione di Sisak e della Moslavina con 373 casi, seguita dalla Regione di Krapina e dello Zagorje con 275 episodi accertati. A parte la Regione raguseo-narentana nella quale è stato registrato un solo animale ammalato di rabbia, le regioni più virtuose sono quella del Međimurje con 14 casi e quella di Zara (27). Al fine di debellare la rabbia in Croazia gli esperti reputano che sarà necessario ripetere la vaccinazione delle volpi almeno per cinque anni consecutivi. La rabbia è una malattia infettiva che colpisce gli animali a sangue caldo. L’animale serbatoio è solitamente il pipistrello, mentre l’infezione umana è mediata solitamente dai cani nel ciclo urbano e dalle volpi nel ciclo silvestre. Il virus può essere trasmesso all’uomo (zoonosi). Se il morbo non viene curato tempestivamente e in modo appropriato può condurre al decesso della persona infetta. Si stima che ogni anno nel mondo 55.000 persone muoiano dopo aver contratto questa malattia. La trasmissione della malattia all’uomo è correlata all’“infiltrazione” di animali infetti nelle aree urbanizzate. Proprio per ridurre al minimo il rischio di diffusione della malattia la legge obbliga i proprietari di cani a far vaccinare tutti gli anni i propri animali. Le esche che saranno usate in questi giorni in Croazia nell’ambito della campagna di profilassi antirabbica rivolta alla popolazione delle volpi non sono considerate nocive per gli animali domestici né per le persone. Le esche non devono essere toccate né spostate. In caso di manipolazione delle esche è necessario indossare guanti protettivi. Nel caso si venga in contatto con un’esca è necessario lavare le mani con acqua e sapone. Se l’esca era rotta, ossia se si è venuti a contatto diretto con il siero, è necessario rivolgersi immediatamente a un medico. (kb) ce vo /la .hr dit w.e ww IL TEMA DEL MESE animali An no V 1 201 • n. 4 o i g 0 • Mercoledì,18 mag IL RUGGITO di Krsto Babić Premio promozione Le lezioni stanno volgendo al termine. Tra circa un mese inizieranno le vacanze estive e le aule scolastiche rimarranno deserte. In questo periodo dell’anno numerosi genitori “premieranno” i propri figli regalando loro un cane. Obbiettivamente il periodo che intercorre tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate è uno dei più propizi per introdurre in casa un animale. Le giornate sono temperate e le ore di luce aumentano. Si può trascorrere più tempo all’aperto e si ha la possibilità di insegnare con maggior semplicità al cane i rudimenti del “galateo”, ossia a non sporcare in casa. La scelta di adottare un cane non deve essere presa con leggerezza. I genitori devono essere perfettamente consci che possedere e prendersi cura di un cane è un impegno troppo grande per un bambino, per quanto esso sia volenteroso. Indubbiamente la presenza di un cane aiuterà il bambino a maturare abituandolo ad assumersi determinati impegni. Ma la responsabilità nei confronti dell’animale non potrà gravare esclusivamente sulle sue spalle. L’appoggio dei genitori è fondamentale a far sviluppare nei bambini la sensazione di sicurezza nei propri mezzi. Un esempio banale. È sbagliato pretendere che un ragazzo prepari e serva autonomamente il pasto al proprio cane senza mettere a soqquadro la cucina o perlomeno senza sporcare il pavimento. In casi del genere il bambino non va sgridato, ma aiutato a superare l’“ostacolo”. Preparate voi la ciotola con il cibo destinato al cane e poi fategliela servire dal bambino. Nell’arco di qualche settimana il ragazzo diventerà sufficientemente pratico da poter sbrigare in piena autonomia anche questa mansione. Un altro consiglio che ci sentiamo di darvi è di prestare attenzione al tipo di animale che adottate. È da irresponsabile affidare un cane di grossa taglia a un bambino di 10-12 anni. In situazioni d’emergenza il ragazzo non sarà in grado di trattenere l’animale per evitare che si azzuffi con un “avversario” o peggio che si avventi contro una persona che per qualche motivo gli risulta “antipatica” (può capitare, anche con i cani più docili). Infine, ricordatevi che un cane è un essere vivente, non un giocattolo del quale ci si può disfare dall’oggi al domani. Un cane è per sempre: quando piove e quando c’è il sole, quando fa caldo e quando fa tiepido, quando si è stanchi e anche quando si desidera andare in villeggiatura. 2 animali Mercoledì, 18 maggio 2011 ORNITOLOGIA Il cinguettio dei nostri amici alati può avere mille significati I segreti del canto degli uccelli a cura di Valentino Pizzulin N el mondo dei volatili non solo il canarino, la capinera e l’usignolo sono dotati di un canto melodioso e non solo i pappagalli sono capaci di “parlare” o più precisamente di riprodurre suoni paragonabili alle parole pronunciate da noi uomini. Esistono, ovviamente in natura uccelli più predisposti al canto e alla parola di altri, ma è possibile anche sviluppare e migliorare le capacità imitatorie e canore di alcuni di loro. In linea generale i soggetti maschi sono più predisposti al canto rispetto alle femmine, che il più delle volte sono in grado unicamente di emettono dei semplici piagolii, mormorii e suoni delle volte anche non gradevoli per il nostro udito. Gli uccelli attraverso il canto esprimono una serie di messaggi. Utilizzano il proprio verso per corteggiare, minacciare, divertire, ma possono anche “cantare” semplicemente per gioia. Per gli esseri umani il can- to rappresenta solo una caratteristica degli uccelli, ma in realtà è un modo per comunicare con i suoi simili a secondo delle circostanze. Gli uccelli cantano per una particolare conformazione della trachea che, all’articolazione dei due bronchi, contiene varie membrane e, in particolare, una linguetta verticale e muscoli i quali, contraendosi, fanno vibrare le membrane emettendo suoni più o meno piacevoli e modulati. Questo apparato è assai sviluppato nei passeriformi e più rudimentale in altri ordini di uccelli. I veri e propri uccelli canori sono l’usignolo, la capinera, il tordo… Nell’elenco dei cosiddetti “ripetitori”, gli uccelli in grado di riprodurre i suoni che hanno modo di ascoltare, sono il fringuello, il rigolo e più in generale i pappagalli. Una regola generale vuole che i bravi cantori siano scarsamente colorati, ma questo è facilmente spiegabile con il fatto che un maschio molto appariscente si serve più dei suoi colori per attirare la femmina, mentre quello dal piumaggio più spento e uniforme deve avere per forza una buona voce per attirare l’altro sesso. Il canto degli uccelli è molto utile anche per tenere unito il volo degli stormi, che durante il periodo delle migrazioni arrivano a essere composti da migliaia di soggetti. Le anatre e le oche che per rimanere unite durante i propri spostamenti “cantano” continuamente in modo regolare. Particolari suoni sono anche quelli emessi per la ricerca del cibo specialmente durante l’inverno, come nel caso della cince e dei picchi. Del tutto particolari sono i suoni di pericolo a allarme che gli uccelli emettono alla vista improvvisa di una minaccia per avvisare i loro simili. Anche in tempo di riproduzione si generano particolari richiami tra genitori e figli che si ascoltano solo in questo periodo, preceduto dalla stagione del canto d’amore che il maschio emette per la sua compagna, presentano un insieme di ag- gressività nei confronti di altri maschi, di soggezione per la femmina, di difesa per il territorio e per far capire alla femmina che il suo maschio è vicino e vigila sul buon andamento della cova. Durante determinati periodi dell’anno alcuni uccelli, ad esempio i canarini, smettono di cantare con la frequenza abituale poiché la fatica fisica dovuta al cambiamento del piumaggio è tale che non hanno la forza per farlo. D’altro canto nel periodo della riproduzione uccelli quali lo stesso canarino non smettono di cantare neppure dopo la deposizione, la schiusa e l’allevamento dei piccoli. Il motivo principale di questo comportamento del canarino maschio è quello di affermare la sua presenza nel territorio e di continuare il corteggiamento alla femmina per il successivo accoppiamento. ENTOMOLOGIA Viaggio nell’universo delle formiche (seconda parte) Il gioco d’équipe per superare gli ostacoli a cura di Giorgio Adria L e formiche sono insetti capaci di compiere gesta sorprendenti. Sono in grado di scavare enormi tunnel, alcuni profondi quasi cinque metri. Possono caricarsi sulle spalle, oggetti che sono molto più pesanti di loro. Le formiche possono ar- rampicarsi su alberi alti oltre 30 metri di altezza. La loro velocità è paragonabile a quella di una persona che si muove a 104 chilometri orari. La caratteristica più importante delle formiche è però il gioco di squadra. Lavorano insieme per costruire la loro casa, trovare il cibo, prendersi cura della regina e delle giovani formiche, e ovviamente difendere il proprio nido. Le formiche hanno differenze individuali. Alcune formiche sono instancabili lavoratrici. Altre hanno bisogno di essere spronate. Colonie di formiche combattono battaglie contro altre. Le loro guerre, come per le guerre degli uomini, finiscono con molti morti e feriti. Le scoperte sulle formiche Il modo in cui le formiche comunicano tra di loro ha scervellato i ricercatori per moltissimo tempo. Uno dei primi a studiare questa loro caratteristica è stato Benjamin Frankllin, il quale condusse svariati esperimenti nel tentativo di comprendere come si guidavano l’un l’altra al cibo. Da allora, molte interessanti scoperte sono state fatte. Le formiche hanno delle ghiandole speciali che producono sostanze chimiche. Queste sostanze, chiamate pheromones, possono cambiare il comportamento di altre formiche. Alcuni entomologi hanno cercato di scoprire se le formiche sono in grado di vedere i colori. Molti scienziati sostengono di no. Tuttavia, gli stu- diosi notarono che le formiche sono in grado di distinguere le forme degli oggetti. In effetti, le formiche sembrano essere più attratte da strisce verticali piuttosto che da quelle orizzontali. Possono imparare? Un gruppo di ricercatori tentò un esperimento molto interessante per scoprire se le formiche erano in grado di risolvere un problema. Misero delle pupe (giovani formiche) su una piccola isola di detriti circondata da acqua. Le formiche gettarono detriti nell’acqua fino a che non ebbero a costruire un ponte. Salvarono le pupe e le riportarono a casa. Gli entomologi allora provarono un altro esperimento. Fecero un’isola senza metterci le pupe. Le formiche riempirono ancora l’acqua con detriti! Gli scienziati scoprirono che le formiche spesso riempiono l’acqua con detriti. animali 3 Mercoledì, 18 maggio 2011 FELINI L’abilità stupefacente del gatto di atterrare sempre con le zampe per terra L’arte del saper cadere a cura di Vito Furlan C’ è un modo di dire, “Cascare in piedi come un gatto” che indica la capacità di sapersela cavare in ogni situazione. Un frase che si addice a persone capaci e fortunate, piene di risorse, in grado di capovolgere al meglio le brutte situazioni. Ma è anche una frase che trae origine da una straordinaria dote atletica del gatto. La natura lo ha infatti dotato di un sofisticato sistema di atterraggio che gli consente di sopravvivere a cadute anche di dieci metri senza riportare alcun danno fisico. Il gatto è un vero atleta, lo sanno tutti. Chi convive con questo animale ha imparato a considerare normali le acrobazie, i salti, le arrampicate degne del più spericolato alpinista. L’anatomia del gatto è “progettata” proprio per questo tipo di prestazioni. In caso di caduta però, la sua colonna vertebrale è estremamente elastica e le vertebre sono collegate le une alle altre in modo piuttosto libero così che possano assorbire l’urto con il terreno. Inoltre, sotto le zampe ci sono morbidi cuscinetti carnosi che, al termine di una caduta, funzionano come quattro piccoli airbag. Quando il micio sta cadendo sistema le zampe di fronte a lui, arcua la schiena per assorbire meglio l’urto e proteggere gli organi interni e tiene la coda diritta per controbilanciare il movimento. Questa è la posizione migliore per atterrare, e il gatto la assume istintivamente in pochissimi istanti. Anche quando gli capita di perde la presa durante un’arrampicata e inizia la caduta di schiena, nel giro di qualche frazione di secondo il gatto si gira su se stesso per avere le zampe sotto il corpo. Il movimento è talmente rapido che può essere svolto in soli 60 centimetri e per studiarlo, gli esperti hanno dovuto filmarlo e poi rivederlo un fotogramma alla volta. Non si deve però pensare che il micio sia in grado di volare. Cadute anche di sei o sette metri possono essere davvero pericolose. Il gatto può fratturarsi le zampe o il collo e quindi se si abita ai piani alti di un palazzo, è opportuno evitare di lasciare le finestre aperte e incustodite se si ha in casa un micio. Solo pochi gatti particolarmente fortunati e dotati sono sopravvissuti cadendo da grandi altezze. Si hanno notizie di animali rimasti illesi dopo un volo anche di venti piani. Famoso è stato Serafino, un gatto che qualche anno fa dalle parti di Sondrio, è sopravvissuto dopo essere precipitato da un campa- nile di 45 metri d’altezza. Un fatto simile è accaduto nel 1973 a Forest Hill in Canada. Un micio di nome Gros Minou, che è rimasto, ferito, ma vivo, dopo essere caduto dal balcone di un palazzo, da un’altezza di cento metri. Ma l’episodio più incredibile è accaduto a Long Island negli Stati Uniti. Un gatto siamese di otto anni di nome Cognac è precipitato per 335 metri da un aeroplano leggero e miracolosamente è sopravvissuto alla caduta. Un animale creato sull’Arca di Noè, sacro agli antichi egizi, ma «sgradito» a Buddha Il felino nato dalle narici del leone per dare la caccia ai topi Q uella tra il gatto e il topo è una “guerra” che dura da sempre. Secondo un’antica leggenda, cominciò sull’Arca di Noè durante il diluvio universale. Noè si accorse che i topi minacciavano la dispensa e allora chiese aiuto al leone, che era il re degli animali e quindi il più saggio. Questi sbuffò e dalle sue narici uscirono due gatti, un maschio e una femmina, che in fretta risolsero il problema. Fu proprio l’inimicizia tra i gatti e i topi a porre le basi per il rapporto tra gli uomini e i piccoli felini. I primi ad allevare i mici furono gli antichi egizi, che li tenevano nei magazzini per difendere dall’attacco dei roditori le scorte di grano. Quei granai diventavano vitali nei periodi di carestia e quindi si comprende molto bene per quale motivo i gatti venivano considerati come divinità. Dice un vecchio adagio tedesco che “tanto è nemico dei topi il gatto del contadino, quanto quello del signore”. Un detto olandese recita: “Appendilo al collo del gatto e i topi non lo mangeranno”. Sono solo alcuni degli infiniti proverbi, creati nel corso dei secoli, che hanno per tema la rivalità tra gatti e topi. In realtà il gatto non prova nessun odio particolare verso i topi, che per lui sono prede naturali come gli uccelli e i piccoli rettili. In realtà è l’uomo a provare un antico rancore verso i roditori, che insidiano le sue riserve di cibo, e per questo ha sempre incoraggiato il gatto nel cacciarli. Alcuni mici “uccisori di topi” sono entrati addirittura nel Guinness dei primati. Ad esempio un soriano maschio vissuto in una fattoria del Lancashire, in Inghilterra. Si stima che durante i suoi ventitré anni di vita questo gatto uccise più di 22.000 topi, con una media di circa tre topi al giorno. E una femmina che viveva a Londra, in sei anni catturò circa 12.500 roditori, con una media di più di cinque al giorno. Alfred Edmund Brehm, un grande zoologo tedesco dell’Ottocento, scrisse: “E’ incredibile il numero di topi e di ratti che un gatto può distruggere.” Il segreto di simili “prestazioni” sta nella stupefacente rapidità di riflessi del gatto, nei suoi sensi sviluppatissimi (riesce a percepire lo squittio più acuto) e nella capacità di elaborare una strategia di caccia sempre diversa. E quando poi si avventa sulla preda, non dà alcun scampo. I canini del gatto, infatti, sono veri e propri organi di senso specializzati, capaci di individuare il punto giusto in cui mordere per uccidere la preda all’istante. È stato calcolato che il morso del gatto lascia al topo una sola possibilità di scampo su un milione. Per questa ragione Bruce Fogle, uno dei maggiori esperti mondiali di gatti, li ha definiti “squali delle praterie”. Una volta si credeva, e purtroppo qualcuno lo pensa ancora oggi, che tenere il micio a digiuno è il modo migliore per fare di lui un cacciatore di topi migliore. In realtà, un gatto denutrito tende ad allargare il suo territorio e quindi ad andare a cacciare sempre più lontano da casa. La verità è che pure un gatto “con la pancia piena” può essere benissimo un cacciatore di prim’ordine. Contrariamente a quello che si pensa, infatti, il micio non uccide i topi solo quando è affamato. Per lui la caccia è prima di tutto un divertimento, una necessità psicologica. Il gatto è un predatore e in quanto tale prova un immenso piacere nell’inseguire, nel catturare e nel trionfare sulla preda. Come ha osservato Paul Leyhausen, etologo esperto di gatti, i piccoli felini amano maggiormente la caccia in se stessa all’uccisione e all’eventuale divorazione della preda. Il gatto uccisore di topi però, non viene sempre elogiato. Esiste anche il rovescio della medaglia. In alcuni paesi dell’Oriente infatti, il micio gode di una cattiva fama a causa della sua indole di predatore di roditori. Secondo la tradizione, quando Buddha si ammalò, fu un topolino ad incaricarsi di portargli ogni giorno la medicina. Finché non venne catturato e ucciso da un gatto. Per questa ragione il micio fu l’unico animale a non essere stato invitato al funerale di Buddha. (kb) 4 animali Mercoledì, 18 maggio 2011 Mercoledì, 18 maggio 2011 5 CINOFILIA A colloquio con i coniugi Butković di Pola, grandi appassionati di una delle razze di cani più apprezzate dalle famiglie Labrador retriever, un cane dalle mille virtù Lanci e Živko Lanci e Vesna di Fredy Poropat U na storia infinita d’amore e convivenza con i propri cani, quella dei coniugi polesi Vesna e Živko Butković, che da anni oramai condividono le mura di casa assieme ai loro quattro Labrador retriever. Una passione che ha contagiato pure Katica, la loro figlia, che vive a Zagabria con altri due cani della stessa razza. Una vera e propria passione per i cani dunque, ma in special modo per questa razza, tanto che gestiscono l’allevamento di Labrador “Lenibe Legend Lab”, affiliato alla Federazione cinofila della Croazia, e vantano il titolo della prima cucciolata da Campione (con entrambi i genitori pluripremiati), registrata nel 2005. Il resto è storia, con numerose esposizioni, gare, premi e riconoscimenti ottenuti dai quattro Labrador dei coniugi Butković, nonché diverse cucciolate alle quali l’anno prossimo dovrebbe aggiungersene una nuova. Ma andiamo per ordine, in quanto Vesna Butković, impiegata al cantiere navale “Scoglio Olivi” e da poco tempo segretaria della Società cinofila polese, nonché il consorte Živko, ufficiale in congedo dell’Esercito croato, da esperti collaudati del settore hanno potuto illustrarci in ogni minimo dettaglio le caratteristiche di questa razza canina, a partire da tutti i minuziosi criteri necessari a dare vita ad un allevamento. “Innanzitutto, quando si Lanci, Buba, Suzi e Nika parla di Labrador retriever – ha voluto puntualizzare Vesna –, ci si riferisce ad animali provenienti da allevamenti controllati, muniti di certificato genealogico (pedigree) e di tutti gli altri documenti richiesti dal caso. In condizioni diverse, il Labrador, come del resto ogni altro cane, può sembrare a posto dal punto di vista estetico, ma rappresenta un’incognita per quanto riguarda gli incroci precedenti e quindi si rischia che con il passare del tempo possano manifestarsi nell’animale in questione o nei suoi discendenti difetti genealogici. Nel caso dei miei Labrador è possibile verificare tutte le caratteristiche generazionali dagli ultimi trent’anni”. “La linea d’allevamento dei miei animali – ha proseguito Vesna –, è quella classica inglese definita “Rochby&Newinn’, dalla quale discende pure Newinn Mountain Rain, il Labrador di Umago con il quale nel 2005 ho fatto accoppiato la mia Rita Nika, adottata nel 1999”. Sia chiaro che dedicarsi all’allevamento dei Labrador è un lavoro molto impegnativo e pure oneroso. Sin dall’inizio si devono rispettare precisi criteri, in primo luogo trovare la coppia adatta, per poi creare, stando a tutti i dati relativi ai controlli, il cucciolo ‘sulla carta’. La spesa che si deve sostenere per procedere all’accoppiamento vero e proprio si aggira attorno ai 700-800 euro. Il prezzo dei cuccioli dipende dai successi dei loro genitori, ma spesso una cucciolata non è sufficiente a coprire le spese sostenute dagli allevatori”. “Il fine, dell’accoppiamento consiste nel trovare un’armonia delle qualità della coppia che si rifletterà sulla loro cucciolata, ma molto dipende dal caso, perché la natura, com’è noto, può ingannare”, ci ha spiegato Vesna, osservando che per dar vita ad una cucciolata è necessario disporre di molto tempo libero e avere tanta pazienza. Infine, per un allevatore serio è sempre d’obbligo trovare i proprietari giusti ai quali affidare i propri animali e quindi di non permettere di adottare i cani a chicchessia. Oltre a sostenere dei colloqui con le persone interessate ad adottare i cuccioli, prima della consegna dell’animale, l’allevatore procede alla stesura e alla stipulazione di un contratto con l’acquirente del cane. Un documento con il quale l’allevatore e il futuro proprietario del cane, definiscono i rispettivi diritti e impegni. Ad esempio se si verifica il problema legato alla displasia dell’anca del cane, una patologia poligenica, che spesso pur non essendo manifesta nei genitori può comparire nei figli, un allevatore dall’“A maiuscola” è tenuto a coprire le spese per le cure dell’animale. Viceversa, se l’allevatore riscontra delle irregolarità sul mantenimento del cane, ha il diritto toglierlo al proprietario. Ma come hanno fatto i Labrador a conquistare il cuore dei coniugi Butković, monopolizandone l’attenzione? In primo luogo perché ognuno sceglie la razza del proprio cane a seconda del proprio temperamento e possibilità. Il labrador è un animale calmo, riflessivo, sa ciò che vuole, che non si può ingannare o comprare, e che infine ripaga con gli interessi quanto in lui è stato investito. Da un punto di vista formale il Labrador è considerato un cane da caccia, che per diventare tale a tutti gli effetti deve seguire dei corsi d’addestramento e superare degli esami legati alle caratteristiche innate (reazione agli spari, caccia all’anatra a terra, sott’acqua ecc.). D’altra parte, il Labrador può definirsi un cane universale, che tra l’altro negli ultimi quindici anni detiene il primato di popolarità in America. Gli piace imparare e collaborare. Viene usato come guida, a scopi terapeutici, per le ricerche di polizia, e addirittura in qualità di giurato nei tribunali (sempre negli Stati Uniti, e nei casi legati a maltrattamenti di minori e in famiglia, dove con il suo comportamento nei confronti degli accusati può essere di aiuto alla corte). Uno dei principali pregi dei Labrador consiste nella loro altissimo soglia di tolleranza. Infatti, è estremamente raro imbattersi in un Labrador aggressivo. È adorato dai bambini, e per le sue numerose caratteristiche positive può essere di enorme aiuto ai ragazzi con difficoltà nello sviluppo. È un cane che ha bisogno di essere al fianco del proprio padrone costantemente, non sopporta la solitudine, essere legato alla catena o rinchiuso in recinti. Una passione a tempo pieno A qualcuno, però, può sembrare strano o almeno difficile condividere la casa e il cortile, con ben quattro esemplari, ed è risaputo che i Labrador non appartengono alla categoria delle razze “pocket”. “Il fatto che ci troviamo con quattro Labrador, ovvero con ‘la regina madre’ Rita Nika, dalla quale (nella prima cucciolata del 2005) sono nati il maschio Lancester, e le femmine Lilo e Lacrima (chiamati anche Lanči, Buba e Suzi), è puramente casuale, e di questa decisione non ci siamo pentiti nemmeno per un istante”, ha raccontato Vesna. “Ovvio che talvolta ci sono dei problemi perché non possiamo lasciarli soli per troppo tempo, non possiamo permetterci le vacanze e dobbiamo fare a meno di molte cose, e inoltre è necessario avere sempre a disposi- zione un servizio veterinario che segue i nostri beniamini (nel frangente è stato ringraziato il veterinario Mikele Medica che cura i loro cani sin dalla nascita,nda). Ai nostri labrador nulla è proibito, partendo dal fatto che dormono sul divano e sul letto”, ha spiegato Vesna. Anche i cani vanno a scuola I Labrador della famiglia Butković hanno persino frequentato la “scuola”. Hanno seguito per due anni un corso di addestramento a Valbandon, con l’istruttore Dalibor Ivancic, imparando come comportarsi durante le mostre, a tenere il passo, lasciarsi controllare dai giudici ecc. L’addestramento è importante anche perché aiuta i cani a socializzare, a famigliarizzare con i vari tipi di suoni, insegna loro come comportarsi con le persone, con i bambini ed altro. Con i Labrador non ci sono, in pratica, delle situazioni stressanti. Un grosso difetto comunque ci sarebbe: i Labrador nel vero senso della parola non sarebbero dei “ghiottoni”, però certamente dei “buongustai”. È assai difficile, infatti, impedire loro di mangiare il cibo trovato a terra. Ciò li espone a grossi rischi, considerati i vari veleni che vengono gettati dalle persone all’aperto. “Fortunatamente, sempre facendo grossa attenzione, sinora siamo riusciti ad evitare delle indesiderate conseguenze”, hanno detto i coniugi Butković. Di mamma ce n’è una sola Ma singolarmente i Labrador della famiglia Butković come sono? “I nostri labrador (dal pelo nero Rita Nika e Buba, mentre sono di colore giallo i mantelli di Lanči e Suzi) non hanno un ‘capobranco’, e sono tutti uguali nella loro gerarchia. Poi, ovviamente, ognuno ha delle caratteristiche diverse”. “Lanci, per esempio, è calmo, non ama correre e trascorre una vita da... ‘pensionato’. Buba, invece, è ritirata e taciturna, mentre Suzi è assai curiosa, ed è il ‘diavoletto in famiglia’. La mamma resta sempre la mamma, per cui Rika Nika ricopre un ruolo particolare, ed è la beniamina di casa”. È soprattutto Živko ad avere un debole per Rika Nika, tanto da avere coniato un moto: “Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane”. “I nostri Labrador – ha proseguito Vesna –, sono dei classici poltroni, che però hanno ben definito il piano d’attività giornaliero: si alzano alle 7 del mattino, fanno la loro breve passeggiata, ricevono il proprio premio, leg- gi merendina, e tornano a ‘coricarsi’. A mezzogiorno escono per un’ora, e al ritorno dal passeggio, alle 13.30, mangiano il pasto quotidiano. Dopo la... ‘siesta’ pomeridiana, verso le 19, si va nuovamente a spasso, questa volta un po’ più a lungo”. Una dieta equilibrata Nonostante trascorrano in casa per gran parte della giornata, ai Labrador non passa per l’anticamera del cervello di rosicchiare i mobili od altro, e nemmeno di toccare le piante che adornano il cortile e l’orto della casa dei Butković. Ognuno ha il proprio giocattolo da prendere in bocca e con il quale divertirsi. D’estate i cani della famiglia Butković adorano nuotare e vengono accompagnati al mere quotidianamente. Si presume che sfamare quattro Labrador non sia cosa da poco, e poi l’alimentazione dovrebbe essere variegata... “Le spese certamente non sono trascurabili, anzi, in quanto i cani mangiano cibi combinati, quali carne (di vitello e pollo), frutta (mele, mandarini, banane, delle quali sono particolarmente ghiotti, tanto che ogni giorno se ne mangiano una a testa), crocchette varie (con le quali non bisogna eccedere per evitare che il cane sviluppi la gastrite), per non parlare dei tuorli d’uovo (una volta alla settimana), latticini ecc. Tutto sommato un menù “salato”, però noi siamo disposti a fare a meno di determinate cose pur di non far mancare il necessario ai nostri Labrador”. Due «pet park» per Pola I Labrador dei coniugi Butković hanno partecipato a numerose mostre, esposizioni e gare, conquistando premi, coppe e riconoscimenti. “Non c’è stata manifestazione, in Croazia o all’estero (Slovenia, Italia), dove non abbiamo ricevuto qualche riconoscimento. Queste sono cose che ti riempiono d’orgoglio e felicità, sapendo che non è un caso se proprio il tuo cane viene scelto dai giudici in mezzo ad altri cinquanta animali”, ha osservato Vesna. Come menzionato in precedenza, Vesna Butković è segretaria della Società cinofila polese, che prossimamente intende portare a termine alcuni progetti, di grosso vantaggio per i cani, i loro padroni e la cittadinanza. Si parla, nel concreto, dell’apertura di due parchi giochi per cani, il primo dinanzi al Centro sociale Rojc e il secondo nell’area verde presso l’incrocio tra le vie Altura, Diacono e Divković. Le strutture dovrebbero essere di tipo chiuso, ovvero recintate e attrezzate con altalene, tunnel, contenitori per la raccolta de- gli escrementi e alberi. Tutto dovrebbe essere realizzato attenendosi alle normative europee, e con il fine di liberare gli altri spazi cittadini dalla presenza di questi animali. La realizzazione dei “pet park”, ovviamente, dipende dai mezzi finanziari (per ogni impianto è necessario investire circa 200.000 kune), che dovrebbero essere elargiti dalla Città. Inoltre, si sta risolvendo il problema relativo alle spiagge per cani: al momento a Pola ne esiste solamente una a Saccorgiana, concessa dall’Arenaturist. Le altre spiagge sono accessibili ai cani solamente dalle 20 alle 6 del mattino, un orario questo non appropriato visto che nella tarda serata le coste possono essere ancora frequentate dai bagnanti e dai bambini. Ma a parte tutto, ha voluto ribadire Vesna, è necessario migliorare la cultura dei proprietari dei cani, che lasciano gli escrementi degli animali dappertutto, e portano a spasso cani pericolosi senza il guinzaglio o museruola nei luoghi pubblici, dove ci sono altri cani, persone e bambini, che di conseguenza possono trovarsi a rischio. Infine, quali sarebbero i consigli da dare alle persone che decidono di adottare un amico a quattro zampe? “Di adeguare il desiderio di possedere un cane alle proprie possibilità e al proprio carattere. Par quanto riguarda i Labrador, si tratta di animali consigliati alle famiglie con bambini piccoli, perché si tratta di cani ‘loquaci’, non aggressivi, pazienti e voglioso di imparare”, ha concluso Vesna. L’ora della banana Il palmares dei Labrador dei Butković 6 animali Mercoledì, 18 maggio 2011 ITINERARI A New York per un viaggio tra dinosauri e balene Il Museo americano di storia naturale a cura di Nevio Tich D ici New York e pensi subito al divertimento o alle opportunità di business. Ma la “Grande Mela” è anche molto altro, a conferma di chi la considera un po’ la “capitale del mondo”. Raccontare a parole il fascino di Manhattan e degli altri quattro Boroughs (Distretti) newyorchesi è molto difficile, quasi impossibile. Quel che è certo è che ognuno, a seconda dei propri gusti e interessi, troverà in questa metropoli qualcosa per sentirsi a proprio agio e gli amanti dell’universo degli animali e della natura in generale di certo non costituiscono un’eccezione. L’American Museum of Natural History (AMNH), in italiano Museo americano di storia naturale, è, forse, un dei luoghi meno “adrenalinici” da vedere a New York, ma è comunque un’importante tappa per comprendere le origini della vita sulla Terra. Risulta difficile trovare altrove al mondo una raccolta paragonabile, e anche chi di arte e cultura non è un patito, come il caso dell’autore di questo testo, ne rimarrà profondamente colpito ed entusiasta. L’AMNH è una delle mete più gettonate dai bambini e dai ragazzi. Impossibile non notarlo, dal momento che le scolaresche si susseguano quotidianamente una dopo l’altra. Gli studenti arrivano da New York, dai vicini sobborghi di Newark, New Jersey e Harrison, ma in realtà un po’ da tutti gli States. L’AMNH accoglie circa quattro milioni di visitatori l’anno ed è facile capirne il perché appena messo piede all’interno del museo e data un’occhiata a una delle sue 45 sale. Con le varie esposizioni da scoprire e gustare è abbastanza facile, quasi dovuto, trascorrere al suo interno una giornata intera, senza annoiarsi per un solo istante. DAL 1869 AI GIORNI NOSTRI Il Museo americano di sto- ria naturale, nella zona dell’Upper West Side di Manhattan (sulla Central Park West, fra la 79.esima strada e il Central Park), è stato fondato nel 1869 da un gruppo di persone, tra le quali Thee Roosvelt, il padre di Theodore Roosvelt, il 26.esimo presidente degli Stati Uniti. E proprio una statua del presidente Roosevelt posta sulla gradinata del museo accoglie i visitatori dinanzi all’ingresso principale della struttura di fronte al Central Park Side. Da lì, i 25 edifici comunicanti che costituiscono il complesso dell’AMNH sono aperti per la visita e offrono una straordinaria opportunità di apprendimento. E con una serie di collezioni costituita da 32 milioni di cimeli, anche se ciclicamente alcuni sono ritirati dalle proprie bacheche per essere sottoposti a cicli di manutenzione o ristrutturazione, sicuramente capirete meglio il pianta sul quale vivete. Verrete, inoltre, a conoscenza delle origini della Terra, della sua flora e fauna, nonché dell’universo che ci circonda. IL T-REX E LA BLUE WHALE Il museo è noto soprattutto per le sale dedicate alla preistoria e ai dinosauri. La più impressionante è senza ombra di dubbio la riproduzione delle ossa fossili di un gigantesco barosauro (Barosaurus lentus) alto 17 metri, rappresentato mentre indietreggia per proteggersi da un predatore. Immancabile anche uno sguardo al famigerato tirannosauro (Tyrannosaurus rex, T-Rex per gli “amici”). Questa che vi abbiamo appena presentato è soltanto una minuscola fotografia dell’immenso museo che oggi occupa ben quattro isolati. Un’altra sala molto visitata è la Milstein Hall of Ocean Life dedicata alla vita negli oceani. La riproduzione della Blue Whale, ossai della balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), in scala 1:1 appesa al soffitto è uno dei pezzi più conosciuti e suggestivi del museo. Più di recente, è stata inaugurata La Blue Whale, una delle principali attrazioni Una delle 45 sale del museo aperte ai visitatori Uno degli ingressi, da notare le felci sagomate a forma di dinosauro anche il Rose Center for Earth and Space dedicato all’esplorazione spaziale e all’astronomia. La suggestiva visione del Hayden Planetarium non lascia indifferenti. Il visitatore è immerso in uno dei simulatori di realtà virtuali più grandi al mondo progettato allo scopo di far presentare ai visitatori le scoperte riguardanti l’evoluzione del nostro sistema solare, dello spazio e dell’universo in generale. Il museo offre un percorso culturale sulla storia naturale adatto sia ai bambini sia agli adulti. Nelle sale dell’American Museum of Natural History si possono ammirare sequoie giganti, meteoriti, uno zaffiro gigante da 563 carati, minerali, esposizioni di ambiente ed ecologia, riproduzioni di mammiferi, pesci e animali, oltre alla ricostruzione nella sezione del museo “North American Indian” degli ambienti in cui vivevano le antiche popolazioni di pellerossa. Si stima che il museo ospiti le riproduzioni del 96 per cento circa delle specie di uccelli esistenti al mondo. Nella sezione Hall of Biodiversity è stata, invece, ricostruito un angolo di foresta pluviale. ORARI DELLE VISITE E PREZZI La visita al Museo americano di storia naturale è possibile soltanto in orari prestabiliti, che possono essere prenotati in anticipo. Anzi, è consigliabile farlo per non rischiare di dover attendere ore, o peggio dover rimandare la visita di un’intera giornata. L’AMNH è aperto quotidianamente dalle 10 alle 17.45, con l’eccezione delle Festività natalizie e della Giornata del Ringraziamento, quando rimane chiuso. Il prezzo base (ci sono poi pacchetti speciali che includono visite molteplici, pasti, uso di culle per bambini, ecc) è di 16 dollari per gli adulti (e studenti) e 9 per i bambini (dai 2 ai 12 anni). Il consiglio che vi diamo è di acquistare il “New York Pass” (www.newyorkpass.com) o il “City Pass” (www.citypass.com), che permettono di accedere a questo museo e agli altri più importanti, nonché a numerose attrazioni di New York come l’Empire State Building o la Statua della Libertà, a un prezzo scontato ed evitando di fare la fila alle biglietterie. QUALCHE CONSIGLIO PRATICO Arrivare all’AMNH è molto semplice, anche se per chi visita New York per la prima volta l’approccio con la metropolitana può Lo scheletro di un feroce T Rex esposto nella sala dei dinosauri All’AMNH sono esposti gli esemplari della maggior parte degli animali vissuti sulla Terra in ogni epoca essere molto… traumatico. Il consiglio pratico che vi diamo è di “fare bene attenzione al numero o alla lettera della linea che si vuol prendere”. Per raggiungere l’AMNH bisogna prendere le linee B o C e scendere alla fermata dell’81.esima strada per poi seguire l’indicazione “American Museum of Natural History”, oppure la linea 1 e scendere alla fermata della 79.strada. Se non siete sicuri di farcela, e, onde evitare magari di finire dall’altra parte della città, prendete uno dei famosissimi Yellow Cabs. Il taxi vi costerà di più, ma vi porterà direttamente a destinazione. Restare affamati nei pressi del museo è impossibile. A cinque minuti di cammino c’è il ristorante “Isabella” (famoso per la pasta e i ravioli), a dieci la pizzeria “Patsy’s” e i ristoranti “Bello Sguardo” (cucina mediterranea) e “Cesca” (gastronomia italiana). Se cercate, invece, dove dormire, ad appena 300 metri di distanza dal museo sorge l’albergo “per famiglie” Excelsior e a mezzo chilometro l’Amsterdam Inn. Infine, una curiosità, che se non è un primato poco ci manca. Il sito ufficiale del museo (www.amnh.org) è consultabile in ben 54 lingue, tra le quali l’italiano, il croato e lo sloveno. Qualche frase può risultare forse un po’ sballata o insensata, ma sicuramente vi renderà l’idea di ciò che avete in programma per visitare. animali 7 Mercoledì, 18 maggio 2011 ATTUALITÀ Un argomento che suscita grande interesse in tutta l’Unione europea La lotta per la fine dei test sugli animali a cura di Marco Grilli «A mali anche quando ti ami” è il significativo slogan adottato dalla Lega Anti Vivisezione (LAV) nella campagna promossa dalla coalizione ECEAE – l’unione delle principali associazioni animaliste europee – volta ad ottenere il divieto dei test sugli animali per la sperimentazione dei prodotti cosmetici. Si avvicina una data fatidica, l’11 marzo 2013, che dovrebbe sancire, alla fine di un lungo e complesso iter legislativo, il divieto assoluto europeo di testare e commercializzare materie prime cosmetiche sperimentate su animali, come stabilito dalla Direttiva Ue del 2003. Non mancano però i rischi che ciò non avvenga. La Commissione e il Parlamento europeo, nonostante la forte partecipazione dell’opinione pubblica a questo tema, potrebbero infatti seguire il parere di alcuni esperti e far slittare di altri dieci anni l’entrata in vigore del divieto, giustificando tale provvedimento con l’assenza di adeguati sistemi alternativi. Oggi solo il 30 p.c. degli esperimenti su animali riguarda la medicina, la chirurgia e la psichiatria, mentre il restante 70 p.c. si riferisce a test per prodotti cosmetici, industriali e bellici. Ogni anno migliaia di animali (oltre 5.500 secondo i dati del 2005), prevalentemente cavie, ratti, topi e conigli, subiscono atroci sofferenze, nascoste dietro l’aspetto accattivante dei nostri rossetti, profumi e bagni schiuma. Per cosmetico intendiamo un prodotto destinato ad esser applicato sulle superfici esterne del corpo umano o sui denti e le mucose interne della bocca, differente da un farmaco poiché ha solo un’azione locale e non viene metabolizzato. La Direttiva 76/768/CEE, emanata nel 1976 allo scopo di uniformare a livello europeo la disciplina relativa alla produzione e vendita dei cosmetici imponeva l’utilizzo di animali per testare gli ingredienti di tali prodotti. Nello stesso anno fu stilato il cosiddetto Positive List: un elenco di sostanze non necessitanti di ulteriori prove per essere utilizzate in un cosmetico. La battaglia degli antivivisezionisti, con la conseguente mobilitazione dell’opinione pubblica, ha portato dei primi risultati nel 1993 con la Direttiva 93/35/CEE, che si poneva come scopo l’eliminazione dei test sugli animali per gli ingredienti dei prodotti cosmetici così come per il prodotto finito. Non tutto però è filato liscio. Se il Parlamento europeo chiedeva l’applicazione della direttiva stessa, sul fronte opposto si schierava la Commissione, scettica sull’esistenza di metodi alternativi sufficientemente sicuri. Questa situazione di contrapposizione e stallo fu superata solo dieci anni dopo, per l’esattezza il 27 giugno 2003, quando fu approvato il settimo emendamento della Direttiva cosmetici, da applicare in tre differenti fasi. La prima, entrata in vigore l’11 settembre 2004, stabiliva il divieto di eseguire test su animali per il prodotto finito, all’interno dell’Ue, nonché il bando alla vendita di cosmetici il cui prodotto finito e i cui ingredienti fossero stati testati su animali al di fuori dell’Ue. La seconda, partita dall’11 marzo 2009, ha sancito il parziale divieto dei test sugli animali per gli ingredienti realizzati all’interno dell’Ue e la fine della vendita di cosmetici che ricorrevano a ingredienti testati su animali, prodotti in qualsiasi paese. La terza, prevista per il 2013, coinciderebbe col divieto assoluto dei test cosmetici sugli animali perché metterebbe la parola fine alla sperimentazione su tre aree rimaste escluse dal punto precedente, cioè la tossicocinetica, la tossicità riproduttiva e la tossicità a dosi ripetute. Gli antivisezionisti e molta parte del mondo scientifico sono convinti della validità e sicurezza di metodi alternativi. Un esempio: al posto del draize test oculare, volto a studiare l’irritazione dell’occhio prodotta dalle sostanze da testare, si potrebbe ricorrere al test di Bettero, che utilizza lacrime umane in coltura. Ad oggi, tuttavia, l’unico metodo sostitutivo convalidato dal Comitato scientifico consultivo del Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM) risulta il Corrositex, che per testare la corrosione della pelle utilizza una speciale membrana e rivelatori chimici. I medici antivivisezionisti partono dalla semplice e oggettiva constatazione che gli animali non sono modelli sperimentali adatti all’uomo, poiché troppo diversi dal nostro genere. Ogni specie animale, venendo alle loro conclusioni, risulta biologicamente, fisiologicamente, geneticamente e anatomicamente molto diversa dalle altre, rendendo così inefficaci le estrapolazioni dei dati tra una specie e l’altra. A giudizio degli antivivisezionisti, la vivisezione, oltre ad essere eticamente inaccettabile poiché nega qualsiasi diritto agli animali e cela interessi non a beneficio della salute umana, è un errore metodologico che porta a trascurare metodi scientifici sostitutivi molto più affidabili e non cruenti. Se è lecito ricordare che oggi esistono sul mercato oltre 200.000 ingredienti cosmetici in grado di soddisfare ogni esigenza (non introdurne di nuovi eliminerebbe il ricorso alla vivisezione) bisogna anche rilevare che larga parte della comunità scientifica sta orientando i propri sforzi verso la diffusione di metodi alternativi che non prevedono il ricorso agli animali e sono ritenuti più affidabili e sicuri. Tra questi ricordiamo: i test in vitro; i modelli informatici; le analisi chimiche; le indagini statistiche; gli organi bioartificiali; i microchip al DNA e i microcircuiti con cellule umane. Il traguardo dell’abolizione della sperimentazione su animali resta lontano ma alcuni dati lasciano ben sperare, se pensiamo che il 70 p.c. della ricerca biomedica non ricorre più alla vivisezione, che è del tutto scomparsa anche da altri settori, dai crash test sulle automobili ai test di gravidanza, dalle prove per Il logo creato dalla Coalizione europea contro la vivisezione per segnalare i prodotti delle aziende che aderiscono allo Standard Internazionale “Stop ai test su animali”. verificare la contaminazione batterica di farmaci ai diversi test di tossicità su sostanze chimiche. A questo punto la palla passa ai consumatori, che possono contribuire a porre un freno alla vivisezione scegliendo di acquistare prodotti cosmetici non testati su animali, in grado di offrire garanzie non solo di eticità ma anche di sicurezza per i consumatori. Alcune aziende hanno scelto di garantire un impegno etico e di qualità verso i clienti aderendo allo Standard internazionale “Stop ai test su animali”, controllato dall’Istituto per la certificazione etica e ambientale (ICEA) per conto della LAV. Ma cosa si richiede alle ditte “Cruelty free” che intendono aderire a tale Standard? Tre condizioni fondamentali: non testare su animali il prodotto finito, né commissionare a terzi tali test sul prodotto finito; non testare i singoli ingredienti, né commissionare a terzi questi test, ed infine, per gli ingredienti acquistati già testati dai fornitori, dichiarare che questi test sono avvenuti prima di un dato anno preso a scelta, impegnandosi a non comprare ingredienti testati dopo tale anno. Le aziende italiane ed estere che hanno aderito allo Standard internazionale, spesso appartenenti alla grande distribuzione e di facile reperibilità sul mercato, sono alcune decine e facilmente consultabili sul sito della LAV o sulla “Guida pratica ai cosmetici non testati su animali”, distribuita gratuitamente dalla stessa associazione. Scegliere tali prodotti pare la scelta più logica per chi crede che gli animali non siano una provetta e che l’estetica debba al più presto far rima con l’etica. 8 animali Mercoledì, 18 maggio 2011 AGENDA CONCORSO In Più Animali ti premia Scatta una fotografia, scrivi una poesia, fai un disegno (su foglio A4) o dedica un racconto a un animale, vero o immaginario, al quale sei particolarmente legato e invialo in busta chiusa a “La Voce del Popolo” – “In più Animali” (Via Re Zvonimir 20a – Fiume (Rijeka) 51000 – Croazia). Nella busta inserisci un biglietto con su scritti il tuo nome, recapito telefonico, indirizzo ed età. Ogni mese saranno pubblicati i lavori più belli. Tra le opere pubblicate ne sarà scelta una, al cui autore andrà in premio un libro della casa editrice EDIT di Fiume. I testi, che non devono superare le 3.600 battute (spazi compresi), le foto e i disegni, se in formato digitale, possono essere inviati anche all’indirizzo di posta elettronica [email protected] (le foto scattate con i cellulari la cui fotocamera ha una risoluzione inferiore a 3,2 megapixel non sono idonee alla pubblicazione). I testi, i disegni e le foto non saranno restituiti. FENOMENI L’invasione delle cicale WASHINGTON – Torna in America l’invasione delle cicale. Si tratta di una “speciale” razza di insetti “periodici” che emerge dal suolo ogni 13 anni. Le cicale stanno affiorando a miliardi. Avvolgono intere cittadine nel canto incessante dell’accoppiamento, creano tappeti brulicanti su cui camminare, si infilano nei capelli, entrano nelle auto, nelle buste della spesa, rendono la vita quotidiana difficile, ma non sono pericolose per la salute, anzi per alcuni rappresentano una prelibatezza culinaria. Sono un fenomeno raro e prezioso per agli appassionati di entomologia. Le “cicale della Grande Stirpe del Sud”, così vengono chiamate, esistono, infatti, solo nella parte orientale degli stati Uniti e muoiono nel giro di un mese. Ora si trovano già in North Carolina, Georgia, Arkansas, Mississipi e non appena la temperatura del terreno raggiungerà i 15-18 gradi centigradi si muoveranno verso il Nord dell’Unione. “Ce ne sono miliardi negli alberi, le strade sono coperte dalle cicale, il loro rumore non smette mai, sono ovunque, l’aria è densa della loro presenza”, ha commentato dalla sua casa a Pittsboro in North Carolina, Greta Beekius. “Godetevele tutte – ha suggerito l’entomo- logo Gene Kritsky –, le cicale non sono tossiche in alcun modo ed è come vedere in presa diretta il raro video di un eccezionale fenomeno naturale”. Ogni 13 anni, nel giro di alcune settimane emergono dal terreno a milioni, talvolta a miliardi per ettaro, cambiano colore da bianche a nere liberandosi della loro pelle. I maschi cantano a squarciagola per attrarre le femmine che depositano le uova, dalle quali fuoriescono poi le ninfe, che in 6-8 settimane si trasformano in cicale, per immergers immediatamente dopo nel terreno ad almeno 25-30 centimetri di profondità. Torneranno nel 2024. (a) SONDAGGI Delfinari poco graditi ROMA – La maggioranza degli italiani è favorevole alla chiusura dei delfinari in Italia. Il 68 p.c. degli italiani ritiene che non contribuiscano minimamente alla conservazione della biodiversità e dell’ambiente: questo quanto risulta da un recente sondaggio commissionato da One Voice, un’associazione animalista francese con la quale la Lega antivivisezione (LAV) collabora da anni per porre fine alla cattura dei delfini allo scopo di segregarli in parchi acquatici per il divertimento umano. Il sondaggio, diffuso in Italia dalla LAV è stato realizzato da Ipsos ad aprile e ha visto coinvolti i cittadini di quattro Paesi europei: Italia, Francia, Spagna e Germania. La LAV consegnerà i risultati di questo sondaggio al ministero dell’Ambiente, al quale l’Associazione ha più volte chiesto controlli presso i delfinari e i parchi di divertimento, dove i decessi di questi cetacei sono sensibilmente aumentati negli ultimi tempi; ma il problema sarà davvero risolto solo quando sarà finalmente proibita qualsiasi struttura che detenga delfini, così come già accade in altri Paesi europei e come sta attualmente operando la Grecia. (a) Associazioni “Snoopy” - Pola: Gsm: 098/923-0461 Web: www.snoopy.hr Canile di Pola Tel: 052/541-100 Gsm: 098/855-066 Società per la protezione degli animali di Fiume Gsm: 098/649-939, 098/814-775 e 095/536-4548 Web: www.azil.org “Lunjo i Maza” - Laurana Gsm: 091/953-6570 Web: www.lunjoimaza.org Associazione per il benessere e la tutela dei gatti “Mijau” Gsm: 091/543-5819 Associazione amici degli animali “Capica” Fiume Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622 Web: www.capica.hr Gruppi cinofili Società cinofila “OPATIJA” Casella postale 12, 51410 Abbazia Tel: 051/250-555 Società cinofila “RIJEKA” Via dei combattenti di Valscurigne 2a, 51000 Fiume Tel: 051/216-030 Gsm: 091/563-4460 E-mail: [email protected] Club di cinofilia sportiva “RIJEKA” Via Kumičić 38, 51000 Fiume Tel: 051/421-457 Gsm: 091/120-8975 E-mail: [email protected] Associazione cinofila “BUZET” Piazza Fontana 7, 52420 Pinguente Tel: 052/773-654 Gsm: 098/207-689 E-mail: [email protected] Associazione cinofila “LABIN” Vines, Casa di cultura s.n., 52220 Albona Gsm: 098/610-801 E-mail: [email protected] Società cinofila “POREČ” Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 Parenzo Tel: 052/431-530 Società cinofila “PULA” Via Marulić 4/I, 52100 Pola Tel: 052/535-041 Società cinofila “ROVINJ” Via della 43.esima divisione istriana 34, 52210 Rovigno Tel: 052/829-041 Gsm: 091/568-2781 E-mail: [email protected] Club “ISTARSKI GONIČ” Via Albona s.n., 52470 Umago Tel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019 Società cinofila “PAZIN” 52000 Pisino Tel: 052/624-361 Gsm: 091/624-7210 Società cinofila “ISTARSKI GONIČ” Via dell’Istria 36, 52460 Buie Tel: 052/742-884 Gsm: 091/252-8165 Il girasole Porpetto (Udine) tel/fax: +39 0431 60375 Società venatorie Federazione italiana della caccia Via Salaria 298/A, 00199 Roma Tel: +39/06/8440941 Fax: +39/06/844094217 Web: www.federcaccia.org Federazione croata della caccia Via Vladimir Nazor 63, 10000 Zagreb Tel: 01/48-34-560, 01/48-34-559 Fax: 01/48-34-557 Web: www.hls.com.hr Federazione slovena della caccia Via Župančič 9, 1000 Lubiana Tel: +386/01/24-10-910 Fax:+386/01/24-10-926 Web: www.lovska-zveza.si Associazione venatoria di Capodistria Via del distaccamento istriano 2, 6000 Capodistria Tel: +386/041/427-321 E-mail: [email protected] Associazione venatoria di Isola Baredi 20, 6310 Isola Tel: +386/041/327-650 E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net “Platak” – Fiume Via Frane Rački, 51000 Fiume Gsm: 091/537-0818 “Lane” – Abbazia Via M.Lahinja 14, 51410 Abbazia Tel: 051/271-515 Fax: 051/718-913 Gsm: 091/272-6921 “Kobac 1960” – Laurana Via Maresciallo Tito 84, 51415 Laurana Tel: 051/292-461, Gsm: 091/912-2143 “Perun” – Draga di Moschiena Mošćenice 21, 51417 Draga di Moschiena Tel: 051/737-441 Fax: 051/739-030 Gsm: 091/794-2590 “Kamenjarka” – Lussinpiccolo Casella postale 96, 51550 Lussinpiccolo Gsm: 098/240-864 “Orebica” – Cherso Via 20 travanj 3, 51557 Cherso Gsm: 098/864-894 “Lisjak” – Castua Šporova jama 2, 51215 Castua Tel: 051/543-238 Gsm. 091/790-7148 RICERCA Una scoperta dello svizzero Daniel Favre I telefonini sono dannosi per le api ROMA – I segnali del cellulare fanno letteralmente “impazzire” le api. Lo ha scoperto uno studio di Daniel Favre, un ex ricercatore dello Swiss Federal Institute of Technology, che ha piazzato un telefonino proprio sotto un’arnia per verificare l’effetto sullo sciame. Durante l’esperimento, pubblicato dalla rivista Apidologie, l’esperto ha verificato le reazioni quando il telefono era in standby e quando, invece, era in funzione per una chiamata: nel secondo caso le api hanno iniziato ad emettere il tipico suono prodotto subito prima di sciamare, che è continuato fino a qualche minuto dopo il termine della te- lefonata. Le api, precisa Favre, fanno tutti i movimenti tipici di quando stanno per spiccare il volo, ma non decollano neanche se l’esposizione al segnale dura 20 ore. “Questo disturbo dell’attività delle api potrebbe avere conseguenze drammatiche – ha scritto il ricercatore nel proprio studio –, le onde elettromagnetiche potrebbero essere fra le cause della scomparsa delle api in tutto il mondo”. Sui motivi della moria delle api che si registra nel mondo occidentale ci sono diverse teorie, che coinvolgono oltre che i cellulari anche la nuova generazione di pesticidi, la perdita dell’habitat naturale e un parassita letale per le colonie. (a) Anno V/ n. 40 del 18 maggio 2011 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected] Redattore esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host-Silvani Collaboratori: Giorgio Adria, Vito Furlan, Marco Grilli, Valentino Pizzulin, Fredy Poropat e Nevio Tich. Foto: Fredy Poropat, Nevio Tich e d’archivio La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004