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Si è spento Alessandro Boris Amisich
Sabato, 23 agosto 2008 Esuli rimasti| LA VOCE DEL POPOLO 23 CHITARRISTA E DIRETTORE D'ORCHESTRA DI ORIGINI ISTRO DALMATE, ERA ANCHE MEMBRO DI MLH Si è spento Alessandro Boris Amisich Aveva una passione particolare per la chitarra barocca Si è spento improvvisamente, il 15 agosto, a soli 49 anni, il noto chitarrista e musicologo Alessandro Boris Amisich, di origini istro dalmate (il papà era di Zara e la famiglia è originaria di Žrnovnica, la mamma, Eleonora Spitz, di Carigador, località vicino a Verteneglio). Viveva a Padova. Era una persona schietta, allegra, spiritosa, vivace, creativa ma soprattutto profonda. Membro attivissimo del gruppo di discussione in internet Mailing List Histria del quale faceva parte ed i cui iscritti, come tutti gli amici e conoscenti di Aless, sono rimasti tutti colpiti dalla sua inattesa scomparsa, era nato ad Udine. Allievo di Romolo Gessi (Master in direzione d'orchestra conseguito all'Accademia Europea di Vicenza), di Giulio Cattin per la musicologia e di Giuseppe Ceccato e Paolo Muggia per la chitarra, Amisich è stato per alcuni anni direttore artistico dell'Orchestra Padova Classica. Si era laureato nel 1979 in chitarra al Conservatorio, ultimando nel contempo, nel 1983 anche gli studi umanistici e ottenendo pure una laurea in lettere con una tesi in storia della musica sul chitarrista romantico Giulio Regondi. Nel 1979 vinse il primo premio assoluto all’VIII Festival Nazionale di chitarra ad Ancona. Seguì poi corsi di perfezionamento in Italia ed all’estero il più significativo dei quali è stato quello di chitarra con Angelo Gilardino a Trivero. Ha seguito poi seminari e corsi anche con Julius Kalmar e Donato Renzetti per la direzione d'orchestra, con Giovanni Acciai per la direzione di coro e per la prassi e la notazione antica; con Andrea von Ramm per la musica medioevale; con Nino Albarosa e Alberto Turco per il canto gregoriano. Si è esibito come direttore e come esecutore in numerose città italiane, nonché in Croazia, Slovenia, Ungheria, Grecia, Austria, Germania, Spagna, Irlanda, Cechia, Belgio, Svizzera, Tunisia. Ha pubblicato revisioni musicali di opere ottocentesche per Berben e Zanibon. Suoi studi ed articoli sono pubblicati da Cd Classica, Orfeo, Il Fronimo, La Cartellina, Guitart, La Voce in più Musica, supplemento musicale del nostro quotidiano. Ha pubblicato un volume sul musicista ottocentesco Giulio Regondi per Ottocento Edizioni di Ancona ed a seguito del suo interesse per gli esuli istriani, è stato invitato dalla Società Croata di Musicologia per un convegno internazionale a Zagabria sul chitarrista croato Ivan Padovec. Nel corso della sua saliente carriera Alessandro aveva inciso tra l’altro, con la chitarra ottocentesca, le musiche del maggior chitarrista croato ottocentesco Ivan Padovec. Cinque anni fa fu l'unico ospite italiano invitato a Zagabria ad un convegno internazionale su Padovec organizzato in occasione dei 200 anni della nascita di questo musicista e tenne un concerto e una conferenza sulla retorica del melodramma nella musica per chitarra ai tempi di Padovec. Alessandro aveva una passione particolare per la chitarra barocca e collaborava da anni con l'Ensam- A proposito delle sue origini giuliane e dell’esodo ebbe a dire «Dal punto di vista culturale penso che sia un valore in più perché sicuramente si partecipa a realtà, esperienze, a culture che gli altri non hanno avuto. Diciamo che qualche volta si sarebbe fatto volentieri a meno di qualche esperienza dolorosa, però, indubbiamente, se anche il male serve a qualcosa, allora serve ad arricchire l’esperienza e la crescita di una persona. Poi di fatto, si tratta di una realtà che non può essere condivisa con chi non la conosce» ble Sans Souci, uno dei gruppi italiani di renaissance barocca con strumenti d'epoca tra i più attivi ed innovativi, fondato a Padova e diretto dall’oboista Giuseppe Nalin, con il quale ha inciso moltissimi Cd. Si dedicava molto anche al recupero del repertorio chitarristico originale ottocentesco, sia a livello di ricerca che di riproposizione concertistica e ha diretto la Camerata Musicale Vicentina fino alla sua scomparsa. L'amico Bepi (Giuseppe Nalin), lo descive così: "Occhio svelto nel vedere ogni cosa, orecchio A cura di Roberto Palisca Alessandro Boris Amisich con la sua chitarra barocca, strumento dal quale era praticamente inseparabile allenato e decisamente sensibile, mano morbida quando toccava le corde, battuta feroce e spesso commento salace. Bontà da vendere". Alessandro amava esibirsi con una chitarra francese LeBlanc del 1824. I suoi amici e colleghi del Sans Souci lo ricorderanno martedì sera a Padova, alla chiesa di Santa Croce con un concerto. Alessandro Amisich oltre a dedicarsi alla musica da sempre, scrisse molto. Curò anche la revisione e la ripubblicazione in edizione moderna di alcune opere di Matteo Carcassi per l’editore Zanibon. Per Ottocento Edizioni di Ancona ha pubblicato un volume che raccoglie i frutti di 15 anni di ricerche su Giulio Regondi. Membro del comitato scientifico della rivista “Guitart”, ha curato per conto di questa anche la pubblicazione in italiano di alcuni impor- In concerto a Fiume, nella sede della Comunità degli Italiani, con il "Collegium Musicum Fluminense" della SAC "Fratellanza" tanti contributi ed inserti (tra cui quello monografico su Regondi). Ha scritto articoli di storiografia chitarristica e recensioni per “Il Fronimo”. Insieme a “Formato A4” (OperaMus) ha inciso il “Concert for classic guitar and jazz piano trio” di Claude Bolling. Negli anni passati oltre ad essersi esibito a Zagabria e a Varaždin, Alessandro Amisich è stato più volte anche ospite a Pirano, dove ha tenuto vari concerti alla locale Comunità degli Italiani e alle Serate Musicali Piranesi, ha suonato a Cittanova e in Dalmazia nella chiesa di San Donato a Zara, città natale, come dicevamo, di suo padre. Nel novembre del 2007 a Pola partecipò insieme al pianista Carlo dalla Battista anche al concerto in ricordo di Sergio Endrigo. Ricorderemo ancora che all’inizio del settembre dell’anno scorso, presso le sedi delle Comunità degli Italiani di Spalato e Zara, aveva tenuto due concerti organizzati dall’Università Popolare di Trieste e dall’Unione Italiana di Fiume, grazie al contributo della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, mentre nel novembre del 2007 e due anni prima, nel 2005, si era esibito con vivo successo alla presenza di numerosi connazionali anche alla Comunità degli Italiani di Fiume, da solo ed insieme ai musicisti del “Collegium Musicum Fluminense” della SAC “Fratellanza”, diretto dal maestro David Stefanutti che gli era grande amico. A proposito delle sue origini giuliane e dell’esodo Alessandro ebbe a dire in un’intervista rilasciata tempo fa alla nostra Patrizia Venucci Merdžo: “Sarebbe un discorso lungo. In sintesi l’esodo l’ho sentito abbastanza; l’ho vissuto di riflesso, come un dramma familiare. Quando si parla di famiglie divise e scelte che hanno portato a questo, a prescindere dalle ragioni politiche, ecco, a quel punto indubbiamente rimane una lacerazione. Poi, come succede spesso tra discendenti di esodati, c’è un tentativo di rimozione, nel senso che parlarne da fastidio, farlo sapere pure. Si finge che non sia mai successo. Ho sentito l’esigenza di cominciare a ripercorrere in senso inverso questo percorso soltanto di recente ma da allora direi che è un pensiero costante. Dal punto di vista culturale penso che sia un valore in più perché sicuramente si partecipa a realtà, esperienze, a culture che gli altri non hanno avuto. Diciamo che qualche volta si sarebbe fatto volentieri a meno di qualche esperienza dolorosa, però, indubbiamente, se anche il male serve a qualcosa allora serve ad arricchire l’esperienza e la crescita di una persona. Poi di fatto, si tratta di una realtà che non può essere condivisa con chi non la conosce”. Per questo Alessandro Boris Amisich ritornava spesso a Fiume, in Dalmazia e soprattutto in Istria. Partecipando ai Raduni di Mailing List Histria, per tenere concerti ma anche per riposare. Amava soprattutto trascorrere le vacanze estive a Parenzo dove ritornava puntualmente ogni anno insieme alla sua famiglia. Lascia la moglie Tiziana e la figlia Sofia. I funerali di Alessandro Boris Amisich hanno avuto luogo ieri a San Bellino, in zona Arcella a Padova, dove a dirgli addio oltre a famigliari, conoscenti e colleghi musicisti sono stati anche i molti amici che aveva in rete tra cui tanti membri di Mailing List Histria i quali a nome di tutti gli iscritti al gruppo di discussione in Internet composto da esuli e rimasti, di cui anche lui faceva parte, hanno inviato ai famigliari di Alessandro tanti messaggi di cordoglio, tra cui questo a firma di Franco Rismondo: "Alla famiglia ed alla figlia Sofia, piccola allieva di Alessandro al Teatro Sperimentale ad Ancona anni orsono, le più sentite condoglianze per la perdita di un uomo straordinario, di una sensibilità che ti faceva entrare in sintonia senza bisogno di tante parole, che mascherava la serietà dell'impegno con la leggerezza dell'umorismo, giocando con le parole come note di uno scherzo musicale, che aveva raccolto la vaga informe idea di un Concerto del Ricordo e la ha realizzata con la passione che ha saputo trasmettere a tutta la sua orchestra e a tutti noi, suo pubblico". Il saluto ad Alessandro, ai funerali, è stato dato dalla dolcissima figlia Sofia con voce rotta dall'emozione, da colleghi e allievi, dall'assessore all'Istruzione del Comune di Padova, da Giorgio Varisco a nome degli esuli, da Patrizia Lucchi a nome della MLH, ed infine, l'ultimo saluto nel nostro dialetto, dal maestro Luigi Donorà.