Lo stano caso del bancario che sparì con due milioni di
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Lo stano caso del bancario che sparì con due milioni di
Attualità La truffa Lo strano caso del bancario sparito con due milioni Fabrizio Ingemi, 39 anni, è scomparso da Capo d’Orlando: poco prima era stato convocato dai vertici Carige per un ammanco da 300 mila euro. Che erano solo la punta dell’iceberg di Alessandra Serio I maglioni li comprava solo di cashmere; e il week end, quando non partiva per i frequenti viaggi all’estero, li trascorreva alle isole Eolie, dove arrivava in elitaxi. I soldi in tasca sempre tanti e in contanti, talmente tanti che a volte gli serviva uno zainetto per portarseli appresso. Con gli amici era prodigo di regali. Ma non era benvoluto solo per questo; era amabile, simpatico, pronto ad animare la discussione in maniera gioviale. Ecco a voi Fabrizio Ingemi, il bancario di Capo d’Orlando scappato “con il malloppo” il 26 febbraio 42 s - il magazine che guarda dentro la cronaca scorso. È da quel giorno che di lui non si hanno più notizie. La Carige, l’istituto per il quale lavorava, lo ha denunciato per essersi appropriato dei soldi dei correntisti della filiale orlandina. La Procura di Patti lo ha indagato per furto aggravato e continuato di una somma ancora non precisamente quantificata ma non inferiore ai tre milioni. La sorella e i genitori non hanno sue notizie dalla fine di febbraio. Sono stati loro a denunciare la sua scomparsa, alla fine di febbraio, dopo aver provato e riprovato al telefono di casa ed al cellulare per giorni inutilmente. Da quel giorno la polizia di Capo d’Orlando lo cerca ovunque. Ingemi, spesso, si offriva di custodire valori in una cassetta di sicurezza. Ma la filiale di Capo d’Orlando della Carige non ne disponeva Gli ultimi ad averlo visto sono stati i superiori, alla filiale Carige di Palermo, dove era stato convocato perché desse spiegazioni su un ammanco di cassa. A fare scattare l’accertamento era stata una cliente orlandina, recatasi allo sportello per un prelievo sul conto. I soldi, però, circa 300 mila euro, non c’erano più. Uscito dalla sede centrale della Carige, Fabrizio è sparito. I successivi accertamenti hanno svelato che con lui si erano volatilizzati almeno due milioni di euro in contanti e valori. Sì perché Fabrizio, il bancario prefeUna foto di Fabrizio Ingemi Sopra, una veduta di Capo d’Orlando rito dai suoi clienti, il dipendente che grazie ai suoi rapporti teneva praticamente in piedi la filiale orlandina, si offriva spesso di mettere in cassetta di sicurezza i valori dei suoi amici-clienti. Peccato che la filiale orlandina della Carige non fosse affatto provvista di cassette di sicurezza. Sono moltissimi gli orlandini, ma anche i messinesi, città della quale Fail magazine che guarda dentro la cronaca - s 43 Attualità La truffa Una foto di Fabrizio Ingemi spenderli per godersi la vita. Da quelle parti d’altronde sanno bene come godersi la vita. Capo d’Orlando è una ridente cittadina che si allunga su chilometri di costa e vive di turismo e “putìe”, botteghe, insomma commercio. La fanno da padrone i negozi di abbigliamento di lusso e i locali. E un sindaco–immagine. Anzi, Il sindaco, Enzo Sindoni, patron della tv locale, della squadra di basket locale capace fino a qualche anno di sfidare in serie A i grandi della palla a spicchio nostrana, bravissimo a promuovere l’immagine della sua cittadina con Nella perquisizione sono state trovate alcune videocassette che gli inquirenti stanno passando al vaglio, alla ricerca di qualcuno in contatto con il bancario brizio era originario, che in queste settimane hanno denunciato di aver affidato i propri averi al bancario e di averli persi. E a Capo d’Orlando, a due mesi dalla sua scomparsa, non si fa che parlare di lui. Adesso tutti si spiegano l’origine del suo alto tenore di vita, anche se pure le spiegazioni da lui fornite erano state altrettanto convincenti: non era poi così strano che un bancario single di 39 anni, che raccontava di giocare e vincere spesso al tavolo verde, avesse parecchi soldi e avesse deciso di 44 s - il magazine che guarda dentro la cronaca uscite medianiche ben studiate: dalla sponsorizzazione del lungomare da parte della Coca cola all’intitolazione di un altro tratto dello stesso lungomare a Luciano Ligabue, fino all’attribuzione della cittadinanza onoraria all’australiana Megan Gale per via di mai del tutto dimostrate origini orlandine. Insomma un sindaco uno spot, il sindaco perfetto per i cittadini che sanno vendere. E qui infatti denaro ne circola tanto. Oltre che per lo shopping, infatti, Capo d’Orlando è noto alle cronache locali, stavolta quelle delle forze dell’ordine, per l’alto numero di casi di usura e pizzo – qui è nata l’Acio, la prima associazione antiracket fondata da Tano Grasso – insieme alla vicina Brolo. E per il costo del mattone gonfiato. A Capo d’Orlando acquistare un metro quadro costa quasi quanto a Roma. Da un decennio si costruisce ovunque: sull’affaccio a mare, preso d’assalto d’estate, come sulle verdi colline alle spalle, angoli di paradiso incastonati nel verde e azzurro, costantemente minacciati dalla speculazione. Ma gli abitanti restano inchiodati a meno di 13 mila, e con la stretta economica anche i moltissimi appartamenti dati in affitto ai turisti nei mesi caldi sono rimasti vuoti. Ma i prezzi non calano, né per le vendite né per gli affitti. Così come gli sportelli bancari continuano a spuntare come funghi. Intanto di Fabrizio non c’è ancora traccia. La polizia continua a incrociare dati e contatti per capire se abbia avuto “complici”, o se qualcuno è in contatto con lui. Troppi aspetti, infatti, non convincono ancora gli inquirenti al lavoro su un doppio fronte. Da un lato ricostruire l’esatto ammontare dei soldi spariti, dall’altro capire come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di quanto stava avvenendo. Un alto tenore di vita, quello di Ingemi, ostentato a decine di amici che con lui hanno condiviso feste, gite in barca e viaggi all’estero. Molti appaiono in fotografie ritrovate in un appartamento di via Piave dove, nel corso di una perquisizione sono stati rinvenuti anche libretti in bianco sottratti alla banca e ricevute che poi venivano compilate dal bancario “infedele” (come lo ha definito la Carige). Gli investigatori hanno poi ritrovato altri conti intestati a lui, non alla Carige. E migliaia di videocassette, ora al vaglio. il magazine che guarda dentro la cronaca - s 45