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La Liberazione
25 aprile 1945 La Liberazione STORIAE1 Fare memoria Prentazione Per presentare il quarto “vademecum” di “STORIA E”, dedicato alla Liberazione, al 25 aprile 1945, lasciamo la parola al grande scrittore Italo Calvino e alla sua ballata “Oltre il ponte”, una “canzone impegnata” degli anni Sessanta, dedicata al senso di quel passato per le nuove generazioni. Il Sovrintendente Scolastico Bruna Visintin Rauzi Le lei Decreto legislativo luogotenenziale 26 aprile 1946 n. 185 Art. 1. A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale. L. 27 maggio 1949, n. 260. Disposizioni in materia di ricorrenze festive Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 31 maggio 1949, n. 124. 1. Il giorno 2 giugno, data di fondazione della Repubblica, è dichiarato festa nazionale. 2. Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti: [...] il 25 aprile, anniversario della liberazione; [...] 4. Gli edifici pubblici sono imbandierati nei giorni della festa nazionale, delle solennità civili e del 25 aprile, 1 maggio e 4 novembre. 2 OLTRE IL PONTE Italo Calvino O ragazza dalle guance di pesca, o ragazza dalle guance d’aurora, io spero che a narrarti riesca la mia vita all’età che tu hai ora. Coprifuoco: la truppa tedesca La città dominava. Siam pronti. Chi non vuole chinare la testa Con noi prenda la strada dei monti. Non è detto che fossimo santi, l’eroismo non è sovrumano, corri, abbassati, dài, balza avanti, ogni passo che fai non è vano. Vedevamo a portata di mano, dietro il tronco, il cespuglio, il canneto, l’avvenire d’un mondo più umano e più giusto, più libero e lieto. Avevamo vent’anni e oltre il ponte oltre il ponte che è in mano nemica vedevam l’altra riva, la vita, tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte, tutto il bene avevamo nel cuore, a vent’anni la vita è oltre il ponte, oltre il fuoco comincia l’amore. Avevamo vent’anni e oltre il ponte... Silenziosi sugli aghi di pino, su spinosi ricci di castagna, una squadra nel buio mattino discendeva l’oscura montagna. La speranza era nostra compagna ad assaltar caposaldi nemici conquistandoci l’armi in battaglia scalzi e laceri eppure felici. Avevamo vent’anni e oltre il ponte... Ormai tutti han famiglia, hanno figli, che non sanno la storia di ieri. Io son solo a passeggio tra i tigli con te, cara, che allora, non c’eri. E vorrei che quei nostri pensieri, quelle nostre speranze d’allora, rivivessero in quel che tu speri, o ragazza color dell’aurora. Avevamo vent’anni e oltre il ponte oltre il ponte che è in mano nemica vedevam l’altra riva, la vita, tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte, tutto il bene avevamo nel cuore, a vent’anni la vita è oltre il ponte, oltre il fuoco comincia l’amore. 3 Una data simbolica di Elena Farruggia Fascismo e antifascismo si allontanano nel tempo. Le nuove generazioni sono sempre meno coinvolte da quello scontro di valori. Ma il futuro nasce dalla storia e non dalla cancellazione del passato1. È bene dunque che le nuove generazioni ricordino le vicende storiche che hanno dato luogo alla Rebubblica in cui vivono e alla società democratica a cui appartengono; e sappiano dunque collocare nel contesto storico a cui si riferisce una data simbolica quale il “25 aprile”, anniversario della Liberazione che ha dato vita a quella società democratica, alla Repubblica Italiana e alla sua Costituzione. Il 25 aprile è la data che simbolicamente celebra la liberazione dell’Italia del nord dall’occupazione nazifascista, liberazione operata dalle formazioni partigiane e dagli angloamericani e che mette fine, per l’Italia, alla II guerra mondiale. Data simbolica, in quanto cronologicamente corrisponde all’ordine di insurrezione generale impartito dal Comitato Nazionale Liberazione Alta Italia (CLNAI) e alla liberazione di Milano da parte delle formazioni partigiane. In realtà la completa liberazione del Nord Italia non avverrà prima del 1° maggio 1945, ma già precedentemente al 25 aprile 1 LUZZATTO S., La crisi dell’antifascismo,Torino 2004. 4 1 altre città erano state liberate o comunque erano insorte contro le truppe di occupazione: il 21 aprile era stata liberata Bologna, il 23 aprile era insorta Genova, il 24 Cuneo. Il 26 aprile viene liberata Alba e insorge Torino che sarà liberata il 30; il 27 Aosta è libera; il 28 insorge Venezia che dopo aspri combattimenti viene liberata il 29, il 30 Udine. Il 29 aprile nonostante i combattimenti continuino, al quartier generale alleato di Caserta viene firmato l’armistizio per la resa totale delle truppe tedesche in Italia, che entrerà in vigore alle 14.00 del 2 maggio. Ed è del 25 aprile 1945 anche il messaggio di Ivanoe Bonomi (Presidente del Consiglio nel 1944-45) alle truppe combattenti: «Il Consiglio dei Ministri, adunato mentre stanno per crollare gli ultimi resti della dominazione fascista sostenuta dalle baionette tedesche, saluta gli eserciti vittoriosi che hanno varcato il Po e che vibrano l’estremo colpo al nemico in ritirata. Il Consiglio è lieto di constatare che tra le truppe che marciano alla liberazione del territorio nazionale sono le bandiere e gli animi degli italiani che hanno preso spontaneamente il loro posto naturale nel grande campo di battaglia in cui si è trasformato, per follia degli uomini, il mondo civile». Già nel 1946 il 25 aprile viene individuato come ricorrenza dell’anniversario della liberazione: il decreto luogotenenziale 185 del 22 aprile 1946 stabilisce che “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. Dalla successiva legge del 27 maggio 1949 n. 260, “Disposizioni in materia di ricorrenze festive” il 25 aprile, “anniversario della liberazione” viene inserito nei “giorni festivi con obbligo da parte delle autorità competenti dell’imbandieramento degli edifici pubblici”. 5 La ristenza europea di Elena Farruggia 2 Il fenomeno della resistenza all’occupazione nazista si manifestò, durante la seconda guerra mondiale, in molti paesi europei. Il termine resistenza sembra essere stato adottato per la prima volta dal generale Charles De Gaulle che dai microfoni di Radio Londra incitò i francesi a resistere e ribellarsi all’occupazione tedesca. Episodi di resistenza all’occupazione nazista, in forme che andavano dalla non collaborazione alla diffusione di materiale propagandistico, alla trasmissione di informazioni agli alleati, al sabotaggio, si realizzarono fin dalla prima fase della guerra, come reazione alle brutalità delle forze occupanti. I protagonisti di questi episodi agivano inizialmente in modo autonomo, frammentato, senza collegamenti. Il primo centro propulsore dei primi nuclei organizzati dalla resistenza europea fu Londra, ove il S.O.E. (Secret Operations Executive) cercò di raccogliere e di potenziare l’attività di quadri militari legittimisti della Cecoslovacchia, della Polonia, dell’Olanda, del Belgio e della Francia, operando, però, in modo da mantenerli rigorosamente entro i vecchi limiti dello spionaggio e del sabotaggio, e mirando soprattutto a creare alle spalle del nemico una schiera di esperti nella lotta clandestina, non prevedendo una più larga partecipazione popolare. Fu soprattutto a partire dall’estate del ’41 che la resistenza al 6 nazismo assunse in molti paesi aspetti rilevanti e cominciò a manifestare un mutamento qualitativo nell’organizzazione, a partire dalla Grecia e dalla Jugoslavia, dove la reazione all’occupazione raggiunse subito le dimensioni di movimento popolare. Nei paesi occupati, dunque, si costituiscono via via reti e organizzazioni partigiane. LA RESISTENZA 3 di Giuseppe Mammarella Il movimento di resistenza ebbe una parte di primo piano nella storia dei due anni, da 1943 al 1945, continuando a svolgere una profonda influenza sulla politica italiana del dopoguerra. Sorto quasi spontaneamente nell’autunno del 1943, si sviluppò nei mesi successivi, sino a diventare parte integrante della guerra condotta dagli eserciti alleati contro i nazifascisti. Esso ebbe varie manifestazioni e andò dal semplice rifiuto alla collaborazione con le forze occupanti, al boicottaggio dello sforzo bellico nazifascita, all’aiuto ai prigionieri di guerra alleati e agli ebrei perseguitati dalle misure razziste, ad attività di propaganda politica antifascista e di informazione militare a favore degli alleati. Ma il suo aspetto più significativo e caratterizzante furono le azioni di guerriglia, che in certi periodi assunsero il carattere di vaste operazioni militari contro gli eser7 citi tedeschi e della Repubblica Sociale. Fu insomma un’attività molteplice che, mentre in certe zone del paese rimase azione di minoranza, in altre mobilitò direttamente o indirettamente vasti strati della popolazione. Il più consistente contributo alla resistenza venne dalle formazioni partigiane che, nel momento della loro maggiore espansione numerica ed efficienza militare, arrivarono ad impegnare otto intere divisioni nazifasciste, quasi un quarto dell’intero esercito impegnato in Italia. Nonostante la difficoltà di precise stime, il numero dei partigiani combattenti è stato calcolato, secondo le fonti più attendibili, a diecimila nell’autunno del 1943 e a ben centomila all’inizio dell’estate 1944. Secondo valutazioni ufficiali fatte alla fine della guerra, il numero totale di italiani impegnati in attività partigiane durante tutto il corso della resistenza era stato di 232.841 e, di essi 125.714 vi avevano partecipato in modo continuativo. All’inizio la composizione delle brigate partigiane - ogni brigata comprendeva una forza di 8-900 partigiani - era molto eterogenea: vi si trovavano soldati e ufficiali che avevano abbandonato le proprie unità dopo l’8 settembre e non avevano potuto raggiungere i propri luoghi d’origine, da cui li separava la linea del fronte, giovani in età di leva che si erano dati alla macchia per sfuggire al richiamo delle armi dell’esercito repubblicano o al servizio del lavoro obbligatorio, molti altri, specie quelli destinati a formare i quadri, si erano aggregati alle formazioni partigiane per libera scelta e per rispondere agli appelli dei Comitati di liberazione e dei partiti. Dopo aver partecipato ai primi scontri, dopo aver sopportato gli inevitabili sacrifici che la guerra clandestina imponeva e aver visto uccisi in combattimento o giustiziati i compagni, tutti, qualunque fossero i motivi che li avevano spinti alla clandestinità, si sentivano legati dallo stesso spirito e tesi verso gli stessi obbiettivi. All’inizio della guerra partigiana 8 varie unità agivano isolatamente, spesso su iniziativa dei propri comandanti, impegnandosi in colpi di mano e in atti di sabotaggio che non rispondevano ad alcun piano coordinato; compiutili, si ritiravano nelle basi di partenza sulle montagne, dove potevano meglio sfuggire ai rastrellamenti dei nazifascisti. Più tardi, stabilitasi una fitta rete di comunicazioni, sia tra le varie bande operanti in una data zona e tra di esse e i comandi generali e collegamenti sicuri con le forze alleate, che presero a rifornire i gruppi partigiani con una certa regolarità - anche se mai con la larghezza con cui sostennero l’esercito di Tito in Jugoslavia -le formazioni partigiane si cimentarono in operazioni a più vasto respiro, che portavano all’occupazione di larghe zone e di importanti centri, talvolta per periodi di settimane. Gruppi speciali come i GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e le SAP (Squadre di Azione Patriottica) fiancheggiavano il movimento partigiano. Composti di elementi scelti per la loro preparazione e il loro coraggio, essi agivano soprattutto nelle grandi città industriali, dove compivano atti di terrorismo (specie i GAP), organizzavano scioperi, sabotaggi alla produzione di guerra e diffondevano materiale di propaganda antifascista (SAP). La lotta partigiana costò un alto prezzo di sacrifici e di vite umane. Nei diciotto mesi di lotta le bande partigiane attraversarono momenti di grave crisi, incalzate dai neofascisti e dai tedeschi 9 4 5 come nel dicembre del 1943 o costrette, come durante il rigido inverno ‘44-45, a scendere a valle dai rifugi di montagna. Talvolta si trovarono private persino del necessario sostegno morale da parte del governo di Roma e degli alleati che, in una guerra come quella, combattuta in isolamento, non era meno importante degli aiuti materiali. Doveva dimostrarlo l’episodio, destinato a suscitare un’aspra polemica, del messaggio del generale Alexander, comandante in capo delle truppe alleate in Italia. Il messaggio, diffuso nel novembre 1944, invitava i partigiani a sospendere le operazioni su larga scala, per tutto l’inverno fino a quando la migliorata situazione strategica generale non ne consigliasse la ripresa. Interpretato come un tentativo di liquidare il movimento partigiano o come incoraggiamento alla smobilitazione, provocò nelle formazioni dei resistenti sconforto e abbattimento, che sul momento ebbero sensibili ripercussioni sul loro spirito combattivo, e di cui i nazifascisti approfittarono per intensificare le operazioni di rastrellamento. Talvolta lo scioglimento delle formazioni partigiane si raccomandava come l’unica soluzione per evitare l’isolamento e l’annientamento, tornando ai luoghi e alle occupazioni d’origine, gli ex partigiani venivano facilmente scoperti, torturati e giustiziati. Alla fine della guerra i caduti del movimento di resistenza erano saliti a più di 70.000 e circa 40.000 furono i feriti gravi. A ciò sono da aggiungere le gravi perdite della popolazione civile che 10 spesso, pur senza colpa, veniva coinvolta in azioni di crudele rappresaglia. Tra di esse basterà ricordare quella di Marzabotto, che costò la vita a 1836 persone, di Sant’Anna di Stazzema in provincia di Lucca, che fece 560 vittime, e di Boves, che si concluse con l’incendio del villaggio; ma la lista è lunghissima e le ferite provocate lente a rimarginare. I partigiani provenivano da tutte le classi sociali, ma i dati esistenti concordano nell’indicare che gli operai furono in maggioranza, seguiti dalle classi medie (professionisti, studenti, militari di professione), dai contadini e dagli artigiani. Non c’è dubbio che, anche su di un piano morale, alcune categorie di cittadini parteciparono più attivamente alla resistenza, altre furono in differenti, altre ancora, quelle più direttamente compromesse con il fascismo, apertamente ostili e, specie dopo la guerra, aspramente critiche. Gran parte dell’esercito partigiano era strettamente collegato con partiti o formazioni politiche. Le brigate “Garibaldi”, le meglio organizzate che comprendevano da sole dal 45 al 50 per cento dell’intera forza partigiana, erano sotto controllo comunista. Gran parte dei membri delle brigate “Rosselli” e “Giustizia e Libertà” che, come armamento e importanza numerica, venivano subito dopo quelle comuniste (circa il 20 per cento delle forze partigiane), erano iscritti o simpatizzanti del Partito d’azione. Più tardi anche i democristiani ebbero le loro unità, attive soprattutto nel Veneto, mentre una parte delle formazioni cosiddette “indipendenti”, formate di ufficiali dell’esercito, ex cara11 6 7 binieri, ecc. erano di orientamento liberale e di fede monarchica. Mentre i partiti moderati e le formazioni da essi controllate guardavano al movimento di resistenza come ad una forza militare mirante ad accelerare la conclusione della guerra e a guadagnare all’Italia meriti e riconoscimenti che le riserbassero un trattamento migliore al tavolo della pace, i partiti di sinistra gli assegnavano obbiettivi di carattere politico. Tali obbiettivi sono una componente fondamentale del movimento di resistenza, la cui importanza e significato non possono essere colti appieno se si guarda solo al contributo puramente militare che esso dette alla vittoria. Nonostante che per riconoscimento dei capi alleati allora, e degli storici poi, le operazioni svolte dal movimento partigiano abbiano avuto una parte considerevole nella campagna d’Italia, l’aspetto più importante del movimento, quello destinato a superare il periodo bellico e a proiettare la sua influenza su tutto il dopoguerra, rimane quello politico. Obbiettivo di tutte le correnti che confluivano nel movimento di resistenza era la lotta contro il fascismo e il nazismo, ma mentre i gruppi cosiddetti “autonomi” combattevano, in obbedienza agli ordini del governo e della Corona, una guerra che aveva obbiettivi esclusivamente militari, la maggioranza dei combattenti inquadrati nelle formazioni dipendenti dai partiti di sinistra si battevano per la realizzazione di un ideale di giustizia sociale e per un nuovo, anche spesso indistinto, assetto della società. 12 Quei partigiani si sentivano la forza armata di un movimento rivoluzionario che alla fine della guerra avrebbe dovuto riformare le strutture politiche e sociali del paese. [...] Nella primavera del ‘45, dopo un difficile inverno che aveva visto le truppe alleate bloccate sulla linea Gotica e i partigiani in difficoltà sulle montagne, anche se più attivi in pianura, il comando alleato lanciava la sua offensiva finale. Il 21 aprile la conquista di Bologna, che apriva la valle del Po alle divisioni motorizzate anglo-americane, dava ai partigiani il segnale dell’insurrezione. Tutte le maggiori città del nord venivano attaccate dalle bande discese dalle montagne e ingrossate dalle formazioni cittadine e entro il 25 aprile, alcuni giorni prima dell’arrivo degli alleati, il CLNAI teneva sotto controllo i centri maggiori. Spesso intere guarnigioni tedesche si erano arrese, al completo dei propri stati maggiori, ai comandanti partigiani. Con l’esercito tedesco si sfaldavano anche le formazioni della Repubblica Sociale, già provate dalle diserzioni e dalle perdite subite nella guerriglia. Mussolini, ormai abbandonato dalle sue truppe e dagli alleati tedeschi, dopo aver lasciato cadere i negoziati col CLNAI per la resa sua e dei suoi collaboratori, tentava di fuggire oltre confine, ma veniva intercettato da una formazione partigiana, processato da un tribuna le improvvisato, fucilato sul luogo insieme ad alcuni gerarchi. Da GIUSEPPE MAMMARELLA, L’Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, Il Mulino, Bologna, 1978, pp. 89-97. 13 8 La ristenza in Provincia di Bolzano di Pietro Fogale Alla fine della guerra il territorio dell’Alto Adige rimase assegnato all’Italia. Il CLN di Bolzano aveva sempre lavorato al raggiungimento di questo obiettivo, come si legge nelle Direttive e Piano d’Azione del CLN Alto Adige: “la premessa fondamentale per l’esame della situazione è che il confine del Brennero non è in discussione da parte delle Nazioni Unite. Anche in alto Adige, il CLN di Bolzano ha raggiunto l’attuale posizione di governo attraverso la manifestazione volontaria del movimento clandestino di liberazione”1. Cosa intendevano gli anonimi estensori della relazione con “manifestazione volontaria”? Forse si riferivano all’insurrezione di Bolzano, avvenuta il 3 maggio, quando anche in Alto Adige la guerra finì; ma non fu una fine incruenta, nonostante in Italia la capitolazione delle forze armate germaniche fosse stata firmata il 29 aprile a Caserta, per entrare in vigore alle 14 del 2 maggio, posticipata poi alle 4.30 del 3 maggio. A Bolzano quel giorno ci fu battaglia e rimasero sul campo alcune decine di morti. Il 3 maggio 1945 si consumò l’unico e controverso, episodio di lotta armata, che vide coinvolti i partigiani italiani presenti in città. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio i partigiani bolzanini ricevettero l’ordine di presidiare la zona industriale, seguendo le indicazioni del Generale Clark, emanate attraverso la radio clandestina: “Mobilitare immediatamente tutti i reparti possibili. Comunicare Bressanone e Merano e lungo la via del Brennero e Pusteria, affiancati con Comitati allogeni optanti come da piani prestabiliti. Occupare municipio [...] occupare militarmente magazzini militari germanici, disarmando sulla base delle condizioni di resa ogni resistenza tedesca. Guardare anche 14 banche, istituti ecc.”2. Secondo la relazione del capitano Franco (Libero Montesi)3 comandante della Brigata “Val d’Adige”, redatta il 20 maggio 1945 “l’azione iniziò alle 7 del mattino, anche se già durante la notte si ebbero i primi scontri. Il piano prevedeva l’attacco immediato ai depositi, ai magazzini, agli edifici pubblici, la conquista delle vie d’accesso alla città, la guardia ai ponti, ed infine il blocco delle caserme”4. Secondo le parole di Franco i partigiani erano circa 1500 e “non bene armati”. Gli obiettivi, stando alla relazione, vennero raggiunti rapidamente, ma “verso le nove si scatenò la reazione delle forze germaniche” con artiglieria pesante e con fucilazioni sommarie. “A mezzogiorno si combatteva ancora accanitamente entro la cinta della zona [industriale n.d.r.]. Dalle finestre qualche elemento della popolazione tedesca sparava alle nostre spalle. Venti operai vennero fucilati mentre disarmati si recavano fuori dallo stabilimento”5. Accompagnato da un ufficiale tedesco il comandante Franco, assieme al Dott. De Angelis, si recò dal generale Vietinghoff per ricordagli le clausole del trattato di resa e per ottenere il ritiro delle truppe tedesche. Risultato dello scontro furono, secondo la relazione di Franco 40 morti e 47 feriti (tra partigiani e civili) e 112 morti e 200 feriti tra le forze germaniche. Sul numero dei partigiani coinvolti e su quello dei morti, sul ruolo svolto dai vari protagonisti, sull’esatto andamento degli scontri e sulla loro finalità la verità non è stata chiaramente accertata6, ma esistono racconti diversi, da cui non è facile trarre in una visione d’insieme. 15 9 8 settembre 1943 10 L’8 settembre del 1943 ebbe un significato molto differente per le popolazioni che vivevano in Alto Adige: per i sudtirolesi segnò il ritorno alla lingua e alla cultura tedesca e, di fatto, il ricongiungimento con “l’antica patria”; per gli italiani comportò il rovesciamento della situazione: da “dominatori” divennero “dominati”. Alla notizia della capitolazione gli eventi si susseguirono rapidamente. L’armata tedesca, che aveva avuto tutto il tempo di entrare in Italia divenne forza occupante. L’esercito italiano, lasciato in balia di se stesso, si dissolse. In Alto Adige gli scontri tra militari tedeschi e italiani cominciarono la sera dell’8 settembre e si conclusero la mattina dopo. Le truppe naziste furono salutate dalla popolazione di lingua tedesca come liberatrici. A garantire il controllo del territorio venne introdotta la SOD (Südtiroler Ordnungdienst) che andava a sostituire i carabinieri7. Il 10 settembre furono istituite la Zona d’Operazioni Prealpi/Alpenvorland e la Zona d’Operazioni Littorale Adriatico/Adriatische Küstenland. L’Italia venne divisa in due: la linea del fronte correva a sud di Roma. L’Italia centro settentrionale era controllata militarmente dalle armate dei marescialli Kesselring e Rommel e politicamente dall’ambasciatore Rudolf Rahn, nominato plenipotenziario. Di fronte alla disgregazione dello Stato e all’occupazione militare molti giovani, tra cui alcuni ex militari, decisero – anche per sottrarsi ai bandi di arruolamento della neonata Repubblica 16 Sociale – di salire in montagna dando vita ai primi nuclei di Resistenza ai nazifascisti. Anche in Provincia di Bolzano nacque un movimento di resistenza ma, a differenza di ciò che accadde nel resto d’Italia, si sviluppò quasi esclusivamente in città e in particolare nella zona industriale di Bolzano che, con i suoi 7000 operai, costituiva un fertile terreno di reclutamento. A Bolzano, grazie all’opera di Manlio Longon (PdA), dirigente dello stabilimento della Magnesio, di Andrea Mascagni, (PCI), Don Daniele Longhi (DC), Erico Pedrotti, Rinaldo dal Fabbro, Senio Visentin, Ferdinando Visco Gilardi (PCI), nel febbraio del 1944 venne fondato un CLN. “Il CLN era coordinato attraverso contatti stretti con quello di Trento, e con ramificazioni rispettivamente presso il Comitato 11 Triveneto a Padova ed il CLN Alta Italia a Milano”8. L’attività principale fu inizialmente propagandistica; a partire dall’estate del 1944 l’organizzazione si ampliò grazie alla presenza di cellule all’interno dell’Ospedale, delle carceri e della Questura, mentre quanti volevano impegnarsi nella lotta armata furono inviati presso le Brigate operanti nelle vicine zone del Trentino o del bellunese. Si arrivò anche a creare un distaccamento denominato “Fabio Filzi” che, guidato da Luigi Emer (Avio), fu insediato in Val di Non, dopo che il primo distaccamento, appoggiato dal CLN di Bolzano, venne eliminato dai rastrellamenti9. Nella zona di Bolzano non si ebbero però azioni partigiane vere e proprie, bensì attività di disturbo, di sabotaggio, iniziative per la liberazione di prigionieri politici, azioni di propaganda e di aiuto alle missioni alleate10. Dall’agosto 1944 si susseguirono in Provincia diverse missioni alleate che, una volta entrate in contatto con la resistenza locale, avevano il 17 compito di “creare una rete informativa per fornire notizie sul traffico ferroviario nel tratto Verona-Brennero”11. Nell’estate del 1944 venne creato a Bolzano un Lager, che sostituiva quello di Fossoli; il CLN di Bolzano creò una struttura di sostegno agli internati che riuscì a funzionare fino alla conclusione della guerra. Oltre all’assistenza, “l’organizzazione staccata per il campo di concentramento riuscì ad assolvere anche la fuga di 30 detenuti politici”12. Le attività del CLN di Bolzano subirono però un duro colpo quando, il 15 dicembre del 1944, venne arrestato il suo capo Manlio Longon e altri personaggi di primo piano, tra cui Ferdinando Visco Gilardi, animatore dell’opera di assistenza ai detenuti. Manlio Longon venne assassinato in carcere il 31 dicembre 1944. L’attività del CLN venne pressoché paralizzata e furono necessari alcuni mesi per una sua riorganizzazione. Il protagonista principale di questo secondo CLN fu Bruno de Angelis, figura molto controversa e discussa, che ebbe l’incarico alla fine di aprile del 1945 di “Delegato Militare per l’Alto Adige con pieni poteri civili e militari”13 e che all’atto della Liberazione divenne il nuovo Prefetto della Regione. Note Direttive e piano di azione del comitato di liberazione nazionale Alto Adige, 26.5.1945, ISMLI, Fondo CVL, b. 153, f. 458. 2 MIORI F., Le baracche Lancia. Piccole e grandi vicende nella Zona industriale di Bolzano tra il 1935 e il 1959, in LA FABBRICA DEL TEMPO (a cura di), C’era una volta un villaggio... Frammenti e immagini di storia operaia a Bolzano, Bolzano 1999, p. 45. 3 Libero Montesi, Franco, era stato incaricato dal CNLAI di Milano di assumere il comando militare della Provincia di Bolzano nel novembre 1944, dietro richiesta del presidente del CLN di Bolzano. Cfr. Relazione al comando generale del CLNAI, 20 maggio 1945, ISMLI, Fondo CVL, b. 153, f. 458. 4 Ibidem, Fondo CVL, b. 153, f. 458. 5 Ibidem, Fondo CVL, b. 153, f. 458. 6 Cfr. STEINACHER G., Per una dimostrazione di italianità del posto, L’insurrezione di Merano e la battaglia di Bolzano del 1945, in “Archivio Trentino”, anno L, n. 1-2001, p. 142, cfr. anche LANCERINI S., Guera pusterna, 1976, pp. 64-91; alcune testimonianze si possono trovare in MIORI F., Le baracche Lancia. Piccole e grandi vicende nella Zona industriale di Bolzano tra il 1935 e il 1959, pp. 48-59. 7 Cfr. STEININGER R., Südtirol im 20. Jahrhundert, Innsbruck 1997, p. 189. 1 18 Relazione sull‘attività del Comitato di clandestino di Bolzano. Aprile 1946, ISMLI, Fondo CVL, b. 153, f. 457 fol.1. 9 Ibidem, fol. 1-2. 10 VADAGNINI A, La Resistenza degli italiani e dei sudtirolesi, in DELLE DONNE G. (a cura di), Incontri sulla storia dell’Alto Adige, Bolzano 1994, pp.358-359. 11 Relazione sull’attività del Comitato di clandestino di Bolzano. Aprile 1946, INSMLI, Fondo CVL, b. 153, f. 457 fol. 2. 12 Ibidem, fol. 2. 13 Relazione del Dr. Bruno de Angelis, 26 Maggio 1946, INSMLI, Fondo CVL b. 153, f. 457. 8 La ristenza della popolazione di lingua tedca di Milena Cossetto Una prima forma di resistenza di massa della popolazione di lingua tedesca alla dittatura fascista furono le scuole clandestine (Katakombenschule) nelle quali molte donne riuscirono a “salvare” la lingua madre dei bambini e delle bambine dalla volontà di snazionalizzazione della riforma scolastica di Giovanni Gentile (1923). Nel 1939, con l’accordo tra Hitler e Mussolini teso a “risolvere” la questione sudtirolese con le “opzioni”, facendo emigrare nel Terzo Reich la popolazione di lingua tedesca, molti abitanti della Provincia di Bolzano decisero invece di rimanere e vennero perciò considerati anche dai loro concittadini di lingua tedesca dei “traditori”, ma si trattava in sostanza di una forma di resistenza alle dittature. I principali oppositori al nazifascismo, all’indomani dell’8 settembre 1943 furono i Dableiber (i non Optanti), molti rappresentanti del mondo cattolico, tra cui Josef Mayr-Nusser, i renitenti alla leva nella Wehrmacht, tra i quali Franz Thaler, i “disertori” e una organizzazione con scopi prevalentemente di 19 12 13 propaganda e di assistenza ai perseguitati, l’Andreas Hofer-Bund di Hans Egarter, che operò prevalentemente nella zona della val Passiria. Con l’aiuto della popolazione organizzò anche delle azioni nei confronti della Sod e dei nazisti sudtirolesi. Il gruppo venne perseguitato dalle truppe naziste e definito “banditi”. Nel dopoguerra Egarter e i suoi collaboratori collaborò con il Counter Intelligence Corps per la cattura delle SS e di crimiali di guerra in val Passiria nella zona di Merano. Non sempre però queste iniziative vennero riconosciute dalle istituzioni italiane come “azioni partigiane”. Molta parte di questa storia è, però, ancora da scrivere. La partigiana “Gina” e il suo diario Filomena Dalla Palma, la partigiana “Gina” (Cismon del Grappa 1921 - Bolzano 2003), partecipò 15 attivamente alla Resistenza sul Grappa con la Brigata Garibaldi “Divisione Nino Nannetti”, venne catturata dai nazifascisti, torturata, ma non tradì i suoi compagni. In seguito fu liberata e riprese a combattere con i partigiani fino alla Liberazione. Ci ha lasciato un diario di quegli anni che la figlia Maria Teresa Tomada ha trascritto e di cui ci ha concesso una pubblicazione antologica. È il più importante diario di una donna partigiana combattente. 20 14 Cronologia della Ristenza Italiana 1943 Marzo 5 - Torino - sciopero degli operai della Fiat Mirafiori 6-12, 16-23 - gli scioperi si ripetono e si allargano ad altre fabbriche e ad altre città. 2000 arresti. Giugno 11 - Pantelleria e Lampedusa - sbarco degli anglo-americani. Luglio 10 - Sbarco angloamericano in Sicilia. 25 - Il Gran Consiglio del Fascismo destituisce Mussolini e rimette il governo al re. Mussolini viene arrestato e Badoglio è nominato nuovo capo del governo. Agosto 17 - gli Alleati entrano a Messina e occupano tutta la Sicilia Settembre 3 - Il generale Giuseppe Castellano, plenipotenziario del governo italiano, firma l’armistizio con gli Alleati. Sbarco alleato in Calabria. 8 - la notizia dell’armistizio viene annunciata alla radio Il re e Badoglio fuggono prima a Pescara e poi a Brindisi mentre l’esercito è allo sbando. 9-11 - L’esercito tedesco si attesta su una linea difensiva (linea Gustav) che va da Gaeta alla foce del Sangro, a sud di Pescara. Soprattutto al Nord si iniziano a formare i primi gruppi di “ribelli” (militari sbandati, ma anche giovani di diverse estrazioni sociali, operai, contadini, studenti, spesso guidati da militanti 21 antifascisti). Nonostante la mancanza di disposizioni chiare da parte dei vertici militari, sia in Italia che all’estero (Corsica, Grecia e isole, Albania, Jugoslavia) si registrano casi di resistenza dei militari ai tedeschi che procedono alla cattura delle truppe italiane e al loro internamento. 12 - paracadutisti tedeschi comandati da Otto Skorzeny liberano Mussolini dalla prigione del Gran Sasso e lo trasportano in aereo a Monaco di Baviera. 18 - Parlando alla radio da Monaco di BavieraMussolini espone quattro punti programmatici: ripresa delle armi a fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati; riorganizzazione delle forze armate attorno alla milizia; eliminazione dei “traditori” già militanti nel fascismo; “annientare le plutocrazie e fare del lavoro finalmente il soggetto dell’economia e la base infrangibile dello Stato”. 19 - In Valle di Susa (Torino) sabotaggio da parte dei partigiani. A Boves (Cuneo) i nazifascisti uccidono 23 persone e incendiano la cittadina 22-23 - Meina (Lago Maggiore)-12 ebrei vengono trucidati 27 - Napoli - inizia l’insurrezione che vede un’ampia partecipazione popolare e si conclude vittoriosamente dopo “quattro giornate” il 1 ottobre. Ottobre 4 - insurrezione di Capua e di Lanciano 13 - Il governo monarchico dichiara guerra alla Germania 18 - Rastrellamento nel Ghetto di Roma: 1035 ebrei sono deportati nei lager nazisti. Ne ritorneranno 16. Novembre All’inizio del mese si costituisce a Milano il primo comando delle 22 brigate d’assalto Garibaldi, le formazioni partigiane organizzate dal PCI. Vengono inoltre creati i Gap (Gruppi di azione patriottica), destinati a portare avanti la lotta nelle città. 15 - Ferrara - rappresaglia nazista contro i cittadini che provoca 11 morti Bando della Repubblica di Salò per il reclutamento nell’esercito repubblicano: richiamati alle armi i giovani nati dal 1910 al 1924. A Verona inizia l’assemblea nazionale del Partito Fascista Repubblicano che approva gli indirizzi programmatici della nuova formazione politica. 18 - Torino - Sciopero alla Fiat Mirafiori 20 - Il governo di Salò istituisce la Guardia nazionale repubblicana e la Polizia repubblicana. 21 - Pietrapanseri (Abruzzo)-strage nazifascista di 121 civili. 25 - il consiglio dei ministri di Salò delibera che quello che finora è stato definito Stato nazionale repubblicano dal 1 dicembre assumerà il nome di Repubblica Sociale Italiana. 28 - Padova - il rettore dell’Università Concetto Marchesi invita gli studenti a combattere il nazifascismo. Dicembre 16-20 - sciopero generale a Genova e in Liguria (tre operai sono fucilati per rappresaglia) 28 - Reggio Emilia- I fascisti fucilano i sette fratelli Cervi 1944 Gennaio 2 - Boves (Cuneo)-nuova rappresaglia e nuovo incendio del paese 8-11 - Verona - i gerarchi fascisti che il 25 luglio hanno votato 23 l’ordine del giorno contro Mussolini. Vengono processati, condannati e fucilati. 12 - Val Grana (Cuneo)-Rastrellamento nazifascista. 22 - gli Alleati sbarcano ad Anzio (Roma) 23 - Colfiorito (Ancona) - i partigiani conquistano il paese 28 - Bari-Congresso dei Cln (Comitati Liberazione Nazionale) 31 - Il Cln di Milano assume la direzione di tutta la lotta partigiana nell’Italia occupata e prende il nome di Cln Alta Italia (CLNAI) Febbraio 11 - il governo Badoglio si trasferisce a Salerno 18 - nuovo bando Graziani richiama alle armi anche i giovani nati nel 1924 e nel 1925. Si decreta la pena di morte per i renitenti. Aumenta il numero di coloro che prendono la via della montagna e si uniscono ai partigiani. Marzo 1 - sciopero generale in tutta l’Italia del Nord che paralizza le industrie belliche; i tedeschi, con la collaborazione dei militi fascisti, intensificano la caccia all’uomo per alimentare il lavoro forzato nel Reich. 3 - Prato-deportati in Germania 400 operai (solo 9 sopravviveranno) 7 - Stragi di civili in Emilia a Monchio, Castrignano, Susano. 14 - L’Urss stabilisce rapporti diplomatici con il governo Badoglio. 19 - Cervarolo (Reggio Emilia)-fucilati 27 partigiani 20 - Poggiobustone-i nazisti saccheggiano e incendiano il paese 23 - Roma - azione dei Gap in via Rasella contro un reparto 24 di polizia delle SS (reggimento Bozen): l’attentato provoca 33 morti 24 - Roma - Per rappresaglia 335 civili, di ogni età e di varia condizione sociale, patrioti e rastrellati per caso, di cui 75 ebrei soppressi solo per odio razziale, vengono condotti alle cave denominate Fosse Ardeatine, uccisi e murati nelle gallerie. Aprile 4 - La Risiera di San Sabba, a Trieste, trasformata in lager di sterminio, inizia l’attività con la cremazione dei corpi di settanta fucilati a Opicina. 6-11 - imponente rastrellamento sull’ Appennino ligure-alessandrino: oltre 170 partigiani uccisi in combattimento o fucilati; più di 140 muoiono in deportazione. 13 - Vallucciole (AR)-massacro di 108 civili 15 - Firenze-i Gap uccidono Giovanni Gentile 18 - istituito il Corpo italiano di Liberazione (Cil) destinato a combattere a fianco degli Alleati 20 - Rastrellamento nazifascista nelle valli cuneesi. 23 - Trieste-fucilati 53 ostaggi. 24 - si costituisce a Salerno il governo di unità nazionale (sempre presieduto da Badoglio). Ne fanno parte ministri comunisti, socialisti, azionisti, liberali, della Democrazia Cristiana, della Democrazia del lavoro, e esponenti indipendenti e militari Maggio 4 - Arcevia (AN)-massacro di partigiani e di civili 20 - inizia lo sciopero delle mondine emiliane 23 - i tedeschi ripiegano sulla linea Caesar, linea difensiva che si estendeva dalla costa ovest (a nord di Anzio), lungo i Colli Albani (a sud di Roma), per Valmontone, Subiaco, Avezzano fino a nord di Pescara sulla costa est. 25 Giugno 4 - liberazione di Roma da parte della V armata americana. 5 - Ravello (Sa) - Il re Vittorio Emanuele III, secondo quanto previsto dal compromesso istituzionale di aprile, nomina il principe Umberto luogotenente generale del regno. 13 - Niccioletta (GR)-i tedeschi massacrano 93 minatori, oltre a 73 cittadini rastrellati nella zona di Massa. Liberazione di Terni 16 - Liberazione de L’Aquila 17 - Liberazione di Teramo 18 - si insedia a Salerno il nuovo governo presieduto da Ivanoe Bonomi 19 - Il CLNAI costituisce il CVL (Corpo Volontari della libertà), l’organo militare che ha il compito di coordinare l’azione delle formazioni partigiane 22 - Montefiorino (Modena)-i partigiani liberano la zona e danno vita alla prima repubblica partigiana che resisterà fino al 3 agosto 29 - Civitella Val di Chiana. Vengono uccisi 161 civili, il paese è dato alle fiamme. Luglio 3 - I partigiani liberano Siena 11 - Arezzo-arrivo delle truppe alleate 12 - Carpi (Mo)-fucilate 68 persone internate nel campo di concentramento di Fossoli 19 - gli Alleati arrivano ad Ancona. Liberazione di Livorno Tra luglio e agosto il Friuli subisce una vera invasione di truppe nazifasciste di truppe di varie nqazionalità tra cui gli ausiliari “cosacchi” (circassi, georgiani, grusini) a cui Hitler ha promesso il territorio (Kosakenland) 26 Agosto 3-4 - Firenze - i tedeschi fanno saltare i ponti sull’Arno (tranne il Ponte Vecchio); gli Alleati, giunti alle porte di Firenze non riescono ad entrare in città. 11 - Firenze-il Cln toscano dà l’ordine di insurrezione generale e assume il governo della città. E’ l’inizio di una lunga battaglia che termina il I settembre con la liberazione di Firenze 12 - Sant’Anna di Stazzema (Lucca)-i tedeschi massacrano 560 civili. Seguono sistematiche distruzioni di interi paesi con l’uccisione degli abitanti in prossimità della “linea Gotica” 17 e 21 - rastrellamenti nelle Valli del Cuneese. In provincia di Pistoia massacrati 185 civili Settembre 10 - I partigiani liberano la Val d’Ossola dando vita a una delle principali repubbliche partigiane (10 settembre-21ottobre) Ai primi di settembre in Friuli si costituisce la Zona libera della Carnia. Il libero governo della repubblica della Carnia è proclamato il giorno 26 e resterà in carica fino a dicembre. 26 - Bassano del Grappa vengono impiccati 31 uomini. 28 - Massiccio attacco nazifascista alle formazioni partigiane del Friuli orientale: vengono bruciati i paesi di Nimis, Attimis, Faedis. 28 - Marzabotto (Bo) i tedeschi guidati dal maggiore Walter Reder distruggono il paese e massacrano 1836 civili Ottobre 27 - i tedeschi riescono a fermare l’avanzata degli alleati che non riescono a superare la “linea Gotica” (dalla Versilia all’Adriatico) 27 Novembre 7 - Bologna- inizia la battaglia di Porta Lame che impegna centinaia di uomini e donne e nel giro di due giorni riesce ad infliggere serie perdite ai fascisti (lasciano 216 morti contro 12 caduti partigiani) 13 - una disposizione emanata dal generale britannico Harold Rupert Alexander invita i partigiani a interrompere operazioni su vasta scala in attesa della ripresa dell’offensiva alleata Dicembre 4 - liberazione di Ravenna 7 - una delegazione del CLNAI firma un accordo con Maitland Wilson, il comandante delle forze alleate nel Mediterraneo (“protocolli di Roma”). I partigiani si impegnano a smantellare le formazioni dopo la liberazione nazionale e a riconoscere l’autorità alleata in cambio di sostegno finanziario e militare. 26 - governo e CLNAI firmano un accordo con il quale il governo riconosce il CLNAI come proprio rappresentante nell’Italia occupata. 1945 Febbraio 13 - Mussolini tramite il cardinale Schuster tenta di trattare la resa con gli Alleati richiedendo tra l’altro garanzie di incolumità personale, ma questi rifiutano ogni trattativa. 28 - emanate direttive volte ad evitare il sabotaggio degli impianti elettrici da parte dei tedeschi in ritirata. 29 - il CLNAI stabilisce un piano di insurrezione generale in accordo con il governo Bonomi 28 Aprile All’inizio del mese riprende l’offensiva alleata nel settore tirrenico e adriatico. 10 - I partigiani liberano Massa e Carrara. 16 - Gargnano (Lago di Garda) ultima riunione del consiglio dei ministri della Rsi. Mussolini comunica di voler trasferire il suo governo a Milano. 18 - Torino-Sciopero generale preinsurrezionale 21 - liberata Bologna 23 - insorge Genova 24 - insorge Cuneo 25 - tedeschi e fascisti lasciano Milano dove è proclamato uno sciopero generale. In serata il duce fugge verso Como 26 - Genova- la città è liberata 27-28 -Torino-i partigiani liberano la città 27 - Dongo (Lago di Como)- Un gruppo di partigiani della 52esima brigata Garibaldi individua Mussolini mentre cerca di fuggire vestito da tedesco. 28 - Giulino di Mezzegra, vicino Dongo- Vengono fucilati Mussolini e Claretta Petacci; i cadaveri saranno trasportati a Milano ed esposti insieme a quelli di altri gerarchi a Piazzale Loreto (nel luogo dove mesi prima erano stati esposti i corpi di alcuni antifascisti) 29 - Milano- truppe alleate e reparti italiani entrano in città 30 - Belluno e Schio sono liberate dai partigiani della VII Alpini Maggio 1 - Udine e Trieste- le due città sono liberate rispettivamente dalle formazioni friulane e dai partigiani iugoslavi 29 2 - alle ore 14:00 entra in vigore la resa totale delle truppe tedesche in Italia (armistizio firmato presso il Quartier Generale Alleato di Caserta il 29 aprile) Rielaborazione di Elena Farruggia dal sito dell’ANPI Cronologia della Resistenza italiana da resiztenzaitaliana. it, Il portale della guerra di liberazione, www.romacivica.net/anpiroma/ cronologia/cronoresit Didascalie e fonti iconografiche Copertina: Lanci di armi e provviste da parte degli Alleati alle formazioni partigiane in montagna, collezione privata M. C.; 1. La partigiana “Gina” il giorno della Liberazione, collezione privata Maria Teresa Tomada; 2. Partigiani in cammino, collezione privata M. C.; 3., 4. Ritratto di partigiani. Repubblica partigiana di Monte Fiorino, estate 1944, “STORIA E” n. 2, maggio 2005; 5. Rimini, 16 agosto 1944. Partigiani impiccati in piazza, ibidem; 6. Villaggio valdostano bruciato dai tedeschi, 1944, ibidem; 7. Paesi e popolazione civile dopo i rastrellamenti e i bombardamenti nell’area bellunese, ibidem; 8. Il battaglione Martiri del Grappa sfila a Belluno il giorno della Liberazione, collezione privata Maria Teresa Tomada; 9. Bolzano 9 settembre 1943, carro armato di fronte al Palazzo Alti Comandi “STORIA E” n. 2, maggio 2005; 10. Partigiani, Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea; 11. Manlio Longon, “STORIA E” n. 2, maggio 2005; 12. Franz Thaler, ibidem; 13. Josef Mayr-Nusser, ibidem; 14. Hans Egarter, ibidem; 15. La partigiana “Gina”, Filomena Dalla Palma, collezione privata Maria Teresa Tomada; Quarta di copertina: 1975: la partigiana “Gina”, Filomena Dalla Palma, incontra i partigiani con cui aveva operato sul Grappa tra il 1943 e la Liberazione nel 1945, collezione privata Maria Teresa Tomada. STORIAE 2005, n. 2 - Rivista quadrimestrale Storiografia: Insegnare la Resistenza tra storia e memoria; Letteratura e Resistenza; La Resistenza al confine orientale; La Resistenza nel Trentino; Resistenza e antifascismo in Provincia di Bolzano, 1943-1945; Operationszone Alpenvorland-Zona d’operazione Prealpi; La Resistenza tra Feltre e Bolzano; I diari partigiani delle donne; Dal diario della partigiana “Gina”; Un laboratorio didattico per costruire/ricostruire la storia a scuola. Un percorso sui documenti e sul diario della partigiana “Gina”. 30 storiae STORIA E + Dossier: una rivista laboratorio Editore: Sovrintendente Scolastico prof.ssa Bruna Visintin Rauzi Direttore responsabile: Dir. Scol. prof.ssa Milena Cossetto Lab.doc storia/Geschichte PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO ALTO ADIGE AUTONOME PROVINZ BOZEN SÜDTIROL Italienisches Schulamt Amt für Bildungsentwicklung Intendenza Scolastica Italiana Ufficio Processi Educativi 25 aprile 1945. La Liberazione STORIAE Fare memoria Supplemento al n. 1-2008. A cura di Milena Cossetto, Elena Farruggia e Pietro Fogale Ideazione grafica, prestampa e stampa Life - Trento. Aprile 2008 Il testo ha finalità didattiche. Per eventuali e comunque non volute omissioni e per gli aventi diritto tutelati dalla legge l’editore dichiara la propria disponibilità. STORIA E nasce nel settembre del 2002 dall’idea di fare da ponte tra i luoghi della ricerca storica per eccellenza (Università, Musei, Centri Studi, Archivi) e la scuola, la pratica didattica quotidiana. È un luogo dove dare voce a insegnanti e scuole che vogliono mettere a disposizione degli interessati materiali di lavoro, programmazioni, percorsi di ricerca sulla didattica della storia, la storia locale, l’interazione tra micro e macro storia, interviste ai protagonisti della ricerca storiografica attuale e delle iniziative di innovazione a livello internazionale. Ogni numero è accompagnato da un Dossier di materiali (documenti, immagini e materiale bibliografico) su un tema storiografico, legato alle problematiche locali. Collaborano docenti universitari, insegnanti, storici, esperti locali, nazionali ed internazionali. Alla rivista collabora stabilmente Elena Farruggia, referente del Progetto Storia dell’Istituto Pedagogico. Le pubblicazioni sono distribuite gratuitamente a scuole, biblioteche, musei, insegnanti, studenti universitari e a tutti coloro che ne faranno richiesta. Le richieste vanno indirizzate a: Lab*doc storia/Geschichte – STORIA E Via del Ronco 2 – 39100 Bolzano Tel. 0471 411328 [email protected] www.emscuola.org/labdocstoria Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perchè lì è nata la nostra Costituzione Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955 32