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in prova nikon d7200
MENSILE - POSTE ITALIANE Spa, SP. ABB. POST, D.L. 353/2003 - (CONV. IN L. 27.02.2004 N°46) ART.1 COMMA 1-DCB-ROMA
giugno 2015
6
www.reflex.it
IN PROVA
NIKON D7200
POST PRODUZIONE
IL FORMATO RAW
TIPA AWARDS
I PRODOTTI DELL’ANNO
CONCORSI
SONY WPA 2015
SMARTPHONE
GALAXY S6 EDGE
IMMAGINI RACCONTATE
IL GIAPPONE DI DAVIDE LENA
GIUGNO 2015 - €5,00
PORTFOLIO
DARIO
BONAZZA
In prova
NIKON
D7200
U
no dei principali dilemmi per chi sceglie
oggi una fotocamera
digitale è quello della scelta
del formato del sensore; il
mercato offre infatti diverse
soluzioni che si riflettono invariabilmente sul costo dell’apparecchio. I sensori formato
Aps-C hanno raggiunto oggi
una qualità che consente, alle
fotocamere che li adottano,
prestazioni di notevole rilievo
senza dover affrontare la spesa per un apparecchio con
sensore formato 24x36mm,
detto comunemente Full Frame. Da sempre, la fascia degli
apparecchi amatoriali reflex
adotta sensori formato Aps-C
che, nel tempo, hanno avuto
una significativa evoluzione in
termini di prestazioni. In particolare le fotocamere top della gamma amatoriale offrono
prestazioni che si avvicinano molto alle reflex Full
Frame di primo prezzo anche se, ovviamente, lavorare con
un
sensore
24x36mm oltre a
cambiare alcuni risultati (ad esempio
la profondità di
campo) permette a
questi apparecchi
di offrire ottime
prestazioni in modo
più naturale e senza
compromessi.
Tutta questa premessa serve ad introdurre l’ultima versione di una delle fotocamere riferimento
tra le reflex con sensore Aps-C che è attualmente la Nikon D7100, apparecchio molto gradito dagli utenti e dalla critica per
l’equilibrio delle prestazioni e
l’affidabilità dei risultati oltre
alla qualità che questa reflex è
La nuova top di gamma tra le
reflex con sensore Aps-C è
stata migliorata con saggezza
rispetto alla precedente D7100
di Michele Buonanni
in grado di esprimere. Ma tutto nel mondo dell’elettronica è
migliorabile: anche in questo
caso si è partiti da un apparecchio già completo come la
D7100 per arrivare alla nuova
D7200, una reflex che si pone
quindi al vertice delle fotocamere con sensore Aps-C della casa giapponese e che
vuole rinnovare i successi della precedente.
Senza stravolgere il progetto
iniziale ma, anche, non limitandosi a quale ritocchino di
facciata, la Nikon D7200 sostituisce la D7100 migliorandola
in diversi settori per renderla
più attuale, nonostante sia nata appena due anni fa. La nuo-
Nell’aspetto la nuova Nikon
D7200 è praticamente identica alla
precedente. Si tratta di una reflex di media
grandezza, molto ben costruita.
va D7200 ha sempre un sensore Aps-C con 24 megapixel
privo di filtro Low Pass (è stata la prima Nikon ad adottare
tale soluzione perché la
D800E, nata un anno prima,
ha un filtro Low Pass disattivato) al quale sono stati aggiunti 100mila pixel. Ciò significa che si tratta di un nuovo
sensore (si passa da 24,1 a 24,2
megapixel), probabilmente responsabile, come anche il nuovo processore d’immagine, di
una migliore capacità di fotografare in scarsa luce. Proprio
parlando del processore d’immagine, la nuova Nikon D7200
adotta un Expeed 4 al posto
dell’ Expeed 3: oltre ad una
maggiore prontezza di funzionamento
l’apparecchio
adesso arriva a 25.600 Iso
in modalità nativa più le
due impostazioni Hi1
ed Hi2 equivalenti a
51.200 e 102.400 Iso
ottenibili però solo
in bianconero. Miglioramenti anche nell’autofocus, sempre a
51 punti ma ora più
sensibile grazie all’adozione del
Immagini raccontate
GIAPPONE MON AMOUR
Mi sono appassionato all’arte della fotograDavide Lena è un fotografo romano di 37
di Davide Lena
fia quasi 10 anni fa, nel 2006, saltando quinanni. Come lavoro è sistemista informatidi completamente l’era analogica
co, ma la fotografia è di gran
e concentrandomi esclusivamente
lunga prima nella sua lista di
sull’ambito digitale. Il mio interesinteressi. Insieme al Giappone,
se è nato quando mi sono imbatpaese sospeso fra modernità e
tuto in un forum di fotografia dove
tradizione che per natura e culattraverso commenti e critiche si
tura rimane, al di là dei luoghi
cercava di migliorare e così ho cocomuni, ancora lontano e miminciato anche io ad esercitarmi
sterioso per noi europei. Per
nella pratica. Inizialmente il mio
Davide Lena queste passioni si
scopo era principalmente quello di
legano a quella del viaggio,
tanto che uno dei suoi obiettivi è quello di organizzare dei pho- realizzare buone immagini, tecnicamente corrette e con composizioto tour nel paese del Sol Levante nei quali offrire ai partecipanti ni gradevoli, senza però un preciso genere fotografico.
Nel corso degli anni questa passione però aumentata e maturata
la sua esperienza di fotografo e di conoscitore dei luoghi. Fra
l’altro è anche un “Adobe Certified Expert in Photoshop CC” e fino a farmi concentrare principalmente su quello che è il mio geil suo sito web è www.davidelena.it . Ma lasciamo che sia lui a nere preferito e cioè la fotografia di viaggio, intesa come reportage
e paesaggio. Dopo alcune pubblicazioni su riviste di settore riguarraccontarci come è nata questa storia.
(E.M.) danti fotografie tratte da piccoli reportage fatti a Roma e ad Au-
Il paese del Sol Levante
nell’obiettivo di un fotografo
che sin dal primo viaggio
è rimasto stregato
dallo spirito dei luoghi
32
GIUGNO 2015 FOTOGRAFIA REFLEX
Portfolio
DARIO BONAZZA
Con il progetto “Sogni perduti, Sogni ritrovati” il fotografo e
Giulia Cesari, danzatrice e coreografa, rievocano lo spirito
creativo di una stagione felice
di Eugenio Martorelli
ario Bonazza è persona nota nel mondo della fotografia italiana. Infatti, oltre ad occuparsi di scrittura e revisione di testi, traduzioni tecniche e pubblicità del settore, collaborando con i costruttori e gli importatori di alcuni tra i più noti marchi, è anche un’autorità a livello internazionale per quanto riguarda la storia e la tecnica
delle fotocamere Pentax. Organizzatore dei Pentax Day ed anima dell’Asahi Optical Historical Club (www.aohc.it), Dario Bonazza è però anche un apprezzato fotografo, che si esprime prevalentemente nelle riprese di spettacoli ed eventi vari, con particolare attenzione ai concer-
D
44
GIUGNO 2015 FOTOGRAFIA REFLEX
ti rock, blues, jazz e alla danza contemporanea. È fotografo ufficiale
del Naima Club di Forlì, oltre che di Cantieridanza e di AltriMenti, le
principali realtà di Ravenna nel campo della danza contemporanea e
dell’integrazione tra performance fisiche e nuove tecnologie.
“Sogni perduti, Sogni ritrovati”, realizzato insieme a Giulia Cesari,
è il suo ultimo progetto. Si tratta, come ci dice il fotografo, di un’indagine introspettiva strutturata sia sul piano fotografico sia su quello
della performance artistica: “I due linguaggi sono simultanei e allo
stesso tempo indipendenti, poiché vissuti su una stessa linea artistica
© John Moore / Getty Images - USA
JOHN MOORE - USA - Vincitore sezione Current Affairs e Iris d’Or
SWPA 2015
di Michele Buonanni
A
l fotografo statunitense John Moore è stato assegnato l’Iris D’Or 2015 ed è quindi vincitore
assoluto della ottava edizione del Sony World Photography Awards, grazie ad un reportage
realizzato sull’epidemia di Ebola in Liberia. Moore, che attualmente è corrispondente di
Getty Images, vive a New York ed ha lavorato in oltre settanta Paesi.
Il Sony World Photo Award, il concorso internazionale di fotografia del quale la casa
giapponese è sponsor e che da questa edizione comprende anche la nuova categoria
delle immagini prodotte con gli smartphone, ha visto ancora una volta un grande
successo degli italiani, dei quali due hanno vinto le rispettive categorie e diversi altri
sono nelle posizioni appena seguenti. I due vincitori italiani delle categorie a tema
sono Giovanni Troilo nella sezione People e Riccardo Bononi in quella Sport. Inoltre l’ Italy National
Award dedicato appunto ai nostri fotografi è stato assegnato a Andrea Rossato. Il Sony World Photo
Awards comprende adesso tredici sezioni professionali a tema, un premio Open diviso in categorie
ed uno Youth dedicato appunto ai giovani emergenti oltre alla categoria Mobile Phone. Bisogna poi
citare i concorsi nazionali che sono ben 54. Il premio alla carriera, infine è stato assegnato al
fotografo Elliott Erwitt che ha ricevuto il riconoscimento Outstanding Contribution to Photography.
In prova
GALAXY
S6
EDGE
S
i, ci chiamiamo FOTOGRAFIA REFLEX e di
smartphone non dovremmo parlare o forse in molti così
credono. Però proprio come abbiamo fatto in passato con i primi Nokia con la fotocamera,
per vari iPhone e anche un altro Samsung Galaxy, quando ci
siamo trovati davanti a novità,
seppur concettualmente lontane dalla nostra filosofia, ma incredibilmente vicine per le qualità offerte, non possiamo dimenticare strumenti come lo
smartphone Samsung Galaxy
S6. Il modello che abbiamo utilizzato per il nostro test è il Galaxy S6 Edge, che in sostanza si
differenzia dall’S6 standard
per un display diverso, arrotondato ai lati.
In questo test ci concentreremo ovviamente sulle caratteristiche fotografiche e non affronteremo tutte quelle di cui
dispone questo smartphone come se fossimo una rivista di cellulari, ma alcune sono davvero
degne di nota e vale almeno la
pena citarle. A cominciare dal
display, una vera gioia per gli
occhi, che grazie alla particolare finitura curva rende la lettura di mail, siti internet e
quant’altro davvero confortevole, quasi stessimo leggendo
un libro sul Kindle. Oppure la
presenza di un sensore posizionato sul retro in grado di monitorare la frequenza cardiaca.
Parlando di uno smartphone
Uno smartphone si, ma con la
fotocamera che può competere
con molte compatte digitali,
non solo entry-level
di Luca Forti
Android, poi, non si possono
non citare le funzioni integrate
offerte da Google, che rende
tutto davvero pratico. Dalle
mail, al calendario fino alla sincronizzazione delle fotografie
scattate con Google Drive e Foto. Senza dimenticare ovviamente l’aspetto estetico, curato
con molta attenzione
dall’azienda
coreana, che
ha abbandonato i materiali plastici
per passare al
metallo e al vetro. L’S6 Edge è
molto sottile, ma
è comunque pratico da tenere in
mano; anche sotto
l’aspetto eleganza
non ha niente da
invidiare a nessun
altro smartphone.
Un dettaglio che forse ad alcuni non piacerà è il corpo unibody, un po’ come
l’iPhone, che quindi
Il Galaxy S6 Edge nonostante le dimensioni è molto sottile. A destra, sul retro dello smartphone svetta la fotocamera da 16MP.
non consente di rimuovere un
coperchio posteriore e ovviamente la batteria, come avveniva con i precedenti modelli. Ma
torniamo al display che insieme
alla fotocamera è sicuramente
l’aspetto più interessante, almeno dal nostro punto di vista:
si tratta di un Super AMOLED
da 5,1 pollici con risoluzione
QHD (1440x2560 pixel) ed è
possibile scegliere tra 4 diverse
calibrazioni: quella adattiva,
che regola automaticamente la
gamma dinamica, la saturazione e la nitidezza, quella AMOLED Cinema, quella AMOLED Photo ed una definita di
base. Tanto altro si può trovare
all’interno di questo smartphone, ma come detto quello che
più ci interessa è la fotocamera,
caratterizzata da un sensore da
16 megapixel e da un obiettivo
composto da 6 elementi e con
apertura massima f/1,9. Anche
la fotocamera frontale è degna
di nota, 5 megapixel, risoluzione pari a quella delle fotocamere posteriori di molti altri
smarphone in circolazione.
Dubai, UAE. Lo scorso aprile, i rappresentanti delle riviste associate alla TIPA si sono riuniti per l’annuale Assemblea Generale
I MIGLIORI PRODOTTI FOTOGRAFICI DELL’ANNO SELEZIONATI DALLE
27 PIÙ IMPORTANTI RIVISTE DI FOTOGRAFIA DEI 5 CONTINENTI
AWARDS
2015
I 25 ANNI DI TIPA. Alla fine degli anni Ottanta, un gruppo di editori e direttori
di riviste di fotografia europee iniziò a lavorare alla creazione di un’associazione
che potesse presentarsi autorevolmente sul mercato internazionale per
confrontarsi con le grandi case produttrici. Lo sforzo portò alla fondazione, nel
1991, della Technical Image Press Association. Oggi, TIPA riunisce testate da ogni
angolo del mondo e celebra i 25 anni con la soddisfazione di aver contribuito a
fornire ai propri lettori utili suggerimenti attraverso i TIPA Awards assegnati ogni
anno ai migliori prodotti fotografici e imaging. FOTOGRAFIA REFLEX è una delle
riviste fondatrici.
www.tipa.com
Post produzione
1
2
Tutta la verità sul formato RAW
L
’impatto che i social network hanno
sul nostro tempo è difficile da quantificare ma è certamente enorme. Quanti minuti o ore al giorno
spendiamo su Facebook? Quanto di
questo tempo è effettivamente ben
speso? Non lo so, ma l’ispirazione
per alcuni articoli (anche questo) a
volte giunge da cose che vedo pubblicate sul Web.
Ho deciso di parlare del formato
RAW perché qualche giorno fa, proprio su
Facebook, ho visto una fotografia utilizzata
per promuovere un corso di post-produzione
con il classico sistema del “prima/dopo”: la
versione originale veniva messa a confronto
con la versione finita. Sotto l’immagine, la
consueta fila di commenti e domande. Tra
queste una: il “prima” era stato manipolato in
Photoshop? Risposta: «no, quello che stai vedendo è il RAW non sviluppato.» Questo è
uno scivolone che non fa bene alla cultura generale legata al digital imaging. Ho pensato
quindi che fosse opportuno chiarire alcuni
aspetti relativi alle immagini RAW che talvolta sembrano sfuggire anche ai professionisti, e perfino a chi fa didattica per mestiere.
Purtroppo la natura del formato RAW viene
spesso presentata con toni quasi mistici, come se fosse in grado di codificare misteriose
informazioni che noi non possiamo neppure
80
GIUGNO 2015 FOTOGRAFIA REFLEX
di Marco Olivotto
sono tali perché non sono stati ancora processati, oppure sono stati processati così poco da non poter essere visualizzati,
stampati o manipolati direttamente
con un programma come Photoshop.
Anche se la tecnologia è diversa, la
situazione è analoga a ciò che accade quando si utilizza una pellicola:
l’immagine scattata è presente nella
pellicola esposta in forma di immagine latente, ma non è visibile fino a
che questa non viene sviluppata. In un certo
senso, il formato RAW è l’immagine latente
nel mondo digitale. Per questo motivo i file
in formato RAW vengono spesso chiamati
negativi digitali.
Per sua natura, il sensore non è digitale. Ne
esistono due tipologie principali, denominate
CCD e CMOS in base al principio di funzionamento, entrambi basati su particolari materiali detti semiconduttori. Il sensore è formato da una griglia di elementi denominati
fotositi, che sono in sostanza dei micro-sensori: l’immagine si sintetizza grazie alla loro
azione collettiva. A prescindere dalla tecnologia, la funzione del sensore è catturare la
luce e convertirla in una tensione elettrica,
che può essere facilmente convertita in numeri memorizzabili su un supporto di memoria come una scheda. La tensione elettrica non è per sua natura digitale, ma analogi-
Davvero in Camera Raw
o Lightroom vediamo
l’immagine RAW non
sviluppata?
concepire. Le cose non stanno esattamente
così, e guardare bene negli occhi un’immagine RAW può aiutarci a capire la vera natura
di ciò che manipoliamo ogni volta che apriamo una delle nostre preziose fotografie.
Tutto inizia naturalmente con l’acquisizione di un’immagine in formato digitale da parte di un dispositivo: una fotocamera, ma anche uno scanner, che non sono poi così diversi nella sostanza. Nel seguito ci riferiremo
sempre a una generica fotocamera, ma il discorso di base non cambia. Nel processo di
acquisizione è coinvolto un sensore, ovvero
un dispositivo elettronico in grado di catturare e convogliare dei segnali verso un dispositivo di archiviazione. In fotografia, i segnali
sono radiazioni elettromagnetiche comprese
nel cosiddetto spettro visibile, quelle che comunemente chiamiamo “luce”.
I dati RAW (letteralmente: “dati grezzi”)
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