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Il Pizzo Tre Signori

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Il Pizzo Tre Signori
Il Pizzo Tre Signori
Il Pizzo Tre Signori fa parte della catena delle Alpi Orobie, in particolare delle Alpi Orobie occidentali, dette
anche Catena Corno Stella-Tre Signori-Legnone e comprende le province di Bergamo, Lecco e Sondrio.
Non è una montagna qualunque, ma una specie di simbolo, di icona di questo comprensorio, oltre ad
essere la vetta più elevata della Val Gerola. Quando pensiamo a questa cima oggi ci viene in mente
soprattutto l’ampiezza del panorama che essa ci apre. Ma l’importanza di questo gigante, nel passato, era
legata soprattutto al suo corpo poderoso, nel quale vennero scavate miniere di ferro, conosciute e
sfruttate sin dall'epoca romana. Le miniere di ferro, già sfruttate dal secolo XII, ed i forni fusori nei loro
pressi, dove ardeva anche di notte il fuoco che fondeva il metallo, diedero al comprensorio quel peculiare
aspetto sulfureo che giustifica il toponimo di Inferno, riferito alla valle sulla quale si affaccia il versante
orientale del pizzo.
Dal punto di vista geologico, il pizzo è costituito da conglomerati poligenetici, fra i quali prevale il
cosiddetto “Verrucano lombardo”, un insieme di ciottoli porfirici, porfinitici e tufacei. Nella guida “Prealpi
bergamasche” del 1900, curata da Guglielmo Castelli, esso è definito come “una enorme cupola di
arenaria permiana mista di frammenti di mica, scisti, gneiss ed altre rocce cristalline”.
Molto del fascino di questa montagna è legato anche al suo nome, che gli conferisce un’aria nobile.
Basta però solo un po’ di cultura storica per capire che non si è sempre chiamato così. Il suo nome
originario è “pizzo Varrone”. Poi, dal 1512, la Valtellina passa sotto il dominio delle Tre Leghe, e da allora
sulla cima del pizzo convergono i confini dei domini della Serenissima Repubblica Veneta, versante
orobico bergamasco, del ducato di Milano, montagne del lecchese e, appunto, delle Tre Leghe.
Ecco l’origine dei Tre Signori che danno il nome al pizzo.
UN PO' DI STORIA
Di storia, il pizzo, ne ha vista proprio tanta, fin dal primo apparire dei popoli che, salendo da sud,
colonizzarono per primi questo questo lembo della catena orobica. Sembra che i primi siamo stati i Liguri,
seguiti dai Celti e dagli Etruschi. Vennero, quindi, i Romani, ai tempi dell’imperatore Augusto. E, dopo di
loro, venne la religione cristiana, predicata da S. Ermagora.
La bocchetta di Trona, che si apre poco a nord del pizzo, fu, infatti, fin da epoche antichissime, il più
agevole valico che congiungeva, attraverso la
Valsassina, il milanese alla Valtellina: solo in
tempi molto più recenti, infatti, la via del lago
di Como divenne praticabile. Per la cosiddetta
Via del Bitto, da Introbio, in Valsassina, a
Morbegno passarono, quindi, nei secoli genti,
mercanti ed eserciti. Dopo la caduta
dell’impero romano vennero i Goti, e dopo di
loro i Longobardi, sconfitti dai Franchi: tutti
passarono dalle valli orobiche, ed il valico della
bocchetta di Trona era, fra tutti, il più
praticato.
All’inizio del Quattrocento salirono dalla Val Varrone alla bocchetta di Trona truppe al soldo dei Rusconi di
Como, ghibellini, per dar man forte alla loro fazione, prevalente a Morbegno e sulla sponda orobica della
bassa Valtellina, contro la fazione guelfa, che prevaleva a Traona e sul versante retico. Nel 1431 fu la
volta dei Veneziani, che, uniti ad un contingente di Valsassinesi, varcarono la bocchetta per scendere a
conquistare la bassa Valtellina, possesso dei Visconti di Milano: furono però disastrosamente sconfitti
nella
sanguinosa
battaglia
di
Delebio
l’anno
successivo,
nel
1432.
Passarono di qui, il secolo successivo, i mercenari svizzeri in rotta dopo la sconfitta subita nella battaglia
di Melegnano da parte dei Francesi. Nel 1531 venne un esercito nella direzione opposta, cioè dalla bassa
Valtellina: si trattava di 6000 uomini delle Tre Leghe, capitanati da Giorgio Vestari, che, per la Val Troggia
scesero ad Introbio, tentando di conquistarla.
Sempre dalla Valtellina salirono i funesti Lanzichenecchi, colpevoli di aver portato un’epidemia di peste
che ridusse la sua popolazione complessiva a poco più di un quarto. Nel 1635, furono gli Spagnoli in
rotta, sconfitti dai Francesi a
Morbegno in uno dei tanti fatti
d’armi della fase valtellinese della
Guerra dei Trent’Anni, a varcare la
bocchetta di Trona per scendere in
Val Varrone. È l’ultimo transito
significativo di armati dell’età
moderna. Poi più nulla per diversi
secoli,
fino
al
transito,
nel
novembre del 1944, della 55sima
brigata partigiana Fratelli Rosselli,
che ripiegava in Valtellina per
sfuggire ad un rastrellamento nazifascista in Vassassina e che
sarebbe
passata
in
territorio
elvetico dopo aver attraversato Val
Gerola, Costiera dei Cech, Val dei
Ratti e Val Codera. Oggi passano solo i ben più miti escursionisti, lasciando impressioni ammirate dei
fantastici panorami che la vista offre.
ITINERARI
Le escursioni sono il modo più intenso di vivere il Pizzo Tre Signori. Sono tutti itinerari di straordinaria
bellezza, che si snodano da rifugio a rifugio, attraverso valli e creste tra le più belle delle Orobie.
Come conviene Angelo Gamba:” Il Pizzo è una delle montagne più belle delle Alpi Orobie e di tutte le
Prealpi lombarde. La cima si innalza a 2554 metri di quota ed è attorniata da cime di altrettanta bellezza
e altrettanto interesse alpinistico, quali il Pizzo di Trona, il Pizzo Varrone, il Pizzo di Tronella, mentre
lunghe, bellissime e verdeggianti valli scendono dai suoi dirupati fianchi fino a raggiungere i fondovalli
delle valli principali. Valle di Biandino, Valle del Bitto di Gerola, Valle d’Inferno, Valle Stabina, costituiscono
le principali valli, ricche di acque, che, dai sottostanti paesi, raggiungono le bocchette dalle quali è
relativamente facile guadagnare la cima, sormontata da una grande croce di ferro, innalzata il 10 agosto
1935 in sostituzione di un’altra precedente
rovinata dagli agenti atmosferici del 1933.
L’attuale croce, prima di essere posta sulla
cima, venne benedetta dal cardinale
Schuster,
arcivescovo
di
Milano».
Si guadagna la cima della montagna da
diverse possibili direttrici. Cominciamo
dalla Valsassina, partendo magari dalla
Colmine di San Pietro per i Piani di
Artavaggio e di Bobbio alla volta del Passo
di Camisolo; oppure da Introbio e
Biandino per la valle della Troggia e la
conca di Biandino; oppure ancora da
Margno e Casargo per l’Alpe Paglio e il
Pian delle Betulle lungo la dorsale dal
Cimone al Passo della Cazza e la
Bocchetta di Piazzocco; o, infine, da
Premana
per
l’alta
Val
Varrone.
Continuiamo dalla Valtellina, partendo da
Morbegno e risalendo le valli del Bitto di Gerola e di Albaredo. E concludiamo da Bergamo per la Val
Brembana e quindi le tre valli che diramano da Olmo per Valtorta, per Cusio con i Piani dell’Avaro, per
Mezzoldo con il Passo San Marco. Qui di seguito riportiamo alcuni degli itinerari sopracitati.
ITINERARI CON PARTENZA DALLA VALSASSINA
ITINERARIO 1 - PARTENZA DAI PIANI DI BOBBIO
Dal parcheggio si seguono le indicazioni per i Piani di Bobbio, su una sterrata. Se la funivia è in funzione
conviene servirsene senza rimorsi, risparmiando tra l'altro due ore e ottocento metri di dislivello.
Dai piani di Bobbio si prende a sinistra su sentiero o
su
interpoderale
verso
la
capanna
Grassi.
Si toccano i colli del Cedrino e del Gandazzo, per
risalire ripidamente il pendio che porta allo zucco del
Corvo, a destra del quale si passa per una cengia
esposta (attenzione con neve) che porta al passo del
Toro, "tagliato nella roccia, a cavallo di due profondi
e dirupati valloni". La cengia può essere evitata
salendo in cima allo zucco del Corvo e scendendo
lungo una catena prima del passo del Torno. Si
continua lungamente senza prendere quota sino alla
bocchetta di Foppabona da dove si scorge il rifugio.
Ora il sentiero perde quota e con un giro sotto lo
zucco Valbona raggiunge la Capanna Grassi, m.
1987. Dal rifugio Grassi si segue il sentiero segnato con il numero 101, seguendo la cresta che dà sulla
val Biandino.
Si supera un cimotto con l’aiuto di corde fisse, si raggiunge il “piano delle Parole” detto anticamente “Pian
di sass”, si supera una pietra di confine fra lo Stato
Veneto e quello di Milano e si raggiunge il bivio per il
rifugio Benigni. Bella vista sulla val Biandino e il Lago di
Sasso.
Si sale a sinistra, con l’aiuto di corde fisse non
indispensabili, sino a raggiungere la cresta occidentale da
dove si scorge la cima.
In pochi metri si è all’ingresso del “Caminetto” che è un
canalino abbastanza appoggiato di facile percorso.
All’uscita con una cengetta e alcune roccette, esposte ma
molto facili si raggiunge l’anticima, si scende ad una
selletta e si sale alla grossa croce di vetta.
ITINERARIO 2 - PARTENZA DA PREMANA – ZONA INDUSTRIALE
Percorrere la Valsassina fino al bivio Taceno-Bellano, dove si sale a destra passando Taceno, Margno e
Casargo raggiungendo il ponte sul torrente Varrone sotto il paese di Premana. Prendere quindi a destra
(indicazioni per la zona industriale), seguendo brevemente una stradina fino al parcheggio a quota 770m
circa.
Attraversare il torrente Varrone su un ponte di sasso e proseguire a sinistra lungo la carrareccia della Val
Varrone (“Strada del Ferro”) passando per l’Alpe Forno 1171m, da cui si continua lungo la strada
superando un salto con una serie di tornanti arrivando così all’imbocco dell’alta Val Varrone, dove è posto
il Rifugio Casera Vecchia di Varrone 1672m. Sempre lungo la strada, dapprima in piano e poi in salita sul
pendio di sinistra, si giunge alla Baita Tronella 1920m. Lasciando a sinistra la prosecuzione per la
Bocchetta di Trona, si tende a destra risalendo un pendio ed un’ultima valletta fino al Rifugio F.A.L.C.
2115m. Appena oltre il rifugio si oltrepassa la Bocchetta di Varrone 2122m e si attraversa diagonalmente
in leggera salita un ripido ed esposto pendio a picco sul Lago dell’Inferno fino ad un canale che porta
brevemente alla Bocchetta di Piazzocco 2252m. Spostarsi ora a destra sul versante della Val Biandino,
attraversare un altro pendio ripido e seguire l’evidente dorsale superando un ultimo, breve ma ripido
pendio dove posso servire i ramponi, fino in vetta al Pizzo dei Tre Signori 2553m.
Interessante alternativa che consente di evitare il pericoloso traverso sopra il Lago dell’Inferno.
Dal Rifugio Casera Vecchia di Varrone 1672m si
attraversa l’alta Val Varrone verso l’elegante piramide del
Pizzo Varrone 2326m. Salire poi verso destra entrando
nel vallone a destra degli speroni rocciosi, che si percorre
su pendenze sostenute fino ad un'ultimo pendio più ripido
che porta sulla cresta. Scendere brevemente sul versante
opposto e raggiungere la Bocchetta di Piazzocco 2252m
da cui si segue l’itinerario precedente fino in vetta al
Pizzo dei Tre Signori 2553m.
ITINERARIO 3 - PARTENZA DA INTROBIO – VAL
BIANDINO
Da Introbio in Valsassina seguire la sterrata per Biandino, di solito fino al primo ponte a quota 826m. Da
qui la stradina diventa molto stretta, senza spazi per eventuali manovre, ma si può ancora proseguire fino
al secondo ponte (Ponte dei Ladri) a quota 1055m. Continuare lungo la strada della Val Troggia (una
scorciatoia sale subito a dx e si ricongiunge alla strada prima del Ponte dei Ladri) fino alla Bocca di
Biandino 1450m, da cui si percorre la pianeggiante Val Biandino passando per la Madonna della Neve
1595m e, procedendo a mezza costa, per le Baite di Sasso 1661m. Risalire quindi un ripido pendio fino al
pianoro del Lago di Sasso 1992m e proseguire in un ampio vallone via via più ripido, salendo poi i pendii
di sinistra entrando nel Vallone di Foppa Grande che porta con pendenze notevoli alla Bocchetta di Foppa
Grande. Seguire ora un largo costone e superare un ultimo, breve ma ripido pendio fino in vetta al Pizzo
dei Tre Signori 2553m.
ITINERARIO 4 - PARTENZA DAL CIMONE DI PAGLIO
Una delle più entusiasmanti ed interessanti escursioni che si possono trovare in Valsassina, tanto per gli
eccezionali panorami, quanto per l'interesse paesaggistico:
si tratta infatti di una stupenda cavalcata molto lunga ed
impegnativa, lungo un percorso che consente di ammirare
le principali vallate dell'alta Valsassina, nonchè le sue
principali cime: le Grigne, il Legnone, il Pizzo Alto e, primo
fra tutti, il Pizzo dei tre signori.
Come già accennato, si tratta di un itinerario molto lungo,
da percorrere quindi con già un minimo di allenamento alle
spalle; per quanto riguarda la sua difficoltà non presenta
particolari problemi: il suo sviluppo è su comoda sterrata,
poi su sentiero a mezza costa, infine su largo sentiero in
cresta.
Partendo dall'Alpe Paglio si prende lo sterrato che conduce
al Pian delle Betulle. Da qui, proseguendo sempre lungo lo
sterrato e superata una sbarra, si arriva dapprima all'alpe Ortighera dove lo sguardo comincia a spaziare
verso le Alpi, ma in particolare sul Grignone.
Proseguiamo lungo la sterrata salendo con pendenza a volte sostenuta ma mai faticosa, e raggiungiamo
la località denominata Larice Bruciato a quota 1708 metri, sullo spartiacque tra la Valsassina e la Val
Marcia.
La strada prosegue in discesa fino alla bocchetta di Olino da cui è possibile ammirare il panorama su
ambedue le valli. Continuiamo su questa strada fino ad un cartello rotondo che indica "Santa Rita Biandino": a questo punto è possibile proseguire seguendo ques'ultimo e portandoci in cima al dosso o
proseguire
ancora
andando
dritti
ed
ignorando quindi il
cartello.
Arrivati ad una piccola
costruzione la strada
si
interrompe
diventando
sentiero
che
con
pendenza
abbastanza decisa ci
porta alla Bocchetta di Agoredo a quota 1825 dove nuovi orizzonti si aprono ai nostri occhi.
Risalendo i pendii erbosi del Pizzo Cornagiera, arriviamo al sentiero che a mezza costa ci porta verso la
Val Biandino, al cospetto del Pizzo dei tre Signori, e dove nel fondovalle distinguiamo il gruppo di case nel
quale spicca la bianca chiesetta della Madonna della Neve.
Arriviamo in località Laghetti a quota 1930 dove troviamo due pozze d'acqua, una cappelletta e delle
panche con tavoli sulle quali è possibile riposare un po': manca ancora un'ora buona infatti prima di
arrivare al rifugio Santa Rita, ma è il tratto più bello dell'intero itinerario. Il sentiero a questo punto
scende tra prati e cespugli con vista sulla Val Varrone a sinistra e sulla Val Biandino a destra e
camminando lungo il crinale, passiamo sotto un traliccio dell'alta tensione arrivando al buco del Rat a
quota 1815.
Attacchiamo di netto la cresta tornando a salire abbastanza ripidamente e percorrendo qualche metro un
po' esposto. fino ad un un bivio: a sinistra c'è il sentiero basso e a destra quello in cresta. Entrambi
conducono al rifugio Santa Rita in 25 minuti dove è possibile riposarsi e rifocillarsi per poter poi affrontare
l'ultima parte del percorso che porta alla cima del Pizzo Tre Signori.
Subito davanti al Rifugio un cartello indicatore segnala la Bocchetta di Piazzocco a circa 1 ora e il Pizzo
Tre Signori a 1,45 ora.
Seguiamo il sentiero che si inerpica sul dosso a sinistra per poi traversare in leggere discesa e poi in
piano tra arbusti tagliando la cresta del versante della Val Varrone.
Lasciate sulla sinistra la deviazione che porta al Rifugio FALC; il sentierino stretto e in molti passaggi
esposto, si tiene risalendo faticosamente sempre sul versante Varrone, in alcuni punti affacciandosi sulla
valle Biandino, in altri passaggi occorre aiutarsi con facili catene prestando attenzione a non perderlo,
sbucando infine dopo un ultimo tratto ripido ad una selletta, ci si porta in breve a raggiungere la
Bocchetta di Piazzocco.
Il sentiero qui si congiunge con quello normale di salita proveniente dal Rifugio FALC o dalla Val Gerola.
Ora si prosegue con un alternarsi di tratti che superano dossi, e secondo la stagione, seguendo tracce di
sentiero o innalzandosi per residui nevai. Si arriva cosi ad una specie di piccola piana, di fronte l'ultimo
tratto ripido per afferrare la cima. Seguiamo alcune dei tanti segni di passaggio della meta molto
frequentata tra i ripidi sfasciumi o rintracciamo le bandierine dipinte sulle roccette, procedendo a zig zag
sull'ultima decina di metri, queste si portano sul lato sinistro rispetto alla grande croce in ferro della cima
(2554 m).
ALTRI ITINERARI
ITINERARIO 5 - PARTENZA DALLA VAL GEROLA
Entriamo in Val Gerola staccandoci dalla SS 38 dello Stelvio alla prima deviazione a destra in
corrispondenza del semaforo di ingresso a Morbegno. Dopo 15 chilometri, siamo a Gerola Alta, e
dobbiamo scegliere fra due possibili itinerari, che si congiungono al rifugio F.A.L.C., e che partono da
Pescegallo o da Laveggiolo.
Il primo, ha come punto di partenza il Villaggio
Pescegallo.
Parcheggiata
qui
l'automobile,
dirigiamoci verso l'edificio da cui parte la
seggiovia per il rifugio Salmurano. Alle sue
spalle inizia un sentiero, che punta in direzione
nord-ovest, entrando ben presto in un bel bosco.
I cartelli indicano i due percorsi: la direttrice che
ci interessa è quella lago di Trona-lago InfernoBocchetta
di
Piazzocco.
Dopo aver attraversato il bosco, a quota 1590,
troviamo una baita isolata sul Dossetto: qui il
lago di Trona è dato ad un’ora e 10 minuti.
Proseguendo diritti, raggiungiamo una splendida
radura.
Superiamo, poi, tre torrentelli e saliamo, ad un
ampio versante occupato da un pascolo. Alla nostra sinistra la Val Tronella si mostra ora in tutta la sua
bellezza: sul suo lato sinistro vediamo anche la costiera che la delimita ad est, costituita dalla cosiddetta
Rocca di Pescegallo.
Inizia ora una salita faticosa ricca di tornanti. Stando sul versante destro, per un bel tratto proseguiamo
diritti, con diversi saliscendi, allietati dallo spettacolo delle cime del gruppo del Masino, che si mostrano,
dal pizzo Badile al monte Disgrazia, proprio davanti a noi.
Passiamo, così, leggermente a valle della baita quotata 1857 e raggiungiamo uno splendido terrazzo sul
filo del dosso che scende dalla costiera Mezzaluna-Tronella.
Il cartello della G.V.O. nella quale ci siamo immessi, dà ora il lago di Trona a 20 minuti ed i rifugi Falc e
casera di Trona ad un’ora. Ora il sentiero cambia nettamente direzione: prendiamo a sinistra e
percorriamo un lungo tratto pianeggiante verso sud-ovest, avvicinandoci alla soglia della Valle di Trona.
Guardando a destra, vediamo la bocchetta di Trona e, alla sua destra, l’ampio terrazzo dell’alpe di Trona
soliva, dominato dalla forma regolare del pizzo Mallasc. Inizia ora una ripida discesa; passiamo, poi, fra
due grandi massi erratici rossastri, superiamo una pianetta e scendiamo al camminamento dello
sbarramento artificiale di Trona. Oltre il camminamento, riprendiamo a salire e raggiungendo un pianoro a
sinistra.
Qui dobbiamo prestare attenzione, perché troviamo un bivio non molto evidente, al quale si stacca, sulla
sinistra del sentiero principale, un sentierino che sale, per via direttissima, al lago dell’Inferno. Il
sentierino non è molto visibile e risale l’ampio versante di sfasciumi che si stende ai piedi del limite
settentrionale della costiera del pizzo di Trona; dopo un traverso a destra, supera un passaggio esposto
sulla destra, per poi risalire; lasciati gli sfasciumi sulla sinistra, continua nella salita con un curioso
passaggio su roccia; infine raggiungiamo il camminamento della diga del lago dell’Inferno, lo
attraversiamo e troviamo, sul lato opposto, un sentierino che sale ad intercettare il sentiero che arriva fin
qui per un più ampio giro. Procediamo e ci ritroviamo alla bocchetta del Varrone.
Poco sotto la bocchetta, sul versante dell’alta Val Varrone, vediamo il rifugio F.A.L.C.
Procediamo, verso la bocchetta di Piazzocco, che raggiungiamo dopo una salita.
Qui un cartello segnala due sentieri che scendono ma non viene indicata la direzione per la salita al pizzo
dei Tre Signori: dobbiamo individuare un sentiero meno marcato, che procede verso sud-sud-est,
salendo, leggermente a destra e quasi a ridosso del crinale che delimita ad ovest la valle dell’Inferno.
Solo dopo un primo tratto troviamo un segnavia e, poco oltre, una paretina rocciosa può dare qualche
problema. A quota 2330 termina la
fascia di pascoli e ci troviamo di fronte
al largo versante settentrionale del
pizzo, che dovremo risalire un po’ a zigzag, destreggiandoci fra facili rocce.
Dopo aver raggiunto quota 2415 ci
attende, la salita dell’ultimo grande
costolone roccioso che porta alla vetta.
Il sentiero risale
verso
sinistra,
zigzagando sempre tra rocce e sassi
fino alla vetta.
Eccoci, finalmente, al coronamento
delle nostre fatiche, con 4 ore circa di
cammino,
per
un
dislivello
approssimativo in salita di 1230 metri.
Per
completezza
di
esposizione,
vediamo,
come
raggiungere
la
bocchetta del Varrone partendo da
Levaggiolo, sopra Gerola. A Gerola
lasciamo la statale percorrendo una strada che ci porta a Laveggiolo, dove lasciamo l'automobile per
imboccare una strada sterrata che attraversa la bassa val Vedrano e comincia a risalire il fianco nordorientale del Piazzo. Lasciamo, però, quasi subito la strada quando incontriamo un cartello che segnala un
sentiero che se ne stacca sulla sinistra e scende ad attraversare. Dopo una ripida risalita, il sentiero
intercetta di nuovo la pista sterrata sul versante opposto della valle. Seguiamola, fin dove troviamo la
ripartenza del sentiero che sale nel bosco, intercettando alla fine un sentiero che proviene da destra.
Seguendolo verso sinistra, ci affacciamo al versante alto occidentale della Valle della Pietra, cominciando
una serie di saliscendi, che ci portano al rifugio di Trona Soliva. Qui si aprono due possibilità. Vediamo la
prima. Dal rifugio, proseguendo diritti, saliamo, alla bocchetta di Trona. Prendiamo, ora, a sinistra e
seguiamo le indicazioni per il rifugio S. Rita, fino ad incontrare l'indicazione di una deviazione a sinistra,
per il rifugio F.A.L.C.; seguiamola e raggiungiamo in breve il rifugio, appena sotto la bocchetta del
Varrone.
Dal rifugio di Trona possiamo anche proseguire scendendo leggermente verso sinistra, per poi prendere, il
sentiero di mezza costa che sale leggermente verso destra e ci porta diritto alla bocchetta del Varrone.
Teniamo presente che la salita da Laveggiolo, ci consente di risparmiare circa mezzora di cammino.
ITINERARIO 6 - PARTENZA DA ORNICA – VAL BREMBANA
A nord, a destra della Costiera dei Cech, alle cui spalle si vedono le cime della Valle dei Ratti, splendida è
la visione del gruppo del Masino-Disgrazia, che si propone nella sua integrale bellezza, con i pizzi
Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or.
m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), i pizzi Torrone
(occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), il monte Sissone (m. 3330) ed il monte Disgrazia (m. 3678).
Da Ornica, parcheggio nei pressi del Santuario dedicato alla Madonna del Frassino, si percorre la
mulattiera che costeggia il torrente si oltrepassa il collegio si attraversano due torrentelli e ci si alza lungo
i ripidi prati in direzione della Baita Costa. Appena sopra la baita prende un sentiero quasi pianeggiante
ai margini del bosco e si continua su questo fino a sbucare sul pianoro erboso de “La Casera”, fino alle
zone a pascolo della B.ta Ciarelli (1629 m) e della B.ta Predoni (1800 m). Proseguendo un poco si
attraversa il torrente e si incrocia il sent. 101 e risalendo la conca detritica si arriva alla Bocc.ta d’Inferno
(2306 m). Quindi, raggiunta la Bocchetta d’Inferno, si prosegue sul sentiero che sale verso il versante
nord-orientale del Pizzo e, percorrendo un ampio vallone tra facili roccette e sfasciumi, tenendosi a destra
della cresta ed in ultimo percorrendo un tratto della cresta nord con sentiero sempre ben segnalato, si
raggiunge la Vetta fino alla croce sommitale del pizzo Tre Signori.
Altra via dal versante brembano e’ dal Rifugio Grassi (circa 2 ore), da sentiero delle Orobie n°101,
seguendo la cresta si raggiunge il Piano delle Parole, si supera una pietra di confine fra lo Stato Veneto e
quello di Milano e si sale a sinistra, con l’aiuto di corde fisse, sino a raggiungere la cresta occidentale da
dove si scorge la cima. In pochi metri si è all’ingresso del Caminetto che è un canalino abbastanza
appoggiato di facile percorso. All’uscita con una cengetta e alcune roccette, esposte ma molto facili si
raggiunge l’anticima, si scende ad una selletta e si sale alla grossa croce di vetta del Pizzo Tre Signori.
Tutte le informazioni sopra riportate sono state tratte da diversi siti e guide escursionistiche quali:
www.valsassinacultura.it, www.santarita.com, www.inalto.org, www.valbrembanaweb.com, “guida alla
Valtellina” e www.paesidellavaltellina.it.
INFORMAZIONI TURISTICHE E CONTATTI
AGENZIA DI SVILUPPO TURISTICO ALTA VALSASSINA
Indirizzo: Piazza IV Novembre, 1 23832 Crandola Valsassina
Tel/Fax: 0341 802040 - 347 5102227 - 333 6906121
E-mail: [email protected]
Web: www.altavalsassina.it
Consulta la pagina relativa alle ESCURSIONI
www.altavalsassina.com/escursioni.php
Elenco dei rifugi associati ad Alta Valsassina, menzionati negli itinerari di questa scheda:
RIFUGIO F.A.L.C.
Indirizzo: Bocchetta di Varrone
Telefono: 328 3432751- 331 7884452
E-Mail: [email protected]
Web: www.rifugiofalc.it
RIFUGIO CASERA VECCHIA DI VARRONE
Indirizzo: Alpe Varrone
Telefono: 0341/1881142- 333 2176114
E-Mail: [email protected]
Web: www.rifugiovarrone.com
RIFUGIO TAVECCHIA
Indirizzo: Val Biandino
Telefono: 0341 980766- 340 5012449
E-Mail:[email protected]
Web: www.rifugiotavecchia.it
RIFUGIO SANTA RITA
Indirizzo: Passo Tre Croci
Telefono: 0341 982034- 340 7500476
E-Mail: [email protected]
Web: www.rifugiosantarita.com
Pietro Buttera – il Pizzo tinto di rosa
Pietro Buttera - Pizzo dei Tre Signori prima del buio
Pietro Buttera - tramonto sul Pizzo Tre Signori
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