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gli italiani ei loro superpoteri.

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gli italiani ei loro superpoteri.
gli italiani e i loro
Centrale Fies, Dro (Tn)
26-29 agosto 2012
www.vedro.it
superpoteri.
Programma
presenta
un progetto speciale dell’artista
Adrian Tranquilli
Domenica 26 agosto
Prequel
h 18:00
della Provincia Autonoma di Trento e presidente di turno della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige
Modera: Andrea Vianello, giornalista Rai, conduttore e autore Agorà
** (largo
** (Parco
Spiaggia
degli
Ulivi di Riva
deldel
Garda
Medaglie
Palazzo dei
Congressi
di Riva
Garda
Lido)d’Oro al Valor Militare, 5)
a cura di Maria Letizia Bixio
Alcune opere delle serie In Excelsis 2011
Back in action! Riprendere il cammino
Enrico Letta, fondatore veDrò e vicesegretario del Partito democratico, con Lorenzo Dellai, presidente
h 19:00
Palazzo
dei degli
Congressi
Rivadel
delGarda
Garda****
Aperitivo e cena presso la
Spiaggia
Ulivi didiRiva
(ParcoMedaglie
Lido)
(largo
d’Oro al Valor Militare, 5)
e Don’t forget the Joker 2006-2009
saranno esposte presso la Centrale Fies
di Dro (Tn) dal 26 al 29 agosto
Lunedi 27 agosto
h 9:00
Partenza delle navette dagli alberghi e trasferimento alla Centrale Fies di Dro
sessione plenaria
h 9:30
“Nel corso di un’inarrestabile indagine
socio-politica sul ruolo svolto dai
supereroi nella società moderna,
Tranquilli apre un confronto con
la simbologia arcaica, fatta di letture
divergenti e ambigue analisi
ultra-semantiche.
Giustizieri, eroi delle tenebre, esempi utopici
dell’immortalità appaiono alternativamente
vincitori e vinti, eroi affetti dai limiti e dalle
fragilità che vessano l’Uomo contemporaneo”.
Apertura dell’VIII edizione di veDrò
We can be heroes: “Fai del tuo limite il tuo orizzonte”
(testo liberamente tratto dall’intervento di Andrea Camilleri a veDrò un aperitivo con, 8.5.12)
Interpretato da Vinicio Marchioni, attore
h 9:45
veDrò2012
Benedetta Rizzo, presidente veDrò
Enrico Letta, fondatore veDrò e vicesegretario del Partito democratico
h 10:05
Opening speech
Superheroes lesson for veDroids
Simon Philips, presidente Marvel Entertainment International
h 10:45
Lanterna verde
Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale Enel
Intervistato da Antonello Piroso, giornalista
h 11:25
Pillole di veDrò. Capaci di realizzare il futuro
Ugo Govigli, amministratore delegato Nec Italia
h 11:30
“A volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata” (Batman)
Alex Cataldo, responsabile Italia Moody’s
Maria Pierdicchi, managing director, head of Southern Europe, Standard & Poors
Alessandro Settepani, responsabile Italia Fitch
Il confronto tra i responsabili Italia delle agenzie di rating e i vedroidi
sarà moderato da Oscar Giannino, giornalista
h 12:10
Pillole di veDrò. Capaci di r-innovare
Franco Bernabè, presidente esecutivo Telecom Italia
h 12:25
L’uomo da sei milioni di dollari
Lorenzo Turicchia, research scientist Laboratory of Electronics MIT, Boston
Pranzo
[dal catalogo Adrian Tranquilli realizzato
per veDrò2012]
h 13:15
working group
h 14:30
h 19:00
h 20:30
In collaborazione con
Apertura dei lavori nei Working Group (wg)
Chiusura dei lavori e trasferimento in albergo
Aperitivo e cena presso la
Spiaggia
Ulivi didiRiva
Palazzo
dei degli
Congressi
Rivadel
delGarda
Garda****
(largo
d’Oro al Valor Militare, 5)
(ParcoMedaglie
Lido)
1
Martedi 28 agosto
h 9:00
Trasferimento alla Centrale Fies di Dro
h 12:40
h 12:50
sessione plenaria
h 9:30
h 9:40
h 9:50
h 9:55
h 10:40
Monologo
We can be heroes: “Gaber se fosse Gaber”
di e con Andrea Scanzi, giornalista
Pillole di veDrò. Capaci di essere super
Stefano Dambruoso, magistrato e scrittore italiano, inserito da Time Magazine nella classifica dei 36 eroi moderni
h 13:00
h 18:00
h 21:00
Ripresa dei lavori nei wg
(il pranzo sarà servito all’interno dello spazio dei lavori)
Partenza delle navette per il centro sportivo. Sfide di calcio, calcetto e basket***
Partenza delle navette dagli alberghi per la Centrale Fies di Dro
Cena presso la Centrale Fies di Dro
h 21:30
al Politecnico di Milano
h 22:00
veDrò live
A hero through the barricades
Tony Hadley [Spandau Ballet] in concerto
h 23:00
Stayin’ alive
con Enrico Silvestrin, attore e dj
Presentazione dell’Outlook 2012 dell’Osservatorio permanente veDrò sulle imprese
italiane in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Stanford
e l’Università metropolitana di Londra, a cura di Marco Zanotelli, docente di Econometria,
Università di Milano, e Susan McHills, Università di Stanford, con Luca Palermo, amministratore
delegato Tnt Post, Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Inalca Cremonini Group, Barbara
Labate, Ceo RisparmioSuper, Caterina Gatta, stilista
Modera Jacopo Barigazzi, giornalista e co-fondatore Linkiesta
Pillole di veDrò. Capaci di essere super
Cecilia Strada, presidente Emergency
Il ministro alla lavagna!
Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Intervistato dagli studenti
h 11:10
Pillole di veDrò. Capaci di rischiare
Vincenzo Onorato, presidente e fondatore Mascalzone Latino e Moby Lines
h 11:20
I supereroi olimpici tornano a casa
Mauro Berruto, ct nazionale maschile di pallavolo, Massimo Barbolini, ct nazionale femminile di pallavolo*,
Stefano Cerioni, ct nazionale maschile e femminile di scherma, Salvatore Sanzo, schermidore, campione
olimpico, medaglia d’oro Atene 2004, giornalista Sky Sport, con Enrico Bertolino, formattore, ct veDrò
Modera Andrea Vianello, giornalista Rai, conduttore e autore Agorà
Mercoledi 29 agosto
sessione plenaria
h 10:30
Monologo
We can be heroes: “Il mondo come io lo vedo”
con Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati
h 10:40
Pillole di veDrò. Capaci di avviCinare (Matteo Ricci, 1552-1610)
Duilio Giammaria, giornalista Rai
h 10:50
1982-2012: Un supereroe da urlo
Marco Tardelli, campione del mondo e viceallenatore della Nazionale di calcio irlandese
Intervistato da Myrta Merlino, giornalista
h 11:20
Super tv?
Antonio Campo Dall’Orto, vicepresidente esecutivo Viacom International Media Networks,
Andrea Di Fonzo, Md & Chief Interaction Officer at GroupM, Giorgio Gori
con Andrea Pezzi, conduttore tv e imprenditore
h 12:00
Pillole di veDrò. Capaci di inventare il futuro
Giovanni Segni, Ceo Porcovino
Daniele Pelleri, Ceo Appsbuilder
Luca Rossettini, co-fondatore e Ceo D-Orbit srl
Emilia Garito, New Trends Domains, e Michelangelo Smeriglio, partner Infinity Edge
h 12:30
Pillole di veDrò. Save Europe
Mario Mauro, parlamentare europeo
Gianni Pittella, vicepresidente Parlamento europeo
h 12:45
Si chiude l’VIII edizione di veDrò
Pranzo
Pillole di veDrò. Capaci di essere super
Alberto Cairo, fisioterapista e scrittore italiano, delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in
Afghanistan, candidato al Premio Nobel per la Pace 2010
h 11:50
Pillole di veDrò. Capaci di r-esistere
Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia
h 12:00
Pillole di veDrò. Capaci di regolare
Pier Luigi Petrillo, consigliere Commissione Unesco e coordinatore Unità per la Trasparenza, Mipaaf,
e Michele Corradino, consigliere di Stato, capo di gabinetto Mipaaf
h 12:10
Pillole di veDrò. Capaci di raccontare il bello
Luca Beatrice, critico d’arte e curatore
h 12:20
Pillole di veDrò. Capaci di fantasticare
Nicola Maccanico, managing director Warner Bros Pictures Italia
h 12:25
Pillole di veDrò. Capaci di creare il futuro
Riccardo Lattanzi, Assistant Professor of Radiology, New York University School of Medicine Assistant
Professor of Electrical and Computer Engineering, Polytechnic Institute of NYU
Mario Davinelli, Bioingegnere, Cro Sr. Clinical Project Manager
2
working group
Pillole di veDrò. Capaci di riconoscere il bello
Cristiano Seganfreddo, curatore d’arte, presidente dell’associazione Progetto Marzotto, docente di Estetica
h 10:50
h 11:35
Pillole di veDrò. Capaci di realizzare il futuro
Roberto Zago, presidente Soles
Presentazione del Rapporto veDrò2012: Il denaro
Monica Fabris con Carlo Alberto Carnevale Maffè, School of Management Università Bocconi,
e Roberto Giacchi, amministratore delegato Postemobile
Modera Alberto Castelvecchi, personal branding advisor Studio Castelvecchi
... to be continued
* Contattati, in attesa di conferma
** IlLaPalazzo
deidegli
Congressi
puòessere
essereraggiunta
raggiuntoautonomamente
autonomamenteo ocon
conil ilservizio
servizionavetta
navettache
chepartirà
partirà
Spiaggia
Ulivi può
alle h 17:30 di domenica 26 agosto e alle h 20:00 di lunedì 27 agosto dai seguenti hotel: Royal
Royal
(via Longa
Riva
del Garda),
Riva
del Garda),
OlivoRoma
(via Roma
2, Arco).
(via Longa
8, Riva8,del
Garda),
AstoriaAstoria
(viale (viale
TrentoTrento
9, Riva9,del
Garda),
Olivo (via
2, Arco).
*** Coloro che non partecipano al pomeriggio sportivo saranno riaccompagnati negli alberghi
3
Badge
Ultra veDro
h 09:00
Nove in punto la versione di Oscar con Oscar Giannino
in diretta da veDrò2012 su Radio 24
h 18:30
La zanzara con Giuseppe Cruciani e David Parenzo
in diretta da veDrò2012 su Radio 24
Joshua Held Live cartooning from veDrò2012
Live twitting La squadra di blogger a #veDrò2012
Diretta streaming di veDrò2012 su www.vedro.it
e www.facebook.com/associazionevedro
veDrò dall’alto Due droni Smart Technologies e Aibotix
Italia dotati di telecamera voleranno nei cieli di veDrò e
riprenderanno le immagini dei lavori
Il badge con il colore identificativo del Working
Group di appartenenza permette l’accesso
alla Centrale Fies e la partecipazione ai lavori:
vi chiediamo di indossarlo sempre.
Pomeriggio sportivo
Lunedì 27 e martedì 28 agosto le navette dirette alla Centrale Fies di Dro, sede dei lavori, partiranno da tutti gli alberghi alle h 9:00.
Mercoledì 29 partiranno alle h 9:30. Una hostess sarà presente in ogni albergo per agevolare i trasferimenti.
Invitiamo coloro che intendano prendere parte al pomeriggio sportivo di martedì 28 agosto
a portare con sé, in Centrale, sin dal mattino,
il cambio completo: il trasferimento al campo
sportivo avverrà direttamente dalla sede dei
lavori.
Al fine di consentire lo svolgimento del programma secondo gli orari previsti, si raccomanda la massima puntualità. L’organizzazione non potrà garantire l’elasticità degli
anni precedenti: le navette partiranno dagli
hotel all’orario prestabilito.
Internet
Nella Centrale Fies è presente un Internet
point. La Centrale è comunque coperta da
rete wireless.
Abbigliamento
Chi siamo
Benedetta Rizzo, presidente /// cell +39 3355474892 /// [email protected]
Riccardo Capecchi, tesoriere /// cell +39 3771638822 /// [email protected]
Emanuela Lantieri, responsabile organizzativo /// cell +39 3383815687 /// [email protected]
Trasferimenti
per la Centrale Fies
Dati la location e il taglio informale dell’evento, è raccomandato un abbigliamento casual
(i lavori si svolgeranno all’aperto: in considerazione del clima instabile vi consigliamo di
portare con voi un golf e una giacca a vento).
Per le serate è ugualmente consigliato un abbigliamento informale.
ATTENZIONE La Centrale Fies è priva di aree
parcheggio: tutti coloro che ci raggiungeranno con la propria auto dovranno dunque
lasciarla nel parcheggio dell’hotel e usufruire
del servizio navette per raggiungere la sede
dei lavori. Per eventuali spostamenti saranno
comunque presenti in Centrale auto elettriche con driver a disposizione dei partecipanti,
da prenotare in loco.
I più sportivi potranno raggiungere la Centrale
Fies percorrendo la pista ciclabile che la collega a Riva del Garda, passando per Arco. La
Centrale Fies è raggiungibile in moto.
Supporto logistico
Press
Alessandra Martinoja, assistente all’organizzazione
Monica Nardi, responsabile media relations /// cell +39 3385895287
Lucio Palazzo, ufficio stampa /// cell +39 3357572927
Alessandra Calise, ufficio stampa /// cell +39 3339889268
Federica Marcelli, assistente all’organizzazione
/// cell +39 3383924138
Giulia Gazzelloni, assistente all’organizzazione
/// cell +39 3409036638
/// cell +39 3771664809
Back in action!
Il primo appuntamento
con veDro2012
Il primo appuntamento di veDrò2012 si terrà domenica
domenica 26
26
degliCongressi
Ulivi di Riva
del
agosto, alle hh 18:00,
18:00, presso
presso lail Spiaggia
Palazzo dei
di Riva
Garda,
largo
Medaglie
al Valor Militare, 5 [cfr. mappa].
del
Garda
(Parco
Lido) d’Oro
[cfr. mappa].
Spiaggia
Ulivi potrà
IlLaPalazzo
deidegli
Congressi
potràessere
essereraggiunta
raggiuntoautonomamente
autonomameno con
il servizio
te
o con
il servizionavetta
navettache
chepartirà
partiràalle
allehh17:30
17:30dai
dai seguenti
seguenti
hotel: Royal (via Longa 8, Riva del Garda), Astoria
Astoria (viale
(viale Trento
Trento
9, Riva del Garda), Olivo (via Roma 2, Arco) [cfr. mappa].
4
5
Riva del Garda
Attivita accompagnatori
pomeriggi
di lunedì
e di
Le escursioni
escursionidei dei
pomeriggi
di 27
lunedì
martedì
agosto28
partiranno
h 15:00 alle
dal
27
e di 28
martedì
agosto alle
partiranno
Palazzo
dei Congressi
di Riva
deldiGarda,
h
15:00 dalla
Spiaggia degli
Ulivi
Riva del(Parco
GarLido).
da,
largo Medaglie d’Oro al Valor Militare, 5.
Biking
Per i più sportivi, sarà possibile raggiungere la
Centrale Fies (sede dei lavori) percorrendo la
pista ciclabile che la collega a Riva del Garda,
passando per Arco. Le biciclette saranno a disposizione fino ad esaurimento. Per prenotazioni: Ingarda +39 0464 025430
Trekking
Chi desideri passeggiare attraverso i boschi
si armi di scarpe da trekking per percorrere i
sentieri che partono dal lago. Per prenotazioni:
Ingarda +39 0464 025430
Canyoning
Per i più avventurosi, il canyoning attraverso i
torrenti rappresenta un’avventura da non perdere. Richiedete muta, casco e imbragatura
per sfidare le rapide tra le rocce. Per prenotazioni: Ingarda +39 0464 025430
Barca a vela e windsurf
Le tranquille acque del lago e i venti costanti
offrono l’opportunità di uscire in barca a vela
o in windsurf a tutti gli amanti dell’acqua. Le
barche e i windsurf saranno disponibili in numero limitato. Per prenotazioni: Ingarda +39
0464 025430
Prenotazioni alberghiere
Rivatour - Graziella Zucchelli
///
+39 0464570370 /// [email protected]
Transfer personalizzati
Taxi
Sartorelli Trasporti - Elena Saiani
+39 0464504233 /// +39 3400925926
[email protected]
Riva del Garda +39 0464557044
3 Du Lac et Du Parc Grand Resort
viale Rovereto,44
+39 0464 566 600
4 Astoria Park Hotel
viale Trento,9
+39 0464 576 657
5 Garda Sporting Club Hotel
viale dei Tigli, 40
+39 0464 552 072
6 Grand Hotel Liberty
viale G. Carducci, 3/5
+39 0464 553 581
7 Feeling Hotel Luise
viale Rovereto,9
+39 0464 550 650
8 Villa Nicolli Romantic Resort
via Cattoni, 5
+39 0464 552 589
9 Hotel Mirage
viale Rovereto, 97/99
+39 0464 552 671
10 Hotel Sole
piazza 3 Novembre, 35
+39 0464 552 886
11 Hotel Portici
piazza 3 Novembre, 19
+39 0464 555 400
12 Hotel Europa Best Western
piazza Catena,13
+39 0464 555 433
13 Grand Hotel Riva
piazza Garibaldi, 10
+39 0464 521 800
14 Hotel Bellavista
piazza Cesare Battisti, 7
+39 0464 554 271
15 Hotel Giardino Verdi
piazza Giardino G. Verdi, 4
+39 0464 552 516
16 Hotel Bellariva
via Franz Kafka, 13
+39 0464 553 620
17 Hotel Garnì Venezia
via Franz Kafka, 7
+39 0464 552 216
18 Hotel Royal
via Longa, 8
+39 0464 554 261
19 Hotel Gabry
via Longa, 6
+39 0464 553 600
20 Ambassador Suite Hotel
via Longa, 16
+39 0464 550 358
21 Ostello Benacus
piazza Cavour, 10
+39 0464 554 911
5
4
Arco +39 0464514520
hotel convenzionati
Arco
1 Hotel Olivo
viale Roma, 2
+39 0464 516 430
2 Palace Hotel Città
viale Roma, 10
+39 0464 531 100
8
21
11
12
10
13
14
15
6
7
7
20
2
3
1
17
16
18
16
9
6
7
Fai del tuo limite
il tuo orizzonte
Liberamente tratto dall’intervento
di Andrea Camilleri, a “veDrò un aperitivo con...” (8/5/2012)
gli italiani
e i loro
Speranza è una parola che detesto. Chi vive di speranza muore disperato.
Al contrario, se uno vuole davvero qualcosa, non la deve sperare. Deve
prendersela. E lavorare affinché essa si realizzi.
Pensate all’entusiasmo con cui nel ‘45-47 mettemmo mano a rifare
l’Italia. Ricordo sempre l’enorme impressione che ebbi vedendo al
cinegiornale Alcide De Gasperi a Parigi. Lui, vinto, pronto a dire al cospetto
dei rappresentanti delle nazioni vincitrici: “Sento che in quest’aula, tutto
tranne la vostra personale cortesia, è contro di me e contro il Paese che io
rappresento”.
i working group
I Working Group si svolgeranno
contemporaneamente nelle giornate
del 27 e 28 agosto. Ogni partecipante
farà parte dello stesso gruppo in
entrambi i giorni.
Poi scoprimmo come, proprio la notte prima del discorso di Parigi, nella
stanza d’albergo di De Gasperi c’erano tutti. C’era anche Togliatti. Insieme,
nonostante le divisioni, a cercare la parola che univa un Paese lacerato.
Insieme, per ricostruirlo quel Paese, tra macerie umane, etiche, materiali.
Ecco, io mi auguro che, nel più breve termine possibile, l’Italia possa
ritrovarsi come dentro quella stanza d’albergo. E possa ritrovare parole
nobili e condivise.
Dopo tutto, che cosa avevano i profeti delle grandi rivoluzioni? Avevano la
parola comune. Quella capace di attrarre, di animare, di saldare i propri
seguaci. Oggi quel tipo di eroi non esiste forse più. Ma esistono i santi. E
sapete chi sono? Ve lo dico io che sono un non-credente. Sono i tanti,
tantissimi, santi laici che ogni giorno riescono a essere portatori di una
parola di fiducia negli uomini: nella propria famiglia come nella propria
nazione.
Quella parola e questa fiducia devono essere contagiose. Voi dovete essere
contagiosi. Voi che vi radunate qui diffondete il coraggio e la volontà che
avete di fare, di costruire, di ricostruire. Questo è importante. Create,
insieme, una comunità al di fuori delle appartenenze. Trovate, insieme, la
parola che unisce.
Una parola che per tutti abbia lo stesso senso e lo stesso valore. E che
possa animarvi e farvi essere, a vostro modo, nuovamente eroi. Per
riuscirci dotatevi prima di tutto di una cosa che si chiama cocciutaggine. Io
sono un cinico che ha fede in quel che fa, proprio come diceva Cardarelli. E
vi dico: non fermatemi mai di fronte ai no, di fronte agli ostacoli, di fronte
alla paura. Non ascoltateli, i no. Affrontateli, gli ostacoli. Combattetele, le
paure.
pag. 12
pag. 14
pag. 16
pag. 18
pag. 20
pag. 22
pag. 24
pag. 26
pag. 28
pag. 30
pag. 32
pag. 34
pag. 36
Portate avanti le vostre idee. E fatelo a qualsiasi costo.
pag. 38
Per 10 anni il mio primo romanzo è stato rifiutato da tutti gli editori italiani.
Concordemente.
pag. 40
Ho resistito. E alla fine ci sono riuscito.
pag. 42
Ecco, fate di quel limite il vostro orizzonte. Fatelo diventare l’obiettivo di
ciascuno di voi. Di questa comunità. Del nostro Paese.
8
pag. 10
Rompete le scatole. Continuamente.
Il mio primo e unico consiglio allora è: giudicate esattamente quanto
valete. Lavorate sul vostro cervello come lavora un atleta che fa i 100
metri: che sa che non può superare la soglia di quella velocità, ma sa
anche che può correre al meglio all’interno del suo limite.
superpoteri.
pag. 44
pag. 46
pag. 48
pag. 50
Wg 1 . Libero arbitrio
Wg 2 . Vecchi e nuovi giornalismi
Wg 3 . Gastronomia italiana
Wg 4 . Presidenziali Usa
Wg 5 . Super touch
Wg 6 . Brasile
Wg 7 . Corruzione
Wg 8 . Super tv
Wg 9 . Sanita
Wg 10 . Open gov, Open Europe
Wg 11 . Filantropia e impresa sociale
Wg 12 . Gas e rinnovabili
Wg 13 . Acqua
Wg 14 . Smart cities
Wg 15 . Infrastrutture
Wg 16 . Musica
Wg 17 . Cinema
Wg 18 . Arte
Wg 19 . iTalents
Wg 20 . Internazionalitalia
Wg 21 . Nativi digitali
9
Liberi “da” convenzioni, condizionamenti, coercizioni. Ma soprattutto liberi “di” fare, di sbagliare,
di ricominciare. Mentre tutto intorno scorre, e pare
soggiacere a logiche incontrollabili, una riaffermazione dello straordinario potenziale dell’individuo.
Che era (e resta) l’unico e solo artefice del proprio
destino.
c
hi pensa, oggi, di essere davvero artefice del proprio destino? L’impressione che ci accomuna, nel caos talvolta incomprensibile del quotidiano,
è una progressiva riduzione dei nostri margini
di intervento sulla realtà, anche quella più
prossima e soggettiva. A pesare è l’opacità
dell’ambiente in cui ci relazioniamo, uno spazio in cui la moltiplicazione delle variabili sottratte al nostro controllo si accompagna a una
crescente sensazione di spersonalizzazione
ed estraneità al nostro stesso vissuto.
A venirci in mente è innanzitutto la forza coercitiva più “pesante”, quella economica, oggi
enfatizzata dai meccanismi degenerativi della
crisi. La divaricazione crescente della forbice
delle risorse e della ricchezza, infatti, rappresenta il primo fattore di ostacolo alla facoltà
di determinazione del proprio “essere” nel
mondo. Le dinamiche contemporanee sfuggono al nostro controllo nel farsi sempre più
ambigue, tanto nella carica innovativa quanto
nel quoziente di partecipazione. La comunicazione, nella sua dimensione attuale - pervasiva, istantanea e planetaria - è una grande
metafora di questa ambivalenza. Il binomio
digitalizzazione-globalizzazione, pur ampliando la sfera delle opportunità individuali,
esercita un’innegabile erosione dei margini di
scelta individuali. Le numerose manifestazioni
di conformismo che ruotano intorno alle logiche di aggregazione della rete costituiscono
l’esempio più lampante delle nuove, insidiose
forme di condizionamento celate dietro un’illusione di partecipazione e di protagonismo.
Nello scenario dato, la mobilità sociale rischia
di essere un mito che si scontra con il peso
di condizioni di partenza sempre più incisive. Un contesto che si riverbera sia al livello
delle persone, con meno meritocrazia, sia a
quello dei mercati, con meno liberalizzazioni
o liberalizzazioni incompiute che si traducono
in nuovi monopoli, sia su quello della politica
e dei diritti di cittadinanza, con un “governo
mondiale” sempre meno identificabile, orientato da forze e logiche “invisibili”, interessate
a sottrarre ai cittadini influenza e potere decisionale.
considerazioni rischia infatti di farci cadere
vittime dei nostri stessi timori proprio quando la priorità deve essere quella di scorgere le
nuove opportunità di esercizio di una azione
consapevole sul nostro presente, per il nostro
futuro. veDrò considera questo sforzo una
vera e propria responsabilità generazionale:
il gruppo seguirà questa strada alla ricerca di
sentieri nuovi con cui ribadire e riaffermare il
libero arbitrio, non solo da pregiudizi e limiti culturali, come libertà “da”, ma anche da
resistenze concrete, come libertà “di” agire
con un potere trasformativo sul mondo. Per
riappropriarsi delle redini del proprio destino
e affrancarsi dal determinismo delle aspettative decrescenti e dalla retorica negativa della
crisi.
coordinano: Barbara Carfagna, giornalista Tg1;
Monica Fabris, sociologa, presidente Episteme
tra i partecipanti: Fulvio Abbate, scrittore; Fiorella
Battaglia, docente di filosofia Humboldt University of Berlin;
Carlo Alberto Carnevale Maffè, School of Management
Università Bocconi; Mara Celani, architetto; Michele
Corradino, consigliere di Stato, capo di gabinetto del ministro
delle Politiche agricole, alimentari e forestali; Astrid Daprà,
senior associate Newton management innovation spa gruppo
24 ore; Giuseppe De Filippi, giornalista Tg5; Grazia Di
Carlo, responsabile ricerche Enel; Tjasa Dornik, giornalista;
Matteo Fago, imprenditore; Alberto Fedel, presidente
Newtonlab gruppo 24 ore; Loredana Grimaldi, responsabile
Corporate identity, ricerche & Digital Communication Telecom
Italia; Barbara Labate, Ceo RisparmioSuper; Enrico Letta,
vicesegretario Pd e fondatore veDrò; Veronica Pamio,
government relations manager JTI; Paolo Patanè, presidente
Arcigay; Silvia Pellegrini, docente di Biologia molecolare,
Università di Pisa; Nicola Petracca, managing partner
Lablaw; Pietro Pietrini, professore di biochimica clinica
e biologia Università degli Studi di Pisa; Davide Rondoni,
poeta; Saverio Sticchi Damiani, professore di Diritto
amministrativo, Luiss di Roma e Università del Salento, vice capo
di gabinetto Mipaaf
wg manager: Serena Sileoni, responsabile editoriale
Liberilibri e ricercatrice Istituto Bruno Leoni
Questa visione, per quanto realistica, rappresenta tuttavia un solo risvolto della medaglia.
E offre una chiave di lettura della realtà necessariamente parziale. L’insieme di queste
10
11
Cambiare per sopravvivere: a un flusso informativo
mai così intenso e alla sanzione del web. Perché la
Rete trasforma il rapporto tra creazione e fruizione
della notizia e rivoluziona il mestiere del giornalista.
Che, vecchio o nuovo che sia, ha una sola strada:
trasformare il vincolo in opportunità. La sua opportunità nell’era del digitale.
o
ltre 28 milioni di utenti attivi ogni
giorno su Internet. Più della metà
della popolazione dai 2 anni in su on
line. Dal 2005 i numeri raccontano
di un’Italia che brucia le tappe della rivoluzione digitale, almeno per quanto attiene agli
ambiti della comunicazione e dell’informazione. Aumentano le connessioni domestiche e il
possesso di smart phone. Si allunga la lista dei
blogger: ben il 63% degli italiani “connessi” afferma, infatti, di bloggare con una certa periodicità, con un incremento del 378% tra il 2010
e il 2011. Dati, questi, largamente superiori alla
media europea e in linea con quelli che, ormai
da oltre un anno, descrivono l’Italia come il V
mercato al mondo – in Europa alle spalle solo di
Francia e Germania – nella diffusione dei social
network, Facebook e Twitter in primis.
Come e quanto questa fotografia sorprendente
sia destinata a trasformare il panorama dell’informazione italiana è issue al centro del dibattito pubblico. Cambia il rapporto tra costruzione e fruizione della notizia: un tempo calata
dall’alto e con poche occasioni per discuterne
la plausibilità, oggi sempre più trasmessa per
via orizzontale e soggetta alla sanzione in tempo reale di milioni di pareri, specialistici o generalisti, autorevoli o dozzinali.
Contestualmente evolve la professione del
giornalista, che da “produttore” di informazioni si trasforma in “processore” di notizie.
Tale evoluzione, se da un lato gli fa perdere l’esclusiva del “racconto” del fatto nudo e
crudo, dall’altro gli fornisce l’opportunità di
guadagnare in indipendenza e reputazione e
gli concede la possibilità di vagliare antefatti e
retroscena, di selezionare per priorità un flusso
informativo mai così intenso, di investigare fenomeni complessi tanto quanto la contemporaneità in cui è calato.
È una modificazione (quasi genetica) del mestiere giornalistico che si declina in una potenziale, accresciuta, capacità di indirizzare
la pubblica opinione e di veicolare la ricezione
delle notizie, con tutto ciò che ne consegue in
termini di verifica delle fonti, costruzione degli approfondimenti, responsabilità sociale del
giornalismo medesimo.
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Allo stesso modo, la gestione della multimedialità e il controllo sulla “variabile tempo” impongono ai mezzi di informazione di tipo classico
(carta stampata, televisione e radio) e ai nuovi
media l’adozione di pratiche orientate all’innovazione di prodotto e di processo, che naturalmente incidono sugli assetti redazionali delle
testate, oltreché su quelli editoriali e proprietari.
Così alla nascita di originali figure professionali –
dall’all platform journalist al social media editor
– o alla ridefinizione del compito del giornalista
tradizionale si accompagna una riformulazione
della governance delle aziende, cui deve fare da
corollario un approccio inedito alla contaminazione tra piattaforme, al marketing, alla pubblicità, alla proiezione sul mercato dei media.
Sullo sfondo un cambiamento dei linguaggi,
delle tendenze e delle relazioni senza precedenti. Un cambiamento cui sia il vecchio sia il
nuovo giornalismo devono adattarsi con creatività e qualità. Pena il declassamento o la marginalizzazione nell’era della rivoluzione digitale.
coordinano: Jacopo Barigazzi, giornalista e cofondatore Linkiesta; Luigi Coldagelli, giornalista e autore tv;
Antonio Sofi, autore tv e blogger
tra i partecipanti: Lelio Alfonso, direttore Relazioni
istituzionali e media Rcs; Giorgio Balzoni, giornalista
Tg1; Gaspare Borsellino, direttore Italpress; Marco
Castelnuovo, giornalista, capo servizi interni, La Stampa;
Ettore Maria Colombo, giornalista, collaboratore Il
Messaggero; Luisa Cordova, giornalista AdnKronos;
Diamante D’Alessio, direttore Io Donna; Francesco
Delzio, direttore relazioni esterne, affari istituzionali e
marketing Autostrade per l’Italia; Marco Esposito, giornalista
espressoonline.it; Salvatore Esposito, co-fondatore e Ceo
Populis; Flavia Gasperetti, blogger, vincitrice del concorso
veDrò/Il Manifesto Blog.Notes; Mario Giordano, direttore
Tgcom24; Stefano Laporta, vice prefetto e direttore
generale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale; Tommaso Labate, giornalista Corriere della
Sera; Massimo Leoni, capo redazione politica Skytg24;
Ivan Mazzoletti, giornalista parlamentarista La Discussione;
Stefano Menichini, direttore Europa; Myrta Merlino,
giornalista e conduttrice tv; Monica Nardi, direttore
TrecentoSessanta e responsabile media relations veDrò;
Gianluca Neri, blogger, @macchianera e BlogFest; Lorenzo
Ottolenghi, giornalista Rai; Riccardo Panzetta, giornalista
Dagospia; Daniela Preziosi, giornalista Il Manifesto; Sergio
Ragone, giornalista, blogger e founder di @tr3nta_mag;
Laura Ravetto, deputato Pdl; Ruben Razzante, docente
di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano;
Carmen Ruggeri, Senior istitutional communication specialist
Sky Italia; Andrea Santagata, amministratore delegato
Banzai media; Francesca Santolini, giurista ambientale;
Salvatore Sanzo, schermidore, campione olimpico, medaglia
d’oro Atene 2004, giornalista Sky Sport; Andrea Scanzi,
giornalista e scrittore; Marino Sinibaldi, direttore Rai Radio3;
Gianmarco Trevisi, giornalista Rai Radio1; Benedetto
Valentino, presidente Fondazione Premio Internazionale di
Giornalismo Ischia; Gianluca Verzelli, vicedirettore centrale
Banca Akros; Nathania Zevi, giornalista Panorama
wg manager: Dino Amenduni, responsabile di
new-media, Proforma
13
La prova del cuoco (italiano) non può più attendere. Troppi i competitor in giro per il mondo, troppo
poca la consapevolezza di quanto anche la gastronomia sia in tutto e per tutto agente di promozione
culturale, competitività, ricchezza. Un made in Italy
di quelli da servire al mondo. Con creatività e spirito
imprenditoriale.
c
hi è il cuoco più bravo del mondo? Un
danese. È stato infatti il trentacinquenne Rene Redzepi ad aggiudicarsi
il premio del World’s Best Restaurants 2012. E scorrendo la classifica dei ristoranti, le cose per il nostro Paese non vanno
meglio: gli italiani in graduatoria sono solo tre
e il primo non raggiunge nemmeno il podio,
piazzandosi in quinta posizione. La notizia non
può che farci storcere, è proprio il caso di dirlo, la bocca. Anche se – ammettiamolo – un
po’ è anche colpa nostra. Da noi se si tocca
la cucina della mamma sono guai: perfino il
più blasonato degli chef è tenuto all’inchino di
fronte al classico dei classici, la lasagna della
domenica. Ma di mani, la mamma - pure se
supereroica - ne ha solo due, mentre la cucina italiana è apprezzata e richiesta in tutto il
mondo. Urgono soluzioni. È possibile immaginare che i nostri sapori e le nostre tradizioni,
pur conservando i tratti familiari e rassicuranti
che abitano l’immaginario nazionale, assumano una vocazione più aperta e globale? E
che, indirizzati nel modo giusto, riescano a
fare sistema al punto da concorrere a un progetto di rilancio complessivo del Paese? Più
che un’opzione, è una necessità. In fondo,
come altre eccellenze italiane, anche la tavola
rimane una risorsa parzialmente inespressa,
quantomeno se osservata da una prospettiva
puramente imprenditoriale.
Fin dal tardo Rinascimento, quando il centro
dell’attività gastronomica europea si sposta
da Firenze a Parigi favorendo l’exploit della tavola francese del Settecento, la nostra abilità
rimane costretta in una dimensione di semplicità e intimità “domestica”. Mentre Oltralpe
la cultura del cibo si affina trasformandosi in
arte e in patrimonio non più esclusivo della corte ma della borghesia, da noi conserva
un profilo sobrio e familiare che, pur facilitandone la codificazione e la trasmissione, la
sottrae alla circolazione di flussi economici e
industriali significativi. Il trascorrere degli anni
poi accompagna certamente un processo di
affermazione simbolica del “made in Italy”,
così come la diffusione di alcuni campioni della produzione nazionale su scala globale. Eppure, un rapido giro di conti ci fa capire quanta
parte di questo patrimonio resti confinata entro un terreno di suggestione culturale e con
quanta fatica sappia tradursi – ripetiamo, se
14
rapportata alle sue effettive potenzialità - in
una efficace leva economica.
E allora il nostro bon manger - per citare chi
di auto-promozione se ne intende – deve
abbandonare definitivamente quell’angusta
funzione consolatoria delle italiche debolezze
in cui per lungo tempo è stato confinato, per
trasformarsi in un potente e coordinato agente di sviluppo del Paese. Ma come? Sono in
molti ad auspicare un sistema di regole integrato: alcuni scommettono sulla promozione
della qualità, autentica e riconosciuta prerogativa della nostra produzione; altri sulla sinergia tra le eccellenze, prima fra tutte quella
tra tradizione enogastronomica e patrimonio culturale diffuso; altri ancora sulla tutela
dell’originalità del prodotto, a contrasto di fenomeni come l’italian sounding e ogni forma
di competizione sleale.
Il working group porterà avanti una riflessione aperta e creativa lungo queste direttrici,
con l’obiettivo di offrire un proprio contributo
nella definizione di pratiche imprenditoriali e
strategie commerciali in grado di accrescere
la capacità competitiva del Paese.
coordinano: Marco Bolasco, Ceo e direttore editoriale
Slow food editore; Ernesto Carbone, avvocato, presidente
e amministratore delegato di Sin; Manuela Kron, direttore
Corporate Affairs gruppo Nestlè Italia; Andrea Vianello,
giornalista Rai, conduttore Agorà
tra i partecipanti: Carlo Antonelli, Wired;
Nicola Batavia, chef; Massimo Bergami, docente di
organizzazione aziendale, Università di Bologna; Massimo
Bottura, chef; Gaia Carretta, portavoce Presidenza Regione
Lombardia; Katia Da Ros, amministratore delegato Irinox spa;
Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura
Parlamento europeo; Federica de Denaro, giornalista,
conduttrice de Le ricette di Federica, Rai Uno; Luigi De
Siervo, direttore commerciale Rai; Gennaro Esposito, chef;
Nicola Finotto, fondatore I am wine; Marco Lombardi,
critico cinematografico ed enogastronomico Gambero rosso;
Rodolfo Maralli, direttore commerciale e marketing Cantine
Banfi; Antonio Messeni Petruzzelli, lecturer in Innovation
management Politecnico di Bari; Pier Luigi Petrillo,
consigliere Commissione Unesco e coordinatore Unità per la
trasparenza, Ministero Politiche agricole alimentari e forestali;
Carlo Pontecorvo, amministratore delegato Ferrarelle spa;
Federico Quaranta, decanter Radio2; Mauro Rosati,
segretario generale Fondazione Qualivita; Tommaso Savino,
dottorando presso l’Esade business school di Barcellona; Luigi
Scordamaglia, amministratore delegato Inalca Cremonini
group; Fulvio Zendrini, esperto di marketing e comunicazione
wg manager: Alessandro Aresu, filosofo, fondatore Lo
spazio della politica
15
Si tratti di un testa a testa all’ultimo voto o di una
competizione dall’esito scontato poco importa: le
elezioni USA restano l’evento dell’anno. Per ricadute geopolitiche, impatto sulla comunicazione, fascinazione su miliardi di persone. Ecco a voi “Obama versus Romney” con gli occhi dell’Italia. Tra
parecchi miti e una buona dose di realismo.
l
’
America è sempre stata una terra
promessa, anche per la politica e la
società italiana. Ha vissuto per decenni in una dimensione quasi mitologica, perfino per i suoi detrattori. Fonte
di ispirazione, esempio di pratiche innovative
(con quanti occhi abbiamo guardato all’incredibile ascesa di Obama quattro anni fa?), le
aspettative degli italiani sugli Usa sono state
spesso superiori a ciò che realmente l’America potesse essere o fare.
Alcuni hanno sperato che la rivoluzione liberale reaganiana arrivasse anche qui in Italia;
altri che spuntasse dal nulla un outsider come
Obama a squadernare tutti i giochi; altri ancora che religione e politica andassero a braccetto allo stesso modo; i più arditi, che Occupy
Wall Street diventasse un punto di riferimento per una società italiana sempre più ostile
verso la sua classe dirigente. E poi ci sono i
cantori dei sistemi bipartitici, quelli che vorrebbero portare qui quel modello di relazione
tra lobby e politica, gli appassionati del presidenzialismo e gli amanti del federalismo. E
c’è sempre chi rimpiange il pragmatismo anglosassone. Senza contare chi punta l’indice
contro un capitalismo troppo estremo o una
società troppo individualista e materialista.
Comunque la mettiate, l’America è sempre LA
pietra di paragone.
Giusto? Sbagliato? Dietro il mito c’è una realtà
molto complessa, soprattutto mentre il Paese fatica ancora a uscire dalla crisi che proprio lì è esplosa nel 2007-2008. Vale la pena
guardare – come del resto facemmo in milioni
quattro anni fa - dentro la nuova sfida elettorale, il sistema di voto americano, le virtù
e le debolezze di una democrazia antica, che
possiede ancora un grande vigore ma mostra
anche diverse incrinature.
ricani? L’interdipendenza economica significa
ormai perdita di capacità decisionali da parte
del governo e dei maggiori attori privati? Come
si costruisce la politica estera nell’era dell’austerità, in un mondo senza centro? E quanto è
davvero cambiato il Paese dopo la fine dell’era Bush e che giudizio si può dare dei quattro
anni dell’amministrazione Obama? Il working
group di veDrò si porrà queste domande confrontandosi con le grandi incognite dello scenario geopolitico globale e con le implicazioni
che le sue turbolenze potranno avere sulla
condizione economica, politica e sociale del
nostro Paese.
coordinano: Mattia Diletti, docente di Scienza politica,
Università La Sapienza, Roma; Roberto Menotti, senior
research fellow e coordinatore scientifico attività internazionali
Aspen Institute Italia
tra i partecipanti: Carla Bassu, docente di diritto
pubblico Università di Sassari; Leonardo Bellodi, direttore
Affari istituzionali Eni; Eugenio Carlucci, diplomatico
Ministero Affari esteri; Federico Eichberg, coordinatore
task force Investimenti diretti esteri Ministero dello Sviluppo
economico; Jordan Foresi, giornalista; Tommaso Frosini,
professore di diritto pubblico comparato, Università di Napoli
Suor Orsola Benincasa; Francesco Giorgianni, responsabile
global e public affairs Enel; Lucia Goracci, giornalista Rai Tg3;
Simone Guerrini, senior vice president international affairs
Finmeccanica; Luca Ozzano, ricercatore di Scienza politica
Università di Torino; Vittorio Emanuele Parsi, politologo
ed editorialista, professore Università Cattolica del Sacro Cuore,
Milano; Maura Satta Flores, Relazioni istituzionali Vodafone,
responsabile recruiting e start up veDrò; Alessandra Rizzo,
giornalista Reuters Londra; Pasquale Salzano, responsabile
Relazioni istituzionali internazionali Eni; Carlo Stagnaro,
direttore ricerche e studi Istituto Bruno Leoni
wg manager:
Roberta Laudazi, veDrò
Lo facciamo in un momento in cui l’Europa e
l’Italia sono a un passaggio decisivo: le modalità attraverso le quali si uscirà dalla crisi,
economica e politica, incideranno, infatti,
anche sul futuro delle relazione transatlantiche, definendone il segno. Già oggi, peraltro,
le fragilità e le divisioni del sistema politico
europeo mettono a rischio la nostra capacità
di costruire una relazione matura con il nostro
tradizionale partner atlantico.
16
E poi: qual è lo stato dell’economia e dell’occupazione e come affrontano la crisi gli ame-
17
Le vie del piacere sono infinite. E non temono né la
recessione, né il trionfo dell’era virtuale. Al contrario, il contatto fisico diretto vive oggi il suo Rinascimento, tra nuovi consumi e inaspettate riscoperte.
Come quella di una fisicità e di un erotismo coinvolgenti che si materializzano in mille forme intelligenti. E in un mercato che non conosce crisi.
i
18
l piacere, anche in tempi di crisi finanziaria, non conosce recessione.
Cosa hanno in comune un massaggio
tradizionale thai, un iPhone e l’olio di
Argan? Visti razionalmente, sono 3 prodotti
come tanti altri: hanno un mercato, un prezzo, un pubblico. Ma se guardiamo bene, sono
solo alcuni esempi di una tendenza piacevole
verso il contatto fisico diretto, quel “personal
touch” a cui non vogliamo più rinunciare. In
una fase drammatica dell’economia europea, in cui i consumatori si guardano in tasca
e fanno i conti su tutto, l’unico mercato che
non conosce contrazione è quello della sensorialità. Dilagano le spa, i pacchetti wellness,
i massaggi, i cosmetici e gli oli naturali. Più la
comunicazione si fa digitale e virtuale, più si
afferma questa “controspinta” erotica potente: il corpo, la pelle, il sesso chiedono di essere riscoperti. I luoghi di ritrovo, la nightlife, il
contatto diretto con le persone diventano irrinunciabili, perché risarciscono direttamente
ore passate in rete davanti al computer o al
telefono. Quanto più la pressione finanziaria
e l’incertezza dell’economia reale rendono
instabile la vita, tanto più forte è la necessità
di “vedere le persone faccia a faccia”, stare a
contatto, trascorrere ore insieme nella grande
“vasca” delle relazioni sociali. Il corpo, come
grande veicolo di significazione sociale, si rifiuta di entrare nel vortice della tensione e del
“respiro corto” della politica e dei mercati.
Ecco allora una ricerca dell’“attimo presente”: non è più edonismo come “dissipazione”,
ma è erotismo diffuso, sul confine tra “wellness” e realizzazione di sé. Se il tempo accelera, possiamo rallentarlo con un massaggio
o con la meditazione. Se il ritmo della vita si
fa sincopato e spezzato, possiamo distenderlo e recuperarlo ritrovando il piacere. Solo un
osservatore superficiale potrebbe etichettare
tutto questo come “fuga” o “regressione”: la
corporeità sempre più consapevole è invece
un grande moto espansivo e mette in circolazione molti più stimoli positivi per pensare,
per creare, per agire. Anche nella comunicazione politica stiamo lasciando il “personal branding” – che è marketing personale
ed esposizione del candidato come merce/
prodotto. Stiamo invece entrando nell’era
del “personal touch” – quel “tocco personale”, quella disposizione d’animo che mette le
buone emozioni al centro del messaggio e del
progetto politico. La tecnologia si fa sempre
più “hands-on”, i touchscreen si fanno più
intuitivi e coinvolgenti, e fra pochi anni saranno 3D: proietteremo pezzi di memoria, video, esperienze e parole facendoli galleggiare
tutto intorno a noi, toccandoli, modificandoli,
più o meno come facciamo oggi sullo schermo piatto di un iPad. Le merci-touch sono il
desiderio che si materializza in mille forme
intelligenti. L’erotismo “da contatto” dilaga,
e perfino i sexy shop di una volta spariscono
per lasciare il campo a nuovi concept stores,
dove troviamo in vendita vibratori e giocattoli
di design, dalle forme raffinate e imprevedibili.
Insomma: sua maestà il Corpo non ne vuole
assolutamente sapere di andare in pensione.
Dapprima la nuova ondata di farmaci “rivitalizzanti” per il sesso, poi lo tsunami della
sensorialità diffusa hanno invaso il mercato
e lo hanno completamente trasformato in
meno di 10 anni. Dal “fatto-a-mano” degli
artigiani, dei pezzi unici e della haute-couture
siamo passati al “fatto-con-le-mani” dei
touchscreen, dei massaggi e della sperimentazione sessuale. Il 2.0 ci ha portato in dono la
nuova espansione del piacere, del contatto e
dell’esperienza fisica in genere: siamo pronti a
lasciarci andare?
coordina: Alberto Castelvecchi, personal branding
advisor Studio Castelvecchi
tra i partecipanti: Enrico Bertolino, formattore;
Selvaggia Lucarelli, giornalista; Candida Morvillo, Rcs
mediagroup; Vittorio Picello, creative director Newton21
Roma; Ivan Scalfarotto, vicepresidente dell’Assemblea
nazionale Pd; Giovanni Sasso, direttore creativo, Proforma;
Fabio Severino, senior advisor Luce Cinecittà
19
La “terza via” che non ti aspetti. E un paradigma di
sviluppo in grado potenzialmente di competere ad
armi pari con quelli di Usa e Cina. È il nuovo modello
di capitalismo brasiliano, che oggi coniuga crescita
economica, qualità della democrazia, mobilità sociale. Dall’outsider di sempre, finalmente in prima
linea, lezioni utili per uscire dalla crisi.
m
entre negli Stati Uniti e in Europa la
crisi economica peggiora e le disuguaglianze aumentano, esiste un
Paese che sta costruendo un modello di sviluppo più solido e una società più
giusta.
Il Brasile è in pace. Ha rinunciato alle armi nucleari. È un Paese caoticamente democratico,
dove la stampa è libera. Ha un bilancio in pareggio e un debito pubblico sotto controllo. La
corruzione e la criminalità, per quanto persistenti, non arrivano ad arrestare i potenti processi di rinnovamento che lo attraversano. Tra
il 2000 e il 2010 18 milioni di brasiliani sono
passati dalla povertà delle favelas al proletariato, 12 milioni sono passati dal proletariato
alla piccola borghesia, 8 milioni sono passati dalla piccola borghesia alla media. Forse
è anche per questa vivace mobilità sociale,
sconosciuta a larga parte delle democrazie
occidentali, che la popolazione è in cima alle
classifiche internazionali sull’ottimismo rispetto al futuro. E il Brasile, effettivamente, è
proiettato verso un ruolo da protagonista sulla
scena economica del ventunesimo secolo.
L’aspetto più rilevante di questo successo sta
nel fatto che il Paese lo ha ottenuto restando sé stesso. Mentre il Giappone ha pagato
un prezzo altissimo in termini antropologici,
americanizzando la sua cultura e mentre la
Russia ha ceduto alle lusinghe di un capitalismo squilibrato, che nei casi limite arriva a
non disdegnare la commistione con la criminalità, il Brasile è cresciuto senza rinunciare
alla sua latinità gioiosa, fatta di valori come
l’accoglienza, l’allegria, la sensualità, l’estroversione. Proprio nella fase in cui i paradigmi
politico-economici del Washington consensus (mercato + pluralismo + libertà - crescita
economica) e del Beijing consensus (“socialismo di mercato” + partito unico + autoritarismo + crescita economica) si contendono la
partita per l’egemonia, il modello capitalistico
brasiliano ha raggiunto un raro, triplice traguardo: la crescita economica (a differenza
degli Stati Uniti e dell’Europa), la libertà politica (a differenza della Cina) e la riduzione
delle ineguaglianze (a differenza di quasi tutto
il pianeta).
ne in corso su scala globale. E la predisposizione al cambiamento, con la costruzione di
stabili e coerenti forme di scambio e cooperazione. Per questa ragione, partendo dai punti
di contatto tra l’Italia e il Paese sudamericano
– che ospita, non dimentichiamolo, la nostra
più numerosa comunità all’estero, con 30
milioni di “oriundi” e circa 600 imprese - il
working group si confronterà sul modello di
sviluppo brasiliano cercando di individuarne
le peculiarità e i punti di forza, ma anche le
risorse materiali e simboliche assimilabili nel
nostro sistema. Per dare seguito all’obiettivo
di veDrò di rendere l’Italia protagonista delle
trasformazioni del mondo contemporaneo:
uno scenario globale in cui le rotte del cambiamento incrociano latitudini diverse e la
contaminazione tra identità, storie e culture
è ingrediente essenziale a un’idea di sviluppo
dinamica, competitiva e sostenibile.
coordina: Francesca Chialà, sociologa e Senior
Consultant Achieve Global
tra i partecipanti: Roberto Arditti, direttore
comunicazione e relazioni esterne Expo2015; Simona
Bottoni, responsabile programma America Latina, Istituto di
alti studi in geopolitica; Maurizio Carmignani, consulente
direzionale e docente di economia della cultura e del turismo;
Franz Cerami, docente di Digital storytelling for cultural
heritage, Università di Napoli Suor Orsola Benincasa; Nadine
Chirizzi, relazioni istituzionali con l’Italia Pirelli&co spa;
Manlio Ciralli, Global Marketing Director, Officine Panerai;
Diego D’Ermoggine, segretario generale Associazione ItaliaBrasile; Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario
di Rio De Janeiro; Piergiorgio Degli Esposti, professore di
Sociologia dei Consumi, Università di Bologna; Paulo Lofreta,
presidente Cebrasse, Central Brasileira do Setor de Serviços;
Maurizio Mesenzani, professore di sociologia, Università
di Milano-Bicocca; Laércio Oliveira, deputato federale
brasiliano; Luca Trifone, capo dipartimento per l’America del
Sud, Ministero Affari esteri; Agostinho Turbian, Ceo di Geese,
presidente del Consiglio consultivo della Federazione nazionale
delle Associazioni dei dirigenti di marketing e vendite del Brasile
wg manager:
brasiliano AEM
Carlo Cauti, responsabile mercato
Quale lezione può trarne l’Italia? Qualsiasi
nostra ambizione di rilancio richiede la comprensione dei grandi processi di trasformazio20
21
Come prima, più di prima. A vent’anni da Tangentopoli l’Italia del malaffare è viva, in salute e lotta
contro di noi. Noi che alla corruzione continuiamo
a pagare un conto salatissimo. Noi che all’illegalità
non rispondiamo con contromisure normative né
repressive sufficienti. Cronache da un Paese che non
riesce (ancora) a emendarsi.
“
i
llegalità e corruzione si confermano fenomeni ancora notevolmente presenti
nel Paese, le cui dimensioni sono di gran
lunga superiori a quelle che vengono,
spesso faticosamente, alla luce”. È l’Italia del
malaffare nelle parole del presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. L’Italia al 69º
posto al mondo per la lotta alla corruzione nella classifica di Transparency International. La
stessa Italia che, esattamente vent’anni fa, con
Tangentopoli scopriva di essere il Paese dalla
devianza sistemica dalle regole. Come di fronte
a uno specchio: prima la politica, gli apparati
dello Stato e i partiti. Poi gli altri: i capitani d’industria e i manager, i colletti bianchi e i piccoli
imprenditori.
Nel ‘92 l’indignazione attorno a casi giudiziari
esemplari e il clamore mediatico contribuirono
a spazzare via la prima Repubblica. Troppo alto
– si gridava – il dazio pagato dai cittadini onesti
a corrotti e corruttori, concussi e concussori:
15-30 mila miliardi di lire, 8-16 miliardi di euro.
Numeri insostenibili per un Paese che, anche
allora, doveva barcamenarsi tra vincoli di finanza pubblica e crisi della rappresentanza politica.
Numeri, per di più, lievitati nell’arco di soli due
decenni, tanto da toccare oggi i 60 miliardi di
euro. Approssimato per difetto è questo, dunque, il prezzo della corruzione. Quanto una manovra finanziaria “lacrime e sangue” in tempi
di crisi. Soldi sottratti all’erario che, insieme a
quelli dell’evasione e dell’elusione fiscale, concorrono a ingrossare un’economia sommersa
e parallela dalle dimensioni colossali. Soldi che
significano sacrifici in più e servizi e prestazioni
in meno per gli italiani. Soldi che, laddove alla
corruzione si accompagna l’infiltrazione mafiosa, sono ancora più sporchi e insanguinati.
Eppure, a fronte di una pervasività ormai endemica della corruzione, non si è registrato,
nello stesso periodo, un analogo andamento
né delle inchieste penali, né delle condanne per
reati connessi. Così, sullo sfondo di pochi casi
eclatanti, politicamente incandescenti e trasversali, sotto il profilo della repressione penale
l’Italia ha dato prova in termini assoluti di una
performance che – a leggerla unicamente con
le lenti della statistica – la potrebbe far confondere con un virtuosissimo Paese scandinavo. Basti pensare, ad esempio, che solo 223
sono stati i procedimenti aperti nel 2010, vale
a dire 0,4 ogni 100.000 abitanti. Proporzioni, a
22
ben vedere, identiche a quelle fatte registrare
in Finlandia, secondo Stato al mondo per trasparenza e integrità e in cima alla classifica europea in materia.
Come si spiega quest’antinomia? È sufficiente
la ridefinizione della normativa anticorruzione,
la cui approvazione da anni sembra in dirittura
d’arrivo ma poi viene sistematicamente rinviata? Di certo c’è che a incidere su una tendenza apparentemente inarrestabile, e assai
penalizzante per il Paese nel suo complesso,
concorrono fattori ormai multidimensionali che come tali, in un’ottica di sistema, vanno affrontati: dall’efficienza della giustizia alla
progressiva erosione di un ethos pubblico improntato alla trasparenza, dall’assenza di prassi di accountability nella politica su ogni livello
istituzionale a una malintesa percezione dello
Stato come dispensatore di provvigioni e fonte
di guadagni facili (ma inesorabilmente illeciti).
Il tutto, evidentemente, a danno dell’interesse
nazionale del Paese. Per questa generazione e
quelle a venire.
Raffaele Cantone, magistrato;
Massimiliano Cesare, avvocato; Roberto Garofoli, capo
coordinano:
di gabinetto del Ministro per la Pubblica Amministrazione e la
Semplificazione, magistrato del Consiglio di Stato e presidente
della Commissione ministeriale per la prevenzione della corruzione
tra i partecipanti: Alessandra Arachi, giornalista
Corriere della sera; Fabio Bistoncini, amministratore delegato
FB&associati; Giulia Bongiorno, presidente della Commissione
Giustizia Camera dei deputati; Francesco Clementi,
professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato, Università
di Perugia e SOG Luiss; Stefano Caldoro, presidente Regione
Campania; Mara Carfagna, deputato Pdl e presidente di Diritti
in cammino; Celeste Condorelli, amministratore delegato
Clinica mediterranea spa; Virma Cusenza, direttore Il Mattino;
Stefano Dambruoso, magistrato e vicecapo gabinetto
Ministero dell’Ambiente; Nunzia De Girolamo, deputato Pdl;
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli; Luca Di Bartolomei,
coordinatore Forum sicurezza Pd e membro Fondazione
Gabriele Sandri; Luigi Fiorentino, capo di gabinetto Ministro
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Maurizio Fugatti,
capogruppo Lega Nord, Commissione Finanza Camera dei
deputati; Cecilia Honorati, consigliere Unità per la trasparenza,
Ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali; Enzo
Letizia, presidente associazione funzionari di Polizia; Ivan
Lo Bello, vicepresidente nazionale Confindustria; Alfredo
Macchiati, direttore generale Cassa conguaglio per il settore
elettrico; Rodolfo Mazzei, avvocato, consigliere giuridico
presidente Regione Lazio; Erminia Mazzoni, presidente
della Commissione petizioni del Parlamento europeo; Enrica
Millozza, Direzione Relazioni Istituzionali e Comunicazione
Rapporti con il Parlamento e la Pubblica Amministrazione Centrale
Eni; Alessandro Padula, vicepresident Morgan Stanley,
London; Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione
pubblica; Francesco Sanna, senatore Pd; Manuela Siano,
avvocato e assistente del presidente dell’Autorità garante per
la protezione dei dati personali; Franco Spicciariello, Open
Gate Italia; Marco Stradiotto, senatore Pd; Dario Vassallo,
presidente Fondazione Angelo Vassallo
wg manager:
Manuela Patella, TrecentoSessanta
23
Ritorno al futuro della televisione italiana. Un viaggio nel tempo per provare a immaginare cosa vedremo (e come lo vedremo) nel 2017. Esercizi di
stile all’insegna della crossmedialità, surfando tra
tecnologia e cultura, conservazione e innovazione,
tendenze del mercato e nuovi linguaggi.
c
ome sarà la televisione del futuro?
Quale il suo ruolo in una società che
si ridisegna ed evolve? Prevedere ciò
che sarà è un’impresa forse troppo
ardita, immaginarla un gioco serio e avvincente. Se le molte variabili che ci separano dal
film che vedremo ci impediscono infatti di delineare un quadro preciso, è un esercizio possibile - e senz’altro utile - quello di delineare
possibili direzioni del cambiamento.
Nessuno ormai dubita che gli effetti più dirompenti sulla fisionomia del mezzo televisivo
arriveranno dal blending con la tecnologia digitale, sia essa intesa nelle declinazioni hard (i
device ad esempio) che in quelle soft (internet
in primis). Un processo inevitabile, del quale
l’Italia non è (ancora?) protagonista rilevante,
ma semplice attore di ricaduta: una posizione, questa, forse non generosa per quella che
è una delle principali economie del pianeta,
laddove vi è chi invece si sta già attrezzando.
Ciò avviene esplorando nuovi linguaggi, relazioni e strutture, che lasciano intravedere un
futuro ibrido per il medium principe, basato su
modalità di offerta always on e trasversali alle
specificità del device utilizzato, capace di parlare sia ai nativi digitali che alle retroguardie
tecnologiche e culturali.
L’Italia, dunque, sta a guardare. Arroccata,
quasi graniticamente, nelle sue molte anomalie, sembra premiare, anche in questo
campo, il proprio endemico conservatorismo.
Un atteggiamento che pare ingessato da un
immobilismo incapace di elaborare un’idea
di futuro e sempre confidente che da qualche altra parte, da un altrove indefinito, possa
provenire lo stimolo al cambiamento.
A nessuno sfugge più, tuttavia, che proprio
questo atteggiamento sia oggi la premessa
per un declino quasi certo, per una ulteriore perdita di identità, per l’arrendevolezza a
una colonizzazione culturale e imprenditoriale eccedente il livello di guardia che già,
abbondantemente, sperimentiamo. Con tutta evidenza è necessario immaginare, e poi
intraprendere, un deciso cambio di direzione, nella consapevolezza che l’Italia dispone
invece delle persone e delle energie in grado
di elaborare un proprio modello, settoriale e
culturale, di televisione.
24
veDrò sta conducendo da tempo un faticoso
esercizio di analisi, studio e confronto di idee
orientato proprio a questo scopo: sta ma-
turando un’idea nuova di televisione, come
settore economico aperto alla sana competizione, sui modelli e cui contenuti, e vocato
all’espressione internazionale del Made in Italy
e della vivacità imprenditoriale; un settore
aperto all’innovazione tecnologica e alla contaminazione settoriale che essa comporta, e
in grado di adempiere alla propria mission di
protagonista della trasformazione culturale e
demografica del Paese.
In linea con la sua vocazione creativa e “immaginifica”, veDrò chiamerà a raccolta nel
working group una platea di partecipanti italiani e stranieri caratterizzati da una visione
“allargata” del mezzo televisivo, testimoni
delle dinamiche del settore e aperti alle prospettive della crossmedialità. E chiederà loro
di fare un viaggio nel tempo di cinque anni - ai
supereroi è concesso - per tornare e raccontare quale televisione hanno visto. Dai racconti emergerà l’immagine della nostra tv del
futuro: nuova, possibile e italiana.
coordinano: Lorenza Bonaccorsi, responsabile area
sviluppo nuove iniziative editoriali e nuovi prodotti commerciali
Fondazione musica per Roma; Alberto Mattiacci, docente di
Economia e Gestione delle imprese, Università La Sapienza, Roma
tra i partecipanti: Francesco Barbarani, head of
Digital and Fox networks; Paolo Baronci, co-fondatore e Ceo
Mperience; Alessandro Beulcke, presidente Allea; Silvia
Calandrelli, direttore Rai educational; Tullio Camiglieri,
presidente Open gate Italia; Antonio Campo Dall’Orto,
vicepresidente esecutivo Viacom International Media Networks;
Federico Di Chio, vicedirettore generale contenuti Mediaset;
Luca Colombo, Country Manager Facebook Italia; Andrea
Di Fonzo, Md & Chief Interaction Officer at GroupM; Andrea
Fabiano, responsabile marketing strategico Rai; Marco
Ferrari, chairman & Ceo Zodiak active; Graziano Ferrari,
La7; Mihaela Gavrila, docente di Sociologia dei processi
culturali e comunicativi, Università La Sapienza, Roma; Giorgio
Gori; Peter Kruger, imprenditore, blogger Il fatto quotidiano;
Daniele Lepido, giornalista Il Sole 24 Ore; Umberto
Marongiu, direzione commerciale Rai; Andrea Marini,
head of Competition & Assurance legal affairs Vodafone;
Alessandro Militi, direttore Marketing e Commerciale
Fox Channels Italia; Roberto Olla, scrittore e giornalista
Tg1; Paolo Palmarocchi, autore tv; Pierluigi Pardo,
giornalista Mediaset*; Leonardo Pasquinelli, Endemol;
Andrea Pezzi, conduttore e imprenditore, Ceo Ovo; Pablo
Rojas, giornalista Rai; Alessandra Rossi, docente di politica
economica, Università di Siena; Stefania Salustri, head of
Communications and Media Relations Aspen Institute Italia;
Francesco Specchia, giornalista Libero; Luisa Todini,
presidente Todini costruzioni e consigliere di amministrazione
Rai; Fabrizio Vigo, Ceo Consodata spa
wg manager:
Riccardo Vurchio, Lo Spazio della politica
25
Vivere di più, vivere meglio. Nel Paese più vecchio
d’Occidente a una buona notizia - l’aumento del
tasso di longevità - fa da contraltare un’esigenza
scomoda: rivoluzionare la spesa sanitaria. E renderla
a misura di un nuovo welfare che sulla cura alla persona e sulla qualità della vita decide di scommettere. E di investire per il futuro.
i
l progresso scientifico e quello tecnologico stanno contribuendo a una profonda trasformazione del concetto di
salute e, di conseguenza, della stessa
idea di “sanità”. Il binomio sano-malato delimita ormai solo una parte specifica di un’area
più ampia che arriva a comprendere la qualità
della vita e il benessere oggettivo e percepito
di ogni persona. Accanto alle tradizionali funzioni di prevenzione, cura e riabilitazione, la
Sanità oggi è chiamata - e lo sarà sempre di
più in futuro – a svolgere compiti di tutela e di
implementazione del benessere dei cittadini
nella loro accezione più estesa.
Ne consegue che il mondo della salute diviene questione ancora e sempre più centrale e
onerosa per il decisore pubblico: si tratta infatti al tempo stesso del comparto che più di
altri è in espansione per motivi demografici
(invecchiamento della popolazione) e culturali (maggiore attenzione alla tematica), così
come di quello su cui si concentrano le maggiori aspettative di razionalizzazione e contenimento attraverso i processi di revisione
della spesa.
Per garantire lo sviluppo del sistema sanitario
italiano, al di là dell’importanza della riduzione
dei suoi volumi in termini di spesa (sui cui margini di recupero di risorse ed efficacia concordano, ormai, tutti gli operatori), è opportuno
un cambio di prospettiva. Un outcome elevato
del comparto è in grado di generare sensibili effetti positivi: non solo sulla qualità della
vita dei cittadini, ma anche sulla produttività
della nazione e sulla competitività del sistema
Paese. In questo senso diventa cruciale saper
identificare quelle voci di spesa che in realtà
tali non sono, in quanto costituiscono un investimento sul futuro. Prevenzione delle malattie e promozione della qualità della vita diventano infatti, oggi ancor più di ieri, elementi
importanti su cui puntare per ipotizzare una
riduzione strutturale delle spese future. Inoltre è opportuno sottolineare che la possibilità
di produrre ricchezza tramite la salute e, per
converso, produrre salute tramite ricchezza,
è una condizione necessaria per nazioni che,
come l’Italia, intendano perseguire con costanza il miglioramento degli standard di cura
dei cittadini oltre che rimanere, sul medesimo
terreno, un riferimento importante per i paesi
in via di sviluppo ed emergenti. Assumendo
26
come è sua abitudine un punto di vista “eccentrico” e costruttivo, veDrò intende lanciare una sfida culturale ed economica, proponendosi di indagare il “mondo sanitario” in
primo luogo come macro-settore produttivo.
La riflessione muoverà dunque dall’analisi dei
cambiamenti in corso e dalla quantificazione
dell’indotto creato dalla produzione ed erogazione di “salute”, per soffermarsi poi sulle diverse tematiche che coinvolgono le politiche
sanitarie, il ruolo dell’associazionismo e dei
corpi intermedi, il benessere del cittadino e
la dimensione industriale associata. In questo
modo i partecipanti saranno in grado di delineare le potenzialità del sistema della salute
in termini di occupazione e di investimento in
ricerca e sviluppo, ma anche di immaginare
i migliori approcci strategici per trasformarne la percezione da semplice voce di spesa a
fattore di crescita economica e sociale per il
Paese.
Riccardo Capecchi, tesoriere veDrò;
Emanuele Caroppo, psichiatra, professore di fondamenti
coordinano:
di psicoterapia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma,
psicoanalista membro associato della Società psicoanalitica
italiana e della International psychoanalytical association,
responsabile dell’area scientifica e dell’analisi psico-sociale
di veDrò; Patrizia Ravaioli, direttore generale Croce Rossa
Italiana
tra i partecipanti: Mauro Berruto, commissario
tecnico nazionale maschile di pallavolo; Mario Davinelli,
bioingegnere pharmaceutical product development Inc; Vito
De Filippo, presidente Regione Basilicata; Massimo Fini,
direttore scientifico IRCSS, San Raffaele Pisana; Maria Giovanna
Gatti, responsabile comunicazione Istituto europeo di oncologia;
Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva;
Corrado Lanino, Project Manager, Piano Ristutturazione IT
Sanità; Riccardo Lattanzi, assistant professor of radiology,
New York University school of medicine; Valentina Mantua,
medico psichiatra, dirigente Agenzia Italiana del Farmaco;
Mauro Melis, amministratore delegato Istituto europeo di
oncologia e Centro cardiologico monzino; Mario Modolo,
dirigente regionale dei servizi sociali Regione Veneto; Andrea
Paci, professore di Economia e gestione delle imprese, Università
di Firenze; Luca Pani, direttore generale Agenzia Italiana del
Farmaco; Michele Petochi, World Economic Forum; Pietro
Pipi, dirigente Croce Rossa Italiana; Renata Polverini,
presidente Regione Lazio; Maurizio Simmaco, professore di
Biologia molecolare, Università La Sapienza, Roma; Concetto
Vasta, direttore generale Fondazione Ely Lilli; Simona Clivia
Zucchett, vicepresidente Equality
wg manager:
della politica
Elisa Rebessi, Lo Spazio
27
Prove tecniche di nuova cittadinanza. Alle prese con
la peggiore crisi della sua storia, l’Ue può trovare
nella Rete l’alleato migliore (e più influente) per farsi,
finalmente, Europa dei cittadini. “Governo aperto” e
partecipazione per costruire una nuova legittimazione democratica e riattivare il circuito, interrotto,
tra leadership e consenso.
q
uella di “governo aperto” è un’idea di
amministrazione trasparente a tutti i
livelli, segnata da una partecipazione
costante e continua dei cittadini. Un
concetto che chiama la pubblica amministrazione a ripensare i suoi schemi operativi e decisionali, in particolare dal punto di vista delle
modalità e degli strumenti attraverso i quali
si relaziona alla collettività. I nuovi media e la
Rete rappresentano infatti i fattori abilitanti
dell’Open Government, quelli cioè che rendono possibile il necessario processo di riconfigurazione di strumenti, modelli e processi
all’interno delle amministrazioni.
Dalla nascita di Internet, siamo stati testimoni
di una rivoluzione epocale: nei modelli economici, organizzativi e produttivi delle imprese,
negli strumenti e nelle modalità di comunicazione e – soprattutto – nella fisionomia della
nostra stessa vita quotidiana. Ciò che è mancato è stato un complessivo e sistemico mutamento nel rapporto tra le amministrazioni e
la cittadinanza. In Italia, per la maggior parte,
la pubblica amministrazione centrale e locale
ha continuato a “tenere a distanza” e a limitare il rapporto con i cittadini in “spazi” ben
determinati. E anche dove sono stati introdotti strumenti web e politiche di open-data,
la conservazione dei vecchi modelli organizzativi ha limitato la portata del cambiamento.
La crisi, economica e politica, può rappresentare da questo punto di vista una grande opportunità. Gli effetti della crisi dei debiti sovrani e della finanza, aggravati dall’insufficienza
delle strategie politiche e – soprattutto in
Italia – dalla crisi della rappresentanza politica
tradizionale, rendono infatti sempre più urgente la ridefinizione dei processi di coinvolgimento dei cittadini nella sfera pubblica, anche europea. In un contesto in cui la politica è
chiamata a decisioni difficili per rispondere a
uno scenario contraddistinto da forti criticità
e da una complessità crescente, i nuovi modelli di condivisione e di partecipazione offerti
dalle tecnologie e dalla Rete possono rappresentare una risorsa chiave per una gestione
più “democratica” e consapevole della crisi.
Ancora di più, in un momento in cui il continente è chiamato a unirsi veramente o a
naufragare, è necessario e indifferibile far nascere una opinione e una sfera pubblica autenticamente europee. In quest’ottica i nuovi
28
media e gli strumenti di “open-gov” possono
rappresentare una vera e propria opportunità
di “futuro”: una delle premesse per la creazione dell’Europa dei cittadini e non solo della
moneta (e della crisi). È necessario dunque
che i governi nazionali e le istituzioni europee
comprendano appieno le grandi opportunità
aperte dalle nuove forme di partecipazione
e adottino forme di dialogo continuativo e
strutturato con la società civile e i cittadini.
Dall’altra parte dell’Atlantico, negli Usa, l’amministrazione Obama è stata la prima a capirlo
e a promuovere l’open-gov attivamente.
Il working group di veDrò proporrà un approfondimento sul “governo aperto” e sulle
sue potenzialità, facendo il punto sullo stato
dell’arte in Italia e in Europa. L’obiettivo finale del gruppo sarà quello di elaborare una
proposta concreta, da sottoporre in primo
luogo a parlamentari e commissari europei,
per promuovere le politiche di open-gov e
l’utilizzo dei nuovi media e della Rete come
strumento di partecipazione trasparente e
democratica, funzionale alla creazione di una
effettiva cittadinanza europea.
coordinano: Stefano Epifani, docente di Comunicazione
d’Impresa, Università La Sapienza, Roma; Giulio Napolitano,
professore di Istituzioni di Diritto Pubblico Università Roma Tre;
Alessandra Poggiani, visiting lecturer Imperial College,
Londra
tra i partecipanti: Antonio Amendola,
Shoot4Change; Ernesto Belisario, avvocato, presidente
Associazione italiana per l’open government; Frieda Brioschi,
Wikipedia Italia; Francesca Comunello, ricercatrice
Università La Sapienza, Roma; Annibale D’Elia, Regione
Puglia, Bollenti Spiriti; Astrid D’Eredità, PhD Associazione
nazionale archeologi; Giuliano Da Empoli, scrittore;
Gianluca Di Tommaso, Media Relations and Public Affairs
American Chamber of Commerce in Italy; Alessandro
Fusacchia, consigliere del ministro dello Sviluppo economico;
Stefano Grassi, consigliere per le Riforme economiche e
per le Politiche comunitarie del presidente del Consiglio dei
ministri; Fabio Malagnino, consiglio regionale Piemonte;
Francesca Mazzocchi, responsabile Summer School su
buongoverno e cittadinanza responsabile, Rete per l’eccellenza
nazionale; Carlo Maria Medaglia, coordinatore laboratori
Centro per le applicazione della televisione e delle tecniche
di istruzione a distanza; Antonella Napolitano, editor
europeo Personal democracy media; Luca Nicotra, Agorà
digitale; Fosca Nomis, Comune di Torino e Expo2015; Cesare
Ortis, Nuovitaliani; Francesca Quarantino, Manafactory;
Guido Romeo, Freedom of information act Italy; Fabrizio
Sammarco, presidente associazione ItaliaCamp; Ermanna
Sarullo, ricercatrice TrecentoSessanta; Marco Scialdone,
Agorà digitale e Link campus; Laura Segni, consigliere
giuridico Ministero del Tesoro; Debora Serracchiani,
europarlamentare; Gianluca Sgueo, coordinatore del
Rapporto governo-cittadini e del sito web del governo; Dimitri
Tartari, Regione Emilia Romagna; Francesco Tufarelli,
capo di Gabinetto Ministro per gli Affari europei; Tobia Zevi,
presidente Associazione di cultura ebraica Hans Jonas
wg manager:
Marco Laudonio, veDrò
29
In principio furono gli enti caritatevoli vecchia maniera: beneficienza appannaggio dei più poveri. Poi
anche in Italia la filantropia ha imboccato la via
dell’impresa sociale. Sussidiarietà, welfare territoriale, programmazione degli interventi. Pubblico e
privato contro vecchie e nuove vulnerabilità.
s
econdo gli ultimi dati Istat, in Italia un terzo delle famiglie numerose
vive in condizione di povertà. Autorevoli istituti di sondaggi, poi, ci rivelano che una quota analoga della popolazione, spaventata dalle conseguenze della crisi,
teme la minaccia di cadere vittima dell’indigenza. La precaria condizione dei bilanci pubblici di larga parte delle democrazie occidentali apre oggi scenari poco rassicuranti sulla
tenuta degli standard di vita di ampie fasce
della popolazione. Per limitare gli effetti di
questo arretramento nel livello di benessere
generale è urgente riflettere sull’integrazione
di formule complementari di sostegno, specie nei riguardi dei segmenti sociali più deboli
ed esposti. Da questo punto di vista, il rilancio
su basi nuove del dialogo tra gli enti di natura filantropica e le istituzioni può costituire,
nel quadro di un’efficace e realistica forma di
welfare, una prima risposta alle esigenze poste dalla difficile congiuntura che stiamo attraversando.
Fortunatamente le istituzioni, tanto a livello
locale che nazionale, sono sempre più attente al ruolo del terzo settore e delle fondazioni
nella tutela dei servizi alla persona, in particolare quelli rivolti alla popolazione più fragile.
Le stesse fondazioni, dal canto loro, in linea
con una visione evoluta della filantropia che
vede gli enti di erogazione soggetti attivi nelle
politiche sociali del territorio, sostengono le
iniziative in cui sono coinvolte lungo l’intero
ciclo di realizzazione, dalla progettazione alla
fase più marcatamente operativa. Non soltanto in veste di soggetti finanziatori, dunque, ma mettendo in campo risorse diverse,
know how e competenze, con l’obiettivo di
promuovere modelli che rispettino principi di
innovazione, sostenibilità e networking.
Già si sono sviluppate, nel nostro Paese, esperienze di collaborazione tra pubblico e privato
su percorsi originali e virtuosi, come nel caso
delle amministrazioni locali di Milano e Torino. Simili iniziative scontano però le rigidità di
una normativa che, precludendo la possibilità di forme di collaborazione dirette, finisce
col comprometterne in parte l’efficacia. La
modalità di partnership oggi maggiormente
adottata, quella del partenariato, si fonda sulla sigla di protocolli d’intesa che funzionano
più come “cappello” alle strategie operative che come un piano su cui sviluppare idee
30
condivise. C’è invece la necessità di ricercare
soluzioni flessibili che, favorendo la simmetria
dei ruoli e il confronto, restituiscano concretezza e sostanza alla co-progettazione tra
pubblico e privato.
Partendo dall’individuazione dei limiti e delle
potenzialità del sistema attuale nelle sue diverse articolazioni territoriali, il working group
di veDrò tenterà di dare risposta all’esigenza di delineare uno o più modelli possibili di
collaborazione tra fondazioni e istituzioni:
immaginando ricette capaci di produrre un
effettivo impatto sul sistema dei servizi, siano
essi indirizzati alla realtà del singolo quartiere, del piccolo Comune o dell’intero territorio
nazionale.
Nicola Barone, giornalista Sole 24 Ore;
Novella Pellegrini, segretario generale Enel Cuore Onlus
tra i partecipanti: Ernesto Albanese, presidente
L’Altra Napoli onlus; Alberto Cairo, fisioterapista e scrittore
coordinano:
italiano, delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa
in Afghanistan, candidato al Premio Nobel per la Pace 2010;
Bernardino Casadei, segretario generale Assifero; Maria
Cristina Ferradini, head of sustainability e foundation
Vodafone; Pietro Ferrari-Bravo, direttore generale
Fondazione Con il Sud; Davide Invernizzi, direttore servizi alla
persona Fondazione Cariplo; Massimo Lapucci, segretario
generale Fondazione CRT; Vincenzo Linarello, presidente
Consorzio Goel; Antonello Lupo, avvocato Portolano Cavallo
studio legale; Giovanna Melandri, deputato Pd e presidente
UMAN Foundation; Raffaella Milano, direttore programmi
Italia-Europa Save the Children; Vincenzo Onorato,
presidente Moby; Yahya Pallavicini, Imam della Moschea alWahid di Milano; Francesco Perrini, professore ordinario di
Economia e Gestione delle imprese, Università Bocconi; Marco
Rossi Doria, sottosegretario di Stato, Ministero dell’Istruzione;
Francesco Russo, segretario generale TrecentoSessanta e
docente Politiche della formazione, Università di Udine; Davide
Usai, direttore generale Unicef
wg manager:
Andrea Danielli, Lo Spazio della politica
31
Dal rischio black-out a una sovraccapacità di generazione. La strada dell’energia italiana, complice
il successo delle rinnovabili, pare in discesa. Eppure,
i nodi da sciogliere sono ancora tanti: ritardi della
crescita verde, regolazione, risparmio energetico,
efficienza. Punti di forza e debolezza di uno dei mercati, potenzialmente, più competitivi del mondo.
n
ell’arco di pochi anni il sistema energetico italiano è stato protagonista
di un deciso cambio di marcia. Spinte di carattere industriale, politico e
tecnologico hanno condotto il Paese da uno
stato di allarme black-out a uno di ampia
sovraccapacità di generazione. La crisi economica e la conseguente riduzione della domanda hanno esercitato, in questo processo,
un ruolo solo parziale. Già il massiccio ciclo di
investimenti promosso dalla prima stagione
di liberalizzazioni, infatti, aveva favorito una
maggiore disponibilità di risorse, facendo
dell’Italia uno tra i più competitivi mercati al
mondo per parco di generazione e opportunità di investimento.
A questa dinamica si è aggiunto, in seguito, il
boom delle energie rinnovabili, sostenuto da
cospicui incentivi pubblici e dalla rinnovata
decisione referendaria nettamente contraria
al nucleare. Questa fase espansiva del “verde”
prosegue ancora oggi sia in Italia sia nell’Ue:
la Commissione Europea non manca di ribadirne la solidità delle prospettive economiche
e occupazionali, avvalorando le stime di quegli istituti e centri di ricerca che considerano
plausibile un 2050 interamente “green” o
quasi.
Lo scenario italiano, in ogni caso, evidenzia
ancora una serie di nodi da risolvere rispetto
ai quali la volontà della politica e il perimetro
che verrà assegnato al mercato assumono
una rilevanza fondamentale. Una prima questione fa riferimento al ruolo e alle possibilità
di sviluppo della rete di trasmissione elettrica
nazionale, sul cui profilo si giocherà la partita per una equa competizione tra operatori
e tecnologie. Sul fronte dei consumi invece
il declino delle grandi imprese manifatturiere
fortemente inquinanti e a bassa accettabilità
sociale (siderurgia, petrolchimica, alluminio,
etc.) pone il problema della rivisitazione delle
politiche dei sussidi ancora oggi più o meno
celate nella regolazione energetica. Un fenomeno, questo, rispetto al quale la politica ha
spesso recitato un ruolo opaco ed esente dalle
necessarie assunzioni di responsabilità.
Analoga attenzione deve essere dimostrata
nei confronti dei processi che accompagnano
la diffusione dell’energia verde. Se le promesse di affermazione delle sue tecnologie sono
sempre più sulla strada di esser mantenute,
32
gli sviluppi più recenti in tutta Europa mostrano che i costi - diretti e indiretti - di approcci
non di mercato sono assai elevati e in prospettiva rischiano di rivelarsi sempre più insostenibili. Emerge dunque la necessità di una
maggiore trasparenza sull’entità di tali “extra”, destinati peraltro a gravare finanziariamente in misura sempre maggiore sulle spalle
dei cittadini, accanto alla definizione lucida
e puntuale delle priorità su cui indirizzare le
certamente non illimitate risorse disponibili
(risparmio energetico, efficienza, riciclaggio).
Il working group di veDrò approfondirà questo complesso di temi evidenziando le opportunità e le criticità di un settore che in modo
sempre più determinante, con il suo grado di
efficienza, innovazione e trasparenza, definirà
nei prossimi anni il coefficiente competitivo
del nostro Paese.
Riccardo Angelini, direttore Iren Mercato;
Lorenzo Parola, partner Grimaldi studio legale
tra i partecipanti: Stella Bianchi, responsabile
Ambiente Segreteria nazionale Pd; Emilia Blanchetti,
vicepresidente Aris; Pietro Bracco, partner
Fantozzi&Associati; Gianluca Calvosa, responsabile
Relazione esterne Nec Italia; Luca Valerio Camerano,
amministratore delegato GdFSuez Energie; Luca Dal Fabbro,
presidente Domotecnica; Anna De Ioris, economista, esperta
di reti elettriche; Giuliano Frosini, direttore public affairs
Terna; Fulvio Fontini, seconded national expert Agenzia
europea per la cooperazione dei regolatori dell’energia; Elena
Fumagalli, responsabile affari regolamentari Edison; Paolo
Luca Ghislandi, segretario generale Aiget; Michele
Governatori, direttore Affari istituzionali e regolamentari Egl/
Axpo Italia; Fabrizio Iaccarino, responsabile rapporti con il
Governo Enel; Vanessa Leonardi, advisor clima ed energia
coordinano:
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare;
Piergiorgio Liberati, Managing Director Assistant, Gestore
Servizi Energetici; Giovanni Moschetta, consigliere giuridico
per il diritto dell’Unione europea e il diritto internazionale e
coordinatore del dipartimento per gli affari giuridici e legislativi
Presidenza del Consiglio dei ministri; Massimo Ricci,
presidente e amministratore delegato GME – Gestore dei Mercati
Energetici; Hannelore Rocchio, senior vice President
Eni, regolazione e rapporti con le authorities; Elio Ruggeri,
direttore Infrastrutture Gas Internazionali, Edison; Cesare
San Mauro, professore di Diritto dell’Economia, Università del
Salento; Giuseppe Zollino, delegato italiano comitato energia
a Bruxelles
wg manager:
Andrea Bonzanni, Lo Spazio della politica
33
Tutto scorre. Perfino il dibattito sulle risorse idriche.
Da un lato, l’acqua come “bene comune”. Dall’altro, la regolazione di un servizio a rete cui occorrono nuove, più efficienti, forme di gestione. Sullo
sfondo la graduale cessione di competenze all’Autorità per l’Energia. Incognite e proposte intorno
alla più popolare, e controversa, tra le public utility.
n
ell’ambito delle public utility e dei
servizi a rete italiani il settore idrico
è stato tradizionalmente tra i meno
coinvolti dall’apertura al mercato e
a nuove e più efficienti forme di gestione. Per
ragioni riconducibili a fenomeni di accentuato
localismo e di estrema frammentazione, certamente. Ma anche per l’ampia persistenza
di fasce di opinione pubblica legate all’idea di
una gestione dell’acqua non - o comunque
non primariamente - definita da parametri
economici e di efficienza. Un aspetto, questo, risultato con grande evidenza dall’esito
dei referendum abrogativi tenutisi solo pochi
mesi fa.
Il concorso di fattori di ordine sociale, culturale ed economico ha dunque svolto un ruolo
determinante nel frustrare i tentativi che, dalla legge Galli in poi, hanno puntato a ridefinire
in modo organico il profilo del settore. Ma la
fase attuale, seppure prossima alle determinazioni dell’anno passato, riveste una particolare importanza e delicatezza. Le più recenti
decisioni del legislatore, orientate verso una
progressiva cessione delle competenze regolatorie anche nel settore idrico all’Autorità
per l’energia elettrica e il gas, rappresentano
infatti il segnale di una possibile inversione di
tendenza. Oltre a costituire un indubbio riconoscimento di quanto di positivamente fatto
sinora dall’Autorità nei settori di sua originaria competenza, tali provvedimenti inducono
infatti a sperare che, pur nel rispetto dei recenti esiti referendari, anche il settore idrico
italiano possa incamminarsi verso un futuro di
maggiore razionalità ed efficienza.
I temi sul tappeto sono molti e, ormai, ben
noti. Innanzitutto il superamento di quella
frammentazione delle gestioni che è il primo
deterrente al raggiungimento di standard di
rete accettabili. Accanto a questo, l’identificazione di modalità razionali di finanziamento
degli investimenti che, sempre più necessari,
non possono tuttavia gravare ulteriormente nei costi sui bilanci pubblici (e quindi sulla tassazione generale). Alcuni di questi sono
anche da sempre strettamente connessi ai
campi di azione tradizionali dell’Autorità per
l’energia, soprattutto per quanto riguarda il
notevole e ormai più che sfruttato potenziale idroelettrico delle nostre regioni alpine: il
rinnovo e la durata delle concessioni e deri34
vazioni, la definizione e l’effettivo monitoraggio dei deflussi minimi vitali, la convivenza e
le priorità d’utilizzo tra i vari usi della risorsa
acqua tra necessità potabili, agricoltura, produzione elettrica e finalità turistiche e ricreative. Il working group di veDrò approfondirà
l’analisi del settore e delle sue prospettive di
sviluppo coinvolgendo nella riflessione addetti ai lavori e studiosi. Lo scopo del tavolo
sarà quello di contribuire all’elaborazione di
formule innovative che sappiano contemperare l’orientamento dell’opinione dei cittadini
con il raggiungimento di standard di sistema
più elevati, tali da rendere la rete idrica italiana più moderna, efficiente e finanziariamente
sostenibile.
coordinano: Paolo Carta, Head of Regulatory Affairs,
Acea; Cecilia Gatti, segreteria Collegio, Autorità per l’energia
elettrica e il gas; Marco Merler, amministratore delegato
Dolomiti Energia
tra i partecipanti: Lorenzo Bardelli, direttore area
giuridico legislativa Federutility; Simona Benedettini,
research fellow, IEFE Università Bocconi; Alberto Biancardi,
commissario Autorità per l’energia elettrica e il gas;
Riccardo Casale, presidente Amiu, Genova; Stefano Da
Empoli, presidente Istituto per la Competitività; Nunzio
Ferrulli, responsabile Regolazione europea Acea; Antonio
Massarutto, dipartimento di scienze economiche e statistiche,
Università degli studi di Udine; Raffaella Poggi, Responsabile
Affari istituzionali nazionali Enel; Valeria Ronzitti, segretario
generale CEEP; Alida Speciale, partner eLeMeNS; Sandro
Staffolani, Direzione Comunicazione ed Eventi, Autorità per
l’energia elettrica e il gas
wg manager: Antonio Sileo, research fellow IEFE
Università Bocconi e I-com
35
‘
La città intelligente, se esiste, poggia le fondamenta su innovazione, tecnologia, creatività. La
città intelligente, se esiste, è una comunità aperta
a sperimentazione e contaminazione. Un’agenda,
tutta da arricchire, per capire che esiste eccome,
la smart city. E che può diventare un nuovo, intelligentissimo, paradigma di organizzazione sociale.
e
sempre più evidente come l’innovazione, intesa come capacità di adattamento ai mutamenti ambientali e
come dinamica evolutiva della vita
sociale, professionale e individuale, trovi nella
città un luogo di incubazione e sperimentazione privilegiato. Ciò risulta ancora più vero
se la considerazione fa riferimento alle occasioni in cui il “sapere” incontra spazi e opportunità di integrazione con le direttrici dello
sviluppo economico. Anche in virtù del lavoro
svolto nella scorsa edizione, il working group
dedicato al concetto di “smart city” può disporre quest’anno di una definizione più solida e circoscritta del suo oggetto di interesse, oltre che di una prima lista di riferimenti
utili a garantirne un’ulteriore specificazione e
declinazione concreta. L’idea di “città intelligente” poggia sull’“intelligenza accresciuta”
dei cittadini e delle organizzazioni pubbliche
e private di una comunità, ottenuta grazie
alla disponibilità e all’impiego di strumenti
telematici sempre più complessi ed evoluti.
Questa lettura, più che prefigurare l’ennesima
tappa evolutiva della cosiddetta “città delle
macchine” - una sorta di città-robot sempre
più efficiente e, al contempo, asettica e spersonalizzata – si ripropone di offrire un modello
più sottile e articolato, definibile senza indugi
come un vero e proprio paradigma di organizzazione sociale. Il progetto esige un contesto
favorevole e funzionale innanzitutto sotto il
profilo gestionale: la precondizione per la sua
riuscita consiste nella presenza di una classe
politica creativa, capace di interagire in tempo
reale con i cittadini, chiara nelle decisioni, paziente nella discussione e nella divulgazione,
flessibile nelle realizzazioni.
Il gruppo di lavoro discuterà delle modalità di
realizzazione di questo progetto di sviluppo
muovendo dai limiti tracciati nella discussione
dello scorso anno e dotandosi di un piano d’azione focalizzato su quattro ambiti strategici:
territoriale, energetico, sociale ed economico.
Questo permetterà al gruppo di misurarsi con
le esperienze reali maturate nel Paese, attraverso la ricerca e l’analisi dei casi di “città/
territori” già impegnati in progetti conformi al
modello ipotizzato.
Il lavoro di approfondimento confluirà infine
nella definizione di un corpo di proposte in
grado di incidere sulle politiche pubbliche in
36
ambito economico e sociale. A questo proposito, saranno ribadite due priorità strategiche
emerse nelle precedenti discussioni, e più in
particolare: la definizione di “agende” a diverso livello, nazionale e metropolitano, per
avere un quadro chiaro dei possibili interventi
realizzabili da chi opera nella governance sul
territorio; la costruzione di consorzi e alleanze fra diverse città e aree metropolitane, per
stabilire un confronto/benchmark concreto
sulle loro realizzazioni e assumere, insieme,
maggiore forza nella proposizione e nella concretizzazione di varianti legislative.
coordinano: Mario Citelli, amministratore delegato
Neon club e direttore editoriale Beltel; Donata Susca,
responsabile Lean six sigma, Enel
tra i partecipanti: Filippo Barberis, consigliere
comunale Comune di Milano; Mariapaola Biasi, coordinatore
Attività nazionali Aspen institute Italia; Stefano Bonaccini,
segretario Pd Emilia Romagna; Corrado Cagnola, direttore
strategie, pianificazione, sviluppo di Azienda trasporti milanesi
spa; Maria Laura Cantarelli, responsabile Relazioni
Istituzionali Tnt Post; Marco Casini, docente di Tecnologie
per la Progettazione ambientale, Università La Sapienza, Roma;
Serafino D’Angelantonio, chairman space engineering
e managing director Astrium Italia; Gianni Dal Moro,
deputato Pd; Alberto De Marinis, consulente Deloitte;
Paolo Dosi, sindaco di Piacenza; Michele Emiliano,
sindaco di Bari; Fabrizio Fasani, amministratore delegato
SmarTechnologies; Francesco Gastaldi, architetto,
ricercatore Iuav Venezia; Alex Giordano, direttore centro
studi etnografia digitale; Alessandro Maggioni, presidente
Federabitazione - Confcooperative Lombardia; Massimiliano
Magrini, fondatore e amministratore delegato Annapurna
ventures; Paolo Mazzoleni, architetto; Laura Montedoro,
ricercatrice Politecnico di Milano; Alessandro Negrin,
referente Programma Europeo CIP Ecoinnovazione Ministero
dell’Ambiente; Stefano Pareglio, docente di Economia
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Giovanni
Maria Paviera, Ceo Generali Immobiliare Italia Sgr; Andrea
Prandi, direttore comunicazione e relazioni esterne Edison spa;
Concetta Rau, economista Nomisma; Nicola Redi, partner
Synergia; Matteo Renzi, sindaco di Firenze; Laura Rovizzi,
amministratore delegato Open Gate Italia; Roberto Silvestri,
architetto; Flavio Tosi, sindaco di Verona; Roberto
Veronesi, Direttore Comunicazione Seat; Andrea Zanini,
media advisor Nec Italia; Sergio Zucchetti, docente di Analisi
finanziaria degli Enti Pubblici, Università Carlo Cattaneo
wg manager:
Ilaria Nava, architetto
37
Grandi opere, ma non solo. Nel Paese della mobilità
negata, frustrata o interrotta, le infrastrutture da
decenni sembrano una fantasticheria da programma elettorale. Tutti le evocano, pochi le fanno (e
le finanziano). Da qualche tempo, pur in sordina,
qualcosa si muove. Ma di strada, evidentemente,
molta ancora ce n’è da fare. A partire dai territori.
n
ell’ultimo anno di legislatura le politiche in materia infrastrutturale hanno
conosciuto una significativa accelerazione. Non solo sotto il profilo della
mobilitazione delle risorse, grazie all’incremento dei fondi Cipe (pari a circa 28 miliardi di
euro) e alla definizione di una legislazione più
attraente nei confronti del capitale privato;
ma anche a livello procedurale, con l’introduzione di normative utili a semplificare l’approvazione dei progetti e l’apertura dei cantieri.
Dal momento che diverse questioni sollevate
dal working group della scorsa edizione hanno
trovato un riscontro nell’azione del governo,
l’attività del gruppo 2012 includerà innanzitutto un resoconto sul grado di realizzazione
delle proposte già elaborate. Ci confronteremo quindi con limiti ed eccellenze dei competitor mondiali, dando una “sbirciata” fuori
casa per meglio contestualizzare strategie
più nazionali. Nella consapevolezza che molto
resta ancora da fare: a livello infrastrutturale,
logistico e di razionale utilizzo delle risorse.
Oggi l’Italia paga un gap culturale che incide
per il 3% del suo prodotto interno lordo: con
un sistema di controlli, anche fiscali e doganali fortemente disincentivante; con un traffico di porti, aeroporti ed interporti che non
raggiunge nel complesso il 50% dei volumi
del porto di Amburgo e dell’aeroporto di Francoforte. E con un sistema delle reti inadeguato
ad affrontare le sfide del futuro. Innanzitutto
nei collegamenti fisici, dove a fronte di un
sistema autostradale la cui capienza appare
tutto sommato adeguata, si registrano grosse criticità negli snodi urbani, con particolare
riferimento agli assi metropolitani, e nelle arterie ferroviarie, il cui effetto costrittivo limita
pesantemente la circolazione delle merci e
con essa la competitività del Paese.
Ma le inadeguatezze toccano anche il sistema delle telecomunicazioni, strategicamente
cruciale per offrire all’Italia un ruolo da protagonista nella società dell’informazione e
per consentire, attraverso lo sviluppo di infrastrutture all’avanguardia - pensiamo a
quelle satellitari - l’abbattimento delle nuove
diseguaglianze, prima fra tutte quella del digitai divide. Esiste, infine, l’annoso problema
di un adeguato riciclo delle materie prime
che, se incentivato, permetterebbe un risparmio di risorse e una limitazione della quanti38
tà di rifiuti da smaltire. In uno scenario tanto
complesso è cruciale adottare un approccio
pragmatico, puntando alla realizzazione di
obiettivi utili e accessibili. Per questa ragione
il gruppo dedicherà una particolare attenzione al tema della sostenibilità finanziaria delle
iniziative progettuali - bancabilità e possibilità di autofinanziamento delle opere - per poi
giungere alla definizione di una short list di
interventi ottimali, tanto in termini di funzionalità rispetto alle esigenze del territorio che
economici e di capacità attrattiva sul mercato. Chi vuole giocare la partita? veDrò chiederà
ai propri discussant di partecipare a un “concorso” provocatorio e originale, in cui saranno
chiamati a individuare una priorità strategica
per il Paese e a convincere degli immaginari investitori della bontà del loro progetto. Da
questa competizione uscirà una causa vincitrice che il think-net adotterà come propria
e attorno alla quale, con iniziative e incontri
appositi, tenterà di aggregare l’interesse di
governo e investitori.
coordinano: Paola De Micheli, deputato Pd e
responsabile PMI Pd; Simonetta Giordani, responsabile
relazioni istituzionali e CR Autostrade per l’Italia; Edoardo
Zanchini, vicepresidente Legambiente
tra i partecipanti: Marco Airoldi, senior partner
The Boston Consulting Group; Luca Annibaletti, partner
Ernst&Young; Stefano Baronci, segretario generale
Assaeroporti; Annamaria Barrile, responsabile strategie
marketing e vendite Telespazio; Lucio Bianchi, capo III
Reparto, Armaereo; Pierpaolo Campostrini, direttore
Consorzio Ricerche Laguna; Fabio Cappa, director Global
banking HSBC; Claudio D’Eletto, managing director Société
Générale; Simone Dattoli, amministratore delegato Inrete;
Cosimo La Rocca, ufficio di presidenza Asi; Michele
Legnaioli, imprenditore Valmarina Srl; Alessandro
Maggioni, assessore Lavori pubblici Comune di Venezia; Carlo
Mearelli, socio Argol; Barbara Morgante, responsabile
Direzione Centrale Strategie e Pianificazione del Gruppo Ferrovie
dello Stato Italiane; Luca Palermo, amministratore delegato
Tnt Post; Nunzia Paradiso, Space Generation Advisory
Council; Luca Rossettini, Ceo D-Orbit srl; Marcello
Spagnulo, Asi; Michele Uva, direttore centro studi Figc;
Carmen Verderosa, imprenditrice
wg manager:
Moris Gasparri, Lo Spazio della politica
39
È tutta un’altra musica, non c’è che dire. E la crisi,
stavolta, c’entra ma solo parzialmente. Già, perché
la contrazione dell’industria fonografica precede la
recessione globale e si lega a doppio filo al boom
della condivisione dei file in Rete. Gestioni dei diritti,
finanziamenti e neomecenatismo di un settore alla
ricerca del ritmo perduto.
l
o scenario artistico di oggi vive una profonda contraddizione. Proprio nel momento in cui la musica conosce il massimo livello di diffusione e si colloca al
centro di nuove, importanti dinamiche sociali,
il suo assetto industriale subisce i contraccolpi
di una crisi senza precedenti. La contrazione
dell’industria fonografica è un fenomeno ormai
strutturale che, tra il 2004 e il 2009, si è tradotto in un calo del 30% del fatturato globale.
Anche in Italia il mercato cresce con estrema
difficoltà: le ultime stime ci dicono che il 31%
della popolazione non acquista musica. Allo
stesso tempo, però, i dati del Digital Music Report 2012 registrano un tasso di crescita degli
introiti nel 2011 dell’8%, il più alto dal 2004,
mentre nel nostro Paese lo scambio di file in
rete si attesta al 23%, a fronte di una media
europea del 14%. Fenomeni all’apparenza
contraddittori ma spiegabili con la transizione in corso tra due ere che, osservate in una
prospettiva di sistema, non è esagerato definire “geologiche”: da un lato, quella analogica,
stagione che ha segnato l’ascesa della musica a prodotto commerciale di massa su scala
planetaria; dall’altro, quella digitale che, lontana dall’avere assunto un profilo dai contorni
stabili, sollecita il sistema dell’entertainment a
una continua taratura delle proprie regole su
variabili mutevoli o sconosciute.
Quella avvenuta in questi anni è stata una
metamorfosi profonda che ha ridefinito tanto il concetto di “oggetto” musicale quanto,
complici le dinamiche di condivisione della
rete - spazio nevralgico di creazione, transito
e socializzazione dei nuovi contenuti multimediali - il profilo del consumatore, protagonista
di una collocazione duplice: del tutto centrale - nella veste di produttore/utilizzatore – e
allo stesso tempo “estroversa”, in virtù di una
rinnovata connotazione sociale e relazionale
dell’ascolto. Parallelamente, i cambiamenti intercorsi hanno inciso pesantemente sulla
fisionomia dell’industria. La trasformazione
del prodotto nella sua stessa consistenza materiale ha imposto, accanto alla risoluzione di
questioni prettamente tecniche, la completa
ridefinizione delle strategie di commercializzazione e l’azzeramento di paradigmi di marketing consolidati. L’avvento dello streaming,
ben sintetizzato dal fenomeno Youtube, ha
immesso certamente nuova linfa creativa nel
40
circuito produttivo, favorendo l’ingresso di
nuovi player e il rinnovamento delle pratiche
di music discovery. Ma ha anche intaccato irrimediabilmente un modello di business antico
e consolidato come quello “pay per”, travolto
dall’impatto competitivo di una formula fatalmente superiore in quanto “legalmente”
gratuita. Aspetto che, a sua volta, ha generato conseguenze anche sullo status dell’artista,
sulle sue prospettive di affermazione e sulle
strategie di promozione in un mercato dalle coordinate estremamente sfuggenti in cui
la pubblicità, accanto ai volumi del consumo,
è diventata la dimensione determinante del
profitto. Nel contesto dato, prevedere le linee
di evoluzione del settore e dei suoi protagonisti è senz’altro esercizio complesso, non fosse
che per la stretta connessione con dinamiche
di innovazione tecnologica dai ritmi in costante
e quotidiana accelerazione. Nell’ambito del suo
più generale progetto di indagine, valorizzazione e promozione del mondo musicale, veDrò
utilizzerà l’occasione di confronto offerta dal
working group per effettuare una ricognizione
sugli ultimi sviluppi del settore nelle sue articolazioni tecnologiche, industriali, culturali e
di consumo. I partecipanti si confronteranno
quindi sulle esigenze degli artisti, in particolare quelli più giovani, e sulle soluzioni in grado
di accrescere la ricettività del mercato verso i
modelli più innovativi di sviluppo.
coordinano: Giampiero Di Carlo, fondatore ed editore
Rockol; Laura Mirabella, responsabile Servizi musicali, Servizi
innovativi Telecom Italia; Gianluca Perrelli, amministratore
delegato Kiver digital
tra i partecipanti: Marco Alboni, presidente Emi
Music Italy; Francesco Baccini, cantautore; Maria Letizia
Bixio, esperta di proprietà intellettuale, consulente esterno
Commissione parlamentare d’inchiesta contraffazione e
pirateria; Fabio Bonvini, head of Business development Kiver
digital srl; Michele Boroni, blogger; Cristian Carrara,
compositore e presidente Acli Roma; Letizia D’Amato, ufficio
stampa e promoter; Davide D’Atri, presidente Soundreef;
Pierluigi De Palma, avvocato; Fabrizia De Vita,
responsabile Edison - Change the music; Claudio Ferrante,
amministratore delegato Artist first; Paolo Giordano, critico
musicale Il Giornale; Emanuela Lantieri, responsabile
organizzativo veDrò e content editor Cubomusica; Mario
Lavezzi, cantautore e musicista; Matteo Locasciulli,
compositore; Roberto Mancinelli, A&R Director Sony ATV
Music Publishing; Antonio Pascuzzo, cantautore; Massimo
Petrella, presidente Tailoradio; Federico Rampolla,
imprenditore, One Step Up; Alberto Salini, vicepresidente
AFI, direttore Universo spa; Chiara Santoro, Youtube;
Enrico Silvestrin, attore e dj; Vincenzo Spera, presidente
Assomusica; Nancy Squitieri, violinista, autrice e conduttrice
di programmi musicali
wg manager:
della politica
Michele Carofiglio, Lo Spazio
41
Un territorio tutto ancora da esplorare. È l’interstizio che separa l’immaginazione – luogo d’elezione
del cinema – dalla realtà. Una realtà fatta di leggi
ambigue, problemi di finanziamento, difesa della
proprietà intellettuale. Tra racconto e capitale, tra
talento e logiche di mercato, il cinema alla prova
della rivoluzione digitale (e della crisi).
i
l cinema è un territorio capitale dell’immaginazione. Un luogo dove il passaggio
dall’ordinario allo straordinario, perfino al
super eroico, è sempre possibile. Ma il sogno di alcuni - quando c’è - è il prodotto del lavoro di tanti. Accanto alla levità della fantasia il
mezzo incarna la pesantezza delle logiche terrene dell’industria e del mercato. Ed è prevalentemente di questa dimensione, propedeutica alla grande fascinazione della narrazione,
che veDrò si occuperà con il suo working group.
Partiamo dal tema più sensibile, quello della
difesa della proprietà intellettuale. Questione su cui, in linea di principio, si trovano tutti
d’accordo: il fenomeno della contraffazione, si
dice, va contrastato perché assimilabile al furto, lesivo dei diritti degli artisti e degli operatori
del settore. Sfortunatamente, l’applicazione
delle affermazioni di principio si scontra, molto
spesso, con l’asserita tutela di diritti superiori:
uno su tutti, quello alla libertà di espressione.
La disomogeneità della legislazione europea
in materia, se rende più ardua una definizione
univoca di ciò che è illecito, d’altro canto offre
l’esempio di paesi dalla tradizione democratica
indiscutibile che hanno dimostrato un’assoluta
fermezza nel contrasto a tali pratiche. Vi è infine il tema della lotta alla pirateria attraverso
la costituzione di un’offerta legale efficace ed
efficiente.
Ma il cinema è anche - e dal punto di vista
dello spettatore, soprattutto - racconto. La
produzione italiana negli ultimi anni ha guadagnato un riscontro di pubblico confortante ma
che potremmo definire “monocolore”, spinto
quasi esclusivamente dalle performance della
commedia. La riflessione sulle ragioni dietro la
fortuna del genere si accompagna, in un’ottica
produttiva, a un interrogativo più sostanziale: può considerarsi maturo un cinema la cui
capacità competitiva, sul piano dei contenuti,
aderisce ai risultati di un solo tipo di prodotto?
Gli horror di Fulci, gli spaghetti western di Leone
e dei suoi epigoni, i poliziotteschi di Lenzi, sono
scomparsi o tuttalpiù sopravvissuti in forme
sporadiche e sbiadite insieme a tutto il cosiddetto cinema di “genere”. Fenomeno non comune agli altri Paesi europei, che mantengono
viva una galleria di filoni, esperimenti, contaminazioni. Come interpretare questo fenomeno?
Il cinema è, infine, capitale. Il film è sotto il profilo finanziario la più onerosa tra le creazioni
42
artistiche, in ragione di una complessità realizzativa che ruota attorno a professionalità numerose e altamente specializzate. Vittima della
crisi globale e della pirateria, il settore incrocia
sulla sua prospettiva le incognite e le opportunità generate dagli sviluppi tecnologici della comunicazione e dalle nuove modalità di consumo mediatico. È lecito chiedersi, nello scenario
attuale, se sia possibile immaginare nuovi canali di finanziamento per l’industria cinematografica e se le risorse mobilitate dai nuovi mezzi
di comunicazione possano nei prossimi tempi
costituire un’arma in più.
L’obiettivo del gruppo di veDrò sarà quello di
sviluppare, grazie al concorso di esperti e addetti ai lavori, un dibattito attorno a questi tre
temi di riflessione. Immaginando degli elementi
di proposta legislativa che interessino il cinema italiano e ne favoriscano il consolidamento
come industria, laboratorio creativo, produttore di cultura.
coordinano: Fabiana Cutrano, capo staff amministratore
delegato Rai Cinema; Marianna Madia, deputato Pd;
Alessandro Usai, amministratore delegato Colorado film
tra i partecipanti: Angelo Argento, responsabile veDrò
culture; Paolo Barletta, imprenditore; Barbara Bettelli,
avvocato Studio Bettelli Belaw; Nicolò Bongiorno, regista
e produttore; Luca Calvani, attore; Gianluca Cannizzo,
Ceo Cannizzo management; Martha Capello, presidente dei
giovani produttori cinematografici e dei produttori indipendenti;
Cristiana Capotondi, attrice; Luigi Cecinelli, regista e
sceneggiatore; Rodrigo Cipriani, presidente Istituto Luce;
Volfango De Biasi, regista e sceneggiatore; Paolo Del
Brocco, amministratore delegato Rai Cinema; Giuseppe
Fiorello, attore; Marcello Foti, direttore del Centro
sperimentale di cinematografia; Chiara Francini, attrice;
Mario Gianani, produttore Wildside; Dino Giarrusso,
sceneggiatore; Nicola Giuliano, produttore Indigo Film; Elisa
Greco, esperta di comunicazione culturale; Giuliano Lesca,
giornalista; Nicola Maccanico, amministratore delegato
Warner Bros Italia; Vinicio Marchioni, attore; Davide
Marengo, regista; Paolo Marzano, partner Legance studio
legale associato, presidente del Comitato consultivo permanente
per il diritto di autore, consulente della Presidenza del Consiglio dei
ministri per la proprietà intellettuale; Silvio Maselli, Ceo Apulia
film commission e presidente nazionale Italian film commissions;
Francesca Medolago, centro studi Associazione nazionale
industri cinematografiche audiovisive e multimediali; Francesco
Melzi D’Eril, distributore Good films; Valerio Mieli, regista e
sceneggiatore; Mattia Mor, imprenditore, attore, produttore
cinematografico; Riccardo Neri, produttore Lupin film;
Massiliano Orfei, responsabile Affari legali e societari Rai
Cinema; Giannandrea Pecorelli, produttore Aurora film;
Marco Ponti, regista e sceneggiatore; Claudia Potenza,
attrice; Matteo Rovere, regista e produttore cinematografico;
Riccardo Scamarcio, attore*; Alessio Venturini,
sceneggiatore; Astrid Wiedersich Avena, avvocato, De Tullio
& Partners, Intellectual Property Attorneys
wg manager:
della politica
Valentina Montalto, Lo Spazio
43
Che un dipinto di De Chirico sia poco commestibile
è verità lapalissiana. Che con De Chirico – e in generale con l’arte e la cultura – si possa mangiare (e
prosperare) è invece convinzione comune, ma non
abbastanza generalizzata. Per capire come fare in
Italia dialogo intorno a valorizzazione del patrimonio
artistico, modelli di business, evoluzione normativa.
m
ilioni di opere d’arte dalla preistoria ad oggi. Migliaia di musei. Oltre
duemila aree e parchi archeologici.
43 siti tutelati dall’Unesco. Il patrimonio artistico italiano non conosce confronti. Eppure la portata del suo ritorno economico è nettamente inferiore a quella prodotta
dal bacino culturale dei principali Paesi europei. Secondo un rapporto PricewaterhouseCoopers dedicato all’indice di valorizzazione
commerciale dei siti Unesco, ad esempio, il
ritorno degli asset di Francia e Gran Bretagna
è tra quattro e sette volte quello italiano. Gli
Stati Uniti, poi - che di siti ne hanno la metà viaggiano su proporzioni sedici volte superiori.
Nel quadro economico di oggi ciascun Paese
è obbligato a uno sforzo supplementare nell’
individuazione e nella messa a regime del
proprio capitale di risorse per la crescita e lo
sviluppo. Una dotazione in cui, accanto all’“hardware” pesante dell’industria, rientra a
pieno titolo quel “software” di cultura, competenze e talento, anche artistico, capace di
generare valore mediante la moltiplicazione
dell’energia creativa. In questo senso, anche
il bene artistico italiano da fattore di stimolo
intellettuale e oggetto di piacere estetico deve
trasformarsi in concreta opportunità di ricchezza. Senza “sensi di colpa”.
Il working group di veDrò 2012 nasce con
l’obiettivo di esaminare questa opportunità
nell’ottica di un disegno complessivo di crescita sostenibile per il Paese e di eliminazione
degli impedimenti che ostacolano lo sviluppo del settore: il tutto, rigorosamente a costo zero per le (esauste) casse dello Stato. I
progetti in discussione si focalizzeranno su
quattro macro temi: il sostegno al mercato
dell’arte, anche con modelli di business innovativi; l’agevolazione dell’intervento in campo
artistico delle imprese e dei privati in qualità
di mecenati o sponsor, semplificando e chiarendo la assai ricca (quanto poco conosciuta)
normativa in materia; il sostegno all’attività
artistica in Italia, con l’obiettivo di trasformarla in vero motore di sviluppo; l’armonizzazione della normativa europea e internazionale
in materia di mercato dell’arte, eliminando
le storture che penalizzano il nostro Paese.
Esiste una possibilità di commistione tra valori economici ed estetico-culturali senza
che siano pregiudicati, alternativamente, lo
44
status artistico dell’oggetto o la sua capacità di generare profitto? La “filosofia” di veDrò
risponde affermativamente. E scommette sugli effetti positivi della contaminazione e della
sperimentazione, nella certezza che lo stesso cortocircuito prodotto dall’accostamento
di categorie apparentemente inconciliabili
generi ricchezza e innovazione. Perché l’intersezione tra arte e mercato, oggi, non deve
condurre necessariamente a profonde, irrisolvibili contraddizioni: agendo in continuità
con l’esperienza del passato, piuttosto, può
rappresentare ancora una volta la sintesi ultima tra l’idea di cultura e le complesse dinamiche della contemporaneità.
Laura Baldi, coordinatrice di Eastonline.it;
Luca Scandale, docente di Economia della Cultura e del
Territorio, LUM-Jean Monnet, Bari; Massimo Sterpi, avvocato,
coordinano:
esperto di diritto dell’arte
tra i partecipanti: Maria Alicata, critico d’arte e
curatore; Luca Beatrice, critico d’arte, presidente del Circolo
dei lettori di Torino; Giuliana Benassi, storica dell’arte e
assistente di H. H. Lim; Enrico De Paris, artista; Daniele
Galliano, artista; Luca Josi, amministratore delegato Einstein
multimedia; Miltos Manetas, artista; Anna Mattirolo,
direttore MAXXI Arte; Leonardo Nobler, fondatore Audievent;
Cristiana Perrella, curatrice indipendente e critico d’arte;
Roberto Race, giornalista e consigliere di Inward, osservatorio
internazionale sulla creatività urbana; Roberto Maria Ricco,
presidente del distretto produttivo Puglia creativa; Anna Scalfi,
artista; Maria Scoglio, manager corporate communications
Fox Channels Italy; Elisabetta Secchi, responsabile Relazioni
istituzionali di Istituto europeo di Design Roma; Michele
Trimarchi, economista della cultura.
wg manager:
Enrica La Palombara, veDrò
45
Talenti che vanno (tanti), talenti che vengono (pochi). Il saldo della valorizzazione del capitale umano
in Italia da anni è negativo. Mancano opportunità,
prospettive, speranze. A veDrò per la prima volta un
network internazionale che della mobilità dei talenti,
e del loro controesodo, ha fatto la propria ragione
fondativa.
m
eno uno virgola due. È il nostro dato
dell’highly skilled exchange rate, ovvero il tasso che misura la capacità di
un Paese di attrarre sul proprio territorio individui con un elevato grado di istruzione. L’Italia, oggi, è l’unica in Europa a presentare
un valore negativo. Cosa significa? In estrema
sintesi che con il talento fatichiamo proprio ad
andare d’accordo. Perché accanto alla dispersione del capitale intellettuale interno, la famosa “fuga dei cervelli”, la scarsa vocazione italiana all’eccellenza si manifesta in una bassissima
capacità attrattiva nei confronti delle risorse
esterne. Insomma, a fronte dei tanti di valore
che se ne vanno, quelli che fanno il percorso
inverso sono sempre troppo pochi.
D’altronde, come stupirsi? Il talento, diversamente dai suoi risultati, è prevedibile. Ha un
naturale orientamento verso l’ambiente più
favorevole: quello che gli consente di esprimersi e di dare il meglio di sé. Se non lo trova, si sposta. In passato, quando la ricchezza
proveniva soprattutto dalla terra, l’equazione
era più semplice: più suolo fertile da coltivare
si aveva, più benessere si otteneva. Nel XXI secolo le cose vanno diversamente. Le economie
che producono maggiore sviluppo sono quelle
che sanno investire sul capitale umano e sanno
renderlo produttivo. Oggi la “terra” da coltivare, la risorsa cioè più importante per produrre
ricchezza, è dotata di cervello e gambe. Dunque
non si può racchiudere all’interno di confini né
pretendere che resti immobile. Soprattutto se
è fertile, perché tende a muoversi in cerca di
chi sa coltivarla meglio, di chi sa aiutarla a dare
i suoi frutti migliori.
In questo scenario ci sono Paesi che vincono
e Paesi che perdono. I primi, quelli che considerano strategiche le politiche di attrazione e
valorizzazione della qualità, guadagnano in dinamismo e spinta competitiva; gli altri, meno
capaci di coniugare sviluppo e opportunità per i
giovani più qualificati, si consegnano a un progressivo, inevitabile impoverimento.
L’Italia, evidentemente, non può accomodarsi
nel ruolo in cui oggi è confinata. È necessario, ogni giorno di più, che la sua tendenza alla
svalutazione del capitale intellettuale venga
arrestata e che la mortificazione del talento si
trasformi in capacità di coltivarne di nuovo e di
favorirne la circolazione. In questa prospettiva,
la creazione delle condizioni migliori per favo46
rire la sussistenza materiale dei “cervelli” nel
nostro Paese costituisce certamente la soluzione ottimale. Ma accanto ad essa è possibile ipotizzare l’adozione di sistemi diversi che,
sfruttando ad esempio le potenzialità connettive della rete, recuperino “virtualmente” i tanti
fuoriusciti di qualità che, pur non progettando
di tornare, possono comunque essere parte attiva di un processo di cambiamento e crescita.
veDrò avvierà una riflessione sulla promozione
del talento e della conoscenza concentrandosi su quattro obiettivi: attrarre i talenti italiani;
promuoverne i progetti; coinvolgere in iniziative comuni i nostri concittadini all’estero;
favorire l’arrivo di giovani stranieri qualificati.
Su questa base il gruppo di lavoro tenterà di
elaborare idee e soluzioni utili a chi, a diversi
livelli – governo, regioni, università, imprese –
intenda assegnare al capitale intellettuale un
ruolo di primo piano nel proprio orizzonte di
crescita e di sviluppo.
coordinano: Francesco Grillo, amministratore delegato
Vision; Alessandro Rosina, presidente iTalents
tra i partecipanti: Giovanni Aliverti, manager of
Government Programs IBM; Almir Amberskovic, giovani
imprenditori Assolombarda; Anna Ascani, direttore Agenzia
Umbria Ricerche; Jacopo Avogadro, senior lobbyist
Finmeccanica; Paolo Balduzzi, ricercatore Università Cattolica
del Sacro Cuore, Milano; Valentina Barca, Fonderia Oxford;
Michele Bellabarba, presidente EuropeAssociation; Luca
Bianchi, vicedirettore Svimez; Roberto Bonzio, Italiani
di frontiera; Alessandra Carrillo, Crawford&Co.; Claudio
Catalano, ufficio studi Finmeccanica; Gianfilippo Emma,
Vision; Patrizia Fontana, partner Carter & Benson; Stefania
Giannini, rettore Università per stranieri di Perugia; Beatrice
Lorenzin, deputato Pdl; Gaia Manco, European multimedia
multilingual journalist and producer; Michel Martone,
viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali; Ilaria Maselli,
Center for European Policy Studies; Guido Meak, imprenditore
Zerogrey; Cristina Militello, ricercatrice TrecentoSessanta; Gaia
Pianigiani, giornalista The New York Times; Lorenzo Pompei,
Fonderia dei talenti; Edoardo Riccio, principal Bain&co; Ivana
Santoro, Finance consultant; Marco Sgroi, presidente Baia
Italia; Guglielmo Vaccaro, deputato Pd; Lorenzo Valeri,
Luiss; Stefano Visalli, senior partner McKinsey; Eleonora
Voltolina, iTalents e direttore Repubblica degli Stagisti.
Claudia Cucchiarato, giornalista e blogger – in collegamento
da Barcellona
Filippo Scognamiglio, presidente Nova – in collegamento da
New York
wg manager:
della politica
Andrea Garnero, Lo Spazio
47
S’avanza, a veDrò, un nuovo prototipo umano: è
l’“attrattore italiano”. Esporta nel mondo uno stile
di vita, una cultura, una lingua. E racconta di un
Paese sul quale è ancora possibile – anzi conveniente – scommettere. Dal made in Italy al mind in
Italy la nuova frontiera dell’internazionalizzazione
italiana ai tempi della crisi e della globalizzazione.
l
48
’
ultimo ammonimento è stato quello del Washington Post: non sarà un
qualunque vertice europeo a risolvere il “caso italiano”. Le statistiche
ci ricordano in modo ricorrente il ritardo del
nostro Paese: 35º nel Global Innovation Index;
43º nella graduatoria annuale della competitività del World Economic Forum; agli ultimi
posti negli indici europei di produttività, con
45 dollari/Pil per ogni ora lavorata. Guardando le cose da una angolazione diversa, focalizzata sull’integrazione del sistema-Italia nei
contesti internazionali, emerge tuttavia una
realtà diversa: l’energia positiva dell’Italia
esportatrice che, dopo una fase di difficoltà,
cresce del 4,8% nel 2012, con un saldo della
bilancia commerciale previsto in attivo dopo
12 anni, e figura al quarto posto tra i paesi del
G20 per competitività e al settimo nella produzione industriale. A questo va aggiunto che,
nonostante le difficoltà della zona euro, ancora molti fondi e istituzioni straniere investono in titoli di debito pubblico, il più liquido sui
mercati finanziari, che aumentano gli azionisti
stranieri di imprese italiane con ben il 35%
delle quotate con partecipazioni di fondi sovrani (per un 2,2% del capitale) e che pilastri
del made in Italy quali Valentino e Missoni fanno compagnia a Tiffany e Harrods con azionisti
del Golfo. Diverse multinazionali europee, poi,
sono presenti in Italia, mentre si rafforzano
poli di eccellenza infraeuropea come quello italo-franco-tedesco della meccatronica,
pur a fronte di una scarsa capacità del Paese
di attrarre capitali stranieri (penultimo in Europa con un rapporto medio tra investimenti
in entrata e Pil all’1,2% tra il 2001 e il 2010).
L’Italia ha un grande soft power da sfruttare,
costituito non solo dal suo passato (il patrimonio, la memoria storica), dall’universale
apprezzamento dell’ “Italian way of life” o dalle risorse presenti nei territori, ma anche dalla produzione di occasioni e attività culturali
contemporanee e dalla capacità innovativa,
imprenditoriale e dinamica dei nuovi italiani all’estero, che potremmo definire “i nuovi
attrAttori italiani”. Una presenza fittissima, se
solo si considerano, accanto ai figli della prime
e seconde generazioni, i nuovi talenti in fuga. È
arrivato il momento di de-ideologizzare il dibattito sul ruolo dell’estroversione e dell’internazionalizzazione del sistema-Italia, abbandonando le sirene del liberismo puro o quelle
del neo-protezionismo difensivo. La chiave è
capire come e quale internazionalizzazione,
delle imprese e degli individui, crei valore e
a quali condizioni. La protezione del made e
mind in Italy dovrebbe coincidere sempre di
più con il ruolo di promozione (e difesa) della
competitività della filiera di riferimento piuttosto che con logiche di protezione di una italianità generica e di bandiera. Tema centrale per
il rilancio della crescita in Italia è la definizione
di una presenza come sistema-Paese e come
sistema di imprese sui mercati internazionali. Un’“integrazione profonda”, da intendersi
come: internazionalizzazione attiva (dalla politica economica estera di giganti pubblici alla
cosiddette “multinazionali tascabili”, dalle reti
di servizi italiane presenti all’estero alle PMI nel
mondo); capacità di attrarre “buoni investitori” esteri; capacità di far leva internazionale
su cultura e lingua; internazionalizzazione del
capitale umano (dal rientro dei talenti espatriati all’attrazione di studenti e professionisti
in Italia). Di fronte ai nuovi paradigmi di creazione del valore e al nuovo ordine economico mondiale, come il supereroe “Italia internazionale” può salvare gli italiani? Il working
group di veDrò approfondirà questi temi, individuando linee di azione e di proposta per
contribuire al rilancio del Paese e far tornare
“di moda” l’Italia.
coordinano: Emilio Ciarlo, responsabile Dipartimento
Internazionale Pd; Isabella Falautano, responsabile Relazioni
esterne e istituzionali Gruppo AXA in Italia, responsabile fondazioni
e associazioni internazionali veDrò; Marco Margheri, senior
vice president Public & Eu affairs, Edison
tra i partecipanti: Franco Baronio, senior partner
Bain&Co; Luca Ballarini, imprenditore, fondatore di Bellissimo
ed editore di Italic; Susi Billingsley, deputy curator del World
Economic Forum Global Sahper Rome Hub; Francesco Boccia,
deputato Pd; Andrea Lorenzo Capussela, economic advisor
Ico Serbia e Montenegro; Antonella Chiricosta, associate
partner KPMG; Claudia Colla, funzionario Commissione
europea; Elio De Tullio, Managing Partner studio legale De Tullio
& Partners e vicesegretario generale Camera di commercio italoargentina; Filippo Del Fiore, MIT Senseable City Lab; Nicola
Di Tullio, Public Affairs director Weber Shandwick Italia; Oscar
Giannino, giornalista; Renato Giallombardo, partner head Private equity e Abu Dhabi office coordinator Gianni Origoni
Grippo & partners; Eric Jozsef, giornalista Libération; Daniela
Leveratto, deputy technical director, OICA; Carlo Mammola,
Managing Partner Argan Capital; Patrizio Messina, Managing
Partner Italia Orrick, Herrington & Sutcliffe; Fabio Monti,
direttore Fondazione Rui; Riccardo Monti, presidente ICE,
Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione
delle imprese italiane*; Roberto Nicastro, direttore generale
Unicredit; Luisa Piazza, Head of Public Affairs Seat; Stefano
Sciolla, partner di Lathsam and Watkins; Giovanni Segni,
amministratore delegato Porcovino; Alessandro Settepani,
Responsabile Italia Fitch; Gabriele Valli, amministratore
delegato Katalys; Marco Zanotelli, professore di Econometria
Università di Milano; Giuseppe Zingaro, head of Tax Vodafone.
wg manager:
Elena Shneiwer, CR Officer AXA MPS
49
i
n questi anni si affaccia sulla scena sociale e civile la prima generazione di
“nativi digitali”. Una generazione dalla
fisionomia multipla: portatrice di uno
sguardo nuovo, genuinamente “sovversivo”
verso un mondo ancora plasmato in larga
misura su paradigmi superati ma, allo stesso
tempo, bisognosa di strumenti e riferimenti
cognitivi solidi per interpretare con pienezza il
proprio ruolo nella società e praticare in maniera effettiva l’esercizio dei propri diritti, primo tra tutti quello di cittadinanza. L’agorà della rete, spazio allo stesso tempo pedagogico,
di socializzazione e ridefinizione delle identità,
può rappresentare il luogo di confluenza e armonizzazione di queste competenze. Internet
è il medium più democratico che l’uomo abbia mai posseduto: la sua capacità di favorire
il contatto tra le persone senza vincoli di status o di opinione lo rende lo strumento ideale con cui immaginare l’elaborazione di una
nuova coscienza di sé e del proprio ruolo “nel
mondo”. Per questo motivo veDrò ha deciso
di realizzare un working group per offrire ai
più giovani una consapevolezza piena delle
potenzialità della rete e delle sue possibilità
di utilizzo, secondo una logica democratica
e partecipativa. La convergenza tra veDrò e
la galassia del web è, in fondo, un processo
naturale. Il think-net è a suo modo “digita-
50
le” fin dalle origini: nel modellare la propria
essenza sul concetto di rete, immaginandosi
come luogo di intersezione e confluenza di
esperienze, visioni del mondo e conoscenze
differenti. Così come nell’ambizione di cogliere istantaneamente l’emergere delle dinamiche più innovative che attraversano il corpo
sociale, per assorbirle e metabolizzarle in una
lettura originale della contemporaneità. Nel
working group una selezione di giovani avrà
modo, accompagnata da formatori qualificati,
di intraprendere un percorso di scoperta delle
risorse meno esplorate della rete, innanzitutto
in una prospettiva di crescita culturale e civile.
Nel corso dell’attività del gruppo verranno
dunque approfondite le diverse dimensioni
della partecipazione digitale, le opportunità di
coinvolgimento nei processi decisionali collettivi garantite dalla democrazia elettronica,
le nuove dinamiche di diffusione del sapere,
all’insegna della condivisione e della simmetria comunicativa. Tra i giovani coinvolti, anche studenti provenienti dalle zone dell’Emilia
colpite dal recente sisma, nell’ottica di offrire
un’opportunità per la ripartenza.
a cura di: Alessandro Lucchini, giornalista e copywriter,
docente di tecniche della comunicazione scritta, Iulm
51
la legenda dei supereroi
hulk
major brasil
Esplode una bomba a raggi gamma durante un esperimento scientifico. Bruce Banner, timido e insicuro scienziato,
rimane esposto alle radiazioni. Nasce
così il suo alter-ego Hulk, gigante dalla pelle verde che, all’aumentare della
rabbia, sprigiona la sua forza.
Major Brasil rimane ucciso in casa con
una raffica di mitra. Il suo omicidio
rimane irrisolto per molti anni, fino
a quando un nuovo Major Brasil appare per le strade del Brasile, pronto
a sconfiggere i criminali con agilità e
astuzia, fino a scontrarsi con il killer di
colui che si rivelerà essere suo padre.
superman
Il pianeta Krypton sta per esplodere e
due genitori spediscono sulla Terra un
neonato che viene trovato e accudito
dai Kent. Col tempo, Clark scopre i suoi
infiniti poteri e decide di metterli a disposizione dell’umanità, mascherando
la sua identità di Superman lavorando
come giornalista al Daily Planet.
Mr Incredible
Sfigurato dall’acido durante una rapina, Joker diventa mentalmente instabile e totalmente folle. Nemico numero
uno di Batman, abilissimo ladro, narcisista ed eccentrico, è il criminale più
temuto di Gotham City.
silver surfer
Proveniente da un programma di protezione testimoni per supereroi insieme alla sua famiglia, Mr Incredible è
dotato di una forza sovraumana e un
sorprendente appetito. Costretto a
nascondere la sua identità, lavora in
una compagnia di assicurazioni come
liquidatore.
Inizialmente nemico dei Fantastici 4,
Silver Surfer si rivela col tempo vittima
di un ricatto di Galactus e si unisce al
quartetto in diverse battaglie. Il Potere
Cosmico che è in lui gli dona un corpo
argenteo quasi del tutto invulnerabile
agli attacchi esterni e la capacità viaggiare nello spazio a velocità altissime a
bordo della sua “asse”.
captain america
wolverine
Scartato alla visita di leva a causa del
suo fisico gracile e inadatto alla guerra, Steve Rogers accetta di sottoporsi
all’esperimento “Operazione rinascita”, che farà di lui un supersoldato dotato di una quasi totale invulnerabilità
e grande agilità fisica. In battaglia lo
contraddistingue il suo famoso scudo
di adamantio e vibranio, praticamente
indistruttibile.
Nato col potere della superguarigione
e con artigli retrattili nelle mani, viene
trasformato da uno scenziato in Wolverine, grazie ad uno scheletro d’adamantio che lo rende indistruttibile. In
seguito viene reclutato negli X-Men e
“domato” dal Professor X, che fa di lui
una delle pietre miliari del supergruppo, la sua nuova famiglia.
Fantastici quattro
Ottengono i loro poteri durante una
spedizione spaziale, in cui vengono a
contatto con dei raggi cosmici. I Fantastici Quattro sono: Mr Fantastic, mente
geniale dal corpo allungabile e modellabile; la Donna invisibile, sua moglie,
dotata dell’invisibilità e della capacità
di creare campi di forza; la Torcia Umana, capace di lanciare sfere di fuoco e
volare; la Cosa, dal corpo roccioso e
dalla forza incredibile.
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joker
flash
È in grado di muoversi a velocità incredibili riuscendo a superare la velocità della luce. La supervelocità non
solo consente a Flash di camminare
sull’acqua, sui soffitti o addirittura per
aria, ma gli conferisce anche un’incredibile rapidità di pensiero e riflessi di
combattimento elevatissimi.
batman
Dazzler
Bruce Wayne è un erede milionario che
cresce sin da giovane con l’idea fissa
di vendicare i suoi genitori, uccisi durante una rapina. Questo lo porta ad
affrontare la sua più grande paura, i
pipistrelli, trasformandoli nel suo simbolo. Inventore di nuove tecnologie e
conoscitore di varie arti marziali, Batman diventa il cavaliere oscuro di Gotham City.
x-men
aquaman
Figlio di una principessa di Atlantide, da
dove è stato espulso da piccolissimo,
viene allevato dai delfini e in seguito dal
guardiano di un faro. Col tempo scopre
i suoi poteri telepatici verso le creature
marine, la respirazione sott’acqua e la
sua attitudine a mettere le sue abilità a
disposizione di tutti.
iron Man
Eccentrico miliardario e geniale inventore, Tony Stark rimane ferito al cuore
da una scheggia in una zona di guerra.
Per sopravvivere costruisce un’eccezionale armatura che lo trasforma in
Iron Man permettendogli di attaccare e
sconfiggere i suoi nemici.
spider man
Fotografo e studente impacciato, in
seguito al morso di un ragno radioattivo, Peter Parker viene dotato di sorprendenti poteri e abilità che fanno
di lui un vero e proprio Uomo Ragno.
Resistenza e agilità di un aracnide e la
possibiltà di utilizzare delle tele di ragno rinforzate, gli permettono presto
di diventare un eroe acclamato e un
acerrimo nemico della criminalità.
Mutante dalle capacità canore notevoli, Dazzler entra a far parte degli XMen quando la sua carriera di cantante è volta al termine. Oltre che di una
splendida voce, è dotata del potere di
trasformare qualsiasi tipo di suono in
raggi luminosi.
Un supergruppo di mutanti, ognuno
dotato di un superpotere, è messo insieme per combattere le forze del male
dal Professor X, anch’egli mutante. Gli
X-Men vengono spesso discriminati
dalle persone “normali” per la loro
diversità, ma nonostante questo
continuano a proteggere il genere
umano.
flash gordon
Il pianeta Mongo è in rotta di collisione con la Terra. L’impavido Flash Gordon e l’amata Dale lo raggiungono su
un razzo per scongiurare la catastrofe.
Qui, dopo mirabolanti avventure e con
l’aiuto di straordinari amici, riescono a
sventare il piano del perfido imperatore Ming che, sottomesse le popolazioni
aliene, vorrebbe estendere il suo domino anche alla Terra.
robin
Assistenti di Batman e suoi compagni
di battaglia, vari sono stati i Robin che
hanno accompagnato le avventure
dell’uomo pipistrello. Rigorosamente
addestrati da lui, sono tutti estremamente intelligenti e geni dell’alta
tecnologia, apprendono ben presto le
tecniche d’investigazione e delle arti
marziali.
supereroi al cinema
Daredevil (Ben Affleck)
Punisher (Thomas Jane)
Hulk (Eric Bana, Edward Norton, Mark Ruffalo)
Blade (Wesley Snipes)
Elektra (Jennifer Garner)
Wolverine (Hugh Jackman)
Batman (Michael Keaton, Val Kilmer, George Clooney, Christian Bale)
Catwoman (Michelle Pfeiffer, Halle Berry, Anne Hathaway)
Spiderman (Tobey Maguire, Andrew Garfield)
Superman (Christopher Reeve, Brandon Routh, Henry Cavill)
Fantastici Quattro (Ioan Gruffudd/Mister Fantastic, Jessica Alba/Donna
invisibile, Chris Evans/Torcia Umana, Michael Chiklis/La Cosa)
veDrò - via del Tritone, 87 - 00187 Roma
tel +39 066892279 /// [email protected]
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