Le Madonne, un`Addolorata e una Dormitio Virginis, provengono
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Le Madonne, un`Addolorata e una Dormitio Virginis, provengono
VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE MADONNE VESTITE Atti del Convegno organizzato in occasione di Restauro 2005 - Salone dell’arte del Restauro e della Conservazione dei beni culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005 Due Madonne vestite: Dormitio virginis e Addolorata – simulacri in ceroplastica dell’abbazia di S. Spirito, Caltanissetta * Marco Ciatti, * Susanna Conti, Elisa Zonta, Ramona Bellina, Marina Zingarelli, Maria Stragapede. Introduzione Le Madonne, un’Addolorata e una Dormitio Virginis, provengono dall’Abbazia di S. Spirito di Caltanissetta e fanno parte della raccolta di oggetti di arte devota popolare della Parrocchia1. Le opere sono giunte all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze in seguito ad un programma di interventi conservativi intrapreso dalla Soprintendenza sull’intera raccolta etnoantropologica. Le Madonne sono sculture in ceroplastica che, insieme ai Bambini Dormienti, erano custodite all’interno di teche e campane di vetro e sono il frutto di un’arte devota popolare. Il soggetto della Dormitio Virginis rimanda all’episodio della morte di Maria, narrato nei Vangeli Apocrifi, e presenta, secondo l’iconografia originale, la Vergine adagiata su un letto con gli occhi chiusi e le mani distese lungo il corpo. Le parti anatomiche a vista, eseguite in cera2, erano inserite in un manichino, realizzato in filo di ferro, struttura rigida non metallica, ovatta e tessuto in fibra vegetale che ricalcava sinteticamente lo scheletro umano. Un lungo abito in seta color avorio riveste la figura, completato da un ampio velo dello stesso tessuto. Entrambi presentano raffinati ricami in filo dorato e perline ed inoltre, sull’orlo della veste e delle maniche, vi è una bordura in volant. I preziosi ricami rimandano ai lavori delle claustrali svolti nei monasteri femminili, dove vere e proprie scuole si erano formate per la confezione di manufatti destinati al culto. La Madonna Addolorata, realizzata in maniera analoga alla precedente, è invece in posizione eretta ed era conservata all’interno di una campana di vetro. La fisionomia del volto, contrassegnato dal dolore e nella posizione inclinata del capo, richiama gli analoghi soggetti presenti nella statuaria coeva portati in processione durante i riti della Settimana Santa. Essa indossa un abito in taffetas marrone completato con un ampio velo che le scende dalla testa fino ai piedi. La veste è decorata con ricami realizzati con carta dorata. * Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, viale Strozzi, 1 50100 Firenze - tel. 055 4625438 Diplomate presso la Scuola di Alta Formazione dell’ Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze 1 S. CONTI, M. LORENZINI, R. BELLINA, M. STRAGAPEDE, M. ZINGARELLI, E. ZONTA, Fiori, cere, carta, volant e canutiglie in Le raccolte di arte devota popolare dell’Abbazia di Santo Spirito a Caltanissetta. Il restauro dei manufatti in cera, a cura di M. E. Palmisano, Caltanissetta, 2004. 2 Le parti anatomiche in cera sono state separate dall’insieme e trattate nel Laboratorio del Settore Materiali Ceramici e Plastici. Vedi la pubblicazione in merito: A. ANDREONI, F. M. KUMAR, Manufatti in ceroplastica in Le raccolte di arte devota popolare dell’Abbazia di Santo Spirito a Caltanissetta. Il restauro dei manufatti in cera, a cura di M. E. Palmisano, Caltanissetta, 2004. DORMITIO VIRGINIS ¾ Indagini preliminari Entrambe le opere sono giunte nei laboratori di restauro dell’Opificio in un cattivo stato di conservazione (fig. 1) sia per quanto riguarda la parte in cera che per quella in tessuto. La prima fase di studio ci ha guidato nella scelta dell’intervento più adatto per questi oggetti polimaterici. In particolar modo attraverso indagini non invasive, come la tecnica radiografica, abbiamo potuto indagare, senza Figura 1: La Dormitio Virginis nella collocazione originaria. necessariamente intervenire in uno smontaggio anche se parziale, la struttura interna delle Madonne e questo ci ha suggerito anche il modo migliore per manipolare oggetti così delicati e organizzare le operazioni di restauro (fig. 2). La radiografia ha permesso di decifrare alcuni importanti aspetti dell’opera: - La struttura portante in filo di ferro più volte ritorto. - Un’altra struttura in materiale non metallico a formare il volume e l’anatomia principale dell’opera - Il modulo decorativo e lo stato di conservazione del ricamo, in particolare si notano le mancanze della canutiglia sull’orlo della gonna - Lo stato di conservazione generale dei materiali costitutivi e le mancanze delle parti in cera. Figura 2: Intero - radiografia, davanti e retro prima dell’intervento. ¾ Descrizione Materiali: struttura: metallo, cera. Abito: fibra vegetale, seta, filato metallico, plastica o vetro. Dimensioni: altezza senza piedi 31 cm, larghezza 19 cm. Provenienza: Abbazia di Santo Spirito, Caltanissetta. La Dormitio Virginis giace su un cuscino in tessuto di tela di cotone celeste ricamata con seta policroma; ha sulla testa un lungo velo omerale (73,5 cm), che le arriva fino all’orlo della gonna, realizzato con la stessa tecnica e i materiali del vestito. Ha la testa, le mani e i piedi di cera, che si innestano sulla struttura portante, in filo di ferro, a garantire una solidità anche se non particolarmente forte; vi è poi una struttura non metallica (non meglio identificata) che costruisce la forma del tronco e dell’ampiezza dell’abito, in alcuni punti, poi, fuoriesce dell’ovatta che presumibilmente imbottisce buona parte dell’opera. L’abito è un raso da 8 scoccamento 3 in seta avorio, ricamato con canutiglia costituita da filato metallico dorato (fig. 2). Il ricamo forma un motivo di tralci e fiori simmetrici ad un’asse centrale, realizzato solo sulla parte anteriore e sulle maniche, i pistilli dei fiori sono costituiti da perline di vetro o di plastica trasparente, bianco perlato e rosso (fig. 3). Il vestito ha uno stretto bustino che va a stringersi in vita con una fascia, per poi riallargarsi nella gonna. Figura 3: Particolare del ricamo in oro. Le maniche sono en pagode con una decorazione di trina ad orlare la parte terminale. Anche lo scollo e l’orlo della gonna sono decorati con una trina. Ci sono delle porzioni di voile lavorato tipo “volant” in fondo alla manica destra, sullo scollo, in fondo alla gonna sul retro e poche fibre disordinate sul davanti. Queste minime tracce sono sufficienti per dimostrare che la parte finale anteriore della gonna era decorata con un volant, sul quale era posto un filato metallico (canutiglia) fermato a sua volta ad un cordoncino a treccia, di cotone bianco, costituito da due fili intrecciati ognuno di due capi torsione S (grafico 1). Nella parte posteriore sono evidenti le cuciture che costituiscono la confezione dell’abito (nella parte centrale della schiena, della fascia e della gonna) . Sotto l’abito c’è una sottoveste di cotone inamidato che ha, nell’orlo, un motivo ondulato Grafico 1: Sviluppo del nastro che decora il vestito. decorato con punti a giorno su tela con sbarrette orizzontali e 3 verticali . Sotto le gonne la Madonna indossa dei pantaloni in tela di fibra vegetale. 3 Vedi T. DE DILLMONT, Enciclopedia di lavori femminili, prima edizione 1886, pag. 577. Il velo omerale è costituito da due parti cucite insieme. Presenta su tre lati una decorazione floreale in canutiglia e paillettes metalliche, simile a quella dell’abito. Il cuscino è di forma rettangolare, confezionato con due teli in fibra vegetale azzurra. Sul recto (fig. 4) vi sono ricamati le scritte “Dio ti vegli” e “Dio ti guardi” ed elementi vegetali lungo il perimetro, mentre il verso è privo di decorazioni. I ricami sono realizzati a punto impuntura con sete colorate. Figura 4: Intero – davanti e retro del cuscino. ¾ Stato di conservazione Sul ricamo e sul raso della parte anteriore della Dormitio vi è un cospicuo strato di polvere depositata in modo non uniforme (la parte sinistra è più sporca) dovuto al fatto che non aveva protezione per quanto riguarda l’esposizione e la conservazione. Sulla parte posteriore è stato riscontrato un minor quantitativo di sporco. L’apparente integrità dell’abito nasconde una grave fragilità degli orditi dovuta, al naturale deperimento delle fibre, al degrado fotochimico e ambientale ed alla notevole differenza di titolo che sussiste tra questi e le trame, più grosse. Le trame slegate appaiono incollate le une alle altre come se avessero subito un trattamento (appretto?). Questa tipologia di degrado si riscontra in modo più evidente sul velo omerale ( fig. 5). Su di esso si estendono due grandi zone di slegature di trama, in corrispondenza degli angoli destro e sinistro, appena sotto il ricamo. La slegatura destra è continua e presenta un esteso groviglio delle trame. La slegatura sinistra, invece, non è continua, Figura 5: Velo omerale prima dell’intervento. quindi il degrado è meno esteso e le trame conservano un maggiore ordine. In corrispondenza di queste aree di degrado gli orditi mancano completamente e alcune trame restano unite tra di loro a causa del trattamento dato sul retro per fermare i fili del ricamo. Nella parte terminale anteriore dell’abito della Dormitio, si ha la quasi totale mancanza del nastro, ne rimangono infatti solo alcune fibre disordinate. La canutiglia si presenta completamente staccata dal tessuto e dal cordoncino, anch’esso non più ancorato all’abito, è aggrovigliata e in alcuni punti ha perso la sua caratteristica forma elicoidale (fig. 6). Sul retro invece si è degradato solo il velo di seta, non il filato metallico, e si possono notare i punti di fermatura e il filato utilizzato. Da una cucitura della manica, in corrispondenza della spalla, esce un po’ di ovatta che costituisce l’imbottitura. La parte interna della manica destra è completamente scucita. In fondo alla manica sinistra il velo è molto degradato e in parte mancante, nella manica destra non ne è rimasto traccia (fig. 7) La fascia che costituisce la cintura, sul retro risulta scucita. Il cuscino è interessato dalla presenza di macchie di diversa natura e da esigui accumuli di polvere localizzati tra le cuciture dei teli. La luce ha portato a uno sbiancamento del colore lì dove il cuscino non era coperto dalla Madonna. Lungo i bordi compaiono macchie di varia natura e colature di cera. Figura 6-7: Particolare dei frammenti del nastro che decorava l’abito e particolare della manica destra. ¾ Pulitura La prima fase d’intervento su un’opera comporta sempre uno studio approfondito della tecnica di realizzazione, dei materiali e del loro stato di conservazione. Dalle osservazioni ottiche emerse, dalle analisi al microscopio stereoscopico e da alcuni testes di microaspirazione4 effettuati, siamo stati in grado di evidenziare lo stato di 4 Lo strumento utilizzato è un aspiratore chirurgico ad Alto vuoto e Basso flusso, utilizzato in campo medico per l’aspirazione di liquidi. Esso può raggiungere una depressione massima di 82 KPa (620 mm Hg) e dispone di un vuotometro che ha una precisione ± 5%. degrado dell’opera fornendoci alcuni elementi per definire il tipo di pulitura da adottare. Ugello di vetro Seta Bassa depressione ABITO: PULITURA Ugello ad ago Ad aria Canutiglia Media depressione Acqua deionizzata + alcol (4:1) Seta Ad aria Canutiglia VELO: PULITURA Per via umida Ad aria Con nebulizzazione di acqua deionizzata su tavola a depressione Macroaspirazione CUSCINO: PULITURA Smacchiatura Con solventi organici Sull’opera è stata effettuata una pulitura ad aria, per mezzo di microaspiratore, utilizzando una depressione molto bassa5 e degli ugelli adatti ai diversi livelli che produce il ricamo. La microaspirazione è stata eseguita dividendo idealmente in due parti simmetriche la Dormitio, aspirandone una metà in modo da evidenziare l’intervento, sempre difficile da documentare con il rilievo fotografico (fig. 8). Il ricamo in oro è stato trattato usando un ugello ad ago che permettesse una aspirazione più puntuale che non interferisse sul raso. Le polveri sono state filtrate e campionate. Osservate al microscopio hanno evidenziato la presenza di particelle di sporco e fibrille bianche del tessuto, depositate sul ricamo a causa della depolimerizzazione. La microaspirazione ha scoperto una patina superficiale che opacizzava l’oro e risultava essere un inquinante indesiderato, pertanto questa è stata rimossa, con buoni risultati, tamponando localmente il ricamo con ovatta imbevuta di una soluzione di acqua deionizzata ed alcool etilico in rapporto 4:1. 5 I valori di depressione utilizzati variano in un range compreso tra i 5 KPa e i 20 KPa; in questo contesto bassa depressione corrisponde a 5 KPa circa e media a 10 KPa. La pulitura del raso, sia dell’abito che del velo omerale, è stata effettuata con un ugello di vetro pirex con caratteristiche di uscita arrotondata, diminuendo la potenza dell’aspiratore e controllando al microscopio il comportamento della seta che risulta essere fragile, soprattutto in corrispondenza della canutiglia, probabilmente a causa dei traumi che ha subito durante la realizzazione del ricamo. Anche il residuo di questa aspirazione è stato filtrato e l’osservazione dei filtri al microscopio ha dimostrato la presenza di fibrille oramai decoese dal tessuto. Abbiamo comunque, in questo caso, regolato l’aspirazione su una media depressione6. Nonostante questo, sia il ricamo che il raso hanno reagito bene alla pulitura, ed ora nel ricamo si può notare l’effetto bicolore dell’oro determinato dall’utilizzo di due tipi di canutiglia, una con filo metallico piatto con spirale squadrata che dà un effetto più chiaro, ed una con filo metallico arrotolato a spirale più fitta che dà un effetto più scuro. Per quanto riguarda il cuscino, lo stato di Figura 8: L’abito durante la pulitura ad aria. conservazione delle fibre ha permesso una pulitura ad aria per mezzo di macroaspiratore. ¾ Pulitura per via umida del velo La superficie del velo omerale è caratterizzata dalla presenza di macchie di colore azzurro e da alcune pieghe molto rigide. Un primo intervento ha avuto come scopo la distensione delle pieghe e del gallone perimetrale, utilizzando il fattore tempo e l’umidità relativa presente nel laboratorio (in media 60%). I risultati ottenuti sono buoni per il gallone, che si è disteso bene, ma l’intervento non è stato sufficiente a distendere, completamente, le pieghe del tessuto. Quindi, vista la presenza delle macchie così estese e della permanenza delle pieghe si è deciso di intervenire con una pulitura per via umida, questo successivamente all’aspirazione dell’opera. Il velo è stato umidificato gradualmente e nebulizzato con acqua deionizzata, successivamente la superficie è stata tamponata con carta assorbente. Durante la fase di asciugatura si è posto il velo su di un melinex dove sono state inserite delle linee guida ortogonali per ristabilire la simmetria del tessuto, si è poi proceduto alla parallelizzazione delle trame slegate. Queste occupavano una superficie maggiore rispetto all’estensione della lacuna: si era verificata una deformazione ormai permanente. Per facilitarne quindi la distensione, senza costrizioni fisiche, si è creato un ponte di cartoncino non acido su cui si sono distese 6 Vedi nota 3. le trame. L’asciugatura è stata terminata posizionando i vetrini sulla superficie del velo senza interessare il ricamo. Al termine di questa fase le pieghe si sono distese mentre le macchie non sono state rimosse. ¾ Intervento di rimozione delle macchie del cuscino Prima di agire direttamente sulle macchie sono state eseguite le prove di stabilità dei coloranti e successivamente e’ stata testata l’efficacia di alcuni solventi in una porzione limitata e nascosta di tessuto. Visto il buono stato di conservazione delle fibre si è optato, dopo aver provato con alcuni solventi, per l’utilizzo del percloro-etilene, che ha dato i migliori risultati sulle macchie, nonostante riteniamo sia un solvente che richiede particolari cautele applicative. Il solvente è stato applicato con una pipetta contagocce e immediatamente tamponato con carta assorbente (fig. 9). La cera è stata asportata meccanicamente tramite punta metallica e bisturi. I residui sono stati microaspirati e rimossi con l’ausilio del termocauterio alla temperatura adatta al tipo di cera presente (60-65°C) e di carta assorbente asportando i residui sciolti. Gli aloni della goccia di cera sono stati alleggeriti con piccoli impacchi di percloroetilene. Figura 9: Smacchiatura del cuscino. Figura 10: Rimessa in forma del cuscino. ¾ Consolidamento dei volants a decorazione dell’abito Per il consolidamento del nastro che decora l’orlo della gonna, è stato optato per la riproposta del volant mancante, salvaguardando i residui che ci hanno permesso la ricostruzione tecnica della balza. Tale ricostruzione è, inoltre, stata decisa di concerto con il curatore della raccolta. L’osservazione preliminare di questi residui è stata fondamentale per capire il metodo con cui è stato applicato il velo sull’abito e la tecnica di realizzazione. Per prima cosa è stata necessaria la parallelizzazione delle fibre e la rimessa in posa delle porzioni di velo di seta ancora integro mediante l’uso di acqua deionizzata impartita con una “penna ad acqua”, tenendo in posizione la seta per il tempo necessario. Successivamente si è ricreato il movimento del volant. E’ stata tagliata una porzione a misura dell’originale in crepeline di seta, in modo da creare un tubino di due centimetri con il quale sono state ottenute le pieghe con l’ausilio di piccoli spessori e poi stirando a temperatura moderata (grafico 2). Grafico 2: Tecnica di esecuzione del nastro. Grafico 3: Sviluppo del nastro che orla le maniche. Successivamente il nastro così ottenuto è stato fermato all’abito con una filza di organzino di seta bianco (fig. 12-a). Il nastro confezionato con molta precisione determina una certa rigidità estetica non consona alle morbidezze originali: è stato necessario quindi, ricreare questa morbidezza. Come è stato già accennato la canutiglia si presentava altamente degradata, quindi , prima di essere riposizionata sul cordoncino e poi sull’abito è stato eseguito un attento intervento di rimessa in forma. Si è cioè tentato di ridare il senso elicoidale alle zone in cui lo avevano perso riavvolgendola su un lungo ago (fig. 12-b). La canutiglia è stata fermata sulla treccia di cotone con l’organzino di seta gialla (fig. 12- c, d), a sua volta cucita sopra al nuovo nastro con dei punti abbastanza vicini tra di loro, con un filato di cotone beige, come in originale. Sul retro del vestito il nastro ancora presente era molto fragile e necessitava di una protezione, anche se a scapito della sua completa fruizione. E’ stato realizzato un nastro con due pieghe con crepeline di seta, e al suo interno è stato inserito il nastro degradato. Sono state eseguite due filze, sopra e sotto la canutiglia, per meglio contenerla e metterla in evidenza (fig. 11). Di tipologia diversa è il volant a decorazione della manica, anche questo attentamente osservato al fine di integrarlo e ricostruirlo. Le pieghe hanno uno sviluppo più semplice, sempre riprodotte con crepeline di seta, applicata poi alla manica (grafico 3). Infine è stata ricucita la manica sinistra ed è stata fermata la cintura dietro con un filo di organzino di seta bianco. Figura 11: Particolare del nastro sul retro del vestito prima e dopo l’intervento. Figura 12: a) Posizionamento del nuovo nastro; b) Ricomposizione della canutiglia sull’ago; c) Canutiglia cucita alla treccia ancora da posizionare; d) Treccia e canutiglia cucite al nastro. ¾ Consolidamento delle trame slegate del velo omerale Le trame slegate sono state parallelizzate e poi fermate tramite un filato di organzino di seta bianco, con punto in aria a ricreare un armatura tela di sostegno. Il consolidamento delle trame slegate si è concentrato soprattutto sul velo omerale. Le caratteristiche dei degradi nel velo si adattavano molto bene a questo tipo di fermatura che per prima cosa prevede l’intreccio in aria a punto tela delle trame slegate, seguendo una griglia di base (grafico 4) e poi, successive fermature, sempre in aria, lì dove lo richiedevano le zone ancora troppo libere. Questo allo scopo di ricompattare le slegature e riportarle in sede creando il minore numero possibile di deformazioni ed evitando l’effetto di “appiattimento” sul fondo, che si crea nelle fermature ad ago su di un supporto (fig. 13). I fili che intrecciano le trame slegate, vengono poi bloccati sul rovescio, su un supporto in velo di seta, resinato a caldo7 solo sul perimetro del degrado, lasciando non trattata con il film, e quindi morbida, la porzione di tessuto su cui bloccare i fili (fig. 14). Figura 13: Particolare del velo omerale dopo l’intervento di fermatura in aria delle trame slegate. Grafico 4: Griglia di base per le fermature in aria. Figura 14: Particolare del velo omerale, retro dell’intervento di fermatura. ¾ Rimessa in forma del cuscino Le deformazioni e le pieghe interessavano la parte centrale dell’oggetto e il bordo perimetrale a festone. Ogni zona è stata trattata prima con il vapore freddo e poi il cuscino è stato leggermente “tensionato” bloccandone i margini ad un telaio in carton-mousse, appositamente creato, per mezzo di spilli entomologici (fig. 10). 7 Mowilith DMC2 al 25% in acqua deionizzata. ¾ Ricomposizione della Dormitio Virginis La Dormitio è stata ricomposta con il velo omerale che le avvolgeva la testa e le spalle, sul cuscino. Per evitare lo schiacciamento dell’abito, la creazione di pieghe e per stabilizzare la posizione dei fragili piedi in cera, sono stati creati due cuscini di seta, posizionati all’interno della gonna sopra e sotto le gambe della Madonna (fig. 15). Visto lo stato di conservazione del velo non sono state riproposte le pieghe che aveva per avvolgere meglio il corpo della Madonna, esso è stato posizionato in maniera più distesa. Un sottile filo di nylon ne evita lo spostamento (fig. 16). Figura 15: Cuscini di imbottitura della gonna. Questo assemblaggio non garantiva, comunque, una stabilità all’opera nel suo insieme e quindi si è optato per creare un supporto stabile (plexiglass) che non avesse un forte impatto estetico e che allo stesso tempo fornisse il sostegno adatto per le eventuali manipolazioni. Figura 16: La Dormitio Virginis riposizionata sul cuscino, dopo l’intervento. ADDOLORATA ¾ Indagini preliminari Come per la Dormitio anche questa opera è stata sottoposta ad indagine radiografica (fig. 1) che ha permesso di decifrare alcuni importanti aspetti dell’opera: - La struttura portante in legno e filo di ferro. - Gli spilli che fermano l’abito alla struttura portante. - Lo stato di conservazione generale dei materiali costitutivi e delle parti in cera. Figura 1: Intero - radiografia, davanti e retro prima dell’intervento. ¾ Descrizione Materiali:Struttura: metallo, legno, cera. Abito: fibra vegetale, seta, carta. Dimensioni: altezza 42 cm, larghezza 17 cm Provenienza: Abbazia di Santo Spirito, Caltanissetta. L’Addolorata è in posizione eretta, fissata alla base circolare della campana di vetro protettiva (fig. 1). Ha la testa decorata da un’areola raggiata ed in mano reca i simboli della passione del Figlio. Nel petto ha infilato un pugnale realizzato in cera come tutte le parti anatomiche a vista. La struttura portante dell’opera è costituita da un listello di legno (visibile scostando il manto e la gonna) al quale sono fissate più porzioni di filo di ferro, piegato secondo la forma di braccia e gambe. A tale struttura è stato dato un modellato umano ricoprendola, presumibilmente, con della stoppa, poi rivestita di tessuto. La Vergine ha la testa coperta con un doppio velo: quello inferiore realizzato con una tela bianca leggera di cotone, mentre quello superiore è in taffetas di seta marrone scuro. L’abito è confezionato con il medesimo tessuto del manto che, nella parte posteriore, la ricopre dalla testa fino a terra. La veste, essendo realizzata appositamente per il simulacro, non possiede la parte retrostante, che rimane nascosta dal manto, perciò si può definire una specie di “grembiule” realizzato con un rettangolo di tessuto, orlato solamente in alto ed in basso, fermato sul simulacro grazie alla cintura e mediante numerosi spilli. Le maniche sono cucite in maniera sommaria a questa porzione di tessuto. La Vergine indossa anche una sottogonna di tela bianca rifinita con un merletto probabilmente eseguito a tombolo, simile a quello posto sotto l’abito, sul collo ed ai polsi. L’abito è impreziosito con applicazioni in carta dorata, cucite al tessuto, disposte in modo da creare un modulo decorativo: lo scollo, la cintura, le maniche e l’orlo della gonna sono ornati con strisce di carta con punte triangolari e borchiette centrali, che ricordano una trina. Sia sul busto che sulla gonna sono disposti dei piccolissimi fiori a gruppi di 6, alternati a scacchiera con dei fiori più grandi (fig. 2). Sopra alla decorazione dell’orlo della gonna vi sono due file di fiori simili a “ stelle alpine” il cui gambo è costituito da una fila dei piccoli fiorellini. Il manto non presenta decorazioni ed è orlato in parte con una filza realizzata a mano ed in parte Figura 2: Particolare delle decorazioni della con un’impuntura eseguita a macchina; esso è gonna. fermato sull’opera ed alla base lignea solo mediante spilli. ¾ Stato di conservazione Sul tessuto vi sono notevoli accumuli di polvere, soprattutto nelle zone poste in posizione orizzontale adagiate sulla base lignea. In corrispondenza del vistoso spillo inserito nella nuca della figura si nota chiaramente anche l’impronta della corona: dove essa era posta non si è depositata la polvere (fig. 3). Tale sporco maschera l’intreccio del tessuto. Depositati sul tessuto si trovano anche frammenti di ragnatela ed esoscheletri di insetti, probabilmente di dermestidi (in particolare all’interno delle pieghe del panneggio del braccio destro piegato). Sia l’abito che il velo sono acconciati fermati da spilli o piccoli chiodi attualmente arrugginiti. Il tessuto si è scolorito. Il colore originario, più intenso, è visibile lì dove si sono staccate le decorazioni in carta. Alcune decorazioni sono andate perdute e di esse rimane solamente il filato giallo con il quale erano cucite alla veste, altre, invece, hanno perduto l’originaria doratura e attualmente si presentano di colorazione rosso mattone con delle macchie puntiformi di colore nero. Le decorazioni dello scollo della veste presentano delle incrostazioni verdi che possono ricordare le ossidazioni del rame. Il velo bianco ha una lacuna (a destra del volto della Vergine) forse dovuta all’azione di insetti. Anche i numerosi fori rotondeggianti visibili su tutto il tessuto di seta sono imputabili alla presenza di insetti, testimoniata dai numerosi esoscheletri di larve ritrovati. La cucitura della manica sinistra si è allentata e da sotto l’ascella fuoriesce la stoppa Figura 3: Particolare dell’impronta lasciata dalla corona. dell’imbottitura. ¾ Pulitura Come per la Dormitio Virginis le prime fasi dell’intervento hanno compreso un’ampia fase di studio dell’opera, in tutte le sue componenti e nella relazione fra tecnica esecutiva, materiali, stato di conservazione e possibilità di azioni conservative. La pulitura ad aria è stata effettuata mediante microaspirazione (fig. 4). Sono stati testati vari ugelli di uscita per verificare quale potesse portare miglior risultati nei confronti del binomio rispetto del tessuto ed efficacia dell’estrazione Figura 4: pulitura ad aria : microaspirazione della polvere. I saggi di pulitura sono stati eseguiti su superfici di 1 cm², effettuati sotto costante visione al microscopio stereoscopico utilizzando un microaspiratore con diversi tempi e depressioni (fig. 6). In conclusione l’ugello più idoneo è risultato essere quello di vetro pirex con un piccolo foro di uscita. Osservando il tessuto al microscopio dopo la pulitura vi si nota una minor quantità di polvere depositata anche se molta rimane ben ancorata nell’intreccio di trama ed ordito. L’ugello è stato dotato di un filtro per la raccolta delle polveri in modo da poter verificare sia la presenza di polvere che di fibrille provenienti dal tessuto. In funzione della raccolta delle polveri l’aspirazione può divenire anche un mezzo di indagine dello stato di conservazione dell’opera. E’ stata eseguita l’aspirazione della porzione destra del retro del manto dell’Addolorata, per poter effettuare la necessaria documentazione fotografica dell’intervento (fig. 5), operando inizialmente sotto microscopio stereoscopico e poi sotto lente di ingrandimento. La polvere non era depositata in modo uniforme, infatti le zone poste in senso verticale sono risultate meno sporche del tessuto posto sulla testa e di quello arricciato sulla base del simulacro. Controllando al microscopio ogni filtro di raccolta del particellato si può notare come sul tessuto non vi fosse solo polvere generica, ma anche granelli di materiale, fibre di colore rosso (probabilmente provenienti dagli altri oggetti della raccolta di S. Spirito), piccole schegge di legno, frammenti di ruggine (proveniente dagli spilli) ed esoscheletri di insetti. I resti di insetti sono visibili anche ad occhio nudo nelle zone in cui il tessuto è arricciato, nelle pieghe del panneggio della manica del braccio flesso e fra le pieghe del tessuto adagiato sulla base lignea. A causa di questo grande deposito di materiale la pulitura del tessuto posto sulla base è stata eseguita sia con l’ugello di vetro che con quello ad ago. Anche la base in legno è stata pulita con microaspirazione, mentre il filato di ciniglia viola che la decora non è stato trattato in quanto si trova in una situazione di degrado molto avanzata che lo porta a perdere una gran quantità di fibre. Le stesse modalità d’intervento utilizzate per il manto sono state applicate alla veste dell’Addolorata, anche se le decorazioni in carta sono state aspirate in modo più puntuale utilizzando l’ugello ad ago. Lo sporco ritrovato è di tipologia analoga a quello campionato durante le prime fasi dell’aspirazione. Figura 5: Porzione di abito ancora da aspirare Figura 6: Tasselli di pulitura sull’abito di taffetas. ¾ Consolidamento degli elementi decorativi Date le varie tipologie di degrado presenti si sono rese necessarie diverse tipologie di consolidamento: 1) Alcune decorazioni di carta a forma di fiorellino , pur essendo ancora cucite al tessuto, si sono girate mostrando all’esterno il retro. Esse sono state ricollocate nella giusta posizione con l’ausilio di pinze e piccole spatoline metalliche in acciaio inox. Esse sono state poi fissate mediante una goccia di soluzione di CMC (carbossimetilcellulosa) al 10% in acqua deionizzata, inserita sotto le paillettes grazie ad una punta metallica (in modo da non applicare un eccessivo quantitativo di adesivo che potesse poi fuoriuscire da sotto le paillettes). 2) Alcuni steli delle decorazioni a forma di “stella alpina” si sono spostati, avendo le estremità non cucite al supporto ma semplicemente inseriti sotto al fiore. I margini degli steli sono stati ammorbiditi inumidendoli con un po’ di acqua distillata e poi sono stati ricollocati sotto alla stella alpina. Nelle decorazioni in cui la posizione del tessuto portava gli steli a fuoriuscire da sotto i petali, essi sono stati fermati al fiore grazie ad una goccia di adesivo Glutofix8 a base di cellulosa (gli steli sono stati fermati alle stelle alpine e non al tessuto). 3) La decorazione della manica sinistra si presentava divisa in due parti. Essa è stata rimessa in forma e poi le due porzioni sono state unite inserendo sotto di esse una sottilissima striscia di carta giapponese alta 1mm ed incollata con Glutofix. 4) La decorazione dell’orlo della gonna aveva perso la forma originaria, alcune punte di essa si erano sollevate e scostate dal tessuto. La decorazione è stata rimessa in forma ammorbidendola mediante umidità e lasciandola stesa sotto un piccolo pesino ricoperto di tessuto. In questo caso è stato possibile rimettere in forma la decorazione in quanto il tessuto sul quale è applicata poggia direttamente sulla base lignea. Dopo la rimessa in forma le porzioni deteriorate sono state unite all’insieme mediante l’inserimento di carta giapponese ad unire le parti. 5) Alcune decorazioni a paillettes delle maniche si erano del tutto staccate dal tessuto. Esse non erano più fermate grazie alla cucitura ma sono semplicemente appoggiate sul taffetas. Per risolvere tale problema si era supposta una fermatura ad ago, ma dato che le paillettes erano inserite fra le due decorazioni a forma di trina che rifiniscono le maniche e il fatto che una fermatura ad ago sarebbe stato bene evitarla visto lo stato di degrado della fibra del tessuto, è stata cercata un’altra soluzione. Si è ipotizzata una fermatura delle paillettes non al tessuto, ma alle altre decorazioni in carta mediante l’ausilio di una striscia di carta giapponese. La carta è stata colorata in modo da assumere la tonalità del tessuto. Sono state eseguite due prove di colorazione per trovare quella più stabile e meno solubile all’umidità della colla. 8 La soluzione madre di 1: 25 di Glutofix anidro è stata diluita ulteriormente fino ad arrivare ad una concentrazione del 6%. Per intervenire sull’Addolorata è stato scelto di utilizzare carta colorata con pastelli Pencil cercando di avvicinarsi alla tonalità del tessuto. Sono state realizzate delle strisce di carta lunghe 1cm e larghe 0,4 cm (il diametro delle paillettes è di 0,5 cm). Le estremità delle strisce di carta sono state incollate sotto le decorazioni a forma di trina con del Glutofix e poi al centro di esse sono state incollate le paillettes (figg. 7 e 8). Sulla manica sinistra la forma delle fascette di carta è stata variata in quanto esse risultavano troppo visibili: la larghezza interna è stata diminuita mentre le estremità sono state allargate per avere un maggiore punto di contatto con le decorazioni in carta. Dato che nella manica sinistra era evidente la mancanza di un elemento (del quale rimaneva solamente il filato di fermatura), la decorazione incompleta è stata colmata inserendo una paillette trovata sulla base lignea sotto ad un lembo del mantello, pertinente alla mancanza. Figura 7: Manica prima dell’intervento Figura 8: Particolare del consolidamento delle decorazioni. E’ stato previsto, poi, per le due opere in ceroplastica un adeguato sistema di conservazione; reinserendo l’Addolorata all’interno della sua campana in vetro e basamento ligneo adeguatamente consolidato e ignifugato, mentre per la Dormitio Virginis non è stato riproposto il vecchio assemblaggio che non garantiva una stabilità all’opera. Si è optato per creare un supporto stabile in plexiglass che non avesse un forte impatto estetico e che allo stesso tempo fornisse il sostegno adatto per le eventuali manipolazioni.