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Boris Tellegen per Ascot

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Boris Tellegen per Ascot
Economia&mercato
Boris Tellegen
per Ascot
Proseguendo nel progetto Game of Fifteen - inaugurato lo scorso anno con la collezione dedicata al maestro della pop-art
Keith Haring - Il Gruppo Ascot si presenta
quest’anno a Cersaie con una nuova serie da rivestimento dedicata a Boris Tellegen, artista olandese noto per il suo lavoro sulle geometrie e sui materiali, dove la
luce scivola attraverso diverse dimensioni e intricati rilievi.
Un’anteprima di questa nuova collezione
è già in mostra dallo scorso 9 maggio, e
lo resterà fino al 22 novembre, all’interno
di “The Bridges of Graffiti” - evento collaterale della Biennale di Venezia che ha riunito dieci artisti internazionali, facendoli
collaborare per la prima volta insieme a
una sorta di Hall of Fame sui muri dello
spazio Arterminal, nell’area portuale di
San Basilio.
Abbiamo chiesto ad Ades Frederic, direttore commerciale del brand Ascot, di illustrarci il percorso che ha condotto l’azienda a farsi promotrice di una così importante iniziativa che coinvolge vere icone dell’arte contemporanea.
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“tra Boris
e la ceramica ,
e il nostro modo di produrla , è scoccato
un vero colpo di fulmine :
quest ’ anno avremo a
Cersaie un vero
stand d ’A utore …”
Tile Italia: - Come è nato il progetto
Game of Fifteen?Ades Frederic: “L’idea è nata in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Sartoria, con sede a Modena, con la
quale abbiamo studiato un percorso di
riposizionamento del brand Ascot. All’interno di questo percorso, con il progetto Game of Fifteen, abbiamo pensato di
trasformare la piastrella da rivestimento
in un “veicolo per l’arte”, proponendola
quale supporto per la riproduzione di
opere e trasformando quindi la stessa
piastrella in “oggetto d’arte”.
Il nome Game of Fifteen - ispirato al Gioco dei Quindici - richiama il numero degli
artisti che saranno complessivamente
coinvolti nel progetto.
Ogni collezione della serie, prodotta in
pasta bianca con tecnologia Bitech ®,
costituisce una vera immersione nello
stile e nella poetica del singolo artista.
Dopo il tributo dedicato lo scorso anno a
Keith Haring, e che ha riscosso un così
importante successo anche in occasione de iSaloni 2015 dove è stato esposto
presso il prestigioso spazio 10CorsoComo, proseguiamo ora con una collezione dedicata a Boris Tellegen.”
Tile Italia: - Come si articola questa
nuova collezione? A. Frederic: “La collezione Tellegen è
sempre prodotta in ceramica porcellanata Bitech®, nei formati di cm 20x20 e
20x60 ed è caratterizzata da una doppia finitura di superficie: la prima a superficie liscia e dipinta, la seconda a superficie strutturata.
Peraltro, dato le caratteristiche “scultoree” dell’arte di Tellegen era inevitabile
dotare la piastrella della dimensione della profondità. Tre i colori di fondo su cui
è declinata l’intera collezione: bianco,
grigio e nero.”
Tile Italia: - Quindi quest’anno avremo
a Cersaie un vero “stand d’Autore”… A. Frederic: “E invito caldamente a venire a visitarlo: sarà decisamente fuori
dagli schemi e sono certo affascinerà
tutti. Peraltro, così come in Ascot siamo
lieti e veramente “onorati” di essere riuTile Italia 4/2015 - 87
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sciti a coinvolgere nel progetto Game of
Fifteen personalità di rilevanza mondiale
nel mondo dell’arte, allo stesso modo
siamo certi di poter affascinare con i nostri prodotti i visitatori di Cersaie così come una clientela sempre più raffinata e
internazionale.”
Tile Italia: - Ecco: qual è il cliente in grado di apprezzare un prodotto così particolare e lussuoso? A. Frederic: “Un prodotto di lusso… è
vero, la collezione di Haring così come
questa di Tellegen, sono prodotti di “lusso”, ma vorrei spiegare meglio: la clientela che, in tutto il mondo, mostra di apprezzare queste collezioni appartiene
ad una tipologia di persone in grado di
riconoscere il bello e l’arte e che cerca il
prodotto in base a precise scelte “culturali”.
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Provo a spiegarmi meglio: chi sceglie
questa tipologia di prodotto non lo fa
perché ha bisogno di esibire uno status
symbol con il quale elevarsi nella scala
sociale, ma lo sceglie proprio perché lo
trova il giusto dettaglio con cui completare il suo ambiente.”
Tile Italia: - E c’è un’area del mondo in
cui questa tipologia di clientela è più numerosa? A. Frederic: “Non ci sono aree preferenziali, direi che l’amore per il bello è
trasversale, così come non c’è una prevalenza di clientela costituita da progettisti piuttosto che da privati. Proprio l’esperienza di 10CorsoComo, in occasione de iSaloni 2015, ci ha dimostrato come l’apprezzamento per il dettaglio e
per l’arte in genere trovi discepoli in
Giappone così come in Francia o in In-
ghilterra e in genere nei paesi asiatici
così come a New York o in Italia.
Diciamo che quando abbiamo scommesso sul ritorno di una domanda di altissima gamma da rivestimento non ci
eravamo sbagliati…”
Tile Italia: - Quali i caratteri principali
che contraddistinguono questo ritorno
al rivestimento? A. Frederic: “Certamente si tratta di
una domanda che guarda esclusivamente alla qualità, del prodotto e dell’idea che esso esprime. Dimentichiamoci
quindi il rivestimento altezza due metri
dei bagni e delle cucine di una volta.
Una grande forza della ceramica sta nella sua capacità di ottenere la terza dimensione: la tridimensionalità dà la possibilità di esprimere emozioni che travalicano il concetto di rivestimento per ap-
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procciare anche espressioni artistiche. Il progetto
Game of Fifteen, peraltro, prevede che ad un certo
punto si possa arrivare a produrre il rivestimento su
espressa richiesta del cliente, totalmente personalizzato. Il quindicesimo artista del progetto Game of
Fifteen potrebbe essere un cliente privato…”
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THE BRIDGES OF GRAFFITI
56a BIENNALE DI VENEZIA
9 MAGGIO / 22 NOVEMBRE
Dieci gli artisti - Boris Tellegen, Doze
Green, Eron, Futura, Mode2, SKKI ©,
Jayone, Todd James, Teach, Zero-T per la prima volta hanno collaborato
alla realizzazione di un’unica opera,
una sorta di Hall of Fame sui
muri dello spazio
Arterminal c/o Terminal S. Basilio,
Fondamenta Zattere Ponte di Legno,
Venezia.
Il nome Arterminal (Terminal dell’Arte)
si ispira ad uno dei grandi contributi
apportati alla città lagunare dal suo
porto: l’apertura al mondo, lo scambio
e l’incontro tra diverse culture e quindi
anche differenti esperienze artistiche.
Come ieri gli scambi tra la Serenissima
e l’Oriente portarono a Venezia l’arte
Bizantina, così oggi l’apertura culturale
della città le consente di arricchirsi di
un palcoscenico racchiudente realtà
espressive differenti.
Un ponte tangibile, oltre che teorico,
con il tentativo di storicizzare scambi
culturali di artisti e opere che hanno
attraversato l’oceano: la mostra è
focalizzata su quegli esponenti del
graffitismo che hanno in seguito
sviluppato - o che già utilizzavano - uno
stile figurativo e che hanno saputo
evolversi e reinventarsi.
Arterminal è quindi una metafora
pertinente che racconta, in questo
primo esperimento, una forma d’arte
non convenzionale che viene messa in
relazione con l’illustre tradizione della
Biennale di Venezia. Dialoghi peraltro
espressi attraverso un duplice
percorso espositivo: i muri di San
Basilio, trasformati in una vera e
propria “tela” dedicata alle
espressioni più figurative, ed i suoi
spazi interni che, attraverso le
immagini fotografiche di Henry
Chalfant e Martha Cooper,
documentano le varie sfaccettature
del graffitismo rapportandole alle
opere di quegli artisti che sono in
seguito approdati nei principali musei
internazionali quali testimoni della
cultura mainstream.
L’allestimento sarà completato dalla
creazione di uno spazio caffetteria e
di BookShelves dedicati
all’esposizione di libri e fanzine sulla
storia dei graffiti, spazi realizzati su
progetto di Boris Tellegen, artista che
da sempre sperimenta con la
tridimensionalità e con forme
architettoniche grazie anche ai suoi
studi in Industrial Design Engineering.
Progetto curato da Fondazione de
Mitri e Mode2 con la consulenza di
DeeMo, Luca Barcellona e Andrea
Caputo. Prodotto da Carlo Pagliani e
Claudia Mahler e Sartoria
Comunicazione. Organizzato da
Associazione Inossidabile con il
patrocinio di Autorità Portuale di
Venezia. Allestimento architettonico
prodotto da Venezia Terminal
Passeggeri.
BORIS TELLEGEN
Durante gli anni 80, l’artista olandese Delta (lo pseudonimo
usato in strada da Boris Tellegen) trascorre la maggior parte del
suo tempo nel decostruire e trasformare le lettere della sua tag,
lavorando con lo stesso rigore appreso durante gli anni come
studente di ingegneria.
Il suo lettering frammentato tende verso un futuro organizzato
secondo i concetti dicotomici di falso caos e ordine controllato.
Boris Tellegen abbandona presto la strada, l’ambiente delle sue
prime opere, a favore dell’universo chiuso dello spazio espositivo.
Le parole diventano superficie e le lettere scompaiono dallo
sguardo per lasciare spazio alla direzione e al materiale, la luce
scivola attraverso le diverse dimensioni delle sue opere per
offrire nuove letture dei suoi intricati rilievi.
Le installazioni di Boris Tellegen o i suoi collage in legno e
carta suggeriscono un universo organizzato, dove l’intersezione
tra reale e concettuale è legata a uno stile geometrico basato su
prospettive invertite.
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