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Giornalino - Liceo Classico "Omero"
Intervista al professor Moscio NUOVO SPETTACOLO: 17-18 Giugno Dall’ α all’Ωmero Numero 6 Giugno 2014 Pag. SOMMARIO 3 4 6 7 8 9 12 14 15 16 17 18 19 20 Editoriale Intervista al professor Moscio Consigli ai maturandi Re Anastasio Firenze ... suggestioni, luoghi, personaggi Madri dell’Acqua Frammenti Cucina Perle di saggezza Voci di corridoio Guida alla sopravvivenza dello studente Giochi Soluzioni Bacheca GENERALI Liceo Ginnasio Statale “Omero” Via del Volga, 4 - 20161 Milano tel. 02.6461084 - 02.66202604 I NOSTRI RECAPITI Mail: [email protected] Di Persona: I A (Marianna Hu, Beatrice Bosio, Elisa Cofano) e II A (Emilia Scatigno) LA REDAZIONE Direttore responsabile: Marianna Hu Vicedirettore: Beatrice Bosio Caporedattore: Elisa Cofano Direttore Artistico: Emilia Scatigno GIORNALISTI: Lorenzo Asnaghi, Be- atrice Bosio, Martina Ceriani, Elisa Cofano, Marianna Hu, Simona Lombardo, Emilia Scatigno, Matteo Tezzon COLLABORATORI: Sig. Gaetano e Sig.ra Pinuccia, Elena Felicani RESPONSABILE PROGETTO: Prof. Carmela Fronte Pagina 2 | Dall’ α all’Ωmero EDITORIALE ... E UN ALTRO ANNO È PASSATO! Ormai già da qualche settimana, nonostante le ultime estenuanti verifiche e interrogazioni, aleggia all’interno delle Sacre Mura aria di vacanza. E ora, ebbene sì, è arrivato il tanto agognato riposto estivo! rubriche fisse su argomenti come la moda, i motori, lo sport, ... . In secondo luogo creeremo nella redazione la categoria dei redattori, ovvero coloro che scrivono su ogni numero del giornalino (con un margine di una volta). Questi, Mi sembra quindi doveroso, prima se frequentano già il liceo, possodi abbandonarci completamente al no richiedere alla fine dell’anno un relax, fare un bilancio almeno per credito formativo. quanto riguarda il percorso del gior- Inoltre abbiamo nominato uno nalino di quest’anno. studente in ogni classe (V A: Chiara Io e gli altri membri della redazione, Livia Ciccotto, I A: Caterina Sioli, II che ringrazio sia per il loro grande A: Elisa Cofano, III A: Emilia Scaimpegno, sia per essere riusciti a tigno), che fungerà da responsabile sopportarmi, abbiamo iniziato que- di classe, e quindi da tramite tra gli sta avventura piuttosto impaurite, studenti e la redazione. non sapevamo bene come orientarci, Abbiamo intenzione di pubblicare brancolavamo un po’ nel buio. Poi, il primo giorno di scuola del prosanche grazie alla costruttiva espesimo anno scolastico un numero rienza del Convegno della Stampa di benvenuto ai nuovi quartini, in Studentesca, come spero abbiate modo da accoglierli calonotato anche nel numero preceden- rosamente e farli sentire te, abbiamo imparato qualche trucco da subito a proprio agio del mestiere. tra noi. Ci serviranno, Anche per l’anno prossimo abbiamo quindi, articoli soprattuto diverse idee, per rinnovare ulterior- dei vecchi quartini sulle mente il nostro amato giornalino. loro esperienze all’inizio Prima di tutto introdurremo delle della quarta ginnasio e Pagina 3 | Dall’ α all’Ωmero consigli, per orientarsi all’interno delle Sacre Mura! Colgo l’occasione, infine, per ringraziare il segretario Sig. Gaetano e l’indispensabile Sig.ra Pinuccia, senza i quali il giornalino scolastico non esisterebbe, e per augurare Buona Fortuna ai ragazzi di terza, che dovranno affrontare gli esami di Maturità: perchè l’esperienza che l’Omero vi ha regalato e i meriti che i professori vi hanno riconosciuto siano la Carta d’imbarco per una nuova splendida avventura! Buone vacanze, Omeridi! Marianna Hu (I A) IN PRIMO PIANO INTERVISTA AL PROFESSOR MOSCIO DI Beatrice Bosio, Matteo Tezzon ed Elisa Cofano (I A) Da dove viene? Quali studi ha conseguito? Ho frequentato il liceo classico a Ventimiglia, in provincia di Imperia, e ho avuto all’esame di maturità, nel ’73, come commissaria un’insegnante di latino e di greco di Milano, che mi ha proposto di iscrivermi all’Università Cattolica e di usufruire della struttura che l’istituto metteva a disposizione per coloro che frequentavano le varie facoltà. Dato che i miei genitori avevano difficoltà economiche e non potevano mantenermi tranquillamente, questa possibilità di una sistemazione comoda mi ha portato poi all’iscrizione a Milano, mentre la mia destinazione tradizionale sarebbe stata Genova. Mi sono laureato nel ’77, ben trentasette anni fa, in lettere antiche. Cosa lo ha portato a scegliere proprio l’Omero, tra tutti i licei classici di Milano? Non l’ho deciso io, l’ha deciso l’Omero. Adesso vi spiego. Appena laureato, sono ritornato dalle mie parti, dove le possibilità di lavoro erano abbastanza limitate, supplenze tendenzialmente, non di più. Nell’ ’80, allora, sono ritornato a Milano e ho fatto delle domande per supplenza. Dopo aver lavorato a Monza e Vimercate, nel settembre dell’ ’82, ho ricevuto una chiamata dal liceo Omero per una supplenza temporanea, che è poi diventata annuale. A questo punto, quando sono entrato di ruolo, ho avuto la possibilità di scegliere e ho scelto l’Omero, perché, nonostante non fosse comodissimo da un punto di vista Pagina 4 | Dall’ α all’Ωmero logistico, mi aveva lasciato un ricordo molto positivo. Quindi dall’ ’85 sono di ruolo qui. La scelta di diventare docente, perciò, è stata dettata dal fatto di essersi laureato in lettere antiche? Detto molto sinceramente, sì. Non avevo altre prospettive lavorative, se non quella dell’insegnamento. Sicuramente c’erano sbocchi in altri settori, ma con lettere antiche quello principale è proprio quello di docente. Il mio è stato un precorso “naturale”, ecco. In questi trent’anni di insegnamento qui all’Omero, ha notato un certo cambio generazionale? Certamente. tenete conto che all’inizio ho insegnato per molti anni al ginnasio, solo nei primi anni del 2000 sono passato al liceo. Quindi la mia prima esperienza è stata con i ragazzini di IV E V. Ero nel corso B, ci alternavamo io e la Prof.ssa Greco, che è entrata come me nello stesso anno. Siamo gli ultimi rappresentanti del vecchio Omero. Perciò, ecco i ragazzi del ginnasio non potrei più confrontarli con quelli del ginnasio attuale, perché ormai è una decina d’anni che non ho un contatto diretto con loro. Comunque, per tornare alla domanda, un cambiamento generazionale c’è stato di sicuro, nel senso che c’è un’ evoluzione, che è quella che si nota nella società e quindi con delle trasformazioni che riguardano tanti aspetti, e fanno riferimento non solo allo studente stesso, ma anche al suo intero mondo, ciò che lo circonda: la famiglia, la formazione pre-ginnasiale. Quest’ultima in particolare è cambiata notevolmente, forse un tempo la scuola media forniva al ragazzo una base più solida per il liceo classico, rispetto a quella di oggi giorno, che è venuta un po’ meno. E a questo cambiamento avvenuto negli anni, dovrebbe corrispondere un radicale cambiamento della didattica, la quale, appunto, sta cercando affannosamente di muoversi per andare incontro alle esigenze dello studente odierno, diverso da quello di allora. Per esempio voi avete meno attitudine proprio allo studio sul testo con la riflessione e siete più portati invece ad approcciarvi con la schermata del computer, per dire. E logicamente, non si può fare un confronto , non si tratta di affermare “era meglio prima” o “è meglio adesso”, quanto di riconoscere la nuova situazione e di evolversi di conseguenza. E invece cosa ne pensa dell’attuale “decadenza” dell’Omero, in quanto è passato dall’avere tre sezioni a una sola? Ma guardate, è un problema un po’ complesso. Mi ricordo che già poco dopo il mio arrivo si parlava di sede provvisoria. Il provvisorio dell’Omero è, come dire, “eterno”. Addirittura un anno avevamo votato per un trasferimento a Cormano, avremmo fatto una sciocchezza immane, ma questo proprio perché non si poteva più stare qui, non essendo l’istituto ritenuto adatto. Tra l’altro questo edificio non è stato concepito come scuola superiore, anzi, se non ricordo male, era stato progetta- to come scuola materna o elementare, infatti i bagni sono a misura di bambino. L’Omero doveva essere una di quelle costruzioni degli anni ’60, destinata a esaurirsi dopo un tot di tempo, e invece è ancora qui. Quindi questa scuola ha sempre sofferto un po’ questa situazione di provvisorietà, di incertezza circa un possibile trasferimento, o addirittura una chiusura. E tutto questo, secondo me, ha portato a una riduzione di iscrizioni. O meglio, ha contribuito. Altri fattori determinanti questo calo di studenti possono individuarsi, secondo me, nella perdita di professori illustri e di fama riconosciuta, nel fascino dei licei del centro, ora molto più comodi da raggiungere grazie alla metropolitana. Poi è chiaro che quando si entra in questa specie di spirale di riduzione, non si riesce più a recuperare granché. E adesso credo si aggiunga anche il problema della diminuzione dei classici, c’è un venir meno in generale di iscritti a questo indirizzo di studi. Lei ha ormai una certa notorietà nel suo campo di latinista… Non esageriamo! Io ho semplicemente collaborato alla stesura di un libro di testo, che ha avuto un grande successo, per numerosi anni è stato il più venduto in Italia, e che ha innovato molto per quanto riguarda l’insegnamento del latino. Questo testo è stato pensato proprio per gli studenti e ha cercato di evolversi in continue edizioni, per corrispondere alle sempre diverse esigenze degli utenti. Quindi, se sono così conosciuto come dite, lo devo al mio nome stampato sulla copertina di questo libro. La passione per il greco e il latino gli è nata durante il liceo? Devo dire che non c’è mai stato un momento particolare in cui mi è nata questa passione. E’ venuta così! Sono quelle situazioni per cui uno a un certo Pagina 5 | Dall’ α all’Ωmero punto si trova a sentirsi naturalmente portato verso determinate materie. Io, tra l’altro, avevo una condizione sociale molto modesta, i miei erano commercianti, hanno conseguito solo la licenza elementare, perciò non è che seguissi le orme di qualcuno in famiglia. Sono state le indicazioni dei miei professori delle medie, che hanno suggerito a me e ai miei genitori la strada del classico, appunto. Probabilmente in altri tipi di istituti non avrei avuto buoni risultati. Il mio è stato una sorta di “naturale” sviluppo, che mi ha portato alla scelta di lettere classiche e infine all’insegnamento. Secondo lei come dovrebbe essere il rapporto tra professore e studente, sia al ginnasio che al liceo? Secondo me dev’essere un rapporto basato in primo luogo su una distinzione di ruoli, c’è un superiore e c’è un inferiore, il professore non può fare l’amico o che so io, ma al contempo non dev’essere un rapporto di distacco, d’imposizione, del tipo “io sono l’insegnante e voi in quanto alunni non contate nulla”, e credo che all’Omero questo non sia mai capitato. In secondo luogo dev’esserci il rispetto reciproco, nel senso che lo studente deve considerare l’insegnante come un punto di riferimento imprescindibile e deve accettare le indicazioni che gli dà l’insegnante, fidandosi di lui, dall’altra parte il professore deve il più possibile andare incontro ai suoi studenti, evitando qualsiasi atteggiamento di eccesso. Io personalmente sono sempre partito dal considerare l’atteggiamento dello studente come un atteggiamento onesto, non sono mai partito prevenuto e convinto che intendesse fregarmi. Qualche volta, purtroppo, ho riscontrato comportamenti effettivamente non corretti, che mi sono costati, ma in generale credo di aver ottenuto risultati positivi in questo senso. Il professore inoltre, avendo il compito di formare lo studente, deve fornirgli non solo nozioni specifiche circa la sua materia d’insegnamento, ma anche vere e proprie basi formative. Vedrete poi crescendo che i professori che rimangono maggiormente impressi sono proprio quelli che hanno saputo trasmettere dei valori, dei modelli che hanno potuto condizionare positivamente la vita dei loro alunni. Il ginnasio, per certi versi, è più problematico e comporta maggiori difficoltà, in quanto momento di passaggio dalla condizione ancora delle medie a quella del liceo, e quindi momento in cui bisogna insieme acquisire una preparazione adeguata nelle varie materie e cercare di inquadrare un modo di lavorare delle superiori. Al liceo invece gli studenti sono più indipendenti, le loro richieste e il numero di materie aumentano. Per lei che fine farà il liceo Omero? Domanda a cui è difficile poter dare una risposta! Penso che, sfortunatamente, ci sia un problema di fondo che è l’incapacità in Italia di decidere. Se così non fosse, la questione dell’Omero si sarebbe dovuta risolvere almeno dieci anni fa. Qualcuno competente sarebbe dovuto intervenire e avrebbe dovuto verificare la funzionalità dell’istituto, e nel caso di eventuali carenze la Provincia avrebbe dovuto stabilirne la chiusura. Ma non è mai successo e viviamo in questa continua incertezza, che, come dicevamo precedentemente, ha penalizzato l’Omero. Un altro duro colpo che l’Omero ha subito è stato l’aggregarsi in un primo momento al Tito Livio, e in seguito al Russell, fatto che ha causato la perdita d’autonomia e della presidenza. Per quanto riguarda un possibile futuro, non saprei dire. Sono troppi anni che si va avanti così. Quest’anno una quarta si è formata, ma potremo andare avanti ancora a lungo con una sola sezione? Davvero, non so cosa potrebbe accadere, proprio perché manca la decisone definitiva da parte di un’autorità. Io direi di vedere anno per anno cosa succede. Nel caso di un effettivo trasferimento mi pare che la sede sia quella del liceo Russell. Ma comunque, chi lo sa, quella dell’Omero potrebbe anche essere una morte naturale, nel senso che non si iscrive più nessuno. CONSIGLI AI MATURANDI! Nome: Lorenzo Asnaghi In che hanno avete preso la maturità? 2008/2009 Che università frequentate? Università degli Studi Milano-Bicocca Qual è la tua facoltà? Psicologia Come vi siete trovati all’università dopo essere usciti dall’Omero? L’Omero è una realtà piccola, protettiva, confidenziale; essere proiettati tutto a un tratto in un grande campus con numeri e organizzazione per nulla paragonabili provoca senz’altro un senso di smarrimento iniziale. Giusto per dare un’idea, solo all’interno del mio corso di laurea vi era il doppio della popolazione omeride! A livello di preparazione invece non ho avuto grosse difficoltà, l’allenamento e le competenze maturati in cinque anni di liceo classico ti rendono in grado di comprendere e affrontare nel modo giusto lezioni e libri di testo. Da qui a superare brillantemente gli esami naturalmente ce ne vuole: la mole di studio aumenta ed è concentrata in certi periodi dell’anno, le sessioni d’esame, una sorta di maturità due/tre volte l’anno anche se con livelli di stress decisamente inferiori! Che consigli dareste a un ragazzo/a, che deve entrare nel mondo dell’università? Per scegliere il corso di laurea giusto non c’è open day che tenga. Per decidere tra le alternative, dipanare i dubbi o confermare una scelta è invece utilissimo andare a seguire alcune lezioni del primo anno: molte sono pomeridiane, non occorre essere iscritti per parteciparvi, orari e aule sono, spesso, facilmente reperibili sui siti web delle diverse università. Nome: Simona Lombardo In che anno hai preso la maturità? 2012 Che università frequenti? Università degli Studi di Milano Qual è la tua facoltà? Giurisprudenza Come ti sei trovata all’università dopo essere uscita dal Pagina 6 | Dall’ α all’Ωmero Liceo Omero? Il passaggio dal liceo al mondo universitario credo sia un momento critico, o almeno lo è stato per me. Esci dalla tua nicchia, dove tutto sommato ti sei sempre trovato bene, al sicuro, per trovarti catapultato in una realtà piena di persone, piuttosto caotica e frenetica, ma alla quale, pian piano, ci si abitua. Il primo giorno di università ricordo di essermi sentita abbastanza sola, e questa è la sensazione che continuo a provare ogni volta che do un esame, in quanto, anche se in mezzo a tanta gente, in fondo ci sei solo tu e il tuo studio: non esistono parole di alcun amico che possano confortare. L’università è un altro mondo, che nonostante tutto, preferisco al liceo, perché permette di organizzare il tempo a proprio piacimento, anche se ammetto che ogni tanto non mi spiacerebbe fare un salto nel passato. Che consigli dareste a un ragazzo/a, che deve entrare nel mondo dell’università? Ai fini dell’iscrizione ad una specifica facoltà, suggerisco di chiedere opinioni ad amici, parenti, compagni più grandi, ed intanto di informarsi su quali siano gli esami da sostenere nel corso degli anni con i relativi argomenti, e tener conto che ogni facoltà ha alcuni esami, che possono non piacere. Questo è il mio suggerimento più pratico. Ma il vero consiglio è sicuramente di fare ciò che piace, e questo implica che non per forza bisogna frequentare l’università, non perché l’università sia per pochi, affatto: ormai l’università è per tutti, da qualsiasi punto di vista si legga questa affermazione. Se non avete voglia di continuare a studiare, non fatelo, cercate un lavoro, o coltivate una passione. Lo studio si può riprendere a tutte le età, con più o meno fatica, certo, ma credo che ciascuno di noi abbia del potenziale. Serve impegno, dedizione, costanza, coraggio, ma riversate tutto questo in qualcosa che vi interessa veramente, perché una cosa che non vi tornerà mai indietro è il tempo perso. CULTURA RE ANASTASIO “Se dovessimo darle un aggettivo, la definiremmo oscura, ma drammatica- mente realistica. Giochi di potere, intrighi amorosi, ribaltamenti e contro-ribaltoni: oggi, come ieri, come domani, laddove ci saranno fama e potere sopravviveranno sempre invidia e avidità, e in fin dei conti, probabilmente, avranno la meglio.” (I registi) La compagnia teatrale I Prescelti di Dioniso, vi propone anche quest’anno di assistere a uno spettacolo nuovo, che mai fino ad ora ha potuto prendere vita dall’interpretazione di un attore; vi proponiamo un testo leggero, divertente, tragico e profondo, a voi l’ardua sentenza cari spettatori, che ci avete dimostrato in questi anni tutto l’affetto di cui abbiamo avuto bisogno. Cercherò brevemente di illustrarvi la storia. Re Anastasio è un re magnanimo e potente che regna con grande saggezza su tutti i suoi sudditi, ma tutto è destinato a cambiare: infatti viene ordita una tremenda congiura da Giano un subdolo cortigiano che servendosi di Aretè, un’altrettanto spregiudicata “dama di corte”, fa in modo che il re perda la propria credibilità accusandolo di aver usato violenza alla ragazza. Infatti Aretè si incatena al letto del re e nascondendosi tra le coperte finge di essere la moglie di Anastasio, la regina Geneve. Ma al sopraggiungere della principessa Pagina 7 | Dall’ α all’Ωmero Aglaia la donna esplode in un pianto conto di un libro in cui il lettore elabodisperato. La regina Geneve che ha tra- ra una drammatizzazione con la forza mato con Giano la disfatta di Anastasio del pensiero, ma è la rappresentazione finge la propria indignazione ordinando concreta dell’odio, dell’amore, della che Aretè venga collera, dell’affetto. 17 - 18 GIUGNO sentita dall’Assemblea cittadina, Platone diceva semOre 21.00 in modo che Anapre che la tragedia è Teatro Pavoni stasio venga proassai nociva per i cessato. Il popolo (Via Pavoni 10, Milano) cittadini, perché sul indignato infuria palcoscenico sono INGRESSO GRATUITO contro il re. Tutto mostrati personagè perduto. E’ davgi terribili e crudeli vero la fine del suo glorioso regno. No- che portano un cattivo esempio. nostante la figlia Aglaia creda nell’inno- Nonostante ciò voglio rendere omaggio cenza del padre e abbia cercato in ogni alla sua teoria paragonando il copione modo di sostenerlo, il re in preda al deli- di un testo teatrale all’idea platonica e la rio finisce col credere di aver commesso rappresentazione all’essere. Nella speil terribile crimine. La tragica cornice di ranza che questo illustre filosofo possa questa storia è di- mutar parere. pinta da Bruto, un In definitiva invito in particolar modo personaggio oscuro i ragazzi di quarta ginnasio, perché mi e cinico, che co- farebbe molto piacere che possiate annosce e stabilisce che voi assistere alla nostra proposta e il destino di tutti i soprattutto vorrei che tutti coloro che lo personaggi. desiderino, possano partecipare l’anno Questa non è altro prossimo al nostro laboratorio, perché la storia che vi vo- coloro che ho avuto il piacere di veder gliamo raccontare, recitare arricchirebbero veramente il ma la sua esistenza nostro lavoro. è il frutto di gran- Nella speranza di vedervi numerosi! de impegno e dedizione, perché il Aretè teatro non è il rac- NARRATIVA FIRENZE ... SUGGESTIONE, LUOGHI, PERSONAGGI DI Marianna Hu (I A) La città dei tetti rossi, la città dei gigli, di Dante Alighieri, delle opere d’arte, della famiglia De’ Medici, la città culla della lingua italiana, tutto questo è Firenze. La si può visitare con una guida, che sa illustrare la storia di ogni monumento e di ogni palazzo, ma anche immergendosi completamento in quell’atmosfera ricca di antitesi, che si fondono alla perfezione, vagando per le suggestive vie, scavate dalla storia e dai suoi personaggi. Boccaccio, Dante, Farinata degli Uberti, Macchiavelli, Cavalcanti, Galileo Galilei, Lorenzo De’ Medici e molti altri si susseguono nel porticato della Galleria degli Uffizi, osservando gli innumerevoli gruppi di turisti e studenti, giunti da ogni angolo della Terra, per ammirare le bellezze fiorentine. Anche se sotto forma di statue studiano quegli uomini e quelle donne, che fanno la lunga fila, per entrare negli Uffizi, che si dirigono curiosi verso l’Arno o verso Piazza della Signoria. Osservandoli a mia volta, forse incantata dalla magia di quella città in cui passato e presente sono un tutt’ uno, mi sembra di scorgere nei loro occhi di pietra un po’ di orgoglio, perché sanno che tutto ciò è anche merito loro. Un altro protagonista della storia fiorentina, anche se più silenzioso, ma non per questo meno importante, è l’Arno, in cui una volta Alessandro Manzoni andò a “lavare Pagina 8 | Dall’ α all’Ωmero i suoi panni”. Tra le acque torbide mi pare di intravedere, come in una sfera di cristallo, ciò che il fiume ha avuto il privilegio, o forse la responsabilità, di vedere: la città nascere e crescere, capi di stato susseguirsi, le guerre civili, lo sviluppo economico e artistico. Nonostante tutto scorre imperturbabile, sormontato da numerosi ponti, che collegano la zona nord con quella sud. Il ponte vecchio, il più antico e famoso, oggetto dell’ispirazione di molti artisti, si erge in tutto il suo umile splendore. Da lontano sembra quasi costruito con scatolette di fiammiferi colorate, come i presepi, ma da vicino fonde la solidità di una strada e la suggestione di un ponte così antico. Mentre si percorrono i caratteristici angusti vicoletti, si può venire catapultati ogni volta in una piazza diversa, ciò rende la città a misura d’uomo. Seguendo i principi dell’Umanesimo, Firenze pone l’uomo al centro, lo fa sentire a suo agio, senza fargli provare l’opprimente sensazione di essere solo una minuscola parte dell’universo. “Non sei insignificante, hai il potere di decidere” sussurra Piazza della Signoria nelle orecchie di chi la sa ascoltare. Piazza della Signoria con la sua fontana di Nettuno e Palazzo Vecchio, sede del governo cittadino e una volta del potere dei De’ Medici, pare proiettare il visitatore affascinato in un’altra epoca storica, in cui i principi avevano ancora autorità di deliberare le sorti dello stato. Il tempo, dando significato vero alla coscienza storica dell’Umanesimo, si dilata e il turista attento può notarne il cambiamento nel campanile di Santa Maria del Fiore, sui cui gli umanisti, non avendo più la stessa sensibilità degli uomini medievali, hanno stravolto la posizione di alcune formelle di Giotto, alternandone il profondo significato simbolico. La cattedrale rappresenta un motivo di grande stupore, infatti è costruita con marmo rosa e pietra verde, colori che rendono l’immensa costruzione più a dimensione d’uomo. La cupola del Brunelleschi, invece, s’innalza in tutto il suo splendore architettonico e la sua incredibile struttura, strizzando l’occhio agli studiosi moderni, che ancora non hanno compreso appieno la sua costruzione. Talvolta non sembra nemmeno di trovarsi in una città moderna, come accade nei chiostri della chiesa di Santa Maria Novella, in cui la pace regna sovrana e tutte le preoccupazioni svaniscono, in cui si può quasi toccare con mano di Paradiso di Dante. Il cielo e l’orizzonte dei tetti rossi creano un forte contrasto, ma anche una grande idea di completezza dalla cima di Orsanmichele, l’edificio che rappresenta per antonomasia l’armonia, raggiunta a Firenze, fra la laicità e la religiosità. Questa è Firenze, una città, che da qualsiasi prospettiva la si guardi, sorprende sempre. MADRI DELL’ACQUA (Parte tre) DI Matthew the Raven Hold my hand, Oh, baby It’s a long way down To the bottom of the river. Tienimi la mano, Oh, bambina È lunga la strada Per il letto del fiume. “Bottom of the River”, Delta Rae Cammina lungo il bordo della palude, lungo il crinale del fiume, nelle gole delle onde, accarezza il respiro di acqua più viva di quanto tu lo sia mai stato, sarai mai, e ascolta, ascolta bene, perché la pioggia non ripete due volte quello che dice, il sangue non scorre mai dello stesso colore, la terra non è mai davvero terra: è sputo è sterco è notte è polvere di mille mille anni fa, è Pagina 9 | Dall’ α all’Ωmero la risata di un bambino è il fruscio delle foglie che vengono scosse, quella di un vecchio sono le sue ossa che rantolano, perché vogliono finalmente uscire attraverso pelle così sottile che puoi vedere l’ombra della lepre e la volpe che l’insegue sotto, corsa folle che le porta dietro al collo e dentro al cuore e lungo gli occhi e quando fanno incrinare la lingua le fanno dire solo verità. Come con Bocca di Cera. (C’è una tempesta in arrivo, bambina mia). Allie si sveglia di notte, ormai, regolarmente, si sveglia e il caldo le si avvinghia ad una spalla e il buio la segue, sibilando, una scimmia ed un serpente ed un cane che non si vede ma ha gli occhi dorati e la bambina ignora il leggero russare di Tante Marie, mentre passa accanto alla tenda che divide le loro stanze, e fuori piove. Piove da giorni, ormai, il vento si è alzato, il silenzio si è fatto un poco più intrusivo, un poco più invadente. (C’è una tempesta in arrivo, bambina mia). Allie esce e l’acqua le spruzza la faccia, la bagna, non fa freddo, l’umidità è una cappa invadente che soffoca, che ammorba, che spudoratamente infila le dita tozze e pesanti e bollenti sotto ai vestiti. Un cane dagli occhi dorati le si avvicina e le lecca una mano. Allie sorride. Il Barone è a un paio di metri da lei e non si bagna nonostante l’acqua le decori la pelle con piccole schegge di luce, ebano intarsiato di perle che sono i suoi denti quando ricambia il sorriso di Allie, anche se non era propriamente per lei, (ma in fondo ogni volta che sorridiamo ridiamo giusto un poco in faccia alla morte) e poi, dolcemente, tende una mano sapendo benissimo che Allie non la prenderà (non può prenderla, non ancora). “Devo mostrarti una cosa.” La pioggia cade, Bebette sente l’acqua bagnarle il volto e poi sussurra alla ragazza che ha di fronte, “Cosa?” “Una cosa. Non posso dirlo. Non ad alta voce. È sacro.” Allie esita, Samedi abbassa il braccio. Per un attimo è scheletro sottile, poi di nuovo donna. “Ti prego, Bebette.” “Se Tante Marie lo scopre-” “Tante Marie capirà.” Allie stringe i pugni e affonda i piedi nudi nel fango, sente una lumaca arrampicarsele sul piede, le contrazioni che compie per muoversi, fredda e bagnata. È nera, e grossa per essere una lumaca, e quando Allie cammina verso Tante Marie si stacca da sola e lei continua a camminare e non si ferma. L’acqua rinforza il suo urlo mentre si vomita sulla terra e sulle case e sugli alberi e nella palude, sulla donna-spirito che cammina e sulla bambina al suo fianco, sul cane che a volte zoppica un poco, sulla semplice poesia che è lo sgocciolare che accompagna ogni loro passo. Il quartiere francese è silenzio reverenziale mentre la pioggia imperversa (un tuono che spacca il cielo in due e un lampo che cura le ferite che ha lasciato) e gli dei si mischiano agli uomini, donne con la pelle squamosa, serpenti dagli occhi di persona, gatti che sono neri come la pece e potrebbero spiegarti molte cose se solo tu ti fermassi ad ascoltarli (hanno gli occhi rossi, i denti gialli, dei di un altro pantheon), un vecchio a cui manca un occhio, un portatore di luce a cui hanno tagliato le ali. Qualcuno ride alla luce di un locale e il fiume si gonfia, il fiume respira. Pagina 10 | Dall’ α all’Ωmero (C’è una tempesta in arrivo, bambina mia). Allie sente la pelle accapponarsi in modo diverso da come quando la lumaca le aveva baciato la pelle: il primo era brivido reverenziale, adesso è paura, chiara, cristallina. Allie passa accanto agli dèi e non li vede (ma non importa, per questa volta non importa), dèi nuovi e dèi antichi e dèi dimenticati che rantolano nel fango sotto forma di formiche, e per un attimo perde di vista il Barone ma Lebas la spinge nella direzione giusta, e quando gira un angolo li vede. Lui è per terra, ed Allie dubita sia ancora vivo. Loro, però, sono alte, flessuose, terribili, meno spaventose, però, di quando le appaiono in sogno, perché nei sogni sono potenti e crudeli, qui, nel mondo dove si cammina, sono solo potenti. Allie sa, per certo, che lei è l’unica persona in quella stradina capace di vederle. Di vedere il barone. Lei è l’unica che vede i riflessi ambrati negli occhi di Lebas, e il barone è accanto a lei, il cane è sparito, ed Allie ha paura. Inizia a pregare, piano, piano, in francese, spera che non si girino, spera che non la vedano. Si girano. Dio mio, si girano sempre. Il ronzio che non aveva sentito ma che di colpo sa che c’è sempre stato, il ronzio che è il loro canto e la loro risata (forte sguaiata terrificante più forte delle onde più crudele del mare) diventa uno stridio insopportabile e fin troppo familiare (i suoi lividi violacei costellano i cieli dei suoi incubi) e Allie si trova costretta a fissarle negli occhi. Non hanno pupille né iridi né sclere, solo nero. Non hanno sorrisi né labbra né denti, solo fauci. E sorridono. Dio mio, sorridono sempre. Bebette non prova nemmeno ad urlare, perché sa che non servirebbe a nulla, non scappa perché ormai l’hanno vista, non piange perché ne hanno viste tante, di lacrime, e cos’è una lacrima se non una semplice goccia in un mare fin troppo vasto? Non si muove. Aspetta. La pioggia diventa così forte che non riesce nemmeno a sentirsi pensare, l’acqua diventa così piena, che non sa nemmeno se riuscirà a respirare ancora per molto. Non biasima Samedi e Lebas per il loro tradimento, se tradimento si può chiamare, perché gli spiriti e gli dei non tradiscono- gli spiriti e gli dei seguono le strade che sono state tracciate. E poi una mano le piomba giù sulla spalla e qualcuno urla il suo nome ed Allie si gira. Marie è in vestaglia, ha i capelli grigi scarmigliati, lo sguardo allucinato e ha in mano una torcia elettrica, è fradicia fino al midollo, e sembra terrorizzata. Allie per un secondo pensa che sia perché le vede anche lei, ma poi si ritrova presa in un abbraccio soffocante. E si rende conto che ha freddo. Ha tanto, tanto freddo. “Cosa diavolo ti è saltato in mente?” Honeycomb parlava coi gatti, e molte (C’è una tempesta in arrivo, bambina urla la donna, e la voce le si spezza. cose si spiegano- parlava coi gatti neri mia). “L’uragano sta per arrivare, Bebette, e magari capiva anche cosa stavano La morte sta in piedi in mezzo al lago, e cosa diavolo ti è saltato in dicendo. alla sua destra una delle Madri aspetta, mente?” La morte è donna, È un pensiero che alla sua sinistra una bambina magra Le prende la mano ed fa correre un brivicon un vestito a fiori e i capelli ricci, la lei che dona e toglie Allie è grata dello stratdo lungo la schiena pelle scura, gli occhi allegri. tone che le dà, del fatto vita. di Allie, e il vento Allie la riconosce, ma non osa urlare il che la trascina via da loro, strappa le coperture suo nome. che rispettano Tante Marie, e spera che dalle finestre, e Tante Marie sta pregan- Invece dice: “E ci lascerete in pace? questo sia abbastanza per placarle. Ma do le stesse dee che vogliono distrugLascerete stare Tante Marie e i bambini la tempesta che sta arrivando sembra gerla. Allie guarda Samedi e Papa Lebas del quartiere e Bocca di Cera e tutto il inarrestabile, sembra una guerra; la nelle vesti di un cane micragnoso e poi resto? Sono stati loro, i ragazzi bianchi, tempesta che sta arrivando ruggisce e si stringe nelle spalle, non noi, noi non abbiamo fatto nulla divora e non lascia nulla dove passa, “Cosa vogliono in cambio?” di male. Non siamo stati noi. Sono stati nemmeno le ceneri, e Marie prende in “Honeycomb rivuole la sua Allie.” solo loro.” e sembra più una preghiebraccio la sua bambina e corre attraE il respiro le si mozza ra che una frase, C’è una tempesta in sembra più l’invoverso la città in un mondo che improv- nel suo piccolo petto di visamente agli occhi di Allie non è più bambina. arrivo, bambina mia. cazione per qualonirico, non è piu vuoto, è vivo e pieno “E se vado, ci lasceranno in cosa di invisibile C’è una tempesta in che spacca il cielo di gente e pieno di paura per l’acqua pace?” che continua a cadere dal cielo, e gli Il suono di vetri che si arrivo e non ti lascerà in due e sanguina dèi si sono di nuovo nascosti, hanno infrangono, il suono di perogni estate sulla andare. lasciato spazio alle piccole vite con le sone che singhiozzano e il terra il proprio sanquali coesistono. vento che ulula e la pioggia che diventa gue e il proprio pus e le proprie ulcere Arrivano in casa, e si barricano dentro, uno scroscio incessante- Tante Marie cancerose. e Marie mette giù Allie e sbarra la porta si alza di scatto dal pavimento e prende La Madre, occhi vuoti, pelle d’alabastro, e le finestre e il vento. Allie prima che una finestra le esploda artigli e denti e sangue trasparente, “Non ti può vedere,” Allie lancia un’ oc- dietro, e la prende, e l’abbraccia. annuisce piano. Allie non è nemmeno chiata a Tante Marie e lo dice al Barone Allie chiude gli occhi. sicura di aver parlato in una lingua che sta in piedi in mezzo al loro salotto Quando li riapre, è sulla sponda di comprensibile, in un inglese che non e non sgocciola acqua. un lago e fa così silenzio che quasi la fosse in realtà qualcosa di diverso, più “No. Questa volta no.” terrorizza, perché fino a un minuto fa antico, sconosciuto a tutti, qualcosa di “La tempesta non si fermerà, vero?” le sue orecchie erano piene di vento, e profondo, che parla come una foresta in “Vogliono tutti voi. Fino all’ultima ora sono solo piene dell’ eco del ricordo fiamma, come un fiume in piena. anima.” del rumore del vento, che lascia una Il barone tende una mano squamosa e “Solo per Honeycomb?” sorta di fruscio e nulla più. Il Barone scura e bellissima, artigli eternamente “Honeycomb era figlia loro. Era territo- non è più la ragazza che era abituata sporchi di sangue, e questa volta sa che rio sacro.” a vedere, ora è indefinibile, qualcosa Allie la prenderà. Changeling, bambini scambiati, figli di che è tutto ali e ossa di corvo e zanne “Sei pronta, Piccola Bestia?” fate e di notte e di terra messi in culle e zampe e unghie, qualcosa che non C’è una tempesta in arrivo, bambina che saranno sempre troppo piccole per si può veramente capire perché non è mia. loro, perché la risata di un bambino fatto per capire. C’è una tempesta in arrivo e non ti umano è cibo facile, manna dorata “Ciao, Piccola Bestia.” lascerà andare. quasi dolce quanto i suoi singhiozzi, ma Ma ha ancora la voce della ragazza che non si può pagare il sangue con ali di era abituata a sentire. farfalle, e allora per ognuno di loro che La morte è donna, lei che dona e toglie viene preso uno deve essere lasciato, e vita. Pagina 11 | Dall’ α all’Ωmero FRAMMENTI “Dalla notte che mi avvolge nera come la fossa dell'Inferno, rendo grazie a qualunque Dio ci sia per la mia anima invincibile; la morsa feroce degli eventi non m'ha tratto smorfia o grido, sferzata a sangue dalla sorte,non s'è piegata la mia testa. Di là da questo luogo d'ira e di lacrime si staglia solo l'orrore della fine, ma in faccia agli anni che mi minacciano sono e sarò sempre imperturbato. Non importa quanto angusta sia la porta, quanto impetuosa la sentenza... sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima.” - Invictus (Da Elisa Cofano) “Non si puó contare su niente nella vita. La vita è la cosa più fragile, instabile, imprevedibile che ci sia. In realtà c'è solo una cosa di cui possiamo esser certi riguardo alla vita: non è finita finchè non è finita.” - Grey's anatomy (Da Alice Carrer) “Il gioco dell'oca, te lo ricordi? La vita procede pressapoco allo stesso modo. Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.” - Va dove ti porta il cuore (Da Alice Carrer) “Vuoi mollare? Te ne vuoi andare? Se molli ora, mollerai ogni giorno che vivrai!” - Glory road (Da Elisa Cofano) “Io so soltanto che quando infuria la tempesta, alcuni restano muti per il terrore, mentre altri spiegano le ali come aquile e si alzano in volo!” - Elizabeth: the golden age (Da Elisa Cofano) Pagina 12 | Dall’ α all’Ωmero “Tutte queste promesse infrante.” “Per quale ragione ci si sposa?” “La passione?” “No.” “La credevo più romantica.” “Allora qual è?” “Ci serve un testimone della nostra vita.” - Shall we dance (Da Elisa Cofa- “I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?" Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo.” - Il piccolo princincipe (Da Elisa Cofano) “La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro.” - Cloud Atlas (Da Martina Ceriani) “È quello che mi piace del libro. Ritrae la morte in modo sincero. E' cosi' che si muore, nel mezzo della vita, nel mezzo di una frase.” - Colpa delle stelle (Da Annarita Pasquetto) “Sopra di noi il vento soffiava e le ombre dei rami si ridisegnavano sulla nostra pelle. Gus mi ha stretto la mano." "È una bella vita, Hazel Grace." - Colpa delle stelle (Da Annarita Pasquetto) “Aprendo gli occhi gli si disegno' sulle labbra un lieve sorriso, come se si fosse smarrito in un sogno delizioso. Non aveva sognato. La sua notte non era stata turbata da immagini di piacere, ne' di dolore. Ma la gioventu' sorride senza ragione. È una delle sue grazie maggiori." - Il ritratto di Dorian Gray (Da Annarita Pasquetto) “Gli indumenti a mollo in lavanderia diventavano freddi, l’acqua grigia. Tanneche acciotolava in cucina, le ragazze gridavano in strada e noi dietro la porta chiusa ce ne stavamo sedute a guardarci l’un l’altra. E lui dipingeva. - La ragazza con l’orecchino di perla (Da Annarita Pasquetto) “Era un povero visino triste, che nascondeva però la sua tristezza dietro una maschera di fredda arroganza.” - Il giardino segreto (Da Elisa Cofano) Pagina 13 | Dall’ α all’Ωmero CUCINA TORTA DI AMARETTI E CIOCCOLATO BIANCO E CAFFÈ DI Elisa Cofano (I A) Vi propongo una deliziosa e nutriente torta da poco sperimentata. Vi assicuro, che non ve ne pentirete! Esecuzione: 3/5 Tempo di esecuzione: 45 min Ingredienti: 1 uovo buccia grattugiata di un limone 100 gr di burro 220 gr di farina 30 gr di maizena 200 gr di cioccolato bianco 200 gr di amaretti 150 gr di zucchero una bustina di lievito latte q.b. caffè amaro q.b. Pagina 14 | Dall’ α all’Ωmero Procedimento: Mettere tutte le farine e una decina di amaretti sbriciolati grossolanamente in una terrina e mescolare. Aggiungere l’uovo, il burro fuso, il limone, il cioccolato tagliato grossolanamente. Mescolare il composto e aggiungere una quantità di latte tale che l’impasto risulti morbido. Mettere metà composto nella tortiera e mettervi sopra gli amaretti imbevuti nel caffè amaro, porvi sopra l’altra metà dell’impasto e mettere di nuovo sopra gli amaretti interi imbevuti precedentemente nel caffè. Infornare a 170° per circa trenta minuti. Fare la prova dello stecchino. SVAGO PERLE DI SAGGEZZA A.F: “Il ciborio non se magna!” E.C. (I A: ): “Voi non siete mai andati al Palio di Legnano?!” G.N. (I A): “E cos’è? Un aborto del Palio di Siena?” L.B.: “Chi parla con accento nasale?” M.T. (I A ): “Ramazzotti!” F.G.: “Allora, dimmi meglio questo primo principio della dinamica! Una forza non si riceve, non è mica come la Comunione!” D.N.: "L’idrogeno è un battitore libero!” D.N.: “I pesci vicino al fulmine crepano di brutto!” A.F.: “Senza lo scheletro saremmo ciccia che striscia per terra!” A.F.: “Genevieve dal francese diventa Genoveffa, Genoveffa la racchia!” D.N.: “Quale sarà la carica dell’ossigeno? 2-!” S.B.: “Sarà il voto della mia verifica!” D.N.: “Facciamo un esempio. Due sono a letto e hanno una coperta sopra. La coperta sono gli elettroni.” D.N.: “Voi avete dei magneti. Come vi aspettate di trovarli?” B.B. (I A): “Attaccati al frigorifero!" A.F. a S.B. (I A): “Tu sei appassionata di pilastri!” A.F. a F.C. (I A): “Medioevo, figlio mio!” Pagina 15 | Dall’ α all’Ωmero VOCI DI CORRIDOIO Ultimi gossip sul fronte Omero! La fine dell’anno porta con sé l’inizio di nuovi amori estivi. I continui tira e molla dei nostri atleti S.B. (I A) e D.M. (III A) sembrano finalmente essere terminati. Chi non li ha visti baciarsi tra i corridoi delle Sacre Mura? Ora però il nostro M.B. (I A) dovrà farsi passare questa cottarella per la sua compagna di banco. Avvistati G.N. (III A) e G.P. (III A) scambiarsi occhi dolci e sorrisi innocenti; G.N. che ci combini? Sarà forse finita la tua love story tanto desiderata con l’ex omeride M.F.? Sembra invece destinata a durare ancora per lungo tempo la relazione tra M.T. (I A) e L.F. (I A), che hanno risolto le loro divergenze. Confermiamo le coppie E.C. (V A) con M.G. (V A) e S.S. (V A) e l’ex di E.C. C.G. (V A). Ci vediamo a settembre xoxo In attesa di novità ... BUONE VACANZE! Pagina 16 | Dall’ α all’Ωmero Pagina 17 | Dall’ α all’Ωmero GIOCHI DI Elisa Cofano (I A) ANAGRAMMI Anagrammate le lettere e otterrete i nomi di alcuni membri delle Sacre Mura! Sommo Carico Iena Vandala Cani Cupi CACCIA AL POETA Una volta trovati i sette celebri personaggi, con le lettere iniziali di ciascun nome otterrete il nome di un poeta latino. 1. Scrisse le Cosmicomiche 2. Uno dei maggiori esponenti della Democrazia Cristiana della seconda metà del XX secolo 3. Sconfisse Odoacre e riassunse il pieno potere in Italia 4. Scrittore italiano che si arruolò nella fanteria durante la prima guerra mondiale 5. L’iniziatore della Riforma Protestante 6. Vladimir Il’ič Ul’janov 7. Il poeta che non vedeva CACCIA AL POETA: Calvino Andreotti Teodorico Ungaretti Lutero Lenin Omero ANAGRAMMI: Marco Moscio, Daniela Nava, Pinuccia SOLUZIONI: Pagina 18 | Dall’ α all’Ωmero SOLUZIONI dei giochi del numero precedente Chi cerca trova! L’ispettore Pepe Supponendo che il primo uomo avesse mentito, il calvo, il ragazzo e la donna dovrebbero aver detto la verità, ma le dichiarazioni della donna e del ragazzo sono contrastanti. Supponendo che l’uomo calvo avesse mentito, anche in questo caso risulterebbe che la donna e il ragazzo abbiano mentito. Se supponiamo, che il ragazzo ha mentito, anche in questo modo le affermazioni del calvo e della donna sono contrastanti. Quindi ha mentito la donna e lei è il colpevole. Anche le affermazioni del primo uomo e del ragazzo confermano questa ipotesi. Pagina 19 | Dall’ α all’Ωmero ndizione o c e r o li ig m a L vacanza. la è , o r o v la i d Jean-Marie G ourio Poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie brac cia divennero ali, quando mi chie se: “Conosci l’estate?” io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento. Fabrizio de Andrè Ho spiegato a mio nipote cos’ è il compromesso: "Se per le vacanze tua mamma vuole andare al mare, e tuo padre invece in montagna, il compromesso e’ che si va al mare, ma il babbo può portare gli sci". Dino Verde te, è solo r e p e h c n estate a i tempo. d e i Arriverà l’ n o i g ione di sta una quest ne. O di perso issea Od Buone vacanze! La Redazione