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Rigenerazione ossea. Visita in laboratorio. Immortale!

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Rigenerazione ossea. Visita in laboratorio. Immortale!
Foto: Geistlich
9° ANNO | NUMERO 1, 2016
FOCUS | PAGINA 5
NUOVI SCENARI | PAGINA 26
BACKGROUND | PAGINA 30
Rigenerazione ossea.
Immortale!
Visita in laboratorio.
Gli esperti del settore presentano
lo stato dell’arte della GBR ed i
suoi sviluppi futuri.
Ricercatori scoprono come una
specie di medusa riesca a sfuggire
alla morte grazie alla rigenerazione.
Geistlich si dedica allo studio
dell’inter­azione tra cellule e bio­
materiali.
2
Geistlich News 01 | 2016
INDICE
Numero 1 | 2016
EDITORIALE
4
« Mille e uno studio! »
5
Rigenerazione ossea.
FOCUS
6
I vasi sanguigni sono fondamentali per la rigenerazione ossea
Prof. Reinhard Gruber | Austria
9
Tracciamo il futuro della rigenerazione ossea guidata!
Prof. Christer Dahlin | Svezia
12
Combinazioni ideali di innesti di osso autologo e biomateriali
Prof. Matteo Chiapasco | Italia
15« Prima che arrivasse Geistlich, l’osso era solo la parete dura tra le radici »
Intervista col Prof. Jan Lindhe | Svezia
18
Considerare il punto di vista del paziente
Intervista col Dott. Michael McGuire | USA
20
Impianto e GBR simultanea nella mandibola: caso clinico
Prof. Daniel Buser | Svizzera
JOURNAL CLUB
22
22
Selezione degli studi fondamentali.
Il ruolo delle membrane in GBR
Prof. Gustavo Avila-Ortiz | USA
NUOVI SCENARI
26
Virtualmente immortale!
28
Ritorno alle origini
GEISTLICH PHARMA | OSTEOLOGY FOUNDATION
29Background.
30
Visita al laboratorio cellulare
34I pazienti ben informati hanno meno preoccupazioni
34
Il « Presenter’s Kit »: versione 2016
35
20 + 30 = 1000 – La formula della Rigenerazione
35
La combinazione ideale, ampliata!
36
Benvenuti su « THE BOX »!
INTERVISTA
38
Conosciamo Pamela McClain
11
Dati editoriali
Geistlich News 01 | 2016
3
EDITORIALE
« Mille e uno studio! »
Care lettrici, cari lettori,
nel 1985 ho partecipato a uno studio condotto dal Prof.
Myron Spector alla Emory University di Atlanta. Si trattava
di coltivare cellule isolate da osso di pollo su diversi
materiali sostitutivi di derivazione sintetica, tra i quali
anche Geistlich Bio-Oss®. Con l’ausilio del microscopio
elettronico a scansione abbiamo quindi analizzato i
campioni e interpretato i risultati. È possibile che questo
studio non sia stato considerato tra i 1000 che da allora
sono stati effettuati sui nostri prodotti e che desideriamo
festeggiare con la presente edizione di Geistlich News. Ad
ogni modo per me questa esperienza ha rappresentato
uno squarcio sull’affascinante mondo della rigenerazione
ossea.
«Vi auguro un buon
anniversario con Geistlich! »
Oggi, Geistlich Bio-Oss® e Geistlich Bio-Gide® rappresentano
gli standard di riferimento tra i materiali per la rigenerazione
ossea affidabili e predicibili in odontoiatria. Nessun altro
prodotto è riuscito a raggiungere un riscontro migliore
nell’ambito delle rispettive indicazioni cliniche. Nonostante
ciò, Geistlich Bio-Oss® e Geistlich Bio-Gide® sono tutt’oggi
oggetto di studio, essi ispirano i ricercatori a realizzare
nuove tecniche e ancora oggi gli scienziati cercano di capire
perché i nostri prodotti funzionino così bene. Questo
abbinamento tra teoria e pratica rappresenta per noi uno
stimolo ad andare avanti ed è anche la chiave della nostra
unicità e del nostro successo.
4
Geistlich News 01 | 2016
Per questo motivo i nostri prodotti più affermati trovano
sempre nuovi campi di applicazione, come la « Sausage
technique » del Prof. Urban, tanto per citare un esempio.
Dr. Andreas Geistlich
Presidente del Consiglio di Amministrazione
FOCUS
RIGENERAZIONE OSSEA.
Geistlich News 01 | 2016
5
Materiale osseo sotitutivo con
preosteoblasti, Foto: Geistlich
Cosa sappiamo oggi sulla rigenerazione ossea? Qual è la combinazione
ideale di biomateriale e osso autologo? Cosa ci riserva il futuro?
FOCUS
I vasi sanguigni sono fondamentali
per la rigenerazione ossea
Prof. Reinhard Gruber | Austria
Professore di Biologia orale
Scuola di odontoiatria
Università medica di Vienna
L’angiogenesi e l’osteo­
genesi sono strettamente
correlate. Recenti studi
hanno fatto luce su
alcuni dei protagonisti
di questi processi, tra i
quali speciali cellule endo­
teliali, ­progenitori degli
osteo­blasti, macrofagi e
osteociti.
Illustrazioni: ©iStock.com/ ChristianAnthony
L’angiogenesi e l’osteogenesi sono determinanti per la rigenerazione ossea
guidata. Il materiale di incremento,
ad esempio composto da Geistlich
­Bio-Oss® e particolato di osso autologo, costituisce una struttura lassa che
permette ai vasi sanguigni e, successivamente, all’osso di riempire lo spazio vuoto (Figura 1). Le membrane fungono invece da barriera per i tessuti
molli, garantendo la necessaria stabilità meccanica al sito di incremento.
Al di sotto della membrana, l’angiogenesi e l’osteogenesi originano dall’osso reiduo e le cellule dei tessuti molli
rimangono escluse (Figura 2).
Il consolidamento dell’innesto è quasi completo quando si è formato un
conglomerato di Geistlich Bio-Oss® e
frammenti di osso autologo con osso
a fibre intrecciate e spazio per il mi-
6
Geistlich News 01 | 2016
dollo osseo. I frammenti di osso autologo e l’osso a fibre intrecciate immaturo si rimodellano per ottenere l’osso
lamellare maturo, in grado di rispondere al carico biomeccanico e sostituire i danni. L’osso lamellare ha un’innata capacità rigenerativa, che è il
prerequisito per l’osteointegrazione
degli impianti dentali.
I segnali angiocrini sono fondamentali per la formazione ossea
Geistlich Bio-Oss®, così come l’osso
autologo, permettono lo svolgimento
di angiogenesi e osteogenesi. L’angiogenesi inizia con la formazione di nuovi capillari endoteliali da vasi preesistenti che successivamente maturano
attirando cellule vascolari, soprattutto cellule muscolari lisce vascolari e
periciti.
La crescita di nuovi capillari avviene a
seguito di stimoli angiogenici nel coagulo di sangue che riempie gli spazi.
Pertanto, per favorire l’angiogenesi e
la successiva osteogenesi, gli innesti
devono fornire una rete interconnessa e condizioni di stabilità meccanica.
Se assumiamo che l’osteone sia il
riferimento evoluzionistico, lo spazio
vuoto tra le particelle dovrebbe avere
un diametro di circa 200–300 µm. Le
particelle di Geistlich Bio-Oss ®
soddisfano tale criterio1, creando
inoltre una superficie sulla quale si
può formare il nuovo osso, proprietà
chiamata « osteoconduttività ». Il
rimodellamento prosegue, mentre le
particelle di Geistlich Bio-Oss® sono
mantenute, definendo così i margini
anatomici2. Se non è circondato da
osso, Geistlich Bio-Oss® si può
riassorbitre.
La comprensione delle fasi differenziali
di questo processo resta ancora una
sfida.
Il ruolo delle membrane
barriera
Siamo solo agli inizi della comprensione del legame funzionale tra angio­
genesi, osteogenesi e la potenziale
­funzione di barriera svolta dalle membrane durante la rigenerazione ossea
guidata. Una possibile spiegazione del
motivo per il quale la formazione
­ossea avviene in assenza di tessuto
­cicatriziale nasce da una nuova interpretazione del ruolo dei vasi sanguigni
nella biologia ossea.
L’apparato vascolare del tessuto osseo
è costituito da una popolazione specializzata di cellule endoteliali che
emettono segnali angiocrini a sostegno della formazione e della matura-
FOCUS
zione dell’osso4. I segnali angiocrini
emessi dalle cosiddette cellule endoteliali di tipo H controllano il processo sequenziale di osteoformazione,
perlomeno secondo alcuni studi condotti su topi4. Inoltre, la formazione di
questo sottotipo di vasi sanguigni è
supportata dal fattore di crescita derivato dalle piastrine BB (PDGF-BB),
secreto dai preosteoclasti5, che collega l’angiogenesi all’osteogenesi. Tali
osservazioni pongono in una nuova
prospettiva l’importanza dell’angiogenesi durante il consolidamento dell’innesto, avvalorando ulteriormente il
concetto della rigenerazione ossea
guidata e, soprattutto, l’idea che la
membrana possa evitare la proliferazione di cellule endoteliali sfavorevoli all’osteoformazione nell’innesto.
Progenitori degli osteoblasti
dai vasi sanguigni
I vasi sanguigni sono anche la fonte di
progenitori che danno vita agli osteoblasti per l’osteoformazione e agli
osteoclasti per il riassorbimento osseo. Gli osteoclasti derivano dalle cellule ematopoietiche della linea dei
monociti trasportate dal flusso sanguigno6. I primi tentativi di isolare cellule osteogeniche dal sangue non sono stati riprodotti facilmente7 e le
cellule staminali scheletriche di recente scoperta non possono essere trasportate dal flusso sanguigno8,9. È stato ipotizzato che alcune cellule tipo
« periciti » contengano un pool di progenitori osteogenici10 e siano localizzate in prossimità dei vasi sinusoidali11. Pertanto, non solo il periostio e il
midollo osseo, ma anche i vasi sanguigni sono una fonte di progenitori degli osteoblasti4.
È interessante notare come i vasi sanguigni contenenti cellule endoteliali
di tipo H rappresentino una fonte di
Angiogenesi e rigenerazione ossea
L’angiogenesi, ossia la crescita di nuovi vasi sanguigni, è fondamentale per la rigenerazione
ossea e, quindi, per la rigenerazione ossea guidata per i seguenti motivi:
1I vasi sanguigni contengono una popolazione di cellule endoteliali che emettono
segnali a sostegno dell’osteoformazione.
2I vasi sanguigni sono una fonte di progenitori che danno vita agli osteoblasti per
l’osteoformazione e agli osteoclasti per il riassorbimento osseo.
3I vasi sanguigni trasportano i macrofagi, inizialmente « proinfiammatori », che successi­
vamente si trasformano in « macrofagi cicatrizzanti » supportando la rigenerazione ossea.
4
I vasi sanguigni controllano l’attività degli osteociti, che svolgono un ruolo importante
nel rimodellamento osseo.
progenitori degli osteoblasti, a prescindere dai segnali angiocrini che ne
determinano la differenziazione in
progenitori maturi degli osteoblasti4.
Queste recenti osservazioni costituiscono la base scientifica per rivalutare
il ruolo dell’angiogenesi e dell’osteogenesi nella rigenerazione ossea guidata.
L’infiammazione transitoria
è importante
I vasi sanguigni trasportano anche i
macrofagi, ossia le cellule fagocitarie.
I macrofagi rilasciano fattori di crescita e citochine, che sono inizialmente
« proinfiammatorie », ad esempio il TNFα, essenziale per la guarigione delle
fratture12. Per la rigenerazione ossea è
necessaria anche la cicloossigenasi 2
(COX-2), l’enzima fondamentale per la
sintesi della prostaglandina13. Gli studi
supportano la rilevanza di un microambiente infiammatorio transitorio per la
guarigione delle fratture.
I macrofagi successivamente si trasformano in «macrofagi cicatrizzanti», che
promuovono l’angiogenesi e la formazione della nuova matrice extracellulare14. Ciò suggerisce che i macrofagi
Geistlich News 01 | 2016
7
FOCUS
1 Campione di seno
mascellare di
maialino incremen­
tato con Geistlich
Bio-Oss® e colorato
con Levai-Laczko1,26.
A 6 settimane, il
nuovo tessuto
osseo è rappresen­
tato in viola, mentre
l’osso originario e
Geistlich Bio-Oss®
sono rappresentati
in rosa. Gli eritrociti
indicanti la presenza
di vasi sanguigni
sono blu.
Immagini: Gruber
2Vista dettagliata
del nuovo osso
(viola) che cresce
sulla superficie
delle particelle di
Geistlich Bio-Oss®
(rosa). Gli eritrociti
nei vasi sanguigni
sono visibili come
dischi blu.
Gli osteociti producono anche il recet­
tore attivatore del ligando del fattore
nucleare kappa-B (RANKL)24,25, che è il
regolatore chiave dell’osteoclastogene­
si e del successivo riassorbimento os­
seo. Pertanto, i vasi sanguigni in una
zona di incremento controllano l’attivi­
tà degli osteociti e l’omeostasi ossea.
Riferimenti bibliografici
1 Busenlechner D, et al.: Clin Oral Implants Res
2009; 20: 1078–1083.
2 Jensen SS, et al.: J Periodontol 2014; 85:
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9 Worthley DL, et al.: Cell 2015; 160: 269–284.
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11 Sacchetti B, et al.: Cell 2007; 131: 324–336.
12 Gerstenfeld LC, et al.: J Bone Miner Res 2003;
18: 1584–1592.
siano indispensabili per la guarigione
della ferita15, ma anche per la rigenera­
zione ossea16. I macrofagi non si limite­
rebbero però a rigenerare l’osso, ma ne
controllerebbero anche il modellamen­
to durante la crescita e lo sviluppo17. É
stata valutata anche la loro relazione
con i biomateriali18.
Se i macrofagi sovrintendano o meno
al rimodellamento osseo resta in
­discussione19. Ad ogni modo, sembra
importante, ai fini del consolidamento
degli innesti, che i macrofagi possano
migrare nello spazio tra le particelle del
biomateriale di incremento.
La morte degli osteociti
provoca il riassorbimento
osseo
I vasi sanguigni sono decisivi anche per
mantenere la vitalità e controllare l’at­
8
Geistlich News 01 | 2016
tività degli osteociti, ex osteoblasti ora
incorporati nell’osso. Ultimamente, gli
osteociti sono stati definiti « sorpren­
denti» in quanto svolgono un ruolo im­
portante nel controllo del rimodella­
mento osseo20. Tale ipotesi si basa su
una serie di osservazioni secondo cui la
morte degli osteociti provocherebbe un
massiccio riassorbimento osseo²¹, os­
servazione del tutto plausibile nel con­
testo del rimodellamento osseo, in cui
le zone necrotiche devono essere sosti­
tuite da nuovo osso.
La necrosi degli osteociti può tuttavia
derivare da molte cause – tra cui invec­
chiamento, assunzione di cortisone,
ecc. – associate alla perdita ossea22.
Inoltre, gli osteociti sono i principali re­
golatori delle cellule effettrici. Ad
esempio, gli osteociti producono quasi
esclusivamente sclerostina, un potente
soppressore dell’osteoblastogenesi e,
di conseguenza, dell’osteoformazione23.
13 Zhang X, et al.: J Clin Invest 2002; 109:
1405–1415.
14 Mosser DM, Edwards JP: Nat Rev Immunol
2008; 8: 958–969.
15 Leibovich SJ, Ross R: Am J Pathol 1975; 78:
71–100.
16 Raggatt LJ, et al.: Am J Pathol 2014; 184:
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17 Chang MK, et al.: J Immunol 2008; 181:
1232–1244.
18 Miron RJ, Bosshardt DD: Biomaterials 2015; 82:
1–19.
19 Pettit AR, et al.: Bone 2008; 43: 976–982.
20 Bonewald LF: J Bone Miner Res 2011; 26:
229–238.
21 Tatsumi S, et al.: Cell Metab 2007; 5: 464–475.
22 Manolagas SC, Parfitt AM: Bone 2013; 54:
272–278.
23 van Bezooijen RL, et al.: J Exp Med 2004; 199:
805–814.
24 Xiong J, et al.: Nat Med 2011; 17: 1235–1241.
25 Nakashima T, et al: Nat Med 2011; 17: 1231–1234.
26 Kuchler U, et al.: Clin Oral Implants Res 2013;
24: 285–289.
FOCUS
Tracciamo il futuro della
rigenerazione ossea guidata!
Prof. Christer Dahlin | Svezia
Università di Goteborg
Sahlgrenska Academy,
Istituto di Scienze cliniche
Una migliore comprensione la membrana, unito alle difficoltà nel dire la conoscenza dei meccanismi ri­
gestire le complicanze, hanno portato generativi. Ciò permetterà di creare
dei processi della rigeneraallo sviluppo di membrane naturali ri­ materiali con proprietà specifiche per
zione ossea guidata potreb- assorbibili in collagene che, non essen­ le varie indicazioni cliniche.
do rigide, sono generalmente utilizza­
bero condurre a una nuova
te assieme a materiali di innesto per
generazione di prodotti,
mantenere lo spazio del difetto.
Membrane bioattive
come le membrane bioattive
Negli ultimi anni, le membrane native
o i sostituti ossei associati a
Rivisitazione del principio
a base di collagene sono state ogget­
farmaci. Un’occhiata nella
to di notevole attenzione. Ciò non è
biologico della GBR
sfera di cristallo.
dovuto soltanto alla loro configurazio­
La rigenerazione ossea guidata (GBR)
è stata sviluppata e introdotta come
concetto biologico e modalità di trat­
tamento per colmare le carenze ossee
al fine di consentire l’applicazione di
impianti orali.1,2 Il concetto è utilizzato
dai primi anni ‘90 ed è ancora una tec­
nica consolidata, diffusa a livello mon­
diale. In un’ottica retrospettiva, le
membrane non riassorbibili sono sta­
te considerate lo standard di riferi­
mento per la GBR. L’e-PTFE era ritenu­
to un dispositivo stabile perché
provocava soltanto una minima rea­
zione immunologica3. Successivamen­
te, si è aggiunto un rinforzo in titanio
per evitare il cedimento della mem­
brana e migliorare la stabilità e il man­
tenimento dello spazio, aspetto rite­
nuto essenziale per la riuscita della
rigenerazione. La necessità di un se­
condo intervento per la rimozione del­
Come affermato poc’anzi, le membra­
ne per la GBR sono abbinate a vari so­
stituti ossei. Secondo l’ipotesi origina­
ria, le membrane isolerebbero il sito
del difetto osseo dai tessuti molli non
osteogenici e il sostituto osseo funge­
rebbe da impalcatura per l’osso neo­
formato, promuovendo in tal modo le
cellule osteogeniche e la neoformazio­
ne di osso. Tuttavia, sebbene tale ipo­
tesi, elaborata più di venticinque anni
fa, abbia ottenuto discreti successi in
ambito clinico, resta in un certo qual
modo speculativa perché il meccani­
smo della GBR in abbinamento con
membrane e sostituti ossei non è an­
cora completamente chiaro.
Per sviluppare futuri prodotti rigene­
rativi, sia membrane che sostituti os­
sei utilizzabili anche nelle situazioni
più complesse (ad esempio pazienti
medicalmente compromessi e casi più
avanzati), è indispensabile approfon­
ne e alla loro semplicità di utilizzo nel
contesto clinico, ma anche a fattori
biologici positivi quali la bassa immu­
nogenicità, l’attività stimolatoria dello
stesso collagene4 e la potenziale pre­
senza di fattori di crescita e altri se­
gnali all’interno della matrice extracel­
lulare nativa, come il fattore di
crescita dei fibroblasti 2 (FGF-2) che,
ad esempio, stimola l’angiogenesi5–7.
Vi è la convinzione che il ruolo classico
della membrana con funzione di barrie­
ra passiva ed elemento di contenimen­
to dell’innesto potrebbe trasformarsi e
portare la membrana ad assumere un
ruolo più attivo, guidando e orientando
gli eventi della guarigione durante la ri­
generazione. Partendo da questa nuova
interpretazione del principio della GBR,
lo sviluppo mirato di membrane bioat­
tive con funzione di barriera sembra in
futuro un’evoluzione logica, il cui fine
ultimo sarebbe la simulazione struttu­
Geistlich News 01 | 2016
9
FOCUS
rale e funzionale della matrice extracel­
lulare nativa con tecniche innovative di
costruzione dei tessuti. Alcuni esempi
sono le tecniche di estrazione specializ­
zata che preserva le componenti extra­
cellulari native – tra cui i segnali angio­
genici e rigenerativi – o la tecnologia di
elettrospinning o ancora la stampa 3D
per produrre membrane biocompatibili
e degradabili che simulano la matrice
extracellulare nativa. Sono state esplo­
rate anche le membrane multistrato
con comportamento strutturale e com­
posizione alterata6–8. È interessante
notare come i protocolli che prevedo­
no l’uso della tecnica con la membrana
in collagene riassorbibile in doppio
strato indichino un miglioramento del
risultato rigenerativo9. Non va trascu­
rata, tuttavia, la necessità di lavorare
anche sulle membrane già disponibili.
Sul mercato sono presenti molti tipi di
membrane in collagene per la GBR, che
generalmente provengono da tessuti
bovini e suini, ad esempio intestino
­tenue, tendine e derma5. Se si volesse
andare oltre la funzione classica di bar­
riera per ottenere un coinvolgimento
attivo nella guarigione della ferita,
aspetti quali il tasso di degradazione e
le dimensioni delle membrane potreb­
bero in futuro avere maggiore impor­
tanza.
10
Geistlich News 01 | 2016
Nuovi sostituti ossei
L’osso bovino deproteinizzato, ampia­
mente utilizzato come materiale di in­
nesto per le applicazioni orali, dopo
l’eliminazione delle componenti orga­
niche e la purificazione contiene solo
la porzione minerale dell’osso10. L’osso
bovino deproteinizzato è classificato
nel gruppo di materiali a base di fosfa­
to di calcio con composizione chimica
simile a quella dell’osso scheletrico
umano. Numerose pubblicazioni han­
no dimostrato che l’osso bovino de­
proteinizzato favorisce la guarigione
osseo e la successiva integrazione
dell’impianto.
È stato dedicato notevole impegno al­
lo sviluppo di materiali di innesto sin­
tetici quali alternative per la sostitu­
zione ossea. Ciò deriva non solo dalle
preoccupazioni legate all’origine del
materiale di innesto autologo ed ete­
rologo, ma anche dal fatto che le nuo­
ve tecniche di ingegneria tissutale
­permettono modifiche controllate e
standardizzate della chimica e della
struttura dei materiali sintetici. Il mi­
nerale osseo è un carbonato contenen­
te idrossiapatite e, pertanto, nel tes­
suto sono presenti vari ioni come
sodio, fluoruro, magnesio, stronzio e
altri. Per simulare l’osso umano, sono
stati compiuti grandi sforzi al fine di
introdurre tali componenti nei mate­
riali sintetizzati.
Dal punto di vista biologico, si tratta
di uno sviluppo alquanto interessante
perché diversi ioni prima citati sono
considerati bioattivi e questo « doping »
di una struttura di fosfato di calcio può
alterarne le prestazioni biologiche11.
Un esempio è rappresentato dallo
stronzio, che è stato oggetto di atten­
zione per la sua capacità di stimolare
l’osteoformazione e inibire il riassor­
bimento osseo12,13. Parlando di osso
­bovino deproteinizzato, è anche inte­
ressante notare come questo bioma­
teriale dia prova di un rilascio attivo di
ioni di silicio, che si ritiene stimolino
notevolmente l’attività degli osteobla­
sti. Inoltre, un assorbimento attivo
di ioni di calcio sulla superficie dei
­granuli di osso bovino deproteinizzato
conferma che il materiale è molto
­probabilmente coinvolto in maniera
attiva nella prima fase della neoforma­
zione ossea14.
Prospettive future
Sulla base delle attuali tendenze e co­
noscenze, prevedo che i futuri svilup­
pi scientifici si concentreranno sull’ef­
FOCUS
fetto delle proprietà specifiche delle
membrane, ad esempio, la porosità, lo
spessore e l’affinità cellulare. Inoltre,
la ricerca si concentrerà sul modo in
cui le differenze a livello di struttura
della membrana alterano la regolazio­
ne degli eventi cellulari e molecolari
all’interno della membrana e nelle zo­
ne protette del difetto. È prevedibile
un costante sviluppo e un rinnovato
interesse nei confronti delle membra­
ne non riassorbibili, soprattutto per le
ricostruzioni più avanzate, oltre all’ap­
profondimento della conoscenza dei
nuovi materiali in tale ambito. Paralle­
lamente vedo anche un’analoga evolu­
zione dei vari sostituti ossei o impal­
cature a cui si aggiungeranno dei
fattori per innescare specifici eventi
cellulari e molecolari durante la guari­
gione dell’osso. Un terzo ambito di stra­
ordinario interesse potenziale è l’esplo­
razione del beneficio che si otterrebbe
« caricando » sia i sostituti ossei che le
membrane con cellule mesenchimali
per ottimizzare la guarigione.
In sintesi, mi aspetto che la ricerca nei
diversi ambiti della GBR non si svilup­
pi con progetti isolati rispettivamente
su membrane e sostituti ossei. Gli at­
tuali risultati lasciano decisamente in­
tendere che essi siano strettamente le­
gati durante la guarigione e vadano
valutati come « famiglia » di biomateria­
li rigenerativi.
3 Schenk RK, et al.: Int J Oral & Maxillofac
Implants 1994; 9: 13–29.
4 Taguchi Y, et al.: Biomaterials 2005; 26: 6158–66.
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8 Liao S, et al.: Biomaterials 2005; 26: 7564–7571.
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4: 19–25.
2 Retzepi M, et al.: Clinical Oral Implants
Research 2010; 21: 567–576.
DATI EDITORIALI
Periodico dedicato ai clienti e agli amici di
Geistlich Biomaterials
Edizione 1/2016, 9° anno
Editore
©2016 ­Geistlich Pharma AG
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biomaterials@­geistlich.ch
Redazione
Verena Vermeulen
Layout
Marianna Leone
Frequenza di pubblicazione
semestrale
Tiratura
25 000 copie in varie lingue in tutto il mondo
I contenuti di GEISTLICH NEWS sono elaborati con
la massima cura. Tuttavia, i contenuti elaborati da
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riale o immateriale subiti utilizzando informazioni
di terzi o avvalendosi di informazioni di terze
errate o incomplete, a meno che non si dimostri
una premeditazione o una colpa grave di Geistlich
Pharma AG.
Geistlich News 01 | 2016
11
FOCUS
Combinazioni ideali di innesti
di osso autologo e biomateriali
Prof. Matteo Chiapasco | Italia
Dipartimento di Scienze biomediche,
chirurgiche e odontoiatriche
Università di Milano
Gli innesti di osso autologo
stimolano la formazione
di nuovo osso, ma tendono
a riassorbirsi. I biomateriali
sono semplicemente
­osteoconduttivi, ma mantengono il volume. Pertanto,
perché non abbinarli?
La perdita o l’assenza di denti a causa
di patologie parodontali, traumi, mal­
formazioni congenite e, purtroppo,
pratiche scorrette, è sempre seguita
da una riduzione di volume della cre­
sta alveolare.
Ciò può rendere impossibile o inade­
guato dal punto di vista funzionale o
estetico l’uso di impianti osteointegra­
ti per ripristinare la dentizione man­
cante. Oggigiorno, ogniqualvolta pos­
sibile, è diventato normale e pressoché
indispensabile ricreare un volume ade­
guato dell’osso e dei tessuti molli per
permettere il posizionamento dell’im­
pianto in una posizione ideale che ten­
ga conto delle esigenze protesiche.
Per conseguire tale obiettivo, la rige­
nerazione ossea guidata (GBR) con
biomateriali e/o osso autologo è una
procedura affidabile, come dimostrato
dai risultati di molte ricerche.1,2
12
Geistlich News 01 | 2016
Il principale vantaggio dei biomateriali sta nel fatto
che manterranno
il volume se caratterizzati da un
­tasso di riassorbimento molto
lento.
Minerale osseo bovino: lo
stabilizzatore di volume
I biomateriali sono generalmente usa­
ti nella forma di granuli porosi, tipica­
mente eterologhi come il minerale os­
seo bovino. In media, ogni particella
ha un diametro compreso tra 500 e
2000 micron. Il biomateriale, che ha
proprietà osteoconduttive, funge da
impalcatura sulla quale l’osso neofor­
mato cresce all’interno e all’esterno
delle particelle, grazie all’irrorazione
di sangue contenente le cellule proge­
nitrici dell’osso.
Il principale vantaggio consiste nel fat­
to che questi biomateriali, se caratte­
rizzati da un tasso di riassorbimento
molto lento, manterranno il volume. Il
nuovo osso incorporerà i granuli di
biomateriale, creando in tal modo un
nuovo composto, ideale per l’osteoin­
tegrazione degli impianti e il manteni­
mento del volume. Lo svantaggio con­
siste invece nel fatto che i materiali
osteoconduttivi non sono in grado di
indurre autonomamente l’osteoforma­
zione. Nelle ricostruzioni più estese,
soprattutto in caso di difetti verticali,
la loro efficacia è limitata, a meno che
non vengano abbinati a osso autologo.
Osso autologo: il promotore
della formazione ossea
L’osso autologo, sia in blocchi che in
particolato, ha viceversa proprietà
osteoconduttive, osteogeniche e oste­
oinduttive. Ciò significa che l’osso au­
tologo può fungere da impalcatura,
promuovendo al contempo la forma­
zione di nuovo osso grazie alle
­proteine morfogenetiche dell’osso e,
talvolta, alle cellule vive, che possono
attivare l’osteoformazione3–5.
L’osso autologo è tuttora considerato
lo « standard di riferimento » al quale
tutti i biomateriali dovrebbero essere
raffrontati. Inoltre, è possibile utiliz­
zarlo con successo nei casi che richie­
dono ricostruzioni verticali estese. Il
principale svantaggio consiste, tutta­
via, nella morbilità postoperatoria do­
vuta alla necessità di prelevare osso
FOCUS
1
3
5
2
4
1
Perdita dei denti 45 e 46 e atrofia oriz­
zontale della cresta residua.
2
L’immagine CBCT della regione mostra
il volume osseo ridotto.
3
Correzione del difetto osseo con due
blocchi di osso autologo prelevati dal ra­
mo mandibolare.
4
I due blocchi di osso in situ.
5
Riempimento di ogni vuoto tra gli inne­
sti e il letto ricevente con particolato
­autologo e minerale osso bovino in
­rapporto 1:1.
6
Copertura dell’innesto con membrana in
collagene riassorbibile.
7
Chiusura dei lembi per garantire la gua­
rigione per prima intenzione della ferita
chirurgica.
8
L’immagine radiografica dimostra che è
stato ottenuto un volume osseo adeguato.
9
Risultati protesici finali dopo l’inseri­
mento di due impianti endossei nell’area
ricostruita.
6
7
9
Foto: Chiapasco
8
da siti intraorali o extraorali (i siti ex­
traorali, come la cresta iliaca o la cal­
varia, vengono utilizzati unicamente
quando servono grandi quantità di os­
so). Inoltre, il volume dell’osso autolo­
go può andare perso a causa del suo
riassorbimento e rimodellamento a
lungo termine.
Combinazioni ideali
I clinici possono minimizzare gli svan­
taggi e massimizzare i vantaggi di am­
bedue i materiali: è possibile miscelare
particolato o blocchi di osso autologo,
che hanno proprietà osteoinduttive e
osteogeniche, ai biomateriali, che han­
no proprietà osteoconduttive e capaci­
tà di mantenere il volume nel tempo,
minimizzando così la perdita dei gua­
dagni ossei iniziali.
I biomateriali, nella forma di granuli po­
rosi, possono essere usati efficacemen­
te in assenza di osso autologo nei se­
guenti casi (Tab. 1):
Geistlich News 01 | 2016
13
FOCUS
Terapie rigenerative: quando è preferibile usare osso autologo
e quando un sostituto osseo?
Tecnica
Osso autologo/sostituto osseo
Membrana/
matrice
Trattamento di deiscenze
perimplantari
Sostituto osseo particolato
Membrana
riassorbibile
Trattamento di fenestrazioni
perimplantari
Sostituto osseo particolato
Membrana
riassorbibile
Rialzo del pavimento
del seno
Sostituto osseo particolato
Membrana
riassorbibile
Preservazione della cresta
Sostituto osseo particolato
Matrice in
collagene
riassorbibile
GBR orizzontale
Blocco di osso autologo + sostituto osseo
particolato oppure osso autologo particolato
+ sostituto osseo particolato in mix 1:1
Membrana
riassorbibile
Blocco di osso autologo + sostituto osseo
particolato oppure osso autologo particolato
+ sostituto osseo particolato in mix 1:1
Membrana
possibilmente
rigida
GBR verticale
›› correzione di difetti « minori » quali
fenestrazioni o deiscenze perim­
plantari, con membrane riassorbibi­
li come quelle in collagene;
›› rialzo del seno mascellare con ap­
proccio laterale o crestale;
›› preservazione della cresta dopo l’e­
strazione di un dente (in questo ca­
so, generalmente si usa un composto
costituito da granuli di minerale os­
seo bovino e collagene) assieme a
una spessa matrice in collagene che
copre l’alveolo aperto, promuove la
guarigione dei tessuti molli e previe­
ne la dispersione del biomateriale1,6.
I blocchi di osso autologo possono es­
sere utilizzati in qualunque procedura
inlay. Gli innesti onlay si eseguono per
la correzione di difetti orizzontali e
verticali, dai gap di un solo dente alle
creste alveolari deficitarie completa­
mente edentule2. In questi casi, i bloc­
chi ossei possono essere ricoperti da
uno strato di biomateriali a riassorbi­
14
Geistlich News 01 | 2016
mento lento e una membrana in colla­
gene, per ridurre il rischio di riassorbi­
mento dell’innesto nel tempo.7
Infine, osso autologo particolato e bio­
materiali in rapporto di circa 1:1 posso­
no essere utilizzati in totale sicurezza
per le seguenti indicazioni:
›› GBR orizzontale;
›› GBR verticale;
›› con i blocchi di osso autologo per co­
prire o riempire vuoti tra il sito rice­
vente ed i blocchi.
Le membrane stabilizzano
l’innesto
È noto che gli spazi vuoti tra l’innesto
e il sito ricevente possono essere co­
lonizzati da tessuto connettivo, che
cresce più rapidamente rispetto all’os­
so. La sua interposizione può essere
negativa in quanto può compromette­
re l’integrazione dell’innesto nel letto
di osso nativo, causando infine la per­
dita dall’innesto o un suo notevole ri­
assorbimento.
Nelle GBR orizzontali, le membrane in­
collagene riassorbibili, preferibilmen­
te stabilizzate con viti o chiodini, sono
fondamentali per garantire la stabilità
del materiale innestato e consentire
un’integrazione sicura. Nelle GBR ver­
ticali, l’efficacia delle membrane rias­
sorbibili è ancora oggetto di discussio­
ne. Alcuni autori hanno dimostrato di
ottenere l’incremento verticale desi­
derato con membrane più flessibili,
mentre altri preferiscono membrane
più rigide per garantirsi un efficiente
« mantenimento dello spazio ».
In queste circostanze, il mix di osso au­
tologo e biomateriale può essere uti­
lizzato assieme a una membrana non
riassorbibile rinforzata in titanio o a
griglie in titanio. Va tuttavia sottoline­
ato che queste membrane pongono un
rischio maggiore di deiscenze dei tes­
suti molli e, pertanto, esposizione ver­
so l’ambiente orale1–2,7–8.
Riferimenti bibliografici
1 Jensen SS & Terheyden H: Int J Oral Maxillofac
Impl 2009: 24 (Suppl); 218-236.
2 Chiapasco M, et al.: Int J Oral Maxfac Implants
2009; 24 (Suppl): 237–259.
3 Urist MR: Science 1965; 150: 893–899.
4 Reddi AH, et al.: Orthop Clin North Am 1987;
18: 207–212.
5 Burchardt H: Clin Orthop Relat Res 1983; 174:
28–42.
6 Hammerle CHF, et al.: Clin. Oral Impl Res 2012;
23 (Suppl): 80–82.
7 Urban IA, et al.: Int J Period and Rest Dent
2013; 33; 299–307.
8 Milinkovic I, Cordaro L: Int J Oral Maxillofac
Surg 2014; 43: 606–625.
FOCUS
« Prima che arrivasse Geistlich, l’osso
era solo la parete dura tra le radici »
Prof. Jan Lindhe | Svezia
Facoltà di Odontologia
Università di Göteborg
Intervista a cura di Verena Vermeulen
Jan Lindhe ha contribuito
alla ricerca nel campo della
parodontologia e dell’implantologia come pochi
altri. Così ricorda i primi
passi della rigenerazione
dei tessuti orali e confronta
il 1986 con il 2016.
Ricorda lo Jan Lindhe dei primi anni ‘80?
Prof. Lindhe (ride): Sì certo, era l’epoca
in cui ero ancora abbastanza giovane
da ricevere diverse proposte per nuo­
vi incarichi in tutto il mondo. Era una
sorta di « momento delle tentazioni ».
Ma svolgevamo anche ricerche molto
interessanti a Göteborg. Abbiamo con­
dotto studi longitudinali sui tratta­
menti parodontali tramite i quali ab­
biamo cercato di individuare la tecnica
migliore per eliminare, o perlomeno
ridurre, le tasche dentali a 4–5 mm.
Inoltre, Klaus Lang ed io stavamo pre­
parando il nostro libro internazionale
sulla parodontologia clinica e l’implan­
tologia.
vo cemento radicolare, ad esempio le
cellule del tessuto connettivo gengi­
vale o le cellule ossee. Poi Nyman e
Karring sono stati i primi a interporre
una membrana tra dente e tessuti mol­
li per dare spazio e tempo al legamen­
to parodontale e al cemento radicola­
re di rigenerarsi e formare un nuovo
attacco. Questo ha creato la base per
quella che sarebbe stata la membrana
Gore-Tex®. Tuttavia, la predicibilità del­
la tecnica non era molto buona a causa
delle frequenti deiscenze dei tessuti
molli. In quel periodo a Göteborg, non
abbiamo mai usato sostituti ossei.
Dopodiché ha incontrato il dott. Peter
Geistlich che ha cambiato il suo approccio?
Prof. Lindhe: No, prima sono venuti da
noi a Göteborg, altri due collaboratori
di Geistlich. Se non ricordo male, si
trattava dell’ex amministratore dele­
gato Michael Peetz e del ricercatore
americano Prof. Myron Spector. Noi
eravamo estremamente scettici rispet­
to al nuovo materiale a base di osso
bovino che ci hanno mostrato.
Perché?
All’epoca su quale aspetto rigenerativo si concentrava?
Prof. Lindhe: Assieme a Stüre Nyman e
Thorkild Karring tentavamo di identi­
ficare le cellule che producevano nuo­
Prof. Lindhe: Pensavamo che fosse
un’ennesima idrossiapatite e sapeva­
mo che non aveva alcun potenziale in
termini rigenerativi. Inoltre, non era­
vamo affatto entusiasti degli innesti
omologhi utilizzati in America. A quel
tempo, seguivamo principi molto rigo­
rosi concentrandoci sulle membrane,
ossia sulla rigenerazione tissutale gui­
data pura.
Poi che cosa è accaduto?
Prof. Lindhe: Innanzitutto, a Göteborg
abbiamo iniziato a inserire impianti e
a riflettere sui difetti ossei post-estrat­
tivi. Credo che fossimo alla fine degli
anni ‘80, primi anni ‘90. Andando oltre
la semplice rigenerazione parodonta­
le, abbiamo dunque cominciato anche
a interessarci di rigenerazione dei di­
fetti ossei. Dopodiché i rappresentan­
ti Geistlich sono venuti assieme al
dott. Peter Geistlich, persona estrema­
mente gradevole. Abbiamo convenuto
di svolgere uno studio su animali
­applicando impianti in osso nativo e
osso incrementato con Geistlich
­Bio-Oss®1.
È lo stesso studio che lo scorso anno
è stato premiato come il più citato in
riferimento ai materiali Geistlich?
Prof. Lindhe: Sì, proprio quello. La cosa
buffa è che l’abbiamo svolto principal­
mente per analizzare i tessuti molli.
Volevamo infatti scoprire se vi fossero
differenze per quanto concerne le cel­
lule dell’epitelio, del tessuto connetti­
vo, ecc., tra i tessuti molli sull’osso e i
tessuti molli su un sostituto osseo. Ciò
Geistlich News 01 | 2016
15
FOCUS
2016
Evoluzione dei
numeri di impianti
dal 1986 al 2016
(previsioni)
sull’esempio degli
USA.
Fonti: iData
Research Inc., US
Dental Bone Graft
Substitutes and
other Biomaterials
Market / Medical
Data International
Report 1999.
2 579 559 Impianti
1 999 309 Procedure di
rigenerazione ossea
2006
1 526 225 Impianti
983 860 Procedure di
rigenerazione ossea
1986
120000 Impianti
Primo utilizzo clinico di
Geistlich Bio-Oss®
che ci interessava era la composizione
dei tessuti molli attorno agli impianti.
Tuttavia, il motivo per il quale lo stu­
dio è citato molto spesso è che siamo
anche riusciti a dimostrare che l’oste­
ointegrazione nell’area incrementata
con Geistlich B
­ io-Oss® era valida tan­
to quanto quella nell’osso nativo. All’e­
poca, questa scoperta ben più impor­
tante è stata solo un’osservazione
collaterale.
Quindi, il suo primo studio con i biomateriali Geistlich riguardava l’osteointegrazione degli impianti? È ritornato successivamente alle indicazioni
parodontali?
Prof. Lindhe: Sì, abbiamo studiato una
nuova membrana in collagene succes­
sivamente denominata Geistlich
Bio-Gide®, che era stata pensata come
alternativa alla membrana Gore-Tex®
16
Geistlich News 01 | 2016
per la rigenerazione del legamento pa­
rodontale.
All’inizio, sembrava svantaggioso il fat­
to che la membrana non avesse la stes­
sa stabilità di forma della membrana
Gore-Tex®. Tuttavia, l’abbiamo utiliz­
zata assieme a Geistlich Bio-Oss®, che
la sosteneva, evitando che sprofon­
dasse nel difetto angolare. Inoltre,
­Dani B
­ user ci ha consigliato di utiliz­
zare la membrana con una tecnica
a doppio strato, un accorgimento
­semplicissimo, ma importante, per il
­migliore uso di Geistlich Bio-Gide®.
Potrebbe descriverci i due seguenti
scenari: un paziente viene dal dentista con un dente senza speranza nel
1985 e nel 2015. Come viene trattato?
Quali concetti prevalgono nel 1985 e
nel 2015?
Prof. Lindhe: Penso che il cambiamen­
to principale consista nel fatto che ai
pazienti degli anni ‘80 veniva sostan­
zialmente applicato un ponte con tre
o quattro elementi, mentre oggi i den­
ti sono sostituiti da un impianto. Fat­
ta questa premessa, che cos’è un den­
te senza speranza? Per lei e per me
correre i 100 metri in 11 secondi sareb­
be un esercizio senza speranza. Per al­
tri non lo è. Lo stesso vale per i cosid­
detti denti senza speranza; alcuni li
definiscono senza speranza, altri san­
no come trattarli. Ovviamente, quan­
to maggiore è il numero di impianti
che si vogliono posizionare, tanto più
« senza speranza » sembrano i denti.
Oggi è ancora così? Altri affermano che
l’ago della bilancia si è spostato dalla
sostituzione alla conservazione dei
denti.
Prof. Lindhe: L’ago della bilancia ha ini­
ziato è spostarsi, è vero. Negli anni ‘90
e nel primo decennio del nuovo mil­
lennio, molti denti sono stati sostitu­
iti con impianti. Ma i dentisti della
nuova generazione sono molto meno
impressionati dalle caratteristiche de­
gli impianti dentali di quanto lo fossimo
noi, quando Branemark e Schroeder ci
hanno esposto inizialmente il concet­
to. I dentisti più giovani sono sempre
più interessati alla conservazione dei
denti, almeno in Scandinavia.
Se dovesse confrontare gli esordi
dell’odontoiatria rigenerativa ed i
giorni nostri, quali sono i principali
cambiamenti o vantaggi?
Prof. Lindhe: Il vantaggio più grande è
la predicibilità. Oggi, seguendo i pro­
tocolli, le procedure rigenerative sono
altamente predicibili perché si è fatto
molto per predisporre una solida base
scientifica, ad esempio attraverso ana­
lisi sistematiche, incontri tra esperti e
così via.
D’altro canto, i partecipanti agli studi
clinici sono soprattutto eccellenti chi­
FOCUS
rurghi, che talvolta fanno sembrare
una tecnica più predicibile di quanto
realmente sia.
L’odontoiatria rigenerativa è ancora
molto legata alle competenze?
Prof. Lindhe: No, ad esempio la preser­
vazione della cresta dopo un’estrazio­
ne è oggigiorno una procedura comu­
ne in tutto il mondo. Sono convinto
che molti dentisti siano in grado di ge­
stire questa tecnica diretta e immedia­
ta, semplificando in tal modo il tratta­
mento. Pertanto, come ho ribadito in
più occasioni, dopo un’estrazione, at­
tenzione alla cresta! Ma quando si
tratta di utilizzare innesti autologhi o
abbinare biomateriale e tessuto del
paziente, quando si tratta di ottenere
incrementi più consistenti o gestire si­
tuazioni più complesse che coinvolgo­
no i tessuti molli, le competenze del
medico sono ancora importantissime.
Qual è la più grande innovazione che
auspicherebbe in un prossimo futuro
per l’odontoitria rigenerativa?
Prof. Lindhe: L’identificazione di un fat­
tore di crescita che stimoli localmente
i cementoblasti affinché producano
nuovo cemento radicolare. Per creare
un nuovo attacco per il dente, è neces­
sario prima produrre un sito di anco­
raggio sulla superficie radicolare per
le fibre del legamento parodontale, al­
trimenti le fibre non possono aderire
e, di conseguenza, il neoformato lega­
mento parodontale non è in grado di
sostenere il dente. Prima o poi, questo
fattore di crescita sarà prodotto.
Lei dunque intende che, nei prossimi
20 o 30 anni, saremo in grado di trasformare una dentizione gravemente
compromessa dal punto di vista parodontale in una situazione esteticamente accettabile senza estrarre denti?
Prof. Lindhe: Sì, esattamente. Ma anche
in questo caso, che cos’è esteticamen­
te accettabile? Le foto che vediamo ai
congressi con le labbra sollevate non
rappresentano l’aspetto del paziente
nella realtà. Spesso i pazienti sono
molto più soddisfatti del risultato
estetico ottenuto di quanto lo sia un
professionista che si preoccupa di ogni
frazione di millimetro. Spesso gli spe­
cialisti hanno aspettative completa­
mente diverse dal resto del mondo.
« I dentisti della
nuova generazio­
ne sono molto
meno impressio­
nati dalle pro­
prietà degli im­
pianti dentali
di quanto lo fossi­
mo noi. »
i loro seminari di formazione alla ricer­
ca hanno tutti contribuito e continua­
no a contribuire ad accrescere l’inte­
resse e la conoscenza in tutto il
mondo. Siamo dunque veramente fie­
ri di ciò che abbiamo raggiunto in que­
sto campo.
Lei è stato uno dei membri fondatori
dell’Osteology Foundation nel 2003.
Prof. Lindhe: Sì, è così. L’Osteology
Foundation è stata un generoso dono
del dott. Peter Geistlich, che è riusci­
to a crearla come istituzione indipen­
dente. È stata una scelta molto corag­
giosa da parte sua. Ma era orgoglioso
dei suoi prodotti e credeva fortemen­
te nelle loro proprietà. Proprio per
questo sosteneva l’idea di volerli spe­
rimentare e confrontare con altri nel
massimo rigore scientifico.
Professor Lindhe, grazie infinite per
questa intervista !
Riferimenti bibliografici
1 Berglundh T, Lindhe J: Clin Oral Implants Res
1997; 8(2): 117–124.
Ritiene che la ricerca sui biomateriali
Geistlich abbia contribuito a una migliore comprensione dell’osso umano
e della rigenerazione ossea?
Prof. Lindhe: Certamente. Per i paro­
dontologi ciò che conta sono il dente
e le strutture che sostengono il dente:
il legamento parodontale e il cemento
radicale. Pertanto, prima che arrivasse
Geistlich, l’osso era solo la parete du­
ra tra le radici. Poi, improvvisamente,
ci siamo chiesti come si era formato
il nuovo osso attorno a Geistlich
­Bio-Oss® e come venivano riassorbiti
i granuli.
Non solo Geistlich, ma anche l’Osteo­
logy Foundation ha svolto un ruolo im­
portantissimo in tale ambito. I loro
­finanziamenti alla ricerca, i loro sim­
posi nazionali e internazionali e, oggi,
Geistlich News 01 | 2016
17
FOCUS
Considerare il punto
di vista del paziente
Dott. Michael McGuire | USA
PerioHealth Professionals, Houston
Presidente, The McGuire Institute
(no-profit basata su una rete dedicata
alla ricerca clinica)
Intervista a cura di Verena Vermeulen
Gli esiti oggettivi di un
trattamento sono misurabili
e confrontabili. Tuttavia,
è anche opportuno tener
conto delle valutazioni
soggettive dei pazienti.
Proprio questo è lo scopo
dei cosiddetti PRO, i
« Patient-Reported Outcomes » (Risultati riportati
dal paziente).
Ricorda l’ultima volta che è stato insoddisfatto come paziente?
Dott. McGuire (ride): Qualche hanno fa
dovevo sottopormi a una prova da
sforzo e, dopo lunghi preparativi, mi è
stato detto che il medico non sarebbe
potuto venire perché impegnato in un
intervento chirurgico urgente. E non
mi hanno neanche rimborsato i soldi
del parcheggio!… Ovviamente, però, la
mia insoddisfazione in quel caso non
era correlata a un trattamento inap­
propriato.
Quando ha cominciato a interessarsi
alla soddisfazione del paziente dal
punto di vista professionale?
Dott. McGuire: Quando svolgi un’atti­
vità privata, la soddisfazione dei tuoi
pazienti è il tuo « primo lavoro». È dun­
18
Geistlich News 01 | 2016
que un aspetto che mi ha sempre in­
teressato. Inoltre, circa cinque o sei
anni fa, ho cominciato a occuparmi de­
gli aspetti più formali della misurazio­
ne dei PRO.
Perché?
Dott. McGuire: Prendiamo, ad esem­
pio, un intervento chirurgico per il
quale occorre un sito donatore di tes­
suti, quindi un secondo intervento
chirurgico con un’ulteriore morbilità
­associata. È molto facile affermare­
­intuitivamente che a questo ulteriore
intervento il paziente preferirebbe
non sottoporsi; tuttavia, è difficile tro­
vare report misurati in letteratura per
dimostrare scientificamente ciò che
viene vissuto nella realtà dai nostri
­pazienti.
estetica, è risul­
tata esattamente la
Ma il punto di vista del paziente ri- stessa per ambedue i
spetto al suo trattamento è veramen- gruppi, anche se da un punto di
te importante?
­vista statistico l’innesto autologo era
Dott. McGuire: Sì, perché dobbiamo leggermente superiore. La differenza
adoperarci per rispondere alle esigen­ però era talmente minima che i pa­
ze reali. Ciò che un medico pensa che zienti non se ne sono resi conto. Tal­
il paziente voglia non è necessaria­ volta accade, quindi, che noi profes­
mente ciò che il paziente vuole. Tor­ sionisti ci danniamo per un decimo di
niamo all’esempio dell’intervento con millimetro, mentre ai nostri pazienti
il sito donatore. Abbiamo condotto al­ di fatto non importa.
cuni studi sulla copertura della reces­
sione rispettivamente con tessuti mol­ Che cosa importa al paziente?
li autologhi e biomateriali. Quando Dott. McGuire: Ai pazienti importano
abbiamo misurato la soddisfazione soprattutto il comfort, la cosmetica e
FOCUS
la convenienza,
le tre C. Se siamo in
grado di assicurarli, nella
maggior parte dei casi soddisfia­
mo i nostri pazienti. Credo che in fu­
turo s­ aranno sempre più numerose le
­alternative di trattamento scelte dai
­pazienti rispetto a quelle che rappre­
sentano lo « standard di riferimento»
in base ai PRO anziché alle tradiziona­
li misure cliniche.
Questo potrebbe significare che una
terapia con un esito leggermente inferiore diventerà superiore?
Dott. McGuire: Mi sono confrontato a
E tutti i pazienti apprezzano gli stessi elementi come, ad esempio, un trattamento più breve o meno doloroso?
Dott. McGuire: No, la valutazione è
strettamente personale. Uno giocato­
re di calcio potrebbe non sopportare
il dolore, mentre una fragile anziana
signora potrebbe sopportarlo benissi­
mo. Lavorando sui risultati riportati
dal paziente, la chiave non consiste
soltanto nel raccogliere le valutazioni
soggettive dei pazienti dopo il tratta­
mento, ma anche nel considerarne i
desideri, le aspettative e forse anche
la storia personale durante la pianifi­
cazione del trattamento.
Che cosa conta di più per il paziente
parlando di trattamenti rigenerativi
come la GBR o la rigenerazione dei
tessuti molli?
Dott. McGuire: Anche in questo caso la
questione è individuale. Per alcuni pa­
zienti è fondamentale l’estetica, per
altri la sensibilità della radice, per al­
tri ancora lo stato di salute in genera­
le. Tuttavia, parlando a grandi linee,
sebbene « vendere » possa non essere
il termine appropriato, è facile « ven­
dere » al paziente la rigenerazione ri­
spetto alla resezione chirurgica, per­
ché la rigenerazione riporta indietro le
lancette del tempo restituendo ai pa­
zienti qualcosa che erano abituati ad
avere e apprezzavano.
Affermerebbe che i biomateriali sono
positivi per il paziente perché aiutano
ad ottenere risultati positivi?
Dott. McGuire: Sì, ne sono convinto. La
cosa più importante è sicuramente
raggiungere i nostri obiettivi di tratta­
mento, ad esempio coprire il difetto di
una recessione o riempire un difetto
osseo. Oggi possiamo conseguire tali
obiettivi sfruttando diverse opzioni. È
dunque una situazione in cui vale re­
almente la pena considerare i PRO,
perché non soltanto ci permetteranno
di decidere quale procedura assicurerà
l’esito clinico che vorremmo ottenere,
ma ci indicheranno anche gli altri
aspetti da considerare, come la durata
del trattamento, il dolore, gli obiettivi
del paziente e le sue aspettative. Oc­
corre prestare attenzione: non esiste
un’unica procedura che rappresenti il
meglio per tutti i pazienti, e l’analisi
dei vari PRO ci consentirà di persona­
lizzare il nostro trattamento per cia­
scun paziente.
Illustrazione: ©iStock.com/A-Digit
lungo con questa domanda. Perché do­
vremmo decidere di offrire a un pa­
ziente un trattamento che non è il me­
glio del meglio che possiamo fare? Mi
ci è voluto un po’ per capire che si de­
vono analizzare tutti gli aspetti di una
procedura, non solo quanta radice
viene coperta, ma anche: quanto
tempo richiede il trattamento, quan­
to disagio comporta, qual è il suo esi­
to estetico?
Dott. McGuire, grazie infinite per
questa intervista!
Geistlich News 01 | 2016
19
FOCUS
Impianto e GBR simultanea
nella mandibola: caso clinico
Prof. Daniel Buser | Svizzera
Clinica di Odontostomatologia e Chirurgia Orale
Cliniche Odontoiatriche dell’Università di Berna
L’ancoraggio circonferenziale nell’osso della cresta
alveolare è la chiave del
successo dell’impianto a
lungo termine. Per questo
motivo, i difetti ossei
­presenti nel sito implantare
devono essere corretti
con la GBR.
Dall’inizio del nuovo secolo, nella no­
stra clinica applichiamo la stessa tec­
nica chirurgica di GBR simultanea pre­
sentata in questo caso clinico. Inoltre,
presenteremo il risultato a lungo ter­
mine dopo 11.5 anni.
GBR con osso, biomateriale
e membrana
La paziente ci fu inviata in seguito
all’estrazione di due molari (36 e 37).
L’intervento ha provocato un difetto
osseo nella zona del 36. Il posiziona­
mento dell’impianto è avvenuto 4 me­
si dopo. Si inserì un impianto Tissue
Level (Straumann AG, Basilea) della
lunghezza di 10 mm in posizione pro­
tesicamente corretta e con buona sta­
bilità primaria. Si evidenziava un difet­
to osseo vestibolare di dimensioni
20
Geistlich News 01 | 2016
medie che presentava tuttavia una
morfologia favorevole a due pareti.
Questo difetto fu inizialmente riempi­
to con particolato di osso autologo
prelevato localmente e coperto con
granuli di Geistlich Bio-Oss® e poi con
una membrana Geistlich Bio-Gide® ap­
plicata in doppio strato. Per finire, si
effettuò un’incisione del periostio e la
chiusura primaria della ferita senza
tensioni. L’esposizione dell’impianto
fu effettuata dopo cinque mesi per il
successivo restauro protesico, effet­
tuato dal collega che ci aveva inviato
la paziente.
Il controllo clinico effettuato dopo 11,5
anni evidenzia una mucosa perimplan­
tare non infiammata e la radiografia
conferma la stabilità ossea. La tomo­
grafia volumetrica digitale (DVT) ha
confermato la presenza di una parete
ossea vestibolare intatta.
mazione dell’osso grazie ai fattori di
crescita presenti nella matrice ossea e
rilasciati nel coagulo di sangue circo­
stante. I granuli di Geistlich Bio-Oss®
svolgono l’importantissima funzione
di mantenimento del volume nel lun­
go periodo.
Diversi studi istologici hanno confer­
mato il basso tasso di riassorbimento
di Geistlich Bio-Oss®. La membrana in
collagene nativo Geistlich Bio-Gide®
si applica con estrema facilità, presen­
ta un rischio di complicanze molto bas­
so e assolve per quattro-otto settima­
ne l’importante funzione di barriera,
stabilizzando l’innesto. Essa, inoltre,
non deve essere rimossa perché si ri­
assorbe gradualmente nel tessuto.
Riferimenti bibliografici
1 Buser D, et al.: J Periodontol 2013; 84:
1517–1527.
2 Buser D, et al.: J Dent Res 2013; 92: 176S–182S.
A cosa è dovuto il successo
di questo metodo?
Due studi clinici a lungo termine con
radiografie DVT hanno evidenziato ri­
sultati straordinari per quanto riguar­
da la ricostruzione della parete ossea
vestibolare. Questi risultati sono do­
vuti in prima linea all’abbinamento ot­
timale dei biomateriali applicati. Il par­
ticolato di osso autologo stimola la
fase iniziale di guarigione e la neofor­
3 Buser D, et al.: Int J Periodont Rest Dent 2008;
28: 440–451.
4 Caballé-Serrano J, et al.: Clin Oral Invest 2016,
Feb 15 (Epub ahead of print)
5 Caballé-Serrano J, et al.: Clin Oral Implants Res.
2016, Jan 28 (Epub ahead of print)
6 Jensen SS, et al.: Clin Oral Impl Res 2006 ; 17:
237–243.
7 Jensen SS, et al.: J Periodontol 2014; 85:
1549–1556.
FOCUS
CASO
1
2
3
5
4
7
8
9
11
12
Foto: Buser
10
6
1
Situazione dopo l’estrazione del 36 e 37.
5
9
2
Radiografia che mostra il difetto osseo
locale nella zona del 36.
I granuli di Geistlich Bio-Oss® vengono
applicati sull’osso.
6
3
Difetto osseo vestibolare con morfolo­
gia a due pareti.
L’innesto osseo viene ricoperto da un
doppio strato di Geistlich Bio-Gide®.
10 Situazione clinica dei tessuti stabile dopo
11.5 anni.
7
Situazione dopo il riempimento del difet­
to con chips di osso autologo.
Chiusura primaria della ferita dopo l’in­
cisione del periostio.
11 Radiografia che mostra la situazione os­
sea stabile dopo 11.5 anni.
8
Restauro protesico 1 anno dopo l’inseri­
mento dell’impianto.
12 Radiografia DVT che mostra la parete os­
sea vestibolare intatta dopo 11.5 anni.
4
Radiografia un anno dopo l’inserimento
dell’impianto.
Geistlich News 01 | 2016
21
JOURNAL CLUB
SELEZIONE DEGLI STUDI
FONDAMENTALI.
Prof. Gustavo Avila-Ortiz | USA
Foto: ©iStock.com/dtimiraos
Facoltà di Odontoiatria
Università dell’Iowa
Iowa City
IL RUOLO
DELLE
­MEMBRANE
IN GBR
22
Geistlich News 01 | 2016
JOURNAL CLUB
INTRODUZIONE
Quanto importanti sono le membrane per i trattamenti
di rigenerazione ossea guidata? Consentono di ottenere un riempimento osseo superiore? La scelta migliore
è rappresentata dalle membrane riassorbibili o da quelle con stabilità di forma?
I principi teorici fondamentali della GTR sono stati formu­
lati nel 1976 dal dott. Anthony Melcher nel suo noto arti­
colo intitolato « On the Repair Potential of Periodontal Tis­
sues ». Sulla base di tali principi, Nyman e collaboratori
hanno pubblicato la prima prova istologica di una rigene­
razione parodontale negli esseri umani attraverso la GTR
usando una membrana a base di cellulosa porosa non rias­
sorbibile (GS Millipore® sterile) attorno a un incisivo man­
dibolare, aprendo così la via ad un cambiamento paradig­
matico nel trattamento dei difetti parodontali.
Con lo sviluppo dei primi studi clinici e preclinici sulla GTR
e la dimostrazione del potenziale derivante dall’uso di
membrane barriera per promuovere l’osteogenesi nei di­
fetti parodontali gravi, è emerso il concetto della GBR per
la ricostruzione dei difetti della cresta alveolare al fine di
agevolare il posizionamento degli impianti.
} Melcher AH: J Periodontol 1976; 47: 256–260.
} Nyman S, et al.: J Clin Periodontol 1982; 9: 290–296.
Prime dimostrazioni
In uno studio preclinico pubblicato nel 1988, Dahlin et al.
hanno fornito per la prima volta evidenze istologiche a so­
stegno dell’efficacia di una tecnica di GBR che prevedeva
l’applicazione di una membrana di polifluoroetilene espan­
so (ePTFE) per trattare difetti mandibolari (30 ratti per un
totale di 60 difetti bilaterali, lato sinistro non trattato, cam­
pioni sacrificati a 3, 6, 9, 13 e 22 settimane). Nonostante
una certa variabilità nella resa della rigenerazione, si è con­
cluso che, nelle prime fasi di guarigione (fino a 3 settima­
ne), la barriera ostacolava chiaramente la proliferazione
del tessuto connettivo nel sito osseo, portando ad una gua­
rigione dell’osso più solida rispetto ai controlli.
} Dahlin C, et al.: Plast Reconstr Surg 1988; 81: 672–676.
Prima Case series dettagliata
su uomo
Nel 1990, Buser et al. hanno pubblicato la prima Case series
su pazienti in cui è descritta dettagliatamente la tecnica di
GBR applicata al trattamento di difetti orizzontali della cre­
sta a fini implantari. In 12 soggetti è stata utilizzata una mem­
brana in ePTFE per coprire i difetti della cresta alveolare. In
3 casi sono state applicare viti di sostegno per mantenere lo
spazio al di sotto della membrana e frammenti di spugna in
collagene per stabilizzare il coagulo. La procedura è fallita
in 3 pazienti a causa di un’infezione acuta precoce. In altri
2 è stato necessario rimuovere prematuramente la membra­
na a causa di un’esposizione, ma i siti hanno continuato a
guarire senza complicanze. Dopo un periodo di guarigione
variabile da 6 a 10 mesi, gli impianti sono stati inseriti nei
9 pazienti restanti. In tutti i siti è stato riscontrato un gua­
dagno osseo variabile da 1.5 a 5.5 mm rispetto ai valori di par­
tenza e una maggiore densità ossea radiografica.
} Buser D, et al.: Clin Oral Implants Res 1990; 1: 22–32.
Geistlich News 01 | 2016
23
JOURNAL CLUB
Riassorbibile o non riassorbibile? Membrane per il rialzo del seno
Se le membrane non riassorbibili siano più efficaci di quelle
riassorbibili nel fornire risultati migliori è un tema di discus­
sione ricorrente. Zitzmann et al. hanno condotto unostudio
clinico split-mouth al quale hanno partecipato 25 pazienti
(su una popolazione iniziale di 72). Lo studio aveva lo scopo
di valutare l’efficacia di una membrana riassorbibile in col­
lagene suino nel trattamento di difetti perimplantari riscon­
trati al momento ddel posizionamento implantare, rispetto
a una membrana in ePTFE. Tutti i siti (n=84) sono stati trat­
tati con un particolato osseo bovino inorganico. Non si so­
no osservate differenze statisticamente significative in ter­
mini di copertura del difetto, benché i risultati netti siano
stati superiori nei siti trattati con membrana in collagene
(92 % vs. 78 %). Inoltre, nel gruppo ePTFE si è verificata un’in­
cidenza di complicanze superiore. Uno studio di Jung et al.
con follow-up a lungo termine (12-14 anni) condotto su 58
dei 72 pazienti iniziali ha rilevato che il tasso di sopravviven­
za degli impianti tra i gruppi sottoposti a GBR (riassorbibi­
le: 91,9 % / non riassorbibile: 92,6 %) erano comparabili.
} Zitzmann NU, et al.: Int J Oral Maxillofac Implants 1997;12: 844–852.
} Jung RE, et al.: Clin Oral Implants Res 2013; 24:
1065–1073.
Complicanze con le
membrane in ePTFE?
In un altro studio clinico di Simion et al., sono stati trattati
complessivamente 18 difetti di fenestrazione o deiscenze
implantari in 9 pazienti, usando chips di osso autologo as­
sociato a una membrana PLA/PGA riassorbibile (test) o una
barriera ePTFE non riassorbibile (controllo). Il rientro è av­
venuto a 6-7 mesi. Sebbene non si siano riscontrate diffe­
renze statisticamente significative tra i gruppi, è interes­
sante notare come i risultati di questo studio contrastino
con quelli di Zitzmann et al. perché il riempimento osseo nei
siti trattati con ePTFE è stato superiore (98 %) rispetto a
quello ottenuto nei siti trattati con membrana riassorbibi­
le (88 %) e non sono state riportate complicanze. Bisogna
però sottolineare che il tipo di membrana riassorbibile nei
due studi era diverso.
24
} Simion M, et al.: Int J Oral Maxillofac Implants 1997;
12: 159–167.
Geistlich News 01 | 2016
Nel 2005, Wallace et al. hanno svolto una sperimentazione
clinica alla quale hanno partecipato 51 pazienti che necessi­
tavano di un rialzo del seno mascellare tramite approccio la­
terale per un totale di 64 siti. Tutti i seni sono stati innesta­
ti con particolato di osso bovino inorganico. La finestra
laterale è stata coperta con membrana in collagene suino
riassorbibile in 37 siti e barriera in ePTFE in 21 siti. In 6 siti
non si è applicata alcuna membrana. Non sono state osser­
vate differenze significative in termini di formazione di osso
vitale e sopravvivenza dell’impianto tra i gruppi. Tuttavia, la
percentuale di neoformazione ossea nei siti senza alcuna
barriera è stata inferiore (12,1 %) rispetto a quelli in cui si è
utilizzata la membrana in collagene (17,6 %) o la membrana
in ePTFE (16,9 %).
Analogamente, nel 2013, Barone et al. hanno riportato su 18
pazienti che la quantità di osso vitale formatosi nei seni ma­
scellari trattati con mix di osso autologo e innesto eterolo­
go suino è stata leggermente inferiore nei casi in cui non
è stata usata alcuna membrana barriera (28,1 % rispetto
a 30,7 %).
} Wallace SS, et al.: Int J Periodontics Restorative Dent 2005; 25: 551–559.
} Barone A, et al.: Clin Oral Implants Res 2013;
24: 1–6.
Trattamenti a confronto
In uno studio preclinico, Nociti Jr. et al. hanno valutato l’ef­
fetto di diversi protocolli di GBR nel trattamento dei difet­
ti da peri-implantite indotta da legatura, in termini di ri­
empimento osseo verticale. Complessivamente 30 siti in 5
cani meticci sono stati assegnati su base casuale a una del­
le seguenti terapie (n=5): 1. solo debridement; 2. debride­
ment e GBR con membrana in PTFE non riassorbibile e par­
ticolato eterologo bovino; 3. debridement e GBR con
membrana in collagene suino riassorbibile e particolato ete­
rologo bovino; 4. debridement e GBR con membrana in PTFE
non riassorbibile (senza innesto osseo); 5. debridement e
GBR con membrana riassorbibile (senza innesto); 6. debri­
dement e particolato eterologo bovino (senza membrana).
Dopo 5 mesi sono stati misurati i seguenti valori medi di
riempimento osseo: gruppo 1: 14,03 %, gruppo 2: 19,57 %,
gruppo 3: 27,77 %, gruppo 4: 18,86 %, gruppo 5: 21,78 %,
gruppo 6: 21,26 %. Sebbene il trattamento 3 (debridement
JOURNAL CLUB
più GBR con membrana in collagene suino riassorbibile e
particolato eterologo bovino) abbia superato, in termini di
risultati, gli altri trattamenti, non sono state osservate dif­
ferenze statisticamente significative tra i gruppi.
} Nociti FH, Jr., et al.: Clin Oral Implants Res 2001;
12: 115–120.
Cresta alveolare con
difetto verticale
È noto che il processo di osteogenesi procede dai margini
del difetto. Di conseguenza, nei difetti ossei non conteni­
tivi di una certa estensione, è probabile che la formazione
e la maturazione dell’osso nelle zone distanti dalle pareti
ossee siano compromesse se la gestione clinica non è ade­
guata. Un esempio paradigmatico di uno scenario clinico
impegnativo è la cresta alveolare con un difetto verticale.
Nel 2009, in un importante studio clinico condotto su 35
pazienti, Urban et al. hanno dimostrato che una tecnica di
GBR con uso di chips di osso autologo e membrane in eP­
TFE costituisce un approccio predicibile per correggere di­
fetti ossei verticali, indipendentemente dalla loro posizio­
ne ed entità. Il rientro chirurgico e il posizionamento
implantare sono avvenuti a 6-9 mesi. Il follow-up dell’im­
pianto dopo la consegna della protesi definitiva è andato
da 1 a 6 anni. La perdita media di osso marginale per gli 81
impianti è risultata di 1,01 mm e il tasso di sopravvivenza
è stato del 100 %, anche se 3 impianti hanno mostrato una
perdita ossea leggermente superiore a 2 mm e non siano
stati considerati riusciti.
altri 11 difetti sono stati ricostruiti utilizzando microplac­
che da osteosintesi e una membrana in collagene suino,
sempre insieme a chips di osso autologo (test). Il guada­
gno medio del livello osseo
verticale assunto come ri­
ferimento è stato di 2,16
mm nel gruppo test e
2,48 mm nel grup­
po di controllo.
Al follow-up a
6 anni, la per­
dita media di osso
marginale in ambedue i gruppi è
stata minima e comparabile (test: 0,58 mm / con­
trollo: 0,49 mm). Dopo il carico funzionale, non si sono ve­
rificati problemi agli impianti né complicanze durante il
periodo di studio.
} Merli M, et al.: Int J Oral Maxillofac Implants
2014; 29: 905–913.
} Urban IA, et al.: Int J Oral Maxillofac Implants
2009; 24: 502–510.
Membrane in ePTFE e
­microplacche
Nel 2014, Merli et al. hanno pubblicato i risultati di uno stu­
dio controllato randomizzato di 6 anni su un totale di 22
pazienti, sottoposti a incremento osseo verticale in seg­
menti mandibolari edentuli e successivo restauro protesi­
co supportato da impianto. Undici siti sono stati trattati
usando una combinazione di chips di osso autologo e mem­
brana in ePTFE rinforzata in titanio (controllo), mentre gli
Geistlich News 01 | 2016
25
NUOVI SCENARI
VIRTUALMENTE
IMMORTALE!
La capacità di rigenerazione di alcuni abitanti del mare può
sembrare « innaturale ».
Foto: ©iStock.com/BeholdingEye
Qual è il segreto di una
lunga vita? L’idra d’acqua
dolce ha un’incredibile
capacità di rigenerazione
che la rende pressoché
immortale. Questa capacità
è dovuta a specifici geni che
le consentono una continua
rigenerazione delle cellule
staminali.
26
Geistlich News 01 | 2016
NUOVI SCENARI
Dott. Klaus Duffner
Eracle, l’eroe della mitologia greca, vo­
leva uccidere Idra perché essa stermi­
nava continuamente le mandrie bovi­
ne, ma aveva un grosso problema: ogni
qualvolta mozzava una delle teste di
Idra, ne rinascevano altre due.
Di questa saga deve essersi ricordato
lo studioso svizzero Abraham Trem­
bley quando, nel XVIII secolo, iniziò a
studiare i polipi di acqua dolce della
sua regione. I suoi esperimenti e le sue
osservazioni su questi organismi che
non raggiungono la lunghezza di un
centimetro e dotati di tentacoli hanno
aperto la strada a nuovi filoni di ricer­
ca. Egli tagliò i polipi che rimasero tut­
tavia in vita. Non solo: le membra stac­
cate erano in grado di rigenerarsi
completamente, facendo nascere da
un esemplare altri polipi. Trembley
non petè resistere dal nominare que­
sti strani esseri con il nome di « Idra ».
Incredibile capacità di
rigenerazione
Esperimenti hanno dimostrato che da
una piccolissima parte di Idra tagliata
possono riformarsi oltre 100 polipi
completi, a condizione che le parti
contengano almeno 300–500 cellule.
Questa sorprendente capacità di rige­
nerazione è dovuta alle cosiddette cel­
lule interstiziali (IC). Queste sono cel­
lule staminali indifferenziate che
rimangono per tutta la vita capaci di
dividersi, creando continuamente nuo­
ve cellule nervose, ghiandolari, musco­
lari, germinali e le cellule urticanti
­tipiche dei celenterati. Le idre si
­riproducono per via asessuata, in tal
caso la gemma si distacca lateralmen­
te dall’individuo adulto, o per via ses­
suata rilasciando, come ermafroditi,
sperma e ovuli all’acqua. Le larve così
prodotte sono a loro volta in grado di
generare nuovi polipi. Questa incredi­
bile capacità di rigenerazione ha sti­
molato l’immaginazione di molti scien­
ziati. Le idre possono essere immortali?
Non invecchiano, ma
muoiono?
Per rispondere a questa domanda, ri­
cercatori del Max-Planck-Institut di
Rostock sottoposero queste piccole
creature a condizioni pressoché idea­
li per quasi dieci anni: temperatura co­
stante dell’acqua, alimentazione rego­
lare, assenza di predatori. I risultati di
questo studio pubblicato recentemen­
te mostrano che questi esseri muoio­
no sì di morte naturale, ma il tasso di
mortalità rimane identico a qualsiasi
età. Indifferentemente dal fatto che
un individuo abbia un anno o dieci an­
ni, il suo rischio di morire rimane co­
stante, diversamente dall’uomo, per il
quale il tasso di mortalità cresce con
l’età. In altre parole: l’idra non invec­
chia, le sue cellule si rinnovano conti­
nuamente. Sebbene si sia creduto per
molto tempo che questo polipo fosse
immortale, gli esperimenti hanno di­
mostrato che anche per lui esiste la
morte naturale. Ma la loro aspettativa
di vita è altissima: su 220 individui, in­
fatti, ne muore ogni anno uno solo.
Geni dell’immortalità
Che cosa fa vivere le cellule così a lun­
go? Nel marzo 2010, scienziati interna­
zionali annunciarono di essere riusciti
a decodificare il genoma dei polipi di
acqua dolce. Il patrimonio genetico di
questi primitivi polipi con i suoi circa
20.000 geni è molto più grande di
quanto gli scienziati avessero previsto
ed ha una complessità simile a quella
dei vertebrati. Il gene responsabile del­
la longevità è il cosiddetto « FoxO ».
Questo gene è presente non solo nei
polipi di acqua dolce, ma anche in tutti
gli altri animali e regola la formazione
delle cellule staminali. Se in un esperi­
mento si disattiva il gene FoxO in un’i­
dra, l’attività delle cellule staminali si
riduce drasticamente. Il sistema immu­
nitario dell’animale, inoltre, si indebo­
lisce. Anche gli uomini perdono con l’a­
Geistlich News 01 | 2016
27
NUOVI SCENARI
vanzare dell’età sempre più cellule
staminali e le cellule diventano sempre
meno attive ed è più difficile che si ri­
generino. Nei centenari, invece, è stato
trovato un livello molto alto di FoxO at­
tivo. È questo il motivo per cui questo
gene è stato denominato il « Gene di
Matusalemme ». Per l’idra, l’invecchia­
mento non costituisce un problema.
Questo polipo è infatti in grado di so­
stituire in soli cinque giorni tutte le sue
cellule. Per questo motivo i ricercatori
credono che i geni FoxO dell’idra siano
la chiave per capire il segreto di una vi­
ta (infinitamente) lunga.
Riferimenti bibliografici/fonti
1 Mémoires, pour servir à 1’histoire d’un genre
de polypes d’eau douce, à bras en forme de
cornes. Leiden: Chez Jean and Herman
Verbeek, 1744.
2 www.william-hogarth.de/hydraweb
6 Piraino, Stefano; F. Boero; B. Aeschbach; V.
Schmid (1996). « Reversing the life cycle:
medusae transforming into polyps and cell
transdifferentiation in Turritopsis nutricula
(Cnidaria, Hydrozoa) ». Biological Bulletin
(Biological Bulletin, vol. 190, no. 3) 190 (3):
302–312.
7 www.nytimes.com/2012/12/02/magazine/
can-a-jellyfish-unlock-the-secret-of-immorta­
lity.html?_r=2
8 www.amnh.org/explore/news-blogs/
on-exhibit-posts/the-immortal-jellyfish
3 www.uni-kiel.de/aktuell/pm/2012/2012-332foxogen.shtml
4 www.mpg.de/9352469/hydra-altern
5 www.br.de/themen/wissen/hydra-unsterb­
lich-altern-100.html
Ritorno alle origini
Foto: ©iStock.com/ Alejandro Barrio Martínez
Il primo caso conosciuto di un organi­
smo pluricellulare nel quale l’individuo
sessualmente maturo regredisca com­
pletamente ad uno stato di immaturi­
tà sessuale è quello della medusa Tur­
ritopsis dohrnii, un celenterato che
vive in diversi mari (tra cui il Mediter­
raneo).
Mentre la maggior parte delle medu­
se muore dopo aver rilasciato nell’ac­
qua lo sperma e gli ovuli, la medusa
Turritopsis, che non supera il mezzo
centimetro, dopo la riproduzione si fa
cadere sul fondo del mare e torna a es­
sere una massa gelatinosa. Dopo bre­
ve tempo, da essa si sviluppa un nuo­
vo organismo con lo stesso patrimonio
genetico che successivamente gene­
rerà nuove meduse.
La medusa quindi ringiovanisce e in­
vecchia ringiovanendo. Poiché questo
processo teoreticamente può ripeter­
si all’infinito, si pensa che in essa risie­
da la chiave dell’immortalità.
Ferdinando Boero, uno degli autori
che, nel 1996, hanno pubblicato una ri­
cerca sul ciclo vitale della Turritopsis
28
Geistlich News 01 | 2016
dohrnii (« The reversal of the lifecy­
cle »), confrontò questa inversione del
ciclo vitale con quella di una farfalla
che invece di morire ritorna a essere
bruco. Questa trasformazione si effet­
tua anche quando le condizioni
dell’ambiente peggiorano o quando l’a­
nimale è in pericolo. Questa regressio­
ne è resa possibile da un’insolita capa­
cità, nota come transdifferenziamento
cellulare. Ciò significa che le cellule
mature sono in grado di trasformarsi
completamente in altri tipi di cellule,
ad esempio una cellula ghiandolare
può trasformarsi in cellula nervosa.
Studi di laboratorio hanno mostrato
che il 100 % degli individui possono ef­
fettuare il processo di regressione.
Non è stato possibile però, ad oggi, os­
servare questo fenomeno in un am­
biente marino naturale. I biologi sono
del parere che ciò dipenda dalla rapi­
dità di questi processi, che rendono
l’osservazione in un ambiente natura­
le estremamente improbabile.
Sebbene la scoperta del meccanismo
alla base della « vita eterna » sia sicu­
ramente un campo di ricerca ad alto
potenziale per il futuro, attualmente
sono pochi gli scienziati che studiano
questi animali. Uno di essi è il giappo­
nese Shin Kubota di Shirahama, una
cittadina al sud di Kyoto. Questo zoo­
logo è convinto che sia l’oncologia che
gli studi sull’invecchiamento potreb­
bero trarre beneficio dallo studio del­
le meduse. Kubota è uno dei pochi
esperti in tutto il mondo ad essere ri­
uscito a mantenere in vita questi deli­
cati animaletti in laboratorio per un
lungo periodo.
Sebbene i celenterati appartengano
agli organismi viventi più primitivi, il
loro genoma possiede sorprendente­
mente molte similarità con gli anima­
li superiori e anche con l’uomo: un’oc­
casione più che unica per studiare la
« vita eterna ».
BACKGROUND.
Geistlich Pharma & Osteology Foundation
Geistlich News 01 | 2016
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GEISTLICH PHARMA
Visita al laboratorio cellulare
Intervista a cura di Verena Vermeulen
Come reagiscono le cellule
umane ai biomateriali? Cosa
si può fare per migliorare
la compatibilità? Geistlich
vuole trovare una risposta
a queste domande nel
suo laboratorio di ­biologia
cellulare.
Il corpo umano, se osservato a livello
cellulare, non è più la « materia oscu­
ra » di una volta. Nel 1890 Themisto­
cles Gluck effettuò a Berlino per la pri­
ma volta l’artroplastica del ginocchio.
Da allora, i materiali sintetici nel cor­
po umano sono entrati a far parte del­
la normalità. Solo in Europa, vengono
effettuati ogni anno 950.000 interven­
ti di artroplastica del ginocchio e
dell’anca. Ad essi si aggiungono 6 mi­
lioni di impianti dentali, di cui 2 milio­
ni con incremento osseo.
Oggigiorno un intero ramo scientifico
si occupa della perfetta combinazione
tra questi materiali e il tessuto uma­
no. Come reagiscono le cellule umane
a questa intrusione? Che cosa si può
fare per rendere l’integrazione miglio­
re, più rapida e per ridurre le compli­
canze?
Nel Centro Ricerche Geistlich Pharma
di Wolhusen, un gruppo di lavoro è
­dedicato alla ricerca delle risposte a
­queste domande. Attualmente sette
­biologi, medici ed ingegneri studiano
meticolosamente l’interazione fra
Il Dott. Paul Buxton durante l’intervista per Geistlich News
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Geistlich News 01 | 2016
Foto: Alfons Gut
GEISTLICH PHARMA
Geistlich News 01 | 2016
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GEISTLICH PHARMA
nali mesenchimali nelle diverse situa­
zioni o su materiali diversi. Questo, a
sua volta, ci fa capire come queste cel­
lule staminali si differenziano e se si
moltiplicano.
Immagine: Geistlich
Questi test consentono di stabilire in
modo veramente « oggettivo » se un
prodotto può stimolare la formazione
di cellule responsabili della formazio­
ne ossea.
Fibroblasti gengivali su Geistlich Bio-Gide®
c­ ellule umane e biomateriali Geistlich.
Il Responsabile del gruppo di ricerca,
il Dr. Paul Buxton, ci spiega il motivo
dell’importanza di questo lavoro.­
Geistlich ha un laboratorio interno per
studiare la reazione tra cellule umane
ed i nostri prodotti. Cosa studiate
esattamente?
Dr. Buxton: testiamo ad esempio nuovi
sostituti ossei o modifichiamo singoli
parametri nella produzione di Geistli­
ch Bio-Oss®. La domanda chiave è: che
effetto ha il prodotto sulle cellule oste­
oprogenitrici? Quale variante stimola
meglio l’osteogenesi?
Vuole dire, prima di testare i prodotti
sugli animali o sull’uomo?
Dr. Buxton: esattamente. I test effet­
tuati sulle cellule consentono di con­
frontare i materiali in una fase molto
precoce, con una limitazione: i risulta­
ti riproducibili sul comportamento di
cellule in vitro non sono da soli suffi­
cienti. I test sulle cellule devono esse­
re controllati per consentire deduzioni
valide in merito al comportamento
nell’uomo. Quest’ultimo è molto più
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Geistlich News 01 | 2016
complesso in quanto sono interessati
molti tipi diversi di cellule.
È possibile fare dichiarazioni sulle cellule altrettanto affidabili quanto quelle, ad esempio, sui test di comportamento meccanico a trazione?
Dr. Buxton: per certi aspetti sì. Prendia­
mo ad esempio le strutture del colla­
gene. Per le cellule, queste fibre sono
la loro « casa » e anche le minime dif­
ferenze vengono riconosciute.
Certe strutture hanno una funzione,
altre no, sebbene ciò sia appena per­
cepibile « dall’esterno ». Non è possibi­
le neanche calcolarlo in base alla de­
scrizione chimica, fisica e meccanica
di un prodotto. Ad esempio, durante il
differenziamento, i materiali morbidi
tendono a far crescere cellule preva­
lentemente neuronali, mentre mate­
riali rigidi tendono a produrre cellule
ossee. Queste ipotesi devono però es­
sere sempre verificate di volta in volta.
Lei analizza, fra l’altro, anche modelli
epigenetici. A che scopo?
Dr. Buxton: vogliamo confrontare i di­
versi geni trascritti dalle cellule stami­
Le sue ricerche confermano l’idea comunemente diffusa secondo la quale
ogni cosa più naturale è, meglio è?
Dr. Buxton: la natura è certamente la
situazione ideale, i materiali naturali
sono meglio accettati dalla cellule. È
per questo che Geistlich prepara i suoi
materiali biologici nel modo più deli­
cato possibile.
Ma è anche vero che non ha senso imi­
tare la natura senza cercare di capirla.
Per esempio, tutti i tentativi di costru­
ire una « macchina volante » sul modello
esatto di un uccello sono sempre falliti.
Solo quando ci si è allontanati dal mo­
dello naturale, è stato costruito un « uc­
cello artificiale » in grado di volare.
Cosa significa questo per lo sviluppo
di nuovi prodotti?
Dr. Buxton: la nostra ricerca sulle cel­
lule ci aiuta a capire veramente i mec­
canismi della rigenerazione e perché i
nostri materiali funzionino così bene.
Abbiamo già fatto delle scoperte inte­
ressanti, soprattutto per quanto riguar­
da il differenziamento delle cellule sta­
minali mesenchimali in osteoblasti.
Ora vogliamo sfruttare ancora meglio
i meccanismi scoperti. Ciò significa
che non vogliamo creare nuovi prodot­
ti con il metodo «Trial & Error », bensì
comprendendo a fondo le interazioni
a livello delle cellule.
Esistono altre aziende che effettuano
simili intense ricerche su cellule?
Foto: Alfons Gut
Dr. Buxton: effettuare test biologici dei
materiali è una cosa del tutto norma­
le. Ma effettuare ricerche sulle cellule
in modo così sistematico come faccia­
mo noi, ad esempio con i prototipi,
è certamente un’eccezione. Geistlich
ha degli standard scientifici molto
­elevati.
Cosa si può ottenere nel migliore dei
casi con queste ricerche?
Dr. Buxton: se un buon biomateriale
contribuisce a diminuire il tasso di
complicanze di un solo punto percen­
tuale, ciò significa che, su un milione
di pazienti, 10.000 beneficeranno di
migliori risultati dai trattamenti.
Da circa 5 anni Geistlich Pharma dedica molte
risorse alla ricerca avanzata in biologia
cellulare. I ricercatori misurano ad esempio
quale RNA e quali proteine si formano nei
diversi tipi di cellule, in base alle condizioni
alle quali vengono sottoposte. Le cellule
crescono in incubatori che simulano le
condizioni del corpo umano.
Geistlich News 01 | 2016
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GEISTLICH PHARMA
I pazienti ben informati hanno
meno preoccupazioni
Susanne Schick
Internet, notizie, trasmissioni televisive o il consiglio
del vicino di casa? I pazienti sono oggi sempre più interessati e, prima di rivolgersi ad un medico, cercano da
soli le informazioni su medicina e tecnologia medica.
Per aiutarvi a spiegare in modo semplice ai vostri pazienti il
trattamento pianificato, Geistlich Pharma mette a vostra di­
sposizione un pacchetto di informazioni predisposto in modo
specifico per loro.
di tessuto cheratinizzato o per la copertura delle recessioni
gengivali.
Al termine dell’intervento il paziente potrà verificare nel suo
Passaporto quali biomateriali Geistlich sono stati utilizzati nel
suo specifico caso. Un altro vantaggio è la tracciabilità in ca­
so di controlli postoperatori o di un nuovo intervento.
Per ulteriori informazioni contattare il Responsabile di zona Geistlich o scriveteci a [email protected].
Meglio informati...
Gli strumenti informativi Gestllich per i pazienti
offrono informazioni di base
›› sul difetto presente e sul decorso terapeutico,
›› sui vantaggi del trattamento,
INFORMAZIONI PER IL PAZIENTE
QUANDO MANCANO I DENTI
POSTERIORI
›› sulle possibilità di migliorare il successo dell’in­
tervento tramite la compliance del paziente,
›› sui biomateriali Geistlich utilizzati durante l’in­
tervento.
Rialzo del pavimento del seno
Il « Presenter’s Kit »:
versione 2016
Dr. Varvara Mitropoulos
La USB-stick con i materiali utili per le vostre presentazioni è nuovamente disponibile. Richiedete la vostra!
Informazioni su misura
Il pacchetto di informazioni per pazienti comprende ­brochure
con descrizioni dettagliate delle singole indicazioni cliniche,
blocchi appuntamento ed il Passaporto Rigenerativo per il pa­
ziente. Le brochure sono suddivise a seconda del trattamen­
to: gestione dell’alveolo estrattivo, incrementi di volume os­
seo minori o estesi, parodontite, rialzo del pavimento del
seno mascellare e rigenerazione dei tessuti molli in assenza
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Geistlich News 01 | 2016
Con il « Presenter’s Kit », Geistlich Pharma mette a dispo­
sizione dei relatori tutte le sue conoscenze e il suo knowhow in ambito di rigenerazione odontoiatrica. La pennetta
USB Presenter’s Kit contiene oltre 170 tra immagini e fil­
mati – da immagini di prodotti e di interventi ad immagini
al microscopio elettronico a scansione – e informazioni de­
gli esperti Geistlich Pharma sul collagene. Si aggiungono
ad essi anche sintesi di studi clinici, informazioni su pro­
dotti e molto altro. Il materiale potrà essere utilizzato all’in­
terno di relazioni, corsi o workshop.
Se siete ineressati ad usare il « Presenter’s Kit » o desiderate
comunicarci il vostro feedback, inviateci un’email all’indirizzo:
[email protected]
GEISTLICH PHARMA
20 + 30 = 1000 – La formula
della Rigenerazione
Evelyn Meiforth
Come fa un’azienda scientifica a mettere a punto l’equazione « 20+30=1000 »? La risposta è semplice: 20 anni
di Geistlich Bio-Gide® + 30 anni di Geistlich Bio-Oss®
fanno 1000 studi clinici sui biomateriali Geistlich.
Ogni anniversario di per sé è un evento straordinario. Fe­
steggiare tre anniversari nel 2016 rappresenta una pietra
miliare nella storia dell’odontoiatria rigenerativa.
Ma per Geistlich Pharma non basta riflettere sui successi
raggiunti. Molto più importante è diventare parte attiva
del futuro dell’odontoiatria rigenerativa e condividere il
sapere in tema di rigenerazione.
Per questo motivo Geistlich ha avviato quest’anno due pro­
getti a livello mondiale: il sito internet dell’anniversario
www.geistlich-jubilee.com, sul quale sarà possibile con­
dividere casi clinici, pubblicazioni scientifiche e dichiara­
zioni, e il Geistlich Jubilee Webinar World Tour, una ­serie
di cinque webinar nel mondo, live e gratuiti, in modalità
interattiva e con esperti di fama mondiale.
Ulteriori informazioni su:
www.dental-campus.com/geistlich_webinar.
La combinazione ideale,
­ampliata!
Turgut Gülay
Geistlich Bio-Oss® è disponibile nel formato 1.0 g.
Con Geistlich Bio-Oss® 1.0 g, Geistlich Pharma amplia la
sua linea di prodotti in ambito dell’odontoiatria rigenera­
tiva. Il nuovo formato offre ulteriore flessibilità negli inter­
venti di GBR, come l’incremento del contorno o il rialzo del
pavimento del seno, per ottenere eccellenti risultati clinici
nel lungo periodo con tassi predicibili di sopravvivenza
dell’impianto del 91,9 % dopo 12–14 anni1.
Nel nuovo flyer su Geistlich Bio-Oss® 1.0 g, il Prof. Matteo
Chiapasco presenta un suo caso clinico di successo.
Professionisti possono partecipare nel 2016 su www.geistlich-jubilee.com in
tre categorie, con casi clinici, dichiarazioni e pubblicazioni.
Flyer del
prodotto:
Riferimenti bibliografici
Registratevi ora per partecipare ai webinar organizzati da Geistlich nel 2016.
1 Jung RE, et al.: Clin Oral Implants Res 2013; 24(10): 1065–1073.
Geistlich News 01 | 2016
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Benvenuti su « THE BOX »!
Dr. Heike Fania
La Osteology Foundation
connette scienziati e
professionisti in un contesto
globale. Con THE BOX è
stata realizzata una nuova
piattaforma online globale
che non solo consente
discussioni tra gli utenti di
tutto il mondo, ma che
mette anche a disposizione
contenuti e strumenti
per la ricerca e la pratica
quotidiana.
Dalla sua fondazione nel 2003, la Oste­
ology Foundation si è dedicata alla for­
mazione professionale di scienziati e
professionisti e alla promozione della
ricerca nel campo della rigenerazione
tissutale orale, ottenendo eccezionali
risultati. Fedele al motto « Linking Science
& Practice in Oral Regeneration », la
Fondazione promuove il dialogo tra teo­
ria e pratica.
In un contesto globale sempre più am­
pio, questo network senza confini di
stati e continenti assume un’impor­
tanza sempre maggiore. Una grossa
sfida per la Osteology Foundation
­r isiede nella necessità non solo di
moltiplicare il sapere ma di renderlo
­accessibile a un numero sempre mag­
giore di fruitori, connettendo esperti,
scienziati, professionisti del settore e
studenti. Solo così sarà possibile in
futuro generare in modo efficiente
nuovo sapere e metterlo a disposizio­
ne degli odontoiatri.
Per affrontare questa sfida, la Osteo­
logy Foundation ha deciso di sviluppa­
re la Osteology Community attraverso
la piattaforma globale THE BOX. Su
di essa, scienziati e professionisti tro­
veranno informazioni e strumenti uti­
li per le loro ricerche e applicazioni
pratiche, potranno entrare in contatto
con esperti di tutto il mondo e scam­
biare le proprie conoscenze. Tutte le
attività e i corsi già esistenti della
Osteology Foundation sono integrati
e supportati in formato digitale.
Foto: ©iStock.com/poba
Entrate nella Osteology
Community!
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Geistlich News 01 | 2016
THE BOX è ora solo ai primi passi, ma
mette già a disposizione molti interes­
santi contenuti e funzioni. Quasi 2000
utenti si sono già registrati e utilizza­
no la piattaforma online che è stata
presentata ufficialmente per la prima
volta in occasione del Simposio Oste­
ology nell’aprile 2016 a Monte Carlo.
Nell’area Science, gli scienziati po­
tranno pianificare pro­
getti con l’Osteology
SCIENCE Research Wizard, che
guida nel processo
passo dopo passo, ri­
cordando tutti i principali punti e
mettendo a disposizione ulteriori in­
formazioni e link. Nelle versioni onli­
ne delle Osteology Research Guidelines i ricercatori possono trovare
informazioni sui diversi protocolli
scientifici e sulle necessarie conoscen­
ze scientifiche di base.
Nell’area Practice, la
Osteology CASE BOX
PRACTICE è a disposizione di tut­
ti i professionisti per
documentare in modo
flessibile e user-friendly casi clinici
nell’ambio della rigenerazione orale, di
analizzarli e, se richiesto, di pubblicar­
li, o semplicemente di condividerli e di­
scuterne con i colleghi. Nella raccolta
pubblica di casi clinici, gli utenti po­
tranno visionare la documentazione di
altri colleghi e confrontarla con i propri
risultati.
Impara – Interagisci –
Discuti!
Ma THE BOX offre molto di più! Nel
Network è possibile connettersi con
i colleghi e trovare nuovi contatti, cer­
care nella Library informazioni e do­
cumenti e leggere gli abstract e poster
dei Symposia scientifici. E natural­
mente si potranno leggere anche le ul­
time News relative alla Osteology
Foundation.
My BOX: la mia cabina di
pilotaggio personalizzata
Per facilitare la navigazione e per met­
tere tutto subito a portata di mano, è
stata realizzata MY BOX. Qui l’utente
troverà tutto quello che ha salvato nel­
la BOX oppure i suoi contributi. In MY
BOX si potranno visionare le doman­
de di grant e borse di studio, i po­
ster-abstracts, i casi clinici e i progetti
di ricerca, e si potrà modificarli e ge­
stirli. Qui si trovano inoltre documen­
ti personali relativi ai corsi e certifica­
ti, segnalibri, il riepilogo dei contatti e
dei gruppi e le novità in tale ambito.
Scoprite cosa THE BOX mette a vostra
disposizione ed entrate a far parte del­
la Osteology Community globale! Per
farlo dovrete solo registrarvi e avrete
accesso immediato e gratuito alle ri­
sorse della piattaforma.
Registratevi ora, è
gratuito!
www.box.osteology.org
Geistlich News 01 | 2016
37
INTERVISTA
Conosciamo
Pamela McClain
Intervista a cura di Reto Falk
Aurora, Colorado, la sua città natale,
ha un’altitudine media di circa 1700
metri. Come si trova qui a Orlando?
Dott.ssa McClain (sorride): Posso respi­
rare molto meglio. L’aria non è così ra­
refatta. Ma mi piace anche il posto da
dove vengo, quindi…
Anche suo padre è un noto parodontologo. Lei ora esercita la professione con suo padre, sua sorella e sua
nipote. La parodontologia è l’Argomento delle riunioni di famiglia?
Dott.ssa McClain (ride): Siamo una fa­
È la nuova generazione a sfidare la
vecchia o il contrario?
Dott.ssa McClain: Mio padre continua
ad essere per noi un mentore e ci in­
coraggia a raggiungere l’eccellenza.
Anche mia nipote Rachel Schallhorn
ha intrapreso la carriera e ciò ha cer­
tamente esteso il nostro utilizzo della
tecnologia ed ha portato una prospet­
tiva più fresca. Stare in mezzo a due
generazioni è un grande vantaggio
perché posso ricevere informazioni da
entrambe.
Quando non lavora, qual è il suo hobby preferito?
Dott.ssa McClain: Sono cresciuta in Co­
lorado, adoro camminare nella natura,
andare in bicicletta, sciare e nuotare.
Ultimamente, ho iniziato a giocare a
golf con mio marito. Ci piace inoltre
viaggiare con i nostri tre figli.
Foto : Ben Lenz
È appena diventata membro dell’Education Committee della Osteology
Foundation. Qual è il suo obiettivo
­personale nell’assumere questo ruolo?
Dott.ssa McClain: Come parodontologa,
desidero assicurarmi che si parli vera­
mente di ciò che possiamo fare per
preservare la dentizione naturale, so­
prattutto utilizzando gli approcci rige­
nerativi.
Vede grandi miglioramenti in tale ambito?
Dott.ssa McClain: Sì, dal punto di vista
diagnostico e anche del trattamento,
abbiamo compiuto progressi indubbia­
mente importanti negli ultimi 15 anni.
Ora l’ago della bilancia si sta spostan­
do dall’estrazione e successiva terapia
implantare alla conservazione dei den­
ti, per cui è entusiasmante lavorare
proprio ora in questo campo.
miglia molto numerosa, quindi non
direi. Mio marito non è dentista, né
lo sono i miei quattro fratelli. Ma
quando noi quattro dentisti siamo in­
sieme, per gli altri è dura.
La Dr.ssa Pamela McClain svolge a tempo pieno
la professione di parodontologa, includendo la
ricerca clinica dal 1987. È Professore associato
presso il Dipartimento di Odontoiatria chirurgica
della Scuola di Medicina dentale, Università del
Colorado. È ex presidente dell’American Academy
of Periodontics (2012) ed è entrata a far parte del
Board della Osteology Foundation nel 2015.
L’abbiamo incontrata al Congresso AAP a Orlando.
38
Geistlich News 01 | 2016
Il numero 2 | 16
uscirà a ottobre 2016.
FOCUS
Diagnosi e pianificazione dei casi
Come pianificare accuratamente gli interventi rigenerativi
JOURNAL CLUB
Rialzo del seno mascellare
Quale tecnica e quale materiale usare?
BACKGROUND
Anniversario
Geistlich festeggia i 20 anni di Geistlich Bio-Gide®
e i 30 anni Geistlich Bio-Oss®
Geistlich News 01 | 2016
39
Editore
© Geistlich Pharma AG
Business Unit Biomaterials
Bahnhofstrasse 40
CH-6110 Wolhusen
Tel. +41 41 492 56 30
Fax +41 41 492 56 39
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601568/1605/it
Filiale italiana
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Via Castelletto 28
36016 Thiene VI
Tel. +39 0445 370890
Fax +39 0445 370433
[email protected]
www.geistlich.it
Maggiori informazioni sui
nostri distributori:
www.­geistlich-pharma.com
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