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gli italiani ei loro superpoteri.
gli italiani e i loro Centrale Fies, Dro (Tn) 26-29 agosto 2012 www.vedro.it superpoteri. Programma presenta un progetto speciale dell’artista Adrian Tranquilli Domenica 26 agosto Prequel h 18:00 della Provincia Autonoma di Trento e presidente di turno della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige Modera: Andrea Vianello, giornalista Rai, conduttore e autore Agorà ** (largo ** (Parco Spiaggia degli Ulivi di Riva deldel Garda Medaglie Palazzo dei Congressi di Riva Garda Lido)d’Oro al Valor Militare, 5) a cura di Maria Letizia Bixio Alcune opere delle serie In Excelsis 2011 Back in action! Riprendere il cammino Enrico Letta, fondatore veDrò e vicesegretario del Partito democratico, con Lorenzo Dellai, presidente h 19:00 Palazzo dei degli Congressi Rivadel delGarda Garda**** Aperitivo e cena presso la Spiaggia Ulivi didiRiva (ParcoMedaglie Lido) (largo d’Oro al Valor Militare, 5) e Don’t forget the Joker 2006-2009 saranno esposte presso la Centrale Fies di Dro (Tn) dal 26 al 29 agosto Lunedi 27 agosto h 9:00 Partenza delle navette dagli alberghi e trasferimento alla Centrale Fies di Dro sessione plenaria h 9:30 “Nel corso di un’inarrestabile indagine socio-politica sul ruolo svolto dai supereroi nella società moderna, Tranquilli apre un confronto con la simbologia arcaica, fatta di letture divergenti e ambigue analisi ultra-semantiche. Giustizieri, eroi delle tenebre, esempi utopici dell’immortalità appaiono alternativamente vincitori e vinti, eroi affetti dai limiti e dalle fragilità che vessano l’Uomo contemporaneo”. Apertura dell’VIII edizione di veDrò We can be heroes: “Fai del tuo limite il tuo orizzonte” (testo liberamente tratto dall’intervento di Andrea Camilleri a veDrò un aperitivo con, 8.5.12) Interpretato da Vinicio Marchioni, attore h 9:45 veDrò2012 Benedetta Rizzo, presidente veDrò Enrico Letta, fondatore veDrò e vicesegretario del Partito democratico h 10:05 Opening speech Superheroes lesson for veDroids Simon Philips, presidente Marvel Entertainment International h 10:45 Lanterna verde Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale Enel Intervistato da Antonello Piroso, giornalista h 11:25 Pillole di veDrò. Capaci di realizzare il futuro Ugo Govigli, amministratore delegato Nec Italia h 11:30 “A volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata” (Batman) Alex Cataldo, responsabile Italia Moody’s Maria Pierdicchi, managing director, head of Southern Europe, Standard & Poors Alessandro Settepani, responsabile Italia Fitch Il confronto tra i responsabili Italia delle agenzie di rating e i vedroidi sarà moderato da Oscar Giannino, giornalista h 12:10 Pillole di veDrò. Capaci di r-innovare Franco Bernabè, presidente esecutivo Telecom Italia h 12:25 L’uomo da sei milioni di dollari Lorenzo Turicchia, research scientist Laboratory of Electronics MIT, Boston Pranzo [dal catalogo Adrian Tranquilli realizzato per veDrò2012] h 13:15 working group h 14:30 h 19:00 h 20:30 In collaborazione con Apertura dei lavori nei Working Group (wg) Chiusura dei lavori e trasferimento in albergo Aperitivo e cena presso la Spiaggia Ulivi didiRiva Palazzo dei degli Congressi Rivadel delGarda Garda**** (largo d’Oro al Valor Militare, 5) (ParcoMedaglie Lido) 1 Martedi 28 agosto h 9:00 Trasferimento alla Centrale Fies di Dro h 12:40 h 12:50 sessione plenaria h 9:30 h 9:40 h 9:50 h 9:55 h 10:40 Monologo We can be heroes: “Gaber se fosse Gaber” di e con Andrea Scanzi, giornalista Pillole di veDrò. Capaci di essere super Stefano Dambruoso, magistrato e scrittore italiano, inserito da Time Magazine nella classifica dei 36 eroi moderni h 13:00 h 18:00 h 21:00 Ripresa dei lavori nei wg (il pranzo sarà servito all’interno dello spazio dei lavori) Partenza delle navette per il centro sportivo. Sfide di calcio, calcetto e basket*** Partenza delle navette dagli alberghi per la Centrale Fies di Dro Cena presso la Centrale Fies di Dro h 21:30 al Politecnico di Milano h 22:00 veDrò live A hero through the barricades Tony Hadley [Spandau Ballet] in concerto h 23:00 Stayin’ alive con Enrico Silvestrin, attore e dj Presentazione dell’Outlook 2012 dell’Osservatorio permanente veDrò sulle imprese italiane in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Stanford e l’Università metropolitana di Londra, a cura di Marco Zanotelli, docente di Econometria, Università di Milano, e Susan McHills, Università di Stanford, con Luca Palermo, amministratore delegato Tnt Post, Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Inalca Cremonini Group, Barbara Labate, Ceo RisparmioSuper, Caterina Gatta, stilista Modera Jacopo Barigazzi, giornalista e co-fondatore Linkiesta Pillole di veDrò. Capaci di essere super Cecilia Strada, presidente Emergency Il ministro alla lavagna! Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Intervistato dagli studenti h 11:10 Pillole di veDrò. Capaci di rischiare Vincenzo Onorato, presidente e fondatore Mascalzone Latino e Moby Lines h 11:20 I supereroi olimpici tornano a casa Mauro Berruto, ct nazionale maschile di pallavolo, Massimo Barbolini, ct nazionale femminile di pallavolo*, Stefano Cerioni, ct nazionale maschile e femminile di scherma, Salvatore Sanzo, schermidore, campione olimpico, medaglia d’oro Atene 2004, giornalista Sky Sport, con Enrico Bertolino, formattore, ct veDrò Modera Andrea Vianello, giornalista Rai, conduttore e autore Agorà Mercoledi 29 agosto sessione plenaria h 10:30 Monologo We can be heroes: “Il mondo come io lo vedo” con Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati h 10:40 Pillole di veDrò. Capaci di avviCinare (Matteo Ricci, 1552-1610) Duilio Giammaria, giornalista Rai h 10:50 1982-2012: Un supereroe da urlo Marco Tardelli, campione del mondo e viceallenatore della Nazionale di calcio irlandese Intervistato da Myrta Merlino, giornalista h 11:20 Super tv? Antonio Campo Dall’Orto, vicepresidente esecutivo Viacom International Media Networks, Andrea Di Fonzo, Md & Chief Interaction Officer at GroupM, Giorgio Gori con Andrea Pezzi, conduttore tv e imprenditore h 12:00 Pillole di veDrò. Capaci di inventare il futuro Giovanni Segni, Ceo Porcovino Daniele Pelleri, Ceo Appsbuilder Luca Rossettini, co-fondatore e Ceo D-Orbit srl Emilia Garito, New Trends Domains, e Michelangelo Smeriglio, partner Infinity Edge h 12:30 Pillole di veDrò. Save Europe Mario Mauro, parlamentare europeo Gianni Pittella, vicepresidente Parlamento europeo h 12:45 Si chiude l’VIII edizione di veDrò Pranzo Pillole di veDrò. Capaci di essere super Alberto Cairo, fisioterapista e scrittore italiano, delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Afghanistan, candidato al Premio Nobel per la Pace 2010 h 11:50 Pillole di veDrò. Capaci di r-esistere Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia h 12:00 Pillole di veDrò. Capaci di regolare Pier Luigi Petrillo, consigliere Commissione Unesco e coordinatore Unità per la Trasparenza, Mipaaf, e Michele Corradino, consigliere di Stato, capo di gabinetto Mipaaf h 12:10 Pillole di veDrò. Capaci di raccontare il bello Luca Beatrice, critico d’arte e curatore h 12:20 Pillole di veDrò. Capaci di fantasticare Nicola Maccanico, managing director Warner Bros Pictures Italia h 12:25 Pillole di veDrò. Capaci di creare il futuro Riccardo Lattanzi, Assistant Professor of Radiology, New York University School of Medicine Assistant Professor of Electrical and Computer Engineering, Polytechnic Institute of NYU Mario Davinelli, Bioingegnere, Cro Sr. Clinical Project Manager 2 working group Pillole di veDrò. Capaci di riconoscere il bello Cristiano Seganfreddo, curatore d’arte, presidente dell’associazione Progetto Marzotto, docente di Estetica h 10:50 h 11:35 Pillole di veDrò. Capaci di realizzare il futuro Roberto Zago, presidente Soles Presentazione del Rapporto veDrò2012: Il denaro Monica Fabris con Carlo Alberto Carnevale Maffè, School of Management Università Bocconi, e Roberto Giacchi, amministratore delegato Postemobile Modera Alberto Castelvecchi, personal branding advisor Studio Castelvecchi ... to be continued * Contattati, in attesa di conferma ** IlLaPalazzo deidegli Congressi puòessere essereraggiunta raggiuntoautonomamente autonomamenteo ocon conil ilservizio servizionavetta navettache chepartirà partirà Spiaggia Ulivi può alle h 17:30 di domenica 26 agosto e alle h 20:00 di lunedì 27 agosto dai seguenti hotel: Royal Royal (via Longa Riva del Garda), Riva del Garda), OlivoRoma (via Roma 2, Arco). (via Longa 8, Riva8,del Garda), AstoriaAstoria (viale (viale TrentoTrento 9, Riva9,del Garda), Olivo (via 2, Arco). *** Coloro che non partecipano al pomeriggio sportivo saranno riaccompagnati negli alberghi 3 Badge Ultra veDro h 09:00 Nove in punto la versione di Oscar con Oscar Giannino in diretta da veDrò2012 su Radio 24 h 18:30 La zanzara con Giuseppe Cruciani e David Parenzo in diretta da veDrò2012 su Radio 24 Joshua Held Live cartooning from veDrò2012 Live twitting La squadra di blogger a #veDrò2012 Diretta streaming di veDrò2012 su www.vedro.it e www.facebook.com/associazionevedro veDrò dall’alto Due droni Smart Technologies e Aibotix Italia dotati di telecamera voleranno nei cieli di veDrò e riprenderanno le immagini dei lavori Il badge con il colore identificativo del Working Group di appartenenza permette l’accesso alla Centrale Fies e la partecipazione ai lavori: vi chiediamo di indossarlo sempre. Pomeriggio sportivo Lunedì 27 e martedì 28 agosto le navette dirette alla Centrale Fies di Dro, sede dei lavori, partiranno da tutti gli alberghi alle h 9:00. Mercoledì 29 partiranno alle h 9:30. Una hostess sarà presente in ogni albergo per agevolare i trasferimenti. Invitiamo coloro che intendano prendere parte al pomeriggio sportivo di martedì 28 agosto a portare con sé, in Centrale, sin dal mattino, il cambio completo: il trasferimento al campo sportivo avverrà direttamente dalla sede dei lavori. Al fine di consentire lo svolgimento del programma secondo gli orari previsti, si raccomanda la massima puntualità. L’organizzazione non potrà garantire l’elasticità degli anni precedenti: le navette partiranno dagli hotel all’orario prestabilito. Internet Nella Centrale Fies è presente un Internet point. La Centrale è comunque coperta da rete wireless. Abbigliamento Chi siamo Benedetta Rizzo, presidente /// cell +39 3355474892 /// [email protected] Riccardo Capecchi, tesoriere /// cell +39 3771638822 /// [email protected] Emanuela Lantieri, responsabile organizzativo /// cell +39 3383815687 /// [email protected] Trasferimenti per la Centrale Fies Dati la location e il taglio informale dell’evento, è raccomandato un abbigliamento casual (i lavori si svolgeranno all’aperto: in considerazione del clima instabile vi consigliamo di portare con voi un golf e una giacca a vento). Per le serate è ugualmente consigliato un abbigliamento informale. ATTENZIONE La Centrale Fies è priva di aree parcheggio: tutti coloro che ci raggiungeranno con la propria auto dovranno dunque lasciarla nel parcheggio dell’hotel e usufruire del servizio navette per raggiungere la sede dei lavori. Per eventuali spostamenti saranno comunque presenti in Centrale auto elettriche con driver a disposizione dei partecipanti, da prenotare in loco. I più sportivi potranno raggiungere la Centrale Fies percorrendo la pista ciclabile che la collega a Riva del Garda, passando per Arco. La Centrale Fies è raggiungibile in moto. Supporto logistico Press Alessandra Martinoja, assistente all’organizzazione Monica Nardi, responsabile media relations /// cell +39 3385895287 Lucio Palazzo, ufficio stampa /// cell +39 3357572927 Alessandra Calise, ufficio stampa /// cell +39 3339889268 Federica Marcelli, assistente all’organizzazione /// cell +39 3383924138 Giulia Gazzelloni, assistente all’organizzazione /// cell +39 3409036638 /// cell +39 3771664809 Back in action! Il primo appuntamento con veDro2012 Il primo appuntamento di veDrò2012 si terrà domenica domenica 26 26 degliCongressi Ulivi di Riva del agosto, alle hh 18:00, 18:00, presso presso lail Spiaggia Palazzo dei di Riva Garda, largo Medaglie al Valor Militare, 5 [cfr. mappa]. del Garda (Parco Lido) d’Oro [cfr. mappa]. Spiaggia Ulivi potrà IlLaPalazzo deidegli Congressi potràessere essereraggiunta raggiuntoautonomamente autonomameno con il servizio te o con il servizionavetta navettache chepartirà partiràalle allehh17:30 17:30dai dai seguenti seguenti hotel: Royal (via Longa 8, Riva del Garda), Astoria Astoria (viale (viale Trento Trento 9, Riva del Garda), Olivo (via Roma 2, Arco) [cfr. mappa]. 4 5 Riva del Garda Attivita accompagnatori pomeriggi di lunedì e di Le escursioni escursionidei dei pomeriggi di 27 lunedì martedì agosto28 partiranno h 15:00 alle dal 27 e di 28 martedì agosto alle partiranno Palazzo dei Congressi di Riva deldiGarda, h 15:00 dalla Spiaggia degli Ulivi Riva del(Parco GarLido). da, largo Medaglie d’Oro al Valor Militare, 5. Biking Per i più sportivi, sarà possibile raggiungere la Centrale Fies (sede dei lavori) percorrendo la pista ciclabile che la collega a Riva del Garda, passando per Arco. Le biciclette saranno a disposizione fino ad esaurimento. Per prenotazioni: Ingarda +39 0464 025430 Trekking Chi desideri passeggiare attraverso i boschi si armi di scarpe da trekking per percorrere i sentieri che partono dal lago. Per prenotazioni: Ingarda +39 0464 025430 Canyoning Per i più avventurosi, il canyoning attraverso i torrenti rappresenta un’avventura da non perdere. Richiedete muta, casco e imbragatura per sfidare le rapide tra le rocce. Per prenotazioni: Ingarda +39 0464 025430 Barca a vela e windsurf Le tranquille acque del lago e i venti costanti offrono l’opportunità di uscire in barca a vela o in windsurf a tutti gli amanti dell’acqua. Le barche e i windsurf saranno disponibili in numero limitato. Per prenotazioni: Ingarda +39 0464 025430 Prenotazioni alberghiere Rivatour - Graziella Zucchelli /// +39 0464570370 /// [email protected] Transfer personalizzati Taxi Sartorelli Trasporti - Elena Saiani +39 0464504233 /// +39 3400925926 [email protected] Riva del Garda +39 0464557044 3 Du Lac et Du Parc Grand Resort viale Rovereto,44 +39 0464 566 600 4 Astoria Park Hotel viale Trento,9 +39 0464 576 657 5 Garda Sporting Club Hotel viale dei Tigli, 40 +39 0464 552 072 6 Grand Hotel Liberty viale G. Carducci, 3/5 +39 0464 553 581 7 Feeling Hotel Luise viale Rovereto,9 +39 0464 550 650 8 Villa Nicolli Romantic Resort via Cattoni, 5 +39 0464 552 589 9 Hotel Mirage viale Rovereto, 97/99 +39 0464 552 671 10 Hotel Sole piazza 3 Novembre, 35 +39 0464 552 886 11 Hotel Portici piazza 3 Novembre, 19 +39 0464 555 400 12 Hotel Europa Best Western piazza Catena,13 +39 0464 555 433 13 Grand Hotel Riva piazza Garibaldi, 10 +39 0464 521 800 14 Hotel Bellavista piazza Cesare Battisti, 7 +39 0464 554 271 15 Hotel Giardino Verdi piazza Giardino G. Verdi, 4 +39 0464 552 516 16 Hotel Bellariva via Franz Kafka, 13 +39 0464 553 620 17 Hotel Garnì Venezia via Franz Kafka, 7 +39 0464 552 216 18 Hotel Royal via Longa, 8 +39 0464 554 261 19 Hotel Gabry via Longa, 6 +39 0464 553 600 20 Ambassador Suite Hotel via Longa, 16 +39 0464 550 358 21 Ostello Benacus piazza Cavour, 10 +39 0464 554 911 5 4 Arco +39 0464514520 hotel convenzionati Arco 1 Hotel Olivo viale Roma, 2 +39 0464 516 430 2 Palace Hotel Città viale Roma, 10 +39 0464 531 100 8 21 11 12 10 13 14 15 6 7 7 20 2 3 1 17 16 18 16 9 6 7 Fai del tuo limite il tuo orizzonte Liberamente tratto dall’intervento di Andrea Camilleri, a “veDrò un aperitivo con...” (8/5/2012) gli italiani e i loro Speranza è una parola che detesto. Chi vive di speranza muore disperato. Al contrario, se uno vuole davvero qualcosa, non la deve sperare. Deve prendersela. E lavorare affinché essa si realizzi. Pensate all’entusiasmo con cui nel ‘45-47 mettemmo mano a rifare l’Italia. Ricordo sempre l’enorme impressione che ebbi vedendo al cinegiornale Alcide De Gasperi a Parigi. Lui, vinto, pronto a dire al cospetto dei rappresentanti delle nazioni vincitrici: “Sento che in quest’aula, tutto tranne la vostra personale cortesia, è contro di me e contro il Paese che io rappresento”. i working group I Working Group si svolgeranno contemporaneamente nelle giornate del 27 e 28 agosto. Ogni partecipante farà parte dello stesso gruppo in entrambi i giorni. Poi scoprimmo come, proprio la notte prima del discorso di Parigi, nella stanza d’albergo di De Gasperi c’erano tutti. C’era anche Togliatti. Insieme, nonostante le divisioni, a cercare la parola che univa un Paese lacerato. Insieme, per ricostruirlo quel Paese, tra macerie umane, etiche, materiali. Ecco, io mi auguro che, nel più breve termine possibile, l’Italia possa ritrovarsi come dentro quella stanza d’albergo. E possa ritrovare parole nobili e condivise. Dopo tutto, che cosa avevano i profeti delle grandi rivoluzioni? Avevano la parola comune. Quella capace di attrarre, di animare, di saldare i propri seguaci. Oggi quel tipo di eroi non esiste forse più. Ma esistono i santi. E sapete chi sono? Ve lo dico io che sono un non-credente. Sono i tanti, tantissimi, santi laici che ogni giorno riescono a essere portatori di una parola di fiducia negli uomini: nella propria famiglia come nella propria nazione. Quella parola e questa fiducia devono essere contagiose. Voi dovete essere contagiosi. Voi che vi radunate qui diffondete il coraggio e la volontà che avete di fare, di costruire, di ricostruire. Questo è importante. Create, insieme, una comunità al di fuori delle appartenenze. Trovate, insieme, la parola che unisce. Una parola che per tutti abbia lo stesso senso e lo stesso valore. E che possa animarvi e farvi essere, a vostro modo, nuovamente eroi. Per riuscirci dotatevi prima di tutto di una cosa che si chiama cocciutaggine. Io sono un cinico che ha fede in quel che fa, proprio come diceva Cardarelli. E vi dico: non fermatemi mai di fronte ai no, di fronte agli ostacoli, di fronte alla paura. Non ascoltateli, i no. Affrontateli, gli ostacoli. Combattetele, le paure. pag. 12 pag. 14 pag. 16 pag. 18 pag. 20 pag. 22 pag. 24 pag. 26 pag. 28 pag. 30 pag. 32 pag. 34 pag. 36 Portate avanti le vostre idee. E fatelo a qualsiasi costo. pag. 38 Per 10 anni il mio primo romanzo è stato rifiutato da tutti gli editori italiani. Concordemente. pag. 40 Ho resistito. E alla fine ci sono riuscito. pag. 42 Ecco, fate di quel limite il vostro orizzonte. Fatelo diventare l’obiettivo di ciascuno di voi. Di questa comunità. Del nostro Paese. 8 pag. 10 Rompete le scatole. Continuamente. Il mio primo e unico consiglio allora è: giudicate esattamente quanto valete. Lavorate sul vostro cervello come lavora un atleta che fa i 100 metri: che sa che non può superare la soglia di quella velocità, ma sa anche che può correre al meglio all’interno del suo limite. superpoteri. pag. 44 pag. 46 pag. 48 pag. 50 Wg 1 . Libero arbitrio Wg 2 . Vecchi e nuovi giornalismi Wg 3 . Gastronomia italiana Wg 4 . Presidenziali Usa Wg 5 . Super touch Wg 6 . Brasile Wg 7 . Corruzione Wg 8 . Super tv Wg 9 . Sanita Wg 10 . Open gov, Open Europe Wg 11 . Filantropia e impresa sociale Wg 12 . Gas e rinnovabili Wg 13 . Acqua Wg 14 . Smart cities Wg 15 . Infrastrutture Wg 16 . Musica Wg 17 . Cinema Wg 18 . Arte Wg 19 . iTalents Wg 20 . Internazionalitalia Wg 21 . Nativi digitali 9 Liberi “da” convenzioni, condizionamenti, coercizioni. Ma soprattutto liberi “di” fare, di sbagliare, di ricominciare. Mentre tutto intorno scorre, e pare soggiacere a logiche incontrollabili, una riaffermazione dello straordinario potenziale dell’individuo. Che era (e resta) l’unico e solo artefice del proprio destino. c hi pensa, oggi, di essere davvero artefice del proprio destino? L’impressione che ci accomuna, nel caos talvolta incomprensibile del quotidiano, è una progressiva riduzione dei nostri margini di intervento sulla realtà, anche quella più prossima e soggettiva. A pesare è l’opacità dell’ambiente in cui ci relazioniamo, uno spazio in cui la moltiplicazione delle variabili sottratte al nostro controllo si accompagna a una crescente sensazione di spersonalizzazione ed estraneità al nostro stesso vissuto. A venirci in mente è innanzitutto la forza coercitiva più “pesante”, quella economica, oggi enfatizzata dai meccanismi degenerativi della crisi. La divaricazione crescente della forbice delle risorse e della ricchezza, infatti, rappresenta il primo fattore di ostacolo alla facoltà di determinazione del proprio “essere” nel mondo. Le dinamiche contemporanee sfuggono al nostro controllo nel farsi sempre più ambigue, tanto nella carica innovativa quanto nel quoziente di partecipazione. La comunicazione, nella sua dimensione attuale - pervasiva, istantanea e planetaria - è una grande metafora di questa ambivalenza. Il binomio digitalizzazione-globalizzazione, pur ampliando la sfera delle opportunità individuali, esercita un’innegabile erosione dei margini di scelta individuali. Le numerose manifestazioni di conformismo che ruotano intorno alle logiche di aggregazione della rete costituiscono l’esempio più lampante delle nuove, insidiose forme di condizionamento celate dietro un’illusione di partecipazione e di protagonismo. Nello scenario dato, la mobilità sociale rischia di essere un mito che si scontra con il peso di condizioni di partenza sempre più incisive. Un contesto che si riverbera sia al livello delle persone, con meno meritocrazia, sia a quello dei mercati, con meno liberalizzazioni o liberalizzazioni incompiute che si traducono in nuovi monopoli, sia su quello della politica e dei diritti di cittadinanza, con un “governo mondiale” sempre meno identificabile, orientato da forze e logiche “invisibili”, interessate a sottrarre ai cittadini influenza e potere decisionale. considerazioni rischia infatti di farci cadere vittime dei nostri stessi timori proprio quando la priorità deve essere quella di scorgere le nuove opportunità di esercizio di una azione consapevole sul nostro presente, per il nostro futuro. veDrò considera questo sforzo una vera e propria responsabilità generazionale: il gruppo seguirà questa strada alla ricerca di sentieri nuovi con cui ribadire e riaffermare il libero arbitrio, non solo da pregiudizi e limiti culturali, come libertà “da”, ma anche da resistenze concrete, come libertà “di” agire con un potere trasformativo sul mondo. Per riappropriarsi delle redini del proprio destino e affrancarsi dal determinismo delle aspettative decrescenti e dalla retorica negativa della crisi. coordinano: Barbara Carfagna, giornalista Tg1; Monica Fabris, sociologa, presidente Episteme tra i partecipanti: Fulvio Abbate, scrittore; Fiorella Battaglia, docente di filosofia Humboldt University of Berlin; Carlo Alberto Carnevale Maffè, School of Management Università Bocconi; Mara Celani, architetto; Michele Corradino, consigliere di Stato, capo di gabinetto del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali; Astrid Daprà, senior associate Newton management innovation spa gruppo 24 ore; Giuseppe De Filippi, giornalista Tg5; Grazia Di Carlo, responsabile ricerche Enel; Tjasa Dornik, giornalista; Matteo Fago, imprenditore; Alberto Fedel, presidente Newtonlab gruppo 24 ore; Loredana Grimaldi, responsabile Corporate identity, ricerche & Digital Communication Telecom Italia; Barbara Labate, Ceo RisparmioSuper; Enrico Letta, vicesegretario Pd e fondatore veDrò; Veronica Pamio, government relations manager JTI; Paolo Patanè, presidente Arcigay; Silvia Pellegrini, docente di Biologia molecolare, Università di Pisa; Nicola Petracca, managing partner Lablaw; Pietro Pietrini, professore di biochimica clinica e biologia Università degli Studi di Pisa; Davide Rondoni, poeta; Saverio Sticchi Damiani, professore di Diritto amministrativo, Luiss di Roma e Università del Salento, vice capo di gabinetto Mipaaf wg manager: Serena Sileoni, responsabile editoriale Liberilibri e ricercatrice Istituto Bruno Leoni Questa visione, per quanto realistica, rappresenta tuttavia un solo risvolto della medaglia. E offre una chiave di lettura della realtà necessariamente parziale. L’insieme di queste 10 11 Cambiare per sopravvivere: a un flusso informativo mai così intenso e alla sanzione del web. Perché la Rete trasforma il rapporto tra creazione e fruizione della notizia e rivoluziona il mestiere del giornalista. Che, vecchio o nuovo che sia, ha una sola strada: trasformare il vincolo in opportunità. La sua opportunità nell’era del digitale. o ltre 28 milioni di utenti attivi ogni giorno su Internet. Più della metà della popolazione dai 2 anni in su on line. Dal 2005 i numeri raccontano di un’Italia che brucia le tappe della rivoluzione digitale, almeno per quanto attiene agli ambiti della comunicazione e dell’informazione. Aumentano le connessioni domestiche e il possesso di smart phone. Si allunga la lista dei blogger: ben il 63% degli italiani “connessi” afferma, infatti, di bloggare con una certa periodicità, con un incremento del 378% tra il 2010 e il 2011. Dati, questi, largamente superiori alla media europea e in linea con quelli che, ormai da oltre un anno, descrivono l’Italia come il V mercato al mondo – in Europa alle spalle solo di Francia e Germania – nella diffusione dei social network, Facebook e Twitter in primis. Come e quanto questa fotografia sorprendente sia destinata a trasformare il panorama dell’informazione italiana è issue al centro del dibattito pubblico. Cambia il rapporto tra costruzione e fruizione della notizia: un tempo calata dall’alto e con poche occasioni per discuterne la plausibilità, oggi sempre più trasmessa per via orizzontale e soggetta alla sanzione in tempo reale di milioni di pareri, specialistici o generalisti, autorevoli o dozzinali. Contestualmente evolve la professione del giornalista, che da “produttore” di informazioni si trasforma in “processore” di notizie. Tale evoluzione, se da un lato gli fa perdere l’esclusiva del “racconto” del fatto nudo e crudo, dall’altro gli fornisce l’opportunità di guadagnare in indipendenza e reputazione e gli concede la possibilità di vagliare antefatti e retroscena, di selezionare per priorità un flusso informativo mai così intenso, di investigare fenomeni complessi tanto quanto la contemporaneità in cui è calato. È una modificazione (quasi genetica) del mestiere giornalistico che si declina in una potenziale, accresciuta, capacità di indirizzare la pubblica opinione e di veicolare la ricezione delle notizie, con tutto ciò che ne consegue in termini di verifica delle fonti, costruzione degli approfondimenti, responsabilità sociale del giornalismo medesimo. 12 Allo stesso modo, la gestione della multimedialità e il controllo sulla “variabile tempo” impongono ai mezzi di informazione di tipo classico (carta stampata, televisione e radio) e ai nuovi media l’adozione di pratiche orientate all’innovazione di prodotto e di processo, che naturalmente incidono sugli assetti redazionali delle testate, oltreché su quelli editoriali e proprietari. Così alla nascita di originali figure professionali – dall’all platform journalist al social media editor – o alla ridefinizione del compito del giornalista tradizionale si accompagna una riformulazione della governance delle aziende, cui deve fare da corollario un approccio inedito alla contaminazione tra piattaforme, al marketing, alla pubblicità, alla proiezione sul mercato dei media. Sullo sfondo un cambiamento dei linguaggi, delle tendenze e delle relazioni senza precedenti. Un cambiamento cui sia il vecchio sia il nuovo giornalismo devono adattarsi con creatività e qualità. Pena il declassamento o la marginalizzazione nell’era della rivoluzione digitale. coordinano: Jacopo Barigazzi, giornalista e cofondatore Linkiesta; Luigi Coldagelli, giornalista e autore tv; Antonio Sofi, autore tv e blogger tra i partecipanti: Lelio Alfonso, direttore Relazioni istituzionali e media Rcs; Giorgio Balzoni, giornalista Tg1; Gaspare Borsellino, direttore Italpress; Marco Castelnuovo, giornalista, capo servizi interni, La Stampa; Ettore Maria Colombo, giornalista, collaboratore Il Messaggero; Luisa Cordova, giornalista AdnKronos; Diamante D’Alessio, direttore Io Donna; Francesco Delzio, direttore relazioni esterne, affari istituzionali e marketing Autostrade per l’Italia; Marco Esposito, giornalista espressoonline.it; Salvatore Esposito, co-fondatore e Ceo Populis; Flavia Gasperetti, blogger, vincitrice del concorso veDrò/Il Manifesto Blog.Notes; Mario Giordano, direttore Tgcom24; Stefano Laporta, vice prefetto e direttore generale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale; Tommaso Labate, giornalista Corriere della Sera; Massimo Leoni, capo redazione politica Skytg24; Ivan Mazzoletti, giornalista parlamentarista La Discussione; Stefano Menichini, direttore Europa; Myrta Merlino, giornalista e conduttrice tv; Monica Nardi, direttore TrecentoSessanta e responsabile media relations veDrò; Gianluca Neri, blogger, @macchianera e BlogFest; Lorenzo Ottolenghi, giornalista Rai; Riccardo Panzetta, giornalista Dagospia; Daniela Preziosi, giornalista Il Manifesto; Sergio Ragone, giornalista, blogger e founder di @tr3nta_mag; Laura Ravetto, deputato Pdl; Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano; Carmen Ruggeri, Senior istitutional communication specialist Sky Italia; Andrea Santagata, amministratore delegato Banzai media; Francesca Santolini, giurista ambientale; Salvatore Sanzo, schermidore, campione olimpico, medaglia d’oro Atene 2004, giornalista Sky Sport; Andrea Scanzi, giornalista e scrittore; Marino Sinibaldi, direttore Rai Radio3; Gianmarco Trevisi, giornalista Rai Radio1; Benedetto Valentino, presidente Fondazione Premio Internazionale di Giornalismo Ischia; Gianluca Verzelli, vicedirettore centrale Banca Akros; Nathania Zevi, giornalista Panorama wg manager: Dino Amenduni, responsabile di new-media, Proforma 13 La prova del cuoco (italiano) non può più attendere. Troppi i competitor in giro per il mondo, troppo poca la consapevolezza di quanto anche la gastronomia sia in tutto e per tutto agente di promozione culturale, competitività, ricchezza. Un made in Italy di quelli da servire al mondo. Con creatività e spirito imprenditoriale. c hi è il cuoco più bravo del mondo? Un danese. È stato infatti il trentacinquenne Rene Redzepi ad aggiudicarsi il premio del World’s Best Restaurants 2012. E scorrendo la classifica dei ristoranti, le cose per il nostro Paese non vanno meglio: gli italiani in graduatoria sono solo tre e il primo non raggiunge nemmeno il podio, piazzandosi in quinta posizione. La notizia non può che farci storcere, è proprio il caso di dirlo, la bocca. Anche se – ammettiamolo – un po’ è anche colpa nostra. Da noi se si tocca la cucina della mamma sono guai: perfino il più blasonato degli chef è tenuto all’inchino di fronte al classico dei classici, la lasagna della domenica. Ma di mani, la mamma - pure se supereroica - ne ha solo due, mentre la cucina italiana è apprezzata e richiesta in tutto il mondo. Urgono soluzioni. È possibile immaginare che i nostri sapori e le nostre tradizioni, pur conservando i tratti familiari e rassicuranti che abitano l’immaginario nazionale, assumano una vocazione più aperta e globale? E che, indirizzati nel modo giusto, riescano a fare sistema al punto da concorrere a un progetto di rilancio complessivo del Paese? Più che un’opzione, è una necessità. In fondo, come altre eccellenze italiane, anche la tavola rimane una risorsa parzialmente inespressa, quantomeno se osservata da una prospettiva puramente imprenditoriale. Fin dal tardo Rinascimento, quando il centro dell’attività gastronomica europea si sposta da Firenze a Parigi favorendo l’exploit della tavola francese del Settecento, la nostra abilità rimane costretta in una dimensione di semplicità e intimità “domestica”. Mentre Oltralpe la cultura del cibo si affina trasformandosi in arte e in patrimonio non più esclusivo della corte ma della borghesia, da noi conserva un profilo sobrio e familiare che, pur facilitandone la codificazione e la trasmissione, la sottrae alla circolazione di flussi economici e industriali significativi. Il trascorrere degli anni poi accompagna certamente un processo di affermazione simbolica del “made in Italy”, così come la diffusione di alcuni campioni della produzione nazionale su scala globale. Eppure, un rapido giro di conti ci fa capire quanta parte di questo patrimonio resti confinata entro un terreno di suggestione culturale e con quanta fatica sappia tradursi – ripetiamo, se 14 rapportata alle sue effettive potenzialità - in una efficace leva economica. E allora il nostro bon manger - per citare chi di auto-promozione se ne intende – deve abbandonare definitivamente quell’angusta funzione consolatoria delle italiche debolezze in cui per lungo tempo è stato confinato, per trasformarsi in un potente e coordinato agente di sviluppo del Paese. Ma come? Sono in molti ad auspicare un sistema di regole integrato: alcuni scommettono sulla promozione della qualità, autentica e riconosciuta prerogativa della nostra produzione; altri sulla sinergia tra le eccellenze, prima fra tutte quella tra tradizione enogastronomica e patrimonio culturale diffuso; altri ancora sulla tutela dell’originalità del prodotto, a contrasto di fenomeni come l’italian sounding e ogni forma di competizione sleale. Il working group porterà avanti una riflessione aperta e creativa lungo queste direttrici, con l’obiettivo di offrire un proprio contributo nella definizione di pratiche imprenditoriali e strategie commerciali in grado di accrescere la capacità competitiva del Paese. coordinano: Marco Bolasco, Ceo e direttore editoriale Slow food editore; Ernesto Carbone, avvocato, presidente e amministratore delegato di Sin; Manuela Kron, direttore Corporate Affairs gruppo Nestlè Italia; Andrea Vianello, giornalista Rai, conduttore Agorà tra i partecipanti: Carlo Antonelli, Wired; Nicola Batavia, chef; Massimo Bergami, docente di organizzazione aziendale, Università di Bologna; Massimo Bottura, chef; Gaia Carretta, portavoce Presidenza Regione Lombardia; Katia Da Ros, amministratore delegato Irinox spa; Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura Parlamento europeo; Federica de Denaro, giornalista, conduttrice de Le ricette di Federica, Rai Uno; Luigi De Siervo, direttore commerciale Rai; Gennaro Esposito, chef; Nicola Finotto, fondatore I am wine; Marco Lombardi, critico cinematografico ed enogastronomico Gambero rosso; Rodolfo Maralli, direttore commerciale e marketing Cantine Banfi; Antonio Messeni Petruzzelli, lecturer in Innovation management Politecnico di Bari; Pier Luigi Petrillo, consigliere Commissione Unesco e coordinatore Unità per la trasparenza, Ministero Politiche agricole alimentari e forestali; Carlo Pontecorvo, amministratore delegato Ferrarelle spa; Federico Quaranta, decanter Radio2; Mauro Rosati, segretario generale Fondazione Qualivita; Tommaso Savino, dottorando presso l’Esade business school di Barcellona; Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Inalca Cremonini group; Fulvio Zendrini, esperto di marketing e comunicazione wg manager: Alessandro Aresu, filosofo, fondatore Lo spazio della politica 15 Si tratti di un testa a testa all’ultimo voto o di una competizione dall’esito scontato poco importa: le elezioni USA restano l’evento dell’anno. Per ricadute geopolitiche, impatto sulla comunicazione, fascinazione su miliardi di persone. Ecco a voi “Obama versus Romney” con gli occhi dell’Italia. Tra parecchi miti e una buona dose di realismo. l ’ America è sempre stata una terra promessa, anche per la politica e la società italiana. Ha vissuto per decenni in una dimensione quasi mitologica, perfino per i suoi detrattori. Fonte di ispirazione, esempio di pratiche innovative (con quanti occhi abbiamo guardato all’incredibile ascesa di Obama quattro anni fa?), le aspettative degli italiani sugli Usa sono state spesso superiori a ciò che realmente l’America potesse essere o fare. Alcuni hanno sperato che la rivoluzione liberale reaganiana arrivasse anche qui in Italia; altri che spuntasse dal nulla un outsider come Obama a squadernare tutti i giochi; altri ancora che religione e politica andassero a braccetto allo stesso modo; i più arditi, che Occupy Wall Street diventasse un punto di riferimento per una società italiana sempre più ostile verso la sua classe dirigente. E poi ci sono i cantori dei sistemi bipartitici, quelli che vorrebbero portare qui quel modello di relazione tra lobby e politica, gli appassionati del presidenzialismo e gli amanti del federalismo. E c’è sempre chi rimpiange il pragmatismo anglosassone. Senza contare chi punta l’indice contro un capitalismo troppo estremo o una società troppo individualista e materialista. Comunque la mettiate, l’America è sempre LA pietra di paragone. Giusto? Sbagliato? Dietro il mito c’è una realtà molto complessa, soprattutto mentre il Paese fatica ancora a uscire dalla crisi che proprio lì è esplosa nel 2007-2008. Vale la pena guardare – come del resto facemmo in milioni quattro anni fa - dentro la nuova sfida elettorale, il sistema di voto americano, le virtù e le debolezze di una democrazia antica, che possiede ancora un grande vigore ma mostra anche diverse incrinature. ricani? L’interdipendenza economica significa ormai perdita di capacità decisionali da parte del governo e dei maggiori attori privati? Come si costruisce la politica estera nell’era dell’austerità, in un mondo senza centro? E quanto è davvero cambiato il Paese dopo la fine dell’era Bush e che giudizio si può dare dei quattro anni dell’amministrazione Obama? Il working group di veDrò si porrà queste domande confrontandosi con le grandi incognite dello scenario geopolitico globale e con le implicazioni che le sue turbolenze potranno avere sulla condizione economica, politica e sociale del nostro Paese. coordinano: Mattia Diletti, docente di Scienza politica, Università La Sapienza, Roma; Roberto Menotti, senior research fellow e coordinatore scientifico attività internazionali Aspen Institute Italia tra i partecipanti: Carla Bassu, docente di diritto pubblico Università di Sassari; Leonardo Bellodi, direttore Affari istituzionali Eni; Eugenio Carlucci, diplomatico Ministero Affari esteri; Federico Eichberg, coordinatore task force Investimenti diretti esteri Ministero dello Sviluppo economico; Jordan Foresi, giornalista; Tommaso Frosini, professore di diritto pubblico comparato, Università di Napoli Suor Orsola Benincasa; Francesco Giorgianni, responsabile global e public affairs Enel; Lucia Goracci, giornalista Rai Tg3; Simone Guerrini, senior vice president international affairs Finmeccanica; Luca Ozzano, ricercatore di Scienza politica Università di Torino; Vittorio Emanuele Parsi, politologo ed editorialista, professore Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Maura Satta Flores, Relazioni istituzionali Vodafone, responsabile recruiting e start up veDrò; Alessandra Rizzo, giornalista Reuters Londra; Pasquale Salzano, responsabile Relazioni istituzionali internazionali Eni; Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi Istituto Bruno Leoni wg manager: Roberta Laudazi, veDrò Lo facciamo in un momento in cui l’Europa e l’Italia sono a un passaggio decisivo: le modalità attraverso le quali si uscirà dalla crisi, economica e politica, incideranno, infatti, anche sul futuro delle relazione transatlantiche, definendone il segno. Già oggi, peraltro, le fragilità e le divisioni del sistema politico europeo mettono a rischio la nostra capacità di costruire una relazione matura con il nostro tradizionale partner atlantico. 16 E poi: qual è lo stato dell’economia e dell’occupazione e come affrontano la crisi gli ame- 17 Le vie del piacere sono infinite. E non temono né la recessione, né il trionfo dell’era virtuale. Al contrario, il contatto fisico diretto vive oggi il suo Rinascimento, tra nuovi consumi e inaspettate riscoperte. Come quella di una fisicità e di un erotismo coinvolgenti che si materializzano in mille forme intelligenti. E in un mercato che non conosce crisi. i 18 l piacere, anche in tempi di crisi finanziaria, non conosce recessione. Cosa hanno in comune un massaggio tradizionale thai, un iPhone e l’olio di Argan? Visti razionalmente, sono 3 prodotti come tanti altri: hanno un mercato, un prezzo, un pubblico. Ma se guardiamo bene, sono solo alcuni esempi di una tendenza piacevole verso il contatto fisico diretto, quel “personal touch” a cui non vogliamo più rinunciare. In una fase drammatica dell’economia europea, in cui i consumatori si guardano in tasca e fanno i conti su tutto, l’unico mercato che non conosce contrazione è quello della sensorialità. Dilagano le spa, i pacchetti wellness, i massaggi, i cosmetici e gli oli naturali. Più la comunicazione si fa digitale e virtuale, più si afferma questa “controspinta” erotica potente: il corpo, la pelle, il sesso chiedono di essere riscoperti. I luoghi di ritrovo, la nightlife, il contatto diretto con le persone diventano irrinunciabili, perché risarciscono direttamente ore passate in rete davanti al computer o al telefono. Quanto più la pressione finanziaria e l’incertezza dell’economia reale rendono instabile la vita, tanto più forte è la necessità di “vedere le persone faccia a faccia”, stare a contatto, trascorrere ore insieme nella grande “vasca” delle relazioni sociali. Il corpo, come grande veicolo di significazione sociale, si rifiuta di entrare nel vortice della tensione e del “respiro corto” della politica e dei mercati. Ecco allora una ricerca dell’“attimo presente”: non è più edonismo come “dissipazione”, ma è erotismo diffuso, sul confine tra “wellness” e realizzazione di sé. Se il tempo accelera, possiamo rallentarlo con un massaggio o con la meditazione. Se il ritmo della vita si fa sincopato e spezzato, possiamo distenderlo e recuperarlo ritrovando il piacere. Solo un osservatore superficiale potrebbe etichettare tutto questo come “fuga” o “regressione”: la corporeità sempre più consapevole è invece un grande moto espansivo e mette in circolazione molti più stimoli positivi per pensare, per creare, per agire. Anche nella comunicazione politica stiamo lasciando il “personal branding” – che è marketing personale ed esposizione del candidato come merce/ prodotto. Stiamo invece entrando nell’era del “personal touch” – quel “tocco personale”, quella disposizione d’animo che mette le buone emozioni al centro del messaggio e del progetto politico. La tecnologia si fa sempre più “hands-on”, i touchscreen si fanno più intuitivi e coinvolgenti, e fra pochi anni saranno 3D: proietteremo pezzi di memoria, video, esperienze e parole facendoli galleggiare tutto intorno a noi, toccandoli, modificandoli, più o meno come facciamo oggi sullo schermo piatto di un iPad. Le merci-touch sono il desiderio che si materializza in mille forme intelligenti. L’erotismo “da contatto” dilaga, e perfino i sexy shop di una volta spariscono per lasciare il campo a nuovi concept stores, dove troviamo in vendita vibratori e giocattoli di design, dalle forme raffinate e imprevedibili. Insomma: sua maestà il Corpo non ne vuole assolutamente sapere di andare in pensione. Dapprima la nuova ondata di farmaci “rivitalizzanti” per il sesso, poi lo tsunami della sensorialità diffusa hanno invaso il mercato e lo hanno completamente trasformato in meno di 10 anni. Dal “fatto-a-mano” degli artigiani, dei pezzi unici e della haute-couture siamo passati al “fatto-con-le-mani” dei touchscreen, dei massaggi e della sperimentazione sessuale. Il 2.0 ci ha portato in dono la nuova espansione del piacere, del contatto e dell’esperienza fisica in genere: siamo pronti a lasciarci andare? coordina: Alberto Castelvecchi, personal branding advisor Studio Castelvecchi tra i partecipanti: Enrico Bertolino, formattore; Selvaggia Lucarelli, giornalista; Candida Morvillo, Rcs mediagroup; Vittorio Picello, creative director Newton21 Roma; Ivan Scalfarotto, vicepresidente dell’Assemblea nazionale Pd; Giovanni Sasso, direttore creativo, Proforma; Fabio Severino, senior advisor Luce Cinecittà 19 La “terza via” che non ti aspetti. E un paradigma di sviluppo in grado potenzialmente di competere ad armi pari con quelli di Usa e Cina. È il nuovo modello di capitalismo brasiliano, che oggi coniuga crescita economica, qualità della democrazia, mobilità sociale. Dall’outsider di sempre, finalmente in prima linea, lezioni utili per uscire dalla crisi. m entre negli Stati Uniti e in Europa la crisi economica peggiora e le disuguaglianze aumentano, esiste un Paese che sta costruendo un modello di sviluppo più solido e una società più giusta. Il Brasile è in pace. Ha rinunciato alle armi nucleari. È un Paese caoticamente democratico, dove la stampa è libera. Ha un bilancio in pareggio e un debito pubblico sotto controllo. La corruzione e la criminalità, per quanto persistenti, non arrivano ad arrestare i potenti processi di rinnovamento che lo attraversano. Tra il 2000 e il 2010 18 milioni di brasiliani sono passati dalla povertà delle favelas al proletariato, 12 milioni sono passati dal proletariato alla piccola borghesia, 8 milioni sono passati dalla piccola borghesia alla media. Forse è anche per questa vivace mobilità sociale, sconosciuta a larga parte delle democrazie occidentali, che la popolazione è in cima alle classifiche internazionali sull’ottimismo rispetto al futuro. E il Brasile, effettivamente, è proiettato verso un ruolo da protagonista sulla scena economica del ventunesimo secolo. L’aspetto più rilevante di questo successo sta nel fatto che il Paese lo ha ottenuto restando sé stesso. Mentre il Giappone ha pagato un prezzo altissimo in termini antropologici, americanizzando la sua cultura e mentre la Russia ha ceduto alle lusinghe di un capitalismo squilibrato, che nei casi limite arriva a non disdegnare la commistione con la criminalità, il Brasile è cresciuto senza rinunciare alla sua latinità gioiosa, fatta di valori come l’accoglienza, l’allegria, la sensualità, l’estroversione. Proprio nella fase in cui i paradigmi politico-economici del Washington consensus (mercato + pluralismo + libertà - crescita economica) e del Beijing consensus (“socialismo di mercato” + partito unico + autoritarismo + crescita economica) si contendono la partita per l’egemonia, il modello capitalistico brasiliano ha raggiunto un raro, triplice traguardo: la crescita economica (a differenza degli Stati Uniti e dell’Europa), la libertà politica (a differenza della Cina) e la riduzione delle ineguaglianze (a differenza di quasi tutto il pianeta). ne in corso su scala globale. E la predisposizione al cambiamento, con la costruzione di stabili e coerenti forme di scambio e cooperazione. Per questa ragione, partendo dai punti di contatto tra l’Italia e il Paese sudamericano – che ospita, non dimentichiamolo, la nostra più numerosa comunità all’estero, con 30 milioni di “oriundi” e circa 600 imprese - il working group si confronterà sul modello di sviluppo brasiliano cercando di individuarne le peculiarità e i punti di forza, ma anche le risorse materiali e simboliche assimilabili nel nostro sistema. Per dare seguito all’obiettivo di veDrò di rendere l’Italia protagonista delle trasformazioni del mondo contemporaneo: uno scenario globale in cui le rotte del cambiamento incrociano latitudini diverse e la contaminazione tra identità, storie e culture è ingrediente essenziale a un’idea di sviluppo dinamica, competitiva e sostenibile. coordina: Francesca Chialà, sociologa e Senior Consultant Achieve Global tra i partecipanti: Roberto Arditti, direttore comunicazione e relazioni esterne Expo2015; Simona Bottoni, responsabile programma America Latina, Istituto di alti studi in geopolitica; Maurizio Carmignani, consulente direzionale e docente di economia della cultura e del turismo; Franz Cerami, docente di Digital storytelling for cultural heritage, Università di Napoli Suor Orsola Benincasa; Nadine Chirizzi, relazioni istituzionali con l’Italia Pirelli&co spa; Manlio Ciralli, Global Marketing Director, Officine Panerai; Diego D’Ermoggine, segretario generale Associazione ItaliaBrasile; Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario di Rio De Janeiro; Piergiorgio Degli Esposti, professore di Sociologia dei Consumi, Università di Bologna; Paulo Lofreta, presidente Cebrasse, Central Brasileira do Setor de Serviços; Maurizio Mesenzani, professore di sociologia, Università di Milano-Bicocca; Laércio Oliveira, deputato federale brasiliano; Luca Trifone, capo dipartimento per l’America del Sud, Ministero Affari esteri; Agostinho Turbian, Ceo di Geese, presidente del Consiglio consultivo della Federazione nazionale delle Associazioni dei dirigenti di marketing e vendite del Brasile wg manager: brasiliano AEM Carlo Cauti, responsabile mercato Quale lezione può trarne l’Italia? Qualsiasi nostra ambizione di rilancio richiede la comprensione dei grandi processi di trasformazio20 21 Come prima, più di prima. A vent’anni da Tangentopoli l’Italia del malaffare è viva, in salute e lotta contro di noi. Noi che alla corruzione continuiamo a pagare un conto salatissimo. Noi che all’illegalità non rispondiamo con contromisure normative né repressive sufficienti. Cronache da un Paese che non riesce (ancora) a emendarsi. “ i llegalità e corruzione si confermano fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese, le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce”. È l’Italia del malaffare nelle parole del presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. L’Italia al 69º posto al mondo per la lotta alla corruzione nella classifica di Transparency International. La stessa Italia che, esattamente vent’anni fa, con Tangentopoli scopriva di essere il Paese dalla devianza sistemica dalle regole. Come di fronte a uno specchio: prima la politica, gli apparati dello Stato e i partiti. Poi gli altri: i capitani d’industria e i manager, i colletti bianchi e i piccoli imprenditori. Nel ‘92 l’indignazione attorno a casi giudiziari esemplari e il clamore mediatico contribuirono a spazzare via la prima Repubblica. Troppo alto – si gridava – il dazio pagato dai cittadini onesti a corrotti e corruttori, concussi e concussori: 15-30 mila miliardi di lire, 8-16 miliardi di euro. Numeri insostenibili per un Paese che, anche allora, doveva barcamenarsi tra vincoli di finanza pubblica e crisi della rappresentanza politica. Numeri, per di più, lievitati nell’arco di soli due decenni, tanto da toccare oggi i 60 miliardi di euro. Approssimato per difetto è questo, dunque, il prezzo della corruzione. Quanto una manovra finanziaria “lacrime e sangue” in tempi di crisi. Soldi sottratti all’erario che, insieme a quelli dell’evasione e dell’elusione fiscale, concorrono a ingrossare un’economia sommersa e parallela dalle dimensioni colossali. Soldi che significano sacrifici in più e servizi e prestazioni in meno per gli italiani. Soldi che, laddove alla corruzione si accompagna l’infiltrazione mafiosa, sono ancora più sporchi e insanguinati. Eppure, a fronte di una pervasività ormai endemica della corruzione, non si è registrato, nello stesso periodo, un analogo andamento né delle inchieste penali, né delle condanne per reati connessi. Così, sullo sfondo di pochi casi eclatanti, politicamente incandescenti e trasversali, sotto il profilo della repressione penale l’Italia ha dato prova in termini assoluti di una performance che – a leggerla unicamente con le lenti della statistica – la potrebbe far confondere con un virtuosissimo Paese scandinavo. Basti pensare, ad esempio, che solo 223 sono stati i procedimenti aperti nel 2010, vale a dire 0,4 ogni 100.000 abitanti. Proporzioni, a 22 ben vedere, identiche a quelle fatte registrare in Finlandia, secondo Stato al mondo per trasparenza e integrità e in cima alla classifica europea in materia. Come si spiega quest’antinomia? È sufficiente la ridefinizione della normativa anticorruzione, la cui approvazione da anni sembra in dirittura d’arrivo ma poi viene sistematicamente rinviata? Di certo c’è che a incidere su una tendenza apparentemente inarrestabile, e assai penalizzante per il Paese nel suo complesso, concorrono fattori ormai multidimensionali che come tali, in un’ottica di sistema, vanno affrontati: dall’efficienza della giustizia alla progressiva erosione di un ethos pubblico improntato alla trasparenza, dall’assenza di prassi di accountability nella politica su ogni livello istituzionale a una malintesa percezione dello Stato come dispensatore di provvigioni e fonte di guadagni facili (ma inesorabilmente illeciti). Il tutto, evidentemente, a danno dell’interesse nazionale del Paese. Per questa generazione e quelle a venire. Raffaele Cantone, magistrato; Massimiliano Cesare, avvocato; Roberto Garofoli, capo coordinano: di gabinetto del Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, magistrato del Consiglio di Stato e presidente della Commissione ministeriale per la prevenzione della corruzione tra i partecipanti: Alessandra Arachi, giornalista Corriere della sera; Fabio Bistoncini, amministratore delegato FB&associati; Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia Camera dei deputati; Francesco Clementi, professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato, Università di Perugia e SOG Luiss; Stefano Caldoro, presidente Regione Campania; Mara Carfagna, deputato Pdl e presidente di Diritti in cammino; Celeste Condorelli, amministratore delegato Clinica mediterranea spa; Virma Cusenza, direttore Il Mattino; Stefano Dambruoso, magistrato e vicecapo gabinetto Ministero dell’Ambiente; Nunzia De Girolamo, deputato Pdl; Luigi De Magistris, sindaco di Napoli; Luca Di Bartolomei, coordinatore Forum sicurezza Pd e membro Fondazione Gabriele Sandri; Luigi Fiorentino, capo di gabinetto Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Maurizio Fugatti, capogruppo Lega Nord, Commissione Finanza Camera dei deputati; Cecilia Honorati, consigliere Unità per la trasparenza, Ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali; Enzo Letizia, presidente associazione funzionari di Polizia; Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale Confindustria; Alfredo Macchiati, direttore generale Cassa conguaglio per il settore elettrico; Rodolfo Mazzei, avvocato, consigliere giuridico presidente Regione Lazio; Erminia Mazzoni, presidente della Commissione petizioni del Parlamento europeo; Enrica Millozza, Direzione Relazioni Istituzionali e Comunicazione Rapporti con il Parlamento e la Pubblica Amministrazione Centrale Eni; Alessandro Padula, vicepresident Morgan Stanley, London; Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione pubblica; Francesco Sanna, senatore Pd; Manuela Siano, avvocato e assistente del presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali; Franco Spicciariello, Open Gate Italia; Marco Stradiotto, senatore Pd; Dario Vassallo, presidente Fondazione Angelo Vassallo wg manager: Manuela Patella, TrecentoSessanta 23 Ritorno al futuro della televisione italiana. Un viaggio nel tempo per provare a immaginare cosa vedremo (e come lo vedremo) nel 2017. Esercizi di stile all’insegna della crossmedialità, surfando tra tecnologia e cultura, conservazione e innovazione, tendenze del mercato e nuovi linguaggi. c ome sarà la televisione del futuro? Quale il suo ruolo in una società che si ridisegna ed evolve? Prevedere ciò che sarà è un’impresa forse troppo ardita, immaginarla un gioco serio e avvincente. Se le molte variabili che ci separano dal film che vedremo ci impediscono infatti di delineare un quadro preciso, è un esercizio possibile - e senz’altro utile - quello di delineare possibili direzioni del cambiamento. Nessuno ormai dubita che gli effetti più dirompenti sulla fisionomia del mezzo televisivo arriveranno dal blending con la tecnologia digitale, sia essa intesa nelle declinazioni hard (i device ad esempio) che in quelle soft (internet in primis). Un processo inevitabile, del quale l’Italia non è (ancora?) protagonista rilevante, ma semplice attore di ricaduta: una posizione, questa, forse non generosa per quella che è una delle principali economie del pianeta, laddove vi è chi invece si sta già attrezzando. Ciò avviene esplorando nuovi linguaggi, relazioni e strutture, che lasciano intravedere un futuro ibrido per il medium principe, basato su modalità di offerta always on e trasversali alle specificità del device utilizzato, capace di parlare sia ai nativi digitali che alle retroguardie tecnologiche e culturali. L’Italia, dunque, sta a guardare. Arroccata, quasi graniticamente, nelle sue molte anomalie, sembra premiare, anche in questo campo, il proprio endemico conservatorismo. Un atteggiamento che pare ingessato da un immobilismo incapace di elaborare un’idea di futuro e sempre confidente che da qualche altra parte, da un altrove indefinito, possa provenire lo stimolo al cambiamento. A nessuno sfugge più, tuttavia, che proprio questo atteggiamento sia oggi la premessa per un declino quasi certo, per una ulteriore perdita di identità, per l’arrendevolezza a una colonizzazione culturale e imprenditoriale eccedente il livello di guardia che già, abbondantemente, sperimentiamo. Con tutta evidenza è necessario immaginare, e poi intraprendere, un deciso cambio di direzione, nella consapevolezza che l’Italia dispone invece delle persone e delle energie in grado di elaborare un proprio modello, settoriale e culturale, di televisione. 24 veDrò sta conducendo da tempo un faticoso esercizio di analisi, studio e confronto di idee orientato proprio a questo scopo: sta ma- turando un’idea nuova di televisione, come settore economico aperto alla sana competizione, sui modelli e cui contenuti, e vocato all’espressione internazionale del Made in Italy e della vivacità imprenditoriale; un settore aperto all’innovazione tecnologica e alla contaminazione settoriale che essa comporta, e in grado di adempiere alla propria mission di protagonista della trasformazione culturale e demografica del Paese. In linea con la sua vocazione creativa e “immaginifica”, veDrò chiamerà a raccolta nel working group una platea di partecipanti italiani e stranieri caratterizzati da una visione “allargata” del mezzo televisivo, testimoni delle dinamiche del settore e aperti alle prospettive della crossmedialità. E chiederà loro di fare un viaggio nel tempo di cinque anni - ai supereroi è concesso - per tornare e raccontare quale televisione hanno visto. Dai racconti emergerà l’immagine della nostra tv del futuro: nuova, possibile e italiana. coordinano: Lorenza Bonaccorsi, responsabile area sviluppo nuove iniziative editoriali e nuovi prodotti commerciali Fondazione musica per Roma; Alberto Mattiacci, docente di Economia e Gestione delle imprese, Università La Sapienza, Roma tra i partecipanti: Francesco Barbarani, head of Digital and Fox networks; Paolo Baronci, co-fondatore e Ceo Mperience; Alessandro Beulcke, presidente Allea; Silvia Calandrelli, direttore Rai educational; Tullio Camiglieri, presidente Open gate Italia; Antonio Campo Dall’Orto, vicepresidente esecutivo Viacom International Media Networks; Federico Di Chio, vicedirettore generale contenuti Mediaset; Luca Colombo, Country Manager Facebook Italia; Andrea Di Fonzo, Md & Chief Interaction Officer at GroupM; Andrea Fabiano, responsabile marketing strategico Rai; Marco Ferrari, chairman & Ceo Zodiak active; Graziano Ferrari, La7; Mihaela Gavrila, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università La Sapienza, Roma; Giorgio Gori; Peter Kruger, imprenditore, blogger Il fatto quotidiano; Daniele Lepido, giornalista Il Sole 24 Ore; Umberto Marongiu, direzione commerciale Rai; Andrea Marini, head of Competition & Assurance legal affairs Vodafone; Alessandro Militi, direttore Marketing e Commerciale Fox Channels Italia; Roberto Olla, scrittore e giornalista Tg1; Paolo Palmarocchi, autore tv; Pierluigi Pardo, giornalista Mediaset*; Leonardo Pasquinelli, Endemol; Andrea Pezzi, conduttore e imprenditore, Ceo Ovo; Pablo Rojas, giornalista Rai; Alessandra Rossi, docente di politica economica, Università di Siena; Stefania Salustri, head of Communications and Media Relations Aspen Institute Italia; Francesco Specchia, giornalista Libero; Luisa Todini, presidente Todini costruzioni e consigliere di amministrazione Rai; Fabrizio Vigo, Ceo Consodata spa wg manager: Riccardo Vurchio, Lo Spazio della politica 25 Vivere di più, vivere meglio. Nel Paese più vecchio d’Occidente a una buona notizia - l’aumento del tasso di longevità - fa da contraltare un’esigenza scomoda: rivoluzionare la spesa sanitaria. E renderla a misura di un nuovo welfare che sulla cura alla persona e sulla qualità della vita decide di scommettere. E di investire per il futuro. i l progresso scientifico e quello tecnologico stanno contribuendo a una profonda trasformazione del concetto di salute e, di conseguenza, della stessa idea di “sanità”. Il binomio sano-malato delimita ormai solo una parte specifica di un’area più ampia che arriva a comprendere la qualità della vita e il benessere oggettivo e percepito di ogni persona. Accanto alle tradizionali funzioni di prevenzione, cura e riabilitazione, la Sanità oggi è chiamata - e lo sarà sempre di più in futuro – a svolgere compiti di tutela e di implementazione del benessere dei cittadini nella loro accezione più estesa. Ne consegue che il mondo della salute diviene questione ancora e sempre più centrale e onerosa per il decisore pubblico: si tratta infatti al tempo stesso del comparto che più di altri è in espansione per motivi demografici (invecchiamento della popolazione) e culturali (maggiore attenzione alla tematica), così come di quello su cui si concentrano le maggiori aspettative di razionalizzazione e contenimento attraverso i processi di revisione della spesa. Per garantire lo sviluppo del sistema sanitario italiano, al di là dell’importanza della riduzione dei suoi volumi in termini di spesa (sui cui margini di recupero di risorse ed efficacia concordano, ormai, tutti gli operatori), è opportuno un cambio di prospettiva. Un outcome elevato del comparto è in grado di generare sensibili effetti positivi: non solo sulla qualità della vita dei cittadini, ma anche sulla produttività della nazione e sulla competitività del sistema Paese. In questo senso diventa cruciale saper identificare quelle voci di spesa che in realtà tali non sono, in quanto costituiscono un investimento sul futuro. Prevenzione delle malattie e promozione della qualità della vita diventano infatti, oggi ancor più di ieri, elementi importanti su cui puntare per ipotizzare una riduzione strutturale delle spese future. Inoltre è opportuno sottolineare che la possibilità di produrre ricchezza tramite la salute e, per converso, produrre salute tramite ricchezza, è una condizione necessaria per nazioni che, come l’Italia, intendano perseguire con costanza il miglioramento degli standard di cura dei cittadini oltre che rimanere, sul medesimo terreno, un riferimento importante per i paesi in via di sviluppo ed emergenti. Assumendo 26 come è sua abitudine un punto di vista “eccentrico” e costruttivo, veDrò intende lanciare una sfida culturale ed economica, proponendosi di indagare il “mondo sanitario” in primo luogo come macro-settore produttivo. La riflessione muoverà dunque dall’analisi dei cambiamenti in corso e dalla quantificazione dell’indotto creato dalla produzione ed erogazione di “salute”, per soffermarsi poi sulle diverse tematiche che coinvolgono le politiche sanitarie, il ruolo dell’associazionismo e dei corpi intermedi, il benessere del cittadino e la dimensione industriale associata. In questo modo i partecipanti saranno in grado di delineare le potenzialità del sistema della salute in termini di occupazione e di investimento in ricerca e sviluppo, ma anche di immaginare i migliori approcci strategici per trasformarne la percezione da semplice voce di spesa a fattore di crescita economica e sociale per il Paese. Riccardo Capecchi, tesoriere veDrò; Emanuele Caroppo, psichiatra, professore di fondamenti coordinano: di psicoterapia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, psicoanalista membro associato della Società psicoanalitica italiana e della International psychoanalytical association, responsabile dell’area scientifica e dell’analisi psico-sociale di veDrò; Patrizia Ravaioli, direttore generale Croce Rossa Italiana tra i partecipanti: Mauro Berruto, commissario tecnico nazionale maschile di pallavolo; Mario Davinelli, bioingegnere pharmaceutical product development Inc; Vito De Filippo, presidente Regione Basilicata; Massimo Fini, direttore scientifico IRCSS, San Raffaele Pisana; Maria Giovanna Gatti, responsabile comunicazione Istituto europeo di oncologia; Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva; Corrado Lanino, Project Manager, Piano Ristutturazione IT Sanità; Riccardo Lattanzi, assistant professor of radiology, New York University school of medicine; Valentina Mantua, medico psichiatra, dirigente Agenzia Italiana del Farmaco; Mauro Melis, amministratore delegato Istituto europeo di oncologia e Centro cardiologico monzino; Mario Modolo, dirigente regionale dei servizi sociali Regione Veneto; Andrea Paci, professore di Economia e gestione delle imprese, Università di Firenze; Luca Pani, direttore generale Agenzia Italiana del Farmaco; Michele Petochi, World Economic Forum; Pietro Pipi, dirigente Croce Rossa Italiana; Renata Polverini, presidente Regione Lazio; Maurizio Simmaco, professore di Biologia molecolare, Università La Sapienza, Roma; Concetto Vasta, direttore generale Fondazione Ely Lilli; Simona Clivia Zucchett, vicepresidente Equality wg manager: della politica Elisa Rebessi, Lo Spazio 27 Prove tecniche di nuova cittadinanza. Alle prese con la peggiore crisi della sua storia, l’Ue può trovare nella Rete l’alleato migliore (e più influente) per farsi, finalmente, Europa dei cittadini. “Governo aperto” e partecipazione per costruire una nuova legittimazione democratica e riattivare il circuito, interrotto, tra leadership e consenso. q uella di “governo aperto” è un’idea di amministrazione trasparente a tutti i livelli, segnata da una partecipazione costante e continua dei cittadini. Un concetto che chiama la pubblica amministrazione a ripensare i suoi schemi operativi e decisionali, in particolare dal punto di vista delle modalità e degli strumenti attraverso i quali si relaziona alla collettività. I nuovi media e la Rete rappresentano infatti i fattori abilitanti dell’Open Government, quelli cioè che rendono possibile il necessario processo di riconfigurazione di strumenti, modelli e processi all’interno delle amministrazioni. Dalla nascita di Internet, siamo stati testimoni di una rivoluzione epocale: nei modelli economici, organizzativi e produttivi delle imprese, negli strumenti e nelle modalità di comunicazione e – soprattutto – nella fisionomia della nostra stessa vita quotidiana. Ciò che è mancato è stato un complessivo e sistemico mutamento nel rapporto tra le amministrazioni e la cittadinanza. In Italia, per la maggior parte, la pubblica amministrazione centrale e locale ha continuato a “tenere a distanza” e a limitare il rapporto con i cittadini in “spazi” ben determinati. E anche dove sono stati introdotti strumenti web e politiche di open-data, la conservazione dei vecchi modelli organizzativi ha limitato la portata del cambiamento. La crisi, economica e politica, può rappresentare da questo punto di vista una grande opportunità. Gli effetti della crisi dei debiti sovrani e della finanza, aggravati dall’insufficienza delle strategie politiche e – soprattutto in Italia – dalla crisi della rappresentanza politica tradizionale, rendono infatti sempre più urgente la ridefinizione dei processi di coinvolgimento dei cittadini nella sfera pubblica, anche europea. In un contesto in cui la politica è chiamata a decisioni difficili per rispondere a uno scenario contraddistinto da forti criticità e da una complessità crescente, i nuovi modelli di condivisione e di partecipazione offerti dalle tecnologie e dalla Rete possono rappresentare una risorsa chiave per una gestione più “democratica” e consapevole della crisi. Ancora di più, in un momento in cui il continente è chiamato a unirsi veramente o a naufragare, è necessario e indifferibile far nascere una opinione e una sfera pubblica autenticamente europee. In quest’ottica i nuovi 28 media e gli strumenti di “open-gov” possono rappresentare una vera e propria opportunità di “futuro”: una delle premesse per la creazione dell’Europa dei cittadini e non solo della moneta (e della crisi). È necessario dunque che i governi nazionali e le istituzioni europee comprendano appieno le grandi opportunità aperte dalle nuove forme di partecipazione e adottino forme di dialogo continuativo e strutturato con la società civile e i cittadini. Dall’altra parte dell’Atlantico, negli Usa, l’amministrazione Obama è stata la prima a capirlo e a promuovere l’open-gov attivamente. Il working group di veDrò proporrà un approfondimento sul “governo aperto” e sulle sue potenzialità, facendo il punto sullo stato dell’arte in Italia e in Europa. L’obiettivo finale del gruppo sarà quello di elaborare una proposta concreta, da sottoporre in primo luogo a parlamentari e commissari europei, per promuovere le politiche di open-gov e l’utilizzo dei nuovi media e della Rete come strumento di partecipazione trasparente e democratica, funzionale alla creazione di una effettiva cittadinanza europea. coordinano: Stefano Epifani, docente di Comunicazione d’Impresa, Università La Sapienza, Roma; Giulio Napolitano, professore di Istituzioni di Diritto Pubblico Università Roma Tre; Alessandra Poggiani, visiting lecturer Imperial College, Londra tra i partecipanti: Antonio Amendola, Shoot4Change; Ernesto Belisario, avvocato, presidente Associazione italiana per l’open government; Frieda Brioschi, Wikipedia Italia; Francesca Comunello, ricercatrice Università La Sapienza, Roma; Annibale D’Elia, Regione Puglia, Bollenti Spiriti; Astrid D’Eredità, PhD Associazione nazionale archeologi; Giuliano Da Empoli, scrittore; Gianluca Di Tommaso, Media Relations and Public Affairs American Chamber of Commerce in Italy; Alessandro Fusacchia, consigliere del ministro dello Sviluppo economico; Stefano Grassi, consigliere per le Riforme economiche e per le Politiche comunitarie del presidente del Consiglio dei ministri; Fabio Malagnino, consiglio regionale Piemonte; Francesca Mazzocchi, responsabile Summer School su buongoverno e cittadinanza responsabile, Rete per l’eccellenza nazionale; Carlo Maria Medaglia, coordinatore laboratori Centro per le applicazione della televisione e delle tecniche di istruzione a distanza; Antonella Napolitano, editor europeo Personal democracy media; Luca Nicotra, Agorà digitale; Fosca Nomis, Comune di Torino e Expo2015; Cesare Ortis, Nuovitaliani; Francesca Quarantino, Manafactory; Guido Romeo, Freedom of information act Italy; Fabrizio Sammarco, presidente associazione ItaliaCamp; Ermanna Sarullo, ricercatrice TrecentoSessanta; Marco Scialdone, Agorà digitale e Link campus; Laura Segni, consigliere giuridico Ministero del Tesoro; Debora Serracchiani, europarlamentare; Gianluca Sgueo, coordinatore del Rapporto governo-cittadini e del sito web del governo; Dimitri Tartari, Regione Emilia Romagna; Francesco Tufarelli, capo di Gabinetto Ministro per gli Affari europei; Tobia Zevi, presidente Associazione di cultura ebraica Hans Jonas wg manager: Marco Laudonio, veDrò 29 In principio furono gli enti caritatevoli vecchia maniera: beneficienza appannaggio dei più poveri. Poi anche in Italia la filantropia ha imboccato la via dell’impresa sociale. Sussidiarietà, welfare territoriale, programmazione degli interventi. Pubblico e privato contro vecchie e nuove vulnerabilità. s econdo gli ultimi dati Istat, in Italia un terzo delle famiglie numerose vive in condizione di povertà. Autorevoli istituti di sondaggi, poi, ci rivelano che una quota analoga della popolazione, spaventata dalle conseguenze della crisi, teme la minaccia di cadere vittima dell’indigenza. La precaria condizione dei bilanci pubblici di larga parte delle democrazie occidentali apre oggi scenari poco rassicuranti sulla tenuta degli standard di vita di ampie fasce della popolazione. Per limitare gli effetti di questo arretramento nel livello di benessere generale è urgente riflettere sull’integrazione di formule complementari di sostegno, specie nei riguardi dei segmenti sociali più deboli ed esposti. Da questo punto di vista, il rilancio su basi nuove del dialogo tra gli enti di natura filantropica e le istituzioni può costituire, nel quadro di un’efficace e realistica forma di welfare, una prima risposta alle esigenze poste dalla difficile congiuntura che stiamo attraversando. Fortunatamente le istituzioni, tanto a livello locale che nazionale, sono sempre più attente al ruolo del terzo settore e delle fondazioni nella tutela dei servizi alla persona, in particolare quelli rivolti alla popolazione più fragile. Le stesse fondazioni, dal canto loro, in linea con una visione evoluta della filantropia che vede gli enti di erogazione soggetti attivi nelle politiche sociali del territorio, sostengono le iniziative in cui sono coinvolte lungo l’intero ciclo di realizzazione, dalla progettazione alla fase più marcatamente operativa. Non soltanto in veste di soggetti finanziatori, dunque, ma mettendo in campo risorse diverse, know how e competenze, con l’obiettivo di promuovere modelli che rispettino principi di innovazione, sostenibilità e networking. Già si sono sviluppate, nel nostro Paese, esperienze di collaborazione tra pubblico e privato su percorsi originali e virtuosi, come nel caso delle amministrazioni locali di Milano e Torino. Simili iniziative scontano però le rigidità di una normativa che, precludendo la possibilità di forme di collaborazione dirette, finisce col comprometterne in parte l’efficacia. La modalità di partnership oggi maggiormente adottata, quella del partenariato, si fonda sulla sigla di protocolli d’intesa che funzionano più come “cappello” alle strategie operative che come un piano su cui sviluppare idee 30 condivise. C’è invece la necessità di ricercare soluzioni flessibili che, favorendo la simmetria dei ruoli e il confronto, restituiscano concretezza e sostanza alla co-progettazione tra pubblico e privato. Partendo dall’individuazione dei limiti e delle potenzialità del sistema attuale nelle sue diverse articolazioni territoriali, il working group di veDrò tenterà di dare risposta all’esigenza di delineare uno o più modelli possibili di collaborazione tra fondazioni e istituzioni: immaginando ricette capaci di produrre un effettivo impatto sul sistema dei servizi, siano essi indirizzati alla realtà del singolo quartiere, del piccolo Comune o dell’intero territorio nazionale. Nicola Barone, giornalista Sole 24 Ore; Novella Pellegrini, segretario generale Enel Cuore Onlus tra i partecipanti: Ernesto Albanese, presidente L’Altra Napoli onlus; Alberto Cairo, fisioterapista e scrittore coordinano: italiano, delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Afghanistan, candidato al Premio Nobel per la Pace 2010; Bernardino Casadei, segretario generale Assifero; Maria Cristina Ferradini, head of sustainability e foundation Vodafone; Pietro Ferrari-Bravo, direttore generale Fondazione Con il Sud; Davide Invernizzi, direttore servizi alla persona Fondazione Cariplo; Massimo Lapucci, segretario generale Fondazione CRT; Vincenzo Linarello, presidente Consorzio Goel; Antonello Lupo, avvocato Portolano Cavallo studio legale; Giovanna Melandri, deputato Pd e presidente UMAN Foundation; Raffaella Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children; Vincenzo Onorato, presidente Moby; Yahya Pallavicini, Imam della Moschea alWahid di Milano; Francesco Perrini, professore ordinario di Economia e Gestione delle imprese, Università Bocconi; Marco Rossi Doria, sottosegretario di Stato, Ministero dell’Istruzione; Francesco Russo, segretario generale TrecentoSessanta e docente Politiche della formazione, Università di Udine; Davide Usai, direttore generale Unicef wg manager: Andrea Danielli, Lo Spazio della politica 31 Dal rischio black-out a una sovraccapacità di generazione. La strada dell’energia italiana, complice il successo delle rinnovabili, pare in discesa. Eppure, i nodi da sciogliere sono ancora tanti: ritardi della crescita verde, regolazione, risparmio energetico, efficienza. Punti di forza e debolezza di uno dei mercati, potenzialmente, più competitivi del mondo. n ell’arco di pochi anni il sistema energetico italiano è stato protagonista di un deciso cambio di marcia. Spinte di carattere industriale, politico e tecnologico hanno condotto il Paese da uno stato di allarme black-out a uno di ampia sovraccapacità di generazione. La crisi economica e la conseguente riduzione della domanda hanno esercitato, in questo processo, un ruolo solo parziale. Già il massiccio ciclo di investimenti promosso dalla prima stagione di liberalizzazioni, infatti, aveva favorito una maggiore disponibilità di risorse, facendo dell’Italia uno tra i più competitivi mercati al mondo per parco di generazione e opportunità di investimento. A questa dinamica si è aggiunto, in seguito, il boom delle energie rinnovabili, sostenuto da cospicui incentivi pubblici e dalla rinnovata decisione referendaria nettamente contraria al nucleare. Questa fase espansiva del “verde” prosegue ancora oggi sia in Italia sia nell’Ue: la Commissione Europea non manca di ribadirne la solidità delle prospettive economiche e occupazionali, avvalorando le stime di quegli istituti e centri di ricerca che considerano plausibile un 2050 interamente “green” o quasi. Lo scenario italiano, in ogni caso, evidenzia ancora una serie di nodi da risolvere rispetto ai quali la volontà della politica e il perimetro che verrà assegnato al mercato assumono una rilevanza fondamentale. Una prima questione fa riferimento al ruolo e alle possibilità di sviluppo della rete di trasmissione elettrica nazionale, sul cui profilo si giocherà la partita per una equa competizione tra operatori e tecnologie. Sul fronte dei consumi invece il declino delle grandi imprese manifatturiere fortemente inquinanti e a bassa accettabilità sociale (siderurgia, petrolchimica, alluminio, etc.) pone il problema della rivisitazione delle politiche dei sussidi ancora oggi più o meno celate nella regolazione energetica. Un fenomeno, questo, rispetto al quale la politica ha spesso recitato un ruolo opaco ed esente dalle necessarie assunzioni di responsabilità. Analoga attenzione deve essere dimostrata nei confronti dei processi che accompagnano la diffusione dell’energia verde. Se le promesse di affermazione delle sue tecnologie sono sempre più sulla strada di esser mantenute, 32 gli sviluppi più recenti in tutta Europa mostrano che i costi - diretti e indiretti - di approcci non di mercato sono assai elevati e in prospettiva rischiano di rivelarsi sempre più insostenibili. Emerge dunque la necessità di una maggiore trasparenza sull’entità di tali “extra”, destinati peraltro a gravare finanziariamente in misura sempre maggiore sulle spalle dei cittadini, accanto alla definizione lucida e puntuale delle priorità su cui indirizzare le certamente non illimitate risorse disponibili (risparmio energetico, efficienza, riciclaggio). Il working group di veDrò approfondirà questo complesso di temi evidenziando le opportunità e le criticità di un settore che in modo sempre più determinante, con il suo grado di efficienza, innovazione e trasparenza, definirà nei prossimi anni il coefficiente competitivo del nostro Paese. Riccardo Angelini, direttore Iren Mercato; Lorenzo Parola, partner Grimaldi studio legale tra i partecipanti: Stella Bianchi, responsabile Ambiente Segreteria nazionale Pd; Emilia Blanchetti, vicepresidente Aris; Pietro Bracco, partner Fantozzi&Associati; Gianluca Calvosa, responsabile Relazione esterne Nec Italia; Luca Valerio Camerano, amministratore delegato GdFSuez Energie; Luca Dal Fabbro, presidente Domotecnica; Anna De Ioris, economista, esperta di reti elettriche; Giuliano Frosini, direttore public affairs Terna; Fulvio Fontini, seconded national expert Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori dell’energia; Elena Fumagalli, responsabile affari regolamentari Edison; Paolo Luca Ghislandi, segretario generale Aiget; Michele Governatori, direttore Affari istituzionali e regolamentari Egl/ Axpo Italia; Fabrizio Iaccarino, responsabile rapporti con il Governo Enel; Vanessa Leonardi, advisor clima ed energia coordinano: Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; Piergiorgio Liberati, Managing Director Assistant, Gestore Servizi Energetici; Giovanni Moschetta, consigliere giuridico per il diritto dell’Unione europea e il diritto internazionale e coordinatore del dipartimento per gli affari giuridici e legislativi Presidenza del Consiglio dei ministri; Massimo Ricci, presidente e amministratore delegato GME – Gestore dei Mercati Energetici; Hannelore Rocchio, senior vice President Eni, regolazione e rapporti con le authorities; Elio Ruggeri, direttore Infrastrutture Gas Internazionali, Edison; Cesare San Mauro, professore di Diritto dell’Economia, Università del Salento; Giuseppe Zollino, delegato italiano comitato energia a Bruxelles wg manager: Andrea Bonzanni, Lo Spazio della politica 33 Tutto scorre. Perfino il dibattito sulle risorse idriche. Da un lato, l’acqua come “bene comune”. Dall’altro, la regolazione di un servizio a rete cui occorrono nuove, più efficienti, forme di gestione. Sullo sfondo la graduale cessione di competenze all’Autorità per l’Energia. Incognite e proposte intorno alla più popolare, e controversa, tra le public utility. n ell’ambito delle public utility e dei servizi a rete italiani il settore idrico è stato tradizionalmente tra i meno coinvolti dall’apertura al mercato e a nuove e più efficienti forme di gestione. Per ragioni riconducibili a fenomeni di accentuato localismo e di estrema frammentazione, certamente. Ma anche per l’ampia persistenza di fasce di opinione pubblica legate all’idea di una gestione dell’acqua non - o comunque non primariamente - definita da parametri economici e di efficienza. Un aspetto, questo, risultato con grande evidenza dall’esito dei referendum abrogativi tenutisi solo pochi mesi fa. Il concorso di fattori di ordine sociale, culturale ed economico ha dunque svolto un ruolo determinante nel frustrare i tentativi che, dalla legge Galli in poi, hanno puntato a ridefinire in modo organico il profilo del settore. Ma la fase attuale, seppure prossima alle determinazioni dell’anno passato, riveste una particolare importanza e delicatezza. Le più recenti decisioni del legislatore, orientate verso una progressiva cessione delle competenze regolatorie anche nel settore idrico all’Autorità per l’energia elettrica e il gas, rappresentano infatti il segnale di una possibile inversione di tendenza. Oltre a costituire un indubbio riconoscimento di quanto di positivamente fatto sinora dall’Autorità nei settori di sua originaria competenza, tali provvedimenti inducono infatti a sperare che, pur nel rispetto dei recenti esiti referendari, anche il settore idrico italiano possa incamminarsi verso un futuro di maggiore razionalità ed efficienza. I temi sul tappeto sono molti e, ormai, ben noti. Innanzitutto il superamento di quella frammentazione delle gestioni che è il primo deterrente al raggiungimento di standard di rete accettabili. Accanto a questo, l’identificazione di modalità razionali di finanziamento degli investimenti che, sempre più necessari, non possono tuttavia gravare ulteriormente nei costi sui bilanci pubblici (e quindi sulla tassazione generale). Alcuni di questi sono anche da sempre strettamente connessi ai campi di azione tradizionali dell’Autorità per l’energia, soprattutto per quanto riguarda il notevole e ormai più che sfruttato potenziale idroelettrico delle nostre regioni alpine: il rinnovo e la durata delle concessioni e deri34 vazioni, la definizione e l’effettivo monitoraggio dei deflussi minimi vitali, la convivenza e le priorità d’utilizzo tra i vari usi della risorsa acqua tra necessità potabili, agricoltura, produzione elettrica e finalità turistiche e ricreative. Il working group di veDrò approfondirà l’analisi del settore e delle sue prospettive di sviluppo coinvolgendo nella riflessione addetti ai lavori e studiosi. Lo scopo del tavolo sarà quello di contribuire all’elaborazione di formule innovative che sappiano contemperare l’orientamento dell’opinione dei cittadini con il raggiungimento di standard di sistema più elevati, tali da rendere la rete idrica italiana più moderna, efficiente e finanziariamente sostenibile. coordinano: Paolo Carta, Head of Regulatory Affairs, Acea; Cecilia Gatti, segreteria Collegio, Autorità per l’energia elettrica e il gas; Marco Merler, amministratore delegato Dolomiti Energia tra i partecipanti: Lorenzo Bardelli, direttore area giuridico legislativa Federutility; Simona Benedettini, research fellow, IEFE Università Bocconi; Alberto Biancardi, commissario Autorità per l’energia elettrica e il gas; Riccardo Casale, presidente Amiu, Genova; Stefano Da Empoli, presidente Istituto per la Competitività; Nunzio Ferrulli, responsabile Regolazione europea Acea; Antonio Massarutto, dipartimento di scienze economiche e statistiche, Università degli studi di Udine; Raffaella Poggi, Responsabile Affari istituzionali nazionali Enel; Valeria Ronzitti, segretario generale CEEP; Alida Speciale, partner eLeMeNS; Sandro Staffolani, Direzione Comunicazione ed Eventi, Autorità per l’energia elettrica e il gas wg manager: Antonio Sileo, research fellow IEFE Università Bocconi e I-com 35 ‘ La città intelligente, se esiste, poggia le fondamenta su innovazione, tecnologia, creatività. La città intelligente, se esiste, è una comunità aperta a sperimentazione e contaminazione. Un’agenda, tutta da arricchire, per capire che esiste eccome, la smart city. E che può diventare un nuovo, intelligentissimo, paradigma di organizzazione sociale. e sempre più evidente come l’innovazione, intesa come capacità di adattamento ai mutamenti ambientali e come dinamica evolutiva della vita sociale, professionale e individuale, trovi nella città un luogo di incubazione e sperimentazione privilegiato. Ciò risulta ancora più vero se la considerazione fa riferimento alle occasioni in cui il “sapere” incontra spazi e opportunità di integrazione con le direttrici dello sviluppo economico. Anche in virtù del lavoro svolto nella scorsa edizione, il working group dedicato al concetto di “smart city” può disporre quest’anno di una definizione più solida e circoscritta del suo oggetto di interesse, oltre che di una prima lista di riferimenti utili a garantirne un’ulteriore specificazione e declinazione concreta. L’idea di “città intelligente” poggia sull’“intelligenza accresciuta” dei cittadini e delle organizzazioni pubbliche e private di una comunità, ottenuta grazie alla disponibilità e all’impiego di strumenti telematici sempre più complessi ed evoluti. Questa lettura, più che prefigurare l’ennesima tappa evolutiva della cosiddetta “città delle macchine” - una sorta di città-robot sempre più efficiente e, al contempo, asettica e spersonalizzata – si ripropone di offrire un modello più sottile e articolato, definibile senza indugi come un vero e proprio paradigma di organizzazione sociale. Il progetto esige un contesto favorevole e funzionale innanzitutto sotto il profilo gestionale: la precondizione per la sua riuscita consiste nella presenza di una classe politica creativa, capace di interagire in tempo reale con i cittadini, chiara nelle decisioni, paziente nella discussione e nella divulgazione, flessibile nelle realizzazioni. Il gruppo di lavoro discuterà delle modalità di realizzazione di questo progetto di sviluppo muovendo dai limiti tracciati nella discussione dello scorso anno e dotandosi di un piano d’azione focalizzato su quattro ambiti strategici: territoriale, energetico, sociale ed economico. Questo permetterà al gruppo di misurarsi con le esperienze reali maturate nel Paese, attraverso la ricerca e l’analisi dei casi di “città/ territori” già impegnati in progetti conformi al modello ipotizzato. Il lavoro di approfondimento confluirà infine nella definizione di un corpo di proposte in grado di incidere sulle politiche pubbliche in 36 ambito economico e sociale. A questo proposito, saranno ribadite due priorità strategiche emerse nelle precedenti discussioni, e più in particolare: la definizione di “agende” a diverso livello, nazionale e metropolitano, per avere un quadro chiaro dei possibili interventi realizzabili da chi opera nella governance sul territorio; la costruzione di consorzi e alleanze fra diverse città e aree metropolitane, per stabilire un confronto/benchmark concreto sulle loro realizzazioni e assumere, insieme, maggiore forza nella proposizione e nella concretizzazione di varianti legislative. coordinano: Mario Citelli, amministratore delegato Neon club e direttore editoriale Beltel; Donata Susca, responsabile Lean six sigma, Enel tra i partecipanti: Filippo Barberis, consigliere comunale Comune di Milano; Mariapaola Biasi, coordinatore Attività nazionali Aspen institute Italia; Stefano Bonaccini, segretario Pd Emilia Romagna; Corrado Cagnola, direttore strategie, pianificazione, sviluppo di Azienda trasporti milanesi spa; Maria Laura Cantarelli, responsabile Relazioni Istituzionali Tnt Post; Marco Casini, docente di Tecnologie per la Progettazione ambientale, Università La Sapienza, Roma; Serafino D’Angelantonio, chairman space engineering e managing director Astrium Italia; Gianni Dal Moro, deputato Pd; Alberto De Marinis, consulente Deloitte; Paolo Dosi, sindaco di Piacenza; Michele Emiliano, sindaco di Bari; Fabrizio Fasani, amministratore delegato SmarTechnologies; Francesco Gastaldi, architetto, ricercatore Iuav Venezia; Alex Giordano, direttore centro studi etnografia digitale; Alessandro Maggioni, presidente Federabitazione - Confcooperative Lombardia; Massimiliano Magrini, fondatore e amministratore delegato Annapurna ventures; Paolo Mazzoleni, architetto; Laura Montedoro, ricercatrice Politecnico di Milano; Alessandro Negrin, referente Programma Europeo CIP Ecoinnovazione Ministero dell’Ambiente; Stefano Pareglio, docente di Economia Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Giovanni Maria Paviera, Ceo Generali Immobiliare Italia Sgr; Andrea Prandi, direttore comunicazione e relazioni esterne Edison spa; Concetta Rau, economista Nomisma; Nicola Redi, partner Synergia; Matteo Renzi, sindaco di Firenze; Laura Rovizzi, amministratore delegato Open Gate Italia; Roberto Silvestri, architetto; Flavio Tosi, sindaco di Verona; Roberto Veronesi, Direttore Comunicazione Seat; Andrea Zanini, media advisor Nec Italia; Sergio Zucchetti, docente di Analisi finanziaria degli Enti Pubblici, Università Carlo Cattaneo wg manager: Ilaria Nava, architetto 37 Grandi opere, ma non solo. Nel Paese della mobilità negata, frustrata o interrotta, le infrastrutture da decenni sembrano una fantasticheria da programma elettorale. Tutti le evocano, pochi le fanno (e le finanziano). Da qualche tempo, pur in sordina, qualcosa si muove. Ma di strada, evidentemente, molta ancora ce n’è da fare. A partire dai territori. n ell’ultimo anno di legislatura le politiche in materia infrastrutturale hanno conosciuto una significativa accelerazione. Non solo sotto il profilo della mobilitazione delle risorse, grazie all’incremento dei fondi Cipe (pari a circa 28 miliardi di euro) e alla definizione di una legislazione più attraente nei confronti del capitale privato; ma anche a livello procedurale, con l’introduzione di normative utili a semplificare l’approvazione dei progetti e l’apertura dei cantieri. Dal momento che diverse questioni sollevate dal working group della scorsa edizione hanno trovato un riscontro nell’azione del governo, l’attività del gruppo 2012 includerà innanzitutto un resoconto sul grado di realizzazione delle proposte già elaborate. Ci confronteremo quindi con limiti ed eccellenze dei competitor mondiali, dando una “sbirciata” fuori casa per meglio contestualizzare strategie più nazionali. Nella consapevolezza che molto resta ancora da fare: a livello infrastrutturale, logistico e di razionale utilizzo delle risorse. Oggi l’Italia paga un gap culturale che incide per il 3% del suo prodotto interno lordo: con un sistema di controlli, anche fiscali e doganali fortemente disincentivante; con un traffico di porti, aeroporti ed interporti che non raggiunge nel complesso il 50% dei volumi del porto di Amburgo e dell’aeroporto di Francoforte. E con un sistema delle reti inadeguato ad affrontare le sfide del futuro. Innanzitutto nei collegamenti fisici, dove a fronte di un sistema autostradale la cui capienza appare tutto sommato adeguata, si registrano grosse criticità negli snodi urbani, con particolare riferimento agli assi metropolitani, e nelle arterie ferroviarie, il cui effetto costrittivo limita pesantemente la circolazione delle merci e con essa la competitività del Paese. Ma le inadeguatezze toccano anche il sistema delle telecomunicazioni, strategicamente cruciale per offrire all’Italia un ruolo da protagonista nella società dell’informazione e per consentire, attraverso lo sviluppo di infrastrutture all’avanguardia - pensiamo a quelle satellitari - l’abbattimento delle nuove diseguaglianze, prima fra tutte quella del digitai divide. Esiste, infine, l’annoso problema di un adeguato riciclo delle materie prime che, se incentivato, permetterebbe un risparmio di risorse e una limitazione della quanti38 tà di rifiuti da smaltire. In uno scenario tanto complesso è cruciale adottare un approccio pragmatico, puntando alla realizzazione di obiettivi utili e accessibili. Per questa ragione il gruppo dedicherà una particolare attenzione al tema della sostenibilità finanziaria delle iniziative progettuali - bancabilità e possibilità di autofinanziamento delle opere - per poi giungere alla definizione di una short list di interventi ottimali, tanto in termini di funzionalità rispetto alle esigenze del territorio che economici e di capacità attrattiva sul mercato. Chi vuole giocare la partita? veDrò chiederà ai propri discussant di partecipare a un “concorso” provocatorio e originale, in cui saranno chiamati a individuare una priorità strategica per il Paese e a convincere degli immaginari investitori della bontà del loro progetto. Da questa competizione uscirà una causa vincitrice che il think-net adotterà come propria e attorno alla quale, con iniziative e incontri appositi, tenterà di aggregare l’interesse di governo e investitori. coordinano: Paola De Micheli, deputato Pd e responsabile PMI Pd; Simonetta Giordani, responsabile relazioni istituzionali e CR Autostrade per l’Italia; Edoardo Zanchini, vicepresidente Legambiente tra i partecipanti: Marco Airoldi, senior partner The Boston Consulting Group; Luca Annibaletti, partner Ernst&Young; Stefano Baronci, segretario generale Assaeroporti; Annamaria Barrile, responsabile strategie marketing e vendite Telespazio; Lucio Bianchi, capo III Reparto, Armaereo; Pierpaolo Campostrini, direttore Consorzio Ricerche Laguna; Fabio Cappa, director Global banking HSBC; Claudio D’Eletto, managing director Société Générale; Simone Dattoli, amministratore delegato Inrete; Cosimo La Rocca, ufficio di presidenza Asi; Michele Legnaioli, imprenditore Valmarina Srl; Alessandro Maggioni, assessore Lavori pubblici Comune di Venezia; Carlo Mearelli, socio Argol; Barbara Morgante, responsabile Direzione Centrale Strategie e Pianificazione del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane; Luca Palermo, amministratore delegato Tnt Post; Nunzia Paradiso, Space Generation Advisory Council; Luca Rossettini, Ceo D-Orbit srl; Marcello Spagnulo, Asi; Michele Uva, direttore centro studi Figc; Carmen Verderosa, imprenditrice wg manager: Moris Gasparri, Lo Spazio della politica 39 È tutta un’altra musica, non c’è che dire. E la crisi, stavolta, c’entra ma solo parzialmente. Già, perché la contrazione dell’industria fonografica precede la recessione globale e si lega a doppio filo al boom della condivisione dei file in Rete. Gestioni dei diritti, finanziamenti e neomecenatismo di un settore alla ricerca del ritmo perduto. l o scenario artistico di oggi vive una profonda contraddizione. Proprio nel momento in cui la musica conosce il massimo livello di diffusione e si colloca al centro di nuove, importanti dinamiche sociali, il suo assetto industriale subisce i contraccolpi di una crisi senza precedenti. La contrazione dell’industria fonografica è un fenomeno ormai strutturale che, tra il 2004 e il 2009, si è tradotto in un calo del 30% del fatturato globale. Anche in Italia il mercato cresce con estrema difficoltà: le ultime stime ci dicono che il 31% della popolazione non acquista musica. Allo stesso tempo, però, i dati del Digital Music Report 2012 registrano un tasso di crescita degli introiti nel 2011 dell’8%, il più alto dal 2004, mentre nel nostro Paese lo scambio di file in rete si attesta al 23%, a fronte di una media europea del 14%. Fenomeni all’apparenza contraddittori ma spiegabili con la transizione in corso tra due ere che, osservate in una prospettiva di sistema, non è esagerato definire “geologiche”: da un lato, quella analogica, stagione che ha segnato l’ascesa della musica a prodotto commerciale di massa su scala planetaria; dall’altro, quella digitale che, lontana dall’avere assunto un profilo dai contorni stabili, sollecita il sistema dell’entertainment a una continua taratura delle proprie regole su variabili mutevoli o sconosciute. Quella avvenuta in questi anni è stata una metamorfosi profonda che ha ridefinito tanto il concetto di “oggetto” musicale quanto, complici le dinamiche di condivisione della rete - spazio nevralgico di creazione, transito e socializzazione dei nuovi contenuti multimediali - il profilo del consumatore, protagonista di una collocazione duplice: del tutto centrale - nella veste di produttore/utilizzatore – e allo stesso tempo “estroversa”, in virtù di una rinnovata connotazione sociale e relazionale dell’ascolto. Parallelamente, i cambiamenti intercorsi hanno inciso pesantemente sulla fisionomia dell’industria. La trasformazione del prodotto nella sua stessa consistenza materiale ha imposto, accanto alla risoluzione di questioni prettamente tecniche, la completa ridefinizione delle strategie di commercializzazione e l’azzeramento di paradigmi di marketing consolidati. L’avvento dello streaming, ben sintetizzato dal fenomeno Youtube, ha immesso certamente nuova linfa creativa nel 40 circuito produttivo, favorendo l’ingresso di nuovi player e il rinnovamento delle pratiche di music discovery. Ma ha anche intaccato irrimediabilmente un modello di business antico e consolidato come quello “pay per”, travolto dall’impatto competitivo di una formula fatalmente superiore in quanto “legalmente” gratuita. Aspetto che, a sua volta, ha generato conseguenze anche sullo status dell’artista, sulle sue prospettive di affermazione e sulle strategie di promozione in un mercato dalle coordinate estremamente sfuggenti in cui la pubblicità, accanto ai volumi del consumo, è diventata la dimensione determinante del profitto. Nel contesto dato, prevedere le linee di evoluzione del settore e dei suoi protagonisti è senz’altro esercizio complesso, non fosse che per la stretta connessione con dinamiche di innovazione tecnologica dai ritmi in costante e quotidiana accelerazione. Nell’ambito del suo più generale progetto di indagine, valorizzazione e promozione del mondo musicale, veDrò utilizzerà l’occasione di confronto offerta dal working group per effettuare una ricognizione sugli ultimi sviluppi del settore nelle sue articolazioni tecnologiche, industriali, culturali e di consumo. I partecipanti si confronteranno quindi sulle esigenze degli artisti, in particolare quelli più giovani, e sulle soluzioni in grado di accrescere la ricettività del mercato verso i modelli più innovativi di sviluppo. coordinano: Giampiero Di Carlo, fondatore ed editore Rockol; Laura Mirabella, responsabile Servizi musicali, Servizi innovativi Telecom Italia; Gianluca Perrelli, amministratore delegato Kiver digital tra i partecipanti: Marco Alboni, presidente Emi Music Italy; Francesco Baccini, cantautore; Maria Letizia Bixio, esperta di proprietà intellettuale, consulente esterno Commissione parlamentare d’inchiesta contraffazione e pirateria; Fabio Bonvini, head of Business development Kiver digital srl; Michele Boroni, blogger; Cristian Carrara, compositore e presidente Acli Roma; Letizia D’Amato, ufficio stampa e promoter; Davide D’Atri, presidente Soundreef; Pierluigi De Palma, avvocato; Fabrizia De Vita, responsabile Edison - Change the music; Claudio Ferrante, amministratore delegato Artist first; Paolo Giordano, critico musicale Il Giornale; Emanuela Lantieri, responsabile organizzativo veDrò e content editor Cubomusica; Mario Lavezzi, cantautore e musicista; Matteo Locasciulli, compositore; Roberto Mancinelli, A&R Director Sony ATV Music Publishing; Antonio Pascuzzo, cantautore; Massimo Petrella, presidente Tailoradio; Federico Rampolla, imprenditore, One Step Up; Alberto Salini, vicepresidente AFI, direttore Universo spa; Chiara Santoro, Youtube; Enrico Silvestrin, attore e dj; Vincenzo Spera, presidente Assomusica; Nancy Squitieri, violinista, autrice e conduttrice di programmi musicali wg manager: della politica Michele Carofiglio, Lo Spazio 41 Un territorio tutto ancora da esplorare. È l’interstizio che separa l’immaginazione – luogo d’elezione del cinema – dalla realtà. Una realtà fatta di leggi ambigue, problemi di finanziamento, difesa della proprietà intellettuale. Tra racconto e capitale, tra talento e logiche di mercato, il cinema alla prova della rivoluzione digitale (e della crisi). i l cinema è un territorio capitale dell’immaginazione. Un luogo dove il passaggio dall’ordinario allo straordinario, perfino al super eroico, è sempre possibile. Ma il sogno di alcuni - quando c’è - è il prodotto del lavoro di tanti. Accanto alla levità della fantasia il mezzo incarna la pesantezza delle logiche terrene dell’industria e del mercato. Ed è prevalentemente di questa dimensione, propedeutica alla grande fascinazione della narrazione, che veDrò si occuperà con il suo working group. Partiamo dal tema più sensibile, quello della difesa della proprietà intellettuale. Questione su cui, in linea di principio, si trovano tutti d’accordo: il fenomeno della contraffazione, si dice, va contrastato perché assimilabile al furto, lesivo dei diritti degli artisti e degli operatori del settore. Sfortunatamente, l’applicazione delle affermazioni di principio si scontra, molto spesso, con l’asserita tutela di diritti superiori: uno su tutti, quello alla libertà di espressione. La disomogeneità della legislazione europea in materia, se rende più ardua una definizione univoca di ciò che è illecito, d’altro canto offre l’esempio di paesi dalla tradizione democratica indiscutibile che hanno dimostrato un’assoluta fermezza nel contrasto a tali pratiche. Vi è infine il tema della lotta alla pirateria attraverso la costituzione di un’offerta legale efficace ed efficiente. Ma il cinema è anche - e dal punto di vista dello spettatore, soprattutto - racconto. La produzione italiana negli ultimi anni ha guadagnato un riscontro di pubblico confortante ma che potremmo definire “monocolore”, spinto quasi esclusivamente dalle performance della commedia. La riflessione sulle ragioni dietro la fortuna del genere si accompagna, in un’ottica produttiva, a un interrogativo più sostanziale: può considerarsi maturo un cinema la cui capacità competitiva, sul piano dei contenuti, aderisce ai risultati di un solo tipo di prodotto? Gli horror di Fulci, gli spaghetti western di Leone e dei suoi epigoni, i poliziotteschi di Lenzi, sono scomparsi o tuttalpiù sopravvissuti in forme sporadiche e sbiadite insieme a tutto il cosiddetto cinema di “genere”. Fenomeno non comune agli altri Paesi europei, che mantengono viva una galleria di filoni, esperimenti, contaminazioni. Come interpretare questo fenomeno? Il cinema è, infine, capitale. Il film è sotto il profilo finanziario la più onerosa tra le creazioni 42 artistiche, in ragione di una complessità realizzativa che ruota attorno a professionalità numerose e altamente specializzate. Vittima della crisi globale e della pirateria, il settore incrocia sulla sua prospettiva le incognite e le opportunità generate dagli sviluppi tecnologici della comunicazione e dalle nuove modalità di consumo mediatico. È lecito chiedersi, nello scenario attuale, se sia possibile immaginare nuovi canali di finanziamento per l’industria cinematografica e se le risorse mobilitate dai nuovi mezzi di comunicazione possano nei prossimi tempi costituire un’arma in più. L’obiettivo del gruppo di veDrò sarà quello di sviluppare, grazie al concorso di esperti e addetti ai lavori, un dibattito attorno a questi tre temi di riflessione. Immaginando degli elementi di proposta legislativa che interessino il cinema italiano e ne favoriscano il consolidamento come industria, laboratorio creativo, produttore di cultura. coordinano: Fabiana Cutrano, capo staff amministratore delegato Rai Cinema; Marianna Madia, deputato Pd; Alessandro Usai, amministratore delegato Colorado film tra i partecipanti: Angelo Argento, responsabile veDrò culture; Paolo Barletta, imprenditore; Barbara Bettelli, avvocato Studio Bettelli Belaw; Nicolò Bongiorno, regista e produttore; Luca Calvani, attore; Gianluca Cannizzo, Ceo Cannizzo management; Martha Capello, presidente dei giovani produttori cinematografici e dei produttori indipendenti; Cristiana Capotondi, attrice; Luigi Cecinelli, regista e sceneggiatore; Rodrigo Cipriani, presidente Istituto Luce; Volfango De Biasi, regista e sceneggiatore; Paolo Del Brocco, amministratore delegato Rai Cinema; Giuseppe Fiorello, attore; Marcello Foti, direttore del Centro sperimentale di cinematografia; Chiara Francini, attrice; Mario Gianani, produttore Wildside; Dino Giarrusso, sceneggiatore; Nicola Giuliano, produttore Indigo Film; Elisa Greco, esperta di comunicazione culturale; Giuliano Lesca, giornalista; Nicola Maccanico, amministratore delegato Warner Bros Italia; Vinicio Marchioni, attore; Davide Marengo, regista; Paolo Marzano, partner Legance studio legale associato, presidente del Comitato consultivo permanente per il diritto di autore, consulente della Presidenza del Consiglio dei ministri per la proprietà intellettuale; Silvio Maselli, Ceo Apulia film commission e presidente nazionale Italian film commissions; Francesca Medolago, centro studi Associazione nazionale industri cinematografiche audiovisive e multimediali; Francesco Melzi D’Eril, distributore Good films; Valerio Mieli, regista e sceneggiatore; Mattia Mor, imprenditore, attore, produttore cinematografico; Riccardo Neri, produttore Lupin film; Massiliano Orfei, responsabile Affari legali e societari Rai Cinema; Giannandrea Pecorelli, produttore Aurora film; Marco Ponti, regista e sceneggiatore; Claudia Potenza, attrice; Matteo Rovere, regista e produttore cinematografico; Riccardo Scamarcio, attore*; Alessio Venturini, sceneggiatore; Astrid Wiedersich Avena, avvocato, De Tullio & Partners, Intellectual Property Attorneys wg manager: della politica Valentina Montalto, Lo Spazio 43 Che un dipinto di De Chirico sia poco commestibile è verità lapalissiana. Che con De Chirico – e in generale con l’arte e la cultura – si possa mangiare (e prosperare) è invece convinzione comune, ma non abbastanza generalizzata. Per capire come fare in Italia dialogo intorno a valorizzazione del patrimonio artistico, modelli di business, evoluzione normativa. m ilioni di opere d’arte dalla preistoria ad oggi. Migliaia di musei. Oltre duemila aree e parchi archeologici. 43 siti tutelati dall’Unesco. Il patrimonio artistico italiano non conosce confronti. Eppure la portata del suo ritorno economico è nettamente inferiore a quella prodotta dal bacino culturale dei principali Paesi europei. Secondo un rapporto PricewaterhouseCoopers dedicato all’indice di valorizzazione commerciale dei siti Unesco, ad esempio, il ritorno degli asset di Francia e Gran Bretagna è tra quattro e sette volte quello italiano. Gli Stati Uniti, poi - che di siti ne hanno la metà viaggiano su proporzioni sedici volte superiori. Nel quadro economico di oggi ciascun Paese è obbligato a uno sforzo supplementare nell’ individuazione e nella messa a regime del proprio capitale di risorse per la crescita e lo sviluppo. Una dotazione in cui, accanto all’“hardware” pesante dell’industria, rientra a pieno titolo quel “software” di cultura, competenze e talento, anche artistico, capace di generare valore mediante la moltiplicazione dell’energia creativa. In questo senso, anche il bene artistico italiano da fattore di stimolo intellettuale e oggetto di piacere estetico deve trasformarsi in concreta opportunità di ricchezza. Senza “sensi di colpa”. Il working group di veDrò 2012 nasce con l’obiettivo di esaminare questa opportunità nell’ottica di un disegno complessivo di crescita sostenibile per il Paese e di eliminazione degli impedimenti che ostacolano lo sviluppo del settore: il tutto, rigorosamente a costo zero per le (esauste) casse dello Stato. I progetti in discussione si focalizzeranno su quattro macro temi: il sostegno al mercato dell’arte, anche con modelli di business innovativi; l’agevolazione dell’intervento in campo artistico delle imprese e dei privati in qualità di mecenati o sponsor, semplificando e chiarendo la assai ricca (quanto poco conosciuta) normativa in materia; il sostegno all’attività artistica in Italia, con l’obiettivo di trasformarla in vero motore di sviluppo; l’armonizzazione della normativa europea e internazionale in materia di mercato dell’arte, eliminando le storture che penalizzano il nostro Paese. Esiste una possibilità di commistione tra valori economici ed estetico-culturali senza che siano pregiudicati, alternativamente, lo 44 status artistico dell’oggetto o la sua capacità di generare profitto? La “filosofia” di veDrò risponde affermativamente. E scommette sugli effetti positivi della contaminazione e della sperimentazione, nella certezza che lo stesso cortocircuito prodotto dall’accostamento di categorie apparentemente inconciliabili generi ricchezza e innovazione. Perché l’intersezione tra arte e mercato, oggi, non deve condurre necessariamente a profonde, irrisolvibili contraddizioni: agendo in continuità con l’esperienza del passato, piuttosto, può rappresentare ancora una volta la sintesi ultima tra l’idea di cultura e le complesse dinamiche della contemporaneità. Laura Baldi, coordinatrice di Eastonline.it; Luca Scandale, docente di Economia della Cultura e del Territorio, LUM-Jean Monnet, Bari; Massimo Sterpi, avvocato, coordinano: esperto di diritto dell’arte tra i partecipanti: Maria Alicata, critico d’arte e curatore; Luca Beatrice, critico d’arte, presidente del Circolo dei lettori di Torino; Giuliana Benassi, storica dell’arte e assistente di H. H. Lim; Enrico De Paris, artista; Daniele Galliano, artista; Luca Josi, amministratore delegato Einstein multimedia; Miltos Manetas, artista; Anna Mattirolo, direttore MAXXI Arte; Leonardo Nobler, fondatore Audievent; Cristiana Perrella, curatrice indipendente e critico d’arte; Roberto Race, giornalista e consigliere di Inward, osservatorio internazionale sulla creatività urbana; Roberto Maria Ricco, presidente del distretto produttivo Puglia creativa; Anna Scalfi, artista; Maria Scoglio, manager corporate communications Fox Channels Italy; Elisabetta Secchi, responsabile Relazioni istituzionali di Istituto europeo di Design Roma; Michele Trimarchi, economista della cultura. wg manager: Enrica La Palombara, veDrò 45 Talenti che vanno (tanti), talenti che vengono (pochi). Il saldo della valorizzazione del capitale umano in Italia da anni è negativo. Mancano opportunità, prospettive, speranze. A veDrò per la prima volta un network internazionale che della mobilità dei talenti, e del loro controesodo, ha fatto la propria ragione fondativa. m eno uno virgola due. È il nostro dato dell’highly skilled exchange rate, ovvero il tasso che misura la capacità di un Paese di attrarre sul proprio territorio individui con un elevato grado di istruzione. L’Italia, oggi, è l’unica in Europa a presentare un valore negativo. Cosa significa? In estrema sintesi che con il talento fatichiamo proprio ad andare d’accordo. Perché accanto alla dispersione del capitale intellettuale interno, la famosa “fuga dei cervelli”, la scarsa vocazione italiana all’eccellenza si manifesta in una bassissima capacità attrattiva nei confronti delle risorse esterne. Insomma, a fronte dei tanti di valore che se ne vanno, quelli che fanno il percorso inverso sono sempre troppo pochi. D’altronde, come stupirsi? Il talento, diversamente dai suoi risultati, è prevedibile. Ha un naturale orientamento verso l’ambiente più favorevole: quello che gli consente di esprimersi e di dare il meglio di sé. Se non lo trova, si sposta. In passato, quando la ricchezza proveniva soprattutto dalla terra, l’equazione era più semplice: più suolo fertile da coltivare si aveva, più benessere si otteneva. Nel XXI secolo le cose vanno diversamente. Le economie che producono maggiore sviluppo sono quelle che sanno investire sul capitale umano e sanno renderlo produttivo. Oggi la “terra” da coltivare, la risorsa cioè più importante per produrre ricchezza, è dotata di cervello e gambe. Dunque non si può racchiudere all’interno di confini né pretendere che resti immobile. Soprattutto se è fertile, perché tende a muoversi in cerca di chi sa coltivarla meglio, di chi sa aiutarla a dare i suoi frutti migliori. In questo scenario ci sono Paesi che vincono e Paesi che perdono. I primi, quelli che considerano strategiche le politiche di attrazione e valorizzazione della qualità, guadagnano in dinamismo e spinta competitiva; gli altri, meno capaci di coniugare sviluppo e opportunità per i giovani più qualificati, si consegnano a un progressivo, inevitabile impoverimento. L’Italia, evidentemente, non può accomodarsi nel ruolo in cui oggi è confinata. È necessario, ogni giorno di più, che la sua tendenza alla svalutazione del capitale intellettuale venga arrestata e che la mortificazione del talento si trasformi in capacità di coltivarne di nuovo e di favorirne la circolazione. In questa prospettiva, la creazione delle condizioni migliori per favo46 rire la sussistenza materiale dei “cervelli” nel nostro Paese costituisce certamente la soluzione ottimale. Ma accanto ad essa è possibile ipotizzare l’adozione di sistemi diversi che, sfruttando ad esempio le potenzialità connettive della rete, recuperino “virtualmente” i tanti fuoriusciti di qualità che, pur non progettando di tornare, possono comunque essere parte attiva di un processo di cambiamento e crescita. veDrò avvierà una riflessione sulla promozione del talento e della conoscenza concentrandosi su quattro obiettivi: attrarre i talenti italiani; promuoverne i progetti; coinvolgere in iniziative comuni i nostri concittadini all’estero; favorire l’arrivo di giovani stranieri qualificati. Su questa base il gruppo di lavoro tenterà di elaborare idee e soluzioni utili a chi, a diversi livelli – governo, regioni, università, imprese – intenda assegnare al capitale intellettuale un ruolo di primo piano nel proprio orizzonte di crescita e di sviluppo. coordinano: Francesco Grillo, amministratore delegato Vision; Alessandro Rosina, presidente iTalents tra i partecipanti: Giovanni Aliverti, manager of Government Programs IBM; Almir Amberskovic, giovani imprenditori Assolombarda; Anna Ascani, direttore Agenzia Umbria Ricerche; Jacopo Avogadro, senior lobbyist Finmeccanica; Paolo Balduzzi, ricercatore Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Valentina Barca, Fonderia Oxford; Michele Bellabarba, presidente EuropeAssociation; Luca Bianchi, vicedirettore Svimez; Roberto Bonzio, Italiani di frontiera; Alessandra Carrillo, Crawford&Co.; Claudio Catalano, ufficio studi Finmeccanica; Gianfilippo Emma, Vision; Patrizia Fontana, partner Carter & Benson; Stefania Giannini, rettore Università per stranieri di Perugia; Beatrice Lorenzin, deputato Pdl; Gaia Manco, European multimedia multilingual journalist and producer; Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali; Ilaria Maselli, Center for European Policy Studies; Guido Meak, imprenditore Zerogrey; Cristina Militello, ricercatrice TrecentoSessanta; Gaia Pianigiani, giornalista The New York Times; Lorenzo Pompei, Fonderia dei talenti; Edoardo Riccio, principal Bain&co; Ivana Santoro, Finance consultant; Marco Sgroi, presidente Baia Italia; Guglielmo Vaccaro, deputato Pd; Lorenzo Valeri, Luiss; Stefano Visalli, senior partner McKinsey; Eleonora Voltolina, iTalents e direttore Repubblica degli Stagisti. Claudia Cucchiarato, giornalista e blogger – in collegamento da Barcellona Filippo Scognamiglio, presidente Nova – in collegamento da New York wg manager: della politica Andrea Garnero, Lo Spazio 47 S’avanza, a veDrò, un nuovo prototipo umano: è l’“attrattore italiano”. Esporta nel mondo uno stile di vita, una cultura, una lingua. E racconta di un Paese sul quale è ancora possibile – anzi conveniente – scommettere. Dal made in Italy al mind in Italy la nuova frontiera dell’internazionalizzazione italiana ai tempi della crisi e della globalizzazione. l 48 ’ ultimo ammonimento è stato quello del Washington Post: non sarà un qualunque vertice europeo a risolvere il “caso italiano”. Le statistiche ci ricordano in modo ricorrente il ritardo del nostro Paese: 35º nel Global Innovation Index; 43º nella graduatoria annuale della competitività del World Economic Forum; agli ultimi posti negli indici europei di produttività, con 45 dollari/Pil per ogni ora lavorata. Guardando le cose da una angolazione diversa, focalizzata sull’integrazione del sistema-Italia nei contesti internazionali, emerge tuttavia una realtà diversa: l’energia positiva dell’Italia esportatrice che, dopo una fase di difficoltà, cresce del 4,8% nel 2012, con un saldo della bilancia commerciale previsto in attivo dopo 12 anni, e figura al quarto posto tra i paesi del G20 per competitività e al settimo nella produzione industriale. A questo va aggiunto che, nonostante le difficoltà della zona euro, ancora molti fondi e istituzioni straniere investono in titoli di debito pubblico, il più liquido sui mercati finanziari, che aumentano gli azionisti stranieri di imprese italiane con ben il 35% delle quotate con partecipazioni di fondi sovrani (per un 2,2% del capitale) e che pilastri del made in Italy quali Valentino e Missoni fanno compagnia a Tiffany e Harrods con azionisti del Golfo. Diverse multinazionali europee, poi, sono presenti in Italia, mentre si rafforzano poli di eccellenza infraeuropea come quello italo-franco-tedesco della meccatronica, pur a fronte di una scarsa capacità del Paese di attrarre capitali stranieri (penultimo in Europa con un rapporto medio tra investimenti in entrata e Pil all’1,2% tra il 2001 e il 2010). L’Italia ha un grande soft power da sfruttare, costituito non solo dal suo passato (il patrimonio, la memoria storica), dall’universale apprezzamento dell’ “Italian way of life” o dalle risorse presenti nei territori, ma anche dalla produzione di occasioni e attività culturali contemporanee e dalla capacità innovativa, imprenditoriale e dinamica dei nuovi italiani all’estero, che potremmo definire “i nuovi attrAttori italiani”. Una presenza fittissima, se solo si considerano, accanto ai figli della prime e seconde generazioni, i nuovi talenti in fuga. È arrivato il momento di de-ideologizzare il dibattito sul ruolo dell’estroversione e dell’internazionalizzazione del sistema-Italia, abbandonando le sirene del liberismo puro o quelle del neo-protezionismo difensivo. La chiave è capire come e quale internazionalizzazione, delle imprese e degli individui, crei valore e a quali condizioni. La protezione del made e mind in Italy dovrebbe coincidere sempre di più con il ruolo di promozione (e difesa) della competitività della filiera di riferimento piuttosto che con logiche di protezione di una italianità generica e di bandiera. Tema centrale per il rilancio della crescita in Italia è la definizione di una presenza come sistema-Paese e come sistema di imprese sui mercati internazionali. Un’“integrazione profonda”, da intendersi come: internazionalizzazione attiva (dalla politica economica estera di giganti pubblici alla cosiddette “multinazionali tascabili”, dalle reti di servizi italiane presenti all’estero alle PMI nel mondo); capacità di attrarre “buoni investitori” esteri; capacità di far leva internazionale su cultura e lingua; internazionalizzazione del capitale umano (dal rientro dei talenti espatriati all’attrazione di studenti e professionisti in Italia). Di fronte ai nuovi paradigmi di creazione del valore e al nuovo ordine economico mondiale, come il supereroe “Italia internazionale” può salvare gli italiani? Il working group di veDrò approfondirà questi temi, individuando linee di azione e di proposta per contribuire al rilancio del Paese e far tornare “di moda” l’Italia. coordinano: Emilio Ciarlo, responsabile Dipartimento Internazionale Pd; Isabella Falautano, responsabile Relazioni esterne e istituzionali Gruppo AXA in Italia, responsabile fondazioni e associazioni internazionali veDrò; Marco Margheri, senior vice president Public & Eu affairs, Edison tra i partecipanti: Franco Baronio, senior partner Bain&Co; Luca Ballarini, imprenditore, fondatore di Bellissimo ed editore di Italic; Susi Billingsley, deputy curator del World Economic Forum Global Sahper Rome Hub; Francesco Boccia, deputato Pd; Andrea Lorenzo Capussela, economic advisor Ico Serbia e Montenegro; Antonella Chiricosta, associate partner KPMG; Claudia Colla, funzionario Commissione europea; Elio De Tullio, Managing Partner studio legale De Tullio & Partners e vicesegretario generale Camera di commercio italoargentina; Filippo Del Fiore, MIT Senseable City Lab; Nicola Di Tullio, Public Affairs director Weber Shandwick Italia; Oscar Giannino, giornalista; Renato Giallombardo, partner head Private equity e Abu Dhabi office coordinator Gianni Origoni Grippo & partners; Eric Jozsef, giornalista Libération; Daniela Leveratto, deputy technical director, OICA; Carlo Mammola, Managing Partner Argan Capital; Patrizio Messina, Managing Partner Italia Orrick, Herrington & Sutcliffe; Fabio Monti, direttore Fondazione Rui; Riccardo Monti, presidente ICE, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane*; Roberto Nicastro, direttore generale Unicredit; Luisa Piazza, Head of Public Affairs Seat; Stefano Sciolla, partner di Lathsam and Watkins; Giovanni Segni, amministratore delegato Porcovino; Alessandro Settepani, Responsabile Italia Fitch; Gabriele Valli, amministratore delegato Katalys; Marco Zanotelli, professore di Econometria Università di Milano; Giuseppe Zingaro, head of Tax Vodafone. wg manager: Elena Shneiwer, CR Officer AXA MPS 49 i n questi anni si affaccia sulla scena sociale e civile la prima generazione di “nativi digitali”. Una generazione dalla fisionomia multipla: portatrice di uno sguardo nuovo, genuinamente “sovversivo” verso un mondo ancora plasmato in larga misura su paradigmi superati ma, allo stesso tempo, bisognosa di strumenti e riferimenti cognitivi solidi per interpretare con pienezza il proprio ruolo nella società e praticare in maniera effettiva l’esercizio dei propri diritti, primo tra tutti quello di cittadinanza. L’agorà della rete, spazio allo stesso tempo pedagogico, di socializzazione e ridefinizione delle identità, può rappresentare il luogo di confluenza e armonizzazione di queste competenze. Internet è il medium più democratico che l’uomo abbia mai posseduto: la sua capacità di favorire il contatto tra le persone senza vincoli di status o di opinione lo rende lo strumento ideale con cui immaginare l’elaborazione di una nuova coscienza di sé e del proprio ruolo “nel mondo”. Per questo motivo veDrò ha deciso di realizzare un working group per offrire ai più giovani una consapevolezza piena delle potenzialità della rete e delle sue possibilità di utilizzo, secondo una logica democratica e partecipativa. La convergenza tra veDrò e la galassia del web è, in fondo, un processo naturale. Il think-net è a suo modo “digita- 50 le” fin dalle origini: nel modellare la propria essenza sul concetto di rete, immaginandosi come luogo di intersezione e confluenza di esperienze, visioni del mondo e conoscenze differenti. Così come nell’ambizione di cogliere istantaneamente l’emergere delle dinamiche più innovative che attraversano il corpo sociale, per assorbirle e metabolizzarle in una lettura originale della contemporaneità. Nel working group una selezione di giovani avrà modo, accompagnata da formatori qualificati, di intraprendere un percorso di scoperta delle risorse meno esplorate della rete, innanzitutto in una prospettiva di crescita culturale e civile. Nel corso dell’attività del gruppo verranno dunque approfondite le diverse dimensioni della partecipazione digitale, le opportunità di coinvolgimento nei processi decisionali collettivi garantite dalla democrazia elettronica, le nuove dinamiche di diffusione del sapere, all’insegna della condivisione e della simmetria comunicativa. Tra i giovani coinvolti, anche studenti provenienti dalle zone dell’Emilia colpite dal recente sisma, nell’ottica di offrire un’opportunità per la ripartenza. a cura di: Alessandro Lucchini, giornalista e copywriter, docente di tecniche della comunicazione scritta, Iulm 51 la legenda dei supereroi hulk major brasil Esplode una bomba a raggi gamma durante un esperimento scientifico. Bruce Banner, timido e insicuro scienziato, rimane esposto alle radiazioni. Nasce così il suo alter-ego Hulk, gigante dalla pelle verde che, all’aumentare della rabbia, sprigiona la sua forza. Major Brasil rimane ucciso in casa con una raffica di mitra. Il suo omicidio rimane irrisolto per molti anni, fino a quando un nuovo Major Brasil appare per le strade del Brasile, pronto a sconfiggere i criminali con agilità e astuzia, fino a scontrarsi con il killer di colui che si rivelerà essere suo padre. superman Il pianeta Krypton sta per esplodere e due genitori spediscono sulla Terra un neonato che viene trovato e accudito dai Kent. Col tempo, Clark scopre i suoi infiniti poteri e decide di metterli a disposizione dell’umanità, mascherando la sua identità di Superman lavorando come giornalista al Daily Planet. Mr Incredible Sfigurato dall’acido durante una rapina, Joker diventa mentalmente instabile e totalmente folle. Nemico numero uno di Batman, abilissimo ladro, narcisista ed eccentrico, è il criminale più temuto di Gotham City. silver surfer Proveniente da un programma di protezione testimoni per supereroi insieme alla sua famiglia, Mr Incredible è dotato di una forza sovraumana e un sorprendente appetito. Costretto a nascondere la sua identità, lavora in una compagnia di assicurazioni come liquidatore. Inizialmente nemico dei Fantastici 4, Silver Surfer si rivela col tempo vittima di un ricatto di Galactus e si unisce al quartetto in diverse battaglie. Il Potere Cosmico che è in lui gli dona un corpo argenteo quasi del tutto invulnerabile agli attacchi esterni e la capacità viaggiare nello spazio a velocità altissime a bordo della sua “asse”. captain america wolverine Scartato alla visita di leva a causa del suo fisico gracile e inadatto alla guerra, Steve Rogers accetta di sottoporsi all’esperimento “Operazione rinascita”, che farà di lui un supersoldato dotato di una quasi totale invulnerabilità e grande agilità fisica. In battaglia lo contraddistingue il suo famoso scudo di adamantio e vibranio, praticamente indistruttibile. Nato col potere della superguarigione e con artigli retrattili nelle mani, viene trasformato da uno scenziato in Wolverine, grazie ad uno scheletro d’adamantio che lo rende indistruttibile. In seguito viene reclutato negli X-Men e “domato” dal Professor X, che fa di lui una delle pietre miliari del supergruppo, la sua nuova famiglia. Fantastici quattro Ottengono i loro poteri durante una spedizione spaziale, in cui vengono a contatto con dei raggi cosmici. I Fantastici Quattro sono: Mr Fantastic, mente geniale dal corpo allungabile e modellabile; la Donna invisibile, sua moglie, dotata dell’invisibilità e della capacità di creare campi di forza; la Torcia Umana, capace di lanciare sfere di fuoco e volare; la Cosa, dal corpo roccioso e dalla forza incredibile. 52 joker flash È in grado di muoversi a velocità incredibili riuscendo a superare la velocità della luce. La supervelocità non solo consente a Flash di camminare sull’acqua, sui soffitti o addirittura per aria, ma gli conferisce anche un’incredibile rapidità di pensiero e riflessi di combattimento elevatissimi. batman Dazzler Bruce Wayne è un erede milionario che cresce sin da giovane con l’idea fissa di vendicare i suoi genitori, uccisi durante una rapina. Questo lo porta ad affrontare la sua più grande paura, i pipistrelli, trasformandoli nel suo simbolo. Inventore di nuove tecnologie e conoscitore di varie arti marziali, Batman diventa il cavaliere oscuro di Gotham City. x-men aquaman Figlio di una principessa di Atlantide, da dove è stato espulso da piccolissimo, viene allevato dai delfini e in seguito dal guardiano di un faro. Col tempo scopre i suoi poteri telepatici verso le creature marine, la respirazione sott’acqua e la sua attitudine a mettere le sue abilità a disposizione di tutti. iron Man Eccentrico miliardario e geniale inventore, Tony Stark rimane ferito al cuore da una scheggia in una zona di guerra. Per sopravvivere costruisce un’eccezionale armatura che lo trasforma in Iron Man permettendogli di attaccare e sconfiggere i suoi nemici. spider man Fotografo e studente impacciato, in seguito al morso di un ragno radioattivo, Peter Parker viene dotato di sorprendenti poteri e abilità che fanno di lui un vero e proprio Uomo Ragno. Resistenza e agilità di un aracnide e la possibiltà di utilizzare delle tele di ragno rinforzate, gli permettono presto di diventare un eroe acclamato e un acerrimo nemico della criminalità. Mutante dalle capacità canore notevoli, Dazzler entra a far parte degli XMen quando la sua carriera di cantante è volta al termine. Oltre che di una splendida voce, è dotata del potere di trasformare qualsiasi tipo di suono in raggi luminosi. Un supergruppo di mutanti, ognuno dotato di un superpotere, è messo insieme per combattere le forze del male dal Professor X, anch’egli mutante. Gli X-Men vengono spesso discriminati dalle persone “normali” per la loro diversità, ma nonostante questo continuano a proteggere il genere umano. flash gordon Il pianeta Mongo è in rotta di collisione con la Terra. L’impavido Flash Gordon e l’amata Dale lo raggiungono su un razzo per scongiurare la catastrofe. Qui, dopo mirabolanti avventure e con l’aiuto di straordinari amici, riescono a sventare il piano del perfido imperatore Ming che, sottomesse le popolazioni aliene, vorrebbe estendere il suo domino anche alla Terra. robin Assistenti di Batman e suoi compagni di battaglia, vari sono stati i Robin che hanno accompagnato le avventure dell’uomo pipistrello. Rigorosamente addestrati da lui, sono tutti estremamente intelligenti e geni dell’alta tecnologia, apprendono ben presto le tecniche d’investigazione e delle arti marziali. supereroi al cinema Daredevil (Ben Affleck) Punisher (Thomas Jane) Hulk (Eric Bana, Edward Norton, Mark Ruffalo) Blade (Wesley Snipes) Elektra (Jennifer Garner) Wolverine (Hugh Jackman) Batman (Michael Keaton, Val Kilmer, George Clooney, Christian Bale) Catwoman (Michelle Pfeiffer, Halle Berry, Anne Hathaway) Spiderman (Tobey Maguire, Andrew Garfield) Superman (Christopher Reeve, Brandon Routh, Henry Cavill) Fantastici Quattro (Ioan Gruffudd/Mister Fantastic, Jessica Alba/Donna invisibile, Chris Evans/Torcia Umana, Michael Chiklis/La Cosa) veDrò - via del Tritone, 87 - 00187 Roma tel +39 066892279 /// [email protected] #vedro12 www.vedro.it