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La Liberazione
25 aprile 1945
La Liberazione
STORIAE1 Fare memoria
Prentazione
Per presentare il quarto “vademecum” di “STORIA E”, dedicato
alla Liberazione, al 25 aprile 1945, lasciamo la parola al grande
scrittore Italo Calvino e alla sua ballata “Oltre il ponte”, una
“canzone impegnata” degli anni Sessanta, dedicata al senso di
quel passato per le nuove generazioni.
Il Sovrintendente Scolastico
Bruna Visintin Rauzi
Le lei
Decreto legislativo luogotenenziale 26 aprile 1946 n. 185
Art. 1. A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.
L. 27 maggio 1949, n. 260.
Disposizioni in materia di ricorrenze festive
Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 31 maggio 1949, n. 124.
1. Il giorno 2 giugno, data di fondazione della Repubblica, è
dichiarato festa nazionale.
2. Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del
completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti
giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti:
[...] il 25 aprile, anniversario della liberazione; [...]
4. Gli edifici pubblici sono imbandierati nei giorni della festa
nazionale, delle solennità civili e del 25 aprile, 1 maggio e 4
novembre.
2
OLTRE IL PONTE
Italo Calvino
O ragazza dalle guance di pesca,
o ragazza dalle guance d’aurora,
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.
Non è detto che fossimo santi,
l’eroismo non è sovrumano,
corri, abbassati, dài, balza avanti,
ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
l’avvenire d’un mondo più umano
e più giusto, più libero e lieto.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte...
Silenziosi sugli aghi di pino,
su spinosi ricci di castagna,
una squadra nel buio mattino
discendeva l’oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
ad assaltar caposaldi nemici
conquistandoci l’armi in battaglia
scalzi e laceri eppure felici.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte...
Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
che non sanno la storia di ieri.
Io son solo a passeggio tra i tigli
con te, cara, che allora, non c’eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
quelle nostre speranze d’allora,
rivivessero in quel che tu speri,
o ragazza color dell’aurora.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
3
Una data simbolica
di Elena Farruggia
Fascismo e antifascismo si allontanano nel tempo. Le nuove generazioni
sono sempre meno coinvolte da quello
scontro di valori. Ma il futuro nasce
dalla storia e non dalla cancellazione
del passato1.
È bene dunque che le nuove
generazioni ricordino le vicende
storiche che hanno dato luogo alla
Rebubblica in cui vivono e alla
società democratica a cui appartengono; e sappiano dunque collocare nel contesto storico a cui
si riferisce una data simbolica quale il “25 aprile”, anniversario
della Liberazione che ha dato vita a quella società democratica,
alla Repubblica Italiana e alla sua Costituzione.
Il 25 aprile è la data che simbolicamente celebra la liberazione
dell’Italia del nord dall’occupazione nazifascista, liberazione
operata dalle formazioni partigiane e dagli angloamericani e che
mette fine, per l’Italia, alla II guerra mondiale.
Data simbolica, in quanto cronologicamente corrisponde all’ordine di insurrezione generale impartito dal Comitato Nazionale
Liberazione Alta Italia (CLNAI) e alla liberazione di Milano da
parte delle formazioni partigiane.
In realtà la completa liberazione del Nord Italia non avverrà
prima del 1° maggio 1945, ma già precedentemente al 25 aprile
1
LUZZATTO S., La crisi dell’antifascismo,Torino 2004.
4
1
altre città erano state liberate o comunque erano insorte contro
le truppe di occupazione: il 21 aprile era stata liberata Bologna,
il 23 aprile era insorta Genova, il 24 Cuneo. Il 26 aprile viene
liberata Alba e insorge Torino che sarà liberata il 30; il 27 Aosta
è libera; il 28 insorge Venezia che dopo aspri combattimenti
viene liberata il 29, il 30 Udine.
Il 29 aprile nonostante i combattimenti continuino, al quartier
generale alleato di Caserta viene firmato l’armistizio per la resa
totale delle truppe tedesche in Italia, che entrerà in vigore alle
14.00 del 2 maggio.
Ed è del 25 aprile 1945 anche il messaggio di Ivanoe Bonomi (Presidente del Consiglio nel 1944-45) alle truppe combattenti:
«Il Consiglio dei Ministri, adunato mentre stanno per crollare gli
ultimi resti della dominazione fascista sostenuta dalle baionette
tedesche, saluta gli eserciti vittoriosi che hanno varcato il Po e
che vibrano l’estremo colpo al nemico in ritirata. Il Consiglio
è lieto di constatare che tra le truppe che marciano alla liberazione del territorio nazionale sono le bandiere e gli animi degli
italiani che hanno preso spontaneamente il loro posto naturale
nel grande campo di battaglia in cui si è trasformato, per follia
degli uomini, il mondo civile».
Già nel 1946 il 25 aprile viene individuato come ricorrenza
dell’anniversario della liberazione: il decreto luogotenenziale
185 del 22 aprile 1946 stabilisce che “A celebrazione della totale
liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato
festa nazionale”.
Dalla successiva legge del 27 maggio 1949 n. 260, “Disposizioni in materia di ricorrenze festive” il 25 aprile, “anniversario
della liberazione” viene inserito nei “giorni festivi con obbligo
da parte delle autorità competenti dell’imbandieramento degli
edifici pubblici”.
5
La ristenza europea
di Elena Farruggia
2
Il fenomeno della resistenza all’occupazione
nazista si manifestò, durante la seconda guerra mondiale, in molti
paesi europei. Il termine
resistenza sembra essere
stato adottato per la prima volta dal generale Charles De Gaulle
che dai microfoni di Radio Londra incitò i francesi a resistere e
ribellarsi all’occupazione tedesca.
Episodi di resistenza all’occupazione nazista, in forme che
andavano dalla non collaborazione alla diffusione di materiale
propagandistico, alla trasmissione di informazioni agli alleati,
al sabotaggio, si realizzarono fin dalla prima fase della guerra,
come reazione alle brutalità delle forze occupanti. I protagonisti
di questi episodi agivano inizialmente in modo autonomo,
frammentato, senza collegamenti. Il primo centro propulsore
dei primi nuclei organizzati dalla resistenza europea fu Londra,
ove il S.O.E. (Secret Operations Executive) cercò di raccogliere
e di potenziare l’attività di quadri militari legittimisti della
Cecoslovacchia, della Polonia, dell’Olanda, del Belgio e della
Francia, operando, però, in modo da mantenerli rigorosamente
entro i vecchi limiti dello spionaggio e del sabotaggio, e mirando
soprattutto a creare alle spalle del nemico una schiera di esperti
nella lotta clandestina, non prevedendo una più larga partecipazione popolare.
Fu soprattutto a partire dall’estate del ’41 che la resistenza al
6
nazismo assunse in molti paesi aspetti rilevanti e cominciò a manifestare un mutamento qualitativo nell’organizzazione, a partire
dalla Grecia e dalla Jugoslavia, dove la reazione all’occupazione
raggiunse subito le dimensioni di movimento popolare. Nei paesi
occupati, dunque, si costituiscono via via reti e organizzazioni
partigiane.
LA RESISTENZA
3
di Giuseppe Mammarella
Il movimento di resistenza ebbe
una parte di primo piano nella
storia dei due anni, da 1943 al
1945, continuando a svolgere
una profonda influenza sulla
politica italiana del dopoguerra.
Sorto quasi spontaneamente
nell’autunno del 1943, si sviluppò nei mesi successivi, sino a
diventare parte integrante della
guerra condotta dagli eserciti alleati contro i nazifascisti. Esso ebbe varie manifestazioni e andò
dal semplice rifiuto alla collaborazione con le forze occupanti, al
boicottaggio dello sforzo bellico nazifascita, all’aiuto ai prigionieri
di guerra alleati e agli ebrei perseguitati dalle misure razziste, ad
attività di propaganda politica antifascista e di informazione
militare a favore degli alleati. Ma il suo aspetto più significativo e
caratterizzante furono le azioni di guerriglia, che in certi periodi
assunsero il carattere di vaste operazioni militari contro gli eser7
citi tedeschi e della Repubblica Sociale. Fu insomma un’attività
molteplice che, mentre in certe zone del paese rimase azione
di minoranza, in altre mobilitò direttamente o indirettamente
vasti strati della popolazione. Il più consistente contributo alla
resistenza venne dalle formazioni partigiane che, nel momento
della loro maggiore espansione numerica ed efficienza militare,
arrivarono ad impegnare otto intere divisioni nazifasciste, quasi
un quarto dell’intero esercito impegnato in Italia. Nonostante la
difficoltà di precise stime, il numero dei partigiani combattenti è
stato calcolato, secondo le fonti più attendibili, a diecimila nell’autunno del 1943 e a ben centomila all’inizio dell’estate 1944.
Secondo valutazioni ufficiali fatte alla fine della guerra, il numero
totale di italiani impegnati in attività partigiane durante tutto il
corso della resistenza era stato di 232.841 e, di essi 125.714 vi
avevano partecipato in modo continuativo.
All’inizio la composizione delle brigate partigiane - ogni brigata
comprendeva una forza di 8-900 partigiani - era molto eterogenea: vi si trovavano soldati e ufficiali che avevano abbandonato
le proprie unità dopo l’8 settembre e non avevano potuto raggiungere i propri luoghi d’origine, da cui li separava la linea del
fronte, giovani in età di leva che si erano dati alla macchia per
sfuggire al richiamo delle armi dell’esercito repubblicano o al
servizio del lavoro obbligatorio, molti altri, specie quelli destinati
a formare i quadri, si erano aggregati alle formazioni partigiane
per libera scelta e per rispondere agli appelli dei Comitati di
liberazione e dei partiti. Dopo aver partecipato ai primi scontri,
dopo aver sopportato gli inevitabili sacrifici che la guerra clandestina imponeva e aver visto uccisi in combattimento o giustiziati
i compagni, tutti, qualunque fossero i motivi che li avevano
spinti alla clandestinità, si sentivano legati dallo stesso spirito e
tesi verso gli stessi obbiettivi. All’inizio della guerra partigiana
8
varie unità agivano isolatamente, spesso su iniziativa dei propri
comandanti, impegnandosi in
colpi di mano e in atti di sabotaggio che non rispondevano
ad alcun piano coordinato;
compiutili, si ritiravano nelle
basi di partenza sulle montagne,
dove potevano meglio sfuggire
ai rastrellamenti dei nazifascisti.
Più tardi, stabilitasi una fitta rete
di comunicazioni, sia tra le varie
bande operanti in una data zona
e tra di esse e i comandi generali e collegamenti sicuri con le
forze alleate, che presero a rifornire i gruppi partigiani con una
certa regolarità - anche se mai con la larghezza con cui sostennero l’esercito di Tito in Jugoslavia -le formazioni partigiane si
cimentarono in operazioni a più vasto respiro, che portavano
all’occupazione di larghe zone e di importanti centri, talvolta
per periodi di settimane.
Gruppi speciali come i GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e le
SAP (Squadre di Azione Patriottica) fiancheggiavano il movimento partigiano. Composti di elementi scelti per la loro preparazione e il loro coraggio, essi agivano soprattutto nelle grandi città
industriali, dove compivano atti di terrorismo (specie i GAP),
organizzavano scioperi, sabotaggi alla produzione di guerra e
diffondevano materiale di propaganda antifascista (SAP).
La lotta partigiana costò un alto prezzo di sacrifici e di vite umane. Nei diciotto mesi di lotta le bande partigiane attraversarono
momenti di grave crisi, incalzate dai neofascisti e dai tedeschi
9
4
5
come nel dicembre del 1943 o
costrette, come durante il rigido
inverno ‘44-45, a scendere a valle
dai rifugi di montagna. Talvolta
si trovarono private persino del
necessario sostegno morale da
parte del governo di Roma e degli
alleati che, in una guerra come
quella, combattuta in isolamento,
non era meno importante degli
aiuti materiali. Doveva dimostrarlo l’episodio, destinato a
suscitare un’aspra polemica, del
messaggio del generale Alexander,
comandante in capo delle truppe alleate in Italia. Il messaggio,
diffuso nel novembre 1944, invitava i partigiani a sospendere
le operazioni su larga scala, per tutto l’inverno fino a quando
la migliorata situazione strategica generale non ne consigliasse
la ripresa. Interpretato come un tentativo di liquidare il movimento partigiano o come incoraggiamento alla smobilitazione,
provocò nelle formazioni dei resistenti sconforto e abbattimento,
che sul momento ebbero sensibili ripercussioni sul loro spirito
combattivo, e di cui i nazifascisti approfittarono per intensificare
le operazioni di rastrellamento. Talvolta lo scioglimento delle
formazioni partigiane si raccomandava come l’unica soluzione
per evitare l’isolamento e l’annientamento, tornando ai luoghi e
alle occupazioni d’origine, gli ex partigiani venivano facilmente
scoperti, torturati e giustiziati.
Alla fine della guerra i caduti del movimento di resistenza erano
saliti a più di 70.000 e circa 40.000 furono i feriti gravi. A ciò
sono da aggiungere le gravi perdite della popolazione civile che
10
spesso, pur senza colpa, veniva coinvolta in azioni di crudele
rappresaglia. Tra di esse basterà ricordare quella di Marzabotto,
che costò la vita a 1836 persone, di Sant’Anna di Stazzema in
provincia di Lucca, che fece 560 vittime, e di Boves, che si concluse con l’incendio del villaggio; ma la lista è lunghissima e le
ferite provocate lente a rimarginare. I partigiani provenivano da
tutte le classi sociali, ma i dati esistenti concordano nell’indicare
che gli operai furono in maggioranza, seguiti dalle classi medie
(professionisti, studenti, militari di professione), dai contadini
e dagli artigiani. Non c’è dubbio che, anche su di un piano morale, alcune categorie di cittadini parteciparono più attivamente
alla resistenza, altre furono in differenti, altre ancora, quelle più
direttamente compromesse con il fascismo, apertamente ostili
e, specie dopo la guerra, aspramente critiche.
Gran parte dell’esercito partigiano era strettamente collegato con
partiti o formazioni politiche. Le brigate “Garibaldi”, le meglio
organizzate che comprendevano da sole dal 45 al 50 per cento
dell’intera forza partigiana, erano sotto controllo comunista.
Gran parte dei membri delle brigate “Rosselli” e “Giustizia e
Libertà” che, come armamento e importanza numerica, venivano
subito dopo quelle comuniste (circa il 20 per cento delle forze
partigiane), erano iscritti o simpatizzanti del Partito d’azione. Più tardi anche i
democristiani ebbero
le loro unità, attive
soprattutto nel Veneto, mentre una parte
delle formazioni cosiddette “indipendenti”,
formate di ufficiali
dell’esercito, ex cara11
6
7
binieri, ecc. erano di
orientamento liberale
e di fede monarchica.
Mentre i partiti moderati e le formazioni da
essi controllate guardavano al movimento di resistenza come
ad una forza militare
mirante ad accelerare
la conclusione della guerra e a guadagnare all’Italia meriti e
riconoscimenti che le riserbassero un trattamento migliore al
tavolo della pace, i partiti di sinistra gli assegnavano obbiettivi
di carattere politico. Tali obbiettivi sono una componente
fondamentale del movimento di resistenza, la cui importanza
e significato non possono essere colti appieno se si guarda solo
al contributo puramente militare che esso dette alla vittoria.
Nonostante che per riconoscimento dei capi alleati allora, e
degli storici poi, le operazioni svolte dal movimento partigiano
abbiano avuto una parte considerevole nella campagna d’Italia,
l’aspetto più importante del movimento, quello destinato a superare il periodo bellico e a proiettare la sua influenza su tutto
il dopoguerra, rimane quello politico.
Obbiettivo di tutte le correnti che confluivano nel movimento di
resistenza era la lotta contro il fascismo e il nazismo, ma mentre
i gruppi cosiddetti “autonomi” combattevano, in obbedienza
agli ordini del governo e della Corona, una guerra che aveva obbiettivi esclusivamente militari, la maggioranza dei combattenti
inquadrati nelle formazioni dipendenti dai partiti di sinistra si
battevano per la realizzazione di un ideale di giustizia sociale
e per un nuovo, anche spesso indistinto, assetto della società.
12
Quei partigiani si sentivano la forza armata di un movimento
rivoluzionario che alla fine della guerra avrebbe dovuto riformare
le strutture politiche e sociali del paese. [...]
Nella primavera del ‘45, dopo un difficile inverno che aveva visto
le truppe alleate bloccate sulla linea Gotica e i partigiani in difficoltà sulle montagne, anche se più attivi in pianura, il comando
alleato lanciava la sua offensiva finale. Il 21 aprile la conquista
di Bologna, che apriva la valle del Po alle divisioni motorizzate
anglo-americane, dava ai partigiani il segnale dell’insurrezione.
Tutte le maggiori città del nord venivano
attaccate dalle bande
discese dalle montagne
e ingrossate dalle formazioni cittadine e entro il
25 aprile, alcuni giorni
prima dell’arrivo degli
alleati, il CLNAI teneva sotto controllo i centri maggiori. Spesso intere guarnigioni
tedesche si erano arrese, al completo dei propri stati maggiori,
ai comandanti partigiani. Con l’esercito tedesco si sfaldavano
anche le formazioni della Repubblica Sociale, già provate dalle
diserzioni e dalle perdite subite nella guerriglia. Mussolini, ormai
abbandonato dalle sue truppe e dagli alleati tedeschi, dopo aver
lasciato cadere i negoziati col CLNAI per la resa sua e dei suoi
collaboratori, tentava di fuggire oltre confine, ma veniva intercettato da una formazione partigiana, processato da un tribuna
le improvvisato, fucilato sul luogo insieme ad alcuni gerarchi.
Da GIUSEPPE MAMMARELLA, L’Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, Il Mulino,
Bologna, 1978, pp. 89-97.
13
8
La ristenza in Provincia di Bolzano
di Pietro Fogale
Alla fine della guerra il territorio dell’Alto Adige rimase assegnato
all’Italia. Il CLN di Bolzano aveva sempre lavorato al raggiungimento di questo obiettivo, come si legge nelle Direttive e Piano
d’Azione del CLN Alto Adige: “la premessa fondamentale per
l’esame della situazione è che il confine del Brennero non è in
discussione da parte delle Nazioni Unite. Anche in alto Adige,
il CLN di Bolzano ha raggiunto l’attuale posizione di governo
attraverso la manifestazione volontaria del movimento clandestino di liberazione”1. Cosa intendevano gli anonimi estensori della
relazione con “manifestazione volontaria”? Forse si riferivano
all’insurrezione di Bolzano, avvenuta il 3 maggio, quando anche
in Alto Adige la guerra finì; ma non fu una fine incruenta, nonostante in Italia la capitolazione delle forze armate germaniche
fosse stata firmata il 29 aprile a Caserta, per entrare in vigore alle
14 del 2 maggio, posticipata poi alle 4.30 del 3 maggio. A Bolzano quel giorno ci fu battaglia e rimasero sul campo alcune decine
di morti. Il 3 maggio 1945 si consumò l’unico e controverso,
episodio di lotta armata, che vide coinvolti i partigiani italiani
presenti in città. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio i partigiani
bolzanini ricevettero l’ordine di presidiare la zona industriale,
seguendo le indicazioni del Generale Clark, emanate attraverso
la radio clandestina: “Mobilitare immediatamente tutti i reparti
possibili. Comunicare Bressanone e Merano e lungo la via del
Brennero e Pusteria, affiancati con Comitati allogeni optanti
come da piani prestabiliti. Occupare municipio [...] occupare
militarmente magazzini militari germanici, disarmando sulla base
delle condizioni di resa ogni resistenza tedesca. Guardare anche
14
banche, istituti ecc.”2.
Secondo la relazione
del capitano Franco
(Libero Montesi)3 comandante della Brigata “Val d’Adige”, redatta il 20 maggio 1945
“l’azione iniziò alle 7
del mattino, anche se
già durante la notte si ebbero i primi scontri. Il piano prevedeva
l’attacco immediato ai depositi, ai magazzini, agli edifici pubblici,
la conquista delle vie d’accesso alla città, la guardia ai ponti, ed
infine il blocco delle caserme”4. Secondo le parole di Franco i
partigiani erano circa 1500 e “non bene armati”. Gli obiettivi,
stando alla relazione, vennero raggiunti rapidamente, ma “verso le
nove si scatenò la reazione delle forze germaniche” con artiglieria
pesante e con fucilazioni sommarie. “A mezzogiorno si combatteva ancora accanitamente entro la cinta della zona [industriale
n.d.r.]. Dalle finestre qualche elemento della popolazione tedesca
sparava alle nostre spalle. Venti operai vennero fucilati mentre
disarmati si recavano fuori dallo stabilimento”5. Accompagnato
da un ufficiale tedesco il comandante Franco, assieme al Dott. De
Angelis, si recò dal generale Vietinghoff per ricordagli le clausole
del trattato di resa e per ottenere il ritiro delle truppe tedesche.
Risultato dello scontro furono, secondo la relazione di Franco 40
morti e 47 feriti (tra partigiani e civili) e 112 morti e 200 feriti
tra le forze germaniche. Sul numero dei partigiani coinvolti e su
quello dei morti, sul ruolo svolto dai vari protagonisti, sull’esatto
andamento degli scontri e sulla loro finalità la verità non è stata
chiaramente accertata6, ma esistono racconti diversi, da cui non
è facile trarre in una visione d’insieme.
15
9
8 settembre 1943
10
L’8 settembre del 1943 ebbe
un significato molto differente
per le popolazioni che vivevano
in Alto Adige: per i sudtirolesi
segnò il ritorno alla lingua e
alla cultura tedesca e, di fatto, il
ricongiungimento con “l’antica
patria”; per gli italiani comportò
il rovesciamento della situazione: da “dominatori” divennero
“dominati”.
Alla notizia della capitolazione
gli eventi si susseguirono rapidamente. L’armata tedesca, che aveva avuto tutto il tempo di entrare
in Italia divenne forza occupante. L’esercito italiano, lasciato in
balia di se stesso, si dissolse. In Alto Adige gli scontri tra militari tedeschi e italiani cominciarono la sera dell’8 settembre e si
conclusero la mattina dopo. Le truppe naziste furono salutate
dalla popolazione di lingua tedesca come liberatrici. A garantire
il controllo del territorio venne introdotta la SOD (Südtiroler
Ordnungdienst) che andava a sostituire i carabinieri7. Il 10 settembre furono istituite la Zona d’Operazioni Prealpi/Alpenvorland
e la Zona d’Operazioni Littorale Adriatico/Adriatische Küstenland.
L’Italia venne divisa in due: la linea del fronte correva a sud di
Roma. L’Italia centro settentrionale era controllata militarmente
dalle armate dei marescialli Kesselring e Rommel e politicamente
dall’ambasciatore Rudolf Rahn, nominato plenipotenziario. Di
fronte alla disgregazione dello Stato e all’occupazione militare
molti giovani, tra cui alcuni ex militari, decisero – anche per
sottrarsi ai bandi di arruolamento della neonata Repubblica
16
Sociale – di salire in montagna dando vita ai primi nuclei di
Resistenza ai nazifascisti. Anche in Provincia di Bolzano nacque
un movimento di resistenza ma, a differenza di ciò che accadde
nel resto d’Italia, si sviluppò quasi esclusivamente in città e in
particolare nella zona industriale di Bolzano che, con i suoi
7000 operai, costituiva un fertile terreno di reclutamento. A
Bolzano, grazie all’opera di Manlio Longon (PdA), dirigente
dello stabilimento della Magnesio, di Andrea Mascagni, (PCI),
Don Daniele Longhi (DC), Erico Pedrotti, Rinaldo dal Fabbro,
Senio Visentin, Ferdinando Visco Gilardi (PCI), nel febbraio
del 1944 venne fondato un CLN. “Il CLN era coordinato
attraverso contatti stretti con quello di Trento, e con ramificazioni rispettivamente presso il Comitato
11
Triveneto a Padova ed il CLN Alta Italia a
Milano”8. L’attività principale fu inizialmente
propagandistica; a partire dall’estate del 1944
l’organizzazione si ampliò grazie alla presenza
di cellule all’interno dell’Ospedale, delle carceri e della Questura, mentre quanti volevano
impegnarsi nella lotta armata furono inviati
presso le Brigate operanti nelle vicine zone
del Trentino o del bellunese. Si arrivò anche
a creare un distaccamento denominato “Fabio Filzi” che, guidato
da Luigi Emer (Avio), fu insediato in Val di Non, dopo che il
primo distaccamento, appoggiato dal CLN di Bolzano, venne
eliminato dai rastrellamenti9. Nella zona di Bolzano non si ebbero
però azioni partigiane vere e proprie, bensì attività di disturbo,
di sabotaggio, iniziative per la liberazione di prigionieri politici,
azioni di propaganda e di aiuto alle missioni alleate10. Dall’agosto
1944 si susseguirono in Provincia diverse missioni alleate che,
una volta entrate in contatto con la resistenza locale, avevano il
17
compito di “creare una rete informativa per fornire notizie sul
traffico ferroviario nel tratto Verona-Brennero”11. Nell’estate del
1944 venne creato a Bolzano un Lager, che sostituiva quello di
Fossoli; il CLN di Bolzano creò una struttura di sostegno agli
internati che riuscì a funzionare fino alla conclusione della guerra.
Oltre all’assistenza, “l’organizzazione staccata per il campo di
concentramento riuscì ad assolvere anche la fuga di 30 detenuti
politici”12. Le attività del CLN di Bolzano subirono però un
duro colpo quando, il 15 dicembre del 1944, venne arrestato il
suo capo Manlio Longon e altri personaggi di primo piano, tra
cui Ferdinando Visco Gilardi, animatore dell’opera di assistenza
ai detenuti. Manlio Longon venne assassinato in carcere il 31
dicembre 1944. L’attività del CLN venne pressoché paralizzata
e furono necessari alcuni mesi per una sua riorganizzazione. Il
protagonista principale di questo secondo CLN fu Bruno de
Angelis, figura molto controversa e discussa, che ebbe l’incarico
alla fine di aprile del 1945 di “Delegato Militare per l’Alto Adige
con pieni poteri civili e militari”13 e che all’atto della Liberazione
divenne il nuovo Prefetto della Regione.
Note
Direttive e piano di azione del comitato di liberazione nazionale Alto Adige, 26.5.1945,
ISMLI, Fondo CVL, b. 153, f. 458.
2
MIORI F., Le baracche Lancia. Piccole e grandi vicende nella Zona industriale di Bolzano
tra il 1935 e il 1959, in LA FABBRICA DEL TEMPO (a cura di), C’era una volta un villaggio...
Frammenti e immagini di storia operaia a Bolzano, Bolzano 1999, p. 45.
3
Libero Montesi, Franco, era stato incaricato dal CNLAI di Milano di assumere il comando
militare della Provincia di Bolzano nel novembre 1944, dietro richiesta del presidente del
CLN di Bolzano. Cfr. Relazione al comando generale del CLNAI, 20 maggio 1945, ISMLI,
Fondo CVL, b. 153, f. 458.
4
Ibidem, Fondo CVL, b. 153, f. 458.
5
Ibidem, Fondo CVL, b. 153, f. 458.
6
Cfr. STEINACHER G., Per una dimostrazione di italianità del posto, L’insurrezione di Merano
e la battaglia di Bolzano del 1945, in “Archivio Trentino”, anno L, n. 1-2001, p. 142, cfr.
anche LANCERINI S., Guera pusterna, 1976, pp. 64-91; alcune testimonianze si possono
trovare in MIORI F., Le baracche Lancia. Piccole e grandi vicende nella Zona industriale di
Bolzano tra il 1935 e il 1959, pp. 48-59.
7
Cfr. STEININGER R., Südtirol im 20. Jahrhundert, Innsbruck 1997, p. 189.
1
18
Relazione sull‘attività del Comitato di clandestino di Bolzano. Aprile 1946, ISMLI, Fondo
CVL, b. 153, f. 457 fol.1.
9
Ibidem, fol. 1-2.
10
VADAGNINI A, La Resistenza degli italiani e dei sudtirolesi, in DELLE DONNE G. (a cura
di), Incontri sulla storia dell’Alto Adige, Bolzano 1994, pp.358-359.
11
Relazione sull’attività del Comitato di clandestino di Bolzano. Aprile 1946, INSMLI, Fondo
CVL, b. 153, f. 457 fol. 2.
12
Ibidem, fol. 2.
13
Relazione del Dr. Bruno de Angelis, 26 Maggio 1946, INSMLI, Fondo CVL b. 153,
f. 457.
8
La ristenza della popolazione
di lingua tedca
di Milena Cossetto
Una prima forma di resistenza di massa
della popolazione di lingua tedesca alla
dittatura fascista furono le scuole clandestine (Katakombenschule) nelle quali
molte donne riuscirono a “salvare” la lingua
madre dei bambini e delle bambine dalla volontà di snazionalizzazione della riforma scolastica di Giovanni Gentile (1923).
Nel 1939, con l’accordo tra Hitler e Mussolini teso a “risolvere”
la questione sudtirolese con le “opzioni”, facendo emigrare nel
Terzo Reich la popolazione di lingua tedesca, molti abitanti della
Provincia di Bolzano decisero invece di rimanere e vennero perciò considerati anche dai loro concittadini di lingua tedesca dei
“traditori”, ma si trattava in sostanza di una forma di resistenza
alle dittature. I principali oppositori al nazifascismo, all’indomani
dell’8 settembre 1943 furono i Dableiber (i non Optanti), molti
rappresentanti del mondo cattolico, tra cui Josef Mayr-Nusser,
i renitenti alla leva nella Wehrmacht, tra i quali Franz Thaler, i
“disertori” e una organizzazione con scopi prevalentemente di
19
12
13
propaganda e di assistenza ai perseguitati,
l’Andreas Hofer-Bund di Hans Egarter, che
operò prevalentemente nella zona della
val Passiria. Con l’aiuto della popolazione
organizzò anche delle azioni nei confronti
della Sod e dei nazisti sudtirolesi. Il gruppo
venne perseguitato dalle truppe naziste e
definito “banditi”. Nel
dopoguerra Egarter e i suoi collaboratori
collaborò con il Counter Intelligence Corps per la cattura delle SS e di crimiali di
guerra in val Passiria nella zona di Merano.
Non sempre però queste iniziative vennero
riconosciute dalle istituzioni italiane come
“azioni partigiane”. Molta parte di questa
storia è, però, ancora da scrivere.
La partigiana “Gina” e il suo diario
Filomena Dalla Palma, la partigiana “Gina” (Cismon del
Grappa 1921 - Bolzano 2003), partecipò
15
attivamente alla Resistenza sul Grappa
con la Brigata Garibaldi “Divisione Nino
Nannetti”, venne catturata dai nazifascisti,
torturata, ma non tradì i suoi compagni. In
seguito fu liberata e riprese a combattere
con i partigiani fino alla Liberazione. Ci
ha lasciato un diario di quegli anni che la
figlia Maria Teresa Tomada ha trascritto e
di cui ci ha concesso una pubblicazione
antologica. È il più importante diario di
una donna partigiana combattente.
20
14
Cronologia della Ristenza Italiana
1943
Marzo
5 - Torino - sciopero degli operai della Fiat Mirafiori
6-12, 16-23 - gli scioperi si ripetono e si allargano ad altre fabbriche e ad altre città. 2000 arresti.
Giugno
11 - Pantelleria e Lampedusa - sbarco degli anglo-americani.
Luglio
10 - Sbarco angloamericano in Sicilia.
25 - Il Gran Consiglio del Fascismo destituisce Mussolini e
rimette il governo al re. Mussolini viene arrestato e Badoglio è
nominato nuovo capo del governo.
Agosto
17 - gli Alleati entrano a Messina e occupano tutta la Sicilia
Settembre
3 - Il generale Giuseppe Castellano, plenipotenziario del governo
italiano, firma l’armistizio con gli Alleati.
Sbarco alleato in Calabria.
8 - la notizia dell’armistizio viene annunciata alla radio
Il re e Badoglio fuggono prima a Pescara e poi a Brindisi mentre
l’esercito è allo sbando.
9-11 - L’esercito tedesco si attesta su una linea difensiva (linea
Gustav) che va da Gaeta alla foce del Sangro, a sud di Pescara.
Soprattutto al Nord si iniziano a formare i primi gruppi di “ribelli” (militari sbandati, ma anche giovani di diverse estrazioni
sociali, operai, contadini, studenti, spesso guidati da militanti
21
antifascisti). Nonostante la mancanza di disposizioni chiare da
parte dei vertici militari, sia in Italia che all’estero (Corsica,
Grecia e isole, Albania, Jugoslavia) si registrano casi di resistenza
dei militari ai tedeschi che procedono alla cattura delle truppe
italiane e al loro internamento.
12 - paracadutisti tedeschi comandati da Otto Skorzeny liberano
Mussolini dalla prigione del Gran Sasso e lo trasportano in aereo
a Monaco di Baviera.
18 - Parlando alla radio da Monaco di BavieraMussolini espone
quattro punti programmatici: ripresa delle armi a fianco della
Germania, del Giappone e degli altri alleati; riorganizzazione
delle forze armate attorno alla milizia; eliminazione dei “traditori”
già militanti nel fascismo; “annientare le plutocrazie e fare del
lavoro finalmente il soggetto dell’economia e la base infrangibile
dello Stato”.
19 - In Valle di Susa (Torino) sabotaggio da parte dei partigiani.
A Boves (Cuneo) i nazifascisti uccidono 23 persone e incendiano
la cittadina
22-23 - Meina (Lago Maggiore)-12 ebrei vengono trucidati
27 - Napoli - inizia l’insurrezione che vede un’ampia partecipazione popolare e si conclude vittoriosamente dopo “quattro
giornate” il 1 ottobre.
Ottobre
4 - insurrezione di Capua e di Lanciano
13 - Il governo monarchico dichiara guerra alla Germania
18 - Rastrellamento nel Ghetto di Roma: 1035 ebrei sono deportati nei lager nazisti. Ne ritorneranno 16.
Novembre
All’inizio del mese si costituisce a Milano il primo comando delle
22
brigate d’assalto Garibaldi, le formazioni partigiane organizzate
dal PCI. Vengono inoltre creati i Gap (Gruppi di azione patriottica), destinati a portare avanti la lotta nelle città.
15 - Ferrara - rappresaglia nazista contro i cittadini che provoca
11 morti
Bando della Repubblica di Salò per il reclutamento nell’esercito
repubblicano: richiamati alle armi i giovani nati dal 1910 al
1924. A Verona inizia l’assemblea nazionale del Partito Fascista
Repubblicano che approva gli indirizzi programmatici della
nuova formazione politica.
18 - Torino - Sciopero alla Fiat Mirafiori
20 - Il governo di Salò istituisce la Guardia nazionale repubblicana e la Polizia repubblicana.
21 - Pietrapanseri (Abruzzo)-strage nazifascista di 121 civili.
25 - il consiglio dei ministri di Salò delibera che quello che finora
è stato definito Stato nazionale repubblicano dal 1 dicembre
assumerà il nome di Repubblica Sociale Italiana.
28 - Padova - il rettore dell’Università Concetto Marchesi invita
gli studenti a combattere il nazifascismo.
Dicembre
16-20 - sciopero generale a Genova e in Liguria (tre operai sono
fucilati per rappresaglia)
28 - Reggio Emilia- I fascisti fucilano i sette fratelli Cervi
1944
Gennaio
2 - Boves (Cuneo)-nuova rappresaglia e nuovo incendio del
paese
8-11 - Verona - i gerarchi fascisti che il 25 luglio hanno votato
23
l’ordine del giorno contro Mussolini. Vengono processati, condannati e fucilati.
12 - Val Grana (Cuneo)-Rastrellamento nazifascista.
22 - gli Alleati sbarcano ad Anzio (Roma)
23 - Colfiorito (Ancona) - i partigiani conquistano il paese
28 - Bari-Congresso dei Cln (Comitati Liberazione Nazionale)
31 - Il Cln di Milano assume la direzione di tutta la lotta partigiana nell’Italia occupata e prende il nome di Cln Alta Italia
(CLNAI)
Febbraio
11 - il governo Badoglio si trasferisce a Salerno
18 - nuovo bando Graziani richiama alle armi anche i giovani
nati nel 1924 e nel 1925. Si decreta la pena di morte per i renitenti. Aumenta il numero di coloro che prendono la via della
montagna e si uniscono ai partigiani.
Marzo
1 - sciopero generale in tutta l’Italia del Nord che paralizza le
industrie belliche; i tedeschi, con la collaborazione dei militi
fascisti, intensificano la caccia all’uomo per alimentare il lavoro
forzato nel Reich.
3 - Prato-deportati in Germania 400 operai (solo 9 sopravviveranno)
7 - Stragi di civili in Emilia a Monchio, Castrignano, Susano.
14 - L’Urss stabilisce rapporti diplomatici con il governo Badoglio.
19 - Cervarolo (Reggio Emilia)-fucilati 27 partigiani
20 - Poggiobustone-i nazisti saccheggiano e incendiano il
paese
23 - Roma - azione dei Gap in via Rasella contro un reparto
24
di polizia delle SS (reggimento Bozen): l’attentato provoca 33
morti
24 - Roma - Per rappresaglia 335 civili, di ogni età e di varia
condizione sociale, patrioti e rastrellati per caso, di cui 75 ebrei
soppressi solo per odio razziale, vengono condotti alle cave denominate Fosse Ardeatine, uccisi e murati nelle gallerie.
Aprile
4 - La Risiera di San Sabba, a Trieste, trasformata in lager di
sterminio, inizia l’attività con la cremazione dei corpi di settanta
fucilati a Opicina.
6-11 - imponente rastrellamento sull’ Appennino ligure-alessandrino: oltre 170 partigiani uccisi in combattimento o fucilati;
più di 140 muoiono in deportazione.
13 - Vallucciole (AR)-massacro di 108 civili
15 - Firenze-i Gap uccidono Giovanni Gentile
18 - istituito il Corpo italiano di Liberazione (Cil) destinato a
combattere a fianco degli Alleati
20 - Rastrellamento nazifascista nelle valli cuneesi.
23 - Trieste-fucilati 53 ostaggi.
24 - si costituisce a Salerno il governo di unità nazionale (sempre
presieduto da Badoglio). Ne fanno parte ministri comunisti,
socialisti, azionisti, liberali, della Democrazia Cristiana, della
Democrazia del lavoro, e esponenti indipendenti e militari
Maggio
4 - Arcevia (AN)-massacro di partigiani e di civili
20 - inizia lo sciopero delle mondine emiliane
23 - i tedeschi ripiegano sulla linea Caesar, linea difensiva che
si estendeva dalla costa ovest (a nord di Anzio), lungo i Colli
Albani (a sud di Roma), per Valmontone, Subiaco, Avezzano
fino a nord di Pescara sulla costa est.
25
Giugno
4 - liberazione di Roma da parte della V armata americana.
5 - Ravello (Sa) - Il re Vittorio Emanuele III, secondo quanto
previsto dal compromesso istituzionale di aprile, nomina il
principe Umberto luogotenente generale del regno.
13 - Niccioletta (GR)-i tedeschi massacrano 93 minatori, oltre
a 73 cittadini rastrellati nella zona di Massa.
Liberazione di Terni
16 - Liberazione de L’Aquila
17 - Liberazione di Teramo
18 - si insedia a Salerno il nuovo governo presieduto da Ivanoe
Bonomi
19 - Il CLNAI costituisce il CVL (Corpo Volontari della libertà),
l’organo militare che ha il compito di coordinare l’azione delle
formazioni partigiane
22 - Montefiorino (Modena)-i partigiani liberano la zona e
danno vita alla prima repubblica partigiana che resisterà fino
al 3 agosto
29 - Civitella Val di Chiana. Vengono uccisi 161 civili, il paese
è dato alle fiamme.
Luglio
3 - I partigiani liberano Siena
11 - Arezzo-arrivo delle truppe alleate
12 - Carpi (Mo)-fucilate 68 persone internate nel campo di
concentramento di Fossoli
19 - gli Alleati arrivano ad Ancona. Liberazione di Livorno
Tra luglio e agosto il Friuli subisce una vera invasione di truppe
nazifasciste di truppe di varie nqazionalità tra cui gli ausiliari
“cosacchi” (circassi, georgiani, grusini) a cui Hitler ha promesso
il territorio (Kosakenland)
26
Agosto
3-4 - Firenze - i tedeschi fanno saltare i ponti sull’Arno (tranne
il Ponte Vecchio); gli Alleati, giunti alle porte di Firenze non
riescono ad entrare in città.
11 - Firenze-il Cln toscano dà l’ordine di insurrezione generale
e assume il governo della città. E’ l’inizio di una lunga battaglia
che termina il I settembre con la liberazione di Firenze
12 - Sant’Anna di Stazzema (Lucca)-i tedeschi massacrano 560
civili. Seguono sistematiche distruzioni di interi paesi con l’uccisione degli abitanti in prossimità della “linea Gotica”
17 e 21 - rastrellamenti nelle Valli del Cuneese.
In provincia di Pistoia massacrati 185 civili
Settembre
10 - I partigiani liberano la Val d’Ossola dando vita a una delle
principali repubbliche partigiane (10 settembre-21ottobre)
Ai primi di settembre in Friuli si costituisce la Zona libera della
Carnia. Il libero governo della repubblica della Carnia è proclamato il giorno 26 e resterà in carica fino a dicembre.
26 - Bassano del Grappa vengono impiccati 31 uomini.
28 - Massiccio attacco nazifascista alle formazioni partigiane
del Friuli orientale: vengono bruciati i paesi di Nimis, Attimis,
Faedis.
28 - Marzabotto (Bo) i tedeschi guidati dal maggiore Walter
Reder distruggono il paese e massacrano 1836 civili
Ottobre
27 - i tedeschi riescono a fermare l’avanzata degli alleati che
non riescono a superare la “linea Gotica” (dalla Versilia all’Adriatico)
27
Novembre
7 - Bologna- inizia la battaglia di Porta Lame che impegna
centinaia di uomini e donne e nel giro di due giorni riesce ad
infliggere serie perdite ai fascisti (lasciano 216 morti contro 12
caduti partigiani)
13 - una disposizione emanata dal generale britannico Harold
Rupert Alexander invita i partigiani a interrompere operazioni
su vasta scala in attesa della ripresa dell’offensiva alleata
Dicembre
4 - liberazione di Ravenna
7 - una delegazione del CLNAI firma un accordo con Maitland
Wilson, il comandante delle forze alleate nel Mediterraneo
(“protocolli di Roma”).
I partigiani si impegnano a smantellare le formazioni dopo la
liberazione nazionale e a riconoscere l’autorità alleata in cambio
di sostegno finanziario e militare.
26 - governo e CLNAI firmano un accordo con il quale il governo riconosce il CLNAI come proprio rappresentante nell’Italia
occupata.
1945
Febbraio
13 - Mussolini tramite il cardinale Schuster tenta di trattare la
resa con gli Alleati richiedendo tra l’altro garanzie di incolumità
personale, ma questi rifiutano ogni trattativa.
28 - emanate direttive volte ad evitare il sabotaggio degli impianti
elettrici da parte dei tedeschi in ritirata.
29 - il CLNAI stabilisce un piano di insurrezione generale in
accordo con il governo Bonomi
28
Aprile
All’inizio del mese riprende l’offensiva alleata nel settore tirrenico
e adriatico.
10 - I partigiani liberano Massa e Carrara.
16 - Gargnano (Lago di Garda) ultima riunione del consiglio
dei ministri della Rsi. Mussolini comunica di voler trasferire il
suo governo a Milano.
18 - Torino-Sciopero generale preinsurrezionale
21 - liberata Bologna
23 - insorge Genova
24 - insorge Cuneo
25 - tedeschi e fascisti lasciano Milano dove è proclamato uno
sciopero generale.
In serata il duce fugge verso Como
26 - Genova- la città è liberata
27-28 -Torino-i partigiani liberano la città
27 - Dongo (Lago di Como)- Un gruppo di partigiani della
52esima brigata Garibaldi individua Mussolini mentre cerca di
fuggire vestito da tedesco.
28 - Giulino di Mezzegra, vicino Dongo- Vengono fucilati
Mussolini e Claretta Petacci; i cadaveri saranno trasportati a
Milano ed esposti insieme a quelli di altri gerarchi a Piazzale
Loreto (nel luogo dove mesi prima erano stati esposti i corpi di
alcuni antifascisti)
29 - Milano- truppe alleate e reparti italiani entrano in città
30 - Belluno e Schio sono liberate dai partigiani della VII
Alpini
Maggio
1 - Udine e Trieste- le due città sono liberate rispettivamente
dalle formazioni friulane e dai partigiani iugoslavi
29
2 - alle ore 14:00 entra in vigore la resa totale delle truppe tedesche in Italia (armistizio firmato presso il Quartier Generale
Alleato di Caserta il 29 aprile)
Rielaborazione di Elena Farruggia dal sito dell’ANPI Cronologia
della Resistenza italiana da resiztenzaitaliana. it, Il portale
della guerra di liberazione, www.romacivica.net/anpiroma/
cronologia/cronoresit
Didascalie e fonti iconografiche
Copertina: Lanci di armi e provviste
da parte degli Alleati alle formazioni
partigiane in montagna, collezione
privata M. C.; 1. La partigiana “Gina”
il giorno della Liberazione, collezione
privata Maria Teresa Tomada; 2. Partigiani in cammino, collezione privata
M. C.; 3., 4. Ritratto di partigiani.
Repubblica partigiana di Monte Fiorino, estate 1944, “STORIA E” n. 2,
maggio 2005; 5. Rimini, 16 agosto
1944. Partigiani impiccati in piazza,
ibidem; 6. Villaggio valdostano bruciato dai tedeschi, 1944, ibidem; 7. Paesi
e popolazione civile dopo i rastrellamenti e i bombardamenti nell’area
bellunese, ibidem; 8. Il battaglione
Martiri del Grappa sfila a Belluno il
giorno della Liberazione, collezione
privata Maria Teresa Tomada; 9. Bolzano 9 settembre 1943, carro armato
di fronte al Palazzo Alti Comandi
“STORIA E” n. 2, maggio 2005; 10.
Partigiani, Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea;
11. Manlio Longon, “STORIA E” n.
2, maggio 2005; 12. Franz Thaler,
ibidem; 13. Josef Mayr-Nusser, ibidem; 14. Hans Egarter, ibidem; 15.
La partigiana “Gina”, Filomena Dalla
Palma, collezione privata Maria Teresa
Tomada; Quarta di copertina: 1975:
la partigiana “Gina”, Filomena Dalla
Palma, incontra i partigiani con cui
aveva operato sul Grappa tra il 1943
e la Liberazione nel 1945, collezione
privata Maria Teresa Tomada.
STORIAE 2005, n. 2 - Rivista quadrimestrale
Storiografia: Insegnare la Resistenza tra storia e memoria; Letteratura e
Resistenza; La Resistenza al confine orientale; La Resistenza nel Trentino;
Resistenza e antifascismo in Provincia di Bolzano, 1943-1945; Operationszone Alpenvorland-Zona d’operazione Prealpi; La Resistenza tra Feltre e
Bolzano; I diari partigiani delle donne; Dal diario della partigiana “Gina”;
Un laboratorio didattico per costruire/ricostruire la storia a scuola. Un
percorso sui documenti e sul diario della partigiana “Gina”.
30
storiae
STORIA E + Dossier:
una rivista laboratorio
Editore: Sovrintendente Scolastico
prof.ssa Bruna Visintin Rauzi
Direttore responsabile:
Dir. Scol. prof.ssa Milena Cossetto
Lab.doc storia/Geschichte
PROVINCIA
AUTONOMA
DI BOLZANO
ALTO ADIGE
AUTONOME
PROVINZ
BOZEN
SÜDTIROL
Italienisches
Schulamt
Amt für
Bildungsentwicklung
Intendenza Scolastica
Italiana
Ufficio
Processi Educativi
25 aprile 1945. La Liberazione
STORIAE Fare memoria
Supplemento al n. 1-2008.
A cura di Milena Cossetto,
Elena Farruggia e Pietro Fogale
Ideazione grafica, prestampa
e stampa Life - Trento. Aprile 2008
Il testo ha finalità didattiche.
Per eventuali e comunque non volute omissioni e per
gli aventi diritto tutelati dalla legge l’editore dichiara la
propria disponibilità.
STORIA E nasce nel settembre del
2002 dall’idea di fare da ponte tra
i luoghi della ricerca storica per
eccellenza (Università, Musei, Centri
Studi, Archivi) e la scuola, la pratica
didattica quotidiana. È un luogo
dove dare voce a insegnanti e scuole
che vogliono mettere a disposizione
degli interessati materiali di lavoro,
programmazioni, percorsi di
ricerca sulla didattica della storia,
la storia locale, l’interazione tra
micro e macro storia, interviste
ai protagonisti della ricerca
storiografica attuale e delle
iniziative di innovazione a livello
internazionale. Ogni numero è
accompagnato da un Dossier di
materiali (documenti, immagini
e materiale bibliografico) su un
tema storiografico, legato alle
problematiche locali. Collaborano
docenti universitari, insegnanti,
storici, esperti locali, nazionali
ed internazionali. Alla rivista
collabora stabilmente Elena
Farruggia, referente del Progetto
Storia dell’Istituto Pedagogico.
Le pubblicazioni sono distribuite
gratuitamente a scuole, biblioteche,
musei, insegnanti, studenti
universitari e a tutti coloro che ne
faranno richiesta.
Le richieste vanno indirizzate a:
Lab*doc storia/Geschichte – STORIA E
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Se voi volete andare in pellegrinaggio nel
luogo dove è nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove caddero
i partigiani, nelle carceri dove furono
imprigionati, nei campi dove furono
impiccati. Dovunque è morto un Italiano
per riscattare la libertà e la dignità, andate
lì, o giovani, col pensiero, perchè lì è nata la
nostra Costituzione
Piero Calamandrei, Discorso ai giovani
sulla Costituzione nata dalla Resistenza.
Milano, 26 gennaio 1955
32
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