Comments
Description
Transcript
EDITORIALE Seppellire i morti
Poste Italiane s.p.a. | Spedizione in Abbonamento Postale | D:L: 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 1, NE/PD | tassa riscossa/taxe perçue/Padova WWW.VOCEISONTINA.EU Anno LI - Numero 41 Chiesa 3 Il significato del Sinodo ’intervento finale L di papa Francesco sul senso dell’evento dedicato alla famiglia Chiesa 4 Chiesa Al lavoro per Firenze Cantorie in festa preparazione al Convegno ecclesiale si ritrovano a S.Ignazio in Gorizia ncontro del Idiocesano Consiglio pastorale in omenica 8 D novembre i cantori della diocesi 31 ottobre 2015 - Euro 1,00 8 Friûl di Jevât 11 La pagina a cura della Filologica niziative Idella per il recupero memoria della Grande Guerra sul territorio EDITORIALE Seppellire i morti di † Carlo Roberto Maria Redaelli L’ inizio dell’anno santo straordinario della misericordia è ormai vicino. Un’occasione per riscoprire il centro del messaggio evangelico, che è la misericordia del Padre manifestatasi in Gesù, il Figlio di Dio che si è rivestito delle nostre debolezze, è venuto a curare i malati e non i sani, a perdonare ai peccatori. Sperimentare la misericordia del Padre porta a essere a nostra volta misericordiosi. "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Un modo concreto per vivere la misericordia è ascoltare l’appello di papa Francesco contenuto nel documento con cui ha indetto il giubileo: "Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti". Un’opera di misericordia che oggi è urgente riscoprire è quella di "seppellire i morti". Un’azione che sembrava ovvia e scontata fin dagli albori della civiltà. Sappiamo anzi che il ritrovamento di sepolture risalenti a tantissimi anni fa testimonia che si è in presenza di resti di appartenenti alla specie umana e a un seppur iniziale livello di civiltà. Anche oggi in generale c’è attenzione a seppellire i morti: persino nel caso di disgrazie devastanti o di delitti, la ricerca e il recupero del corpo delle persone morte, anche a fronte dell’impiego di significative risorse in uomini e mezzi, viene vista come qualcosa di doveroso, non solo verso le persone decedute, ma anche verso i loro familiari, un atto di pietà cui la società non può facilmente rinunciare. Il diffondersi, però, della pratica della cremazione con la possibilità anche legale di conservare le ceneri in luoghi privati (nelle case) o, a certe condizioni, di disperderle in natura, sta mettendo in crisi la tradizione della sepoltura. Ciò può lasciare indifferenti da un punto di vista cristiano? Certamente no. Già a livello umano, si ricordava, la pratica di seppellire i morti è sempre stata segno di civiltà. continua a pagina 4 Nella comunione dei Santi Mercoledì 4 a San Nicolò di Monfalcone alle 20.30 incontro con don Ivo Seghedoni per i componenti dei C.pa.pa. ed i catechisti su: "Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi: l’esperienza di una Chiesa diocesana" Giovedì 5 incontro di aggiornamento sullo stesso tema del clero diocesano in Comunità sacerdotale dalle 9.30 Giovedì 5 5 Rito in San Carlo in suffragio dei vescovi e presbiteri defunti Gorizia 15 Migrazioni: oltre i pregiudizi ed i luoghi comuni Gorizia 17 Prosegue il cammino di "Concordia et pax" Bassa Friulana 19 Cofferweb: app giovane dalle tante potenzialità Chiesa Sabato, 31 ottobre 2015 3 Concluso in Vaticano il Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia. L’intervento finale di Papa Francesco ha sottolineato il senso dell’evento Il significato del Sinodo P apa Francesco ha concluso il Sinodo sulla famiglia invitando i 270 padri sinodali a “tornare a camminare insieme”. Se la Chiesa - come aveva detto nel suo discorso commemorativo del 50° anniversario del Sinodo dei vescovi - è “synodos”, il Sinodo “non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia” o “aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi”. Pubblichiamo di seguito i passi centrali dell’intervento del Papa. Vorrei innanzitutto ringraziare il Signore che ha guidato il nostro cammino sinodale in questi anni con lo Spirito Santo, che non fa mai mancare alla Chiesa il suo sostegno. (…) Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia? Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto. Sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma aver messo tali difficoltà e dubbi sotto la luce della Fede, averli esaminati attentamente, averli affrontati senza paura e senza nascondere la testa sotto la sabbia. Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza dell’istituzione della famiglia e del Matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana. Significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci delle famiglie e dei pastori della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle loro spalle i pesi e le speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie di ogni parte del mondo. Significa aver dato prova della vivacità della Chiesa Cattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi le mani discutendo animatamente e francamente sulla famiglia. Significa aver cercato di guardare e di leggere la realtà, anzi le realtà, di oggi con gli occhi di Dio, per accendere e illuminare con la fiamma della fede i cuori degli uomini, in un momento storico di scoraggiamento e di crisi sociale, economica, morale e di prevalente negatività. Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore (cfr Gv 12,44-50). Il beato Paolo VI, con parole stupende, diceva: "Possiamo quindi pensare che ogni nostro peccato o fuga da Dio accende in Lui una fiamma di più intenso amore, un desiderio di riaverci e reinserirci nel suo piano di salvezza [...]. Dio, in Cristo, si rivela infinitamente buono [...]. Dio è buono. E non soltanto in sé stesso; Dio è diciamolo piangendo - buono per noi. Egli ci ama, cerca, pensa, conosce, ispira ed aspetta: Egli sarà - se così può dirsi - felice il giorno in cui noi ci volgiamo indietro e diciamo: Signore, nella tua bontà, perdonami. Ecco, dunque, il nostro pentimento diventare la gioia di Dio". Anche san Giovanni Paolo II affermava che "la Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia […] e quando "L’inculturazione non indebolisce i valori veri, ma dimostra la loro autenticità" la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole "indottrinarlo" in pietre morte da scagliare contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite. Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori. Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile. Nel cammino di questo Sinodo le opinioni diverse che si sono espresse liberamente e purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli - hanno certamente arricchito e animato il dialogo, offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa "moduli preconfezionati", ma che attinge dalla fonte inesauribile della sua fede acqua viva per dissetare i cuori inariditi. E - aldilà delle questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa abbiamo visto anche che quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno scandalo - quasi! per il vescovo di un altro continente; ciò che viene considerato violazione di un diritto in una società, può essere precetto ovvio e intangibile in un’altra; ciò che per alcuni è libertà di coscienza, per altri può essere solo confusione. In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale - come ho detto, le questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa - ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato. Il Sinodo del 1985, che celebrava il 20° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, ha parlato dell’inculturazione come dell’"intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante l’integrazione nel cristianesimo, e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture umane". L’inculturazione non indebolisce i valori veri, ma dimostra la loro vera forza e la loro autenticità, poiché essi si adattano senza mutarsi, anzi essi trasformano pacificamente e gradualmente le varie culture. Abbiamo visto, anche attraverso la ricchezza della nostra diversità, che la sfida che abbiamo davanti è sempre la stessa: annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, difendendo la famiglia da tutti gli attacchi ideologici e individualistici. E, senza mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri, abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani e che non desidera altro che "Tutti gli uomini sono salvati" (1 Tm 2,4), per inserire e per vivere questo Sinodo nel contesto dell’Anno Straordinario della Misericordia che la Chiesa è chiamata a vivere. Cari Confratelli, l’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule: sono necessarie; l’importanza delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia (cfr Rm 3,21-30; Sal 129; Lc 11,37-54). Significa superare le costanti tentazioni del fratello maggiore (cfr Lc 15,25-32) e degli operai gelosi (cfr Mt 20,1-16). Anzi significa valorizzare di più le leggi e i comandamenti creati per l’uomo e non viceversa (cfr Mc 2,27). In questo senso il doveroso pentimento, le opere e gli sforzi umani assumono un significato più profondo, non come prezzo dell’inacquistabile Salvezza, compiuta da Cristo gratuitamente sulla Croce, ma come risposta a Colui che ci ha amato per primo e ci ha salvato a prezzo del suo sangue innocente, mentre eravamo ancora peccatori (cfr Rm 5,6). Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di "La parola ’famiglia’ non suona più come prima del Sinodo" accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cui essa è depositaria e dispensatrice". Anche Papa Benedetto XVI disse: "La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio [...] Tutto ciò che la Chiesa dice e compie, manifesta la misericordia che Dio nutre per l’uomo. Quando la Chiesa deve richiamare una verità misconosciuta, o un bene tradito, lo fa sempre spinta dall’amore misericordioso, perché gli uomini abbiano vita e l’abbiano in abbondanza (cfr Gv 10,10)". Sotto questa luce e grazie a questo tempo di grazia che la Chiesa ha vissuto, parlando e discutendo della famiglia, ci sentiamo arricchiti a vicenda; e tanti di noi hanno sperimentato l’azione dello Spirito Santo, che è il vero protagonista e artefice del Sinodo. Per tutti noi la parola "famiglia" non suona più come prima del Sinodo, al punto che in essa troviamo già il riassunto della sua vocazione e il significato di tutto il cammino sinodale. In realtà, per la Chiesa concludere il Sinodo significa tornare a "camminare insieme" realmente per portare in ogni parte del mondo, in ogni Diocesi, in ogni comunità e in ogni situazione la luce del Vangelo, l’abbraccio della Chiesa e il sostegno della misericordia di Dio! Grazie! Papa Francesco @ Libreria editrice Vaticana 4 Chiesa Sabato, 31 ottobre 2015 L’editoriale dalla prima più contraria alla cremazione (salvo sia Tale prassi implica infatti, scelta, come successo per più o meno decenni, come segno consapevolmente, tre valori contrario alla fede) anche di grande significato: il se preferisce, come realtà rispetto della dignità della più espressiva della fede persona che comprende cristiana, la sepoltura dei anche la cura dei suoi resti corpi dei defunti. Ma le mortali (da sottrarre agli ceneri vanno poi collocate animali o alla possibile in cimitero. Conservarle profanazione da parte di invece in casa - al di là di nemici o di problemi pratici che malintenzionati), la potrebbero sorgere in convinzione che in qualche futuro - o disperderle in modo ci sia una continuità natura, compromette il della vita anche dopo la valore della comunione morte, la consapevolezza anche in qualche modo che il defunto non esca visibile tra vivi e defunti. Il dalla comunità umana. ricordo tangibile del Questi tre aspetti positivi defunto viene infatti hanno ottenuto nella "privatizzato", se non visione cristiana nuova addirittura eliminato, e luce e nuovo significato. risulta impossibile la Intanto non bisogna preghiera davanti ai suoi "Manteniamo allora la sepoltura nel cimitero,vediamolo come luogo dimenticare che anche resti a opera di chi fa parte Gesù è stato sepolto. Anzi, della sua comunità. Per del riposo in Cristo e nella Chiesa di chi attende la risurrezione" stando ai racconti questo, al di là delle evangelici, il suo corpo è intenzioni, è una pratica stato oggetto di particolare cura, pur Visitando diverse catacombe, anche tra i vivi e i morti era significata, fino da scoraggiare. essendo il corpo di un condannato, di quelle di solito non aperte al pubblico, all’epoca napoleonica, dalla presenza Manteniamo allora la sepoltura nel un "maledetto": Giuseppe di Arimatea mi avevano colpito le semplici delle sepolture nel luogo più cimitero, vediamolo come luogo del che lo chiede a Pilato e mette a espressioni segnate sulle lastre che importante per la comunità: la chiesa. I riposo in Cristo e nella Chiesa di chi disposizione della sepoltura di Gesù il chiudono i loculi: "vivi in Cristo", "vivi defunti erano sepolti a volte sotto il attende la risurrezione, consideriamolo suo sepolcro nuovo; lo stesso Giuseppe nel Signore Gesù", "hai creduto in Dio, pavimento o lungo le pareti, più spesso una realtà che indica in un modo molto che con Nicodemo provvede alla vivrai in Cristo", vivi nello Spirito attorno all’edificio sacro. Quando i simbolico la comunione tra la comunità sepoltura; le donne che, trascorso il Santo", ecc. Splendide testimonianze cimiteri, soprattutto nelle città, si sono cristiana dei vivi e quella dei defunti. sabato, si recano al sepolcro con aromi della consapevolezza della vita in Cristo allontanati dalla chiesa si è in parte Andiamo in questi giorni a pregare sulle per completare la sepoltura. Il mattino e dell’attesa della risurrezione. perso il segno della forte relazione tra la tombe dei nostri cari e di tutti coloro di Pasqua cambia però tutto. Le donne Consapevolezza che l’intera comunità comunità dei vivi e quella dei defunti. che nella nostra comunità hanno con trovano il sepolcro vuoto e incontrano cristiana deve vivere, sapendo che chi è E’ rimasta però la possibilità, mentre si noi pregato, amato, servito il Signore e i poi il Risorto che le manda ad morto non si estrania da essa: continua, va a pregare per i propri cari, di fratelli e hanno vissuto la loro avventura annunciare che Lui ha vinto la morte, infatti, nel Signore una reale riconoscere, ricordare e quindi pregare umana e di fede. Sia l’occasione per che Lui, il Crocifisso, è risorto. La comunione tra tutti gli appartenenti per altri parenti, amici, colleghi di rinnovare in noi la fede nella pasqua apre così un significato nuovo alla Chiesa, vivi e defunti. Chi è vivo lavoro o semplicemente compaesani risurrezione, per pregare per i nostri alla sepoltura, che diventa non più solo prega per la salvezza del defunto, ma conosciuti e che ora dormono nel cari e per confidare nella loro preghiera. un gesto di pietà, ma un segno di confida anche nella preghiera di chi è Signore. Nell’attesa di ritrovarci un giorno tutti speranza nella risurrezione. ora presso il Signore, non solo dei Ora tutto ciò rischia di perdersi con la insieme nel Signore, cittadini della città Già le prime sepolture cristiane lo martiri e dei santi, ma anche dei propri pratica della cremazione e della santa, uomini e donne viventi nel testimoniano. Quando studiavo a Roma cari e conoscenti che spera beati nel possibile conservazione delle ceneri in Signore nella terra e nei cieli nuovi dove mi ero iscritto a un corso di Signore. casa o della loro dispersione. Va tenuto abita la giustizia (2Pt 3,13). introduzione alla archeologia cristiana. La relazione nella comunità cristiana presente che dal 1963 la Chiesa non è † Carlo Roberto Maria Redaelli Seppellire i morti Agenda Riunione del Consiglio pastorale diocesano a Merna ■ Monfalcone Incontro per c.pa.pa. e catechisti Mercoledì 4 novembre, con inizio alle ore 20.30, si svolgerà a Monfalcone il primo dei programmati incontri di formazione per i componenti dei Consigli Pastorali Parrocchiali delle comunità della diocesi. Il tema sarà quello de "Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi: l’esperienza di una Chiesa diocesana. Motivi, processi ed esiti del cambiamento di prospettiva e di azione". Ad aiutare i presenti nella rif essione sarà don Ivo Seghedoni della Diocesi di Modena. L’incontro, dedicato espressamente ai componenti dei Consigli Pastorali della diocesi, è però aperto ai catechisti, che a breve saranno coinvolti nel rinnovamento dell’iniziazione cristiana. L’incontro si svolgerà alle 20.30 presso la Sala Teatro della parrocchia di San Nicolò, in via Primo Maggio 84 a Monfalcone. Nella mattina seguente, lo stesso tema verrà proposto nella formazione al clero diocesano, con le debite attenzioni per chi è presbitero e ha compiti di presidenza della comunità. Al termine di ciascuno degli incontri previsiti, verrà resa disponibile una scheda di lavoro per i Consigli Pastorali parrocchiali e i catechisti: questa scheda è stata pensata come lo strumento di lavoro che guiderà il laboratorio da tenersi nelle settimane successive in parrocchia o tra parrocchie aperte alla collaborazione pastorale. Al lavoro sulle cinque vie del Convegno di Firenze D omenica 25 ottobre il Consiglio Pastorale Diocesano si è riunito in seduta straordinaria nella casa dei padri Lazzaristi del santurario mariano di Merna (in Slovenia) per affrontare il tema del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze che si terrà dal 9 al 13 novembre e che vedrà la partecipazione di sei delegati diocesani, oltre all’Arcivescovo Carlo, inseriti nei cinque ambiti di lavoro del Convegno stesso. Compito dei convegnisti sarà quello di offrire alla Chiesa italiana rappresentata a Firenze, delle esperienze che possano essere significative ai fini dell’oggetto del Convegno, che, ricordiamo, è il "Nuovo Umanesimo, in Gesù Cristo". Per coadiuvare i delegati nella loro missione e fornire loro degli elementi che possono spendere a nome della Diocesi nell’ambito dei lavori del Convegno fiorentino, il Consiglio Pastorale ha assunto in questa occasione una connotazione particolare: quella dei lavori di gruppo. I singoli Consiglieri, infatti, dopo la proiezione di un filmato sul tema generale del Congegno, hanno potuto scegliere di inserirsi in uno dei seguenti cinque ambiti: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare. Tali sono infatti i cinque verbi su cui si articolerà il Convegno di Firenze. Una volta scelto il "verbo", i gruppi, di circa quattro consiglieri ciascuno, moderati dai delegati, hanno espresso le loro opinioni, idee e esperienze concrete presenti o prospettate, in riferimento ad una traccia di lavoro. Al termine, l’intero Consiglio ha potuto apprezzare ciò che è stato prodotto nei singoli gruppi, fornendo ulteriori indicazioni, casi e buone prassi utili ai delegati. Oltre che per la sede in cui si è svolta la seduta e per la composizione in gruppi di lavoro, la giornata si è conclusa per il Consiglio con una ulteriore novità: dopo i Vespri recitati a chiusura dei lavori, i presenti hanno consumato una piacevole cena in agriturismo, appena oltre il confine. Momento vissuto in convivialità, salutando al meglio i delegati che si apprestano a partire alla volta di Firenze. Denis Delbello Chiesa Locale ✎ LA PAROLA DELLA DOMENICA | Tutti i Santi T utti i Santi è una festa che ci dice la meta del nostro cammino. Noi siamo felici perché, per il dono d’amore di Dio, un numero sterminato di uomini e donne partecipano alla pienezza di vita di Dio mediante Gesù; perché siamo realmente partecipi della vita di Dio, la sua bontà; e ciò apre anche a noi la via di un’autentica santità e la speranza della vita eterna. Per vivere un’autentica santità, la Liturgia ci regala in questa domenica il Vangelo delle Beatitudini per sottolineare, appunto, che la vita cristiana, impostata sulla logica del discorso della montagna, è di per se stessa vita di santità. Tendere alla santità significa imparare a conoscere chi è Dio per noi: rispondere a questa chiamata comporta allo stesso tempo la disponibilità ad una vera rivoluzione della vita. Se ciò avviene, la gioia di Dio può rallegrare la nostra esistenza. È bello vedere Gesù che, come nuovo Mosè sulla montagna, ci indica la strada da percorrere. È solenne l’inizio del quinto capitolo del Vangelo di Matteo: Gesù sale sulla montagna, luogo della rivelazione di Dio e si pone a sedere, assumendo Sabato, 31 ottobre 2015 Notificazione di Mons. Paolo Nutarelli La meta del nostro cammino l’atteggiamento del vero maestro. C’è un movimento circolare: le folle, i discepoli, Gesù. Nel proclamare le Beatitudini il lettore del Vangelo capisce che Gesù nel dirle le sta pienamente realizzando: Gesù è l’uomo delle beatitudini! Le beatitudini - ciascuna e tutte insieme - sono infatti l’icona di Gesù, la sintesi sua, del suo insegnamento e della sua opera. (Maria potrà dire: mi chiameranno beata). Chi è il beato? È colui che coglie la presenza di Dio nella propria vita; è colui che che percepisce in Cristo la vicinanza di Dio all’uomo. In fondo, la testimonianza dei santi, di coloro che hanno vissuto la propria esistenza conformandola sempre più al Vangelo ed alla Parola del Signore, è per noi oggi un invito a sperimentare la bontà e la forza delle beatitudini evangeliche: chi vive un’esistenza così non perde la sua vita, ma la ritrova in pienezza. Ecco, allora, i miti ed i costruttori di pace. Sono coloro che hanno imparato da Gesù a non avere alcuna fiducia nella forza, che è il mezzo più debole di cui disponiamo per risolvere i problemi e i confitti tra di noi. Resi coraggiosi dalla consapevolezza di essere amati e protetti da Dio, resi forti interiormente dal dono dello Spirito, non si lasciano spingere verso la violenza dalle violenze che ricevono, ma affrontano la violenza con il mezzo più potente di cui disponiamo come dono di Dio, una bontà invincibile, che non si lascia mai scoraggiare. È grazie a persone così che la pace può diffondersi. Una pace che non è solo assenza 5 Celebrazione in suffragio degli Arcivescovi e Presbiteri defunti di violenze, ma è anche concordia, rispetto, benevolenza: insomma una situazione di positività che incoraggia tutti a dare il meglio di sé. Nelle nostre assemblee chiediamo al Signore d’infondere nel nostro cuore il suo Spirito perché possiamo trovare il coraggio di vivere la bellezza del Vangelo sull’esempio di tanti uomini e donne di ogni tempo che hanno trovato in Cristo la pienezza della vita. Capiremo cos’è la gioia. Il sacramento della Cresima celebrato nella parrocchia goriziana di San Rocco Giovani confermati nella fede Giovedì 5 novembre alle ore 12.00, presso la Chiesa di San Carlo in Gorizia, Via del Seminario, a conclusione dell’incontro di aggiornamento del clero diocesano, Mons. Arcivescovo presiederà la Concelebrazione Eucaristica in suff agio degli Arcivescovi e Presbiteri defunti. Tutti siamo invitati alla Concelebrazione avendo cura di portare con sé amitto, camice, cingolo e stola viola. Gorizia, 26 ottobre 2015 Sac. Michele Centomo Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Arcivescovili Dall’agenda dell’arcivescovo Domenica 1 Novembre - 10.30, in Cattedrale (Gorizia): concelebrazione eucaristica in onore di Tutti i Santi. - 15.00, Cimitero di Gorizia: Liturgia di commemorazione dei fedeli defunti e benedizione dei sepolcri. Lunedì 2 Novembre - 19.00, in Cattedrale (Gorizia): concelebrazione eucaristica in suff agio dei fedeli defunti. Martedì 3 Novembre - Zelarino: incontro delle Caritas Nordest. Mercoledì 4 Novembre LA COMUNITÀ DI SAN ROCCO IN FESTA PER LA CRESIMA DEI SUOI GIOVANI. DOMENICA SCORSA L’ARCIVESCOVO REDAELLI HA IMPARTITO IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE AD UN FOLTO GRUPPO DI RAGAZZE E RAGAZZI DELLA PARROCCHIA GORIZIANA (FOTO RENZO CROBE). ✎ FAQ - FREQUENTLY ASKED QUESTIONS | di Don Nicola Ban Come non mettere le mani per ricevere l'eucarestia? R icevere l’eucarestia in mano prima di portarla alla bocca è un segno importante di partecipazione adulta e consapevole alla celebrazione del mistero centrale della nostra fede. Certo il gesto con cui si riceve l’eucarestia deve dire la consapevolezza di quanto si vive. Ci sono diversi modi in cui non mettere le mani per ricevere l’eucarestia. Ne facciamo una rassegna semiseria: - "mi è caduta la catena della bicicletta": può accadere che cada la catena della bicicletta mentre si viene in chiesa e non ci sia stata la possibilità di lavarsi… visto che l’eucarestia è vero cibo, è opportuno avere le mani pulite per riceverla. - "l’indaffarato": può accadere che la chiesa sia piena e non ci si fidi di lasciare i propri averi sul banco (ed è una norma prudente perché i furti in chiesa non sono una rarità)… tuttavia è difficile ricevere l’eucarestia sulle mani se queste sono impegnate con borsette, borse di plastica, ombrelli, chiavi… - "il discreto": talvolta le mani vengono tenute così in basso che il ministro della comunione non le vede e non si rende conto del desiderio di ricevere l’eucarestia in mano… le mani devono essere ad un’altezza che entri nel campo visivo di chi dona l’eucarestia - "il travaso": c’è chi riceve l’eucarestia sulla mano destra, fa il "travaso" sulla sinistra e poi riprende la particola con la destra. È meglio ricevere l’ostia su di una mano e poi usare l’altra per portarla alla bocca. - "la manovra a pinza": c’è chi si presenta a ricevere l’eucarestia con - In mattinata, in Arcivescovado: udienze libere riservate ai soli sacerdoti. - Nel pomeriggio, incontro con un sacerdote nel luogo del suo ministero. - 20.30, a Monfalcone, Parrocchia di San Nicolò, incontro di aggiornamento dei Consigli Pastorali parrocchiali. Giovedì 5 Novembre - 9.30, in Comunità Sacerdotale (Gorizia): incontro di aggiornamento del clero diocesano. - 12.00, nella chiesa di San Carlo Borromeo (Gorizia): S. Messa in suff agio degli arcivescovi e dei sacerdoti defunti. - 20.00, Piedimonte/Podgora, Parrocchia di S. Giusto: incontra i cresimandi e i genitori. Venerdì 6 Novembre - In mattinata, in Arcivescovado: udienze. - Nel pomeriggio, incontro con un sacerdote nel luogo del suo ministero. - 20.00, Gorizia, Parrocchia di Maria SS. Regina: incontra i cresimandi e i genitori. Sabato 7 Novembre l’indice e il pollice come se fossero una pinza... Corrisponde più alla logica del dono ricevere la particola sul palmo della mano e poi usare l’altra per portarla alla bocca. - "la manovra della benna": c’è chi riceve l’eucarestia giustamente sul palmo della mano, ma invece di usare l’altra per portarla alla bocca, solleva entrambe le mani, con una manovra che sembra quella di una benna e che rischia di essere poco precisa e dignitosa. - 15.30, Gorizia, l’Auditorium Fogar: incontro di aggiornamento dei Consigli parrocchiali per gli Affari Economici. - 18.00, Gorizia, Parrocchia di Maria SS. Regina: celebrazione della Confermazione. Domenica 8 Novembre - 10.00, Piedimonte/Podgora, Parrocchia di S. Giusto: celebrazione della Confermazione. - In mattinata, Gorizia, Parrocchia S. Giusto: Assemblea Unità pastorale S. Cuore - S. Giusto. Cultura Sabato, 31 ottobre 2015 Presentato nella chiesa parrocchiale il volume frutto del lavoro di ricerca e conservazione della memoria locale Le tradizioni diVisco "S emper et ubique omnia ad maiorem Dei gloriam hominumque salutem!" questo è il motto con cui si apre il volume monografico ideato e scritto da don Giorgio Longo, dedicato alle tradizioni del paese di Visco, "Storia, tradizioni, canti dell’anno liturgico a Visco", edito dalla parrocchia Santa Maria Maggiore e presentato venerdì 16 ottobre nella chiesa parrocchiale. La monografia è un vero scrigno di ricordi, di omaggi, di particolarità, di testimonianze. Dopo la prefazione di monsignor Dino De Antoni, arcivescovo emerito di Gorizia, e alcuni omaggi a personalità del paese [il collaboratore della chiesa Checo Scarpin e l’organista Primo Gratton], a pagina 33 si entra nel vivo della ricerca e delle tradizioni della comunità. Don Giorgio produce una sorta di calendario storico - liturgico perpetuo di tutti i riti, canti, feste e solennità che si ripetono nel corso dei secoli nel paese, il tutto intervallato da una serie magnifica di fotografie degli interni della chiesa parrocchiale. Il calendario L’anno liturgico ha inizio con il Tempo di Avvento. Nei pomeriggi i fedeli erano richiamati dalle campane doppie per le varie novene. Si iniziava con quella dell’Immacolata, secondo il rituale romano e poi quello proprio goriziano edito dall’arcivescovo Sedej. La sera del 5 dicembre arrivava al centro del paese, sopra un somarello, San Nicolò, per la grande gioia dei bambini che si vedevano omaggiati di qualche dolciume tanto atteso. Dopo l’Immacolata il sacrestano e qualche collaboratore cominciavano ad allestire in chiesa, sull’altare del Crocefisso, il palco per la sistemazione del presepio, le cui statue lignee sono datate 1808, le altre vennero prese nel 1886 dallo scultore gardenese G. Rungaldier. Durante la novena del Santo Natale 16 - 25 dicembre, il coro maschile intonava da "l’orchestre" (la cantoria) il racconto lucano dell’Annunciazione, ossia, il "Missus est", e ogni sera si variava la melodia delle litanie lauretane. Il "Missus" con la melodia vischese si canta anche nella vicina Joannis (che fu cappellania di Visco fino al 1859, per poi staccarsi ed erigersi in parrocchia autonoma) pressoché uguale, eccettuato il brano finale Jesu Christus. La vigilia del Natale il celebrante, verso le 22.00, rivestito del piviale di broccato d’oro intonava l’inno "Jesu Redemptor omnium", poi risuonavano lenti e gravi i salmi dei notturni, al termine dei quali i cantori si alternavano per pro- 7 cintura rossa. Una volta le fanciulle si vestivano da sposa per portare le 8 torce ai lati del trono mariano. Ora si esce in processione con il lanternone, la croce, 2 fanali settecenteschi, 8 stendardi, 7 gonfaloni, 4 fanali attorno al trono, 4 portatori del carro della Madonna (da diversi anni non si porta più in spalla). Il giorno dopo la Processione, di lunedì, si conclude l’Ottavario in onore della Madonna della Neve. Poi il racconto dell’anno liturgico continua con le feste estive per giungere nuovamente all’autunno e alle celebrazioni dei santi e dei defunti. Don Giorgio precisa che il pomeriggio del primo novembre "il sacrestano, dovendo seguire il parroco in cimitero e tenere la borsa per le offerte con cui far celebrare in seguito Sante Messe per le anime più abbandonate del Purgatorio, lasciava le corde delle campane agli "scampanotadôrs", allora detti semplicemente "sonadôrs". Le memorie della chiesa decanale clamare "lis professiis", le lezioni. Il giorno di Natale alle 10 (dagli anni ’70 alle 10.30) la Messa solenne cantata e sostenuta dal coro parrocchiale. I fedeli presenti, al termine della predica, davano il bacio della "pace" (un reliquiario a forma di croce o altro) che il parroco porgeva loro. La vigilia dell’Epifania, come raccontava monsignor Silvano Piani, cappellano a Visco dal 1947 al 1949, di immergere i tre Magi nell’acqua appena benedetta e poi asciugarli subito dicendo la formula: "per intercessionem sancti Gasparis; Melchioris; Baldassaris" e così inserirli benedetti nel presepio. Il giorno 6 gennaio, Epifania, il coro ripeteva la Messa solenne del giorno di Natale. Nel giorno di Sant’Antonio abate (sant’Antoni dal purcit o dal fuc), il 17 gennaio, dopo la prima messa tutti i capifamiglia di Visco dediti all’agricol- "La sera del 5 dicembre arrivava al centro del paese, sopra un somarello, San Nicolò, per la gioia dei bambini..." tura con qualche capo di bestiame convergevano a fianco dello stradone principale, provenienti anche dai rioni interni, per ricevere l’aspersione dell’acqua santa con le varie preci prescritte. Il 2 febbraio festa della Candelora, si chiudeva il ciclo del Natale. Per Visco questo era un giorno di grande festa, perciò veniva chiamato sempre il coro ad eseguire una messa solenne. Dopo la benedizione il parroco in piviale viola distribuiva le candele da usare nelle casa nei momenti di preghiera o di temporale e benediceva pure tutte le candele che servivano durante l’anno per i vari altari e usi liturgici. La sera del martedì grasso (verso le 23.30) il sacrestano, col suono della campana, avvisava i parrocchiani che il tempo del carnevale e dei ba- gordi legati ad esso doveva concludersi di lì a momenti, per poter disporsi a iniziare cristianamente il digiuno del mercoledì delle ceneri. La IV domenica di Quaresima, dalla liturgia chiamata "Laetare", giorno in cui si usano i paramenti rosacei, viene tutt’oggi denominata popolarmente "delle anime". A Visco questa domenica era stata consacrata dalla sensibilità delle comunità al devoto ricordo e suffragio per le anime del Purgatorio. Durante le Messe si questuava due volte, anche con la borsa nera, i cui introiti servivano tutto l’anno per far celebrare S. Messe di suffragio e altri offici funebri. Domenie ulìe, la liturgia svolgeva al mattino tre riti uniti ma ben distinti: la benedizione dei rami d’olivo, la Processione e il rientro in chiesa per la Messa col canto della Passione (al Passio). Per la Settimana santa (come anche per Ognissanti e il Natale) si ospitava un francescano del santuario di Barbana affinché ascoltasse le confessioni. Al lunedì partecipavano le donne, al martedì gli uomini. Dopo essersi confessati il sacerdote rilasciava il santino pasquale, un’immaginetta che ogni anno cambiava foto, preghiere e data e che serviva al parroco, andando durante l’Ottava di Pasqua a benedire le case. A Visco i biglietti pasquali si stampavano in tipografia già dal 1888. Alla sera del Mercoledì santo si preparava presso l’altare del Crocefisso, in pietra di Aurisina e nero del Vallone, sulla sinistra, al Sepulcri, ossia il Tabernacolo della reposizione che il giorno dopo doveva contenere l’ostia grande per la comunione che il sacerdote assumeva il venerdì santo mattina, quando non si consacrava, ma c’era la cosiddetta Messa dei Presantificati. Il Giovedì santo. Dopo l’intonazione del Gloria l’organo taceva, veniva abbassata la tenda rossa che ricopriva le canne visibili esterne, e non si suonavano più le campane e i campanelli. Al loro posto si usavano la scarassule, sia in chiesa, sia per le strade prima delle funzioni e per suonare l’Angelus, specialmente quello di mezzogiorno. Tra giovedì e venerdì santo avevano luogo le visite "al Signor soto-sepulcri". Il Venerdì santo la chiesa restava aperta per contemplare il crocefisso e una piccola statua seicentesca (almeno) della Deposizione del Cristo, che veniva adagiato sopra l’altare del Sepolcro. Al pomeriggio si svolgeva l’ultimo officio delle tenebre, terminato il quale, verso le 18, si svolgeva mesta e lenta la Processione del "Vinars sant", col grande crocefisso scoperto alla mattina e il canto in tono funebre del Miserere, del Vexilla Regis e del Popule meus. Il tutto quasi nel buio più assoluto, senza candele e illuminazione. Dopo la Pasqua, precisamente il 25 aprile, si svolgevano le Rogazioni Maggiori e il lunedì, martedì e mercoledì prima del giovedì dell’Ascensione, quelle Minori. Nel mese di maggio, ogni sera ci si radunava in chiesa davanti alla statua della Madonna della Neve (statua lignea del 1848) per la recita del Santo Rosario e il canto delle Litanie Lauretane. Il Corpus Domini si svolgeva il giovedì mattina, come da antica consuetudine austriaca, al termine della messa si snodava la processione teoforica. Davanti il sacrestano rivestito della sua casacca rossa con bavero orlato in oro metteva ordine al sacro corteo. I 4 portatori del baldacchino usavano i guanti bianchi ed erano vestiti in abito scuro da cerimonia; verso gli anni ’60 anche loro indosseranno la tunica dei portatori dei gonfaloni, degli stendardi e dei fanali. La Festa Patronale della Madonna della Neve si celebra, ancora oggi, la domenica coincidente con il 5 agosto o la prima domenica che ne segue. La Madonna veniva esposta sul lato destro dell’altare, ora viene collocata al centro del presbiterio. Alla domenica pomeriggio dopo i vesperi si snoda il corteo sacro per via Montello, via Piave e il rientro nella Parrocchiale. Tutti i portatori sono rivestiti della tunica bianca e della mantellina rossa con la Viene poi offerta la ricopiatura integrale de "Le memorie della chiesa decanale", redatte dal parroco don Mesrob Justolin e scritte in modo conciso schietto e diretto [pp. 69 - 76]. Don Justolin annota la storia del paese, la sua origine, i nomi, le tradizioni e gli avvenimenti che ne hanno segnato la vita "Viene offerta la ricopiatura integrale de ’Le memorie della chiesa decanale’, redatte dal parroco don Mesrob Justolin" durante i secoli. Dalla pagina 77 alla pagina 138 troviamo un omaggio alla famiglia vischese di Rodolfo Milloch, una decina di cartoline viaggiate appartenenti a monsignor Trevisan, la serie dei parroci, dei sindaci, degli arcivescovi e dei sacrestani (nonzoli), tutto accompagnato da immagini storiche e inedite. Quindi [pp. 139 - 168] l’interessante e puntuale saggio di Francesco Giuseppe Tolloi dedicato agli arredi sacri e alle suppellettili liturgiche della chiesa di Visco: un’analisi approfondita, con linguaggio semplice e divulgativo, che delinea in modo attento la storia dei decori liturgici, le motivazioni e le loro funzioni. Dalla pagina 169 alla pagina 186 don Giorgio pubblica le cronache della chiesa di Visco a partire dal 1615, con le annotazioni principali dei grandi avvenimenti locali, con particolare riferimento alle immagini, pressoché inedite, del vischese monsignor Antonino Zecchini legato pontificio presso i Paesi Baltici. Le ultime 80 pagine del libro sono dedicate all’analisi musicologica di David di Paoli Paulovich del canto patriarchino vischese con commenti e confronti degli altri "usi patriarchini" dei paesi limitrofi, per concludere con varie melodie di litanie nonché una scelta di inni mariani della tradizione vischese.La monografia si chiude con le fotografie di tutto l’apparato liturgico storico appartenente alla chiesa di Visco. Vanni Feresin 8 Chiesa Sabato, 31 ottobre 2015 L’appuntamento, ormai consolidato, domenica 8 novembre a Gorizia Cantorie in festa a S.Ignazio L e cantorie parrocchiali? Esistono ancora, anche nella nostra arcidiocesi; e per il terzo anno consecutivo si incontreranno per un pomeriggio insieme, per dire che cantare in parrocchia è bello, poter cantare a più voci è una fortuna, avere ancora dei maestri e degli organisti preparati è un dono inestimabile. E lo faranno non con un convegno, ma unendo le loro voci a formare un unico grande coro: una fusione di voci che è sempre un’emozione particolare per tutti i partecipanti. Valore aggiunto a questo appuntamento è il fatto che non si tratta di un concerto, ma di una Santa Messa, celebrata e cantata con cura e impegno. Inoltre, suddividendosi per voce nei banchi della chiesa, la fusione tra i vari coristi provenienti da tutte le parrocchie è ancora più riuscita, perché ogni sezione si sente più forte e la partecipazione e l’affiatamento dei coristi è ogni anno più intenso. Quest’anno, dopo le edizioni di Cervignano e Cormòns, ad ospitare l’incontro - organizzato in collaborazione con l’Ufficio Liturgico - è la chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia. Il pomeriggio di domenica 8 novembre prevede l’accoglienza sul sagrato alle 14.30, successivamente la prova alle 14.45 e la Santa Messa alle ore 16.00. Dirigerà i coristi il maestro Fulvio Madotto, direttore della Cappella Metropolitana del Duomo di Gorizia e siederà all’organo Zanin il maestro Vanni Feresin. Ad introdurre la celebrazione saranno le Acclamationes Aquileienses, cantate da don Michele Tomasin e dall’assemblea dei coristi, che canteranno anche un brano in friulano e uno in sloveno. In questi mesi i cori parrocchiali, guidati dai loro maestri, si sono impegnati nella preparazione del "Gloria" e del "Sanctus" della Missa de Angelis di Wolfram Menschick, che unisce in modo sapiente il gregoriano e la polifonia, in attesa di ascoltarla completa nell’edizione futura. Dopo la fortunata esperienza dello scorso anno, anche in questa edizione i coristi hanno avuto la fortuna di studiare le partiture per la celebrazione su un prezioso sussidio uguale per tutti, si aprirà alla gioia, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a lui con arte nel giubilo" (Sant’Agostino, Disc. 1,7; CCC 38,253-254). In questo giubilo il nostro canto non dimenticherà il patrimonio prezioso che ci ha preceduto, perché dannoso diventerebbe il separarsi dalla grande Tradizione musicale della Chiesa. Ciò che ci è stato donato è da rendere fruttuoso per un’impostazione viva della liturgia, per la lode a Dio e l’elevazione spirituale degli uomini del nostro tempo. La musica liturgica è poi chiamata a vivere in una tensione tra origine e compimento: essa non vuole il presente ma vuole l’eterno, perché il volto della liturgia, che la "anima", sempre tende a darle una "vita soprannaturale". Al contrario, se la Chiesa cedesse alla tentazione di mettere in atto della "musica d’uso" cadrebbe nell’inetto e diverrebbe essa stessa inetta". Il canto, quindi, non è qualcosa di accessorio, ma è esso stesso parte integrante della Liturgia. "Cantorie in festa" l’8 novembre vuole essere, però, anche un momento di conoscenza e di nuovi contatti: per questo l’invito a partecipare si estende anche a chi per motivi tecnici non fosse pervenuto l’invito; tutti insieme vivremo poi un momento di convivialità nelle sale parrocchiali con quello che ognuno porterà: un altro modo per condividere e restare insieme in amicizia. Andrea Nicolausig redatto per l’occasione nella scorsa primavera dal maestro Dorino Fabris. Si può ben dire che ben poche realtà possano avere un sussidio così prezioso e per la piccola Gorizia è una bella soddisfazione. Nel corso del 2015, un’analoga iniziativa è stata realizzata con i cori parrocchiali della diocesi di Firenze, per fare un esempio, e sono interessanti alcune riflessioni dettate dal card. Betori: "Sant’Agostino ci insegna: "Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. Che cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non - Ore 14.30 accoglienza sul sagrato in piazza Vittoria saper spiegare a - ore 14.45 ingresso in chiesa, suddivisione dei cantori parole ciò che si per voce e prova dei canti canta col cuore - ore 15.45 canto delle Acclamationes aquileienses […] Il giubilo è - ore 16.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA quella melodia, accompagnata da tutte le scholae cantorum parroccon la quale il chiali cuore effonde - ore 17.00 incontro di convivialità (tutti sono invitati a quanto non gli riecontribuire portando salumi e dolci che saranno consce di esprimere a divisi insieme) parole […] Il cuore Il programma della festa Lo sviluppo della cantoria della chiesa di S.Ignazio Sotto lo sguardo protettore di S.Cecilia C ome narra monsignor Francesco Spessot, in "Primordi, incremento e sviluppo delle istituzioni gesuitiche di Gorizia (1615-1773)", in "Studi Goriziani" III (1925), pp. 83-142: "In quest’anno [1615] vennero a Gorizia nel mese d’aprile il p. Teodoro Buseo, superiore della provincia austriaca della compagnia di Gesù coi padri Cristoforo Dombrino, Bartolomeo Villerio e Vitale Pelliceroli, per trovare un luogo conveniente per la fabbrica del collegio che avevano stabilito di erigere in questa città. Essi trovarono lieta accoglienza e gradita ospitalità nella casa del dott. Pompeo Coronini e fratelli: fecero le necessarie perlustrazioni, assunsero i rilievi opportuni e quindi ripartirono. Tre mesi dopo, cioè nel luglio, il p. Vitale Pelliceroli assieme al p. Cristoforo Maier ritornò a Gorizia per stabilirvi una casa di abituale residenza; dopo aver dimorato per due mesi nella casa del dott. Pompeo Coronini […]. In dicembre venne da Vienna il p. Tommaso Polizio e così ebbe principio la residenza con questi tre religiosi; in seguito alla raccomandazione dell’arciduca, essi ottennero dal patriarca d’Aquileia, ordinario diocesano, la facoltà di assolvere i penitenti da ogni caso riservato". La Compagnia di Gesù, giunta esattamente quattro secoli fa a Gorizia e voluta fortemente dall’Imperatore Ferdinando II, portò una ventata culturale senza precedenti. Fin da subito si iniziò la costruzione del convento e, pochi anni dopo l’arrivo in città verrà posta la prima pietra della grande chiesa dedicata al santo fondatore dell’ordine, Ignazio de Loyola. Si legge nella "Historia Collegii Goritiensis", diario giornaliero delle notizie del collegio gesuitico dal 1615 al 1772, che già nel 1634, quando le celebrazioni si svolgevano in una chiesa ancora provvisoria, fu acquistato per la somma di 200 fiorini un nuovo organo fabbricato a Klagenfurt e inaugurato il 10 agosto di quell’anno: "Curatum est novum organum Clagenfurto valore ducentorum florenorum, quod quia ad festum S. Ignatii adesse non potuit, auditum primum die S. Laurentii". L’organista rimane sconosciuto ma già nel 1652 Matteo Melissa viene definito nelle cronache come "organista del venerando Colegio della Compagnia di Gesù in Gorizia", a partire dal 1665 divenne anche maestro di cappella della chiesa parrocchiale di Gorizia, nonché compositore di fama. L’immensa cantoria della chiesa di Sant’Ignazio sarà completata tra il 1724 - 1725, particolare di interesse artistico rilevante è il magnifico affresco di Santa Cecilia che suona l’organo, l’opera completa in modo mirabile la zona destinata all’orchestra e al principe degli strumenti: Santa Cecilia attorniata da angeli con violini e chitarre canta le lodi al Signore "Cantantibus Organis Caecilia Virgo in corde suo soli Domino decantabat". Solamente nel 1747 sarà montato un organo di Pietro Nachini [op. 108], organaro veneto ma di origine istriana che aveva costruito grandi strumenti in tutto il Goriziano, e verrà inaugurato il giorno della festa di Sant’Ignazio di quell’anno con un concerto di musicisti udinesi: "Opus hoc celeberrimi per Italiam artificis centesimum octavum excultum longo usu artem ad perfectionis apicem deduxit", così dalle Cronache gesuitiche. Tra il 1850 e il 1862 il carnico Pietro De Corte produsse un radicale restauro dell’antico strumento e durante la prima guerra mondiale l’organo venne requisito e rimase distrutto dallo scoppio di un obice: era largo 6 metri, profondo 1 metro e 80 centimetri e alto 9 metri, con 22 registri. Nel 1921, l’organo della chiesa filiale di San Giovanni Battista, dei fratelli Zupan di Kamna Gorica, venne trasportato nella chiesa di Sant’Ignazio e vi rimase fino al 1931, quando si inaugurò solennemente il nuovo organo della ditta Beniamino Zanin e Figli che fu collaudato il 31 luglio 1932 e costò 100mila lire: all’epoca era l’organo più grande dell’arcidiocesi e fu il primo a tre tastiere costruito dai "Zanin", con 61 tasti e pedaliera concava radiale a 32 pedali. Vanni Feresin 10 Sabato, 31 ottobre 2015 Cultura Ricordato il sacerdote protagonista per 26 anni della vita sociale e pastorale di Cormons nel periodo travagliato dalla Prima guerra mondiale alla nascita del fascismo Don Peteani,parroco tra Italia e Austria T ra le figure di rilievo che vissero a Cormons nel Novecento non si può non citare don Giuseppe Peteani, che resse la parrocchia del centro collinare dal 1900 al 1926. Un quarto di secolo importante per Cormòns attraversato da una guerra, dal passaggio dall’impero austro-ungarico al regno d’Italia, dalla nascita del fascismo. Don Peteani fu protagonista di quegli eventi epocali in qualità di parrocodecano, non certo per sua volontà: umile e discreto, mai protagonista, era alieno a comparire alle manifestazioni pubbliche, ma di animo buono e generoso era sempre accanto alla popolazione soprattutto negli anni non facili della guerra tanto da esserne largamente apprezzato e amato dalla sua gente. Di questo sacerdote, goriziano di nascita (1861), se ne è parlato in una conferenza tenutasi nella sala civica di Cormons dagli storici Ivan Portelli e Giovanni Battista Panzera. Nella stessa giornata, a cura della parrocchia c’è stato un momento di preghiera sulla sua tomba nel cimitero e una messa di suffragio nel santuario di Rosa Mistica. Una giornata, dunque, per ricordare don Peteani perché la sua memoria non vada perduta. E gli assenti alla serata hanno perso veramente un’occasione per riscoprire queste figure, sconosciute ai più, che sono state testimoni non solo dello scorrere degli avvenimenti ecclesiastici ma anche di quelli civili, come ha puntualmente annotato Giacomo Busilacchio in un incisivo intervento pubblicato sul Piccolo. Don Peteani ebbe il suo primo incarico pastorale nel 1884, appena ordinato sacerdote, quale cooperatore parrocchiale a Mossa. A Cormòns, che contava 6580 abitanti, giunse nel 1900 in un momento in cui il paese, che nel 1910 per decreto imperiale riceverà il titolo di città, stava vivendo un periodo di sviluppo economico e anche urbanistico. Nel 1903 vengono inaugurate le nuove scuole popolari, nello stesso anno fondata la Cassa rurale di Cormòns e piazza Cumano, oggi Libertà, si arricchisce della statua di Massimiliano I. Nel 1906 NOVEMBRE DEL 1917 DON PETEANI ESCE DA ROSA MISTICA ASSIEME ALL’IMPERATORE CARLO. Don Peteani giunse a Cormòns, che contava 6580 abitanti, nel 1900 in un momento in cui il paese stava vivendo un periodo di sviluppo economico e urbanistico l’amministrazione comunale amplia l’allora piazza Locatelli (oggi 24 Maggio) che, dopo l’allargamento di Palazzo Locatelli per ospitare il Caffè Commercio, nel 1910 assumerà il suo assetto definitivo con la costruzione di Casa Colugnatti. Due anni prima viene inaugurato il teatro comunale e l’intera via (oggi via Sauro) avrà un nuovo assetto con la realizzazione del municipio. E’ nel 1908 si riattano degli edifici tra via Pozzetto e Cancelleria Vecchia per realizzare la caserma austriaca che ospiterà prima un battaglione del 47° imperiale regio reggimento sostituito nel 1913 dal 20° battaglioni cacciatori Feld Jager. Dell’ex caserma è rimasto solo in piedi l’edificio che attualmente ospita l’abitazione dei sacerdoti e l’ufficio parrocchiale e che per anni fu sede del ricreatorio. In questo periodo don Peteani fu un parroco molto impegnato anche nella vita sociale e amministrativa. Compagno di studi in seminario di monsignor Luigi Faidutti, ne sostenne la sua politica e il suo impegno a favore delle costituzioni di casse rurali e consorzi tra artigiani e tra contadini. Nel 1902 don Peteani venne eletto consigliere comunale nelle liste dei Cristiano sociali, partito che nella Contea di Gorizia e Gradisca era capeggiato da monsignor Faidutti. Peterani rimase in carica fino al 25 maggio 1915 e poi riconfermato dagli italiani fino al 18 luglio dello stesso anno nell’amministrazione provvisoria retta dal Regio commissario straordinario conte Casimiro Avogrado di Quinto, che cooptò nella giunta anche il consigliere Antenore Marni, capo dei liberali irredentisti, quale facente funzioni di sindaco. Don Peteani ritornò all’impegno amministrativo il 7 novembre 1918 facendo parte della giunta consultiva fino all’11 novembre 1919. E arriviamo al 24 maggio 1915 con l’entrata in guerra dell’Italia. In quello stesso giorno Cormòns venne occupata dall’esercito italiano. Mentre l’80% dei sacerdoti diocesani subirono l’arresto e l’internamento da parte delle autorità militari italiane, don Peteani rimase al suo posto. Non solo, ma gli fu affidata la responsabilità pastorale di tutta la parte della diocesi goriziana occupata dagli italiani che comprendeva 77 parrocchie dei decanati di Cormons, Lucinico, Gradisca, Monfalcone, Visco e Fiumicello oltre al Collio sloveno. Il 15 settembre con decreto della Sacra congregazione concistoriale venne istituita la Forania temporanea di Cormòns, inquadrata dell’arcidiocesi di Udine, ma formalmente alle dirette dipendenze della Santa Sede come specificato nella nomina firmata dal Segretario di Stato cardinale Pietro Gasparrir. Don Peteani fu nominato vicario foraneo interinale, ma di fatto doveva rispondere al vescovo castrense monsignor Angelo Bartolomasi e al vescovo vicario della zona di guerra che consigliava e talvolta impartiva ordini. C’è da domandarsi come mai don Peteani non sia stato anche lui arrestato e internato. La sua attività sociale avrebbe dovuto far sporgere molti dubbi agli italiani sulla sua affidabilità: don Peteani era consigliere eletto nella lista di Faiduttti, considerato dagli italiani uno dei più temibili filoaustriacanti tanto che gli fu negato il ritorno in diocesi anche a guerra finita e morì praticamente esule in Lituania. A favore di don Peteani giocò la sua capacità e la sua umiltà nelle cura della parrocchia e del decanato. Era sempre stata una persona discreta, non appariva se non quando doveva ed era di grande carità nei confronti di chi si trovava in difficoltà. Doti che convinsero le nuove autorità italiane - non è escluso che una buona parola la misero Malni e il dottor Benardelli, medico molto influente in paese - a lasciarlo nel suo incarico. D’altra parte l’esercito italiano ritenne che in una zona nevralgica come Cormòns era opportuno lasciare in servizio il parroco, amato dalla sua gente, tanto più che veniva affiancato, e controllato, nel servizio pastorale dai cappellani militari o da sacerdoti che operavano nel reparto di sanità. L’obiettivo primario delle nuove autorità era quello di creare consenso all’interno dei territori occupati e nelle intenzioni delle autorità italiane anche l’insegnamento catechistico e quello pastorale svolto dai cappellani militari potevano essere degli strumenti efficaci. Don Peteani si calò nel suo nuovo ruolo, seppe colloquiare con le autorità con dignità per evitare ai cormonesi, e in genere alle popolazioni a lui affidate, ulteriori difficoltà. Seguiva in tal senso la linea suggerita a ridosso delle ostilità ai sacerdoti in cura d’anime dall’arcivescovo monsignor Sedej di rimanere a fianco dei propri fedeli. E don Peteani lo fu sempre vivendo con i suoi "Aveva la capacità e l’umiltà nella cura della parrocchia e del decanato. Era sempre stata una persona discreta, non appariva ed era di grande carità nei confronti di chi si trovava in difficoltà" parrocchiani i giorni tragici della guerra, la miseria e i bombardamenti. E lo fu anche con il ritorno degli austriaci dopo la rotta di Caporetto. Primo suo gesto fu quello di recarsi al santuario di Rosa Mistica a prendere don Massimiliano De Pelca, confessore delle Suore della Provvidenza, e a condurlo fuori dal convento dopo 29 mesi di prigionia. Una foto del novembre 1917 riportata nella prima pagina de Wiener Bilder, uno dei più diffusi settimanali in Austria, si vede don Peteani uscire dalla chiesa di Rosa Mistica assieme all’imperatore Carlo. Forse se lo avesse saputo, schivo come era, si sarebbe spostato per non farsi riprendere. Finita la guerra con il ritorno definitivo degli italiani venne costituita una Giunta consultiva per l’amministrazione cittadina della quale fece parte anche don Peteani e questo sarà il suo ultimo impegno di pubblico amministratore. Don Peteani proseguì nella sua attività pastorale vivendo anche i primi anni del fascismo. Altri tempi, non meno facili tanto che anche le processioni dovevano essere preventivamente autorizzate dalle autorità comunali. Don Peteani venne a mancare prematuramente a 65 anni, dei quali 26 vissuti da parroco a Cormòns, il 28 giugno 1926 e riposa nella tomba dei parroci nel cimiteri di Cormòns accanto al suo predecessore don Carlo Zurman. Franco Femia Friûl di Jevât PAR CURE DA LA SOCIETÂT FILOLOGJICHE FURLANE Vie Bellini, 3, Guriza - tel./fax 0481533849 - [email protected] - www.filologicafriulana.it Font fotografic Un dai aspiets plui particolârs da la Vuere Grande al è chel da la fotografie: a vuere dal ’14-’18 e je stade la prime documentade cu lis fotografiis no dome dai jenerâi e dai sorestants, ma ancje e soredut dai soldâts. Cuasi dutis lis fameis a àn a cjase une o plui fotos di nonos e parincj cu la monture dal soldât, sei di une bande, chê imperiâl, sei di chê altre, la taliane, magari in pose o cuntune tropute di militârs par dongje. Chestis imagjinis a son part da lis storiis familiârs, ma a fasin part ancje da la storie di ducj. E la Filologjiche no je di mancul! Intai archivis da la Societât al è depositât un album che al conten lis fotografii dal cjapitani Oreste Bugni. Nassût in Piemont tal 1890, chest uficiâl alian di artiliarie al è stât impegnât su la front dal Lisunç tra Luzinìs e il Calvari dal Mai 1915 fint emai in Otubar dal 1916, cuant che al fo ferît intune gjambe. Tornât in linie sul Cjars, daspò di Cjaurêt al è muart a Zenson su la Plâf il prin di Zenâr dal 1918. Pal so servizi al è stât decorât plui voltis. Cemût che cheste racuelte di fotografiis e sedi ivade a la Filologjiche a Guriza al è inmò un misteri, ma la particolaritât dal volum, cussì come i sogjets e i puescj fotografâts, lu rindin un document une vore preseabil. O fevelìn di passe tresinte pagjinis cun plui di sîscent fotografiis che no asin viodi dome soldâts in monture, in ativitât o in polse, ma soredut lis zonis di vuere: prime linie, trinceis, ma ancje paisaçs (il San Michêl colpît da lis bombis imperiâls) e paîs disdrumâts: plui da la metât da lis fotografiis a son tadis fatis a Luzinìs, Gradiscjuta, Mossa, mont Calvari, Pubrida, Peuma, fin San Lurinz e Capriva. Dentri da lis ativitâts di conservazion e tutele dal so patrimoni archivistic, la Filologjiche e à volût promovi la digjitalizazion di chest interessant font e in curt dutis lis fotografiis dutis lis pagjinis dal volum a saran disponibilis in formât digjitâl. Si podarà pensâ di lâ indenant cu la catalogazion dal font e di valorizâlu cuntune mostre e cu la publicazion di un catalic. Progjet par scandaiâ gjornâi e sfueis dal Friûl talian e Litorâl austriac ARCHIVI SFF, FONT BUGNI I l 1915, un an jenfri pâs e vuere. Ce si spietavisi, tal Friûl talian e tal Litôral austriac, e di ce si vevial timôr, se la vuere si fos slargjade? La publicistiche regjonâl vevie caratars siei propris rispiet a chê nazionâl taliane o autriache? Si rindevisi cont che il Friûl e il Litorâl a saressin stâts cjapâts dentri da la vuere e che a saressin rivâts sdrumaments e disgraciis, come sucedût l’an prin sui fronts ocidentâl e orientâl? A chestis domandis al vûl rispuindi il progjet 1915. Tra pace e guerra nella stampa e nella pubblicistica nel Friuli italiano e nel Litorale Austriaco, promovût da la Societât Filologjiche Furlane in parie cu la Deputazion di Storie Patrie pal Friûl, l’ICM - Istitût pai Incuintris Culturâi Miteleuropeans e l’ISSR - Istitût di Storie Sociâl e Religjose di Guriza. L’obietîf al è scandaiâ la publicistiche (stampe periodiche e rivistis) vignude fûr te zone dal Litorâl austriac e dal Friûl talian te prime metât dal 1915. Ancje se in timp di vuere la censure e meteve limits a ogni manifestazion publiche dal pinsîr, la stampe e ufrìs une largje schirie di leturis da la sene socio-politiche locâl e internazionâl in chei mês cetant dificii prin che l’Italie e jentràs in vuere. Si podaran duncje scandaiâ lis diferentis posizions de opinion publiche locâl, che no jere clare e univoche come che si pues pensâ. Stant che a vuê al mancje un studi che al cjali la stampe periodiche e la publicistiche locâl dal 1915 tal so complès e tal 1915, lis vôs da la stampe jenfri pâs e vuere detai, il progjet al propon di lâ insot inte analisi dai diviers câs editoriâi cuntun voli comparatîf e analitic, par podê ricognossi i procès di costruzion e condizionament da l’opinion publiche, che cence dubi a vegnin fûr ben a clâr, e la schirie di posizions politichis e ideologjichis che a jerin in chest teritori, par sô nature cetant miscliçât e che dal sigûr no si pues capî doprant une sole clâf di leture. A son trê i moments di lavôr metûts in cont par chest progjet, che al sarà coordenât dal professôr Fulvio Salimbeni e al cjaparà dentri une scuadre di sîs ricercjadôrs. Intun prin moment a vignaran individuadis lis fonts publicistichis (gjornâi e rivistis) che a saran ogjet dal studi: publicazions diferentis par lenghe (talian, todesc, sloven) e par orientament politic (catolic, liberâl, socialist, cu lis variants nazionâls presintis). Il secont al sarà il moment di analisi da lis diviersis testadis e formis di publicistiche nassudis te zone di riferiment tal cors dal 1915: chest scandai al fasarà vignî fûr lis posizions cjapadis di ogni Gnove publicazion gjornâl o sfuei rivuart il probleme, in chel moment ancjemò dome politic, da la vuere sclopade in Europe e che in curt e varès cjapât dentri ancje l’Italie. I risultâts a vignaran presentâts infin intune cunvigne - che la Societât Filologjiche e intint organizâ a Guriza dentri da la prossime Setemane de culture furlane in Mai dal an cu ven - e a saran racuelts e publicâts intun volum che, pe prime volte, al permetarà une leture articolade da la publicistiche buride fûr in regjon tal 1915. Ma nol è vonde. Progjets di cheste fate no puedin no vê un fin educatîf e par chest a àn di jessi fats cognossi ai plui zovins. A chest pro si intint presentâ ai students dai istitûts comprensîfs e da lis scuelis superiôrs dal Friûl Vignesie Julie i contignûts da la ricercje che, cun riflessions e considerazions adatadis a l’etât e al grât di studi dai arlêfs, ur fasaran capî ce che e je stade la prime vuere mondiâl inte nestre regjon, intune prospetive di educazion ai valôrs da la pâs e da la concuardie tra popui che di simpri a vivin dongje un cun chel altri. Antologjie buride fûr da la Filologjiche inte suaze da la colaborazion cul Comun Sagre e maledizion a Guriza inte Vuere Grande S ARCHIVI SFF, FONT BUGNI agre, Agonie, Maledizion. Guriza tal 1916 e je dutis chestis robis, ma ancje altris: aspetative, glorie, pôre, dolôr, sanc e maseriis, torments di une citât disvuedade, vitime e premi tal stes timp, une citât che ducj le bramavin tant che e jere deventade la clâf di volte di une vuere che e à sassinât centenârs di miârs di soldâts, di une bande e di chê altre dal front che al passave li dongje. Al somee che dutis lis contradizions di une citât, che di simpri incà e jere usade a lis convivencis, a saltin fûr in chel moment e le menin vie come la montane. Ricuardâ la Vuere Grande a Guriza al vûl dî confrontâsi par fuarce cuntune varietât di sensazions contrariis, complicadis, profondis e, dut câs, simpri une vore dolorosis. L’inizi di cheste vuere al fasè finî il mont di insium che la "Nize austriache" e veve vivût tal Votcent, segnant la fin definitive dal Imperi austroongjarês e la nassite da la Guriza taliane. Par memoreâ i cent agns di chei grâfs acjadiments, la Societât Filologjiche Furlane e à pene burît fûr cu la poie dal Comun di Guriza une antologjie di scrits che a fevelin da la citât in chei agns: achì si ricjatin l’umiltât e la solenitât di Vittorio Locchi tal descrivi, te Sagra di Santa Guriza, la spiete e l’inizi da la bataie par concuistâ la citât; la rabie e la disilusion puartade de vuere tes rimis di O Gorizia, tu sei maledetta; l’amôr incondizionât par la proprie citât e la conturbie par la agonie e lis insigurecis che a vivevin i gurizans, e ancjemò, il dolôr par un passât pierdût, ma, tal stes timp, ancje il cûr di tirâsi sù lis maniis par tornâ a fâ sù un avignî gnûf. I tescj a son insiorâts cun imagjinis pal plui ineditis tiradis fûr dai archivis fotografics da la Societât Filologjiche Furlane, in particolâr dal font cartulinis e dal font dal cjapitani Oreste Bugni, uficiâl di artiliarie che il so album fotografic al è cumò in possès da la Filologjiche: un patrimoni di passe sîscent imagjinis su la Vuere Grande e, di chestis, passe tresinte fatis sul front gurizan e tal dulintor. I tescj sielzûts par cheste antologjie, la Filologjiche e à volût voltâju e publicâju ancje par furlan - lis traduzions a son di Anna Madriz, Gianluca Franco, Paolo Roseano e Gabriele Zanello - par fâ vignî fûr in maniere ancjemò plui vive la anime furlane di Guriza. 12 Musica, Sport & Spettacoli Sabato, 31 ottobre 2015 ✎A tutto sport Prosegue con successo la Stagione della "Lipizer" Gli stadi della memoria T utto passa, tutto se ne va, a volte anche i ricordi perchè nella frenesia odierna quello che avviene in questo momento un minuto dopo è già passato, a volte da cancellare. Anche nel calcio dove bisogna sempre essere proiettati al futuro. Fino alla fine degli anni ’70 chi vinceva lo scudetto, passava l’estate e giungeva alla prima domenica di ottobre - in cui iniziavano i campionati - godendosi la gloria del vincitore. La Coppa Italia prendeva il via a metà settembre ed il regolamento imponeva alle società di non giocare nessun tipo di amichevole nel mese di luglio. Il calciomercato aveva una finestra di soli quindici giorni all’inizio di luglio e quindi le società si radunavano sempre dopo il 20 del mese. Le nostre squadre partecipavano allora alla Mitropa Cup: negli anni ’30 e fino agli anni ’50 si trattava di una specie di Coppa dei Campioni dell’Europa centrale. Poi con l’avvento della Coppa dei Campioni vera e propria, la Mitropa ha perso il proprio fascino prima reinventandosi come torneo fra le vincitrici dei campionati di serie B, per poi scomparire del tutto. Questo torneo vedeva la presenza dei campioni nazionali di Jugoslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria e ovviamente dell’Italia. Erano gli anni in cui si giocava in stadi sparsi in tutta Italia che poi sono stati abbandonati: l’Arena, il Vomero, l’Amsicora... Anche dalle nostre parti alcuni stadi hanno fatto la storia del calcio triveneto prima di essere abbandonati o demoliti, lasciando il passo per nuovi impianti che - in molti casi - hanno portato più sfortuna che altro alle loro squadre. Basta pensare le vicende travagliate della Triestina da quando gioca al "Nereo Rocco" o per il Padova che lasciando l’"Appiani" sta conoscendo anni difficili nel nuovo "Euganeo". Per tutti questi motivi quando in televisione vedo le immagini delle partite casalinghe del Vicenza, mi sembra di tornare indietro nel tempo. Al "Romeo Menti" della cittadina berica si sono vissuti gli anni del mitico Lanerossi che nella stagione 197778 allenato da Giovan Battista Fabbri giunse secondo giocando un gran bel calcio. Paolo Nanut (FOTO G. ZAMOLO) Vibranti emozioni col Quintetto "Barutti" È ovvio che non sia ininfluente il vincolo familiare nel Quintetto Barutti (quattro sorelle e un fratello), che Elena Lipizer ha meritoriamente inserito nella stagione concertistica 2015-2016 dell’Associazione intitolata a suo padre Rodolfo di cui è direttrice artistica. Oltre alla notorietà del dato sentire, nella concordia del fraseggio consanguineo, una prerogativa e nella chiara intesa conseguiti con dell’ensemble unica al mondo, oltre l’avere respirato quotidianamente alle reciproche interferenze una singolare atmosfera e osmotiche nei processi di naturalmente con la libertà di maturazione artistica ben confrontarsi a piacimento fra le mura immaginabili, c’è comunque da domestiche, alla presenza dei genitori rilevare l’approdo interpretativo che, anch’essi votati alla musa Euterpe. in questo caso, si appalesa nell’idem Fatta questa premessa sullo… stato di famiglia, va detto che il repertorio proposto al teatro Bratuž comprendeva l’op. 60 di Brahms e la 44 di Schumann, due partiture ben frequentate dagli esecutori ma non di uguale gradimento per il pubblico. In particolare, controversa è la pagina del primo, lavoro tormentato e più volte ripreso dal suo originario abbozzo del 1853 fino alla stesura definitiva di 20 anni dopo. Al dominante clima malinconico dai caldi colori autunnali, evocati con dolorosa vena romantica dovuta all’amore impossibile per Clara Shumann, viene attribuita da molti la qualifica di sublime; di uggioso da altri, che esprimono riserve su una composizione severamente cupa seppure tematicamente esuberante. Di tutt’altra tempra la pagina successiva, che si contrappone alla relativa staticità brahmsiana per la ricerca di una… spettacolarità che riflette un periodo felice e artisticamente prolifico del giovane autore, la sua emozionante spontaneità nell’esprimere lo slancio vitale conferitogli dall’aver coronato di recente l’agognato sogno d’amore. Sempre dominante il ruolo della tastiera, lo strumento prediletto da Robert come destinatario di intime suggestioni e arditezze inusitate, pur nella stringatezza della scrittura. Se nel mio lavoro di cronista musicale mi propongo solitamente di rifuggire dall’enfasi imperante, dal paradosso insopportabile e dalla prolissità di un’aggettivazione iperbolica propinata da ogni sorta di mass media - televisione in testa -, non posso, però, negare ai fratelli Barutti un giudizio… esclamativo per avere elargito al pubblico goriziano una serata vibrante di emozioni, dalla tenerezza affettuosa al tormento angoscioso. Festeggiato da reiterati applausi, il Quintetto Barutti ha concesso un gradito fuoriprogramma di Boccherini (Ritirata notturna di Madrid). Silvio Montaguti "Gorizia Classica" in Borgo Castello Agenda Sicurezza ed eleganza per l’atteso duo Zanola - Cristancig ■ Ronchi H a preso il via con ottimo successo la stagione concertistica "Gorizia Classica", giunta alla sua diciottesima edizione. Il concerto inaugurale si è tenuto sabato 24 ottobre alla presenza di un folto e appassionato pubblico. Protagoniste dell’atteso pomeriggio musicale sono state il soprano Siriana Zanolla, e la pianista Cristina Cristancig, quest’ultima in quest’occasione anche in veste di compositrice. Sono due valide artiste isontine, con un ricchissimo curriculum di studi musicali e un’intensa attività concertistica alle spalle, che hanno subito convinto il pubblico per la sicurezza e l’eleganza delle loro proposte musicali. "Canto d’amore" è il titolo dato alla gradevolissima rassegna di romanze e canti proposti, dove l’amore descritto nei testi era sia quello per altre persone, sia quello per la natura, per la vita, per il futuro, descritto da autori quali Guerrini, Rückert, Gallet, anonimo, Mackay, Sila y Valdés, Dickinson, D’Annunzio, Ardo, Rellstab e Ferrer. Il programma, musicalmente parlando, DVD Forum su Johnny Depp La rassegna proseguirà sabato 31 ottobre, quando tornerà a Gorizia il pianista milanese Riccardo Schwartz comprendeva pagine che spaziavano dai romantici tedeschi Schumann e Schubert agli operisti Massenet e Verdi, per passare allo splendido "Morgen" di Richard Strauss, alle dolci romanze di Tosti, alla musica di "Luci della città" di Charlie Chaplin. Molto interessanti e applaudite sono state le canzoni argentine "La rosa y el sauce" di Carlos Guastavino e "Balada para un loco" di Astor Piazzolla, brano conclusivo di grande effetto. Di grande interesse e scrittura mai banale e appropriata sono stati proposti i tre recentissimi song The Sun and Fog, Wild nights! e It’s like the light, su testo di Emily Dickinson, musicati da Cristina Cristancig, proposti in un concerto pub- blico per la prima volta e molto apprezzati. Vivissimi sono stati i consensi tributati dall’appassionato pubblico alle due artiste isontine, con due "fuori programma", "Tornerà domani" di Stanislao Gastaldon e "Somewhere" da West Side Story di Leonard Bernstein. La rassegna proseguirà sabato 31 ottobre, quando tornerà a Gorizia - sempre con inizio alle 17 in borgo Castello - il validissimo pianista milanese Riccardo Schwartz, già apprezzatissimo ospite di "Gorizia Classica" nel 2014. Proporrà un repertorio di grande impegno, con pagine di Albeniz, Beethoven e l’intero ciclo dei quattro Scherzi di Fryderyk Chopin. "Non si desidera ciò che è facile ottenere". Così si esprime Johnny Depp, l’affascinante anti-divo di Hollywood. Per mettere a fuoco la carriera dell’attore statunitense e il suo felice sodalizio con il regista Tim Burton, l’associazione "Sentinelle dell’Aurora" e la Parrocchia Maria Madre della Chiesa hanno deciso di organizzare DVD Forum, dal titolo Johnny Depp, icona del cinema di Tim Burton. La manifestazione prevede quattro appuntamenti con cadenza settimanale, che avranno luogo nella Sala "Don Bosco" di Ronchi dal 7 al 28 novembre. Ad aprire la rassegna il 7 novembre alle 20.30 sarà un classico come Edward mani di forbice, una fiaba moderna sulla diversità, della quale è protagonista un tenero Frankenstein con le forbici al posto delle mani. Dopodiché, il 14, toccherà a La fabbrica di cioccolato, trasposizione dell’omonimo romanzo di Roald Dahl, nel quale il piccolo e povero Charlie viene catapultato nella fabbrica di cioccolato dell’eccentrico Willy Wonka, vivendo un’avventura straordinaria. Il 21 sarà la volta di La sposa cadavere, un gioiello dell’animazione con la tecnica della stop motion, in cui Johnny Depp presta la voce a Victor, giovane impacciato che si ritrova coinvolto in un intrigo matrimoniale... con una sposa defunta! A chiudere la manifestazione sarà Alice in Wonderland, rilettura in chiave dark del classico Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Dialogo aperto Sabato, 31 ottobre 2015 ✎Nonna,ora ti conto... ✎ LA POSTA DEI LETTORI | Il Padre Nostro di Maria Brumat Caro direttore vorrei ringraziare gli amici dell’UNITALSI per il ricordo fatto su Maria Brumat la scorsa edizione di Voce Isontina a pagina 8 con "Il Padre Nostro dell’egoismo". Vorrei però aggiungere un piccola specifica che ci aiuta a comprendere il significato profondo per cui Maria ha fatto tale scritto. Il testo, scritto da Maria quando ancora riusciva a battere a macchina, era stamparto fronte/retro perché era proprio lì, sul retro, che si esplicitava il suo profondo pensiero. Sul retro si leggeva "Il Padre nostro dell’amore". Padre nostro: è bello, di intima ed immensa consolazione, sapere che abbiamo Dio come Padre; poiché sei Padre noi siamo tuoi figli e questa realtà ci dà la gioia di essere fratelli. Che sei nei cieli : sei nella realtà più concreta di cui Gesù ci ha aperto la strada col dono di sé. Sia santificato il tuo nome: il tuo nome sia onorato da tutti, non solo a parole ma soprattutto con le opere di carità. Nessuno lo insulti o lo usi per scopi propri! Venga il tuo regno: fa che cerchiamo sempre il tuo regno di giustizia e di pace nella verità. Sia fatta la tua volontà: Tu, o Signore, vedi tutto, quindi facci docili alla tua volontà perché tu vuoi il meglio per ciascuno. Come in cielo così in terra: perché in terra si attui l’amore e la benevolenza che è in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: rivolgiamo a te Padre, la preghiera per il 13 Colori e luci costante nutrimento del corpo e dello spirito di tutti. E rimetti a noi i nostri debiti: nella tua grande misericordia cancella le nostre colpe e donaci il tuo perdono. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: solo dopo aver sperimentato il tuo amore nel tuo perdono sapremo perdonare inostri fratelli! E non ci indurre in tentazione: La tua grazia sia nostro sostegno nel superare le nostre tentazioni. (scoraggiamento difronte al male attuale) Ma liberaci dal male: rendici forti nell’affrontare l’inevitabile male temporale, perché se è unito a Cristo è fonte di bene; fa che non perdiamo di vista i beni eterni. Amen: Così credo, così è, così sia sempre! Micaela Piccagli Basta guerre! Ci sono celebri aforismi , che in poche parole riflettono la storia dell’umanità, tra questi fa brillante presenza codesto: “La guerra fa lo Stato, gli Stati fanno la guerra”. La nostra epoca relaziona spesso forza e potere, postulando quella dissimulazione onesta, che vuole il cinismo gerrafondaio ammantato da moralismo irenico. Certamente le soluzioni alla pace perpetua non sono alla portata di mano, ma intervenire per programmare lo Stato – minimo questo è possibile, perché lo Stato forte è sempre foriero di sciagure. Oggi giorno tale possibilità risulta un traguardo attuabile, che andrebbe agevolato con una programmazione generazionale. Consapevole che ogni idea sottende un aspetto del reale, perciò ogni persona forma una parte del reale senza possedere la totalità, e qui ci viene incontro la globalizzazione, che economicamente ha portato alcuni aspetti negativi ma sul piano etico - morale potrebbe riservarci quel dialogo positivo, quel prezioso vaccino contro ogni fanatismo, contro ogni prevaricazione militare insomma contro ogni conflitto armato. Giuseppe Marcuzzi Errata corrige In merito all’articolo apparso su Voce Isontina della scorsa settimana (24 ottobre) sull’inizio del percorso catechistico nelle parrocchie di Fogliano, Polazzo e Redipuglia ci sono stater segnalate alcune doverose rettifiche. Innanzitutto la creazione del piccolo gruppo di cinque bambini seguiti dal parroco don Duilio, a detta dello stesso sacerdote, "è rimasta solamente un’idea". La sua creazione non è stata quindi portata a termine. Inoltre il gruppo catechistico portato avanti a Redipuglia dal diacono Franco Baggi non risulta essere composto da 23 bensì 19 ragazzi. Purtroppo le informazioni che sono giunte erano datate e la situazione si è modificata nel tempo. Ivan Bianchi Ciao nonna, a scuola ora dipingiamo le stagioni; il maestro di arte ripete: attenti! Guardate bene che colori ha il nostro autunno! E io, guardo. Sul Carso è iniziata la " foiarola": oro, rosso, bronzo, che poi vireranno ai viola. In cimitero i crisantemi hanno gli stessi colori. E guardo, sulle lapidi chiare o scure, nei piccoli ritratti, il nonno, le prozie, una vicina di casa.. Tu mi parli di loro, e a me piace accendere un lumino, pulire le foto ovali, aiutarti a sistemare i fiori mentre mi racconti delle loro vite. - Ricordi Mariucci? La bisnonna lavorava alle filature, era un lavoro assai duro. Questa sua sorella,vedi, si chiamava Mariucci, come te, ricordatene sempre.-E guardo il monumento alto e bianco ai caduti della Grande Guerra. - Poveri ragazzi, povere le loro mamme..diciamo anche qui una preghiera, non li dimentichiamo .-In paese, zucche intagliate e scheletri di carta si fan vedere qui e là: non è niente sai nonna, me lo han spiegato anche al catechismo. Nessuna zucca di plastica illuminata mi può far capire da dove vengo, per cosa sono vissuti il nonno, le prozie,i soldati.Il lumino che abbiamo acceso in cimitero mi rischiara il cuore, cancella le paure, ha reso bellissimo il volto del nonno nella foto. Ti scrivo ancora! Mariucci Racconto E Vita quotidiana ra una bella mattina d’ottobre. Una di quelle giornate piene di sole fresco, che ti fanno sentire viva nell’anima e nel corpo. Anna uscì a fare la spesa, stava bene con se stessa, quella mattina. Aveva fatto pochi passi che incntrò un’amica. Una di quelle persone tanto care, ma tanto problematiche. E difatti cominciò a esporle i problemi suoi e di tutta la famiglia e la sua angosciosa ansia di non saper che fare, come affrontare situazioni fragili e tanto problematiche. - Addio serenità - si disse Anna questa tenta di sabotarmi la giornata. Ma non si lasciò irretire nella gara delle disfunzioni esistenziali. Che fare? Non poteva liquidarla con una battuta ed andarsene, tanto più che l’amica sembrava invidiare la sua calma, la sua pazienza, il suo felice stato di serenità. - Calma, amica mia - le disse Non ti racconto le mie ambasce per non angosciarti ancora di più. Ma anch’io ho le mie, come tutti. - E allora come fai a sembrare sempre tanto serena? Anna non sapeva mai rispondere Direttore responsabile: Mauro Ungaro Direzione, Redazione, Amministrazione: 34170 Gorizia - Via Seminario, 7 Telefono 0481 531663 - Fax 0481 532878 email:[email protected] Autorizzazione Tribunale di Gorizia n. 33 del Registro 7-1-1964 Stampa: CENTRO STAMPA DELLE VENEZIE Soc. Coop. a r. l.,Via Austria 19/b - 35127 Padova PD, tel. 049 8700713; email: [email protected]. Pubblicità: PUBLISTAR, Via Treppo, 5/B - 33100 a domande dirette, tanto più che non era consapevole di apparire sempre serena, anche quando dentro le tumultuava l’ansia di un problema. Ma quella mattina, in effetti, si sentiva in pace. Aveva appena letto un versetto di una lettera di san Paolo, quella in cui l’Apostolo dice che il cristiano deve operare nel mondo senza essere del mondo. Qualcosa del genere, anche se non erano quelle le parole esatte. Poco importa: l’impatto era stato forte. Vuol dire aveva meditato - che bisogna staccarsi dalle cose di questa terra, guardandole dall’alto, come un astronauta che guarda dall’alto la terra, ne ammira la complessa bellezza, ne conosce la cruda realtà, ma in quel momento non ne rimane coinvolto nè tanto meno sconvolto. Bello, il problema non sarebbe riuscirci per poco, ma farlo rimanere una definitiva conquista. Impresa non facile. Chi può rimanere un astronauta su questa terra? Le cose ti si attaccano addosso, i desideri, le speranze ti tormentano, le attese irrisolte possono diventare piaghe brucianti. La vita, a momenti, diviene una corsa ad - Udine - Tel. +39 0432 299664 Email: [email protected] www.publistarudine.com Spedizione in abbonamento postale Abbonamenti: Ordinario (annuo): Euro 45,00 - Sostenitore: Euro 50,00 - Benemerito: 100,00 - Estero: Paesi europei: Euro 100,00 - Paesi extraeuropei (via aerea): Euro 125,00 - Prezzo di una copia Euro 1,00 - Una copia arretrata Euro 2,00 - L’importo dell’abbonamento può essere direttamente versato all’Amministrazione, ostacoli, che ti mozza il fiato e ti fa perdere il controllo delle situazioni. A tutte le età. E allora? Niente da fare: il cristiano dovrebbe staccarsi dal mondo, per vivere la pace del cuore. La fai facile, caro san Paolo. Mi piacerebbe sapere se ci sei davvero riuscito, sempre. No, non si riesce, non si può sempre riuscire. Il tempo si snoda ad onda, una mattina ti sembra di sentirLo vicino, di abbracciare la Sua pace, di riuscire a guardare le cose di questo mondo con i Suoi occhi. E poi...basta un niente che ti ritrovi daccapo nelle retrovie. Proprio un niente: un incontro, una parola nata male, un’immagine storta per farti smarrire il filo della carità, la serenità dell’abbandono. - Cara amica, mi hai scocciato con le tue lamentele. Che ti devo dire? Cerca di guardare le situazioni in positivo, scarica le parole storte, riempiti di luce e di positività, cerca più che puoi di guardare le cose dall’alto. Fai questo esercizio ogni mattina e vedrai che starai meglio nell’anima e nel corpo. Ma non riuscì a dire niente di tutto ciò, lasciò l’amica andare a ruota libera fino a che non ebbe svuo- Giornale Locale di Informazione Generale oppure a mezzo C.C.P. n. 10656494 intestato a Voce Isontina, via Arcivescovado, 4 - 34170 Gorizia Pubblicità: Tariffe a modulo (mm. 40 x 42 mm.): Euro 18; finanziari, legali: Euro 26 Tutti i diritti riservati - Esce ogni sabato. I manoscritti e le fotografie inviati alla redazione, an- tato tutto il vaso delle negatività. Poi si accorse ad un tratto dell’ora tarda e scappò via, ma con passo più leggero, come alleggerita di un peso. Anna la guardò andare, in fondo non aveva quasi aperto bocca, aveva solo ascoltato, forse è solo di questo che l’amica aveva bisogno. D’accordo, ma santa pazienza ce l’aveva messa tutta per non sbottare, in fondo ogni negatività lascia il segno. - Caro san Paolo - disse tra sè proseguendo il discorso di prima, mi devi spiegare come si fa a operare in questo mondo senza essere del mondo. Significa forse possedere la serafica che se non pubblicati, non si restituiscono. Il settimanale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250. Informativa: Ai sensi dell'art. 13 del Dlgs del 30.06.2003 n° 196 (Codice Privacy), si precisa che i dati dei destinatari del giornale, da tempo in nostro possesso, forniti all'atto della sottoscrizione dell'abbonamento o diversamente acquisiti da enti collegati con l'Arcidiocesi di Gorizia - Voce Isontina, verranno utilizzati dalla stessa Arcidiocesi di Gorizia - disponibilità di un angelo? Secondo te, mi sono comportata nel modo giusto tacendo oppure avrei dovuto esporle la tua filosofia? Vallo a sapere, magari quella si offendeva per la predica non richiesta. Però anche tu può darsi che ti sbagli. Sei sicuro che essere cristiani non voglia dire invece essere di questo mondo? In fondo non siamo buddisti. Ma può anche darsi che invece sia io a non riuscire, anzi a non volere comprenderti fino in fondo. In tutti i casi, si può provare, ma il risultato non è garantito, ammetilo. Rosaria DeVitis Piemonti Voce Isontina, editrice del settimanale, per essere inseriti in un archivio informatizzato idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Tali dati saranno utilizzati, salvo espresso divieto scritto degli interessati, oltre che per il rispetto del rapporto di abbonamento o di invio di pacchi, anche per le proprie attività istituzionali ivi comprese la comunicazione, l'informazione e la promozione, nonché per conformarsi ad obblighi normativi e di legge. Questo numero è stato chiuso in redazione alle 13 di martedì 27 ottobre 2015 Gorizia Sabato, 31 ottobre 2015 15 Migrazioni: oltre i pregiudizi ed i luoghi comuni Doppio partecipato appuntamento per conoscere la realtà del fenomeno presso la Sala "Incontro" e l’Istituto "Dante Alighieri" D el fenomeno "immigrazioni", si è parlato in maniera approfondita, di fronte ad una platea molto numerosa ed attenta, presso la Sala "Incontro" della Parrocchia di San Rocco a Gorizia, in una serata organizzata dall’Associazione culturale Libertà Territorio Soldarietà, in collaborazione con il Centro Culturale Incontro. Dopo il saluto e la sottolineatura dei perchè dell’incontro da parte del Presidente dell’Associazione LTS, Franco Brussa, hanno preso la parola i tre relatori della serata che, nell’ordine, sono stati Gianfranco Schiavone, esperto sui temi del diritto "Non c’è alcuna emergenza d’asilo nonchè consulente della Regione FVG; Daniele Del Bianco, Direttore delprofughi a Gorizia, dato l’ISIG di Gorizia, che recentemente ha realizzato un indagine pilota dal titolo "I barche tra richiedenti asilo dei Balcani" e don Pierluigi Di Piazza, e profughi, presenti in città, coni fondatore e Presidente, del Centro di acconon si raggiunge nemmeno glienza per immigrati, profughi, e rifugiati politici, intitolato a padre Balducci. l’1% della popolazione" Questi, incalzati dalle domande che il giornalista de Il Piccolo, Giovanni Tomasin ha posto loro, hanno affermato all’unisono, supportati da dati e precisi riferimenti normativi evidenziati in apposite slides, che non c’è alcuna emergenza profughi a Gorizia, dato che tra richiedenti asilo e profughi, presenti in città, non si raggiunge nemmeno l’1% della popolazione residente, rispetto ad altre zone dell’Italia, dove si raggingono anche percentuali che sfiorano il 7%. Vero è, semmai che, causa il fatto che non tutte le autorità ed istituzioni, che per legge, sarebbero chiamate a risolvere il problema, dando loro un ricovero idoneo ed un assistenza dignitosa, stanno facendo fino in fondo il loro dovere, molti di questi profughi, sono costretti a vivere in strada, nei giardini pubblici, o peggio in riva al fiume Isonzo, con tutte le problematiche conseguenti, dando così l’impressione che la città sia invasa. Smentito poi, in particolare dai dati emersi dallo studio dell’Isig, che questi immigrati vengano in Italia e a Gorizia per piacere e per scelta. Vi arrivano scap- pando da guerre, carestie e lotte tribali e religiose ed ognuno di loro (sono tutti maschi ) ha alle spalle le rispettive famiglie che fanno enormi sacrifici economici per assicurare loro i soldi per il viaggio, nella speranza che almeno loro, possano sfuggire alle violenze e alla morte. La meta finale poi, sarebbe, nella quasi totalità di questi profughi, il Nord Europa, ma causa passeur senza scrupoli e leggi non sempre adeguate e applicate negli Stati di passaggio, essi sono spesso costretti a viaggi che possono durare anni e, alla fine, a raggiungere la meta agognata, rischia di essere solo una minima parte di loro. Questo incontro, ha poi avuto, il mattino seguente, presso l’Istituto statale "Dante Alighieri" di Gorizia, un secondo, interessante momento. Infatti, sempre su iniziativa dell’Associazione LTS, d’intesa con il corpo insegnante del locale Liceo Classico, alla presenza di tutte le classi di quella scuola, c’è stata la proiezione del film/documento "Io sto con la sposa", che racconta in presa diretta, la storia realmente accaduta, di cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra che, per evitare di essere ar- restati come contrabbandieri, aiutati da amici italiani e siriani, mettono in scena un finto matrimonio, che permetterà loro di proseguire nel viaggio clandestino da Milano a Stoccolma. Alla proiezione del film è seguita poi l’illustrazione, da parte delle ricercatrici dell’ISIG Ramona Velea e Olivia Ferrari, dei contenuti della loro ricerca sui richiedenti asilo presenti a Gorizia e l’intervento di don Paolo Zuttion, direttore della Caritas Diocesana che, tra l’altro, ha voluto sottolineare il lavoro fin qui svolto dalla Caritas, oltre al meritorio impegno di tanti volontari e di qualche Comune isontino, sul tema profughi e richiedenti asilo, il che, ha affermato, ha permesso di compensare, in più di qualche occasione, le carenze delle istituzioni. Si è quindi aperto un interessante dibattito con gli studenti che, non si sono limitati a porre tutta una serie di domande alle due ricercatrici e a don Zuttion, ma hanno anche espresso, chi in un senzo, chi nell’altro, la loro visione del problema. La mattinata si è conclusa con la telefonata di Tasnnem Fared, la protagonista del film, che si è congratulata per l’iniziativa e che ha promesso di essere presto a Goriz ia. Quattro incontri proposti dal Circolo "Medeot": percorsi verso un’integrazione possibile e sostenibile H a preso il via il ciclo di quat- Drammi di vita umana tro incontri promossi dal Circolo Camillo Medeot al- che si perpetuano in mezzo l’interno del progetto Per- all’indifferenza della restante parte corsi INformativi e dal titolo Percorsi verso l’integrazione possibile e dell’umanità incapace di accogliere, sostenibile degli immigrati - Tra ac- incapace di capire a volte coglienza e crisi di identità, che ha affrontato in maniera oggettiva un ma non sempre tema tanto vivo e altrettanto sentito, anche dal territorio isontino , quale quello dell’immi- la definizione di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo all’interno del sistema legislativo per poi addentrasi in grazione. Sono intervenuti l’Avv. Podlipnik del foro di Gorizia e quella che è l’operatività sul nostro territorio. l’Avv. Valentina Masotto, membro del CIR (Consiglio Ne è emerso un quadro chiaro che ha sfatato i tanti miitaliano per i rifugiati) che unitamente a Federica Ricci ti e le altrettante banali affermazioni che si sentono della Caritas che è parte attiva del progetto di integra- spesso sul tema, evidenziando come la condizione di zione Sprar e Lydie Coulibaly dell’Anolf , hanno illu- accoglienza risulti un dovere per gli stati che sono ogstrato sul piano legale e su quello operativo come vie- getto di questi flussi immigratori e per i quali sono stanne tutelato il diritto di asilo che è tra i diritti ziati fondi ben determinati. fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla Costituzio- Tra le tante cose che hanno colpito gli intervenuti alcune. L’articolo 10, terzo comma, della Costituzione pre- ne in particolare paiono interessanti. Troppo spesso si vede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel afferma che ai richiedenti asilo lo Stato italiano eroga suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche direttamente ed individualmente 35 euro al giorno in garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo cambio di nulla e senza coinvolgimento alcuno in attinel territorio della Repubblica, secondo le condizioni vità lavorative. In verità queste cifre vanno erogate agli operatori pubblici o privati che sono incaricati a svolstabilite dalla legge. Si è cominciato dapprima ad inquadrare, grazie alla gere attività di emergenza per l’accoglienza dei michiara e dettagliata esposizione dei legali, quella che è granti. In quanto al tema del contributo lavorativo, che si vorrebbe dai più prestato in cambio dell’accoglienza, va rilevato che il dettato legislativo non prevede la possibilità per i richiedenti asilo di svolgere alcuna attività lavorativa. Ecco che viene dunque alla luce un quadro ben diverso da quello che ci viene da più parti prospettato e dal quale scaturisce in tutta la sua triste e prorompente realtà la condizione di queste persone. Drammi di vita umana che si perpetuano in mezzo all’indifferenza della restante parte dell’umanità incapace di accogliere, incapace di capire a volte ma non sempre. Tanti, infatti, sono quelli che fortunatamente tendono le braccia ai più bisognosi per ridare dignità agli individui stessi e al genere umano tutto. Il Percorso continuerà il 26 novembre con la serata dal titolo "Occupazione difficoltà economiche e misure a sostegno del reddito" - Diritto all’indipendenza e alla dignità dell’individuo sempre alle 18 Presso la sala del Pastor Angelicus in via Rabatta 18. 16 Gorizia Sabato, 31 ottobre 2015 La cerimonia delle Cresime a Campagnuzza Impegnati a servire con amore il prossimo S abato 17 ottobre sulle note della canzone "Servo per amore" l’arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli ha accolto 11 ragazzi della parrocchia di Madonna della Misericordia (Campagnuzza) per impartire loro il sacramento della Confermazione. Dal decanato Assieme a lui, ad accogliere i ragazzi, il parroco don Fulvio ed i catechisti Donatella, Giovanni e Deborah. La cerimonia è molto composta, sentita dalle famiglie, dai padrini e dalle madrine che hanno accompagnato verso l’altare questi ragazzi atipici per la loro età. In occasione della Giornata in cui la Chiesa dedica particolare attenzione all’impegno missionario, il Vescovo Carlo, durante l’omelia, ha condiviso l’esperienza vissuta da giovani della nostra diocesi che hanno passato le proprie vacanze estive condividendo la quotidianità dei missionari tanto in Italia quanto in altre parti del mondo. Il vescovo è riuscito a trasmettere in tutti gli ascoltatori certamente l’atipicità ma soprattutto la bellezza e la grandezza della scelta portata avanti da questi giovani di rinnovare la propria fede in Cristo. Una cerimonia breve ma molto intensa soprattutto nel momento in cui l’assemblea è rimasta in silenzio osservando questi ragazzi ricevere il dono dello Spirito Santo. Ecco i nuovi "Servi per Amore", chiamati dal Padre a non abbandonare il cammino fin qui compiuto ma ad iniziarne uno nuovo. Il Vescovo Carlo ha auspicato la loro crescita interiore e il dispendio di parte delle loro energie "come Maria ai piedi della croce" per essere nuova forza e nuova Missione "perché il seme sparso [...] cada sulla buona terra". Al termine della liturgia tutta l’Assemblea ha accolto con gioia i ragazzi rinnovati nella fede con uno scrosciante applauso. Ragazzi contro la tendenza all’indifferenza verso i valori cristiani che, parafrasando il canto" avanzando nel silenzio si fanno "servi di ogni uomo e donna, sacerdoti dell’Umanità intera" . Lisa Garbellini ■ San Rocco I viandanti del mondo Si intitola "I viandanti del mondo. Memorie: storie e storie di migrazioni" lo spettacolo, per la regia di Vito Dalò, che andrà in scena venerdì 30 ottobre, con inizio alle ore 20.30, presso la Sala "Incontro" della parrocchia di San Rocco, in via Veniero 1 a Gorizia. Lo spettacolo teatrale - già messo in scena con successo nei mesi scorsi in altri centi della regione Friuli Venezia Giulia - è interpretato da attori italiani e soprattutto stranieri, provenienti dai cinque continenti ed attualmente residenti nella città di Gorizia e nell’Isontino. In un momento davvero così delicato in relazione alla discussione sull’accoglienza e la reciproca integrazione di immigrati e residenti, l’arte teatrale riesce a dimostrare quali risultati si possono ottenere quando ciascuno è messo nella condizione di poter esprimere il meglio di sè. L’obiettivo dell’iniziativa è primariamente quello di favorire l’inclusione di persone di culture diverse in un progetto multiculturale. Saranno raccontate, con teniche tealtrali diverse, setorie di migrazione del tempo e del momento storico. Dalla vita di Malinche (originario del Messico) al rito matrimoniale thailandese, dall’odissea di Masoud (giunto in Europa dall’Afghanistan), all’identità di Natalia (Transistria), per concludere con la storia del tango (Buenos Aires) dalla nascita ai suoi sviluppi. La struttura di proprietà della Provincia a Bagni di Lusnizza verrà infatti realizzato un nuovo impianto idrico antincendio, con gruppo elettropompa e serbatoio d’accumulo esterni, un incremento nel numero delle manichette e verrà riposizionato il gruppo di attacco motopompa per i Vigili del Fuoco. Verrà anche riqualificato l’impianto di rilevazione fumi, con sostituzione della centralina e dei sensori di fumo, sostituite tutte le porte tagliafuoco e i maniglioni antipanico; verrà installato un evacuatore di fumo e calore, collegato all’impianto di rilevazione fumi e acquistati materassi, coprimaterassi, guanciali, coperte e tendaggi in classe 1 IM - ignifugo. Infine verranno dipinti con vernice intumescente gli elementi di arredo in legno e adeguato il deposito di gas GPL. L’importo dei lavori sarà attorno ai 100.000 euro. ■ S. Cuore La testimonianza di Claudia Pontel In occasione della Giornata missionaria mondiale di domenica 18 ottobre, nella bustina per la raccolta delle offe te a favore delle Missioni era scritto: "sono molte le necessità materiali ed economiche delle missioni: non solo per fondare la chiesa con strutture minime ma anche per sostenere le opere di carità, di educazione e di promozione umana", (dall’Enciclica Redemptoris Missio, n.81), questo è stato anche l’intento della testimonianza della missionaria laica Claudia Pontel, nativa di Aiello del Friuli, che presentata da don Sergio Ambrosi, come ospite della Parrocchia del Sacro Cuore, durante le due S.Messe domenicali, ha raccontato alcuni momenti del servizio che svolge a Bouake in Costa d’ Avorio. È stato per tutta la comunità una grande ricchezza seguire il racconto della sua "chiamata" e del suo "servizio" in un quartiere popolare di Bouake, dove sorge il Centro Notre Dame des Source, una casa che accoglie una cinquantina di bambini orfani, abbandonati o affida provvisoriamente in attesa che la situazione famigliare dalla quale provengono, si assesti. La comunità del S.Cuore la ringrazia per la sua disponibilità e continuerà a seguirla con la preghiera nel cammino di volontariato che ha intrapreso. Dal decanato La storia Casa "mons. Faidutti": 25 anni di ospitalità L a Casa provinciale per Ferie "monsignor Luigi Faidutti" a Bagni di Lusnizza festeggia i suoi 25 anni di attività. Dal 1990 sono state centinaia le associazioni, società sportive e parrocchie che hanno soggiornato nell’edificio di proprietà della Provincia di Gorizia: 27.000 ospiti, il 65% dei quali appartiene ad associazioni Onlus o a gruppi giovanili parrocchiali, con una media di 5.000 presenze l’anno e un totale di 140.000 pernottamenti nei 94 posti letto disponibili. La struttura ricettiva, attrezzata anche per l’accoglimento di disabili, è utilizzata circa dieci mesi all’anno, sia per vacanze e campi scuola estivi, che nella stagione invernale e durante le festività di fine anno. La struttura è economicamente in atti"Siamo molto orgogliosi del valore so- vo e si autosostiene con le entrate date ciale che questa struttura ha sempre dai pernottamenti: nonostante i prezzi avuto. È un luogo protetto e sicuro dove agevolati, vengono incassati circa scolaresche, società sportive o associa- 75.000 euro l’anno e ne vengono spesi zioni di volontariato possono far tra- 50.000 per le spese correnti. scorrere ai ragazzi bei momenti di so- A breve l’immobile sarà sottoposto a dicialità" ha commentato l’assessore versi interventi di rinnovamento e di provinciale al turismo Mara Cernic. adeguamento alle vigenti normative: Agli inizi del secolo scorso, in un momento di forte espansione del termalismo a Bagni di Lusnizza, venne costruito un albergo (indicato poi come "Schwefelbad Thomashof", ossia come "Albergo bagni solforosi Tomaseo",) probabilmente su progetto dell’ingegner Martin Kowatsch. Era dotato di 30 camere e preceduto da un’ampia terrazza con veranda. Sul retro si apriva ancora un vasto parco di due ettari. In quest’area fu di rilevante interesse la realizzazione della condotta dell’acqua solforosa. Era un complesso di notevole portata, tale da soddisfare l’esigente clientela che giungeva dall’Impero, ma anche dal Regno d’Italia, dove le qualità curative delle acque di Bagni di Lusnizza erano ben note da secoli. Nel primo dopoguerra al posto della clientela Austroungarica si insediò stabilmente nell’albergo il clero italico. Con le opzioni del 1939 per la Germania da parte dei proprietari, l’albergo finì nella gestione dell’Ente Nazionale Tre Venezie, da cui fu rilevato nel 1948 dall’Amministrazione Provinciale di Gorizia, nel 1976 l’edificio venne danneggiato dal terremoto, ristrutturato e riaperto nel 1990 intitolato a "Monsignor Luigi Faidutti". Gorizia Sabato, 31 ottobre 2015 17 Venerdì 30 l’omaggio ed il ricordo degli uccisi nelle foibe U na bella giornata di sole ha accompagnato i partecipanti all’incontro di Concordia et Pax a Palmanova. Presenti il sindaco della cittadina, i presuli di Gorizia e di Koper, i parlamentari Giorgio Brandolin e Ivano Strizzolo, autorità cittadine, associazioni combattentistiche e della resistenza, reduci della resistenza e della guerra, con la presenza degli alunni e degli insegnanti delle scuole superiori della città. Non un incontro di rito ma una sentita rivisitazione delle vicende che accaddero nella città stellata. La memoria delle carceri del tribunale di Palmanova, conservate nella Prosegue il cammino di "Concordia et Pax" sistemazione originaria ed ora diventate un punto di ritrovo dei giovani, sono state esposte dal prof. Ferruccio Tassin che ha riassunto le sofferenze e vessazioni subite dalla popolazione civile e dai sacerdoti accusati di austriacantismo. La preghiera in italiano e sloveno e l’intervento del sindaco, che ha ringraziato della memoria offerta, sconosciuta alla città di Palmanova, hanno concluso l’incontro alle carceri del tribunale. Il numeroso gruppo ha poi attraversato la città per raggiungere la caserma Piave dove dall’autunno del 1944 al aprile del 1945 avvennero inaudite violenze a danno dei resistenti ad opera di quella che è stata chiamata la banda Borsatti e la banda Ruggero, responsabili di inaudite violenze a danno de resistenti. 231 le vittime attribuite alla banda Borsatti e 234 alla banda Ruggero, ma il numero esatto, che è abbondantemente superiore, non potra mai essere ricostruito. La memoria delle vicende è stata offerta dal prof. Enrico Cernigoi che nel breve e sentito intervento, seguito con attenzione dai presenti, ha ricordato che mentre i Borsatti venne fucilato, il Ruggero riuscì purtroppo ad eludere il giudizio e la condanna per quelli che erano crimini di guerra. L’intervento dell’On. Giorgo Brandolin ha concluso l’incontro con un ringraziamento all’associazione ed ai presenti per la memoria di quegli avvenimenti e di quelle persone che persero la vita per la nostra libertà. Vicende del passato ma esempio per il futuro, che va costruito giorno per giorno con la diversità delle situazioni che siamo chiamati ad affrontare. L’Associazione ricorda i prossimi appuntamenti: venerdì 30 ottobre deposizione di fiori a Tarnova - Trnovo, alle foibe di Podgomila e Cvetrez, alla vicina foiba minore, ed al lapidario dei caduti sloveni nella seconda guerra mondiale. Partenza alle ore 9,00 dalla chiesa del Sacro Cuore. L’invito è esteso a tutti coloro che desiderano condividere questo percorso di memoria e di riconciliazione. Franco Miccoli 18 Bassa Friulana Sabato, 31 ottobre 2015 Al via sei interventi di riqualificazione Due milioni e mezzo di euro previsti per il recupero dell’ex scuola di via Roma, la sistemazione di piazza San Girolamo e la manutenzione straordinaria della "Pitteri" N onostante il patto di stabilità, che sta frenando la realizzazione di diverse opere pubbliche, il Comune di Cervignano ha in cantiere sei appalti per altrettanti importanti interventi. L’importo totale ammonta a due milioni e mezzo di euro e saranno spesi per la sistemazione dell’ex scuola di via Roma, la riqualificazione di piazza San Girolamo e la manutenzione straordinaria della scuola primaria Pitteri di via Firenze. Il tutto è stato possibile, con l’alienazione di partecipazioni azionarie del Comune e la vendita di parte delle vecchie scuole di via Roma. A ciò si deve sommare un contributo statale. Vediamo nei dettagli come si svilupperà il tutto. Quattro stralci si riferiscono all’ex scuola di via Roma, e prevedono la sistemazione dei serramenti, opere edili, opere di impiantistica e riqualificazione aree esterne, con la realizzazione del parcheggio dietro la scuola), per un totale di 500 mila euro. Poi c’è l’appalto per la riqualificazione di quel piccolo gioiello che potrà diventare la centrale piazza San Girolamo (275 mila euro), che da tempo necessita di un intervento. Sarà recuperata la parte centrale e anche la strada romana. L’obiettivo è anche la valorizzazione della chiesetta, che sorge al centro della citata piazzetta. Il disegno del pavimento che si ricaverà ricorderà la caratteristica conformazione delle città romane. L’attuale parcheggio, che soffoca la piazzetta, sarà spostato dietro l’ex scuola di via Roma. Passiamo alle vecchie scuole di via Roma, che saranno interessate da un intervento di recupero che ne farà un centro direzionale a carattere sociale. Il Campp di Cervignano ha acquisito un piano e ne realizzerà un centro educativo e riabilitativo. L’edificio, che si sviluppa su tre piani, ospiterà, oltre al citato Campp, gli uffici dell’Ambito socio assistenziale e gli uffici dell’Inps e dell’Inail, che attualmente sono collocati in altra sede. Nonostante l’intervento, che si annuncia particolarmente importante, va precisato che le fattezze dell’edificio saranno salvaguardate, così da garantire le caratteristiche edilizie e architettoniche originarie, tanto care ai cervignanesi. Un altro tassello della Cervignano di un tempo che potrà, così, rivivere, finalmente, dopo decenni di abbandono. Bruno Arcangeli Tradizione che si rinnova la notte del 31 Vilie dai Sants: ritornano i musôns L a notte del 31 ottobre é Ritorna a Chiopris l’antica usanza conosciuta da molti, se non di intagliare le zucche le cui origini ormai da tutti, come la notte di Halloween. in Friuli si perdono nella notte Io l’ho "scoperta" alle scuole dei tempi, forse all’epoca dei popoli elementari durante una delle mie prime lezioni di inglese, ma l’idea Celti che anche nelle nostre terre di intagliare le zucche per poi avevano a lungo soggiornato illuminarle la notte con una candela, non é stata per me una Era un modo per ricordare coloro che già si erano vera e propria scoperta. Fin da piccolo vedevo i riuniti nella schiera dei Santi in cielo, evocati dalla ragazzi più grandi che si divertivano a svuotare e a preghiera, dallo stare assieme e forse anche da quelle intagliare le zucche per poi esporle lungo le strade zucche dai tratti somatici alquanto particolari e per del paese, al calar della sera, dando vita ai cosiddetti certi aspetti terrificanti. "musôns". Se questi sono i ricordi legati all’infanzia di una Usanza confermata anche dai racconti della mia donna che oggi ha oltrepassato il secolo di vita, nonna, classe 1912, che da bambina con le sue allora é vero che tale usanza non ha origini amiche si cimentava nello stesso lavorio come un esclusivamente americane, tantomeno nelle forme e vero e proprio rituale. negli stili che il costume d’oltre oceano oggi ci E mentre "i "musôns" con le loro tremule fiammelle illuminavano le buie strade, dentro le case le famiglie impone. In Friuli, l’usanza di intagliare le zucche ha origini si riunivano attorno al focolare per la recita del S. antichissime, che si perdono nella notte dei tempi, Rosario per i defunti, in attesa di mangiare qualche forse all’epoca dei popoli Celti che anche nelle castagna arrostita accompagnata dal vino novello. nostre terre avevano a lungo soggiornato. Storie alquanto inquietanti, legate ai morti che È questa la tradizione che anche quest’anno verrà proprio in quella notte uscivano dalle loro tombe, in rivissuta e riproposta dagli abitanti di Chiopris processone, per passare nelle case dei familiari, spaventavano i più piccoli; ma alla fine tutti ridevano sabato 31 ottobre. Gli unici protagonisti saranno pertanto "i "musôns", e si davano forza e coraggio. che al calar della sera verranno accesi lungo la via principale del paese; non ci sarà quindi spazio per streghe, fantasmi e quant’altro di simile. Un’attenta giuria avrà il compito di valutare queste piccole ed effimere opere d’arte realizzate da grandi e piccoli. Nel frattempo, presso i locali sportivi del paese sarà possibile degustare castagne e i dolci tipici della ricorrenza, sapientemente confezionati dalle signore del posto: fave, "ossa dei morti", biscotti e torte a base di zucca; il tutto accompagnato da una buona ribolla. Nessun’altra pietanza verrà servita, per conservare lo stile proprio della festa con il suo antichissimo messaggio. Ne é prova il fatto che a Chiopris, ogni 31 ottobre, nessuno si preoccupa di mascherate, ma tutti chiamano semplicemente questa festa: "Vilie dai Sants, tra storie e liende". don Moris Successo dell’iniziativa che ha coinvolto le comunità di Aiello e Joannis Castagne e ribolla per... le missioni R ibolla, castagne e dolci fatti in casa: questo il menu per rallegrare il pomeriggio nella canonica della parrocchia di S. Agnese a Joannis, in attesa dell’estrazione della lotteria che ha distribuito ben 43 premi molto interessanti, alcuni che ricordano il Natale che si sta, a grandi passi, avvicinando, ma non solo.... anche cose estremamente utili e oggetti fatti a mano, insomma un bell’incentivo a comprare biglietti, e infatti se ne sono venduti moltissimi; la scatola che poi è servita per l’estrazione era grande e colma. Un’introduzione così è dovuta per dare il vero significato dell’iniziativa denominata "castagnata con ribolla" (veramente squisito il vino novello): tutto il ricavato sarà devoluto per uno scopo veramente nobile, aiutare le missioni diocesane. Questa è un’iniziativa che oramai da sei anni monopolizza i parrocchiani, sia di Aiello che di Joannis, anche se non si ricorda a memoria quando la lotteria sia iniziata: tutti hanno risposto in modo significativo, l’obiettivo come sempre è stato raggiunto, anche se si sta pensando a come incrementare le offerte. Ma si è visto anche un qualcosa in più: la grande gioia nell’ "aiutare"e l’aggregazione in un pomeriggio di grande spensieratezza a dimostrare che le due comunità sono unite e solidali. Livio Nonis Agenda ■ Gorizia Personale di Cej La luce e il senso del sacro insito nella natura, ma anche rappresentato dall’archittettura di chiese e campanili, sono peculiarità distintive dell’opera pittorica di Giuseppe Cej che espone alla Galleria "Mario Di Iorio" della Biblioteca statale isontina fino al 10 novembre. "Luminosità impressa" il titolo della mostra organizzata in collaborazione con il Kulturni dom che off e, in un allestimento sobrio ed elegante, un percorso di una cinquantina di opere, dagli anni ’70 fino agli inediti recenti. Un’esposizione di acquerelli di formati diversi, raffinate c toline, disegni a penna, bozzetti architettonici dell’artista-architetto. Orari di visita da lunedì a venerdì dalle 10.30 alle 18.30, il sabato fino alle 13.30, ingresso libero. Margherita Reguitti Bassa Friulana F uori dall’ufficio? Nessun problema: puoi gestire l’azienda dal tuo tablet L’incubo di essere invasi da scartoffie sulla scrivania, di dover sempre portare con sé l’agenda e di essere legati fisicamente a una sede per effettuare preventivi e fatture è un problema di molte piccole e medie imprese e liberi professionisti. Se bastassero invece pochi "click" (per esser precisi "tap") da tablet o smartphone per gestire la propria attività in portabilità? E’ ciò che si propone di fare Cofferweb, un’applicazione nata da un gruppo di ragazzi friulani e rilasciata pochi giorni fa in versione beta gratuta. Un esempio, quello di Cofferweb, di "sana" imprenditoria giovanile, di un territorio che funziona e i cui giovani hanno tante soluzioni utili ed innovative da proporre. Grazie all’idea del team di sviluppo - la cui età media si aggira intorno ai 30 anni - le aziende potranno trarre beneficio dai vantaggi del web e semplificare il ciclo di fatturazione e gestione aziendale. Un programma essenziale nell’aspetto e d’immediato utilizzo, che semplifica il modo di gestire la propria attività. "Mentre stavamo cercando un gestionale per la nostra contabilità, ci siamo accorti che sul mercato non c’erano prodotti completi e facili da usare. Così abbiamo deciso di svilupparlo da soli" ha raccontato Max Petri, fondatore e coordinatore del progetto. Sabato, 31 ottobre 2015 19 Quando il tablet diviene un vero e proprio ufficio virtuale Cofferweb:app giovane dalle tante potenzialità L’ambizioso obiettivo del team è quello di creare un cambiamento reale nel modello di fare business, fornendo uno strumento che crei unione tra collaboratori di un’azienda anche a distanza. Con Cofferweb basta una semplice connessione internet per accedere da qualsiasi sistema operativo a tutte le informazioni aziendali e avere sul proprio tablet un vero e proprio ufficio virtuale, in cui non solo è possibile gestire preventivi, fatture e contabilità ma anche avere il controllo del proprio business senza dover scaricare alcun programma. Un gestionale di nuova generazione, che racchiude sia le caratteristiche dei sistemi di fatturazione, sia quelle dei sistemi di gestione commerciale, il tutto sempre in cloud (ovvero sempre online). È infatti proprio grazie al cloud che cambia il modo in cui le PMI e i professionisti gestiscono economicamente la loro attività: non è più necessario dover tornare in ● Un libro di Aleardo Buratti denso di pathos e di immagini Un esempio di "sana" imprenditoria giovanile, di una territorio che funziona ed i cui giovani hanno soluzioni utili ed innovative da proporre ufficio per effettuare e stampare un preventivo, anche se si è in capo al mondo si possono condividere documenti con clienti, collaboratori e fornitori. Le PMI stanno puntando in modo tattico sul cloud, cercando benefici immediati in fatto di efficienza/costi e Cofferweb arriva al momento giusto. La squadra di Cofferweb è formata da una decina di persone tra cui il fondatore e il responsabile ● L’arrivo delle truppe italiane e la vita di retrovia del fronte tecnico Paolo, da Vittorio Veneto. Tra gli altri membri: Matteo Nucera da Cervignano (nelGiampaola da la foto), Conegliano, Stefano da Udine e i ragazzi che si occuperanno delle vendite sul territorio, quasi tutti provenienti dall’Università degli Studi di Udine e, prima dello sviluppo di Cofferweb, liberi professionisti indipendenti. L’idea è partita dall’incontro tra i due responsabili, che circa 4 anni fa hanno iniziato a sviluppare il sistema e a reclutare il resto del gruppo. Per trasferire i dati tra cliente e server è impiegata una crittografia SSL e parte dei contenuti sono criptati anche in fase di salvataggio sui database di Cofferweb. Il servizio di assistenza creato dal team, nel caso qualche cliente abbia fatto un pasticcio, ha la possibilità di recuperare i dati grazie a backup automatici. Cofferweb è attualmente in ● L’occhio attento sulle mutazioni politiche e statuali versione open beta, ovvero in fase di test, ma aperta a chi vuole sperimentare il programma. Il lancio della versione definitiva verrà presumibilmente fatto nel mese di gennaio e, fino a tale data, l’utilizzo del programma è totalmente gratuito. Chi desiderasse iscriversi alla versione beta può visitare il sito ufficiale dell’applicazione all’indirizzo www.cofferweb.com. Agenda Terzo e San Martino nella Grande guerra V ive in una bella casa fra il verde, Aleardo Buiatti, a Terzo di Aquileia e, da bravo impiegato postale (maestro di posta, si diceva), ha la passione per il collezionismo di lettere, cartoline… Non qualcosa di staccato dalla vita. Difatti, con esse (belle esteticamente, e alcune interessanti quali documenti) ha raccontato di come Terzo sia passata all’Italia per mezzo di una guerra, che, nella nostra Bassa, pochi si aspettavano, anche se molti temevano. In guerra, la nostra gente c’era già, quando l’Italia si è aggiunta a quell’autentico scannatoio di popoli, innescato dall’imperialismo austriaco nei Balcani. Aleardo ti racconta, intelligentemente, senza tirarla per le lunghe, come è andata la grande storia, poi, con una "lente di ingrandimento", indaga sulle vicende paesane; sicché ha prodotto un libro sinteticamente completo e adoperabile nelle scuole e nelle famiglie di Terzo - e non solo - con un giusto equilibrio fra scritte, immagini e citazioni. Lo ha assistito in questa avventura piacevole (per il lavoro, non per l’argomento centrale) l’amico di sempre in simili evenienze, il rudese "Gigi" Gratton. A Terzo e San Martino erano in cura d’anime don Antonio Donda e don Giovanni Pastoricchio, fra i non molti preti della Bassa a salvarsi dalla italica deportazione. Soldati locali 420; una cinquantina non fece ritorno: morti combattendo (Serbia, Galizia…) per la patria, l’Austria. Sull’occupazione di Terzo, Buiatti ha documenti di prima mano, in particolare un articolo del "Secolo", del cap. dell’XI Battaglione di bersaglieri ciclisti, Paride Razzini e una sua lunga lettera dove scrive: "La mattina del 24 maggio, alle PRIMA DA DX., È ALICE DE POSARELLI ore 6.30, il mio battaglione si è deciso a passare l’Aussa, su barche, sotto Cervignano, alle 8 circa eravamo in marcia verso Murucis; alle 9.30 ci siamo impossessati di Terzo…". Nei paesi del Comune sostarono, per periodi più o meno lunghi, intere divisioni. Un bel capitolo, ricco di testimonianze dirette, riguarda la posta militare, unico mezzo di contatto dei soldati con le famiglie e mezzo potente di propaganda. Non mancano notizie sui tre ospedali da campo, sulle ferrovie Decauville (a scartamento ridotto); sulla sosta in loco di intere divisioni; sull’insediamento in un luogo appartato, per sicurezza, del distaccamento dei vigili del fuoco militari. Il motivo era un elemento assai particolare nell’economia di guerra: il laboratorio pirotecnico della III Armata, per il recupero dei materiali dai proiettili inesplosi. Ma c’è tanto altro nel libro: carte, mappe, foto, cartoline e, all’interno, la pietas di Aleardo Buiatti, che accomuna ogni essere umano, oltre il combattente: parenti in attesa; spirito della corrispondenza di guerra; implicazioni economiche volte alla sopravvivenza; la solidarietà che fece entrare fra le crocerossine anche una giovane del luogo: Alice de Posarelli. Compito massacrante, il loro: ognuna doveva assistere una cinquantina di ammalati! Si analizzano altri dati interessanti come la presenza di fotografi di rango nel Cervignanese, quale A. Diem, e via via la fine della guerra; le mutazioni politiche, statuali. Si narra la vicenda del Milite Ignoto (ottimo il corredo fotografico): con il treno che lo portava a Roma, fece la prima sosta, solenne, patetica, e triste, alla stazione ferroviaria di Terzo. Termina, Aleardo Buiatti la sua fatica, densa di pathos e ricchissima di immagini, con non poche pagine dedicate ai morti, vittime della guerra (le altre vittime, ancora vive, si intuiscono ampiamente) e al cimitero monumentale di Redipuglia, nel suo divenire, fino allo stato attuale e alla visita di Papa Francesco. Mai gridato, il testo del libro si integra con immagini parlanti, in un pacato ma inequivocabile- monito contro ogni guerra. Ferruccio Tassin ■ Medea Concerto del Polifonico Come avviene da cinque anni, sarà la parrocchiale di Medea ad ospitare, lunedì 2 novembre, giorno dei defunti, con inizio alle ore 20.30, il concerto del Polifonico di Ruda in ricordo dei familiari, ex coristi ed amici scomparsi nell’ultimo anno. Purtroppo quest’anno la lista è molto lunga: sono mancati l’ex direttore triestino Marco Sofianopu o e pochi giorni fa il papà del presidente, Renzo Pelos, ma anche familiari di altri coristi ed ex coristi. Per loro e per tutti coloro che ci hanno lasciato in questi dodici mesi, legati in qualche modo al coro, Fabiana Noro ha predisposto un programma prevalentemente, ma non solo, sacro. In particolare saranno proposti brani di Chesnokov, Lauridsen, Whitacre, Busto, Gjeilo e di Dalla nella rivisitazione di Valter Sivilotti. In programma anche Quel treno e il Pianto della madre tratti dall’opera Maria, la guerra raccontata dalla donna, di Daniele Zanettovich, che il Polifonico presenterà in prima assoluta al teatro di Monfalcone il 20 novembre. Il concerto - che comincerà alle ore 20.30 - si svolge a Medea perché originario di questo paese isontino era il vicepresidente del Polifonico, Stefano Gallas, strappato troppo presto alla vita. Tutti sono invitati. Anche quest’anno all’organizzazione dell’evento hanno collaborato l’amministrazione comunale di Medea, la parrocchia e la Pro Loco. 20 Mandamento Sabato, 31 ottobre 2015 Agenda Giornata di festa nelle comunità di Ronchi dei Legionari ■ Ronchi Le donne della Grande Guerra (FOTO LEBAN) Mons. De Antoni ha presieduto il rito della confermazione per i cresimandi di San Lorenzo e Santo Stefano L e comunità di Santo Stefano e San Lorenzo a Ronchi dei Legionari vivono un clima di festa in questo periodo. La scorsa domenica si è concluso il cammino di iniziazione alla fede dei ragazzi e delle ragazze della cresima. Le cerimonie sono state presiedute dall’arcivescovo monsignor Dino De Antoni e hanno avuto luogo alle ore 10 a Santo Stefano e alle ore 11.30 nella chiesa di San Lorenzo, più luminosa e accogliente grazie ai recenti lavori di restauro. "La cresima prevede due momenti: le mani del vescovo tese sui cresimandi che invocano lo Spirito Santo che Dal decanato ■ Aris San Polo Cordoglio per Lucio Pieri Lunedì 19 ottobre è mancato all’aff tto di parenti e amici Lucio Pieri, storico presidente dell’ Aris San Polo calcio di Monfalcone. Persona distinta ed intelligente, ha condotto con dedizione e costanza l’ associazione calcistica per oltre un decennio, rivestendo l’incarico di presidente e anche quello di dirigente. Sicuramente molti lo ricorderanno in campo ad arbitrare le gare dei più piccoli, cosa a cui si dedicava con passione e grande spirito. È sempre stato un uomo pronto a sostenere i ragazzi con un sorriso. Iscritto al Gruppo Ana di Ronchi, era Vicepresidente in carica della Sezione ANA di Gorizia, per tutti è stato un esempio da seguire ed un riferimento grazie al suo stile e alle sue capacità. S.F. Il "tatuaggio" dello Spirito Santo trasforma i ragazzi da cristiani infanti a cristiani adulti, chiamati a vivere nella comunità con responsabilità. Il secondo momento prevede invece l’unzione sulla fronte dei cresimandi, "tatuaggio" dello Spirito Santo". Il vescovo ha infatti richiamato l’attenzione dei ragazzi paragonando il sigillo dello Spirito Santo ad un tatuaggio, un segno della propria personalità che resta per sempre. Un tatuaggio invisibile e profondo che accompagna la vita dei cristiani nel loro cammino quotidiano. Il vescovo ha inoltre invitato madrine e padrini e i genitori a sostenere e guidare i ragazzi nel difficile cammino dell’adolescenze. "Gesù vi invita ad essere considerato come il vostro cellulare, ovvero il vostro primo pensiero quando vi alzate e l’ultimo quando vi addormentate, una presenza da non dimenticare e da portare sempre con sé". Queste sono state le parole del nostro arcivescovo per aiutare i ragazzi a comprendere l’impegno di vita dato dallo Spirito Santo. In seguito alla predica i cresimandi con la candela accesa, simbolo di fede, hanno rinnovato le loro promesse da cristiani, fatte in passato dai genitori e dai padrini e madrine quando hanno ricevuto il battesimo. Successivamente il vescovo ha alzato le mani sui ragazzi e le ragazze per invocare lo Spirito Santo ed infine i cresimandi sono stati unti dal vescovo con l’olio, accompagnati al proprio fianco dai rispettivi padrini e madrine. Alla fine delle cerimonie Don Renzo ha ringraziato la presenza dell’arcivescovo Dino e l’impegno assunto dai responsabili e dalle varie ditte che hanno portato a termine il progetto della nuova illuminazione della chiesa di San Lorenzo e che hanno dunque reso possibile l’inaugurazione dei lavori con la celebrazione della cresima dei ragazzi nella parrocchia. (FOTO LEBAN) Beatrice Branca Ronchi -dopo avere ricordato presso il cimitero comunale i soldati dell’esercito austroungarico caduti nella prima grande guerra ed i bambini e le bambine deceduti al campo di profuganza a Wagna nella Stiria- ha ricordato, per iniziativa dell’amministrazione comunale le donne, protagoniste dirette della grande guerra. Una lapide è stata scoperta all’ingresso del palazzo comunale dal sindaco dott. Fontanot e dalla maestra Dolores Dominutti (classe 1923 e Premio S. Stefano 2014) proprio per fare memoria di quanto hanno compiuto e testimoniato le donne nel tempo dello scontro. La targa recita così: "Ricordiamo le nostre donne che spesso cancellate dalla memoria collettiva, hanno aff ontato con coraggio gli orrori della guerra ed hanno esercitato un ruolo determinante in quegli anni dolorosi" ; la cerimonia alla quale ha presenziato la nuova dirigente scolastica insieme ad una classe della scuola media, oltre che i rappresentanti delle associazioni comunali, alcuni assessori e consiglieri comunali, è stata intitolata "Per non dimenticare". La prof. Marta Verginella ha svolto una breve conversazione con la quale ha inteso ricordare con le parole di due donne, una di Doberdò del Lago e l’infermiera goriziana Marinaz , le vicende drammatiche della guerra che hanno messo a dura prova tutti ed in specifico la condizione femminile. La testimonianza delle quali è stata singolare sia all’interno della guerra, sia nelle famiglie e nelle case dove ha assunto la direzione della vita e soprattutto è stata il sostegno delle famiglie, private della presenza dei padri e dei fratelli, dei mariti. Ha concluso l’incontro il parroco di San Lorenzo, don Boscarol, che, ricordando il "genio femminile" ha evidenziato in tutte le sue dimensioni, ha sottolineato come nel contesto drammatico della guerra tempo di dolore, di privazione della vita e manifestazione del male-, ricordare le donne significa riscoprire la voglia di vivere, la bellezza e la grazia come componenti di un progetto unico. Un progetto, quello dell’uomo e donna, che consente di fare esperienza della pienezza dell’umanità, della forza dell’amore e della donazione totale di sé. Il sacerdote ha concluso con una preghiera di invocazione e di benedizione che mette in primo piano la dimensione dell’amore e della donazione come ideale di vita. ❚❚ Turriaco 200 alunni coinvolti nella castagnata C olori, musica, allegria e creazione. Questo il mix di ingredienti che ha ravvivato uno degli ultimi sabati del mese di ottobre alla scuola primaria di Turriaco. Come da tradizione, infatti, il Circolo Brandl e le scuole primaria e dell’infanzia del paese, con il fattivo sostegno della Banca di credito cooperativo locale e dell’Amministrazione comunale, hanno proposto la Festa d’autunno che, quest’anno, aveva come tema portante la creatività. I bambini, dopo aver goduto delle castagne ed essersi esibiti in una breve rappresentazione canora, sono stati coinvolti in una serie di giochi e attività creative che li hanno impegnati davvero con tanto entusiasmo a lavorare con foglie, carta, colori, colla, frutti e bacche autunnali per immaginare un autunno tutto loro, colorato e davvero ricco di espressività. Parole di lode per l’iniziativa sono state espresse dalle autorità presenti, tra cui il vice sindaco del comune di Turriaco, Giovanni Schiavon, il presidente dell’istituto di credito cooperativo, UN’IMMAGINE DELLA MANIFESTAZIONE CHE HA COINVOLTO A TURRIACO I BAMBINI DELLA LOCALE SCUOLA PRIMARIA. Roberto Tonca e la professoressa Ceo in rappresentanza della dirigente scolastica dell’istituto. Un sabato sicuramente da incorniciare il cui successo è stato reso possibile dalla sinergica collaborazione attivata tra insegnanti, genitori e volontari del Circolo Brandl che, ormai da più di venticinque anni operano nell’ottica di un pieno coinvolgimento della scuola nei confronti della realtà locale. Mandamento Sabato, 31 ottobre 2015 21 Ripreso a pieno ritmo l’anno pastorale anche per la comunità che fa riferimento alla Marcelliana "I Intensi momenti di vita comunitaria tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente. Dobbiamo cambiare saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo, ma il nostro atteggiamento deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi". La mattina del 23 ottobre scorso, papa Francesco ha indicato con queste parole l’atteggiamento del cristiano di oggi. Parole che sono arrivate fino a noi in un momento in cui tutti avvertono che anche le iniziative delle nostre comunità hanno bisogno di rinnovarsi, di trovare la strada per un annuncio più aderente alle necessità di una nuova evangelizzazione. A volte, se si comprendono i tempi, i cambiamenti nelle strutture aiutano a cambiare anche la nostra mentalità. Senza un parroco ’ufficiale’ la comunità della Marcelliana avverte qualche disagio ma anche una nuova prospettiva: se da una parte viene a diminuire un certo senso di autosufficienza della piccola comunità, dall’altra ci si apre di più, ci si ascol- ta di più e si impara di più. Cominciamo a sentirci appartenenti ad una comunità cittadina, pur senza perdere i punti di riferimento di sempre, dalla chiesa-santuario alle attività della Casa della Gioventù. Così non sono passate inosservate le riflessioni sulla catechesi, sull’iniziazione cristiana, ribadite negli incontri di settembre a Romans e nelle lettere pastorali dell’arcivescovo Carlo. Negli spazi della Casa della Gioventù della Marcelliana, adolescenti e giovani di tutte le parrocchie hanno avviato un percorso formativo assieme alla suore di Maria Ausiliatrice; sono ripresi gli incontri dell’Azione Cattolica Adulti (mercoledì alle 15.30) e del Gruppo ’Ascolto della Parola’ (venerdì alle 16.30) che in questo periodo approfondirà i temi dell’enciclica di Papa Francesco ’Laudato sì’; proseguono gli incontri di ’Rinnovamento nello Spirito’ (venerdì alle 20.30) e l’Adorazione Eucaristica in Cappella (giovedì alle 20.00). Mentre riprendono le attività per ragazzi assieme agli studenti del Colle- Il calendario dei primi giorni di novembre gio del Mondo Unito (il martedì dalle 16), il lunedì dalle 15.30 le sale della Casa della Gioventù si animano con le iniziative di "Oratorio diffuso", che sempre più assume un ruolo importante anche nel percorso di iniziazione cristiana per il periodo dedicato ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia. Anche in questo campo l’indicazione di Papa Francesco invita al coraggio nell’ascolto dei tempi. L’annuncio del Vangelo agli adulti, genitori in questo caso, è ormai avvertito come una priorità affinché il percorso dei ragazzi avvenga in un contesto di famiglia che vive assieme anche questo tratto di crescita nella fede e incontra la comunità nella partecipazione alla messa della domenica. Obiettivi ed impegni di non poco conto che vengono affrontati anche alla Marcelliana con la riflessione, la preghiera e un forte desiderio di unità nella grande comunità cristiana che vive a Monfalcone e nel mandamento. Guido Baggi In breve Santi e fedeli defunti: i riti e le liturgie in tutto il Mandamento T utte le comunità del Mandamento si preparano ad onorare le solennità dell’ 1 e 2 novembre. Numerose saranno le celebrazioni che si terranno secondo l’orario festivo nelle chiese e con gli appunttamenti nei campisanti comunali. Domenica 1° nivembre alle ore 15 presso il cimitero di Monfalcone si terrà la Liturgia della Parola con la presenza di tutti i sacerdoti della città mentre lunedì 2 novembre, commemorazione di tutti i Defunti, ci saranno due S.Messe (sempre in cimitero) una alle 10 ed una alle 15 officiate da don Dudine e animate dal coro della parrocchia di S.Nicolò. In Duomo celebrazioni solo alle 8, 9.30 e 18. Per rendere viva e concreta la comunione tra la parrocchia e gli ospiti della Casa di riposo di Via Crociera, il 31 ottobre, le ricorrenze saranno ricordate alle 15.30. La consolazione e la visita ad anziani ed ammalati rappresenteranno perciò una scelta concreta per vivere in maniera intensa il Giubileo della Misericordia. Domenica 1 la Liturgia della Parola alle ore 15 al cimitero di Monfalcone ed alle 14.30 liturgia eucaristica in quello di Ronchi ■ Monfalcone Avviata la vas per il porto A Ronchi il 1° novembre orario festivo nelle chiese e alle 14.30 solenne concelebrazione al cimitero di Via d’Annunzio; il 2 novembre ricordo dei defunti dell’ultimo anno alle 18 a Santo Stefano Antico a Vermegliano mentre alle ore 19 in San Lorenzo. A Staranzano 8.30 e alle 11 in parrocchiale, 9.30 a Bistrigna. Nel pomeriggio alle 15 al cimitero antico, lettura della Proclamazione della Parola di Dio con la benedizione delle tombe. Dalle 16.30 in chiesa ci sarà la preghiera del Rosario. Le campane suoneranno, come da antichissima tradizione, ogni mezz’ora dal pomeriggio, per ricordare i defunti della comunità. Lunedì liturgie alle La benedizione delle famiglie A nche quest’anno si rinnova l’appuntamento della benedizione delle famiglie per la comunità di Sant’Ambrogio del centro cittadino di Monfalcone. Se si desidera la presenza di un sacerdote per l’occasione - che sarà anche un modo semplice e diretto di conoscenza - basterà 8.30 in chiesa, alle 10.30 in cimitero nuovo, con la benedizione delle tombe, e alle 18 presso la parrocchiale. La Chiesa prevede la possibilità di ricevere in questi giorni l’indulgenza plenaria da chiedere per i defunti da parte dei fedeli che, confessati e comunicati, visiteranno in loro suffragio una chiesa e reciteranno il Padre nostro ed il Credo con una preghiera secondo le intenzioni del Papa. Tale facoltà vale da mezzogiorno del 31 ottobre a tutto il 1° novembre e per tutto il giorno 2. L’indulgenza potrà anche essere acquisita anche visitando un cimitero dall’1 all’8 novembre. Salvatore Ferrara rivolgersi telefonicamente in canonica dalle 10 alle 12 dal lunedì al sabato chiedendo di don Giovanni. Intanto, domenica 18 ottobre è terminata la mostra missionaria ospitata nella cripta del Duomo. Le offe te raccolte in occasione dell’appuntamento sono pari a 2700 euro. Dal parroco e i vari collaboratori un caloroso ringraziamento ai benefattori. Infine, cresimandi in festa con l’arcivescovo Carlo che presiederà la celebrazione eucaristica delle 18 il giorno 31 ottobre, confermando la fede di 17 giovani che si sono preparati durante l’anno. S.F. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro, ha approvato la delibera che autorizza l’avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per il Piano regolatore del Porto di Monfalcone. "Dopo l’approvazione delle linee guida commenta Santoro - questo è il passaggio operativo più importante nella complessa procedura che porterà all’adozione del Piano. La realtà di Monfalcone può avere uno sviluppo in termini portuali e logistici in linea con i recenti trend crescenti di traffico m ci che riguardano tutto l’arco portuale dell’Alto Adriatico. Il Piano è lo strumento che darà conferma delle potenzialità dello scalo e le metterà in pratica, avviando gli sviluppi infrastrutturali, sia a mare che a terra, correlati alle funzioni commerciali ed industriali dello scalo, in una logica di multifunzionalità e di sviluppo complessivo di tutta l’area". La Giunta regionale assume il ruolo di Autorità competente, la cui struttura di supporto tecnico è individuata nel Servizio valutazioni ambientali della Direzione centrale ambiente ed energia. La Giunta regionale è anche autorità procedente, mentre la Direzione centrale infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici, edilizia è autorità proponente. La procedura di VAS avrà avvio con una fase di consultazioni a partire dai contenuti ambientali e strategici inseriti nel Rapporto preliminare. 22 Cormonese - Gradiscano Sabato, 31 ottobre 2015 I bambini della Prima comunione di Sagrado in visita ad Aquileia S i è svolta sabato 25 ottobre, in uno splendido pomeriggio autunnale riscaldato dal sole, la visita alla Basilica di Aquileia del gruppo dei bambini della Prima Comunione di Sagrado. Trentasei bambini, accompagnati dai tre catechisti e con il prezioso aiuto dei genitori, hanno avuto la possibilità di visitare il battistero e scoprire, dal punto di vista cristiano, i mosaici della Basilica approfondendone il loro significato. Mentre i genitori, con l’aiuto della guida Anna Viganò, hanno avuto modo di visitare la Basilica e le cripte, i bambini assieme a Barbara Tomat e il parroco Don Giovanni, si sono soffermati presso il battistero, presso il quale Barbara ha spiegato la storia del Battistero e come era agli inizi, per continuare poi tenendo una vera e propria catechesi sul battesimo. Al termine i bambini sono stati invitati ad un gesto tangibile: calarsi, come facevano i primi cristiani nel battistero, e rinnovare, con l’aiuto di Don Giovanni, le promesse battesimali: un momento emozionante vissuto dai catechisti e dal parroco in unità con questi bambini, che a marzo riceveranno la Prima comunione. I bambini hanno prestato poi grande interesse alla scoperta del significato dei mosaici de il gallo e la tartaruga e del buon pastore. Il gruppo ha fatto poi ritorno in parrocchia per assistere alla Santa Messa nella quale, nell’omelia, Don Giovanni ha condiviso con la comunità quanto ave- Gradisca ■ 1 e 2 novembre Il ricordo di defunti Alle origini della nostra fede Un momento di riscoperta delle radici cristiane che è stato spunto anche per l’omelia del sabato della comunità di Sagrado vano vissuto i bambini con i loro genitori in quel pomeriggio, suscitando nuovamente interesse da parte loro, e ribadendo che è da lì che un piccolo gruppo di cristiani ha iniziato il loro cammino. L’uscita ad Aquileia, quindi, è stata proposta come momento di riscoperta delle radici cristiane e della nostra fede ed è stata spunto per tale riflessione anche per l’omelia della comunità di Sagrado. La presenza dei genitori si è dimostrata anche questa volta molto importante, a riprova del fatto che la loro testimonianza è essenziale nel cammino di fede dei nostri bambini. Un sincero grazie per la riuscita di questa visita va senz’altro al Direttore, alla guida Anna e a Barbara Tomat, nonché a tutto il personale della Basilica di Aquileia i quali, capendo l’importanza di questa tappa per i nostri bambini, hanno offerto come sempre disponibilità e fattiva collaborazione per la buona riuscita. Michela Becci L’inizio dell’anno catechistico della parrocchia di Romans Una fiaccola all’Ara pacis di Medea ANCHE LA PARROCCHIA DI ROMANS HA DATO IL VIA ALL’ANNO CATECHISTICO CON LA TRADIZIONALE "FESTA DEL CIAO." IN QUESTA OCCASIONE IL GRUPPO GIOVANISSIMI HA VOLUTO ORGANIZZARE INSIEME A UN GRUPPO DI PERSONE BAMBINI E ADULTI, LA "FIACCOLATA": SONO PARTITI DALL’ARA PACIS DI MEDEA, SIMBOLO DI PACE IN QUESTO MONDO DILANIATO DAI CONFLITTI E SONO ARRIVATI IN CHIESA PER PARTECIPARE INSIEME ALLA COMUNITÀ ALLA MESSA. LA LUCE È PASSATA DI MANO IN MANO COME A SIMBOLEGGIARE LA MISSIONE A CUI SIAMO CHIAMATI: PORTARE LA BUONA NOTIZIA A TUTTI CON GIOIA SOSTENENDOCI GLI UNI GLI ALTRI. RINGRAZIAMO DALLE PAGINE DI QUESTO GIORNALE CHI HA COLLABORATO PER LA BUONA RIUSCITA DELLA GIORNATA E I GIOVANISSIMI DELLA COMUNITÀ PER L’IMPEGNO CHE HANNO DEDICATO A QUESTA GIORNATA. La comunità gradiscana si appresta a celebrare la solennità di Tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti. Il 1° novembre le Messe verranno celebrate alle 8.30 in Duomo, alle 9.30 in San Valeriano, alle 11.15 e alle 18 Messa cantata in Duomo. Nel pomeriggio alle 15 Liturgia della Parola e benedizione delle tombe nel cimitero. Lunedì 2 le Messe verranno celebrate alle 9.30 in San Valeriano, alle 15 in Cimitero e alle 18 in Duomo, in ricordo dei defunti dell’anno. Con novembre è in vigore l’orario invernale delle Messe pertanto la celebrazione prefestiva del sabato sera in Duomo e la messa decanale della domenica sera in Duomo saranno anticipate alle 18. Da domenica 1° novembre, la S. Messa domenicale delle 8.30 in Santo Spirito verrà trasferita per il periodo invernale in Duomo. La mostra "Art&Propaganda nella Grande Guerra" visitabile a Romans fino al 10 gennaio prossimo Quando i soldati in trincea diventavano artisti A (FOTO EDO CALLIGARIS) nche nei momenti bui della Guerra, l’arte e il sentimento trovano il modo per emergere dalle atrocità. Questo accadeva anche tra le trincee della I Guerra Mondiale, quando i soldati - nei momenti di pausa tra un attacco e l’altro - si dedicavano alla realizzazione di piccoli oggetti artistici per sviare i pensieri dalla durezza delle loro condizioni di vita e del conflitto. Oggi è possibile riscoprire questi manufatti ricchi di storia e significato con la mostra "Art&Propaganda nella Grande Guerra. Espressioni artistico - artigianali durante il primo conflitto mondiale", promossa dal Comune di Romans d’Isonzo in collaborazione con il Gruppo Speleologico Carsico di San Martino del Carso e con il sostegno della Provincia di Gorizia, della Fondazione Carigo e dell’Unione delle Province Italiane. Ospitata presso la rinnovata Casa Can- dussi - Pasiani di Romans d’Isonzo, la mostra accoglie varie forme d’arte nate durante il conflitto: oggetti nati in trincea, nelle retrovie o commercializzati dagli Stati in conflitto per ottemperare alle spese di guerra - una produzione sostanzialmente ancora in gran parte ignota al grande pubblico che si avvicina alla storia della Grande Guerra. Tra le curiosità dell’esposizione, realizzata anche grazie alla fattiva collaborazione con diverse realtà museali ungheresi e slovene intessuta in questi anni dal Gruppo Speleologico Carsico, la "statua del soldato di legno", che fu esposta a Szeged in Ungheria dal 1914 al 1919 con lo scopo di raccogliere offerte per i soldati al fronte, opera che esce per la prima volta dal territorio ungherese dopo oltre 100 anni. Saranno presenti anche 12 dipinti di gran valore realizzati sui campi di battaglia dall’artista ungherese László Mednyánszky, inviato sul fronte serbo dei Carpazi e in Italia come artista - corrispondente di guerra. Come sottolineato dalla vicepresidente provinciale Mara ?ernic, la mostra si inserisce nella programmazione di "Carso 2014+", "presentando un settore che, sul territorio, non era ancora stato trattato e presentato". Proprio a proposito di "Carso 2014+" il presidente Enrico Gherghetta ha evidenziato la buona riuscita del progetto, che ad oggi conta di numerosissimi eventi e adesioni, "una sfida accettata dal territorio e vinta, perché il turismo in provincia ha visto uno scatto in avanti e il motore è stato proprio il Centenario". "Art&Propaganda" sarà visitabile sino al 10 gennaio 2016 il lunedì dalle 17.30 alle 19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 15 alle 18, il giovedì dalle 15 alle 17, sabato orario prolungato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Cormonese - Gradiscano Sabato, 31 ottobre 2015 ❚❚ Gli orari dei riti Dal Decanato I giorni del ricordo nella collaborazione pastorale cormonese I giorni del 1° e 2 novembre sono un’occasione che la liturgia ci offre per fare memoria dei nostri cari che ci hanno preceduto alla Casa del Padre. L’Associazione "Francesca Messina", promuove per sabato 31 ottobre, alle ore 18.30, in Duomo a Cormòns, durante la Santa Messa prefestiva, il ricordo dei "giovani" che hanno fatto parte della Comunità e vivono nella pace del Signore. Il 1° novembre, come è tradizione, le comunità cristiane della Collaborazione pastorale si incontrano nei rispettivi ci- I Gradisca: Stagione al via l’8 novembre 23 ■ 7-10 gennaio Pellegrinaggio giubilare miteri per la preghiera di suffragio. In particolare dopo la Santa Messa delle 11 a Dolegna la comunità cristiana delle "sette chiese" si recherà in cimitero per il rito della benedizione delle Tombe. I l pomeriggio dello stesso giorno nei Cimiteri di Borgnano, Brazzano e Cormòns alle ore 14.30 ci sarà la preghiera di Suffragio e la Benedizione delle Tombe. Lo stesso rito sarà officiato nel cimitero di Ruttars alla stessa ora, mentre alle 15.30 a Mernico. Il giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, il 2 novembre, alle ore n pieno svolgimento la prevendita dei biglietti per assistere ai singoli spettacoli della Stagione artistica del Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d’Isonzo. In concomitanza sarà possibile sottoscrivere i nuovi abbonamenti e, novità di quest’anno, i mini abbonamenti per la rassegna ’Gradisca: 1° festival del Belcanto’ due serate promosse da Assoeventi e dal Comune di Gradisca d’Isonzo. Per tutti gli abbonati alla Stagione sarà riservato un prezzo speciale per i 11.00 sarà celebrata una Santa Messa nella chiesa di Scriò a cui seguirà il rito della benedizione delle Tombe. Lo stesso giorno alla stessa ora sarà officiata una Celebrazione Eucaristica presso il cimitero cormonese in ricordo dei Caduti delle guerre. Le Sante Messe vespertine del 2 novembre saranno celebrate in memoria dei defunti dell’ultimo anno con i seguenti orari: alle 18.30 a Brazzano, alle 19.00 a Dolegna, alle 19.30 a Borgnano ed infine alle 20.00 nel Duomo di Cormòns. biglietti a questi due eventi. La stagione si aprirà con ’Forbici&Follia’ l’8 novembre, giallo interattivo in cui è lo spettatore stesso a decidere chi è l’assassino; il 19 novembre Massimo Cotto proporrà assieme alla cantante Cristina Donà, ’Rock Bazar; il 3 dicembre ’Figli di un Dio minore’ di Mark Medoff acconterà la storia d’amore tra una ragazza sorda e il suo insegnante che diventa emblema del confronto fra le tante solitudini; Ziya Azazi, che reinterpreta in chiave contemporanea le danze L’8 dicembre Papa Francesco darà inizio al Giubileo della Misericordia. La Collaborazione pastorale di Brazzano, Borgnano, Cormòns e Dolegna organizza un pellegrinaggio giubilare a Roma.Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia, ma significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti. Nei tre giorni di pellegrinaggio oltre alla visita delle quattro Basiliche) sarà possibile visitare i Musei Vaticani, Castel Gandolfo e assistere all’Angelus domenicale di Papa Francesco. Per informazioni ed iscrizioni ci si deve rivolgere all’ufficio p rocchiale cormonese. della tradizione sufi nell’intenso Dervish (11 dicembre) sarà l’appuntamento con la danza fuori abbonamento come pure fuori abbonamento sarà il ’Concerto di Capodanno’ con la Mitteleuropa Orchestra organizzato dal Comune di Gradisca d’Isonzo. Il 2016 ospiterà, il 16 gennaio, Max Paiella con il suo "one-man-show" (16 gennaio); l’11 febbraio Lella Costa rileggerà uno dei racconti più emblematici di Karen Blixen, "Il pranzo di Babette"; Marco Bocci darà vita ad Amedeo Modigliani, raccontando della sua arte immortale, delle sue donne, del legame totalizzante con la moglie Jeanne (Modigliani, il 25 febbraio). ’Il mondo non ci deve nulla’ (17 marzo) con Pamela Villoresi e Claudio Casadio proporrà una storia dei giorni nostri, che ci parla della libertà di scelta e del potere dell’amore; chiuderà la stagione il 12 aprile ’Rumori fuori scena’ meccanismo perfetto di teatro nel teatro ancora in scena dopo 32 anni di repliche.