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SOCIETA`/Animali - Corpo Forestale dello Stato
Il Forestale n. 76 60 pagine 8-10-2013 17:46 Pagina 42 SOCIETÀ / Animali COMPAGNI DI VITA… ED OLTRE Quando si vive per tanti anni con un animale questo diventa parte di noi e della nostra famiglia di Maurizio Messina iuseppe Verdi, il più famoso autore del melodramma italiano, è stato ricordato e celebrato quest’anno per il bicentenario della propria nascita e, naturalmente, per la musica delle indimenticabili opere liriche composte. A noi, in questa occasione, piace rammentarlo per un altro motivo, quasi del tutto ignorato nelle rievoca- G zioni a lui dedicate: il grande maestro ebbe nell’ultima parte della propria vita la compagnia di una femmina di Maltese di nome Lulù e tanto se ne affezionò che quando il cane morì fece erigere, all’interno della sua villa di Sant’Agata, una semplice tomba con una colonnina con sopra inciso “alla memoria di un vero amico”. 42 - Il Forestale n. 76 Così personaggi celebri e grandi uomini hanno nel corso degli anni dedicato lapidi, epitaffi o addirittura tombe monumentali, come nel caso di Lord Byron, più grande del proprio luogo di sepoltura; infatti nell’antica abbazia di Newstead nel Notthingamshire c’e un monumento funebre più grande di dove è sepolto il poeta. Per il suo Terranova Byron scrisse il seguente epitaffio “Qui riposa chi aveva bellezza ma non vanità, forza ma non arroganza, coraggio ma non ferocia, ed ogni altra virtù ma nessun vizio conosciuto all’uomo”. Insomma il culto funebre o per dir meglio il ricordo dei propri animali non è dei tempi moderni, basti pensare, nell’antico Egitto al rapporto tra il gatto ed il suo padrone per comprendere quale fosse la devozione che alcuni popoli provavano nei confronti dei più svariati tipi di animali addirittura identificati quali divinità. I cimiteri per gli animali Del resto anche ai giorni d’oggi, in una promiscuità sempre più diffusa tra essere umano ed animale, la richiesta di un luogo di ricordi ove poter “ritrovare” il cane, il gatto, il coniglio o comunque l’animale con il quale si è trascorso tanto tempo insieme, è divenuta sempre più Il Forestale n. 76 60 pagine 8-10-2013 17:46 Pagina 43 crescente, anche perché secondo i regolamenti sanitari, che non sono perfettamente eguali di città in città, dopo la morte dell’amico a due o quattro zampe si dovrebbe chiamare il canile, la nettezza urbana o il veterinario per il ritiro del “corpicino” la cui destinazione però è l’inceneritore pubblico. Ovviamente non tutti si orientano su questa scelta cercando pertanto soluzioni alternative; c’è chi ha più fortuna e possiede un proprio giardino e qualcun altro che si appropria di un angolino di verde pubblico. Ma è giusto sapere ciò che la legge vieta. Difatti la disciplina sulla “raccolta e trasporto rifiuti d’origine animale (decreto min. 23 marzo ’94 e decreto legge 14 dicembre ’94) considera gli animali dopo il decesso “materia ad alto rischio per l’ambiente” vietando tassativamente la sepoltura in luoghi non autorizzati come campi coltivati, argini, giardini. Si rischia infatti, nel caso che la carcassa fosse dissotterrata da qualche altro animale, lo sviluppo del batterio clostridio particolarmente tossico e potenziale elemento di contagio. Ma una soluzione alternativa c’è: sono i cimiteri per animali. In Italia non sono numerosi ma sicuramente in aumento. Sono distribuiti su territorio nazionale un po’ qua un po’ là, a Grizzana Morandi nel bolognese ed a Aulla in provincia di Massa e Carrara, a Limbiate nel milanese ed a Cassacco in provincia di Udine, sulla Gardesana nel veronese, a Vigevano in provincia di Pavia, a Cogliate nella Brianza. E poi in provincia di Roma: sulla Braccianese e sulla Laurentina, ad Acilia e a Mentana e soprattutto nella Capitale a via dell’Imbrecciato dov’è il più antico d’Italia, la cui prima sepoltura risale esattamente a novant’anni or sono, nel lontano 1923. La gallina di Mussolini In quell’anno il veterinario Antonio Molon, trasferitosi dal Veneto a Roma poco tempo prima, conduceva una pensione per cani in via dell’Imbrecciato e curava gli animali di casa Mussolini. Fu proprio la richiesta del Duce di seppellire l’amata gallina, compagna di giochi dei propri figli, in un piccolo terreno di sua proprietà a dare il via al più antico cimitero per animali d’Italia. Difatti spargendosi la voce in un baleno gli fu richiesto di seppellire gatti, cani, piccioni, papere. Fu così che nacque e si sviluppò Casa Rosa, un migliaio di lapidi per circa milleseicento metri quadri, curate negli anni successivi dalla moglie Rosa e dal figlio Luigi, luogo di “riposo” e di ricordi anche per pappagalli, una scimmia, un cavallo e persino una leonessa. Ma per Casa Rosa la gallina di Mussolini non è stato l’unico esemplare di “rango”, ci sono anche animali di Casa Savoia, i cani degli ex Presidenti della Repubblica Giovanni Leone e Sandro Pertini, il gatto di Anna Magnani ed ancora i cani di Aldo Fabrizi, Palma Bucarelli, Federico Fellini, Peppino De Filippo. È, insomma, un luogo dove traspare riconoscenza ed affetto per gli animali, che, contrariamente alle persone, non tradiscono mai. Quasi al centro della struttura una stele con la “Preghiera del cane” di J. K. Jerome, accanto il tempietto della gatta Stellina e proseguendo il busto del gatto Isidoro e le lapidi dell’oca Barbarossa, della leonessa Greta e del coniglio Tappo. Al gatto Arturo è dedicata una epigrafe in latino. Anche Giovanni Pascoli, ormai vecchio e malato subì un contraccolpo per la morte del suo cane Giulì tanto da scrivere al proprio medico “Io non credevo d’averne a provare così grande dolore! Un cane…Già un cane che ama non vale infinitamente più di quasi tutti i nostri fratelli uomini che non amano o che odiano o che né amano né odiano?” C’è qualcosa da aggiungere? Il Forestale n. 76 - 43