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EDITORIALE Seppellire i morti

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EDITORIALE Seppellire i morti
Poste Italiane s.p.a. | Spedizione in Abbonamento Postale |
D:L: 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 1,
NE/PD | tassa riscossa/taxe perçue/Padova
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Anno LI - Numero 41
Chiesa
3
Il significato
del Sinodo
’intervento finale
L
di papa Francesco
sul senso
dell’evento
dedicato alla famiglia
Chiesa
4
Chiesa
Al lavoro
per Firenze
Cantorie
in festa
preparazione al
Convegno ecclesiale
si ritrovano a
S.Ignazio in Gorizia
ncontro del
Idiocesano
Consiglio pastorale
in
omenica 8
D
novembre i
cantori della diocesi
31 ottobre 2015 - Euro 1,00
8
Friûl di Jevât
11
La pagina a cura
della Filologica
niziative
Idella
per il recupero
memoria
della Grande Guerra
sul territorio
EDITORIALE
Seppellire i morti
di † Carlo Roberto Maria Redaelli
L’
inizio dell’anno santo
straordinario della
misericordia è ormai vicino.
Un’occasione per riscoprire
il centro del messaggio evangelico, che è
la misericordia del Padre manifestatasi
in Gesù, il Figlio di Dio che si è rivestito
delle nostre debolezze, è venuto a curare
i malati e non i sani, a perdonare ai
peccatori. Sperimentare la misericordia
del Padre porta a essere a nostra volta
misericordiosi. "Siate misericordiosi,
come il Padre vostro è misericordioso” (Lc
6,36).
Un modo concreto per vivere la
misericordia è ascoltare l’appello di
papa Francesco contenuto nel
documento con cui ha indetto il
giubileo: "Riscopriamo le opere di
misericordia corporale: dare da mangiare
agli affamati, dare da bere agli assetati,
vestire gli ignudi, accogliere i forestieri,
assistere gli ammalati, visitare i carcerati,
seppellire i morti. E non dimentichiamo
le opere di misericordia spirituale:
consigliare i dubbiosi, insegnare agli
ignoranti, ammonire i peccatori,
consolare gli afflitti, perdonare le offese,
sopportare pazientemente le persone
moleste, pregare Dio per i vivi e per i
morti".
Un’opera di misericordia che oggi è
urgente riscoprire è quella di "seppellire
i morti". Un’azione che sembrava ovvia e
scontata fin dagli albori della civiltà.
Sappiamo anzi che il ritrovamento di
sepolture risalenti a tantissimi anni fa
testimonia che si è in presenza di resti di
appartenenti alla specie umana e a un
seppur iniziale livello di civiltà. Anche
oggi in generale c’è attenzione a
seppellire i morti: persino nel caso di
disgrazie devastanti o di delitti, la ricerca
e il recupero del corpo delle persone
morte, anche a fronte dell’impiego di
significative risorse in uomini e mezzi,
viene vista come qualcosa di doveroso,
non solo verso le persone decedute, ma
anche verso i loro familiari, un atto di
pietà cui la società non può facilmente
rinunciare.
Il diffondersi, però, della pratica della
cremazione con la possibilità anche
legale di conservare le ceneri in luoghi
privati (nelle case) o, a certe condizioni,
di disperderle in natura, sta mettendo in
crisi la tradizione della sepoltura.
Ciò può lasciare indifferenti da un punto
di vista cristiano? Certamente no.
Già a livello umano, si ricordava, la
pratica di seppellire i morti è sempre
stata segno di civiltà.
continua a pagina 4
Nella comunione
dei Santi
Mercoledì 4 a San Nicolò di Monfalcone alle 20.30
incontro con don Ivo Seghedoni per i componenti
dei C.pa.pa. ed i catechisti su: "Il rinnovamento
dell’iniziazione cristiana dei fanciulli
e dei ragazzi: l’esperienza di una Chiesa diocesana"
Giovedì 5 incontro di aggiornamento sullo stesso tema
del clero diocesano
in Comunità sacerdotale dalle 9.30
Giovedì 5
5
Rito in San Carlo in
suffragio dei vescovi
e presbiteri defunti
Gorizia
15
Migrazioni: oltre
i pregiudizi
ed i luoghi comuni
Gorizia
17
Prosegue
il cammino di
"Concordia et pax"
Bassa Friulana 19
Cofferweb: app
giovane dalle tante
potenzialità
Chiesa
Sabato, 31 ottobre 2015
3
Concluso in Vaticano il Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia.
L’intervento finale di Papa Francesco ha sottolineato il senso dell’evento
Il significato del Sinodo
P
apa Francesco ha
concluso il Sinodo
sulla famiglia
invitando i 270 padri
sinodali a “tornare a
camminare insieme”. Se la
Chiesa - come aveva detto nel
suo discorso
commemorativo del 50°
anniversario del Sinodo dei
vescovi - è “synodos”, il
Sinodo “non significa aver
concluso tutti i temi inerenti
la famiglia” o “aver trovato
soluzioni esaurienti a tutte le
difficoltà e ai dubbi”.
Pubblichiamo di seguito i
passi centrali dell’intervento
del Papa.
Vorrei innanzitutto
ringraziare il Signore che ha
guidato il nostro cammino
sinodale in questi anni con lo
Spirito Santo, che non fa mai
mancare alla Chiesa il suo
sostegno.
(…) Mentre seguivo i lavori
del Sinodo, mi sono chiesto:
che cosa significherà per la
Chiesa concludere questo
Sinodo dedicato alla famiglia?
Certamente non significa aver
concluso tutti i temi inerenti
la famiglia, ma aver cercato di
illuminarli con la luce del
Vangelo, della tradizione e
della storia bimillenaria della
Chiesa, infondendo in essi la
gioia della speranza senza
cadere nella facile ripetizione
di ciò che è indiscutibile o già
detto.
Sicuramente non significa
aver trovato soluzioni
esaurienti a tutte le difficoltà
e ai dubbi che sfidano e
minacciano la famiglia, ma
aver messo tali difficoltà e
dubbi sotto la luce della Fede,
averli esaminati
attentamente, averli affrontati
senza paura e senza
nascondere la testa sotto la
sabbia.
Significa aver sollecitato tutti
a comprendere l’importanza
dell’istituzione della famiglia
e del Matrimonio tra uomo e
donna, fondato sull’unità e
sull’indissolubilità, e ad
apprezzarla come base
fondamentale della società e
della vita umana.
Significa aver ascoltato e fatto
ascoltare le voci delle famiglie
e dei pastori della Chiesa che
sono venuti a Roma portando
sulle loro spalle i pesi e le
speranze, le ricchezze e le
sfide delle famiglie di ogni
parte del mondo.
Significa aver dato prova della
vivacità della Chiesa
Cattolica, che non ha paura di
scuotere le coscienze
anestetizzate o di sporcarsi le
mani discutendo
animatamente e francamente
sulla famiglia.
Significa aver cercato di
guardare e di leggere la realtà,
anzi le realtà, di oggi con gli
occhi di Dio, per accendere e
illuminare con la fiamma
della fede i cuori degli
uomini, in un momento
storico di scoraggiamento e di
crisi sociale, economica,
morale e di prevalente
negatività.
Significa aver testimoniato a
tutti che il Vangelo rimane per
chiamare alla conversione e
di condurre tutti gli uomini
alla salvezza del Signore (cfr
Gv 12,44-50).
Il beato Paolo VI, con parole
stupende, diceva: "Possiamo
quindi pensare che ogni
nostro peccato o fuga da Dio
accende in Lui una fiamma di
più intenso amore, un
desiderio di riaverci e
reinserirci nel suo piano di
salvezza [...]. Dio, in Cristo, si
rivela infinitamente buono
[...]. Dio è buono. E non
soltanto in sé stesso; Dio è diciamolo piangendo - buono
per noi. Egli ci ama, cerca,
pensa, conosce, ispira ed
aspetta: Egli sarà - se così può
dirsi - felice il giorno in cui
noi ci volgiamo indietro e
diciamo: Signore, nella tua
bontà, perdonami. Ecco,
dunque, il nostro pentimento
diventare la gioia di Dio".
Anche san Giovanni Paolo II
affermava che "la Chiesa vive
una vita autentica quando
professa e proclama la
misericordia […] e quando
"L’inculturazione
non indebolisce
i valori veri,
ma dimostra
la loro autenticità"
la Chiesa la fonte viva di
eterna novità, contro chi
vuole "indottrinarlo" in pietre
morte da scagliare contro gli
altri.
Significa anche aver spogliato
i cuori chiusi che spesso si
nascondono perfino dietro gli
insegnamenti della Chiesa, o
dietro le buone intenzioni,
per sedersi sulla cattedra di
Mosè e giudicare, qualche
volta con superiorità e
superficialità, i casi difficili e
le famiglie ferite.
Significa aver affermato che la
Chiesa è Chiesa dei poveri in
spirito e dei peccatori in
ricerca del perdono e non
solo dei giusti e dei santi, anzi
dei giusti e dei santi quando si
sentono poveri e peccatori.
Significa aver cercato di aprire
gli orizzonti per superare ogni
ermeneutica cospirativa o
chiusura di prospettive, per
difendere e per diffondere la
libertà dei figli di Dio, per
trasmettere la bellezza della
Novità cristiana, qualche
volta coperta dalla ruggine di
un linguaggio arcaico o
semplicemente non
comprensibile.
Nel cammino di questo
Sinodo le opinioni diverse che
si sono espresse liberamente e purtroppo talvolta con
metodi non del tutto benevoli
- hanno certamente
arricchito e animato il
dialogo, offrendo
un’immagine viva di una
Chiesa che non usa "moduli
preconfezionati", ma che
attinge dalla fonte
inesauribile della sua fede
acqua viva per dissetare i
cuori inariditi.
E - aldilà delle questioni
dogmatiche ben definite dal
Magistero della Chiesa abbiamo visto anche che
quanto sembra normale per
un vescovo di un continente,
può risultare strano, quasi
come uno scandalo - quasi! per il vescovo di un altro
continente; ciò che viene
considerato violazione di un
diritto in una società, può
essere precetto ovvio e
intangibile in un’altra; ciò che
per alcuni è libertà di
coscienza, per altri può essere
solo confusione. In realtà, le
culture sono molto diverse tra
loro e ogni principio generale
- come ho detto, le questioni
dogmatiche ben definite dal
Magistero della Chiesa - ogni
principio generale ha bisogno
di essere inculturato, se vuole
essere osservato e applicato. Il
Sinodo del 1985, che
celebrava il 20° anniversario
della conclusione del Concilio
Vaticano II, ha parlato
dell’inculturazione come
dell’"intima trasformazione
degli autentici valori culturali
mediante l’integrazione nel
cristianesimo, e il
radicamento del
cristianesimo nelle varie
culture umane".
L’inculturazione non
indebolisce i valori veri, ma
dimostra la loro vera forza e la
loro autenticità, poiché essi si
adattano senza mutarsi, anzi
essi trasformano
pacificamente e
gradualmente le varie culture.
Abbiamo visto, anche
attraverso la ricchezza della
nostra diversità, che la sfida
che abbiamo davanti è
sempre la stessa: annunciare
il Vangelo all’uomo di oggi,
difendendo la famiglia da
tutti gli attacchi ideologici e
individualistici.
E, senza mai cadere nel
pericolo del relativismo
oppure di demonizzare gli
altri, abbiamo cercato di
abbracciare pienamente e
coraggiosamente la bontà e la
misericordia di Dio che
supera i nostri calcoli umani
e che non desidera altro che
"Tutti gli uomini sono salvati"
(1 Tm 2,4), per inserire e per
vivere questo Sinodo nel
contesto dell’Anno
Straordinario della
Misericordia che la Chiesa è
chiamata a vivere.
Cari Confratelli,
l’esperienza del Sinodo ci ha
fatto anche capire meglio che
i veri difensori della dottrina
non sono quelli che
difendono la lettera ma lo
spirito; non le idee ma
l’uomo; non le formule ma la
gratuità dell’amore di Dio e
del suo perdono. Ciò non
significa in alcun modo
diminuire l’importanza delle
formule: sono necessarie;
l’importanza delle leggi e dei
comandamenti divini, ma
esaltare la grandezza del vero
Dio, che non ci tratta secondo
i nostri meriti e nemmeno
secondo le nostre opere, ma
unicamente secondo la
generosità illimitata della sua
Misericordia (cfr Rm 3,21-30;
Sal 129; Lc 11,37-54). Significa
superare le costanti
tentazioni del fratello
maggiore (cfr Lc 15,25-32) e
degli operai gelosi (cfr Mt
20,1-16). Anzi significa
valorizzare di più le leggi e i
comandamenti creati per
l’uomo e non viceversa (cfr
Mc 2,27).
In questo senso il doveroso
pentimento, le opere e gli
sforzi umani assumono un
significato più profondo, non
come prezzo
dell’inacquistabile Salvezza,
compiuta da Cristo
gratuitamente sulla Croce,
ma come risposta a Colui che
ci ha amato per primo e ci ha
salvato a prezzo del suo
sangue innocente, mentre
eravamo ancora peccatori (cfr
Rm 5,6).
Il primo dovere della Chiesa
non è quello di distribuire
condanne o anatemi, ma è
quello di proclamare la
misericordia di Dio, di
"La parola
’famiglia’
non suona più
come prima
del Sinodo"
accosta gli uomini alle fonti
della misericordia del
Salvatore, di cui essa è
depositaria e dispensatrice".
Anche Papa Benedetto XVI
disse: "La misericordia è in
realtà il nucleo centrale del
messaggio evangelico, è il
nome stesso di Dio [...] Tutto
ciò che la Chiesa dice e
compie, manifesta la
misericordia che Dio nutre
per l’uomo. Quando la Chiesa
deve richiamare una verità
misconosciuta, o un bene
tradito, lo fa sempre spinta
dall’amore misericordioso,
perché gli uomini abbiano
vita e l’abbiano in
abbondanza (cfr Gv 10,10)".
Sotto questa luce e grazie a
questo tempo di grazia che la
Chiesa ha vissuto, parlando e
discutendo della famiglia, ci
sentiamo arricchiti a vicenda;
e tanti di noi hanno
sperimentato l’azione dello
Spirito Santo, che è il vero
protagonista e artefice del
Sinodo. Per tutti noi la parola
"famiglia" non suona più
come prima del Sinodo, al
punto che in essa troviamo
già il riassunto della sua
vocazione e il significato di
tutto il cammino sinodale.
In realtà, per la Chiesa
concludere il Sinodo significa
tornare a "camminare
insieme" realmente per
portare in ogni parte del
mondo, in ogni Diocesi, in
ogni comunità e in ogni
situazione la luce del Vangelo,
l’abbraccio della Chiesa e il
sostegno della misericordia di
Dio!
Grazie!
Papa Francesco
@ Libreria editrice Vaticana
4
Chiesa
Sabato, 31 ottobre 2015
L’editoriale
dalla prima
più contraria alla
cremazione (salvo sia
Tale prassi implica infatti,
scelta, come successo per
più o meno
decenni, come segno
consapevolmente, tre valori
contrario alla fede) anche
di grande significato: il
se preferisce, come realtà
rispetto della dignità della
più espressiva della fede
persona che comprende
cristiana, la sepoltura dei
anche la cura dei suoi resti
corpi dei defunti. Ma le
mortali (da sottrarre agli
ceneri vanno poi collocate
animali o alla possibile
in cimitero. Conservarle
profanazione da parte di
invece in casa - al di là di
nemici o di
problemi pratici che
malintenzionati), la
potrebbero sorgere in
convinzione che in qualche
futuro - o disperderle in
modo ci sia una continuità
natura, compromette il
della vita anche dopo la
valore della comunione
morte, la consapevolezza
anche in qualche modo
che il defunto non esca
visibile tra vivi e defunti. Il
dalla comunità umana.
ricordo tangibile del
Questi tre aspetti positivi
defunto viene infatti
hanno ottenuto nella
"privatizzato", se non
visione cristiana nuova
addirittura eliminato, e
luce e nuovo significato.
risulta impossibile la
Intanto non bisogna
preghiera davanti ai suoi
"Manteniamo allora la sepoltura nel cimitero,vediamolo come luogo
dimenticare che anche
resti a opera di chi fa parte
Gesù è stato sepolto. Anzi,
della sua comunità. Per
del riposo in Cristo e nella Chiesa di chi attende la risurrezione"
stando ai racconti
questo, al di là delle
evangelici, il suo corpo è
intenzioni, è una pratica
stato oggetto di particolare cura, pur
Visitando diverse catacombe, anche
tra i vivi e i morti era significata, fino
da scoraggiare.
essendo il corpo di un condannato, di
quelle di solito non aperte al pubblico,
all’epoca napoleonica, dalla presenza
Manteniamo allora la sepoltura nel
un "maledetto": Giuseppe di Arimatea
mi avevano colpito le semplici
delle sepolture nel luogo più
cimitero, vediamolo come luogo del
che lo chiede a Pilato e mette a
espressioni segnate sulle lastre che
importante per la comunità: la chiesa. I
riposo in Cristo e nella Chiesa di chi
disposizione della sepoltura di Gesù il
chiudono i loculi: "vivi in Cristo", "vivi
defunti erano sepolti a volte sotto il
attende la risurrezione, consideriamolo
suo sepolcro nuovo; lo stesso Giuseppe
nel Signore Gesù", "hai creduto in Dio,
pavimento o lungo le pareti, più spesso
una realtà che indica in un modo molto
che con Nicodemo provvede alla
vivrai in Cristo", vivi nello Spirito
attorno all’edificio sacro. Quando i
simbolico la comunione tra la comunità
sepoltura; le donne che, trascorso il
Santo", ecc. Splendide testimonianze
cimiteri, soprattutto nelle città, si sono
cristiana dei vivi e quella dei defunti.
sabato, si recano al sepolcro con aromi
della consapevolezza della vita in Cristo allontanati dalla chiesa si è in parte
Andiamo in questi giorni a pregare sulle
per completare la sepoltura. Il mattino
e dell’attesa della risurrezione.
perso il segno della forte relazione tra la
tombe dei nostri cari e di tutti coloro
di Pasqua cambia però tutto. Le donne
Consapevolezza che l’intera comunità
comunità dei vivi e quella dei defunti.
che nella nostra comunità hanno con
trovano il sepolcro vuoto e incontrano
cristiana deve vivere, sapendo che chi è
E’ rimasta però la possibilità, mentre si
noi pregato, amato, servito il Signore e i
poi il Risorto che le manda ad
morto non si estrania da essa: continua, va a pregare per i propri cari, di
fratelli e hanno vissuto la loro avventura
annunciare che Lui ha vinto la morte,
infatti, nel Signore una reale
riconoscere, ricordare e quindi pregare
umana e di fede. Sia l’occasione per
che Lui, il Crocifisso, è risorto. La
comunione tra tutti gli appartenenti
per altri parenti, amici, colleghi di
rinnovare in noi la fede nella
pasqua apre così un significato nuovo
alla Chiesa, vivi e defunti. Chi è vivo
lavoro o semplicemente compaesani
risurrezione, per pregare per i nostri
alla sepoltura, che diventa non più solo
prega per la salvezza del defunto, ma
conosciuti e che ora dormono nel
cari e per confidare nella loro preghiera.
un gesto di pietà, ma un segno di
confida anche nella preghiera di chi è
Signore.
Nell’attesa di ritrovarci un giorno tutti
speranza nella risurrezione.
ora presso il Signore, non solo dei
Ora tutto ciò rischia di perdersi con la
insieme nel Signore, cittadini della città
Già le prime sepolture cristiane lo
martiri e dei santi, ma anche dei propri
pratica della cremazione e della
santa, uomini e donne viventi nel
testimoniano. Quando studiavo a Roma
cari e conoscenti che spera beati nel
possibile conservazione delle ceneri in
Signore nella terra e nei cieli nuovi dove
mi ero iscritto a un corso di
Signore.
casa o della loro dispersione. Va tenuto
abita la giustizia (2Pt 3,13).
introduzione alla archeologia cristiana.
La relazione nella comunità cristiana
presente che dal 1963 la Chiesa non è
† Carlo Roberto Maria Redaelli
Seppellire i morti
Agenda
Riunione del Consiglio pastorale diocesano a Merna
■ Monfalcone
Incontro per c.pa.pa.
e catechisti
Mercoledì 4 novembre, con inizio alle ore
20.30, si svolgerà a Monfalcone il primo
dei programmati incontri di formazione
per i componenti dei Consigli Pastorali
Parrocchiali delle comunità della diocesi.
Il tema sarà quello de "Il rinnovamento
dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e
dei ragazzi: l’esperienza di una Chiesa
diocesana. Motivi, processi ed esiti del
cambiamento di prospettiva e di azione".
Ad aiutare i presenti nella rif essione
sarà don Ivo Seghedoni della Diocesi di
Modena.
L’incontro, dedicato espressamente ai
componenti dei Consigli Pastorali della
diocesi, è però aperto ai catechisti, che a
breve saranno coinvolti nel
rinnovamento dell’iniziazione cristiana.
L’incontro si svolgerà alle 20.30 presso la
Sala Teatro della parrocchia di San
Nicolò, in via Primo Maggio 84 a
Monfalcone.
Nella mattina seguente, lo stesso tema
verrà proposto nella formazione al clero
diocesano, con le debite attenzioni per
chi è presbitero e ha compiti di
presidenza della comunità.
Al termine di ciascuno degli incontri
previsiti, verrà resa disponibile una
scheda di lavoro per i Consigli Pastorali
parrocchiali e i catechisti: questa scheda
è stata pensata come lo strumento di
lavoro che guiderà il laboratorio da
tenersi nelle settimane successive in
parrocchia o tra parrocchie aperte alla
collaborazione pastorale.
Al lavoro sulle cinque vie
del Convegno di Firenze
D
omenica 25 ottobre il
Consiglio Pastorale Diocesano
si è riunito in seduta
straordinaria nella casa dei
padri Lazzaristi del santurario
mariano di Merna (in Slovenia) per
affrontare il tema del Convegno
Ecclesiale Nazionale di Firenze che si
terrà dal 9 al 13 novembre e che vedrà
la partecipazione di sei delegati
diocesani, oltre all’Arcivescovo Carlo,
inseriti nei cinque ambiti di lavoro del
Convegno stesso.
Compito dei convegnisti sarà quello di
offrire alla Chiesa italiana
rappresentata a Firenze, delle
esperienze che possano essere
significative ai fini dell’oggetto del
Convegno, che, ricordiamo, è il
"Nuovo Umanesimo, in Gesù Cristo".
Per coadiuvare i delegati nella loro
missione e fornire loro degli elementi
che possono spendere a nome della
Diocesi nell’ambito dei lavori del
Convegno fiorentino, il Consiglio
Pastorale ha assunto in questa
occasione una connotazione
particolare: quella dei lavori di
gruppo.
I singoli Consiglieri, infatti, dopo la
proiezione di un filmato sul tema
generale del Congegno, hanno potuto
scegliere di inserirsi in uno dei
seguenti cinque ambiti: Uscire,
Annunciare, Abitare, Educare,
Trasfigurare. Tali sono infatti i cinque
verbi su cui si articolerà il Convegno di
Firenze.
Una volta scelto il "verbo", i gruppi, di
circa quattro consiglieri ciascuno,
moderati dai delegati, hanno espresso
le loro opinioni, idee e esperienze
concrete presenti o prospettate, in
riferimento ad una traccia di lavoro.
Al termine, l’intero Consiglio ha
potuto apprezzare ciò che è stato
prodotto nei singoli gruppi, fornendo
ulteriori indicazioni, casi e buone
prassi utili ai delegati.
Oltre che per la sede in cui si è svolta
la seduta e per la composizione in
gruppi di lavoro, la giornata si è
conclusa per il Consiglio con una
ulteriore novità: dopo i Vespri recitati
a chiusura dei lavori, i presenti hanno
consumato una piacevole cena in
agriturismo, appena oltre il confine.
Momento vissuto in convivialità,
salutando al meglio i delegati che si
apprestano a partire alla volta di
Firenze.
Denis Delbello
Chiesa Locale
✎ LA PAROLA DELLA DOMENICA |
Tutti i Santi
T
utti i Santi è una festa che
ci dice la meta del nostro
cammino. Noi siamo felici
perché, per il dono
d’amore di Dio, un numero
sterminato di uomini e donne
partecipano alla pienezza di vita
di Dio mediante Gesù; perché
siamo realmente partecipi della
vita di Dio, la sua bontà; e ciò
apre anche a noi la via di
un’autentica santità e la
speranza della vita eterna.
Per vivere un’autentica santità, la
Liturgia ci regala in questa
domenica il Vangelo delle
Beatitudini per sottolineare,
appunto, che la vita cristiana,
impostata sulla logica del
discorso della montagna, è di
per se stessa vita di santità.
Tendere alla santità significa
imparare a conoscere chi è Dio
per noi: rispondere a questa
chiamata comporta allo stesso
tempo la disponibilità ad una
vera rivoluzione della vita. Se ciò
avviene, la gioia di Dio può
rallegrare la nostra esistenza.
È bello vedere Gesù che, come
nuovo Mosè sulla montagna, ci
indica la strada da percorrere.
È solenne l’inizio del quinto
capitolo del Vangelo di Matteo:
Gesù sale sulla montagna, luogo
della rivelazione di Dio e si pone
a sedere, assumendo
Sabato, 31 ottobre 2015
Notificazione
di Mons. Paolo Nutarelli
La meta del nostro
cammino
l’atteggiamento del vero
maestro. C’è un movimento
circolare: le folle, i discepoli,
Gesù.
Nel proclamare le Beatitudini il
lettore del Vangelo capisce che
Gesù nel dirle le sta pienamente
realizzando: Gesù è l’uomo delle
beatitudini!
Le beatitudini - ciascuna e tutte
insieme - sono infatti l’icona di
Gesù, la sintesi sua, del suo
insegnamento e della sua opera.
(Maria potrà dire: mi
chiameranno beata).
Chi è il beato? È colui che coglie
la presenza di Dio nella propria
vita; è colui che che percepisce
in Cristo la vicinanza di Dio
all’uomo.
In fondo, la testimonianza dei
santi, di coloro che hanno
vissuto la propria esistenza
conformandola sempre più al
Vangelo ed alla Parola del
Signore, è per noi oggi un invito
a sperimentare la bontà e la
forza delle beatitudini
evangeliche: chi vive
un’esistenza così non perde la
sua vita, ma la ritrova in
pienezza.
Ecco, allora, i miti ed i
costruttori di pace. Sono coloro
che hanno imparato da Gesù a
non avere alcuna fiducia nella
forza, che è il mezzo più debole
di cui disponiamo per risolvere i
problemi e i confitti tra di noi.
Resi coraggiosi dalla
consapevolezza di essere amati e
protetti da Dio, resi forti
interiormente dal dono dello
Spirito, non si lasciano spingere
verso la violenza dalle violenze
che ricevono, ma affrontano la
violenza con il mezzo più
potente di cui disponiamo come
dono di Dio, una bontà
invincibile, che non si lascia mai
scoraggiare.
È grazie a persone così che la
pace può diffondersi.
Una pace che non è solo assenza
5
Celebrazione
in suffragio
degli Arcivescovi
e Presbiteri
defunti
di violenze, ma è anche
concordia, rispetto,
benevolenza: insomma una
situazione di positività che
incoraggia tutti a dare il meglio
di sé.
Nelle nostre assemblee
chiediamo al Signore
d’infondere nel nostro cuore il
suo Spirito perché possiamo
trovare il coraggio di vivere la
bellezza del Vangelo
sull’esempio di tanti uomini e
donne di ogni tempo che hanno
trovato in Cristo la pienezza
della vita. Capiremo cos’è la
gioia.
Il sacramento della Cresima celebrato nella parrocchia goriziana di San Rocco
Giovani confermati nella fede
Giovedì 5 novembre alle ore
12.00, presso la Chiesa di San
Carlo in Gorizia, Via del
Seminario, a conclusione
dell’incontro di aggiornamento
del clero diocesano, Mons.
Arcivescovo presiederà la
Concelebrazione Eucaristica in
suff agio degli Arcivescovi e
Presbiteri defunti.
Tutti siamo invitati alla
Concelebrazione avendo cura di
portare con sé amitto, camice,
cingolo e stola viola.
Gorizia, 26 ottobre 2015
Sac. Michele Centomo
Maestro delle Celebrazioni
Liturgiche Arcivescovili
Dall’agenda dell’arcivescovo
Domenica 1 Novembre
- 10.30, in Cattedrale (Gorizia):
concelebrazione eucaristica in onore di Tutti
i Santi.
- 15.00, Cimitero di Gorizia: Liturgia di
commemorazione dei fedeli defunti e
benedizione dei sepolcri.
Lunedì 2 Novembre
- 19.00, in Cattedrale (Gorizia):
concelebrazione eucaristica in suff agio dei
fedeli defunti.
Martedì 3 Novembre
- Zelarino: incontro delle Caritas Nordest.
Mercoledì 4 Novembre
LA COMUNITÀ DI SAN ROCCO IN FESTA PER LA CRESIMA DEI SUOI GIOVANI. DOMENICA SCORSA L’ARCIVESCOVO REDAELLI HA IMPARTITO IL
SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE AD UN FOLTO GRUPPO DI RAGAZZE E RAGAZZI DELLA PARROCCHIA GORIZIANA (FOTO RENZO CROBE).
✎ FAQ - FREQUENTLY ASKED QUESTIONS |
di Don Nicola Ban
Come non mettere le mani
per ricevere l'eucarestia?
R
icevere l’eucarestia in mano
prima di portarla alla bocca è un
segno importante di
partecipazione adulta e
consapevole alla celebrazione del
mistero centrale della nostra fede. Certo
il gesto con cui si riceve l’eucarestia deve
dire la consapevolezza di quanto si vive.
Ci sono diversi modi in cui non mettere
le mani per ricevere l’eucarestia. Ne
facciamo una rassegna semiseria:
- "mi è caduta la catena della bicicletta":
può accadere che cada la catena della
bicicletta mentre si viene in chiesa e non
ci sia stata la possibilità di lavarsi… visto
che l’eucarestia è vero cibo, è opportuno
avere le mani pulite per riceverla.
- "l’indaffarato": può accadere che la
chiesa sia piena e non ci si fidi di lasciare
i propri averi sul banco (ed è una norma
prudente perché i furti in chiesa non
sono una rarità)… tuttavia è difficile
ricevere l’eucarestia sulle mani se queste
sono impegnate con borsette, borse di
plastica, ombrelli, chiavi…
- "il discreto": talvolta le mani vengono
tenute così in basso che il ministro della
comunione non le vede e non si rende
conto del desiderio di ricevere
l’eucarestia in mano… le mani devono
essere ad un’altezza che entri nel campo
visivo di chi dona l’eucarestia
- "il travaso": c’è chi riceve l’eucarestia
sulla mano destra, fa il "travaso" sulla
sinistra e poi riprende la particola con la
destra. È meglio ricevere l’ostia su di una
mano e poi usare l’altra per portarla alla
bocca.
- "la manovra a pinza": c’è chi si
presenta a ricevere l’eucarestia con
- In mattinata, in Arcivescovado: udienze
libere riservate ai soli sacerdoti.
- Nel pomeriggio, incontro con un sacerdote
nel luogo del suo ministero.
- 20.30, a Monfalcone, Parrocchia di San
Nicolò, incontro di aggiornamento dei
Consigli Pastorali parrocchiali.
Giovedì 5 Novembre
- 9.30, in Comunità Sacerdotale (Gorizia):
incontro di aggiornamento del clero
diocesano.
- 12.00, nella chiesa di San Carlo Borromeo
(Gorizia): S. Messa in suff agio degli
arcivescovi e dei sacerdoti defunti.
- 20.00, Piedimonte/Podgora, Parrocchia di
S. Giusto: incontra i cresimandi e i genitori.
Venerdì 6 Novembre
- In mattinata, in Arcivescovado: udienze.
- Nel pomeriggio, incontro con un sacerdote
nel luogo del suo ministero.
- 20.00, Gorizia, Parrocchia di Maria SS.
Regina: incontra i cresimandi e i genitori.
Sabato 7 Novembre
l’indice e il pollice come se fossero una
pinza... Corrisponde più alla logica del
dono ricevere la particola sul palmo
della mano e poi usare l’altra per
portarla alla bocca.
- "la manovra della benna": c’è chi riceve
l’eucarestia giustamente sul palmo della
mano, ma invece di usare l’altra per
portarla alla bocca, solleva entrambe le
mani, con una manovra che sembra
quella di una benna e che rischia di
essere poco precisa e dignitosa.
- 15.30, Gorizia, l’Auditorium Fogar:
incontro di aggiornamento dei Consigli
parrocchiali per gli Affari Economici.
- 18.00, Gorizia, Parrocchia di Maria SS.
Regina: celebrazione della Confermazione.
Domenica 8 Novembre
- 10.00, Piedimonte/Podgora, Parrocchia di
S. Giusto: celebrazione della Confermazione.
- In mattinata, Gorizia, Parrocchia S. Giusto:
Assemblea Unità pastorale S. Cuore - S.
Giusto.
Cultura
Sabato, 31 ottobre 2015
Presentato nella chiesa parrocchiale il volume frutto
del lavoro di ricerca e conservazione della memoria locale
Le tradizioni diVisco
"S
emper
et
ubique omnia ad maiorem Dei
gloriam hominumque
salutem!" questo è il
motto con cui si apre il
volume monografico
ideato e scritto da don
Giorgio Longo, dedicato
alle tradizioni del paese
di Visco, "Storia, tradizioni, canti dell’anno liturgico a Visco", edito
dalla parrocchia Santa
Maria Maggiore e presentato venerdì 16 ottobre nella chiesa parrocchiale.
La monografia è un vero
scrigno di ricordi, di
omaggi, di particolarità,
di testimonianze.
Dopo la prefazione di
monsignor Dino De Antoni, arcivescovo emerito di Gorizia, e alcuni
omaggi a personalità del paese
[il collaboratore della chiesa
Checo Scarpin e l’organista
Primo Gratton], a pagina 33 si
entra nel vivo della ricerca e
delle tradizioni della comunità.
Don Giorgio produce una sorta di calendario storico - liturgico perpetuo di tutti i riti, canti, feste e solennità che si
ripetono nel corso dei secoli
nel paese, il tutto intervallato
da una serie magnifica di fotografie degli interni della chiesa
parrocchiale.
Il calendario
L’anno liturgico ha inizio con
il Tempo di Avvento. Nei pomeriggi i fedeli erano richiamati dalle campane doppie
per le varie novene. Si iniziava
con quella dell’Immacolata,
secondo il rituale romano e
poi quello proprio goriziano
edito dall’arcivescovo Sedej.
La sera del 5 dicembre arrivava
al centro del paese, sopra un
somarello, San Nicolò, per la
grande gioia dei bambini che
si vedevano omaggiati di qualche dolciume tanto atteso. Dopo l’Immacolata il sacrestano
e qualche collaboratore cominciavano ad allestire in
chiesa, sull’altare del Crocefisso, il palco per la sistemazione
del presepio, le cui statue lignee sono datate 1808, le altre
vennero prese nel 1886 dallo
scultore gardenese G. Rungaldier.
Durante la novena del Santo
Natale 16 - 25 dicembre, il coro maschile intonava da "l’orchestre" (la cantoria) il racconto
lucano
dell’Annunciazione, ossia, il
"Missus est", e ogni sera si variava la melodia delle litanie
lauretane. Il "Missus" con la
melodia vischese si canta anche nella vicina Joannis (che fu
cappellania di Visco fino al
1859, per poi staccarsi ed erigersi in parrocchia autonoma)
pressoché uguale, eccettuato il
brano finale Jesu Christus.
La vigilia del Natale il celebrante, verso le 22.00, rivestito
del piviale di broccato d’oro
intonava l’inno "Jesu Redemptor omnium", poi risuonavano lenti e gravi i salmi dei notturni, al termine dei quali i
cantori si alternavano per pro-
7
cintura rossa. Una volta le fanciulle si vestivano da sposa per
portare le 8 torce ai lati del trono mariano. Ora si esce in processione con il lanternone, la
croce, 2 fanali settecenteschi,
8 stendardi, 7 gonfaloni, 4 fanali attorno al trono, 4 portatori del carro della Madonna
(da diversi anni non si porta
più in spalla). Il giorno dopo la
Processione, di lunedì, si conclude l’Ottavario in onore della Madonna della Neve.
Poi il racconto dell’anno liturgico continua con le feste estive per giungere nuovamente
all’autunno e alle celebrazioni
dei santi e dei defunti. Don
Giorgio precisa che il pomeriggio del primo novembre "il sacrestano, dovendo seguire il
parroco in cimitero e tenere la
borsa per le offerte con cui far
celebrare in seguito Sante
Messe per le anime più abbandonate del Purgatorio, lasciava le corde delle campane agli
"scampanotadôrs", allora detti
semplicemente "sonadôrs".
Le memorie
della chiesa decanale
clamare "lis professiis", le lezioni.
Il giorno di Natale alle 10 (dagli anni ’70 alle 10.30) la Messa
solenne cantata e sostenuta
dal coro parrocchiale. I fedeli
presenti, al termine della predica, davano il bacio della "pace" (un reliquiario a forma di
croce o altro) che il parroco
porgeva loro.
La vigilia dell’Epifania, come
raccontava monsignor Silvano
Piani, cappellano a Visco dal
1947 al 1949, di immergere i tre
Magi nell’acqua appena benedetta e poi asciugarli subito dicendo la formula: "per intercessionem sancti Gasparis;
Melchioris; Baldassaris" e così
inserirli benedetti nel presepio. Il giorno 6 gennaio, Epifania, il coro ripeteva la Messa
solenne del giorno di Natale.
Nel giorno di Sant’Antonio
abate (sant’Antoni dal purcit o
dal fuc), il 17 gennaio, dopo la
prima messa tutti i capifamiglia di Visco dediti all’agricol-
"La sera del 5 dicembre
arrivava
al centro del paese,
sopra un somarello,
San Nicolò, per la gioia
dei bambini..."
tura con qualche capo di bestiame convergevano a fianco
dello stradone principale, provenienti anche dai rioni interni, per ricevere l’aspersione
dell’acqua santa con le varie
preci prescritte.
Il 2 febbraio festa della Candelora, si chiudeva il ciclo del Natale. Per Visco questo era un
giorno di grande festa, perciò
veniva chiamato sempre il coro ad eseguire una messa solenne. Dopo la benedizione il
parroco in piviale viola distribuiva le candele da usare nelle
casa nei momenti di preghiera
o di temporale e benediceva
pure tutte le candele che servivano durante l’anno per i vari altari e usi liturgici.
La sera del martedì grasso
(verso le 23.30) il sacrestano,
col suono della campana, avvisava i parrocchiani che il
tempo del carnevale e dei ba-
gordi legati ad esso doveva
concludersi di lì a momenti,
per poter disporsi a iniziare
cristianamente il digiuno del
mercoledì delle ceneri.
La IV domenica di Quaresima,
dalla liturgia chiamata "Laetare", giorno in cui si usano i paramenti rosacei, viene tutt’oggi denominata popolarmente
"delle anime". A Visco questa
domenica era stata consacrata
dalla sensibilità delle comunità al devoto ricordo e suffragio
per le anime del Purgatorio.
Durante le Messe si questuava
due volte, anche con la borsa
nera, i cui introiti servivano
tutto l’anno per far celebrare S.
Messe di suffragio e altri offici
funebri.
Domenie ulìe, la liturgia svolgeva al mattino tre riti uniti ma
ben distinti: la benedizione dei
rami d’olivo, la Processione e il
rientro in chiesa per la Messa
col canto della Passione (al
Passio).
Per la Settimana santa (come
anche per Ognissanti e il Natale) si ospitava un francescano del santuario di Barbana
affinché ascoltasse le confessioni. Al lunedì partecipavano
le donne, al martedì gli uomini. Dopo essersi confessati il
sacerdote rilasciava il santino
pasquale, un’immaginetta che
ogni anno cambiava foto, preghiere e data e che serviva al
parroco, andando durante
l’Ottava di Pasqua a benedire
le case. A Visco i biglietti pasquali si stampavano in tipografia già dal 1888.
Alla sera del Mercoledì santo si
preparava presso l’altare del
Crocefisso, in pietra di Aurisina e nero del Vallone, sulla sinistra, al Sepulcri, ossia il Tabernacolo della reposizione
che il giorno dopo doveva contenere l’ostia grande per la comunione che il sacerdote assumeva il venerdì santo
mattina, quando non si consacrava, ma c’era la cosiddetta
Messa dei Presantificati.
Il Giovedì santo. Dopo l’intonazione del Gloria l’organo taceva, veniva abbassata la tenda rossa che ricopriva le canne
visibili esterne, e non si suonavano più le campane e i campanelli. Al loro posto si usavano la scarassule, sia in chiesa,
sia per le strade prima delle
funzioni e per suonare l’Angelus, specialmente quello di
mezzogiorno. Tra giovedì e venerdì santo avevano luogo le
visite "al Signor soto-sepulcri".
Il Venerdì santo la chiesa restava aperta per contemplare
il crocefisso e una piccola statua seicentesca (almeno) della
Deposizione del Cristo, che
veniva adagiato sopra l’altare
del Sepolcro. Al pomeriggio si
svolgeva l’ultimo officio delle
tenebre, terminato il quale,
verso le 18, si svolgeva mesta
e lenta la Processione del "Vinars sant", col grande crocefisso scoperto alla mattina e il
canto in tono funebre del Miserere, del Vexilla Regis e del
Popule meus. Il tutto quasi nel
buio più assoluto, senza candele e illuminazione.
Dopo la Pasqua, precisamente
il 25 aprile, si svolgevano le Rogazioni Maggiori e il lunedì,
martedì e mercoledì prima del
giovedì dell’Ascensione, quelle
Minori.
Nel mese di maggio, ogni sera
ci si radunava in chiesa davanti alla statua della Madonna
della Neve (statua lignea del
1848) per la recita del Santo
Rosario e il canto delle Litanie
Lauretane.
Il Corpus Domini si svolgeva il
giovedì mattina, come da antica consuetudine austriaca, al
termine della messa si snodava la processione teoforica.
Davanti il sacrestano rivestito
della sua casacca rossa con bavero orlato in oro metteva ordine al sacro corteo. I 4 portatori del baldacchino usavano i
guanti bianchi ed erano vestiti in abito scuro da cerimonia;
verso gli anni ’60 anche loro
indosseranno la tunica dei
portatori dei gonfaloni, degli
stendardi e dei fanali.
La Festa Patronale della Madonna della Neve si celebra,
ancora oggi, la domenica coincidente con il 5 agosto o la prima domenica che ne segue. La
Madonna veniva esposta sul
lato destro dell’altare, ora viene collocata al centro del presbiterio. Alla domenica pomeriggio dopo i vesperi si snoda il
corteo sacro per via Montello,
via Piave e il rientro nella Parrocchiale. Tutti i portatori sono rivestiti della tunica bianca
e della mantellina rossa con la
Viene poi offerta la ricopiatura
integrale de "Le memorie della
chiesa decanale", redatte dal
parroco don Mesrob Justolin e
scritte in modo conciso schietto e diretto [pp. 69 - 76]. Don
Justolin annota la storia del
paese, la sua origine, i nomi, le
tradizioni e gli avvenimenti
che ne hanno segnato la vita
"Viene offerta la
ricopiatura integrale
de ’Le memorie
della chiesa decanale’,
redatte dal parroco
don Mesrob Justolin"
durante i secoli.
Dalla pagina 77 alla pagina 138
troviamo un omaggio alla famiglia vischese di Rodolfo Milloch, una decina di cartoline
viaggiate appartenenti a monsignor Trevisan, la serie dei
parroci, dei sindaci, degli arcivescovi e dei sacrestani (nonzoli), tutto accompagnato da
immagini storiche e inedite.
Quindi [pp. 139 - 168] l’interessante e puntuale saggio di
Francesco Giuseppe Tolloi dedicato agli arredi sacri e alle
suppellettili liturgiche della
chiesa di Visco: un’analisi approfondita, con linguaggio
semplice e divulgativo, che delinea in modo attento la storia
dei decori liturgici, le motivazioni e le loro funzioni.
Dalla pagina 169 alla pagina
186 don Giorgio pubblica le
cronache della chiesa di Visco
a partire dal 1615, con le annotazioni principali dei grandi
avvenimenti locali, con particolare riferimento alle immagini, pressoché inedite, del vischese monsignor Antonino
Zecchini legato pontificio
presso i Paesi Baltici.
Le ultime 80 pagine del libro
sono dedicate all’analisi musicologica di David di Paoli Paulovich del canto patriarchino
vischese con commenti e confronti degli altri "usi patriarchini" dei paesi limitrofi, per
concludere con varie melodie
di litanie nonché una scelta di
inni mariani della tradizione
vischese.La monografia si
chiude con le fotografie di tutto l’apparato liturgico storico
appartenente alla chiesa di Visco.
Vanni Feresin
8
Chiesa
Sabato, 31 ottobre 2015
L’appuntamento, ormai consolidato, domenica 8 novembre a Gorizia
Cantorie in festa
a S.Ignazio
L
e cantorie parrocchiali? Esistono ancora, anche nella nostra
arcidiocesi; e per il terzo anno
consecutivo si incontreranno
per un pomeriggio insieme, per dire
che cantare in parrocchia è bello, poter
cantare a più voci è una fortuna, avere
ancora dei maestri e degli organisti
preparati è un dono inestimabile.
E lo faranno non con un convegno, ma
unendo le loro voci a formare un unico grande coro: una fusione di voci che
è sempre un’emozione particolare per
tutti i partecipanti.
Valore aggiunto a questo appuntamento è il fatto che non si tratta di un
concerto, ma di una Santa Messa, celebrata e cantata con cura e impegno.
Inoltre, suddividendosi per voce nei
banchi della chiesa, la fusione tra i vari coristi provenienti da tutte le parrocchie è ancora più riuscita, perché
ogni sezione si sente più forte e la partecipazione e l’affiatamento dei coristi
è ogni anno più intenso.
Quest’anno, dopo le edizioni di Cervignano e Cormòns, ad ospitare l’incontro - organizzato in collaborazione con
l’Ufficio Liturgico - è la chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia. Il pomeriggio di domenica 8 novembre prevede l’accoglienza sul sagrato alle 14.30,
successivamente la prova alle 14.45 e
la Santa Messa alle ore 16.00. Dirigerà
i coristi il maestro Fulvio Madotto, direttore della Cappella Metropolitana
del Duomo di Gorizia e siederà all’organo Zanin il maestro Vanni Feresin.
Ad introdurre la celebrazione saranno
le Acclamationes Aquileienses, cantate
da don Michele Tomasin e dall’assemblea dei coristi, che canteranno anche
un brano in friulano e uno in sloveno.
In questi mesi i cori parrocchiali, guidati dai loro maestri, si sono impegnati nella preparazione del "Gloria" e del
"Sanctus" della Missa de Angelis di
Wolfram Menschick, che unisce in modo sapiente il gregoriano e la polifonia,
in attesa di ascoltarla completa nell’edizione futura.
Dopo la fortunata esperienza dello
scorso anno, anche in questa edizione
i coristi hanno avuto la fortuna di studiare le partiture per la celebrazione su
un prezioso sussidio uguale per tutti,
si aprirà alla gioia, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a lui con arte nel giubilo" (Sant’Agostino, Disc. 1,7;
CCC 38,253-254). In questo giubilo il
nostro canto non dimenticherà il patrimonio prezioso che ci ha preceduto,
perché dannoso diventerebbe il separarsi dalla grande Tradizione musicale
della Chiesa. Ciò che ci è stato donato
è da rendere fruttuoso per un’impostazione viva della liturgia, per la lode a
Dio e l’elevazione spirituale degli uomini del nostro tempo. La musica liturgica è poi chiamata a vivere in una
tensione tra origine e compimento: essa non vuole il presente ma vuole
l’eterno, perché il volto della liturgia,
che la "anima", sempre tende a darle
una "vita soprannaturale". Al contrario, se la Chiesa cedesse alla tentazione di mettere in atto della "musica
d’uso" cadrebbe nell’inetto e diverrebbe essa stessa inetta". Il canto, quindi,
non è qualcosa di accessorio, ma è esso stesso parte integrante della Liturgia. "Cantorie in festa" l’8 novembre
vuole essere, però, anche un momento di conoscenza e di nuovi contatti:
per questo l’invito a partecipare si
estende anche a chi per motivi tecnici
non fosse pervenuto l’invito; tutti insieme vivremo poi un momento di
convivialità nelle sale parrocchiali con
quello che ognuno porterà: un altro
modo per condividere e restare insieme in amicizia.
Andrea Nicolausig
redatto per l’occasione nella scorsa
primavera dal maestro Dorino Fabris.
Si può ben dire che ben poche realtà
possano avere un sussidio così prezioso e per la piccola Gorizia è una bella
soddisfazione.
Nel corso del 2015, un’analoga iniziativa è stata realizzata con i cori parrocchiali della diocesi di Firenze, per fare
un esempio, e sono interessanti alcune
riflessioni dettate dal card. Betori:
"Sant’Agostino ci insegna: "Cantare
con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel
giubilo. Che cosa
significa cantare
nel giubilo? Comprendere e non
- Ore 14.30 accoglienza sul sagrato in piazza Vittoria
saper spiegare a
- ore 14.45 ingresso in chiesa, suddivisione dei cantori
parole ciò che si
per voce e prova dei canti
canta col cuore
- ore 15.45 canto delle Acclamationes aquileienses
[…] Il giubilo è
- ore 16.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA
quella melodia,
accompagnata da tutte le scholae cantorum parroccon la quale il
chiali
cuore
effonde
- ore 17.00 incontro di convivialità (tutti sono invitati a
quanto non gli riecontribuire portando salumi e dolci che saranno consce di esprimere a
divisi insieme)
parole […] Il cuore
Il programma della festa
Lo sviluppo della cantoria della chiesa di S.Ignazio
Sotto lo sguardo
protettore di S.Cecilia
C
ome narra monsignor Francesco Spessot, in "Primordi, incremento e sviluppo delle istituzioni gesuitiche di Gorizia (1615-1773)", in "Studi Goriziani" III (1925), pp. 83-142: "In quest’anno
[1615] vennero a Gorizia nel mese d’aprile il p. Teodoro Buseo, superiore della provincia austriaca della compagnia di
Gesù coi padri Cristoforo Dombrino, Bartolomeo Villerio e
Vitale Pelliceroli, per trovare un luogo conveniente per la
fabbrica del collegio che avevano stabilito di erigere in questa città. Essi trovarono lieta accoglienza e gradita ospitalità nella casa del dott. Pompeo Coronini e fratelli: fecero
le necessarie perlustrazioni, assunsero i rilievi opportuni e
quindi ripartirono. Tre mesi dopo, cioè nel luglio, il p. Vitale Pelliceroli assieme al p. Cristoforo Maier ritornò a Gorizia per stabilirvi una casa di abituale residenza; dopo
aver dimorato per due mesi nella casa del dott. Pompeo
Coronini […]. In dicembre venne da Vienna il p. Tommaso
Polizio e così ebbe principio la residenza con questi tre religiosi; in seguito alla raccomandazione dell’arciduca, essi ottennero dal patriarca d’Aquileia, ordinario diocesano,
la facoltà di assolvere i penitenti da ogni caso riservato".
La Compagnia di Gesù, giunta esattamente quattro secoli fa a Gorizia e voluta fortemente dall’Imperatore Ferdinando II, portò una ventata culturale senza precedenti.
Fin da subito si iniziò la costruzione del convento e, pochi anni dopo l’arrivo in città verrà posta la prima pietra
della grande chiesa dedicata al santo fondatore dell’ordine, Ignazio de Loyola.
Si legge nella "Historia Collegii Goritiensis", diario giornaliero delle notizie del collegio gesuitico dal 1615 al 1772,
che già nel 1634, quando le celebrazioni si svolgevano in
una chiesa ancora provvisoria, fu acquistato per la somma di 200 fiorini un nuovo organo fabbricato a Klagenfurt
e inaugurato il 10 agosto di quell’anno: "Curatum est novum organum Clagenfurto valore ducentorum florenorum, quod quia ad festum S. Ignatii adesse non potuit, auditum primum die S. Laurentii". L’organista rimane
sconosciuto ma già nel 1652 Matteo Melissa viene definito nelle cronache come "organista del venerando Colegio
della Compagnia di Gesù in Gorizia", a partire dal 1665 divenne anche maestro di cappella della chiesa parrocchiale di Gorizia, nonché compositore di fama.
L’immensa cantoria della chiesa di Sant’Ignazio sarà completata tra il 1724 - 1725, particolare di interesse artistico
rilevante è il magnifico affresco di Santa Cecilia che suona l’organo, l’opera completa in modo mirabile la zona
destinata all’orchestra e al principe degli strumenti: Santa Cecilia attorniata da angeli con violini e chitarre canta
le lodi al Signore "Cantantibus Organis Caecilia Virgo in
corde suo soli Domino decantabat". Solamente nel 1747
sarà montato un organo di Pietro Nachini [op. 108], organaro veneto ma di origine istriana che aveva costruito
grandi strumenti in tutto il Goriziano, e verrà inaugurato
il giorno della festa di Sant’Ignazio di quell’anno con un
concerto di musicisti udinesi: "Opus hoc celeberrimi per
Italiam artificis centesimum octavum excultum longo usu
artem ad perfectionis apicem deduxit", così dalle Cronache gesuitiche.
Tra il 1850 e il 1862 il carnico Pietro De Corte produsse un
radicale restauro dell’antico strumento e durante la prima
guerra mondiale l’organo venne requisito e rimase distrutto dallo scoppio di un obice: era largo 6 metri, profondo 1 metro e 80 centimetri e alto 9 metri, con 22 registri.
Nel 1921, l’organo della chiesa filiale di San Giovanni Battista, dei fratelli Zupan di Kamna Gorica, venne trasportato nella chiesa di Sant’Ignazio e vi rimase fino al 1931,
quando si inaugurò solennemente il nuovo organo della
ditta Beniamino Zanin e Figli che fu collaudato il 31 luglio
1932 e costò 100mila lire: all’epoca era l’organo più grande dell’arcidiocesi e fu il primo a tre tastiere costruito dai
"Zanin", con 61 tasti e pedaliera concava radiale a 32 pedali.
Vanni Feresin
10
Sabato, 31 ottobre 2015
Cultura
Ricordato il sacerdote protagonista per 26 anni della vita sociale e pastorale di Cormons
nel periodo travagliato dalla Prima guerra mondiale alla nascita del fascismo
Don Peteani,parroco tra Italia e Austria
T
ra le figure di rilievo
che vissero a Cormons
nel Novecento non si
può non citare don
Giuseppe Peteani, che resse
la parrocchia del centro
collinare dal 1900 al 1926. Un
quarto di secolo importante
per Cormòns attraversato da
una guerra, dal passaggio
dall’impero austro-ungarico
al regno d’Italia, dalla nascita
del fascismo. Don Peteani fu
protagonista di quegli eventi
epocali in qualità di parrocodecano, non certo per sua
volontà: umile e discreto, mai
protagonista, era alieno a
comparire alle
manifestazioni pubbliche,
ma di animo buono e
generoso era sempre accanto
alla popolazione soprattutto
negli anni non facili della
guerra tanto da esserne
largamente apprezzato e
amato dalla sua gente.
Di questo sacerdote,
goriziano di nascita (1861), se
ne è parlato in una
conferenza tenutasi nella sala
civica di Cormons dagli
storici Ivan Portelli e
Giovanni Battista Panzera.
Nella stessa giornata, a cura
della parrocchia c’è stato un
momento di preghiera sulla
sua tomba nel cimitero e una
messa di suffragio nel
santuario di Rosa Mistica.
Una giornata, dunque, per
ricordare don Peteani perché
la sua memoria non vada
perduta. E gli assenti alla
serata hanno perso
veramente un’occasione per
riscoprire queste figure,
sconosciute ai più, che sono
state testimoni non solo dello
scorrere degli avvenimenti
ecclesiastici ma anche di
quelli civili, come ha
puntualmente annotato
Giacomo Busilacchio in un
incisivo intervento
pubblicato sul Piccolo.
Don Peteani ebbe il suo
primo incarico pastorale nel
1884, appena ordinato
sacerdote, quale cooperatore
parrocchiale a Mossa. A
Cormòns, che contava 6580
abitanti, giunse nel 1900 in
un momento in cui il paese,
che nel 1910 per decreto
imperiale riceverà il titolo di
città, stava vivendo un
periodo di sviluppo
economico e anche
urbanistico. Nel 1903
vengono inaugurate le nuove
scuole popolari, nello stesso
anno fondata la Cassa rurale
di Cormòns e piazza
Cumano, oggi Libertà, si
arricchisce della statua di
Massimiliano I. Nel 1906
NOVEMBRE DEL 1917 DON PETEANI ESCE DA ROSA MISTICA ASSIEME ALL’IMPERATORE CARLO.
Don Peteani giunse
a Cormòns, che contava
6580 abitanti, nel 1900
in un momento in cui
il paese stava vivendo
un periodo di sviluppo
economico e urbanistico
l’amministrazione comunale
amplia l’allora piazza
Locatelli (oggi 24 Maggio)
che, dopo l’allargamento di
Palazzo Locatelli per ospitare
il Caffè Commercio, nel 1910
assumerà il suo assetto
definitivo con la costruzione
di Casa Colugnatti. Due anni
prima viene inaugurato il
teatro comunale e l’intera via
(oggi via Sauro) avrà un
nuovo assetto con la
realizzazione del municipio.
E’ nel 1908 si riattano degli
edifici tra via Pozzetto e
Cancelleria Vecchia per
realizzare la caserma
austriaca che ospiterà prima
un battaglione del 47°
imperiale regio reggimento
sostituito nel 1913 dal 20°
battaglioni cacciatori Feld
Jager. Dell’ex caserma è
rimasto solo in piedi l’edificio
che attualmente ospita
l’abitazione dei sacerdoti e
l’ufficio parrocchiale e che
per anni fu sede del
ricreatorio.
In questo periodo don
Peteani fu un parroco molto
impegnato anche nella vita
sociale e amministrativa.
Compagno di studi in
seminario di monsignor Luigi
Faidutti, ne sostenne la sua
politica e il suo impegno a
favore delle costituzioni di
casse rurali e consorzi tra
artigiani e tra contadini. Nel
1902 don Peteani venne
eletto consigliere comunale
nelle liste dei Cristiano
sociali, partito che nella
Contea di Gorizia e Gradisca
era capeggiato da monsignor
Faidutti. Peterani rimase in
carica fino al 25 maggio 1915
e poi riconfermato dagli
italiani fino al 18 luglio dello
stesso anno
nell’amministrazione
provvisoria retta dal Regio
commissario straordinario
conte Casimiro Avogrado di
Quinto, che cooptò nella
giunta anche il consigliere
Antenore Marni, capo dei
liberali irredentisti, quale
facente funzioni di sindaco.
Don Peteani ritornò
all’impegno amministrativo il
7 novembre 1918 facendo
parte della giunta consultiva
fino all’11 novembre 1919.
E arriviamo al 24 maggio
1915 con l’entrata in guerra
dell’Italia. In quello stesso
giorno Cormòns venne
occupata dall’esercito
italiano. Mentre l’80% dei
sacerdoti diocesani subirono
l’arresto e l’internamento da
parte delle autorità militari
italiane, don Peteani rimase
al suo posto. Non solo, ma gli
fu affidata la responsabilità
pastorale di tutta la parte
della diocesi goriziana
occupata dagli italiani che
comprendeva 77 parrocchie
dei decanati di Cormons,
Lucinico, Gradisca,
Monfalcone, Visco e
Fiumicello oltre al Collio
sloveno. Il 15 settembre con
decreto della Sacra
congregazione concistoriale
venne istituita la Forania
temporanea di Cormòns,
inquadrata dell’arcidiocesi di
Udine, ma formalmente alle
dirette dipendenze della
Santa Sede come specificato
nella nomina firmata dal
Segretario di Stato cardinale
Pietro Gasparrir. Don Peteani
fu nominato vicario foraneo
interinale, ma di fatto
doveva rispondere al vescovo
castrense monsignor Angelo
Bartolomasi e al vescovo
vicario della zona di guerra
che consigliava e talvolta
impartiva ordini.
C’è da domandarsi come mai
don Peteani non sia stato
anche lui arrestato e
internato. La sua attività
sociale avrebbe dovuto far
sporgere molti dubbi agli
italiani sulla sua affidabilità:
don Peteani era consigliere
eletto nella lista di Faiduttti,
considerato dagli italiani uno
dei più temibili
filoaustriacanti tanto che gli
fu negato il ritorno in diocesi
anche a guerra finita e morì
praticamente esule in
Lituania.
A favore di don Peteani giocò
la sua capacità e la sua umiltà
nelle cura della parrocchia e
del decanato. Era sempre
stata una persona discreta,
non appariva se non quando
doveva ed era di grande
carità nei confronti di chi si
trovava in difficoltà. Doti che
convinsero le nuove autorità
italiane - non è escluso che
una buona parola la misero
Malni e il dottor Benardelli,
medico molto influente in
paese - a lasciarlo nel suo
incarico. D’altra parte
l’esercito italiano ritenne che
in una zona nevralgica come
Cormòns era opportuno
lasciare in servizio il parroco,
amato dalla sua gente, tanto
più che veniva affiancato, e
controllato, nel servizio
pastorale dai cappellani
militari o da sacerdoti che
operavano nel reparto di
sanità. L’obiettivo primario
delle nuove autorità era
quello di creare consenso
all’interno dei territori
occupati e nelle intenzioni
delle autorità italiane anche
l’insegnamento catechistico e
quello pastorale svolto dai
cappellani militari potevano
essere degli strumenti
efficaci. Don Peteani si calò
nel suo nuovo ruolo, seppe
colloquiare con le autorità
con dignità per evitare ai
cormonesi, e in genere alle
popolazioni a lui affidate,
ulteriori difficoltà. Seguiva in
tal senso la linea suggerita a
ridosso delle ostilità ai
sacerdoti in cura d’anime
dall’arcivescovo monsignor
Sedej di rimanere a fianco dei
propri fedeli. E don Peteani lo
fu sempre vivendo con i suoi
"Aveva la capacità e l’umiltà
nella cura della parrocchia
e del decanato. Era sempre
stata una persona discreta,
non appariva ed era
di grande carità nei confronti
di chi si trovava in difficoltà"
parrocchiani i giorni tragici
della guerra, la miseria e i
bombardamenti. E lo fu
anche con il ritorno degli
austriaci dopo la rotta di
Caporetto. Primo suo gesto fu
quello di recarsi al santuario
di Rosa Mistica a prendere
don Massimiliano De Pelca,
confessore delle Suore della
Provvidenza, e a condurlo
fuori dal convento dopo 29
mesi di prigionia. Una foto
del novembre 1917 riportata
nella prima pagina de Wiener
Bilder, uno dei più diffusi
settimanali in Austria, si vede
don Peteani uscire dalla
chiesa di Rosa Mistica
assieme all’imperatore Carlo.
Forse se lo avesse saputo,
schivo come era, si sarebbe
spostato per non farsi
riprendere.
Finita la guerra con il ritorno
definitivo degli italiani venne
costituita una Giunta
consultiva per
l’amministrazione cittadina
della quale fece parte anche
don Peteani e questo sarà il
suo ultimo impegno di
pubblico amministratore.
Don Peteani proseguì nella
sua attività pastorale vivendo
anche i primi anni del
fascismo. Altri tempi, non
meno facili tanto che anche
le processioni dovevano
essere preventivamente
autorizzate dalle autorità
comunali.
Don Peteani venne a
mancare prematuramente a
65 anni, dei quali 26 vissuti
da parroco a Cormòns, il 28
giugno 1926 e riposa nella
tomba dei parroci nel
cimiteri di Cormòns accanto
al suo predecessore don
Carlo Zurman.
Franco Femia
Friûl di Jevât
PAR CURE DA LA SOCIETÂT FILOLOGJICHE FURLANE
Vie Bellini, 3, Guriza - tel./fax 0481533849 - [email protected] - www.filologicafriulana.it
Font fotografic
Un dai aspiets plui particolârs da la
Vuere Grande al è chel da la
fotografie: a vuere dal ’14-’18 e je
stade la prime documentade cu lis
fotografiis no dome dai jenerâi e dai
sorestants, ma ancje e soredut dai
soldâts.
Cuasi dutis lis fameis a àn a cjase une
o plui fotos di nonos e parincj cu la
monture dal soldât, sei di une bande,
chê imperiâl, sei di chê altre, la
taliane, magari in pose o cuntune
tropute di militârs par dongje. Chestis
imagjinis a son part da lis storiis
familiârs, ma a fasin part ancje da la
storie di ducj.
E la Filologjiche no je di mancul! Intai
archivis da la Societât al è depositât
un album che al conten lis fotografii
dal cjapitani Oreste Bugni. Nassût in
Piemont tal 1890, chest uficiâl alian
di artiliarie al è stât impegnât su la
front dal Lisunç tra Luzinìs e il Calvari
dal Mai 1915 fint emai in Otubar dal
1916, cuant che al fo ferît intune
gjambe. Tornât in linie sul Cjars,
daspò di Cjaurêt al è muart a Zenson
su la Plâf il prin di Zenâr dal 1918. Pal
so servizi al è stât decorât plui voltis.
Cemût che cheste racuelte di
fotografiis e sedi ivade a la
Filologjiche a Guriza al è inmò un
misteri, ma la particolaritât dal
volum, cussì come i sogjets e i puescj
fotografâts, lu rindin un document
une vore preseabil. O fevelìn di passe
tresinte pagjinis cun plui di sîscent
fotografiis che no asin viodi dome
soldâts in monture, in ativitât o in
polse, ma soredut lis zonis di vuere:
prime linie, trinceis, ma ancje paisaçs
(il San Michêl colpît da lis bombis
imperiâls) e paîs disdrumâts: plui da
la metât da lis fotografiis a son tadis
fatis a Luzinìs, Gradiscjuta, Mossa,
mont Calvari, Pubrida, Peuma, fin
San Lurinz e Capriva.
Dentri da lis ativitâts di conservazion
e tutele dal so patrimoni archivistic, la
Filologjiche e à volût promovi la
digjitalizazion di chest interessant
font e in curt dutis lis fotografiis
dutis lis pagjinis dal volum a saran
disponibilis in formât digjitâl. Si
podarà pensâ di lâ indenant cu la
catalogazion dal font e di valorizâlu
cuntune mostre e cu la publicazion di
un catalic.
Progjet par scandaiâ gjornâi e sfueis dal Friûl talian e Litorâl austriac
ARCHIVI SFF, FONT BUGNI
I
l 1915, un an jenfri pâs e vuere. Ce si
spietavisi, tal Friûl talian e tal Litôral austriac, e di ce si vevial timôr, se
la vuere si fos slargjade? La publicistiche regjonâl vevie caratars siei propris
rispiet a chê nazionâl taliane o autriache? Si rindevisi cont che il Friûl e il Litorâl a saressin stâts cjapâts dentri da la
vuere e che a saressin rivâts sdrumaments e disgraciis, come sucedût l’an
prin sui fronts ocidentâl e orientâl? A
chestis domandis al vûl rispuindi il
progjet 1915. Tra pace e guerra nella
stampa e nella pubblicistica nel Friuli
italiano e nel Litorale Austriaco, promovût da la Societât Filologjiche Furlane in
parie cu la Deputazion di Storie Patrie
pal Friûl, l’ICM - Istitût pai Incuintris
Culturâi Miteleuropeans e l’ISSR - Istitût
di Storie Sociâl e Religjose di Guriza.
L’obietîf al è scandaiâ la publicistiche
(stampe periodiche e rivistis) vignude
fûr te zone dal Litorâl austriac e dal Friûl
talian te prime metât dal 1915. Ancje se
in timp di vuere la censure e meteve limits a ogni manifestazion publiche dal
pinsîr, la stampe e ufrìs une largje schirie di leturis da la sene socio-politiche
locâl e internazionâl in chei mês cetant
dificii prin che l’Italie e jentràs in vuere.
Si podaran duncje scandaiâ lis diferentis posizions de opinion publiche locâl,
che no jere clare e univoche come che si
pues pensâ.
Stant che a vuê al mancje un studi che al
cjali la stampe periodiche e la publicistiche locâl dal 1915 tal so complès e tal
1915, lis vôs da la stampe
jenfri pâs e vuere
detai, il progjet al propon di lâ insot inte analisi dai diviers câs editoriâi cuntun voli comparatîf e analitic, par podê
ricognossi i procès di costruzion e condizionament da l’opinion publiche, che
cence dubi a vegnin fûr ben a clâr, e la
schirie di posizions politichis e ideologjichis che a jerin in chest teritori, par sô
nature cetant miscliçât e che dal sigûr
no si pues capî doprant une sole clâf di
leture.
A son trê i moments di lavôr metûts in
cont par chest progjet, che al sarà coordenât dal professôr Fulvio Salimbeni e
al cjaparà dentri une scuadre di sîs ricercjadôrs. Intun prin moment a vignaran individuadis lis fonts publicistichis
(gjornâi e rivistis) che a saran ogjet dal
studi: publicazions diferentis par lenghe
(talian, todesc, sloven) e par orientament politic (catolic, liberâl, socialist,
cu lis variants nazionâls presintis).
Il secont al sarà il moment di analisi da
lis diviersis testadis e formis di publicistiche nassudis te zone di riferiment tal
cors dal 1915: chest scandai al fasarà vignî fûr lis posizions cjapadis di ogni
Gnove publicazion
gjornâl o sfuei rivuart il probleme, in
chel moment ancjemò dome politic, da
la vuere sclopade in Europe e che in curt
e varès cjapât dentri ancje l’Italie. I risultâts a vignaran presentâts infin intune cunvigne - che la Societât Filologjiche e intint organizâ a Guriza dentri da
la prossime Setemane de culture furlane
in Mai dal an cu ven - e a saran racuelts
e publicâts intun volum che, pe prime
volte, al permetarà une leture articolade
da la publicistiche buride fûr in regjon
tal 1915. Ma nol è vonde. Progjets di
cheste fate no puedin no vê un fin educatîf e par chest a àn di jessi fats cognossi ai plui zovins. A chest pro si intint
presentâ ai students dai istitûts comprensîfs e da lis scuelis superiôrs dal
Friûl Vignesie Julie i contignûts da la ricercje che, cun riflessions e considerazions adatadis a l’etât e al grât di studi
dai arlêfs, ur fasaran capî ce che e je stade la prime vuere mondiâl inte nestre
regjon, intune prospetive di educazion
ai valôrs da la pâs e da la concuardie tra
popui che di simpri a vivin dongje un
cun chel altri.
Antologjie buride fûr da la Filologjiche
inte suaze da la colaborazion cul Comun
Sagre e maledizion a Guriza inte Vuere Grande
S
ARCHIVI SFF, FONT BUGNI
agre, Agonie, Maledizion. Guriza
tal 1916 e je dutis chestis robis,
ma ancje altris: aspetative, glorie, pôre, dolôr, sanc e maseriis,
torments di une citât disvuedade, vitime e premi tal stes timp, une citât che
ducj le bramavin tant che e jere deventade la clâf di volte di une vuere che e à
sassinât centenârs di miârs di soldâts,
di une bande e di chê altre dal front che
al passave li dongje. Al somee che dutis
lis contradizions di une citât, che di
simpri incà e jere usade a lis convivencis, a saltin fûr in chel moment e le menin vie come la montane.
Ricuardâ la Vuere Grande a Guriza al vûl
dî confrontâsi par fuarce cuntune varietât di sensazions contrariis, complicadis, profondis e, dut câs, simpri une
vore dolorosis. L’inizi di cheste vuere al
fasè finî il mont di insium che la "Nize
austriache" e veve vivût tal Votcent, segnant la fin definitive dal Imperi austroongjarês e la nassite da la Guriza taliane.
Par memoreâ i cent agns di chei grâfs
acjadiments, la Societât Filologjiche
Furlane e à pene burît fûr cu la poie dal
Comun di Guriza une antologjie di
scrits che a fevelin da la citât in chei
agns: achì si ricjatin l’umiltât e la solenitât di Vittorio Locchi tal descrivi, te
Sagra di Santa Guriza, la spiete e l’inizi
da la bataie par concuistâ la citât; la rabie e la disilusion puartade de vuere tes
rimis di O Gorizia, tu sei maledetta;
l’amôr incondizionât par la proprie citât e la conturbie par la agonie e lis insigurecis che a vivevin i gurizans, e ancjemò, il dolôr par un passât pierdût,
ma, tal stes timp, ancje il cûr di tirâsi sù
lis maniis par tornâ a fâ sù un avignî
gnûf.
I tescj a son insiorâts cun imagjinis pal
plui ineditis tiradis fûr dai archivis fotografics da la Societât Filologjiche Furlane, in particolâr dal font cartulinis e dal
font dal cjapitani Oreste Bugni, uficiâl
di artiliarie che il so album fotografic al
è cumò in possès da la Filologjiche: un
patrimoni di passe sîscent imagjinis su
la Vuere Grande e, di chestis, passe tresinte fatis sul front gurizan e tal dulintor.
I tescj sielzûts par cheste antologjie, la
Filologjiche e à volût voltâju e publicâju ancje par furlan - lis traduzions a son
di Anna Madriz, Gianluca Franco, Paolo Roseano e Gabriele Zanello - par fâ
vignî fûr in maniere ancjemò plui vive la
anime furlane di Guriza.
12
Musica, Sport & Spettacoli
Sabato, 31 ottobre 2015
✎A tutto sport
Prosegue con successo la Stagione della "Lipizer"
Gli stadi della memoria
T
utto passa, tutto se ne va, a volte anche i ricordi perchè nella frenesia
odierna quello che avviene in questo momento un minuto dopo è già
passato, a volte da cancellare. Anche nel
calcio dove bisogna sempre essere proiettati al futuro.
Fino alla fine degli anni ’70 chi vinceva lo
scudetto, passava l’estate e giungeva alla
prima domenica di ottobre - in cui iniziavano i campionati - godendosi la gloria del
vincitore. La Coppa Italia prendeva il via a
metà settembre ed il regolamento imponeva alle società di non giocare nessun tipo di amichevole nel mese di luglio. Il calciomercato aveva una finestra di soli
quindici giorni all’inizio di luglio e quindi
le società si radunavano sempre dopo il 20
del mese.
Le nostre squadre partecipavano allora alla Mitropa Cup: negli anni ’30 e fino agli
anni ’50 si trattava di una specie di Coppa
dei Campioni dell’Europa centrale. Poi con
l’avvento della Coppa dei Campioni vera e
propria, la Mitropa ha perso il proprio fascino prima reinventandosi come torneo
fra le vincitrici dei campionati di serie B,
per poi scomparire del tutto.
Questo torneo vedeva la presenza dei campioni nazionali di Jugoslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria e ovviamente dell’Italia.
Erano gli anni in cui si giocava in stadi
sparsi in tutta Italia che poi sono stati abbandonati: l’Arena, il Vomero, l’Amsicora...
Anche dalle nostre parti alcuni stadi hanno
fatto la storia del calcio triveneto prima di
essere abbandonati o demoliti, lasciando
il passo per nuovi impianti che - in molti
casi - hanno portato più sfortuna che altro
alle loro squadre. Basta pensare le vicende
travagliate della Triestina da quando gioca
al "Nereo Rocco" o per il Padova che lasciando l’"Appiani" sta conoscendo anni
difficili nel nuovo "Euganeo".
Per tutti questi motivi quando in televisione vedo le immagini delle partite casalinghe del Vicenza, mi sembra di tornare indietro nel tempo. Al "Romeo Menti" della
cittadina berica si sono vissuti gli anni del
mitico Lanerossi che nella stagione 197778 allenato da Giovan Battista Fabbri giunse secondo giocando un gran bel calcio.
Paolo Nanut
(FOTO G. ZAMOLO)
Vibranti emozioni
col Quintetto "Barutti"
È
ovvio che non sia ininfluente il vincolo familiare nel Quintetto Barutti
(quattro sorelle e un fratello), che Elena Lipizer ha meritoriamente
inserito nella stagione concertistica 2015-2016 dell’Associazione intitolata a suo padre Rodolfo di cui è direttrice artistica.
Oltre alla notorietà del dato
sentire, nella concordia del fraseggio
consanguineo, una prerogativa
e nella chiara intesa conseguiti con
dell’ensemble unica al mondo, oltre
l’avere respirato quotidianamente
alle reciproche interferenze
una singolare atmosfera e
osmotiche nei processi di
naturalmente con la libertà di
maturazione artistica ben
confrontarsi a piacimento fra le mura
immaginabili, c’è comunque da
domestiche, alla presenza dei genitori
rilevare l’approdo interpretativo che,
anch’essi votati alla musa Euterpe.
in questo caso, si appalesa nell’idem
Fatta questa premessa sullo… stato di
famiglia, va detto che il repertorio
proposto al teatro Bratuž
comprendeva l’op. 60 di Brahms e la
44 di Schumann, due partiture ben
frequentate dagli esecutori ma non di
uguale gradimento per il pubblico. In
particolare, controversa è la pagina
del primo, lavoro tormentato e più
volte ripreso dal suo originario
abbozzo del 1853 fino alla stesura
definitiva di 20 anni dopo.
Al dominante clima malinconico dai
caldi colori autunnali, evocati con
dolorosa vena romantica dovuta
all’amore impossibile per Clara
Shumann, viene attribuita da molti la
qualifica di sublime; di uggioso da
altri, che esprimono riserve su una
composizione severamente cupa
seppure tematicamente esuberante.
Di tutt’altra tempra la pagina
successiva, che si contrappone alla
relativa staticità brahmsiana per la
ricerca di una… spettacolarità che
riflette un periodo felice e
artisticamente prolifico del giovane
autore, la sua emozionante
spontaneità nell’esprimere lo slancio
vitale conferitogli dall’aver coronato
di recente l’agognato sogno d’amore.
Sempre dominante il ruolo della
tastiera, lo strumento prediletto da
Robert come destinatario di intime
suggestioni e arditezze inusitate, pur
nella stringatezza della scrittura.
Se nel mio lavoro di cronista musicale
mi propongo solitamente di rifuggire
dall’enfasi imperante, dal paradosso
insopportabile e dalla prolissità di
un’aggettivazione iperbolica
propinata da ogni sorta di mass
media - televisione in testa -, non
posso, però, negare ai fratelli Barutti
un giudizio… esclamativo per avere
elargito al pubblico goriziano una
serata vibrante di emozioni, dalla
tenerezza affettuosa al tormento
angoscioso.
Festeggiato da reiterati applausi, il
Quintetto Barutti ha concesso un
gradito fuoriprogramma di
Boccherini (Ritirata notturna di
Madrid).
Silvio Montaguti
"Gorizia Classica" in Borgo Castello
Agenda
Sicurezza ed eleganza
per l’atteso duo
Zanola - Cristancig
■ Ronchi
H
a preso il via con ottimo successo la stagione concertistica "Gorizia Classica", giunta alla sua
diciottesima edizione.
Il concerto inaugurale si è tenuto sabato 24 ottobre alla presenza di un folto e
appassionato pubblico.
Protagoniste dell’atteso pomeriggio
musicale sono state il soprano Siriana
Zanolla, e la pianista Cristina Cristancig, quest’ultima in quest’occasione anche in veste di compositrice. Sono due
valide artiste isontine, con un ricchissimo curriculum di studi musicali e un’intensa attività concertistica alle spalle,
che hanno subito convinto il pubblico
per la sicurezza e l’eleganza delle loro
proposte musicali.
"Canto d’amore" è il titolo dato alla gradevolissima rassegna di romanze e canti proposti, dove l’amore descritto nei
testi era sia quello per altre persone, sia
quello per la natura, per la vita, per il futuro, descritto da autori quali Guerrini,
Rückert, Gallet, anonimo, Mackay, Sila
y Valdés, Dickinson, D’Annunzio, Ardo,
Rellstab e Ferrer.
Il programma, musicalmente parlando,
DVD Forum
su Johnny Depp
La rassegna proseguirà
sabato 31 ottobre,
quando tornerà
a Gorizia
il pianista milanese
Riccardo Schwartz
comprendeva pagine che spaziavano
dai romantici tedeschi Schumann e
Schubert agli operisti Massenet e Verdi,
per passare allo splendido "Morgen" di
Richard Strauss, alle dolci romanze di
Tosti, alla musica di "Luci della città" di
Charlie Chaplin. Molto interessanti e
applaudite sono state le canzoni argentine "La rosa y el sauce" di Carlos Guastavino e "Balada para un loco" di Astor
Piazzolla, brano conclusivo di grande
effetto.
Di grande interesse e scrittura mai banale e appropriata sono stati proposti i
tre recentissimi song The Sun and Fog,
Wild nights! e It’s like the light, su testo
di Emily Dickinson, musicati da Cristina
Cristancig, proposti in un concerto pub-
blico per la prima volta e molto apprezzati.
Vivissimi sono stati i consensi tributati
dall’appassionato pubblico alle due artiste isontine, con due "fuori programma", "Tornerà domani" di Stanislao Gastaldon e "Somewhere" da West Side
Story di Leonard Bernstein.
La rassegna proseguirà sabato 31 ottobre, quando tornerà a Gorizia - sempre
con inizio alle 17 in borgo Castello - il
validissimo pianista milanese Riccardo
Schwartz, già apprezzatissimo ospite di
"Gorizia Classica" nel 2014.
Proporrà un repertorio di grande impegno, con pagine di Albeniz, Beethoven e
l’intero ciclo dei quattro Scherzi di Fryderyk Chopin.
"Non si desidera ciò che è facile
ottenere". Così si esprime Johnny Depp,
l’affascinante anti-divo di Hollywood. Per
mettere a fuoco la carriera dell’attore
statunitense e il suo felice sodalizio con il
regista Tim Burton, l’associazione
"Sentinelle dell’Aurora" e la Parrocchia
Maria Madre della Chiesa hanno deciso di
organizzare DVD Forum, dal titolo Johnny
Depp, icona del cinema di Tim Burton. La
manifestazione prevede quattro
appuntamenti con cadenza settimanale,
che avranno luogo nella Sala "Don
Bosco" di Ronchi dal 7 al 28 novembre.
Ad aprire la rassegna il 7 novembre alle
20.30 sarà un classico come Edward mani
di forbice, una fiaba moderna sulla
diversità, della quale è protagonista un
tenero Frankenstein con le forbici al posto
delle mani. Dopodiché, il 14, toccherà a
La fabbrica di cioccolato, trasposizione
dell’omonimo romanzo di Roald Dahl, nel
quale il piccolo e povero Charlie viene
catapultato nella fabbrica di cioccolato
dell’eccentrico Willy Wonka, vivendo
un’avventura straordinaria. Il 21 sarà la
volta di La sposa cadavere, un gioiello
dell’animazione con la tecnica della stop
motion, in cui Johnny Depp presta la voce
a Victor, giovane impacciato che si ritrova
coinvolto in un intrigo matrimoniale...
con una sposa defunta! A chiudere la
manifestazione sarà Alice in Wonderland,
rilettura in chiave dark del classico Alice
nel paese delle meraviglie di Lewis
Carroll.
Dialogo aperto
Sabato, 31 ottobre 2015
✎Nonna,ora ti conto...
✎ LA POSTA DEI LETTORI |
Il Padre Nostro di Maria Brumat
Caro direttore
vorrei ringraziare gli amici dell’UNITALSI
per il ricordo fatto su Maria Brumat la
scorsa edizione di Voce Isontina a pagina
8 con "Il Padre Nostro dell’egoismo". Vorrei però aggiungere un piccola specifica
che ci aiuta a comprendere il significato
profondo per cui Maria ha fatto tale scritto. Il testo, scritto da Maria quando ancora riusciva a battere a macchina, era
stamparto fronte/retro perché era proprio
lì, sul retro, che si esplicitava il suo profondo pensiero. Sul retro si leggeva "Il Padre nostro dell’amore".
Padre nostro: è bello, di intima ed immensa consolazione, sapere che abbiamo
Dio come Padre; poiché sei Padre noi siamo tuoi figli e questa realtà ci dà la gioia
di essere fratelli.
Che sei nei cieli : sei nella realtà più concreta di cui Gesù ci ha aperto la strada col
dono di sé.
Sia santificato il tuo nome: il tuo nome
sia onorato da tutti, non solo a parole ma
soprattutto con le opere di carità. Nessuno lo insulti o lo usi per scopi propri!
Venga il tuo regno: fa che cerchiamo sempre il tuo regno di giustizia e di pace nella verità.
Sia fatta la tua volontà: Tu, o Signore, vedi tutto, quindi facci docili alla tua volontà perché tu vuoi il meglio per ciascuno.
Come in cielo così in terra: perché in terra si attui l’amore e la benevolenza che è
in cielo.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano: rivolgiamo a te Padre, la preghiera per il
13
Colori e luci
costante nutrimento del corpo e dello
spirito di tutti.
E rimetti a noi i nostri debiti: nella tua
grande misericordia cancella le nostre
colpe e donaci il tuo perdono.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: solo dopo aver sperimentato il tuo
amore nel tuo perdono sapremo perdonare inostri fratelli!
E non ci indurre in tentazione: La tua
grazia sia nostro sostegno nel superare le
nostre tentazioni. (scoraggiamento difronte al male attuale)
Ma liberaci dal male: rendici forti nell’affrontare l’inevitabile male temporale,
perché se è unito a Cristo è fonte di bene;
fa che non perdiamo di vista i beni eterni.
Amen: Così credo, così è, così sia sempre!
Micaela Piccagli
Basta guerre!
Ci sono celebri aforismi , che in poche parole riflettono la storia dell’umanità, tra
questi fa brillante presenza codesto: “La
guerra fa lo Stato, gli Stati fanno la guerra”. La nostra epoca relaziona spesso forza e potere, postulando quella dissimulazione onesta, che vuole il cinismo
gerrafondaio ammantato da moralismo
irenico. Certamente le soluzioni alla pace
perpetua non sono alla portata di mano,
ma intervenire per programmare lo Stato
– minimo questo è possibile, perché lo
Stato forte è sempre foriero di sciagure.
Oggi giorno tale possibilità risulta un traguardo attuabile, che andrebbe agevolato
con una programmazione generazionale.
Consapevole che ogni idea sottende un
aspetto del reale, perciò ogni persona forma una parte del reale senza possedere la
totalità, e qui ci viene incontro la globalizzazione, che economicamente ha portato alcuni aspetti negativi ma sul piano
etico - morale potrebbe riservarci quel
dialogo positivo, quel prezioso vaccino
contro ogni fanatismo, contro ogni prevaricazione militare insomma contro ogni
conflitto armato.
Giuseppe Marcuzzi
Errata corrige
In merito all’articolo apparso su Voce
Isontina della scorsa settimana (24 ottobre) sull’inizio del percorso catechistico
nelle parrocchie di Fogliano, Polazzo e
Redipuglia ci sono stater segnalate alcune
doverose rettifiche. Innanzitutto la creazione del piccolo gruppo di cinque bambini seguiti dal parroco don Duilio, a detta dello stesso sacerdote, "è rimasta
solamente un’idea". La sua creazione non
è stata quindi portata a termine. Inoltre il
gruppo catechistico portato avanti a Redipuglia dal diacono Franco Baggi non
risulta essere composto da 23 bensì 19 ragazzi. Purtroppo le informazioni che sono giunte erano datate e la situazione si è
modificata nel tempo.
Ivan Bianchi
Ciao nonna,
a scuola ora dipingiamo le stagioni; il maestro di arte ripete: attenti! Guardate bene
che colori ha il nostro autunno!
E io, guardo.
Sul Carso è iniziata la " foiarola": oro, rosso, bronzo, che poi vireranno ai viola. In cimitero i crisantemi hanno gli stessi colori. E
guardo, sulle lapidi chiare o scure, nei piccoli ritratti, il nonno, le prozie, una vicina di
casa.. Tu mi parli di loro, e a me piace accendere un lumino, pulire le foto ovali, aiutarti a sistemare i fiori mentre mi racconti
delle loro vite.
- Ricordi Mariucci? La bisnonna lavorava
alle filature, era un lavoro assai duro. Questa sua sorella,vedi, si chiamava Mariucci,
come te, ricordatene
sempre.-E guardo il
monumento alto e
bianco ai caduti della
Grande Guerra.
- Poveri ragazzi, povere le loro mamme..diciamo anche qui una
preghiera, non li dimentichiamo
.-In
paese, zucche intagliate e scheletri di
carta si fan vedere qui e là: non è niente sai
nonna, me lo han spiegato anche al catechismo. Nessuna zucca di plastica illuminata mi può far capire da dove vengo, per
cosa sono vissuti il nonno, le prozie,i soldati.Il lumino che abbiamo acceso in cimitero mi rischiara il cuore, cancella le paure,
ha reso bellissimo il volto del nonno nella
foto.
Ti scrivo ancora!
Mariucci
Racconto
E
Vita quotidiana
ra una bella mattina d’ottobre. Una di quelle giornate piene di sole fresco,
che ti fanno sentire viva
nell’anima e nel corpo. Anna uscì
a fare la spesa, stava bene con se
stessa, quella mattina. Aveva fatto
pochi passi che incntrò un’amica.
Una di quelle persone tanto care,
ma tanto problematiche. E difatti
cominciò a esporle i problemi suoi
e di tutta la famiglia e la sua angosciosa ansia di non saper che
fare, come affrontare situazioni
fragili e tanto problematiche.
- Addio serenità - si disse Anna questa tenta di sabotarmi la giornata. Ma non si lasciò irretire nella gara delle disfunzioni esistenziali.
Che fare? Non poteva liquidarla
con una battuta ed andarsene,
tanto più che l’amica sembrava
invidiare la sua calma, la sua pazienza, il suo felice stato di serenità.
- Calma, amica mia - le disse Non ti racconto le mie ambasce
per non angosciarti ancora di più.
Ma anch’io ho le mie, come tutti. - E allora come fai a sembrare
sempre tanto serena? Anna non sapeva mai rispondere
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a domande dirette, tanto più che
non era consapevole di apparire
sempre serena, anche quando
dentro le tumultuava l’ansia di
un problema. Ma quella mattina,
in effetti, si sentiva in pace.
Aveva appena letto un versetto di
una lettera di san Paolo, quella in
cui l’Apostolo dice che il cristiano
deve operare nel mondo senza essere del mondo. Qualcosa del genere, anche se non erano quelle le
parole esatte. Poco importa: l’impatto era stato forte. Vuol dire aveva meditato - che bisogna staccarsi dalle cose di questa terra,
guardandole dall’alto, come un
astronauta che guarda dall’alto la
terra, ne ammira la complessa
bellezza, ne conosce la cruda realtà, ma in quel momento non ne
rimane coinvolto nè tanto meno
sconvolto. Bello, il problema non
sarebbe riuscirci per poco, ma farlo rimanere una definitiva conquista. Impresa non facile. Chi
può rimanere un astronauta su
questa terra?
Le cose ti si attaccano addosso, i
desideri, le speranze ti tormentano, le attese irrisolte possono diventare piaghe brucianti. La vita,
a momenti, diviene una corsa ad
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Euro 2,00 - L’importo dell’abbonamento può essere direttamente versato all’Amministrazione,
ostacoli, che ti mozza il fiato e ti fa
perdere il controllo delle situazioni. A tutte le età. E allora? Niente
da fare: il cristiano dovrebbe staccarsi dal mondo, per vivere la pace del cuore. La fai facile, caro san
Paolo. Mi piacerebbe sapere se ci
sei davvero riuscito, sempre. No,
non si riesce, non si può sempre
riuscire. Il tempo si snoda ad onda, una mattina ti sembra di sentirLo vicino, di abbracciare la Sua
pace, di riuscire a guardare le cose di questo mondo con i Suoi occhi. E poi...basta un niente che ti
ritrovi daccapo nelle retrovie.
Proprio un niente: un incontro,
una parola nata male, un’immagine storta per farti smarrire il filo della carità, la serenità dell’abbandono.
- Cara amica, mi hai scocciato con
le tue lamentele. Che ti devo dire?
Cerca di guardare le situazioni in
positivo, scarica le parole storte,
riempiti di luce e di positività, cerca più che puoi di guardare le cose dall’alto. Fai questo esercizio
ogni mattina e vedrai che starai
meglio nell’anima e nel corpo. Ma non riuscì a dire niente di tutto ciò, lasciò l’amica andare a ruota libera fino a che non ebbe svuo-
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Tutti i diritti riservati - Esce ogni sabato. I manoscritti e le fotografie inviati alla redazione, an-
tato tutto il vaso delle negatività. Poi si accorse ad un tratto
dell’ora tarda e scappò via, ma
con passo più leggero, come alleggerita di un peso.
Anna la guardò andare, in fondo non aveva quasi aperto bocca, aveva solo ascoltato, forse è
solo di questo che l’amica aveva bisogno. D’accordo, ma santa pazienza ce l’aveva messa
tutta per non sbottare, in fondo
ogni negatività lascia il segno.
- Caro san Paolo - disse tra sè proseguendo il discorso di prima, mi devi spiegare come si fa
a operare in questo mondo
senza essere del mondo. Significa forse possedere la serafica
che se non pubblicati, non si restituiscono.
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disponibilità di un angelo? Secondo te, mi sono comportata
nel modo giusto tacendo oppure avrei dovuto esporle la
tua filosofia? Vallo a sapere,
magari quella si offendeva per
la predica non richiesta. Però
anche tu può darsi che ti sbagli. Sei sicuro che essere cristiani non voglia dire invece essere
di questo mondo? In fondo non
siamo buddisti. Ma può anche
darsi che invece sia io a non
riuscire, anzi a non volere comprenderti fino in fondo.
In tutti i casi, si può provare,
ma il risultato non è garantito,
ammetilo.
Rosaria DeVitis Piemonti
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Questo numero è stato chiuso in redazione
alle 13 di martedì 27 ottobre 2015
Gorizia
Sabato, 31 ottobre 2015
15
Migrazioni:
oltre i pregiudizi
ed i luoghi comuni
Doppio partecipato appuntamento
per conoscere la realtà del fenomeno presso
la Sala "Incontro" e l’Istituto "Dante Alighieri"
D
el fenomeno "immigrazioni", si è
parlato in maniera approfondita,
di fronte ad una platea molto numerosa ed attenta, presso la Sala
"Incontro" della Parrocchia di San Rocco a
Gorizia, in una serata organizzata dall’Associazione culturale Libertà Territorio Soldarietà, in collaborazione con il Centro
Culturale Incontro.
Dopo il saluto e la sottolineatura dei perchè dell’incontro da parte del Presidente
dell’Associazione LTS, Franco Brussa, hanno preso la parola i tre relatori della serata
che, nell’ordine, sono stati Gianfranco
Schiavone, esperto sui temi del diritto
"Non c’è alcuna emergenza d’asilo nonchè consulente della Regione
FVG; Daniele Del Bianco, Direttore delprofughi a Gorizia, dato
l’ISIG di Gorizia, che recentemente ha realizzato un indagine pilota dal titolo "I barche tra richiedenti asilo
dei Balcani" e don Pierluigi Di Piazza,
e profughi, presenti in città, coni
fondatore e Presidente, del Centro di acconon si raggiunge nemmeno glienza per immigrati, profughi, e rifugiati
politici, intitolato a padre Balducci.
l’1% della popolazione"
Questi, incalzati dalle domande che il giornalista de Il Piccolo, Giovanni Tomasin ha
posto loro, hanno affermato all’unisono, supportati da dati e precisi riferimenti normativi evidenziati in apposite slides, che non c’è alcuna emergenza profughi a Gorizia, dato che tra richiedenti asilo e profughi, presenti in città, non si
raggiunge nemmeno l’1% della popolazione residente, rispetto ad altre zone
dell’Italia, dove si raggingono anche percentuali che sfiorano il 7%.
Vero è, semmai che, causa il fatto che non tutte le autorità ed istituzioni, che per
legge, sarebbero chiamate a risolvere il problema, dando loro un ricovero idoneo ed un assistenza dignitosa, stanno facendo fino in fondo il loro dovere, molti di questi profughi, sono costretti a vivere in strada, nei giardini pubblici, o
peggio in riva al fiume Isonzo, con tutte le problematiche conseguenti, dando
così l’impressione che la città sia invasa.
Smentito poi, in particolare dai dati emersi dallo studio dell’Isig, che questi immigrati vengano in Italia e a Gorizia per piacere e per scelta. Vi arrivano scap-
pando da guerre, carestie e lotte tribali e religiose ed ognuno di loro (sono tutti maschi ) ha alle spalle le rispettive famiglie che
fanno enormi sacrifici economici per assicurare loro i soldi per il viaggio, nella speranza che almeno loro, possano sfuggire alle violenze e alla morte.
La meta finale poi, sarebbe, nella quasi totalità di questi profughi, il Nord Europa, ma
causa passeur senza scrupoli e leggi non
sempre adeguate e applicate negli Stati di
passaggio, essi sono spesso costretti a viaggi che possono durare anni e, alla fine, a
raggiungere la meta agognata, rischia di essere solo una minima parte di loro.
Questo incontro, ha poi avuto, il mattino
seguente, presso l’Istituto statale "Dante
Alighieri" di Gorizia, un secondo, interessante momento.
Infatti, sempre su iniziativa dell’Associazione LTS, d’intesa con il corpo insegnante
del locale Liceo Classico, alla presenza di
tutte le classi di quella scuola, c’è stata la
proiezione del film/documento "Io sto con
la sposa", che racconta in presa diretta, la
storia realmente accaduta, di cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra che, per evitare di essere ar-
restati come contrabbandieri, aiutati da
amici italiani e siriani, mettono in scena un
finto matrimonio, che permetterà loro di
proseguire nel viaggio clandestino da Milano a Stoccolma.
Alla proiezione del film è seguita poi l’illustrazione, da parte delle ricercatrici dell’ISIG Ramona Velea e Olivia Ferrari, dei
contenuti della loro ricerca sui richiedenti
asilo presenti a Gorizia e l’intervento di don
Paolo Zuttion, direttore della Caritas Diocesana che, tra l’altro, ha voluto sottolineare il lavoro fin qui svolto dalla Caritas, oltre
al meritorio impegno di tanti volontari e di
qualche Comune isontino, sul tema profughi e richiedenti asilo, il che, ha affermato,
ha permesso di compensare, in più di qualche occasione, le carenze delle istituzioni.
Si è quindi aperto un interessante dibattito con gli studenti che, non si sono limitati a porre tutta una serie di domande alle
due ricercatrici e a don Zuttion, ma hanno
anche espresso, chi in un senzo, chi nell’altro, la loro visione del problema. La mattinata si è conclusa con la telefonata di Tasnnem Fared, la protagonista del film, che
si è congratulata per l’iniziativa e che ha
promesso di essere presto a Goriz ia.
Quattro incontri proposti dal Circolo
"Medeot": percorsi
verso un’integrazione
possibile e sostenibile
H
a preso il via il ciclo di quat- Drammi di vita umana
tro incontri promossi dal
Circolo Camillo Medeot al- che si perpetuano in mezzo
l’interno del progetto Per- all’indifferenza della restante parte
corsi INformativi e dal titolo Percorsi verso l’integrazione possibile e dell’umanità incapace di accogliere,
sostenibile degli immigrati - Tra ac- incapace di capire a volte
coglienza e crisi di identità, che ha
affrontato in maniera oggettiva un ma non sempre
tema tanto vivo e altrettanto sentito,
anche dal territorio isontino , quale quello dell’immi- la definizione di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo
all’interno del sistema legislativo per poi addentrasi in
grazione.
Sono intervenuti l’Avv. Podlipnik del foro di Gorizia e quella che è l’operatività sul nostro territorio.
l’Avv. Valentina Masotto, membro del CIR (Consiglio Ne è emerso un quadro chiaro che ha sfatato i tanti miitaliano per i rifugiati) che unitamente a Federica Ricci ti e le altrettante banali affermazioni che si sentono
della Caritas che è parte attiva del progetto di integra- spesso sul tema, evidenziando come la condizione di
zione Sprar e Lydie Coulibaly dell’Anolf , hanno illu- accoglienza risulti un dovere per gli stati che sono ogstrato sul piano legale e su quello operativo come vie- getto di questi flussi immigratori e per i quali sono stanne tutelato il diritto di asilo che è tra i diritti ziati fondi ben determinati.
fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla Costituzio- Tra le tante cose che hanno colpito gli intervenuti alcune. L’articolo 10, terzo comma, della Costituzione pre- ne in particolare paiono interessanti. Troppo spesso si
vede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel afferma che ai richiedenti asilo lo Stato italiano eroga
suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche direttamente ed individualmente 35 euro al giorno in
garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo cambio di nulla e senza coinvolgimento alcuno in attinel territorio della Repubblica, secondo le condizioni vità lavorative. In verità queste cifre vanno erogate agli
operatori pubblici o privati che sono incaricati a svolstabilite dalla legge.
Si è cominciato dapprima ad inquadrare, grazie alla gere attività di emergenza per l’accoglienza dei michiara e dettagliata esposizione dei legali, quella che è granti. In quanto al tema del contributo lavorativo, che
si vorrebbe dai più prestato in cambio dell’accoglienza,
va rilevato che il dettato legislativo non prevede la possibilità per i richiedenti asilo di svolgere alcuna attività
lavorativa. Ecco che viene dunque alla luce un quadro
ben diverso da quello che ci viene da più parti prospettato e dal quale scaturisce in tutta la sua triste e prorompente realtà la condizione di queste persone.
Drammi di vita umana che si perpetuano in mezzo all’indifferenza della restante parte dell’umanità incapace di accogliere, incapace di capire a volte ma non sempre. Tanti, infatti, sono quelli che fortunatamente
tendono le braccia ai più bisognosi per ridare dignità
agli individui stessi e al genere umano tutto.
Il Percorso continuerà il 26 novembre con la serata dal
titolo "Occupazione difficoltà economiche e misure a
sostegno del reddito" - Diritto all’indipendenza e alla
dignità dell’individuo sempre alle 18 Presso la sala del
Pastor Angelicus in via Rabatta 18.
16
Gorizia
Sabato, 31 ottobre 2015
La cerimonia delle Cresime a Campagnuzza
Impegnati a servire
con amore il prossimo
S
abato 17 ottobre sulle note della
canzone "Servo per amore" l’arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli ha accolto
11 ragazzi della parrocchia di Madonna
della Misericordia (Campagnuzza) per
impartire loro il sacramento della Confermazione.
Dal decanato
Assieme a lui, ad accogliere i ragazzi, il
parroco don Fulvio ed i catechisti Donatella, Giovanni e Deborah.
La cerimonia è molto composta, sentita
dalle famiglie, dai padrini e dalle madrine che hanno accompagnato verso l’altare questi ragazzi atipici per la loro età.
In occasione della Giornata in cui la
Chiesa dedica particolare attenzione all’impegno missionario, il Vescovo Carlo, durante l’omelia, ha condiviso l’esperienza vissuta da giovani della nostra
diocesi che hanno passato le proprie vacanze estive condividendo la quotidianità dei missionari tanto in Italia quanto in altre parti del mondo.
Il vescovo è riuscito a trasmettere in tutti gli ascoltatori certamente l’atipicità
ma soprattutto la bellezza e la grandezza della scelta portata avanti da questi
giovani di rinnovare la propria fede in
Cristo.
Una cerimonia breve ma molto intensa
soprattutto nel momento in cui l’assemblea è rimasta in silenzio osservando questi ragazzi ricevere il dono dello
Spirito Santo.
Ecco i nuovi "Servi per Amore", chiamati dal Padre a non abbandonare il
cammino fin qui compiuto ma ad iniziarne uno nuovo.
Il Vescovo Carlo ha auspicato la loro crescita interiore e il dispendio di parte delle loro energie "come Maria ai piedi della croce" per essere nuova forza e nuova
Missione "perché il seme sparso [...] cada sulla buona terra".
Al termine della liturgia tutta l’Assemblea ha accolto con gioia i ragazzi rinnovati nella fede con uno scrosciante
applauso. Ragazzi contro la tendenza all’indifferenza verso i valori cristiani che,
parafrasando il canto" avanzando nel silenzio si fanno "servi di ogni uomo e
donna, sacerdoti dell’Umanità intera" .
Lisa Garbellini
■ San Rocco
I viandanti del mondo
Si intitola "I viandanti del mondo.
Memorie: storie e storie di migrazioni" lo
spettacolo, per la regia di Vito Dalò, che
andrà in scena venerdì 30 ottobre, con
inizio alle ore 20.30, presso la Sala
"Incontro" della parrocchia di San Rocco,
in via Veniero 1 a Gorizia.
Lo spettacolo teatrale - già messo in
scena con successo nei mesi scorsi in altri
centi della regione Friuli Venezia Giulia - è
interpretato da attori italiani e
soprattutto stranieri, provenienti dai
cinque continenti ed attualmente
residenti nella città di Gorizia e
nell’Isontino.
In un momento davvero così delicato in
relazione alla discussione
sull’accoglienza e la reciproca
integrazione di immigrati e residenti,
l’arte teatrale riesce a dimostrare quali
risultati si possono ottenere quando
ciascuno è messo nella condizione di
poter esprimere il meglio di sè.
L’obiettivo dell’iniziativa è primariamente
quello di favorire l’inclusione di persone
di culture diverse in un progetto
multiculturale.
Saranno raccontate, con teniche tealtrali
diverse, setorie di migrazione del tempo e
del momento storico. Dalla vita di
Malinche (originario del Messico) al rito
matrimoniale thailandese, dall’odissea di
Masoud (giunto in Europa
dall’Afghanistan), all’identità di Natalia
(Transistria), per concludere con la storia
del tango (Buenos Aires) dalla nascita ai
suoi sviluppi.
La struttura di proprietà della Provincia a Bagni di Lusnizza
verrà infatti realizzato un nuovo impianto idrico antincendio, con gruppo
elettropompa e serbatoio d’accumulo
esterni, un incremento nel numero delle manichette e verrà riposizionato il
gruppo di attacco motopompa per i Vigili del Fuoco. Verrà anche riqualificato
l’impianto di rilevazione fumi, con sostituzione della centralina e dei sensori
di fumo, sostituite tutte le porte tagliafuoco e i maniglioni antipanico; verrà
installato un evacuatore di fumo e calore, collegato all’impianto di rilevazione
fumi e acquistati materassi, coprimaterassi, guanciali, coperte e tendaggi in
classe 1 IM - ignifugo. Infine verranno
dipinti con vernice intumescente gli
elementi di arredo in legno e adeguato
il deposito di gas GPL. L’importo dei lavori sarà attorno ai 100.000 euro.
■ S. Cuore
La testimonianza
di Claudia Pontel
In occasione della Giornata missionaria
mondiale di domenica 18 ottobre, nella
bustina per la raccolta delle offe te a
favore delle Missioni era scritto: "sono
molte le necessità materiali ed
economiche delle missioni: non solo per
fondare la chiesa con strutture minime ma
anche per sostenere le opere di carità, di
educazione e di promozione umana",
(dall’Enciclica Redemptoris Missio, n.81),
questo è stato anche l’intento della
testimonianza della missionaria laica
Claudia Pontel, nativa di Aiello del Friuli,
che presentata da don Sergio Ambrosi,
come ospite della Parrocchia del Sacro
Cuore, durante le due S.Messe domenicali,
ha raccontato alcuni momenti del servizio
che svolge a Bouake in Costa d’ Avorio.
È stato per tutta la comunità una grande
ricchezza seguire il racconto della sua
"chiamata" e del suo "servizio" in un
quartiere popolare di Bouake, dove sorge
il Centro Notre Dame des Source, una casa
che accoglie una cinquantina di bambini
orfani, abbandonati o affida
provvisoriamente in attesa che la
situazione famigliare dalla quale
provengono, si assesti.
La comunità del S.Cuore la ringrazia per
la sua disponibilità e continuerà a
seguirla con la preghiera nel cammino di
volontariato che ha intrapreso.
Dal decanato
La storia
Casa "mons. Faidutti":
25 anni di ospitalità
L
a Casa provinciale per Ferie "monsignor Luigi Faidutti" a Bagni di Lusnizza
festeggia i suoi 25 anni di attività. Dal 1990 sono state centinaia le associazioni, società sportive e parrocchie che hanno soggiornato nell’edificio di
proprietà della Provincia di Gorizia: 27.000 ospiti, il 65% dei quali appartiene ad associazioni Onlus o a gruppi giovanili parrocchiali, con una media di 5.000
presenze l’anno e un totale di 140.000 pernottamenti nei 94 posti letto disponibili.
La struttura ricettiva, attrezzata anche per l’accoglimento di disabili, è utilizzata
circa dieci mesi all’anno, sia per vacanze e campi scuola estivi, che nella stagione
invernale e durante le festività di fine
anno.
La struttura è economicamente in atti"Siamo molto orgogliosi del valore so- vo e si autosostiene con le entrate date
ciale che questa struttura ha sempre dai pernottamenti: nonostante i prezzi
avuto. È un luogo protetto e sicuro dove agevolati, vengono incassati circa
scolaresche, società sportive o associa- 75.000 euro l’anno e ne vengono spesi
zioni di volontariato possono far tra- 50.000 per le spese correnti.
scorrere ai ragazzi bei momenti di so- A breve l’immobile sarà sottoposto a dicialità" ha commentato l’assessore versi interventi di rinnovamento e di
provinciale al turismo Mara Cernic.
adeguamento alle vigenti normative:
Agli inizi del secolo scorso, in un momento di forte espansione del termalismo a Bagni di Lusnizza, venne costruito un albergo (indicato poi come
"Schwefelbad Thomashof", ossia come
"Albergo bagni solforosi Tomaseo",)
probabilmente su progetto dell’ingegner Martin Kowatsch. Era dotato di 30
camere e preceduto da un’ampia terrazza con veranda. Sul retro si apriva
ancora un vasto parco di due ettari. In
quest’area fu di rilevante interesse la
realizzazione della condotta dell’acqua
solforosa. Era un complesso di notevole portata, tale da soddisfare l’esigente
clientela che giungeva dall’Impero, ma
anche dal Regno d’Italia, dove le qualità curative delle acque di Bagni di Lusnizza erano ben note da secoli. Nel primo dopoguerra al posto della clientela
Austroungarica si insediò stabilmente
nell’albergo il clero italico.
Con le opzioni del 1939 per la Germania
da parte dei proprietari, l’albergo finì
nella gestione dell’Ente Nazionale Tre
Venezie, da cui fu rilevato nel 1948 dall’Amministrazione Provinciale di Gorizia, nel 1976 l’edificio venne danneggiato dal terremoto, ristrutturato e
riaperto nel 1990 intitolato a "Monsignor Luigi Faidutti".
Gorizia
Sabato, 31 ottobre 2015
17
Venerdì 30 l’omaggio ed il ricordo degli uccisi nelle foibe
U
na bella giornata di sole ha
accompagnato i partecipanti
all’incontro di Concordia et
Pax a Palmanova. Presenti il
sindaco della cittadina, i presuli di
Gorizia e di Koper, i parlamentari
Giorgio Brandolin e Ivano Strizzolo,
autorità cittadine, associazioni
combattentistiche e della resistenza,
reduci della resistenza e della guerra,
con la presenza degli alunni e degli
insegnanti delle scuole superiori della
città. Non un incontro di rito ma una
sentita rivisitazione delle vicende che
accaddero nella città stellata.
La memoria delle carceri del tribunale
di Palmanova, conservate nella
Prosegue il cammino
di "Concordia et Pax"
sistemazione originaria ed ora
diventate un punto di ritrovo dei
giovani, sono state esposte dal prof.
Ferruccio Tassin che ha riassunto le
sofferenze e vessazioni subite dalla
popolazione civile e dai sacerdoti
accusati di austriacantismo. La
preghiera in italiano e sloveno e
l’intervento del sindaco, che ha
ringraziato della memoria offerta,
sconosciuta alla città di Palmanova,
hanno concluso l’incontro alle carceri del
tribunale.
Il numeroso gruppo ha poi attraversato la
città per raggiungere la caserma Piave
dove dall’autunno del 1944 al aprile del
1945 avvennero inaudite violenze a
danno dei resistenti ad opera di quella
che è stata chiamata la banda Borsatti e la
banda Ruggero, responsabili di inaudite
violenze a danno de resistenti. 231 le
vittime attribuite alla banda Borsatti e 234
alla banda Ruggero, ma il numero esatto,
che è abbondantemente superiore, non
potra mai essere ricostruito.
La memoria delle vicende è stata offerta
dal prof. Enrico Cernigoi che nel breve e
sentito intervento, seguito con attenzione
dai presenti, ha ricordato che mentre i
Borsatti venne fucilato, il Ruggero riuscì
purtroppo ad eludere il giudizio e la
condanna per quelli che erano crimini di
guerra. L’intervento dell’On. Giorgo
Brandolin ha concluso l’incontro con un
ringraziamento all’associazione ed ai
presenti per la memoria di quegli
avvenimenti e di quelle persone che
persero la vita per la nostra libertà.
Vicende del passato ma esempio per il
futuro, che va costruito giorno per giorno
con la diversità delle situazioni che siamo
chiamati ad affrontare.
L’Associazione ricorda i prossimi
appuntamenti: venerdì 30 ottobre
deposizione di fiori a Tarnova - Trnovo,
alle foibe di Podgomila e Cvetrez, alla
vicina foiba minore, ed al lapidario dei
caduti sloveni nella seconda guerra
mondiale. Partenza alle ore 9,00 dalla
chiesa del Sacro Cuore. L’invito è esteso a
tutti coloro che desiderano condividere
questo percorso di memoria e di
riconciliazione.
Franco Miccoli
18
Bassa Friulana
Sabato, 31 ottobre 2015
Al via sei interventi
di riqualificazione
Due milioni e mezzo di euro previsti per il recupero
dell’ex scuola di via Roma, la sistemazione di piazza
San Girolamo e la manutenzione straordinaria della "Pitteri"
N
onostante il patto di stabilità,
che sta frenando la realizzazione
di diverse opere pubbliche, il
Comune di Cervignano ha in
cantiere sei appalti per altrettanti
importanti interventi. L’importo totale
ammonta a due milioni e mezzo di euro
e saranno spesi per la sistemazione
dell’ex scuola di via Roma, la
riqualificazione di piazza San Girolamo e
la manutenzione straordinaria della
scuola primaria Pitteri di via Firenze. Il
tutto è stato possibile, con l’alienazione
di partecipazioni azionarie del Comune
e la vendita di parte delle vecchie scuole
di via Roma. A ciò si deve sommare un
contributo statale.
Vediamo nei dettagli come si svilupperà
il tutto.
Quattro stralci si riferiscono all’ex scuola
di via Roma, e prevedono la
sistemazione dei serramenti, opere edili,
opere di impiantistica e riqualificazione
aree esterne, con la realizzazione del
parcheggio dietro la scuola), per un
totale di 500 mila euro.
Poi c’è l’appalto per la riqualificazione di
quel piccolo gioiello che potrà diventare
la centrale piazza San Girolamo (275
mila euro), che da tempo necessita di un
intervento. Sarà recuperata la parte
centrale e anche la strada romana.
L’obiettivo è anche la valorizzazione
della chiesetta, che sorge al centro della
citata piazzetta. Il disegno del pavimento
che si ricaverà ricorderà la caratteristica
conformazione delle città romane.
L’attuale parcheggio, che soffoca la
piazzetta, sarà spostato dietro l’ex scuola
di via Roma.
Passiamo alle vecchie scuole di via
Roma, che saranno interessate da un
intervento di recupero che ne farà un
centro direzionale a carattere sociale.
Il Campp di Cervignano ha acquisito un
piano e ne realizzerà un centro
educativo e riabilitativo.
L’edificio, che si sviluppa su tre piani,
ospiterà, oltre al citato Campp, gli uffici
dell’Ambito socio assistenziale e gli uffici
dell’Inps e dell’Inail, che attualmente
sono collocati in altra sede. Nonostante
l’intervento, che si annuncia
particolarmente importante, va
precisato che le fattezze dell’edificio
saranno salvaguardate, così da garantire
le caratteristiche edilizie e
architettoniche originarie, tanto care ai
cervignanesi.
Un altro tassello della Cervignano di un
tempo che potrà, così, rivivere,
finalmente, dopo decenni di abbandono.
Bruno Arcangeli
Tradizione che si rinnova la notte del 31
Vilie dai Sants:
ritornano i musôns
L
a notte del 31 ottobre é
Ritorna a Chiopris l’antica usanza
conosciuta da molti, se non
di intagliare le zucche le cui origini
ormai da tutti, come la notte
di Halloween.
in Friuli si perdono nella notte
Io l’ho "scoperta" alle scuole
dei tempi, forse all’epoca dei popoli
elementari durante una delle mie
prime lezioni di inglese, ma l’idea
Celti che anche nelle nostre terre
di intagliare le zucche per poi
avevano a lungo soggiornato
illuminarle la notte con una
candela, non é stata per me una
Era un modo per ricordare coloro che già si erano
vera e propria scoperta. Fin da piccolo vedevo i
riuniti nella schiera dei Santi in cielo, evocati dalla
ragazzi più grandi che si divertivano a svuotare e a
preghiera, dallo stare assieme e forse anche da quelle
intagliare le zucche per poi esporle lungo le strade
zucche dai tratti somatici alquanto particolari e per
del paese, al calar della sera, dando vita ai cosiddetti
certi aspetti terrificanti.
"musôns".
Se questi sono i ricordi legati all’infanzia di una
Usanza confermata anche dai racconti della mia
donna che oggi ha oltrepassato il secolo di vita,
nonna, classe 1912, che da bambina con le sue
allora é vero che tale usanza non ha origini
amiche si cimentava nello stesso lavorio come un
esclusivamente americane, tantomeno nelle forme e
vero e proprio rituale.
negli stili che il costume d’oltre oceano oggi ci
E mentre "i "musôns" con le loro tremule fiammelle
illuminavano le buie strade, dentro le case le famiglie impone.
In Friuli, l’usanza di intagliare le zucche ha origini
si riunivano attorno al focolare per la recita del S.
antichissime, che si perdono nella notte dei tempi,
Rosario per i defunti, in attesa di mangiare qualche
forse all’epoca dei popoli Celti che anche nelle
castagna arrostita accompagnata dal vino novello.
nostre terre avevano a lungo soggiornato.
Storie alquanto inquietanti, legate ai morti che
È questa la tradizione che anche quest’anno verrà
proprio in quella notte uscivano dalle loro tombe, in
rivissuta e riproposta dagli abitanti di Chiopris
processone, per passare nelle case dei familiari,
spaventavano i più piccoli; ma alla fine tutti ridevano sabato 31 ottobre.
Gli unici protagonisti saranno pertanto "i "musôns",
e si davano forza e coraggio.
che al calar della sera verranno accesi lungo la via
principale del paese; non ci sarà quindi spazio per
streghe, fantasmi e quant’altro di simile.
Un’attenta giuria avrà il compito di valutare queste
piccole ed effimere opere d’arte realizzate da grandi
e piccoli.
Nel frattempo, presso i locali sportivi del paese sarà
possibile degustare castagne e i dolci tipici della
ricorrenza, sapientemente confezionati dalle signore
del posto: fave, "ossa dei morti", biscotti e torte a
base di zucca; il tutto accompagnato da una buona
ribolla.
Nessun’altra pietanza verrà servita, per conservare lo
stile proprio della festa con il suo antichissimo
messaggio. Ne é prova il fatto che a Chiopris, ogni 31
ottobre, nessuno si preoccupa di mascherate, ma
tutti chiamano semplicemente questa festa: "Vilie
dai Sants, tra storie e liende".
don Moris
Successo dell’iniziativa che ha coinvolto le comunità di Aiello e Joannis
Castagne e ribolla per... le missioni
R
ibolla, castagne e dolci fatti in casa: questo il menu per
rallegrare il pomeriggio nella canonica della parrocchia di S.
Agnese a Joannis, in attesa dell’estrazione della lotteria che
ha distribuito ben 43 premi molto interessanti, alcuni che
ricordano il Natale che si sta, a grandi passi, avvicinando, ma non
solo.... anche cose estremamente utili e oggetti fatti a mano,
insomma un bell’incentivo a comprare biglietti, e infatti se ne sono
venduti moltissimi; la scatola che poi è servita per l’estrazione era
grande e colma.
Un’introduzione così è dovuta per dare il vero significato
dell’iniziativa denominata "castagnata con ribolla" (veramente
squisito il vino novello): tutto il ricavato sarà devoluto per uno scopo
veramente nobile, aiutare le missioni diocesane.
Questa è un’iniziativa che oramai da sei anni monopolizza i
parrocchiani, sia di Aiello che di Joannis, anche se non si ricorda a
memoria quando la lotteria sia iniziata: tutti hanno risposto in modo
significativo, l’obiettivo come sempre è stato raggiunto, anche se si
sta pensando a come incrementare le offerte.
Ma si è visto anche un qualcosa in più: la grande gioia nell’ "aiutare"e
l’aggregazione in un pomeriggio di grande spensieratezza a
dimostrare che le due comunità sono unite e solidali.
Livio Nonis
Agenda
■ Gorizia
Personale di Cej
La luce e il senso del sacro insito nella
natura, ma anche rappresentato
dall’archittettura di chiese e campanili,
sono peculiarità distintive dell’opera
pittorica di Giuseppe Cej che espone alla
Galleria "Mario Di Iorio" della Biblioteca
statale isontina fino al 10 novembre.
"Luminosità impressa" il titolo della
mostra organizzata in collaborazione con
il Kulturni dom che off e, in un
allestimento sobrio ed elegante, un
percorso di una cinquantina di opere,
dagli anni ’70 fino agli inediti recenti.
Un’esposizione di acquerelli di formati
diversi, raffinate c toline, disegni a
penna, bozzetti architettonici
dell’artista-architetto.
Orari di visita da lunedì a venerdì dalle
10.30 alle 18.30, il sabato fino alle 13.30,
ingresso libero.
Margherita Reguitti
Bassa Friulana
F
uori dall’ufficio? Nessun
problema: puoi gestire
l’azienda dal tuo tablet
L’incubo di essere invasi da
scartoffie sulla scrivania, di dover
sempre portare con sé l’agenda e
di essere legati fisicamente a una
sede per effettuare preventivi e
fatture è un problema di molte
piccole e medie imprese e liberi
professionisti.
Se bastassero invece pochi "click"
(per esser precisi "tap") da tablet
o smartphone per gestire la propria attività in portabilità? E’ ciò
che si propone di fare Cofferweb,
un’applicazione nata da un gruppo di ragazzi friulani e rilasciata
pochi giorni fa in versione beta
gratuta.
Un esempio, quello di Cofferweb,
di "sana" imprenditoria giovanile, di un territorio che funziona e
i cui giovani hanno tante soluzioni utili ed innovative da proporre.
Grazie all’idea del team di sviluppo - la cui età media si aggira intorno ai 30 anni - le aziende potranno trarre beneficio dai
vantaggi del web e semplificare il
ciclo di fatturazione e gestione
aziendale. Un programma essenziale nell’aspetto e d’immediato
utilizzo, che semplifica il modo di
gestire la propria attività. "Mentre
stavamo cercando un gestionale
per la nostra contabilità, ci siamo
accorti che sul mercato non c’erano prodotti completi e facili da
usare. Così abbiamo deciso di svilupparlo da soli" ha raccontato
Max Petri, fondatore e coordinatore del progetto.
Sabato, 31 ottobre 2015
19
Quando il tablet diviene un vero e proprio ufficio virtuale
Cofferweb:app giovane
dalle tante potenzialità
L’ambizioso obiettivo del team è
quello di creare un cambiamento
reale nel modello di fare business,
fornendo uno strumento che crei
unione tra collaboratori di
un’azienda anche a distanza. Con
Cofferweb basta una semplice
connessione internet per accedere da qualsiasi sistema operativo a
tutte le informazioni aziendali e
avere sul proprio tablet un vero e
proprio ufficio virtuale, in cui non
solo è possibile gestire preventivi,
fatture e contabilità ma anche
avere il controllo del proprio business senza dover scaricare alcun
programma. Un gestionale di
nuova generazione, che racchiude sia le caratteristiche dei sistemi
di fatturazione, sia quelle dei sistemi di gestione commerciale, il
tutto sempre in cloud (ovvero
sempre online).
È infatti proprio grazie al cloud
che cambia il modo in cui le PMI
e i professionisti gestiscono economicamente la loro attività: non
è più necessario dover tornare in
● Un libro di Aleardo
Buratti denso
di pathos e di immagini
Un esempio di "sana"
imprenditoria
giovanile, di una
territorio che funziona
ed i cui giovani hanno
soluzioni utili ed
innovative da proporre
ufficio per effettuare e stampare
un preventivo, anche se si è in capo al mondo si possono condividere documenti con clienti, collaboratori e fornitori. Le PMI
stanno puntando in modo tattico
sul cloud, cercando benefici immediati in fatto di efficienza/costi
e Cofferweb arriva al momento
giusto.
La squadra di Cofferweb è formata da una decina di persone tra
cui il fondatore e il responsabile
● L’arrivo delle truppe
italiane e la vita
di retrovia del fronte
tecnico Paolo, da Vittorio Veneto. Tra gli altri membri: Matteo Nucera da Cervignano (nelGiampaola da
la foto),
Conegliano, Stefano da Udine
e i ragazzi che si occuperanno
delle vendite sul territorio,
quasi tutti provenienti dall’Università degli Studi di Udine e, prima dello sviluppo di
Cofferweb, liberi professionisti
indipendenti. L’idea è partita
dall’incontro tra i due responsabili, che circa 4 anni fa hanno iniziato a sviluppare il sistema e a reclutare il resto del
gruppo. Per trasferire i dati tra
cliente e server è impiegata
una crittografia SSL e parte dei
contenuti sono criptati anche
in fase di salvataggio sui database di Cofferweb. Il servizio di
assistenza creato dal team, nel
caso qualche cliente abbia fatto un pasticcio, ha la possibilità di recuperare i dati grazie a
backup automatici.
Cofferweb è attualmente in
● L’occhio attento
sulle mutazioni politiche
e statuali
versione open beta, ovvero in
fase di test, ma aperta a chi
vuole sperimentare il programma. Il lancio della versione definitiva verrà presumibilmente fatto nel mese di
gennaio e, fino a tale data,
l’utilizzo del programma è totalmente gratuito. Chi desiderasse iscriversi alla versione
beta può visitare il sito ufficiale dell’applicazione all’indirizzo www.cofferweb.com.
Agenda
Terzo e San Martino
nella Grande guerra
V
ive in una bella casa fra il verde,
Aleardo Buiatti, a Terzo di Aquileia e, da bravo impiegato postale (maestro di posta, si diceva), ha la passione per il collezionismo
di lettere, cartoline…
Non qualcosa di staccato dalla vita. Difatti, con esse (belle esteticamente, e alcune interessanti quali documenti) ha
raccontato di come Terzo sia passata all’Italia per mezzo di una guerra, che,
nella nostra Bassa, pochi si aspettavano, anche se molti temevano.
In guerra, la nostra gente c’era già,
quando l’Italia si è aggiunta a quell’autentico scannatoio di popoli, innescato
dall’imperialismo austriaco nei Balcani.
Aleardo ti racconta, intelligentemente,
senza tirarla per le lunghe, come è andata la grande storia, poi, con una "lente di ingrandimento", indaga sulle vicende paesane; sicché ha prodotto un
libro sinteticamente completo e adoperabile nelle scuole e nelle famiglie di Terzo - e non solo - con un giusto equilibrio fra scritte, immagini e citazioni.
Lo ha assistito in questa avventura piacevole (per il lavoro, non per l’argomento centrale) l’amico di sempre in simili evenienze, il rudese "Gigi" Gratton.
A Terzo e San Martino erano in cura
d’anime don Antonio Donda e don Giovanni Pastoricchio, fra i non molti preti
della Bassa a salvarsi dalla italica deportazione.
Soldati locali 420; una cinquantina non
fece ritorno: morti combattendo (Serbia, Galizia…) per la patria, l’Austria.
Sull’occupazione di Terzo, Buiatti ha documenti di prima mano, in particolare
un articolo del "Secolo", del cap. dell’XI
Battaglione di bersaglieri ciclisti, Paride
Razzini e una sua lunga lettera dove
scrive: "La mattina del 24 maggio, alle
PRIMA DA DX., È ALICE DE POSARELLI
ore 6.30, il mio battaglione si è deciso a
passare l’Aussa, su barche, sotto Cervignano, alle 8 circa eravamo in marcia
verso Murucis; alle 9.30 ci siamo impossessati di Terzo…".
Nei paesi del Comune sostarono, per
periodi più o meno lunghi, intere divisioni.
Un bel capitolo, ricco di testimonianze
dirette, riguarda la posta militare, unico
mezzo di contatto dei soldati con le famiglie e mezzo potente di propaganda.
Non mancano notizie sui tre ospedali da
campo, sulle ferrovie Decauville (a scartamento ridotto); sulla sosta in loco di
intere divisioni; sull’insediamento in un
luogo appartato, per sicurezza, del distaccamento dei vigili del fuoco militari.
Il motivo era un elemento assai particolare nell’economia di guerra: il laboratorio pirotecnico della III Armata, per il
recupero dei materiali dai proiettili inesplosi.
Ma c’è tanto altro nel libro: carte, mappe, foto, cartoline e, all’interno, la pietas
di Aleardo Buiatti, che accomuna ogni
essere umano, oltre il combattente: parenti in attesa; spirito della corrispondenza di guerra; implicazioni economiche volte alla sopravvivenza; la
solidarietà che fece entrare fra le crocerossine anche una giovane del luogo:
Alice de Posarelli.
Compito massacrante, il loro: ognuna
doveva assistere una cinquantina di ammalati!
Si analizzano altri dati interessanti come la presenza di fotografi di rango nel
Cervignanese, quale A. Diem, e via via
la fine della guerra; le mutazioni politiche, statuali. Si narra la vicenda del Milite Ignoto (ottimo il corredo fotografico): con il treno che lo portava a Roma,
fece la prima sosta, solenne, patetica, e
triste, alla stazione ferroviaria di Terzo.
Termina, Aleardo Buiatti la sua fatica,
densa di pathos e ricchissima di immagini, con non poche pagine dedicate ai
morti, vittime della guerra (le altre vittime, ancora vive, si intuiscono ampiamente) e al cimitero monumentale di
Redipuglia, nel suo divenire, fino allo
stato attuale e alla visita di Papa Francesco.
Mai gridato, il testo del libro si integra
con immagini parlanti, in un pacato ma inequivocabile- monito contro ogni
guerra.
Ferruccio Tassin
■ Medea
Concerto
del Polifonico
Come avviene da cinque anni, sarà la
parrocchiale di Medea ad ospitare, lunedì
2 novembre, giorno dei defunti, con inizio
alle ore 20.30, il concerto del Polifonico
di Ruda in ricordo dei familiari, ex coristi
ed amici scomparsi nell’ultimo anno.
Purtroppo quest’anno la lista è molto
lunga: sono mancati l’ex direttore
triestino Marco Sofianopu o e pochi giorni
fa il papà del presidente, Renzo Pelos, ma
anche familiari di altri coristi ed ex
coristi. Per loro e per tutti coloro che ci
hanno lasciato in questi dodici mesi,
legati in qualche modo al coro, Fabiana
Noro ha predisposto un programma
prevalentemente, ma non solo, sacro.
In particolare saranno proposti brani di
Chesnokov, Lauridsen, Whitacre, Busto,
Gjeilo e di Dalla nella rivisitazione di
Valter Sivilotti. In programma anche Quel
treno e il Pianto della madre tratti
dall’opera Maria, la guerra raccontata
dalla donna, di Daniele Zanettovich, che il
Polifonico presenterà in prima assoluta al
teatro di Monfalcone il 20 novembre.
Il concerto - che comincerà alle ore 20.30
- si svolge a Medea perché originario di
questo paese isontino era il
vicepresidente del Polifonico, Stefano
Gallas, strappato troppo presto alla vita.
Tutti sono invitati. Anche quest’anno
all’organizzazione dell’evento hanno
collaborato l’amministrazione comunale
di Medea, la parrocchia e la Pro Loco.
20
Mandamento
Sabato, 31 ottobre 2015
Agenda
Giornata di festa nelle comunità di Ronchi dei Legionari
■ Ronchi
Le donne
della Grande Guerra
(FOTO LEBAN)
Mons. De Antoni ha presieduto
il rito della confermazione
per i cresimandi
di San Lorenzo e Santo Stefano
L
e comunità di Santo Stefano e
San Lorenzo a Ronchi dei
Legionari vivono un clima di
festa in questo periodo.
La scorsa domenica si è concluso il
cammino di iniziazione alla fede dei
ragazzi e delle ragazze della cresima.
Le cerimonie sono state presiedute
dall’arcivescovo monsignor Dino De
Antoni e hanno avuto luogo alle ore 10
a Santo Stefano e alle ore 11.30 nella
chiesa di San Lorenzo, più luminosa e
accogliente grazie ai recenti lavori di
restauro.
"La cresima prevede due momenti: le
mani del vescovo tese sui cresimandi
che invocano lo Spirito Santo che
Dal decanato
■ Aris San Polo
Cordoglio
per Lucio Pieri
Lunedì 19 ottobre è mancato all’aff tto di
parenti e amici Lucio Pieri, storico
presidente dell’ Aris San Polo calcio di
Monfalcone. Persona distinta ed
intelligente, ha condotto con dedizione e
costanza l’ associazione calcistica per
oltre un decennio, rivestendo l’incarico di
presidente e anche quello di dirigente.
Sicuramente molti lo ricorderanno in
campo ad arbitrare le gare dei più piccoli,
cosa a cui si dedicava con passione e
grande spirito. È sempre stato un uomo
pronto a sostenere i ragazzi con un
sorriso. Iscritto al Gruppo Ana di Ronchi,
era Vicepresidente in carica della Sezione
ANA di Gorizia, per tutti è stato un
esempio da seguire ed un riferimento
grazie al suo stile e alle sue capacità.
S.F.
Il "tatuaggio"
dello Spirito Santo
trasforma i ragazzi da cristiani infanti a
cristiani adulti, chiamati a vivere nella
comunità con responsabilità. Il
secondo momento prevede invece
l’unzione sulla fronte dei cresimandi,
"tatuaggio" dello Spirito Santo".
Il vescovo ha infatti richiamato
l’attenzione dei ragazzi paragonando il
sigillo dello Spirito Santo ad un
tatuaggio, un segno della propria
personalità che resta per sempre.
Un tatuaggio invisibile e profondo che
accompagna la vita dei cristiani nel
loro cammino quotidiano.
Il vescovo ha inoltre invitato madrine e
padrini e i genitori a sostenere e
guidare i ragazzi nel difficile cammino
dell’adolescenze.
"Gesù vi invita ad essere considerato
come il vostro cellulare, ovvero il
vostro primo pensiero quando vi alzate
e l’ultimo quando vi addormentate,
una presenza da non dimenticare e da
portare sempre con sé".
Queste sono state le parole del nostro
arcivescovo per aiutare i ragazzi a
comprendere l’impegno di vita dato
dallo Spirito Santo.
In seguito alla predica i cresimandi con
la candela accesa, simbolo di fede,
hanno rinnovato le loro promesse da
cristiani, fatte in passato dai genitori e
dai padrini e madrine quando hanno
ricevuto il battesimo.
Successivamente il
vescovo ha alzato le mani
sui ragazzi e le ragazze per
invocare lo Spirito Santo
ed infine i cresimandi
sono stati unti dal vescovo
con l’olio, accompagnati al
proprio fianco dai
rispettivi padrini e
madrine.
Alla fine delle cerimonie
Don Renzo ha ringraziato
la presenza
dell’arcivescovo Dino e
l’impegno assunto dai
responsabili e dalle varie
ditte che hanno portato a
termine il progetto della
nuova illuminazione della
chiesa di San Lorenzo e
che hanno dunque reso
possibile l’inaugurazione
dei lavori con la
celebrazione della cresima
dei ragazzi nella
parrocchia.
(FOTO LEBAN)
Beatrice Branca
Ronchi -dopo avere ricordato presso il
cimitero comunale i soldati dell’esercito
austroungarico caduti nella prima grande
guerra ed i bambini e le bambine deceduti
al campo di profuganza a Wagna nella
Stiria- ha ricordato, per iniziativa
dell’amministrazione comunale le donne,
protagoniste dirette della grande guerra.
Una lapide è stata scoperta all’ingresso
del palazzo comunale dal sindaco dott.
Fontanot e dalla maestra Dolores
Dominutti (classe 1923 e Premio S.
Stefano 2014) proprio per fare memoria
di quanto hanno compiuto e testimoniato
le donne nel tempo dello scontro.
La targa recita così: "Ricordiamo le nostre
donne che spesso cancellate dalla
memoria
collettiva, hanno
aff ontato con
coraggio gli orrori
della guerra ed
hanno esercitato
un ruolo
determinante in
quegli anni
dolorosi" ; la
cerimonia alla
quale ha presenziato la nuova dirigente
scolastica insieme ad una classe della
scuola media, oltre che i rappresentanti
delle associazioni comunali, alcuni
assessori e consiglieri comunali, è stata
intitolata "Per non dimenticare".
La prof. Marta Verginella ha svolto una
breve conversazione con la quale ha
inteso ricordare con le parole di due
donne, una di Doberdò del Lago e
l’infermiera goriziana Marinaz , le vicende
drammatiche della guerra che hanno
messo a dura prova tutti ed in specifico la
condizione femminile. La testimonianza
delle quali è stata singolare sia all’interno
della guerra, sia nelle famiglie e nelle
case dove ha assunto la direzione della
vita e soprattutto è stata il sostegno delle
famiglie, private della presenza dei padri
e dei fratelli, dei mariti.
Ha concluso l’incontro il parroco di San
Lorenzo, don Boscarol, che, ricordando il
"genio femminile" ha evidenziato in tutte
le sue dimensioni, ha sottolineato come
nel contesto drammatico della guerra tempo di dolore, di privazione della vita e
manifestazione del male-, ricordare le
donne significa riscoprire la voglia di
vivere, la bellezza e la grazia come
componenti di un progetto unico.
Un progetto, quello dell’uomo e donna,
che consente di fare esperienza della
pienezza dell’umanità, della forza
dell’amore e della donazione totale di sé.
Il sacerdote ha concluso con una
preghiera di invocazione e di benedizione
che mette in primo piano la dimensione
dell’amore e della donazione come ideale
di vita.
❚❚ Turriaco
200 alunni
coinvolti
nella castagnata
C
olori, musica, allegria e creazione.
Questo il mix di ingredienti che
ha ravvivato uno degli ultimi
sabati del mese di ottobre alla
scuola primaria di Turriaco.
Come da tradizione, infatti, il Circolo
Brandl e le scuole primaria e
dell’infanzia del paese, con il fattivo
sostegno della Banca di credito
cooperativo locale e
dell’Amministrazione comunale, hanno
proposto la Festa d’autunno che,
quest’anno, aveva come tema portante
la creatività. I bambini, dopo aver
goduto delle castagne ed essersi esibiti
in una breve rappresentazione canora,
sono stati coinvolti in una serie di giochi
e attività creative che li hanno impegnati
davvero con tanto entusiasmo a lavorare
con foglie, carta, colori, colla, frutti e
bacche autunnali per immaginare un
autunno tutto loro, colorato e davvero
ricco di espressività.
Parole di lode per l’iniziativa sono state
espresse dalle autorità presenti, tra cui il
vice sindaco del comune di Turriaco,
Giovanni Schiavon, il presidente
dell’istituto di credito cooperativo,
UN’IMMAGINE DELLA MANIFESTAZIONE
CHE HA COINVOLTO A TURRIACO
I BAMBINI DELLA LOCALE SCUOLA
PRIMARIA.
Roberto Tonca e la professoressa Ceo in
rappresentanza della dirigente scolastica
dell’istituto.
Un sabato sicuramente da incorniciare il
cui successo è stato reso possibile dalla
sinergica collaborazione attivata tra
insegnanti, genitori e volontari del
Circolo Brandl che, ormai da più di
venticinque anni operano nell’ottica di
un pieno coinvolgimento della scuola
nei confronti della realtà locale.
Mandamento
Sabato, 31 ottobre 2015
21
Ripreso a pieno ritmo l’anno pastorale anche
per la comunità che fa riferimento alla Marcelliana
"I
Intensi momenti
di vita comunitaria
tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare
continuamente. Dobbiamo
cambiare saldi nella fede in
Gesù Cristo, saldi nella verità del
Vangelo, ma il nostro atteggiamento
deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi".
La mattina del 23 ottobre scorso, papa Francesco ha indicato con queste
parole l’atteggiamento del cristiano
di oggi. Parole che sono arrivate fino
a noi in un momento in cui tutti avvertono che anche le iniziative delle
nostre comunità hanno bisogno di
rinnovarsi, di trovare la strada per un
annuncio più aderente alle necessità
di una nuova evangelizzazione.
A volte, se si comprendono i tempi, i
cambiamenti nelle strutture aiutano
a cambiare anche la nostra mentalità. Senza un parroco ’ufficiale’ la comunità della Marcelliana avverte
qualche disagio ma anche una nuova prospettiva: se da una parte viene
a diminuire un certo senso di autosufficienza della piccola comunità,
dall’altra ci si apre di più, ci si ascol-
ta di più e si impara di più. Cominciamo a sentirci appartenenti ad una
comunità cittadina, pur senza perdere i punti di riferimento di sempre,
dalla chiesa-santuario alle attività
della Casa della Gioventù.
Così non sono passate inosservate le
riflessioni sulla catechesi, sull’iniziazione cristiana, ribadite negli incontri di settembre a Romans e nelle lettere pastorali dell’arcivescovo Carlo.
Negli spazi della Casa della Gioventù
della Marcelliana, adolescenti e giovani di tutte le parrocchie hanno avviato un percorso formativo assieme
alla suore di Maria Ausiliatrice; sono
ripresi gli incontri dell’Azione Cattolica Adulti (mercoledì alle 15.30) e del
Gruppo ’Ascolto della Parola’ (venerdì alle 16.30) che in questo periodo
approfondirà i temi dell’enciclica di
Papa Francesco ’Laudato sì’; proseguono gli incontri di ’Rinnovamento
nello Spirito’ (venerdì alle 20.30) e
l’Adorazione Eucaristica in Cappella
(giovedì alle 20.00).
Mentre riprendono le attività per ragazzi assieme agli studenti del Colle-
Il calendario dei primi giorni di novembre
gio del Mondo Unito (il martedì dalle 16), il lunedì dalle 15.30 le sale della Casa della Gioventù si animano
con le iniziative di "Oratorio diffuso",
che sempre più assume un ruolo importante anche nel percorso di iniziazione cristiana per il periodo dedicato
ai
sacramenti
della
Riconciliazione e dell’Eucarestia. Anche in questo campo l’indicazione di
Papa Francesco invita al coraggio
nell’ascolto dei tempi.
L’annuncio del Vangelo agli adulti,
genitori in questo caso, è ormai avvertito come una priorità affinché il
percorso dei ragazzi avvenga in un
contesto di famiglia che vive assieme
anche questo tratto di crescita nella
fede e incontra la comunità nella
partecipazione alla messa della domenica. Obiettivi ed impegni di non
poco conto che vengono affrontati
anche alla Marcelliana con la riflessione, la preghiera e un forte desiderio di unità nella grande comunità
cristiana che vive a Monfalcone e nel
mandamento.
Guido Baggi
In breve
Santi e fedeli defunti:
i riti e le liturgie
in tutto il Mandamento
T
utte le comunità del
Mandamento si preparano ad
onorare le solennità dell’ 1 e 2
novembre. Numerose saranno le
celebrazioni che si terranno secondo
l’orario festivo nelle chiese e con gli
appunttamenti nei campisanti
comunali. Domenica 1° nivembre alle
ore 15 presso il cimitero di Monfalcone
si terrà la Liturgia della Parola con la
presenza di tutti i sacerdoti della città
mentre lunedì 2 novembre,
commemorazione di tutti i Defunti, ci
saranno due S.Messe (sempre in
cimitero) una alle 10 ed una alle 15
officiate da don Dudine e animate dal
coro della parrocchia di S.Nicolò.
In Duomo celebrazioni solo alle 8, 9.30
e 18. Per rendere viva e concreta la
comunione tra la parrocchia e gli
ospiti della Casa di riposo di Via
Crociera, il 31 ottobre, le ricorrenze
saranno ricordate alle 15.30. La
consolazione e la visita ad anziani ed
ammalati rappresenteranno perciò
una scelta concreta per vivere in
maniera intensa il Giubileo della
Misericordia.
Domenica 1 la Liturgia
della Parola alle ore 15
al cimitero di Monfalcone
ed alle 14.30 liturgia
eucaristica
in quello di Ronchi
■ Monfalcone
Avviata
la vas per il porto
A Ronchi il 1° novembre orario festivo
nelle chiese e alle 14.30 solenne
concelebrazione al cimitero di Via
d’Annunzio; il 2 novembre ricordo dei
defunti dell’ultimo anno alle 18 a
Santo Stefano Antico a Vermegliano
mentre alle ore 19 in San Lorenzo. A
Staranzano 8.30 e alle 11 in
parrocchiale, 9.30 a Bistrigna. Nel
pomeriggio alle 15 al cimitero antico,
lettura della Proclamazione della
Parola di Dio con la benedizione delle
tombe. Dalle 16.30 in chiesa ci sarà la
preghiera del Rosario. Le campane
suoneranno, come da antichissima
tradizione, ogni mezz’ora dal
pomeriggio, per ricordare i defunti
della comunità. Lunedì liturgie alle
La benedizione
delle famiglie
A
nche quest’anno si rinnova l’appuntamento
della benedizione delle famiglie per la
comunità di Sant’Ambrogio del centro
cittadino di Monfalcone. Se si desidera la presenza di
un sacerdote per l’occasione - che sarà anche un
modo semplice e diretto di conoscenza - basterà
8.30 in chiesa, alle 10.30 in cimitero
nuovo, con la benedizione delle
tombe, e alle 18 presso la parrocchiale.
La Chiesa prevede la possibilità di
ricevere in questi giorni l’indulgenza
plenaria da chiedere per i defunti da
parte dei fedeli che, confessati e
comunicati, visiteranno in loro
suffragio una chiesa e reciteranno il
Padre nostro ed il Credo con una
preghiera secondo le intenzioni del
Papa. Tale facoltà vale da mezzogiorno
del 31 ottobre a tutto il 1° novembre e
per tutto il giorno 2. L’indulgenza potrà
anche essere acquisita anche visitando
un cimitero dall’1 all’8 novembre.
Salvatore Ferrara
rivolgersi telefonicamente in canonica dalle 10 alle
12 dal lunedì al sabato chiedendo di don Giovanni.
Intanto, domenica 18 ottobre è terminata la mostra
missionaria ospitata nella cripta del Duomo. Le
offe te raccolte in occasione dell’appuntamento
sono pari a 2700 euro. Dal parroco e i vari
collaboratori un caloroso ringraziamento ai
benefattori. Infine, cresimandi in festa con
l’arcivescovo Carlo che presiederà la celebrazione
eucaristica delle 18 il giorno 31 ottobre,
confermando la fede di 17 giovani che si sono
preparati durante l’anno.
S.F.
La Giunta regionale, su proposta
dell’assessore alle Infrastrutture
Mariagrazia Santoro, ha approvato la
delibera che autorizza l’avvio della
procedura di Valutazione Ambientale
Strategica (VAS) per il Piano regolatore
del Porto di Monfalcone.
"Dopo l’approvazione delle linee guida commenta Santoro - questo è il passaggio
operativo più importante nella complessa
procedura che porterà all’adozione del
Piano. La realtà di Monfalcone può avere
uno sviluppo in termini portuali e logistici
in linea con i recenti trend crescenti di
traffico m ci che riguardano tutto l’arco
portuale dell’Alto Adriatico. Il Piano è lo
strumento che darà conferma delle
potenzialità dello scalo e le metterà in
pratica, avviando gli sviluppi
infrastrutturali, sia a mare che a terra,
correlati alle funzioni commerciali ed
industriali dello scalo, in una logica di
multifunzionalità e di sviluppo
complessivo di tutta l’area".
La Giunta regionale assume il ruolo di
Autorità competente, la cui struttura di
supporto tecnico è individuata nel
Servizio valutazioni ambientali della
Direzione centrale ambiente ed energia.
La Giunta regionale è anche autorità
procedente, mentre la Direzione centrale
infrastrutture, mobilità, pianificazione
territoriale, lavori pubblici, edilizia è
autorità proponente.
La procedura di VAS avrà avvio con una
fase di consultazioni a partire dai
contenuti ambientali e strategici inseriti
nel Rapporto preliminare.
22
Cormonese - Gradiscano
Sabato, 31 ottobre 2015
I bambini della Prima comunione di Sagrado in visita ad Aquileia
S
i è svolta sabato 25 ottobre, in
uno splendido pomeriggio autunnale riscaldato dal sole, la visita alla Basilica di Aquileia del
gruppo dei bambini della Prima Comunione di Sagrado.
Trentasei bambini, accompagnati dai
tre catechisti e con il prezioso aiuto dei
genitori, hanno avuto la possibilità di visitare il battistero e scoprire, dal punto
di vista cristiano, i mosaici della Basilica approfondendone il loro significato.
Mentre i genitori, con l’aiuto della guida
Anna Viganò, hanno avuto modo di visitare la Basilica e le cripte, i bambini assieme a Barbara Tomat e il parroco Don
Giovanni, si sono soffermati presso il
battistero, presso il quale Barbara ha
spiegato la storia del Battistero e come
era agli inizi, per continuare poi tenendo una vera e propria catechesi sul battesimo. Al termine i bambini sono stati
invitati ad un gesto tangibile: calarsi, come facevano i primi cristiani nel battistero, e rinnovare, con l’aiuto di Don
Giovanni, le promesse battesimali: un
momento emozionante vissuto dai catechisti e dal parroco in unità con questi bambini, che a marzo riceveranno la
Prima comunione.
I bambini hanno prestato poi grande interesse alla scoperta del significato dei
mosaici de il gallo e la tartaruga e del
buon pastore.
Il gruppo ha fatto poi ritorno in parrocchia per assistere alla Santa Messa nella
quale, nell’omelia, Don Giovanni ha
condiviso con la comunità quanto ave-
Gradisca
■ 1 e 2 novembre
Il ricordo di defunti
Alle origini della nostra fede
Un momento di riscoperta
delle radici cristiane
che è stato spunto
anche per l’omelia del sabato
della comunità di Sagrado
vano vissuto i bambini con i loro genitori in quel pomeriggio, suscitando
nuovamente interesse da parte loro, e
ribadendo che è da lì che un piccolo
gruppo di cristiani ha iniziato il loro
cammino. L’uscita ad Aquileia, quindi, è
stata proposta come momento di riscoperta delle radici cristiane e della nostra fede ed è stata spunto per tale riflessione anche per l’omelia della
comunità di Sagrado.
La presenza dei genitori si è dimostrata
anche questa volta molto importante, a
riprova del fatto che la loro testimonianza è essenziale nel cammino di fede dei nostri bambini.
Un sincero grazie per la riuscita di questa visita va senz’altro al Direttore, alla
guida Anna e a Barbara Tomat, nonché
a tutto il personale della Basilica di
Aquileia i quali, capendo l’importanza
di questa tappa per i nostri bambini,
hanno offerto come sempre disponibilità e fattiva collaborazione per la buona
riuscita.
Michela Becci
L’inizio dell’anno catechistico della parrocchia di Romans
Una fiaccola all’Ara pacis di Medea
ANCHE LA PARROCCHIA DI ROMANS
HA DATO IL VIA ALL’ANNO
CATECHISTICO CON LA TRADIZIONALE
"FESTA DEL CIAO." IN QUESTA
OCCASIONE IL GRUPPO GIOVANISSIMI
HA VOLUTO ORGANIZZARE INSIEME A
UN GRUPPO DI PERSONE BAMBINI E
ADULTI, LA "FIACCOLATA": SONO
PARTITI DALL’ARA PACIS DI MEDEA,
SIMBOLO DI PACE IN QUESTO MONDO
DILANIATO DAI CONFLITTI E SONO
ARRIVATI IN CHIESA PER PARTECIPARE
INSIEME ALLA COMUNITÀ ALLA
MESSA. LA LUCE È PASSATA DI MANO
IN MANO COME A SIMBOLEGGIARE LA
MISSIONE A CUI SIAMO CHIAMATI:
PORTARE LA BUONA NOTIZIA A TUTTI
CON GIOIA SOSTENENDOCI GLI UNI GLI
ALTRI. RINGRAZIAMO DALLE PAGINE
DI QUESTO GIORNALE CHI HA
COLLABORATO PER LA BUONA
RIUSCITA DELLA GIORNATA E I
GIOVANISSIMI DELLA COMUNITÀ PER
L’IMPEGNO CHE HANNO DEDICATO A
QUESTA GIORNATA.
La comunità gradiscana si appresta a
celebrare la solennità di Tutti i Santi e la
commemorazione dei fedeli defunti. Il 1°
novembre le Messe verranno celebrate
alle 8.30 in Duomo, alle 9.30 in San
Valeriano, alle 11.15 e alle 18 Messa
cantata in Duomo. Nel pomeriggio alle 15
Liturgia della Parola e benedizione delle
tombe nel cimitero. Lunedì 2 le Messe
verranno celebrate alle 9.30 in San
Valeriano, alle 15 in Cimitero e alle 18 in
Duomo, in ricordo dei defunti dell’anno.
Con novembre è in vigore l’orario
invernale delle Messe pertanto la
celebrazione prefestiva del sabato sera in
Duomo e la messa decanale della
domenica sera in Duomo saranno
anticipate alle 18. Da domenica 1°
novembre, la S. Messa domenicale delle
8.30 in Santo Spirito verrà trasferita per il
periodo invernale in Duomo.
La mostra "Art&Propaganda nella Grande Guerra" visitabile a Romans fino al 10 gennaio prossimo
Quando i soldati in trincea diventavano artisti
A
(FOTO EDO CALLIGARIS)
nche nei momenti bui della Guerra, l’arte e il sentimento trovano il
modo per emergere dalle atrocità.
Questo accadeva anche tra le trincee della I Guerra Mondiale, quando i soldati - nei momenti di pausa tra un attacco e l’altro - si dedicavano alla
realizzazione di piccoli oggetti artistici per
sviare i pensieri dalla durezza delle loro
condizioni di vita e del conflitto. Oggi è
possibile riscoprire questi manufatti ricchi di storia e significato con la mostra
"Art&Propaganda nella Grande Guerra.
Espressioni artistico - artigianali durante
il primo conflitto mondiale", promossa
dal Comune di Romans d’Isonzo in collaborazione con il Gruppo Speleologico
Carsico di San Martino del Carso e con il
sostegno della Provincia di Gorizia, della
Fondazione Carigo e dell’Unione delle
Province Italiane.
Ospitata presso la rinnovata Casa Can-
dussi - Pasiani di Romans d’Isonzo, la mostra accoglie varie forme d’arte nate durante il conflitto: oggetti nati in trincea,
nelle retrovie o commercializzati dagli
Stati in conflitto per ottemperare alle spese di guerra - una produzione sostanzialmente ancora in gran parte ignota al grande pubblico che si avvicina alla storia
della Grande Guerra.
Tra le curiosità dell’esposizione, realizzata anche grazie alla fattiva collaborazione
con diverse realtà museali ungheresi e slovene intessuta in questi anni dal Gruppo
Speleologico Carsico, la "statua del soldato di legno", che fu esposta a Szeged in
Ungheria dal 1914 al 1919 con lo scopo di
raccogliere offerte per i soldati al fronte,
opera che esce per la prima volta dal territorio ungherese dopo oltre 100 anni. Saranno presenti anche 12 dipinti di gran
valore realizzati sui campi di battaglia dall’artista ungherese László Mednyánszky,
inviato sul fronte serbo dei Carpazi e in
Italia come artista - corrispondente di
guerra.
Come sottolineato dalla vicepresidente
provinciale Mara ?ernic, la mostra si inserisce nella programmazione di "Carso
2014+", "presentando un settore che, sul
territorio, non era ancora stato trattato e
presentato". Proprio a proposito di "Carso 2014+" il presidente Enrico Gherghetta
ha evidenziato la buona riuscita del progetto, che ad oggi conta di numerosissimi
eventi e adesioni, "una sfida accettata dal
territorio e vinta, perché il turismo in provincia ha visto uno scatto in avanti e il motore è stato proprio il Centenario".
"Art&Propaganda" sarà visitabile sino al
10 gennaio 2016 il lunedì dalle 17.30 alle
19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 15 alle 18, il giovedì dalle 15
alle 17, sabato orario prolungato dalle 10
alle 12 e dalle 15 alle 18.
Cormonese - Gradiscano
Sabato, 31 ottobre 2015
❚❚ Gli orari dei riti
Dal Decanato
I giorni del ricordo
nella collaborazione
pastorale cormonese
I
giorni del 1° e 2 novembre sono
un’occasione che la liturgia ci offre
per fare memoria dei nostri cari che
ci hanno preceduto alla Casa del Padre.
L’Associazione "Francesca Messina",
promuove per sabato 31 ottobre, alle ore
18.30, in Duomo a Cormòns, durante la
Santa Messa prefestiva, il ricordo dei
"giovani" che hanno fatto parte della Comunità e vivono nella pace del Signore.
Il 1° novembre, come è tradizione, le comunità cristiane della Collaborazione
pastorale si incontrano nei rispettivi ci-
I
Gradisca: Stagione
al via l’8 novembre
23
■ 7-10 gennaio
Pellegrinaggio giubilare
miteri per la preghiera di suffragio. In
particolare dopo la Santa Messa delle 11
a Dolegna la comunità cristiana delle
"sette chiese" si recherà in cimitero per il
rito della benedizione delle Tombe. I
l pomeriggio dello stesso giorno nei Cimiteri di Borgnano, Brazzano e Cormòns
alle ore 14.30 ci sarà la preghiera di Suffragio e la Benedizione delle Tombe. Lo
stesso rito sarà officiato nel cimitero di
Ruttars alla stessa ora, mentre alle 15.30
a Mernico.
Il giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, il 2 novembre, alle ore
n pieno svolgimento la prevendita
dei biglietti per assistere ai singoli
spettacoli della Stagione artistica
del Nuovo Teatro Comunale di Gradisca
d’Isonzo.
In concomitanza sarà possibile
sottoscrivere i nuovi abbonamenti e,
novità di quest’anno, i mini
abbonamenti per la rassegna
’Gradisca: 1° festival del Belcanto’ due
serate promosse da Assoeventi e dal
Comune di Gradisca d’Isonzo. Per tutti
gli abbonati alla Stagione sarà
riservato un prezzo speciale per i
11.00 sarà celebrata una Santa Messa
nella chiesa di Scriò a cui seguirà il rito
della benedizione delle Tombe.
Lo stesso giorno alla stessa ora sarà officiata una Celebrazione Eucaristica presso il cimitero cormonese in ricordo dei
Caduti delle guerre.
Le Sante Messe vespertine del 2 novembre saranno celebrate in memoria dei defunti dell’ultimo anno con i seguenti orari: alle 18.30 a Brazzano, alle 19.00 a
Dolegna, alle 19.30 a Borgnano ed infine
alle 20.00 nel Duomo di Cormòns.
biglietti a questi due eventi.
La stagione si aprirà con
’Forbici&Follia’ l’8 novembre, giallo
interattivo in cui è lo spettatore stesso
a decidere chi è l’assassino; il 19
novembre Massimo Cotto proporrà
assieme alla cantante Cristina Donà,
’Rock Bazar; il 3 dicembre ’Figli di un
Dio minore’ di Mark Medoff acconterà
la storia d’amore tra una ragazza
sorda e il suo insegnante che diventa
emblema del confronto fra le tante
solitudini; Ziya Azazi, che reinterpreta
in chiave contemporanea le danze
L’8 dicembre Papa Francesco darà inizio al
Giubileo della Misericordia. La
Collaborazione pastorale di Brazzano,
Borgnano, Cormòns e Dolegna organizza un
pellegrinaggio giubilare a Roma.Andare in
pellegrinaggio non è semplicemente
visitare un luogo per ammirare i suoi tesori
di natura, arte o storia, ma significa,
piuttosto, uscire da noi stessi per andare
incontro a Dio là dove Egli si è manifestato,
là dove la grazia divina si è mostrata con
particolare splendore e ha prodotto
abbondanti frutti di conversione e santità
tra i credenti.
Nei tre giorni di pellegrinaggio oltre alla
visita delle quattro Basiliche) sarà possibile
visitare i Musei Vaticani, Castel Gandolfo e
assistere all’Angelus domenicale di Papa
Francesco.
Per informazioni ed iscrizioni ci si deve
rivolgere all’ufficio p rocchiale cormonese.
della tradizione sufi nell’intenso
Dervish (11 dicembre) sarà
l’appuntamento con la danza fuori
abbonamento come pure fuori
abbonamento sarà il ’Concerto di
Capodanno’ con la Mitteleuropa
Orchestra organizzato dal Comune di
Gradisca d’Isonzo.
Il 2016 ospiterà, il 16 gennaio, Max
Paiella con il suo "one-man-show"
(16 gennaio); l’11 febbraio Lella Costa
rileggerà uno dei racconti più
emblematici di Karen Blixen, "Il
pranzo di Babette"; Marco Bocci darà
vita ad Amedeo Modigliani,
raccontando della sua arte immortale,
delle sue donne, del legame
totalizzante con la moglie Jeanne
(Modigliani, il 25 febbraio). ’Il mondo
non ci deve nulla’ (17 marzo) con
Pamela Villoresi e Claudio Casadio
proporrà una storia dei giorni nostri,
che ci parla della libertà di scelta e del
potere dell’amore; chiuderà la
stagione il 12 aprile ’Rumori fuori
scena’ meccanismo perfetto di teatro
nel teatro ancora in scena dopo 32
anni di repliche.
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