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lettera ai romani - Nuova evangelizzazione
LETTERA AI ROMANI CIRCOSTANZE Le lettere di Paolo sono dirette sempre a comunità cristiane che lui stesso aveva fondate. La comunità di Roma, invece, Paolo ne l'ha fondata ne l'ha visitata, prima di scrivere questa lettera. Perché allora scrive ai Romani? Le circostanze dello scritto vengono indicate in Rm (15,14-33). Paolo considera compiuta la sua missione nella parte orientale dell'impero (15, 19) e si appresta ad aprire un nuovo capitolo della predicazione ai pagani, alla quale era stato chiamato. Da tempo accarezzava il sogno di piantare il nome di Cristo « in Spagna » (15, 24. 28), che costituiva l'estremo dell'occidente allora conosciuto. Di questo viaggio, che ossessionava quell'uomo universale che era Paolo, Roma non costituiva soltanto una tappa intermedia: la immaginava come la base di partenza per l'evangelizzazione dell'occidente (15,24). Si profilava già, nella mente dell'apostolo, il ruolo storico che la prestigiosa capitale dell'impero avrebbe avuto per il cristianesimo? Gerusalemme e Roma: Paolo le vede in profonda connessione storica. Andrà subito a Gerusalemme (15,25), e la colletta fatta dalle chiese della Grecia e dell'Asia Minore per la chiesa madre di Gerusalemme, se accolta, sarà una verifica dell'unità delle chiese. Ma Paolo cerca anche un segno ulteriore di solidarietà spirituale e teologica. Egli non vuole impegnarsi nella nuova evangelizzazione in occidente, come fosse un'impresa sua individuale. La lettera è indirizzata ai Romani, ma Paolo pensa anche a Gerusalemme e alla comunità giudeo-cristiana dalla quale spera di essere ben accolto. Perciò medita a lungo sul suo vangelo e lo esprime ampiamente, articolatamente, con giustificazioni approfondite ( 1,16 8,39). Per questo affronta il mistero di Israele e del suo rifiuto (cc. 9-11). La lettera ai Romani è anche una verifica di poteri che Paolo chiede alla comunità madre di Gerusalemme, nella quale sta per recarsi prima di intraprendere il viaggio a Roma e in Spagna. Una lettera così concepita e cosi redatta vuole un periodo di calma riflessione. A ciò si addicono i tre mesi che Paolo trascorre a Corinto nell'inverno 56-57 d. C. (At 20,3), prima di recarsi a Gerusalemme (At 21), conforme al progetto di cui parlano anche gli Atti: « Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma" » (At 19, 21). DESTINATARI Sono senz'altro da identificarsi con la comunità cristiana di Roma (cf 1,7, 15). Più difficile determinare la composizione sociale della comunità al tempo della Lettera. Paolo infatti, non avendo mai visitato la comunità di Roma, non fa molte allusioni a situazioni di fatto come gli accade in molte altre Lettere dirette a comunità fondate da lui. È chiaro che egli ha, nei riguardi della comunità cristiana di Roma, solo notizie di seconda mano. Ora le allusioni, discrete, che Paolo fa sulle condizioni della comunità permettono di stabilire, e ciò con sicurezza, un solo dato di fatto fondamentale: la comunità è composta di cristiani provenienti dal giudaismo e di cristiani provenienti dal paganesimo. In quale proporzione ? Non abbiamo elementi decisivi per una risposta; le opinioni variano: una comunità a maggioranza giudeo-cristiana (Zahn, Leenhardt); una comunità essenzialmente mista, rappresentata più o meno sproporzionatamente da cristiani provenienti dal paganesimo e dal giudaismo (Sanday-HeadIam, Lagrange, Michel, Lyonnet, Cipriani). UNITA’ E AUTENTICITA’ Non vi sono dubbi seri in proposito. Non mancano difficoltà per alcuni punti particolari: la dossologia di 16,25-27 è trascritta in alcuni codici alla fine del c. 14; tutto il c. 16 è sospetto per le molte allusioni personali. Ma l'opinione prevalente di critici, cattolici e acattolici, sta per l'integrità della Lettera, così come essa si presenta. Vi troviamo lo stile tipico di Paolo: espressioni dense, concise; anacoluti, variazioni improvvise riflettono la profondità e la forza trascinatrice del suo pensiero. Troviamo una grande varietà di forme letterarie, che vanno dal ragionamento serrato, all'esposizione rabbinico-midrascica della Scrittura, dall'esortazione calda, all'inno, alla poesia. L'argomento è molto simile a quello della Lettera ai Galati; ma il tono è, qui, notevolmente più profondo, e, stilisticamente parlando, meno concitato. Abbiamo una trattazione dottrinale. I TEMI I temi della lettera ai Romani sono, fondamentalmente, gli stessi della Lettera ai Galati. Ma il carattere polemico e il modo frammentario di Galati cede il posto, in Romani, ad una trattazione pacata, approfondita, sistematica. La struttura della lettera è sapientemente costruita e sufficientemente palese. La tesi è enunciata in Rm 1,16-17, e può esprimersi così: « II vangelo" è potenza di Dio, capace di salvare chiunque crede, prima il giudeo e poi il pagano, perché nel vangelo viene ad esplodere la potenza salvifica di Dio (giustizia) allorquando l'uomo accede alla fede, la quale fa accadere per lui la salvezza che mira alla vita ». Paolo proclama l'annuncio ufficiale della salvezza ai due mondi religiosi del tempo: quello pagano (1,18-32) e quello giudaico (2,1 3,20), ambedue immersi nel peccato e nell'alienazione, ambedue incapaci di portare salvezza. La requisitoria contro il paganesimo e la dichiarazione del fallimento del giudaismo permettono a Paolo di riprendere la tesi iniziale e di svilupparla: soltanto nel Cristo esplode il progetto salvifico di Dio, il quale salva tutti gli uomini in virtù della fede e non delle opere della legge (3,21-31). Segue un'illustrazione biblica del tema, l'esempio di Abramo campione dell'obbedienza della fede e della salvezza mediante la fede (c. 4). Assicurato saldamente l'antefatto della giustificazione del credente in virtù della fede, Paolo ne illustra le conseguenze per la vita dei cristiani (cc. 5-8). La salvezza cristiana è pace con Dio (c. 5); è libertà dal peccato e novità di vita (c. 6); è libertà dalla legge, che rimane esterna all'uomo e lo lascia nella sua lacerante frustrazione (c. 7); è liberazione dalla morte non solo per i credenti ma per l'intera creazione (c. 8). Sulle spalle dei salvati pesa così il compito grave e sublime di questa universale salvezza cosmica. Ma essi non sono soli. Dio è con loro (8, 31). Cristo, come pioniere dei credenti, è giunto personalmente alla meta della storia: « Risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi » (8, 34). Noi corriamo sulle sue tracce. Paolo affronta poi, scopertamente, il problema di Israele (cc. 9-11). In Romani, come in Galati, l'apostolo aveva dovuto riaffermare con chiarezza che la salvezza portata da Cristo significava rottura col mondo religioso giudaico (c. 7). Ma, con ciò, non rischiavano i giudeo-cristiani di rimanere vittima di un complesso giudaico? Non c'era il pericolo che i convertiti dal paganesimo andassero incontro alle prime forme di antisemitismo? Soprattutto, si poteva ammettere che il popolo, eletto da Dio, fosse escluso da un ruolo decisivo nella storia della salvezza che esso aveva inaugurata? Il duro giudizio di Dio sull'infedeltà di Israele resta (9, 30 10,21), e diventa una salutare lezione per la stessa chiesa di etnico-cristiani (11, 19-21). Ma l'Israele di Dio, il popolo eletto carico di privilegi e di promesse, non è venuto meno (9, 1-5). Il « resto » d'Israele, di cui parlava Isaia e che ha sempre vissuto nella linea della fede abramitica (9, 6-9), è ancora presente, è salvo (9, 27- 28): Gesù Cristo, gli apostoli, la comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme rappresentano questo piccolo « resto », nel quale Israele sopravvive. Ma il « popolo » d'Israele, come tale, è condannato forse a una infedeltà e a un giudizio senza appello? No, risponde Paolo, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (11, 29). L'infedeltà d'Israele non solo è parziale, ma è provvisoria (11, 1-32). Il mistero di Israele viene così espresso: « L'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora Israele sarà salvato» (12,25-26). Dio infatti ha racchiuso tutti (pagani e giudei) nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia (12, 32). L'ultima parte della lettera (cc. 12-15), prima delle raccomandazioni e dei saluti (c. 16), è morale ed esortativa, secondo il costume di Paolo. L'apostolo dubita delle vocazioni universali (l'essere chiamati a fare tutto!) e invita ciascuno a individuare il proprio carisma (12,6-8), soprattutto a porre in atto l'amore fraterno senza finzioni, in seno alla comunità e con quelli di fuori (12, 19-21). Vuole anche che i cristiani siano cittadini esemplari (13,1-7). Ricorda ancora una volta il debito mai estinto dell'amore vicendevole (13,8-14), da spendere innanzitutto verso i deboli nella fede presenti nella comunità (14, 1-15,6) e per promuovere la piena concordia tra cristiani provenienti dal giudaismo e cristiani provenienti dal paganesimo (15,7-13). IMPORTANZA La lettera ai Romani è la prima grande elaborazione teologica del messaggio cristiano e per questo ha svolto sempre, nel corso della storia della chiesa, una parte di primissimo piano. Anche se la Lettera non contiene tutta la teologia di Paolo (vi manca, ad esempio, l'ecclesiologia), ne rappresenta tuttavia la sintesi più elaborata. E ciò in una età relativamente vicina all'anno della morte e resurrezione di Gesù e alla conversione stessa di Paolo. Non c'è trattato teologico che non attinga, in misura più o meno larga, dalla Lettera ai Romani. Le grandi ore del dibattito teologico sono anche le ore della lettera ai Romani Grande è stata l'importanza della Lettera sotto l'aspetto storico. S. Agostino ebbe l'ultimo impulso alla conversione leggendo la Lettera ai Romani. (Confessioni, 8, 12, 23). È stata il punto di partenza della Riforma protestante : Lutero scrisse il suo Commento ai Romani nell'anno 1515: già vi si trovano le sue idee sulla giustificazione; Calvino, nel suo libro Christiance religionis institutio, seconda edizione 1539, basa la sua dottrina della predestinazione sulla Lettera ai Romani. Il Concilio di Trento si fonda proprio sulla Lettera ai Romani per esporre la dottrina cattolica della giustificazione e del peccato originale. Il nuovo movimento protestante iniziato da Karl Barth ha avuto anch'esso come punto di partenza il Commento alla Lettera ai Romani: 1918. Il dialogo ecumenico passa, oggi, per le piste della lettera ai Romani. Per chi sa ascoltare, la potente voce di Paolo è sempre nuova, e nuova per tutti Si può quindi condividere il giudizio di Althaus: « Nessun'altra Lettera del Nuovo Testamento ha avuto e ha tanta importanza nella Chiesa. La storia del paolinismo è la storia della Lettera ai Romani. Le grandi ore della storia della religione cristiana sono anche ore della Lettera ai Romani ». (Valerio Mannucci ) Capitolo 1 Indirizzo e saluto Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, 2 che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, 3 riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, 4 costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. 5 Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell`apostolato per ottenere l`obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome; 6 e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. 7 A quanti sono in Roma amati da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. 1 Affetto per i Romani Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo. 9 Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi, 10 chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi. 11 Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, 12 o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13 Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili. 14 Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: 15 sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma. 8 Argomento della lettera Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. 17 E` in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede. 16 Tutti gli uomini hanno peccato In realtà l`ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell`ingiustizia, 19 poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. 20 Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l`intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21 essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. 22 Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23 e hanno cambiato la gloria dell`incorruttibile Dio con l`immagine e la figura dell`uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. 18 Dio li ha abbandonati Perciò Dio li ha abbandonati all`impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25 poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. 26 Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 27 Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s`addiceva al loro traviamento. 28 E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d`una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, 29 colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d`invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, 30 maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 32 E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa. 24 ___________________ PAOLO (1 ) All’inizio della lettera, per qualificare il messaggio, Paolo si presenta come servo di Gesù Cristo, titolo di impegno e di onore dato spesso ai personaggi del VT, come nel NT è dato quello di “diacono” apostolo per vocazione , chiamato da Dio che gli offre la possibilità di spendere e realizzare la vita nel servizio prescelto per annunziare : il servizio, cui Paolo dice di essere destinato in maniera speciale è quello di annunziare il “Vangelo di Dio”, presentato anche come “Vangelo mio”. VANGELO DI DIO (2) Paolo asserisce che il Vangelo, al cui annunzio è chiamato, è stato “preannunziato” nel VT e che l’oggetto delle promesse è “il Figlio suo “: Del Figlio viene messa in risalto la natura umana e la figliolanza divina. Gesù per nascita è “figlio di Davide” e in forza della risurrezione è costituito Messia e Salvatore in senso pieno, da allora è “Figlio di Dio”, non perchè prima non lo fosse, ma in quanto la realtà di Figlio di Dio e Salvatore tocca il suo vertice, ed è il “Signore”, da cui il mondo ottiene la salvezza e che esercita il suo dominio nella comunità dei credenti. I versetti 2-4 probabilmente sono il residuo di un’antica professione di fede. RICEVUTO LA GRAZIA DELL’APOSTOLATO (3) L’Apostolo ha ricevuto “la grazia del servizio apostolico” ; è la stessa grazia concessa al credente, che in Paolo opera in modo speciale per la diffusione del Vangelo. Tale grazia diventa così feconda da condurre “i pagani all’obbedienza della fede”, e tra coloro che sono chiamati alla fede ci sono anche i Romani, cui Paolo scrive A QUANTI SONO IN ROMA (7) I Romani, destinatari della lettera, sono presentati come “prediletti di Dio e santi”, cioè scelti e separati per quella chiamata, che è comune a Paolo e ai Romani. A loro sono rivolti gli auguri di grazia e pace e su loro è invocata la benedizione di Dio. RINGRAZIO (8) Il ringraziamento a Dio riguarda la comunità cristiana di Roma per la fede conosciuta e proclamata in tutto il mondo e divenuta quindi un annuncio. RENDO CULTO (9) Il ministero evangelico è un atto di culto reso a Dio, come lo è ogni vita cristiana animata dalla carità. NEL MIO SPIRITO (9) Lo spirito è luogo più profondo dell’essere, il centro della personalità. Un servizio sacerdotale che interessa tutto l’uomo, il suo pensare, volere, agire DESIDERIO DI VEDERVI...PER COMUNICARVI (10) Desiderio costante, che si realizzerà per la prima volta quando giungerà prigioniero a Roma. Scopo della futura andata a Roma è un incoraggiamento e una gioia da comunicarsi vicendevolmente, sulla base della comune fede : per rinfrancarmi...mediante la fede in comune. ALTRI GENTILI (12) In quanto apostolo dei Gentili, Paolo sente la sua missione come un servizio doveroso, da compiere verso tutti, sia verso i Greci, cioè i popoli civili, tra cui anche i Romani, sia verso i barbari. Da qui proviene la sua sollecitudine (“ sono pronto” ) di andare a Roma. NON MI VERGOGNO DEL VANGELO (16) Nei versetti 16-17 si trova il messaggio centrale del Vangelo di Paolo, con la rivelazione della giustizia di Dio. Umanamente il vangelo offre motivo per essere misconosciuto o per vergognarsi. Agli occhi degli uomini è debole e impotente, è stoltezza per coloro che si perdono. Paolo non solo non si vergogna ma lo annunzia con grande costanza, conoscendone la forza. Il Vangelo infatti è POTENZA DI DIO PER LA SALVEZZA (16) Il Vangelo annunzia un avvenimento di salvezza, un’azione di Dio efficace per la salvezza dell’umanità. DI CHIUNQUE CREDE (16) La salvezza è donata a coloro che cooperano con la fede. Quanto alla salvezza i Giudei hanno avuto nella storia una certa priorità ; ora a tutti è concessa come dono e per la fede. E’ IN ESSO CHE SI RIVELA LA GIUSTIZIA DI DIO (17) In Cristo si manifesta l’attività salvifica di Dio, che libera l’uomo da suo male morale e lo rende capace di osservare la nuova legge dello Spirito. DI FEDE IN FEDE (17) Tutta l’azione delle giustificazione avviene nell’ambito della fede, dove, per così dire, è come immersa. IL GIUSTO VIVRA’ MEDIANTE LA FEDE (17) L’espressione tratta da Abacuc 4, 2 in questo contesto dice che il giusto che aderisce a Dio, accettando il messaggio di salvezza, avrà la vita divina. L’IRA DI DIO La situazione dell’umanità era tale che non aveva possibilità di salvezza senza la giustizia di Dio. Gli uomini, pur avendo avuto una conoscenza di Dio, mediante le sue opere, la natura per i pagani, gli interventi nella storia per gli Ebrei, non hanno agito di conseguenza, hanno smarrito il barlume iniziale e sono caduti nell’immoralità e nell’idolatria. L’ira di Dio va a colpire tutta la perversione dell’umanità. SOFFOCANO LA VERITA’ (18) Gli uomini peccatori commettendo ogni specie di ingiustizia hanno soffocato la verità che proviene da Dio. INFATTI DALLA CREAZIONE DEL MONDO (19) L’uomo è inescusabile, perché Dio si è rivelato come creatore nella sua creazione, ma questa rivelazione non ha portato gli uomini al riconoscimento della verità, cioè al riconoscimento del vero rapporto con il loro creatore. La rivelazione di Dio diventa così una circostanza aggravante. SI DICHIARAVANO SAPIENTI (22) La sapienza umana è evidente stoltezza : il culto che avrebbero dovuto rivolgere a Dio lo hanno rivolto agli idoli. L’idolatria non è una forma primitiva di culto, come vorrebbero alcuni, ma una degenerazione, un capovolgimento del culto dovuto a Dio solo HANNO CAMBIATO... CON L’IMMAGINI (23) L’uomo che scambia le creature con Dio, apre la strada ad ogni dissolutezza. PERCIO’ DIO LI HA ABBANDONATI (24) Per ben tre volte (24-26-28) risuona questo terribile giudizio di Dio, che non intende scusare gli uomini e la loro libera scelta, ma significa che Dio lascia libero corso alle loro passioni, che giungono al parossismo e punisce il loro peccato. Senza Dio l’uomo svanisce. L’errore religioso colpevole trascina i peggiori disordini morali e sociali e il peccato porta in se stesso il suo frutto e la sua sanzione POICHE HANNO CAMBIATO (25 ) Questi uomini hanno messo al posto di Dio il non Dio e il culto idolatrico li ha resi schiavi e zimbello delle cose. TURPI PASSIONI (26) Con esplicito riferimento ai pagani viene mostrata in dettaglio la situazione immorale cui porta l’abbandono di Dio. Il quadro presentato è sconcertante. CAMBIATO I RAPPORTI NATURALI (26) Il quadro negativo ha inizio con la citazione dei rapporti omosessuali femminili, largamente diffusi nell’ambiente pagano, ma limitatissimi, se non addirittura ignorati, nel mondo giudaico. Il disordine sessuale in generale nel mondo giudaico è normalmente abbinato all’idolatria : il culto degli idoli e il capovolgimento dell’ordine morale, soprattutto il disordine sessuale, vanno insieme. RICEVENDO IN SE STESSI (27) I peccatori sono essi stessi, personalmente, le vittime del loro errore. DISPREZZATO LA CONOSCENZA DI DIO (28) Il fondamento del peccato sta nel fatto che gli uomini non sono andati oltre una conoscenza iniziale e momentanea di Dio. Una conoscenza vaga, un credere confusamente in Dio non basta, se non si passa ad una conoscenza vera e non si traggono le conseguenze nella vita. IN BALIA D’UNA INTELLIGENZA DEPRAVATA (28) Dal momento che gli uomini non stimarono saggio possedere la vera conoscenza di Dio, questa conoscenza resta insipiente, inerte e ottusa, senza misura e senza norma. E il giudizio morale incluso nella conoscenza di Dio si trova atrofizzato e falsato. Diventata irragionevole la ragione stessa in balia di “un’intelligenza depravata” si compie nell’uomo e tra gli uomini l’ultimo svuotamento e l’ultima decomposizione. COMMETTONO CIO’ CHE E’ INDEGNO (28) Segue una lunga serie di 21 vizi e peccati, indicanti il pervertimento di chi ha abbandonato Dio. PUR CONOSCENDO....ANCHE APPROVANO (32) Questi peccatori compiono tali azioni immorali con piena conoscenza e approvano coloro che si comportano come loro. Il versetto nella Bibbia interconfessionale è così reso : “ Sanno benissimo come Dio giudica quelli che commettono tali colpe : sono degni di morte. Tuttavia, non solo continuano a commetterle, ma anche si rallegrano con tutti quelli che si comportano come loro”. E’ un mondo pieno di arbitrio personale e di iniquità sociale: la Roma dei “Cesari” diventa tipo di un’umanità che disprezza la conoscenza di Dio. Paolo giudica e condanna il mondo pagano, non le intenzioni delle persone, di cui solo Dio è giudice. Romani 2 suppone che più di qualcuno osservi la legge naturale scritta nel suo cuore. Ma l’uomo deve riconoscersi peccatore. Capitolo 2 Colpe dei Giudei Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. 2 Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. 3 Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? 4 O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? 5 Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell`ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, 6 il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7 la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; 8 sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all`ingiustizia. 9 Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco; 10 gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, 11 perché presso Dio non c`è parzialità. 1 Il giudizio secondo la legge positiva o neutrale Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge. 13 Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati. 14 Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; 15 essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. 16 Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo. 12 La legge aggrava le colpe Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio, 18 del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio, 19 e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, 20 educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l`espressione della sapienza e della verità... 21 ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? 22 Tu che proibisci l`adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? 23 Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge? 24 Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto. 25 La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso. 26 Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione? 27 E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge. 28 Infatti, Giudeo non è chi appare tale all`esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; 29 ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio. 17 _______________________ SEI DUNQUE TU (1) Paolo su rivolge a Giudei che proclamavano la gloria di Dio ed erano difensori dei suoi insegnamenti. Nemmeno loro meritano un trattamento privilegiato rispetto ai pagani, perché non è la conoscenza della legge, ma la sua osservanza che conta. UOMO CHE GIUDICHI (2) Paolo si rivolge ora a chi giudica gli altri. La condanna riguarda tutti coloro che vorrebbero trovare di fronte al giudizio di Dio un motivo di scusa, ma ha un particolare riferimento ai Giudei, che rischiavano di cadere nel peccato del fariseo del Vangelo “ O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri...” ( Lc 18) MENTRE GIUDICHI (2) Chi giudica dimentica facilmente che anche il suo agire viene giudicato. Se l’uomo si considera già giusto, la giustizia di Dio non può più operare. TU SOLO (3) Il giudizio di condanna che viene da Dio è per chiunque commette il peccato : nessuno, se non illudendosi, può pensare di sfuggirlo. O TI PRENDI GIOCO (4) Ci si può illudere, sentirsi tranquilli e continuare a peccare quando nell’immediato non si subisce nessun castigo per il male operato, ma chi agisce così disprezza Dio che ha a cuore la nostra salvezza. Egli ha una infinita ricchezza di bontà, di pazienza, di longanimità e nella sua misericordia vuole portarci alla conversione. DUREZZA E CUORE IMPERTINENTE (5) L’azione misericordiosa di Dio nei confronti dell’uomo rende più responsabile chi vi si oppone o chi sfugge. Si determina allora un irrigidimento, una coscienza inaccessibile al pentimento, che non fa che accumulare per l’individuo responsabile l’ira di Dio per il giorno finale della parusia, nel quale si avrà la manifestazione della sentenza giudicatrice di Dio. Un modello negativo di testardaggine è offerto da Israele, che ha dato continue prove di tradire l’alleanza e ora rifiuta il Cristo, attirandosi così l’ira divina. SECONDO LE SUE OPERE (6) Il giudizio di Dio è unico per tutti e sarà in conformità alle opere compiute. Anche per il cristiano giustificato vale quanto già asseriva il VT , per esempio nel Salmo 62, 13 : “ ricompensi ciascuno secondo le sue azione” o in Proverbi 24, 12. PER IL GIUDEO PRIMA E POI PER IL GRECO (10) Ai Giudei per primi era stata annunziata la salvezza PRESSO DIO NON C’E’ PARZIALITA’ (11) Dio è al di sopra di qualunque favoritismo personale e in Lui non esiste nessuna discriminazione. Il giudizio di Dio non cade sulle conoscenze, ma sulle azioni. SENZA LEGGE....SECONDO LEGGE (12) Nessuna parzialità in favore dei Giudei, che avevano ricevuto la Legge, dato che la legge non protegge di fronte al giudizio : legge o non legge, chi si comporta male perisce. QUELLI CHE METTONO IN PRATICA !3) E’ giusto davanti a Dio chi mette in pratica la legge. SARANNO GIUSTIFICATI (13) Per la prima volta nella lettera ai Romani di fa cenno alla “giustificazione”. SONO LEGGE A SE STESSI (14) Anche i pagani hanno una legge, anche se non è quella di Mosè ; è la legge naturale scritta nei loro cuori, sono quindi legge a se stessi, cioè trovano in se stessi la indicazioni che la rivelazione ha presentato con somma chiarezza. COSCIENZA (15) Anche i pagani hanno la coscienza che approva o condanna, anche da loro nella coscienza viene percepito il comandamento di Dio. QUEL GIORNO....PER MEZZO DI GESU’ CRISTO (16) Quando l’operare degli uomini sarà giunto al termine, il Padre, per mezzo di Gesù Cristo, giudicherà il mondo. Ma l’ ultimo tempo” è già iniziato con la venuta di Gesù, quindi il giudizio di Dio è già ora in corso e la storia dell’umanità è sempre sottoposta al suo giudizio. ORA SE TU TI VANTI....SULLA LEGGE (17) La requisitoria contro i giudei si carica ora di ironia. Paolo intavola una discussione con il Giudeo sui suoi privilegi e diritti e sui suoi doveri. Il primo vanto è di essere Giudeo, perché a questa qualifica sono collegati determinati titoli. Il primo privilegio è la Legge, che è certamente titolo di gloria legittimo. Con la legge il Giudeo ha in mano l’atto di alleanza con Dio, dalla legge può conoscere la sua volontà e ciò che è bene, seguendo la legge può agire e giudicare rettamente. ESSER GUIDA DEI CIECHI (19) Dal dono della legge deriva l’ obbligo di essere “guida”, “luce” “educatore”, “maestro” nei confronti dei pagani. Di ciò erano consapevoli i Giudei, ma per alcuni, più che di obbligo, si trattava solo di vanto. Di loro Gesù aveva detto :” sono ciechi che guidano altri ciechi” ( Mt 15, 14 ). COME MAI TU (21) Paolo smaschera, con alcuni esempi, l’autogiustificazione dei Giudei e dimostra l’assurdità delle loro pretese. IL NOME DI DIO E’ BESTEMMIATO (14) La condotta dei Giudei dovrebbe condurre al riconoscimento di Dio da parte dei pagani. Invece avviene proprio il contrario : la loro condotta è motivo di disprezzo di Dio. LA CIRCONCISIONE (25) Come la legge solo la circoncisione non serve a nulla. Esso è il segno dell’alleanza, ma a che serve se i giudei non sono fedeli all’alleanza, perché non osservano la legge? La circoncisione per alcuni rabbini aveva in se stessa la forza di salvare ogni israelita, per Paolo invece né la circoncisione né la legge di per se salvano. Ciò che conta è l’operare, l’osservare la legge. Senza le opere, la circoncisione è un’inutile titolo d’onore. Al contrario se i non circoncisi osservano la legge, operando bene, godranno dei benefici promessi ai circoncisi. CIRCONCISIONE DEL CUORE (28) Altrove ( Fil 3, 3 ) Paolo dirà : “ Noi siamo i veri circoncisi, che prestiamo culto nello spirito a Dio e ci gloriamo in Gesù Cristo e non confidiamo nella carne” . E’ circonciso nel cuore l’uomo nuovo, che ritrova se stesso in Cristo e nella fede, è animato e guidato dello Spirito, sua nuova legge, e pratica le opere buone corrispondenti. Capitolo 3 Prerogative dei Giudei Qual è dunque la superiorità del Giudeo? O quale l`utilità della circoncisione? - 2 Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio. - 3 Che dunque? Se alcuni non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? - 4 Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace e ogni uomo mentitore, come sta scritto: Perché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato. - 5 Se però la nostra ingiustizia mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Forse è ingiusto Dio quando riversa su di noi la sua ira? Parlo alla maniera umana. 6 Impossibile! Altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo? - 7 Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora giudicato come peccatore? 8 Perché non dovremmo fare il male affinchè venga il bene, come alcuni - la cui condanna è ben giusta - ci calunniano, dicendo che noi lo affermiamo? 1 Tutti gli uomini sono peccatori Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, 10 come sta scritto: Non c`è nessun giusto, nemmeno uno, 11 non c`è sapiente, non c`è chi cerchi Dio! 12 Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c`è chi compia il bene, non ce n`è neppure uno. 13 La loro gola è un sepolcro spalancato, tramano inganni con la loro lingua, veleno di serpenti è sotto le loro labbra, 14 la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza. 15 I loro piedi corrono a versare il sangue; 16 strage e rovina è sul loro cammino 17 e la via della pace non conoscono. 18 Non c`è timore di Dio davanti ai loro occhi. 19 Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio. 20 Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato. 9 La giustificazione è gratuita Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; 22 giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c`è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. 25 Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, 26 nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù. 27 Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede. 28 Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della legge. 29 Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani! 30 Poiché non c'è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi. 31 Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient'affatto, anzi confermiamo la legge. 21 __________________ SUPERIORITA’ DEL GIUDEO (1) Questo brano risponde ad alcune obiezioni che Paolo stesso si fa, partendo dalla superiorità del Giudeo eletto da Dio. GRANDE (2) L’importanza e i vantaggi di essere Giudei sono certamente grandi. E Paolo fa cenno al primo fatto fondamentale : essere stati depositari delle rivelazioni di Dio. FEDELTA’ DI DIO(3) C’è la promessa di Dio nei confronti del popolo eletto, che non è certo caduta per le infedeltà di tanti Israeliti. DIO E’ VERACE E OGNI UOMO MENTITORE (4) Ricorrendo all’immagine di un giudizio e ad un versetto del salmo 51, si asserisce che in una lite processuale tra due parti, Dio è dichiarato giusto e l’uomo, chiunque esso sia, menzognero. LA NOSTRA INGIUSTIZIA (5) La malvagità umana non intacca, anzi , per contrasto, dà maggior risalto all’azione salvifica di Dio. Ma per il fatto che la nostra malvagità mette maggiormente in risalto la giustizia di Dio, non ne segue che sia un bene e che quindi Dio non sia giusto condannando coloro che ne sono autori. PER ... MENZOGNA .. VERITA’ DI DIO RISPLENDE (7) Certamente quanto più grande è il peccato tanto più risalta l’azione salvifica di Dio, ma, se l’uomo si adagia nel suo peccato, Dio farà risaltare la sua azione giudicatrice e punitrice. FARE IL MALE AFFINCHE’ VENGA IL BENE (8) Questa asserzione è un assurdo, anche se probabilmente alcuni la traevano come conseguenza malevola dalla dottrina di Paolo sulla giustificazione, fraintendendo l’apostolo, che non parlava di salvezza ad ogni costo. NIENTE AFFATTO (9) Nel versetto 2 Paolo aveva detto che i Giudei sono superiori solo per il fatto che sono portatori di una promessa, qui dice che questa superiorità non esiste per la corruzione che unisce Giudei e Greci, come precedentemente era stato asserito. Su questa comune corruzione insiste con prove della Scrittura. STA SCRITTO (10) Per ribadire l’accusa di peccato, al di là di ogni contestazione possibile, Paolo presenta vari passi della Scrittura, tratti da libri diversi. Nei versetti 10-12 si asserisce che gli uomini sono peccatori nei riguardi di Dio, nei versetti 13-17 che lo sono nei confronti degli altri e al versetto 18 si conclude che non hanno timore di Dio. Il quadro che appare è fosco : tutti gli uomini senza eccezione, appaiono peccatori. SOTTO LA LEGGE....TUTTO IL MONDO (19) I Giudei e gli uomini tutti devono ammutolire : tutta l’umanità si trova in stato di colpevolezza, rea davanti a Dio. INFATTI IN VIRTU’ (20) La ragione di una tanto forte affermazione Paolo la dà citando il salmo 143, dove si asserisce che nessun uomo è giustificato in virtù delle opere della legge. Questo versetto contiene la tesi fondamentale della dottrina paolina sulla giustificazione. La legge indica chiaramente il male da evitare e il bene da fare, ma non dà quel supplemento di forza necessaria per metterla in pratica, dalla legge scaturisce esclusivamente un’esperienza di peccato. L’uomo con le sue sole forze non è in grado di osservarla e quindi in pratica la legge non è osservata e non esistono opere della legge. E’ possibile osservarla solo se si è giustificati ; la giustificazione quindi precede in ogni caso l’osservanza delle legge e non può derivarne. ORA INVECE (21) E’ questa l’ora decisiva in cui la Parola di Dio è annunziata e Cristo è proclamato salvezza di tutto il mondo SI E’ MANIFESTATA LA GIUSTIZIA DI DIO (21) Dio è giusto e rende l’uomo giusto, per grazia e non per l’osservanza di leggi. PER MEZZO DELLA FEDE IN GESU’ CRISTO (22) La giustificazione richiede un elemento umano di capitale importanza : l’adesione fiduciosa a Gesù Cristo. La giustificazione agisce su tutti coloro che credono. Tutto il resto, caratteristiche etniche, sociali, distinzione di sessi, non ha importanza. La giustificazione è per tutti coloro che credono. PRIVI DELLA GLORIA (23) Si specifica come avviene l’azione salvifica. La situazione di partenza è quella di un’umanità immersa nel peccato, con l’uomo peccatore degradato, privato della gloria di Dio, che aveva avuto all’inizio, quando era stato creato a immagine di Lui. Quella gloria gli viene restituita, una volta giustificato, e con un significato più pieno : l’uomo sarà figlio di Dio, rifatto a immagine di Cristo. REDENZIONE...DA GESU’ CRISTO (24) La giustificazione avviene in virtù dell’opera di Cristo, che muore e risorge DIO LO HA PRESTABILITO (25) Altra traduzione “ lo ha esposto come propiziatorio”. Il propiziatorio era il coperchio dell’arca, sul quale nel giorno dell’espiazione veniva versato il sangue di un capro ; l’idea che esprimeva era la seguente : nel punto d’incontro tra l’uomo e Dio, attraverso l’offerta del sangue, sinonimo di vita, venivano espiate e distrutte le colpe del popolo. Paolo applica questa concezione a Cristo, “ esposto” sulla croce. In Cristo crocifisso avviene l’incontro tra Dio e il popolo della nuova Alleanza. Il sangue era sinonimo di vita, e il sangue di Cristo implica quindi la vita di Cristo. Egli si addossa i peccati dell’umanità fin quasi ad identificarsi con essi, li distrugge, distruggendo se stesso, dando il suo sangue, la sua vita. STRUMENTO DI ESPIAZIONE (25) Dio opera la redenzione mediante Gesù Cristo. Egli stesso si è messo all’opera e non ha aspettato che gli uomini gli offrissero il sacrificio di espiazione a Lui dovuto. Egli stesso provvede ad espiare e quindi a redimere i peccati. Il termine “riscatto”, che indicherebbe pagamento di un prezzo o “espiazione”, è metaforico e indica l’azione di Dio che riscatta, concede l’espiazione e giustifica liberamente e per grazia. AL FINE DI MANIFESTARE LA SUA GIUSTIZIA (26) La Croce rivela che Dio è giusto e giustificante, cioè giusto nel giustificare. Questa manifestazione totale della giustizia salvifica di Dio, cui tendeva l’istituzione antica dei sacrifici, è portata a compimento e a termine dal sacrificio della croce. NEL TEMPO DELLA DIVINA PAZIENZA (26) Nei confronti dei peccati del passato Dio ha usato “una tolleranza”, che non ha fatto scattare la sua ira al momento della colpa, una specie di dilazione, di paziente attesa, in vista della morte di Cristo, quando sarebbe avvenuto il perdono definitivo del peccatore pentito. PER MEZZO DELLA FEDE (25) L’azione salvifica di Dio si esplica su chi si basa sulla fede in Gesù. Dio giustifica il peccatore per la fede in Gesù. DOVE STA DUNQUE IL VANTO (26) Con una serie di vivaci domande e risposte Paolo dice che l’uomo non ha nessun titolo di vanto riguardo alla giustificazione : questa non è opera sua. L’unica cosa che egli può fare è accettarla, mediante la fede. FORSE DIO...SOLO DEI GIUDEI (28) Dio ha un unico atteggiamento nei confronti di tutti gli uomini, giudei o pagani. IN BASE ALLA FEDE (29) La fede è il primo ed unico contatto giustificante con Dio. La legge non giustifica. TOGLIAMO ....OGNI VALORE ALLA LEGGE ? (30) Dopo aver chiarito con forza che la giustificazione non viene dalla legge ma da Dio e che l’uomo è giustificato, quando l’accetta mediante la fede, Paolo passa a dare il giusto valore alla legge. Una volta giustificato l’uomo avrà la possibilità e dovrà osservare la nuova legge dello Spirito, che è un perfezionamento di quella antica. Anziché abolire la legge, Paolo le dà una base su cui essa può reggersi. Capitolo 4 Abramo giustificato dalla fede Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne? 2 Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3 Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4 A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito; 5 a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l`empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6 Così anche Davide proclama beato l`uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere: 7 Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; 8 beato l`uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato! 9 Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. 10 Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. 11 Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia 12 e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione. 1 Le promesse furono fatte alla fede Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede; 14 poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa. 15 La legge infatti provoca l`ira; al contrario, dove non c`è legge, non c`è nemmeno trasgressione. 16 Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi. 17 Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; (è nostro padre) davanti al Dio nel quale credette, che dá vita ai morti e chiama all`esistenza le cose che ancora non esistono. 18 Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19 Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. 20 Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22 Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. 23 E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, 24 ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25 il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. 13 ___________________ DI ABRAMO (1) Tutto il capitolo è incentrato su Abramo. E’ un midras esegetico che si collega a Romani 3, 21-23 ( “Ora invece , indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio…”). La storia di Abramo, padre di tutti i credenti e di tutti i giustificati, è una prova di quanto Paolo ha detto fino ad ora sulla giustificazione operata da Dio per i Giudei e per pagani. Lo schema logico seguito si snoda in tre parti: 1° Abramo è padre di tutti i credenti; come tale fu giustificato e la sua giustificazione si realizzò non in base alle opere, ma in base alla fede (1-8 ); 2° La circoncisione, le opere della legge non sono determinanti agli effetti della giustificazione (9-15) 3° rapporto fede-giustificazione in Abramo e nei figli. GIUSTIFICATO PER OPERE (1) La tradizione giudaica aveva fatto di Abramo il tipo della giustificazione mediante le opere, soprattutto per la sua fedeltà e la sua costanza nelle prove, ma Paolo risale alla fede come al principio stesso della sua giustizia e delle sue opere. Se Abramo fosse padre dei credenti su un piano umano, sarebbe anche giustificato sul piano umano, cioè mediante le opere paternità e giustificazione proverrebbero da lui, ma sarebbe un titolo di vanto umano, quindi falso, perché paternità e giustificazione vengono solo da Dio. GLI FU ACCREDITATO COME GIUSTIZIA (3) Abramo è giustificato prima delle sue opere, quando crede sperando contro ogni speranza, la sua fede non è la giustificazione, ma gli viene accreditata a giustizia. INDIPENDENTEMENTE DALLE OPERE (6) L’uomo viene giustificato non per le opere, ma per la fede, che ha un valore riconosciuto da Dio agli effetti della giustificazione. Dio giustifica non quando si compiono le opere, ma quando si crede. INIQUITA’ PERDONATE (7) La gratuità della giustificazione emerge più vistosamente quando si tratta di un uomo “empio”, in questo caso le mani vuote diventano mani colpevoli. Eppure la Bibbia dichiara” beati” coloro ai quali il peccato è tolto, perdonato. NON DOPO CIRCONCISIONE MA PRIMA (9) Quando Abramo fu giustificato non aveva ancora praticato la circoncisione, non era ancora “giudeo”. Per questo motivo la sua figura acquista un rilievo completamente universale ed egli è “ padre di tutti i non circoncisi che credono”. Se poi Abramo ebbe la circoncisione come “sigillo” della giustificazione ottenuta mediante la fede, allora “ i giudei” devono ricordarsi che per essere “figli di Abramo” non basta la circoncisione, ma occorre la fede del patriarca ancora incirconciso. EREDE DEL MONDO (13) Un altro argomento di Paolo proviene dalla promessa di signoreggiare il mondo, il cui erede è Cristo e tutti coloro che ne sono associati, come Abramo. Questa eredità è data per “ promessa”, avviene per “grazia” a chi ha “fede”, non proviene dalla “legge”, che porta alla “trasgressione”,. che attira “l’ira” di Dio LA PROMESSA SIA SICURA (16) La promessa della salvezza è sicura per tutti gli uomini, perché riposa tutta e soltanto sull’iniziativa divina, che è capace di risuscitare i morti. DAVANTI A DIO (17) La fede di Abramo si riferisce direttamente e personalmente a Dio. Nei primi quattro capitoli della lettera ai Romani, Paolo sviluppa il suo messaggio della giustizia di Dio e della giustificazione dell’uomo in forza della sola fede. Il brano 4, 8-25 conclude questa dimostrazione ricollegandosi al punto di partenza: “ Il giusto vivrà mediante la fede” ( 1, 17), che è una citazione di Ab 2, 4. Paolo ricorda la figura di Abramo (Gen 15 ) e per mezzo suo mostra che cosa è la fede che porta alla giustificazione (18-25 ) e come la via della nostra fede non sia diversa dalla sua (23-25 ) EBBE FEDE (18 ) La fede qui, anche se rivolta all’oggetto della promessa include un rapporto personale con colui che promette, con Dio. Il credente si affida a Dio che è fedele e potente. CONTRO OGNI SPERANZA (18) La fede è la radice della speranza, che è radicale e non si sofferma a vedere ciò che è possibile o impossibile. Questa fede autorizza a sperare anche là dove non c’è più nulla da sperare. Speranza paradossale fu quella del patriarca : affidarsi alla promessa di Dio, incredibile secondo il giudizio umano, che lo faceva padre di molti popoli, padre di una discendenza numerosa come le stelle del cielo (così sarà la tua discendenza ), mentre lui non aveva figli. EGLI NON VACILLO’ NELLA FEDE (19 ) Abramo non vacilla nella fede anche se sa che non può più avere figli (pur vedendo già come morto ). Abramo rischia il suo “si” sulle promesse di Dio, e osa attendere da Dio, che crea dal nulla. ciò che umanamente è impossibile; le difficoltà e le situazioni apparentemente insuperabili divennero motivo per rafforzare la fede e osò attendere da Dio, che crea dal nulla. ciò che umanamente era impossibile NON ESITO’ CON L’INCREDULITA’ (20 ) Avendo avuto la promessa da Dio, Abramo non ebbe dubbi (non esistò con incredulità ), anzi si “rafforzò nella fede”, e glorificò il Signore PIENAMENTE CONVINTO (20 ) Abramo è talmente ripieno di fede, ( plerophoreteis =riempito fino all’orlo) , che in lui non c’è posto per il dubbio sul fatto che Dio che aveva promesso avrebbe mantenuto la promessa (portarlo a compimento ). GLI FU ACCREDITATO COME GIUSTIZIA ( 22 ) La fede, la fiducia di Abramo in Dio è la gloria di Dio. Per il semplice fatto che Abramo si affida totalmente a Dio, si fida di lui, si tuffa in lui , lascia che sia lui ad agire, si comporta nel modo giusto davanti a Dio, ha l’atteggiamento che Dio vuole. Per questo (diò) Abramo viene dichiarato giust E NON SOLTANTO PER LUI .(23 ) Nel caso di Abramo Paolo scopre un principio universale, che applica ai credenti della nuova alleanza. Il fatto che la fede “è accreditata come giustizia” ha un valore universale per tutte le giustificazioni operate da Dio. A NOI CHE CREDIAMO ( 24 ) La fede di Abramo è la nostra fede. Ma mentre Abramo credette in Dio che prometteva la salvezza, e poteva far rivivificare il suo corpo decrepito, noi crediamo che Dio ha realizzato e realizza la salvezza per mezzo di Cristo, che è morto e risorto per la nostra giustificazione. Capitolo 5 La giustificazione Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2 per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. 3 E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4 e la virtù provata la speranza. 5 La speranza poi non delude, perché l`amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. 6 Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7 Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8 Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9 A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall`ira per mezzo di lui. 10 Se infatti, quand`eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11 Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione. 1 Parallelo tra Cristo e Adamo Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 13 Fino alla legge infatti c`era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, 14 la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. 15 Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. 16 E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. 17 Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l`abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. 18 Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l`opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dá vita. 19 Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l`obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 20 La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, 21 perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. 12 __________________ GIUSTIFICATI DUNQUE (1) Alle riflessioni sulla fede di Abramo e sulla funzione della fede nella nostra giustificazione del capitolo 4 seguono nel capitolo 5 altre riflessioni sul significato della morte salvifica di Cristo. In questo senso il capitolo 5 inizia un argomento, che continua anche nei capitoli seguenti. Parla degli effetti della giustificazione, che Cristo ha ottenuto con il suo sangue. La giustizia ottenuta in virtù della fede significa davvero salvezza di vita. Il giusto vivrà d’ora in poi libero dall’ira di Dio ( c. 5 ), dal peccato (c.6 ), dalla legge (c. 7 ) dalla morte ( c. 8 ). Vengono usati concetti nuovi, come “ pace”, “grazia”, “speranza”, “amore”, “spirito”, “riconciliazione”, “ salvezza”, “vita”, “santità”, “gloria”, “figliolanza”, ecc., che spiegano l’evento della giustificazione e ne chiarificano il messaggio. SIAMO IN PACE (1 ) Essere giustificati significa anzitutto essere in pace con Dio. La pace non è uno stato di tranquillità, ma il dono accordato da Dio nell’avvenimento di Cristo, fondato sul rapporto reale col Signore, che ha preso partito per noi ed è con noi. A Lui possiamo accedere e attingere alla sua vita-grazia. Da qui nasce quella gioia escatologica tipica del credente, che trova nella pace sperimentata con Dio la garanzia della gloria futura, cui tende nella speranza. E NON SOLTANTO QUESTO (3 ) Lo stato concreto presente: (siamo in pace con Dio), viene illuminato dal passato ( per mezzo del Signore nostro G Cristo ) e dal futuro ( “ci vantiamo nella speranza”). L’esultanza del cristiano è tale che le contrarietà della vita non la incrinano, anzi costituiscono una solida concatenazione ( tribolazione, pazienza attiva, virtù provata, speranza ) che dalla sofferenza conduce alla gloria. Del resto l’ultimo anello della catena, cioè la speranza che non delude, è saldamente ancorata all’amore che Dio ha per noi, che lo Spirito Santo ha riversato nei nostri cuori, come qualcosa di concreto, di sperimentabile. PECCATORI (6 ) Cristo è morto per i peccatori. In 1 Cor 15, 3 leggiamo: “ Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture” ; dove l’interpretazione della profezia del Servo di Javhé è innegabile ( Is 53, 8-12 ). La morte avvenne “nel tempo stabilito” , cioe quando era giunta la “pienezza dei tempi” ( Ga 4, 4 ). DIO DIMOSTRA (8 ) Dio ha dimostrato in Cristo un tipo d’ amore impossibile all’uomo : l’amore per gli empi, per i peccatori, l’amore che va verso le persone indegne dell’amore e del sacrificio, per rinnovarle e renderle a loro volta capaci di amare in quel modo, SE QUAND’ERAVAMO NEMICI (9 ) Se questo è avvenuto quando eravamo ancora peccatori, a maggior ragione dovrà avvenire adesso. I credenti non temono affatto , di essere sorpresi per il futuro dall’ira escatologica di Dio. SIAMO STATI RICONCILIATI (10 ) L’uomo per il peccato era in stato di “inimicizia” con Dio. Ma poi Dio stesso ha voluto riconciliarsi con noi e ha mandato suo Figlio, “Riconciliazione” e “giustificazione” descrivono la nuova condizione dell’umanità in pace con Dio. NON SOLO (11 ) Riallacciandosi al v. 10 e anche a 2-3 ( per suo mezzo abbiamo ottenuto.. ), esorta a gloriarsi in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, da cui abbiamo già ricevuto la giustificazione. Noi non speriamo solo di partecipare alla vita di Cristo in futuro: già ora nel presente abbiamo la vita di Cristo in noi per mezzo del battesimo. QUINDI (12 ) I versetti 12-21 sono di difficile interpretazione. In essi risalta un confronto, fatto con lo stile del parallelismo ebraico, tra Adamo e Cristo, con le relativa conseguenze per l’umanità. E’ una sezione molto importante per quanto concerne il “peccato originale”. A CAUSA (12 ) Essi contengono un pensiero nuovo. Illustrano la situazione del mondo da due lati opposti: con la figura di Adamo, attraverso cui il peccato e la morte sono entrati nel mondo, e con la figura di Cristo, il futuro secondo Adamo, attraverso cui sono giunte in sovrabbondanza ai molti la grazia, la giustizia e la vita. DI UN SOLO UOMO (12 ) Paolo nomina il primo uomo, Adamo; il secondo Cristo lo nomina al v 15. Al “tipo” Adamo viene contrapposto “l’atitipo” Cristo. Anche il Giudaismo pensava che Adamo fosse all’origine del regno della morte. Sembra essere invece specificatamente paolina la controaffermazione, secondo la quale Cristo sta all’origine del regno della vita, ed è il fondatore della nuova umanità. LA MORTE HA RAGGIUNTO (12 ) Così la morte, non solo fisica ma anche spirituale ed eterna, cioè la definitiva separazione da Dio, ha dilagato su tutti, dal momento che tutti peccarono. Adamo ha introdotto il peccato nel mondo. Il suo peccato ( amartia: 48 volte nella lettera ai Romani ) non è rimasto una trasgressione puramente individuale, ma ha dato il via alla potenza malefica.. Peccato e morte vengono concepite come potenze cosmiche personificate. Cristo con la sua morte in croce combatte una battaglia vincente contro di loro. PERCHE’ TUTTI HANNO PECCATO (12 ) La proposizione “ epho pantes emerton” può significare “per il fatto che tutti peccarono”; altri dice “a causa del quale tutti peccarono” e altri ancora: la morte passò a tutti gli uomini “verificatasi la condizione che tutti peccarono”. FINO ALLA LEGGE (13 ) Avendo parlato di “peccato”, Paolo fa alcune precisazioni, interrompendo il confronto tra Adamo e Cristo. All’obiezione che finché non intervenne la legge di Mosè non ci fu peccato di trasgressione di quella legge, Paolo appellandosi alla Bibbia dice che il peccato e la morte hanno regnato anche prima di Mosè e ciò suppone che gli uomini, pur non avendo peccato contro la legge mosaica, erano lo stesso peccatori, tanto da meritare da Dio una così severa imputazione. NON ....SIMILE A QUELLA DI ADAMO (13 ) Anche se non hanno trasgredito un ordine positivo di Dio, come fece Adamo e, dopo la promulgazione della legge mosaica, i Giudei. ADAMO.....FIGURA ( 14 ) Riprende il parallelismo Adamo-Cristo. Adamo è la figura di Cristo, ma tra loro c’è una grande sproporzione. La grazia di Cristo è più forte della colpa di Adamo, essa è maggiore e più forte del peccato ( 15 ), più forte del giudizio (16 ), e la potenza della vita supera di gran lunga quella della morte ( 17 ). Da parte di Adamo ci è venuto un giudizio di condanna, accentuata per i peccati personali, da parte di Cristo ci è venuto il dono, che partendo dai nostri peccati, ci salva e ci fa regnare nella vita eterna. MA IL DONO DI GRAZIA (15 ) Il peccato e la morte non possono entrare in concorrenza con Cristo. La trasgressione di Adamo e la grazia di Cristo non sono corrispondenti l’uno all’altro ma sono in contrapposizione. Se tutti morirono per il peccato di Adamo molto di più avviene per la grazia del “solo uomo Gesù Cristo” che è diffusa su tutti gli uomini in maniera sovrabbondante. PER LA COLPA DI UNO SOLO (18 ) Precisata la differenza e proclamata l’immensa superiorità di Cristo, continua il parallelismo Adamo-Cristo. Per la solidarietà dell’intera famiglia umana, fatalmente prigioniera del peccato originale dell’uomo, l’esistenza umana, per quanto pretenda avanzare in senso positivo, non ha alla fine altra prospettiva che il fallimento. Ogni uomo è Adamo. Questa frustrazione dell’umanità intera è superata da un altro Uomo, Gesù Cristo, che da solo è causa della vittoria sul peccato e sulla morte. Chi crede, accogliendo così il dono della giustificazione, diventa solidale con Cristo. In queste condizioni ogni uomo è Cristo. LA LEGGE (20 ) Adamo e Cristo sono il grande parallelismo della storia universale : storia di perdizione e storia di salvezza. Ogni altra realtà è secondaria. Anche la legge positiva, mosaica, che pur viene da Dio, ha nel suo disegno un ruolo subordinato : ha fatto si che il peccato arrivasse al culmine e che sovrabbondasse la grazia, proprio dove è abbondato il peccato. Capitolo 6 Liberazione dalla schiavitù del peccato Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2 E` assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3 O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5 Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6 Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7 Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. 1 Morte e risurrezione a vita nuova Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9 sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11 Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. 12 Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13 non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi, tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14 Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia. 15 Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia? E` assurdo! 16 Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell`obbedienza che conduce alla giustizia? 17 Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell`insegnamento che vi è stato trasmesso 18 e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. 19 Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell`impurità e dell`iniquità a pro dell`iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione. 20 Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21 Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22 Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23 Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. 8 ___________________ E’ ASSURDO (1) La dottrina di Paolo : “ dove abbonda il peccato ivi sovrabbonda la grazia”, può essere male interpretata, come un incoraggiamento alla dissolutezza. Il no risoluto di Paolo a tale obiezione è ripetuto nei versetti 2 e 15. MORTI AL PECCATO (2) Segue un ragionamento logico che presenta il quadro ideale del cristiano. Il peccato, come energia perversa, come tirannica potenza che domina sulla vita degli uomini, non ha più potere sul credente, morto ormai al peccato. BATTEZZATI IN CRISTO (3) Quanto detto è documentato con l’associazione alla morte e risurrezione di Cristo nel Battesimo. Per chi “in Cristo” è morto alle potenze del vecchio mondo e del vecchio uomo, il peccato diventa una contraddizione ; mentre la possibilità di vivere una vita vittoriosa, gli viene assicurata con la sua partecipazione alla risurrezione e alla conseguente liberazione dalla potenza del peccato. MORTE...ANCHE...RISURREZIONE (5) Col Battesimo siamo associati a Cristo, uniti a Lui, siamo un medesimo essere con Lui per l’affinità con la sua morte e quindi anche con la risurrezione. E’ STATO CROCIFISSO (6) Avendo il cristiano crocifisso con Cristo la sua vecchia personalità peccatrice, ha ormai superato definitivamente la realtà del peccato, per vivere con Cristo la vita divina, che avrà nella risurrezione finale il massimo splendore. UNA VOLTA PER TUTTE (10) Come Gesù è morto ed è risorto una sola volta, così è anche per il battezzato : è irreversibile la coppia morte-risurrezione, così pure quella peccato-grazia. NON REGNI DUNQUE (12) Queste caratteristiche, sviluppate da Paolo sul piamo logico, devono essere applicate alla pratica. La vita del cristiano potrebbe non essere, di fatto, coerente con questo quadro ideale ; ma allora cesserebbe di essere la vita di un autentico cristiano. Paolo quindi, tenendo presente questa possibilità negativa, esorta i cristiani ad un comportamento adeguato. La nuova vita del battezzato per Cristo si realizza storicamente se egli, senza porre limiti e in piena libertà, corrisponde al costante richiamo della grazia. NEL VOSTRO CORPO MORTALE (12) Il battesimo ha distrutto il peccato nell’uomo, ma, finché il suo corpo non abbia “rivestito l’immortalità”, il peccato può trovare in questo corpo “ mortale, sede della concupiscenza, il mezzo per regnare ancora. SOTTO LA GRAZIA (14) Non più sotto la legge, che può soltanto giudicare ed esigere, ma lascia l’uomo con la sua impotenza. Ora i credenti sono immersi nel favore divino da cui promanano le forze della vita nuova e della nuova giustizia. E’ ASSURDO (15) Energica risposta negativa all’obiezione di chi potrebbe asserire che se non siamo sotto la legge siamo liberi di peccare. Liberati dalla schiavitù del peccato, i credenti sono passati al servizio della giustizia, cioè di Dio, che è la vera libertà. A SERVIZIO DI QUALCUNO (16) Per il principio che uno è asservito a ciò cui obbedisce, l’uomo che obbedisce al peccato ne diventa schiavo, chi invece aderisce alla giustizia a Dio, entra al servizio di Lui, che lo libera dal peccato e gli dona la giustificazione, che ha come termine la vita eterna. PARLO CON ESEMPI UMANI (19) Paolo è ben consapevole di adoperare analogie imperfette, come questa di “schiavitù”, nel descrivere la vita nuova del battezzato, che è invece libertà. Ma, dal momento che l’uomo scambia volentieri la libertà della legge col nichilismo etico, Paolo si vede costretto a raffigurare la libertà del cristiano come una nuova forma di “servizio”. Prima il servizio ad una dissolutezza sempre nuova alla quale non si può non pensare senza profonda vergogna e che conduce alla distruzione della vita ; dopo, il servizio alla giustizia, cioè al compimento della volontà di Dio, il cui esito è la santificazione e la cui meta finale è la vita eterna. Tra questi tempi irreversibili di servizio, sta l’evento salvifico della fede e del battesimo. IL SALARIO (23) Il peccato produce come merce sua propria la morte eterna ; la benevolenza di Dio, concretizzata nei suoi doni salvifici, produce la vita eterna, come dono suo proprio, Capitolo 7 Liberazione dalla servitù della legge O forse ignorate, fratelli - parlo a gente esperta di legge - che la legge ha potere sull`uomo solo per il tempo in cui egli vive? 2 La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito. 3 Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo. 4 Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinchè noi portiamo frutti per Dio. 5 Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. 6 Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera. 1 La legge provoca trasgressioni Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. 8 Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto 9 e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita 10 e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte. 11 Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. 12 Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento. 13 Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! E` invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento. 14 Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. 15 Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 18 Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c`è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19 infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20 Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21 Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22 Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23 ma nelle mie membra vedo un`altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. 7 ________________________ ESPERTO DI LEGGE (1) Paolo parla ai Romani notoriamente esperti in fatto di diritto. CHE LA LEGGE (1) L’apostolo affronta il tema della liberazione del cristiano dalla legge, cui aveva fatto ripetutamente cenno in 3, 20 ; 4, 15 ; 5, 20 ; 6, 14. Inizia con l’asserzione che la legge regola i rapporti soltanto tra i vivi, la morte li sospende, come dimostra la legge matrimoniale. SE IL MARITO MUORE, E’ LIBERA DALLA LEGGE (2) Morto l’uomo, la donna può legittimamente legarsi ad un altro uomo, senza commettere adulterio ALLA STESSA MANIERA (4) Nell’applicazione che fa dell’esempio, la donna simboleggia gli uomini sotto la legge mosaica, il marito la legge stessa, l’altra persona cui si legano i fedeli è Cristo SIETE STATI MESSI A MORTE (4) Nello sviluppare il confronto, Paolo, invece di dire che è morta la legge, spiega come l’uomo si è liberato dal dominio della legge. Ciò è avvenuto perché Gesù Cristo col suo sacrificio muore e fa morire il credente con sé ; la morte mistica del credente avviene nel battesimo, momento di liberazione dal peccato e dalla legge. Da allora, libero dagli antichi padroni, il cristiano può essere di un altro Signore, del Risorto, il cui servizio immette nella fecondità di Dio, per la vita e non per la morte. QUANDO ERAVAMO NELLA CARNE (5) Segue una contrapposizione tra il vecchio e il nuovo regime. Quando l’uomo, prima di Cristo, contava sulle forze umane di ”carne”, navigava davvero in cattive acque, la legge scritta si proponeva a lui dall’esterno e lo impegnava in un duro, infruttuoso sforzo di adesione. Ora invece lo Spirito anima il credente dall’interno e lo muove con una sorta di spontaneità gioiosa e non difficile. IO (7) L’io di questa pagina è l’uomo, è ogni uomo erede della comune condizione di Adamo NO CERTAMENTE ( 7) L’accostamento legge-peccato potrebbe far pensare ad una complicità della legge col peccato. Il no di Paolo è assoluto. La legge in se stessa prescinde dal peccato, anzi è contro e incompatibile con esso. Solo che, nell’uomo debole e abbandonato a se stresso, nell’uomo carnale, la legge, non riuscendo a produrre il suo effetto, aggrava la situazione. In questo senso, la legge sia mosaica che naturale prescrive, pone all’uomo un problema di coscienza. Egli sa che deve agire in un determinato modo . Se agisce diversamente, conosce, esperimenta il peccato. DESIDERIO PASSIONALE ( 7 ) Paolo precisa ancora il suo pensiero, facendo cenno al desiderio passionale. Chiaramente la legge lo condanna e lo proibisce. Ma se questa proibizione rimane inefficace, l’uomo, cedendo agli impulsi della passione, la esperimenta come tale. IL PECCATO SENZA LA LEGGE E’ MORTO (8) Il peccato trova nella legge una base di operazione contro l’uomo. Per mezzo della legge l’uomo conosce praticamente e concretamente sperimenta il peccato; mediante la legge l’impulso innocente diventa brama consapevole e peccaminosa ; la legge si fa strumento del subdolo potere del peccato, che porta alla morte. LA LEGGE E’ SANTA (12 ) La legge è espressione di un progetto divino sulla pienezza dell’esistenza umana. Il desiderio e la tensione che l’uomo ha di giungere a tale pienezza esistenziale è senz’altro conforme al progetto divino espresso nella legge. Il male sta nel fatto che l’uomo si trova solo di fronte alla legge e pretende di realizzare da sè il progetto di superamento umano, prescindendo dal dono di Dio. Da qui nasce la grande e tragica alienazione umana. BENE E’ DIVENTATO MORTE PER ME ? (13 ) Il fatto che l’uomo non pratica la legge, pur conoscendola, aggrava la sua situazione peccaminosa. L’azione malvagia è sempre peccato, ma solo materiale, la legge ne svela la malizia e chi ora la compie pecca formalmente, sapendo che agisce male. Il peccato si serve, per così dire, della legge per diventare male al massimo grado. SPIRITUALE...DI CARNE (14 ) Lasciati a noi stessi siamo “carnali”, deboli, sottomessi talmente al peccato da poterci paragonare a schiavi in balia del padrone ; la legge invece è collegata con lo Spirito Santo, che ne rende possibile l’osservanza. NEPPURE CIO’ CHE FACCIO (15) L’uomo “carnale” che conta sulle sole forze umane è disorientato, il suo comportamento è un enigma, esperimenta in se stesso come un “ campo di battaglia, una terra disputata da due contendenti, esperimenta una terribile frustrazione e una incapacità di giungere alla propria pienezza. NON CIO’ CHE VOGLIO (15) Pur volendo una cosa buona non riesce a farla perché si perde per strada, cambiando idea, sotto la spinta della debolezza umana. SE FACCIO QUELLO CHE NON VOGLIO (16 ) Il fatto di non volere ciò che è male, mette l’uomo in accordo con la legge ; questa volontà retta è il riconoscimento del valore positivo della legge alla quale la volontà si conforma. MA IL PECCATO (17 ) Se la buona volontà viene meno, ciò non dipende della legge ma dal peccato che abita nell’uomo, a cui l’uomo è intrinsecamente legato. E’ una realtà che domina, ma non toglie la responsabilità. NON ABITA IL BENE (18 ) Il male abita nella natura umana debole e abbandonata a se stessa ; in essa c’è anche il desiderio del bene, ma non la capacità di compierlo NON SONO PIU’ IO A FARLO (19 ) Il peccato ha sfrattato l’ “io” di cui parla Paolo, e sotto la pressione del peccato resta un “non io”. IL PECCATO CHE ABITA IN ME (20) Si ripete quanto asserito al versetto 17. IL MALE E’ ACCANTO A ME (21 ) La persona è essenzialmente divisa in se stessa, il suo fare non corrisponde al volere. C’è in lei un “io” posseduto dal peccato che collabora col peccato. UN’ALTRA LEGGE (23 ) Nell’uomo ci sono due leggi, due principi di azione : la legge di Dio alla quale Paolo dà con piacere il suo pieno assenso, seguendo l’uomo interiore, cioè la parte più intima della sua personalità umana, la sua coscienza e una legge diversa, opposta in termini di lotta alla legge divina e che ha il sopravvento su Paolo : lo rende schiavo, assoggettandolo alla legge del peccato e che ha sede nella parte materiale dell’uomo, nella sua corporeità. CHI MI LIBERERA’ (24 ) Al termine dell’angosciosa descrizione dell’uomo in contraddizione, Paolo esce in una disperata constatazione :” Sono uno sventurato” e in un grido appassionato :” chi mi libererà ?” GESU’ CRISTO (25) Con un atto di ringraziamento, Paolo esprime sinteticamente la soluzione : è l’intervento di Cristo che salva. ALLORA IO STESSO (25 L’Apostolo riassume in termini chiari la situazione dell’uomo non salvato : esso è viziato da una strana contraddizione di fondo. La stessa identica persona, lo stesso io, da una parte, con la mente, cioè secondo la sua coscienza, si sottomette alla legge di Dio, riconoscendone la bontà. Ma a questo atteggiamento se ne contrappone , nella stessa persona, uno antitetico : l’uomo, seguendo la sua debolezza, la sua carne, di fatto obbedisce a un’altra legge, la legge del peccato. Capitolo 8 Lo stato felice del giustificato Non c`è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2 Poiché la legge dello Spirito che dá vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4 perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito. 5 Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. 6 Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. 7 Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. 8 Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. 9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10 E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. 1 Speranza della gloria futura Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13 poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l`aiuto dello Spirito voi fate m0rire le opere del corpo, vivrete. 14 Infatti tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. 15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". 16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. 18 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in no 12 Desiderio della creazione e nostro La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l`ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sapppiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l`adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24 Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? 25 Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. 19 L` opera dello Spirito Santo Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; 27 e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. 28 Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29 Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all`immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30 quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. 31 Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34 Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35 Chi ci separerà dunque dall`amore di Cristo? Forse la tribolazione, l`angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno siamo trattati come pecore 26 da macello. 37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38 Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39 né potenze, né altezza né profondità, né alcun`altra creatura potrà mai separarci dall`amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. ___________________ Nel settimo capitolo della lettera ai Romani Paolo pone il drammatico interrogativo: “ Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte” e risponde trionfalmente “Gesù Cristo nostro Signore” (Rm 7, 24-25 ). Nel capitolo 8, che conclude la prima parte della lettera, con la visione dell’uomo redento e liberato da Cristo, Paolo sviluppa questa risposta su due principali prospettive: la situazione nuova del battezzato ( Rm 8, 5-15 ) e il dinamismo nuovo della sua vita in Cristo (8, 14 e successivi). E dice che la vita dell’uomo redento è particolarmente segnata dallo Spirito, nominato 18 volte sulle 34 di tutta la lettera. Lo Spirito è l’artefice della nostra filiazione divina (14-17 ), pegno di eredità, anima di preghiera ( 26-27 ), libera “dalla legge, dal peccato e dalla morte” e dona la risurrezione finale. La lettera si conclude in tono giubilante e vittorioso per il fatto che “Dio è per noi” e questo fatto annulla ogni accusa contro di noi credenti. NESSUNA CONDANNA (1 ) Tutto il capitolo 8, con la visione sull'uomo redento e liberato da Cristo equilibra l'angosciosa descrizione dell'uomo in contraddizione fatta nel capitolo 7. II capitolo inizia con l'asserzione che per coloro che sono di Cristo non c'è più nessun elemento di condanna ; e questo implica la liberazione completa dalla legge del peccato, come sarà spiegato nei versetti seguenti. LA LEGGE DELLO SPIRITO (2 ) La legge dello Spirito, che supera quella antica, sia mosaica che naturale, dà la vita divina in Cristo e con essa la forza di osservare la legge nuova. LA CARNE LA RENDEVA IMPOTENTE (3) Ciò che rende impotente la legge è l'uomo "carne", l'uomo naturale abbandonato a se stesso, al proprio egoismo, che ha fatto di se stesso il proprio idolo. Questo uomo ripiegato sul proprio io, che tutto riconduce a sé e altro non cerca che se stesso rende impotente la legge, la quale altro non fa che far prendere coscienza all’uomo di essere totalmente alienato. MANDANDO IL PROPRIO FIGLIO ( 3 ) Paolo passa subito a presentare l'avvenimento che ha fatto superare questa triste situazione : è stata la venuta del Figlio in una carne simile alla nostra. HA CONDANNATO IL PECCATO NELLA CARNE (3 ) Anche il Figlio di Dio è uomo come noi, è carne, ma diversamente da noi in Lui non c'è peccato. Tuttavia con la nostra carne di peccato Egli ha affinità. Può quindi , morendo in sacrificio per il nostro peccato, liberarci da esso, in quanto Dio distrugge il nostro male morale condannandolo nella carne di Cristo. LA GIUSTIZIA DELLA LEGGE SI ADEMPISSE (4 ) Liberati dal male morale, trasferito m Cristo, e da lui distrutto, partecipi della vita di Cristo mediante il suo Spirito, possiamo portare a compimento il nucleo valido della legge antica, che si inserisce così nella nuova. QUELLI ..CHE VIVONO (5 ) L'uomo che agisce per sé, si dà da fare e si preoccupa per se stesso, e non permette a Dio di prendersi cura di lui, non si aspetta la salvezza da Dio, ma fondamentalmente da se stesso, fidando solo nelle proprie forze, non trova vita e pace ma solo morte e il suo essere visto da Dio, si manifesta come inimicizia a Dio. QUELLI CHE VIVONO SECONDO LA CARNE (8 ) Questo versetto è il culmine del brano 1-8: chi vive secondo la carne, si dà da fare e si preoccupa per se stesso e non si aspetta la salvezza da Dio , ma da se stesso, fidando sulle proprie forze e di conseguenza ha comportamenti egoistici , desideri di peccato, di perdizione, di morte, non può certo piacere a Dio e vive sotto la minaccia della perdizione eterna. VOI PERO.… DELLO SPIRITO (9 ) I destinatari della lettera sono cristiani battezzati, credenti che vivono secondo le indicazioni dello Spirito, che abita in loro, è presente nel loro essere ed ispira i loro comportamenti. E SE CRISTO E’ IN VOI (10 ) Il versetto è di difficile lettura; lo si può interpretare così: il peccato fa morire l’uomo spiritualmente e anche fisicamente; lo Spirito fa si che l’uomo ( corpo e spirito ) sia vivificato nel suo profondo grazie al dono della giustificazione, così che viva per sempre. In altre parole: Se Cristo vive in noi, lo Spirito ci sottrae alla potenza del peccato, ci dona la giustificazione, la salvezza, la vera vita. COLUI CHE HA RESUSCITATO (11 ) Se lo Spirito di Dio è in noi, Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, risusciterà anche noi per mezzo dello Spirito, “che abita in noi”. DEBITORI… NON VERSO LA CARNE (12 -13) Chi vive secondo la carne, in modo egocentrico è “debitore” verso la carne e approda alla morte eterna. Chi accetta l’aiuto dello Spirito ( con l’aiuto dello Spirito 13 ) invece ha la giustificazione, la vera vita. E chi si fa guidare dallo Spirito è “figlio di Dio” e partecipa alla sua vita. UNO SPIRITO DA SCHIAVI (15 -16) Lo Spirito ricevuto non porta alla paura, cui poteva portare la sola legge, ma alla confidenza con Dio, tanto da avere l’ardire di chiamare Dio “Abbà”, “Papà”. Lo Spirito ci dà certezza ( lo stesso Spirito attesta: 16 ) che siamo figli di Dio e quindi liberi della vera libertà. E siamo coeredi di Cristo. Certo dobbiamo seguire Cristo in tutto, ( e se veramente : 16 ) prima nella sofferenza, poi nella gloria(alle sue sofferenze…anche alla sua gloria : 17 ). IO RITENGO (18 ) Nella prospettiva "presente-futuro", caratteristica di tutto il brano, le sofferenze della vita, che sono reali e talora straordinarie non reggono il confronto con la gloria, che supera infinitamente le sofferenze. LA CREAZIONE (19 ) Anche il creato attende il momento in cui la realtà di figli di Dio si manifesterà in pienezza nella parusia. NON PER SUO VOLERE ( 20 ) La creazione si trova in una situazione di caducità, non per colpa propria ma per colpa dell'uomo. Dice Genesi 3, 17: "maledetta la terra per causa tua ". NUTRE LA SPERANZA (21 ) La creazione spera che con la glorificazione dell’uomo nella parusia approderà ad una situazione nuova, priva di caducità GEME...NELLE DOGLIE DEL PARTO (23 ) II gemito delle creature è una tensione spasmodica verso il mondo nuovo. GEMIAMO (23 ) II gemito nostro è la preghiera unita all'impegno per migliorare; trasformare il mondo. NELLA SPERANZA (24 ) Siamo tutti salvi in Cristo, ma non tutto è concluso nella nostra salvezza. Noi attendiamo, con un'attesa non passiva, ancora una sua totale realizzazione. LO SPIRITO...CON GEMITI (26 ) II gemito dello Spirito è il soccorso che lo Spirito da alla nostra povera invocazione; noi non sappiamo pregare e chiedere ciò che ci conviene e lo Spirito prega in noi con una intensità che noi non percepiamo. E COLUI (26 ) Ma Dio, cui nulla sfugge, comprende l'azione dello Spirito in noi, che è sempre secondo i suoi disegni. CHE AMANO E CHE SONO CHIAMATI (28 ) Dio predestina alla gloria coloro che chiama e che danno una risposta positiva. Nella predestinazione di Dio non c'è nessuna discriminazione. Ciò che perde l'uomo è solo la risposta negativa. ALL'IMMAGINE (29 ) Dio chiama ad essere conformi al suo Figlio, QUELLI POI (30 ) La volontà salvifica di Dio nel momento in cui si concretizza diventa chiamata, giustificazione, glorificazione. Della glorificazione Paolo è tanto sicuro che asserisce che è già avvenuta:" li ha anche glorificati". CHE DIREMO (31 ) Dal 31° al 39° versetto abbiamo uno stupendo epilogo dove appare una speranza senza ombre, una certezza senza dubbi. SE DIO E'CON NOI (31 ) L’epilogo inizia nel versetto 31 con un’asserzione e una domanda retorica: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. La santità divina esige certamente il giudizio dei peccati degli uomini anche quando il giudizio termina con una giustificazione del peccatore e nel Figlio, che il Padre ha dato per noi egli ha dimostrato che non proscrive l’uomo a motivo del peccato. IL PROPRIO FIGLIO (32 ) Chi ci potrebbe minacciare dal momento che Dio ci ha donato suo Figlio? La formulazione del versetto permette di riconoscere un’allusione a Gn 22, 16 dove il sacrificio di Isacco viene descritto con parole simili: “ non mi hai rifiutato il tuo figlio”. Dio si è rivelato in Gesù, al di là di tutti gli evento dell’AT come il Dio con noi, come il Dio della salvezza universale. NON CI DONERA’ INSIEME OGNI COSA? (32 ) “Con Lui” ci sarà donata “ogni cosa”. Con lui avremo partecipazione alla volontà di Dio, imitazione della sua vita, anche nelle prove e sofferenze, accesso al Padre, accoglienza come figli, eredità, nel presente e nel futuro. CHI ACCUSERA’ (33 ) Nell’AT troviamo come accusatore satana, che attacca Giobbe davanti al tribunale di Dio. Per gli eletti non ci sarà accusatore, perché chi li accusasse accuserebbe Dio, che è la stessa giustizia e sarebbe un’impresa senza speranza. CHI CONDANNERA’ (34 ) Il versetto è una ripetizione del precedente. Al posto di Dio che giustifica subentra Cristo, che è morto, è stato risuscitato e intercede per noi alla destra del Padre. FORSE LA TRIBOLAZIONE (35 ) Angustie e difficoltà di ogni tipo non possono spaventarci, nemmeno la morte, e dal peccalo Cristo ci ha salvati. SIAMO MESSI A MORTE (36 ) Paolo cita il salmo 44, 23: “Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello”, che evoca l’amaro lamento del popolo di Dio perseguitato, “ a causa del suo nome”. MA IN TUTTE (37) Le molte avversità accennate avrebbero potere di travolgere un uomo che dovesse contare solo sulle proprie forze, ma il vero credente, amato da Dio, in forza di Colui che colui che ci amò ( fino a morire in croce ) ha un’energia tale da stravincere e, sotto il peso delle difficoltà enunciate, non solo non si allontanerà da Cristo, ma si avvicinerà ancora più a lui. Capitolo 9 Perché l'incredulità dei Giudei Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dá testimonianza nello Spirito Santo: 2 ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. 3 Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. 4 Essi sono Israeliti e possiedono l`adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, 5 i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. 1 La salvezza è dono di Dio Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele, 7 né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, 8 cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa. 9 Queste infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio. 10 E non è tutto; c`è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre: 11 quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull`elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama - 12 le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, 13 come sta scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù. 6 Dio non è ingiusto Che diremo dunque? C`è forse ingiustizia da parte di Dio? No certamente! 15 Egli infatti dice a Mosè: Userò misericordia con chi vorrò, e avrò pietà di chi vorrò averla.16 Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell`uomo, ma da Dio che usa misericordia. 17 Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. 18 Dio quindi usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole. 19 Mi potrai però dire: "Ma allora perché ancora rimprovera? Chi può infatti resistere al suo volere?". 20 O uomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: "Perché mi hai fatto così?". 21 Forse il vasaio non è padrone dell`argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare? 22 Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione, 23 e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria, 24 cioè verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani, che potremmo dire? 25 Esattamente come dice Osea: Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e mia diletta quella che non era la diletta. 26 E avverrà che nel luogo stesso dove fu detto loro: "Voi non siete mio popolo", là saranno chiamati figli del Dio vivente. 27 E quanto a Israele, Isaia esclama: Se anche il numero dei figli d`Israele fosse come la sabbia del mare, sarà salvato solo il resto; 28 perché con pienezza e rapidità il Signore compirà la sua parola sopra la terra. 29 E ancora secondo ciò che predisse Isaia: Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo divenuti come Sòdoma e resi simili a Gomorra. 14 La colpa d` Israele Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; 31 mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. 32 E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d`inciampo, 33 come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d`inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso. 30 ____________________ DICO LA VERITA’ (1) La dottrina di Paolo sulla centralità di Cristo, cui Israele non aderisce, e sulla necessità della fede per la salvezza pone un serio problema per quanto riguarda il popolo di Israele e nei capitoli 9-11 l’Apostolo dà la sua risposta. HO UN GRANDE DOLORE (2 ) Il problema tocca profondamente l’apostolo che dà sfogo, con grande sofferenza personale alla sua profonda afflizione e al suo dolore per il suo popolo, per i suoi fratelli della stessa stirpe. IO STESSO ANATEMA (3) Pur di guadagnare Israele al Signore, Paolo sarebbe disposto a sacrificare quanto ha di più alto, cioè la sua unione con Cristo. ESSI SONO ISRAELITI (4) Arreca grande afflizione anche il ricordo dei grandi segni di distinzione di cui questo popolo ha goduto e che ha custodito lungo la storia : l’adozione a figli, il culto, le promesse, i patriarchi. Tanti doni non sono valsi a fare approdare alla meta, Cristo, in vista della quale erano stata fatte le promesse. DIO BENEDETTO (5) La lode, che conclude il brano, fa risalire a Dio le note di distinzione di cui Israele ha beneficiato. LA PAROLA DI DIO NON E’ VENUTA MENO (6) Paolo risponde al dubbio sulla fedeltà di Dio alla sua promessa, che potrebbe insinuarsi. NON TUTTI I DISCENDENTI DI ISRAELE (7) Non basta essere discendenti di Abramo per essere il “vero Israele”. Essere israelita in senso religioso non è lo stesso che esserlo in senso etnico. L’asserzione è dimostrata con due esempi. IN ISACCO (8) Tra i due figli di Abramo solo Isacco è depositario della promessa ANCHE REBECCA (10 ) Anche tra i figli di Isacco e Rebecca solo Giacobbe viene scelto. HO ODIATO ESAU’ ( 13 ) La scelta di Giacobbe viene espressa con un semitismo : “ ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù”, che significa : “ho preferito Giacobbe a Esaù”. Non è un giudizio di valore nei riguardi dei due fratelli ma del ruolo che la discendenza di ognuno dei due ha avuto nella storia della salvezza. CHE DIREMO (14 ) La pagina vigorosa che va dal versetto 14 al 29 può creare disagio, specialmente se non si fanno alcune osservazioni previe. Paolo non sta parlando della salvezza dei singoli ma della destinazione dei popoli ( Giudei, Gentili ) nell’economia della salvezza, della sovrana gestione di Dio della storia della salvezza. Il linguaggio è quello della mentalità semitica : elezione e non elezione trattate con la polarità amore - odio ; non esistono cause seconde e tutto è attribuito direttamente a Dio ; non si fa distinzione tra volontà attiva e permissiva. A titolo di esempio si può citare quanto dice la Bibbia del Faraone : “Dio indurì il suo cuore” e “ il Faraone si ostinò” ( Es 4, 21 e 7, 13). Si parla della gratuità della misericordia di Dio, ma si asserisce anche che l’uomo è chiamato a dare una risposta, e non è detto come si concilia la gratuità del dono e la libera risposta umana. Un esempio : “ Quante volte ho voluto radunare i tuoi figli sotto le ali e voi non avete voluto” ( Lc 1, 14 ). MI POTRAI DIRE (19 ) Paolo avverte che il suo modo deciso di esprimersi può creare disagio : se è Dio che decide come mai biasima ? e dice che la conciliazione tra il dono gratuito di Dio e la libera e responsabile risposta umana si risolve solo nella trascendenza divina, cui l’uomo non è capace di accedere. Quando l’uomo tocca problemi che toccano quella trascendenza si pone in una posizione assurda, che merita un rimprovero, come accade a Giobbe ( Gb 38, 39 ). IL VASO( 20 ) Dell’esempio del vasaio e del vaso l’Apostolo sottolinea l’aspetto della padronanza e della dipendenza e la piena e libera iniziativa di Dio per quanto riguarda la salvezza. SE PERTANTO (22 ) Dio sopporta uomini che per i loro peccati sono in assoluta antitesi con Lui e meritevoli della sua ira, “vasi di ira”. Essi sono posti non da Dio, ma dal male morale, dalla loro cattiva volontà in una condizione di rovina eterna e il Signore, “con grande pazienza”, attende una possibile conversione e quindi un passaggio da “vasi di ira” a “ vasi di misericordia.” PREDISPOSTI ALLA GLORIA (23 ) Chi aderisce a Dio è un “vaso di misericordia” ed è plasmato da Dio in vista della gloria. GIUDEI....PAGANI (24 ) In una tale situazione di misericordia si trovano sia Giudei che pagani DICE OSEA (25 ) Paolo applica ai pagani, che da “non popolo” diventano popolo di Dio, un oracolo in cui Osea parla del ritorno alla grazia di Israele colpevole. E ISAIA (27 ) Paolo non dimentica Israele. In questo popolo in gran parte infedele al patto, c’è sempre una piccola minoranza, un “resto”, un “germe” dal quale rifiorirà l’intero popolo rinnovato. CHE DIREMO (30 ) I pagani che “non ricercavano la giustizia, cioè ignoravano la legge e i suoi ideali, sono giunti alla giustizia, mediante la fede. Gli Ebrei invece, pur con la ricerca zelante della legge non sono approdati a nulla, fautori di una concezione di auto-salvezza, sono andati ad urtare contro la “pietra d’inciampo”, Cristo, che offriva la salvezza all’umile accoglimento della fede. Capitolo 10 Amore di Paolo per i Giudei Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. 2 Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; 3 poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. 4 Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede. 1 Giustificazione e salvezza Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L`uomo che la pratica vivrà per essa. 6 Invece la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? Questo significa farne discendere Cristo; 7 oppure: Chi discenderà nell`abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8 Che dice dunque? Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. 9 Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10 Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12 Poiché non c`è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l`invocano. 13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. 5 L` ignoranza dei Giudei è senza scuse Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? 15 E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! 16 Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? 17 La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. 18 Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt`altro: per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole. 19 E dico ancora: Forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice: Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo; contro una nazione senza intelligenza susciterò il vostro sdegno. 20 Isaia poi arriva fino ad affermare: Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me, 21 mentre di Israele dice: Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle ! 14 ________________ DESIDERIO...PREGHIERA (1) Paolo augura ed invoca la salvezza per Israele che come popolo si è rifiutato di credere alla salvezza apparsa in Cristo. HANNO ZELO (2) I Giudei hanno certamente avuto serietà religiosa e zelo, ma non ogni zelo è lodevole né tanto meno salvifico. Quello degli Ebrei era nella direzione sbagliata : si ostinavano a volersi procacciare la giustizia di fronte a Dio con le sole loro forze e questo è uno zelo senza retto discernimento. IGNORANDO LA GIUSTIZIA DI DIO (3 ) Non hanno voluto riconoscere la “giustizia di Dio”, cioè che solo Dio, rivolgendo verso l’uomo la sua libera iniziativa, rende moralmente retti, giusti, capaci di osservare la legge, coloro che con fede aderiscono a Cristo. TERMINE DELLA LEGGE E’ CRISTO (4) Nel passo 3-14 Paolo asserisce che Cristo è il punto di arrivo, cui tende tutto il Vecchio Testamento. E’ Cristo che offre la salvezza a chiunque accetta il messaggio evangelico. Per essere salvi quindi è necessario dare l’assenso del cuore a Cristo e proclamare la fede nella comunità. Questi concetti sono espressi in modo alquanto tortuoso e con molte citazioni bibliche. VIVRA’ PER ESSA (5) La legge totalmente adempiuta conduce alla giustizia ( Gal 3, 12). Ma di fatto nessuno può adempierla perfettamente con le sole sue forze. Questa è la sorte della giustizia che viene dalla legge. CHI SALIRA’...CHI DISCENDERA’ (6) Non è necessario cercare con immane sforzo umano Dio (salire in cielo. discendere negli abissi ) dal momento che Dio è venuto incontro all’uomo in Gesù Cristo. VICINO A TE LA PAROLA (7) La parola di salvezza è già stata pronunziata, “ è vicina a te”, ed è pronta per essere accolta, per inquietarti nel modo più grave e per liberati nel modo più alto. COL CUORE SI CREDE (10) La parola attende solo di essere creduta col cuore e pronunziata con la bocca. CHE IL SIGNORE (9) Il suo essenziale contenuto è questo : Gesù è il Signore della vita ed è stato risuscitato dai morti dal Padre. GIUDEO E GRECO (11) Non c’è più differenza tra Giudei e Greci, sia nella salvezza che nella condanna. ( Rm 3, 22 ) INVOCARLO (14) La fede dunque nasce dalla Parola di Dio, dal sentir parlare di Colui cui si deve credere. Per questo è necessaria l’evangelizzazione. Ecco allora la genesi della fede : invio in missione, evangelizzazione, ascolto della parola, invocazione. NON HANNO FORSE UDITO (18) Ritorna il tema dell’incredulità dei Giudei e vengono scartate le possibili attenuanti : non conoscenza o non comprensione del messaggio evangelico. Quanto alla non conoscenza non ci sono scusanti, perché la parola di Dio si è diffusa nel mondo intero. NON HA COMPRESO (19) Nessuna scusa ci può essere di non comprensione. Paolo dice : “ cito Mosè ( la legge ) in primo luogo e poi Isaia ( i profeti)”. I due testi intendono sottolineare questo concetto : Israele avrebbe potuto comprendere, ma si è rifiutato di farlo. La conversione dei pagani rende questo rifiuto più manifesto. Il popolo preparato per l’incontro non ha compreso la parola di Dio, che è stato trovato da coloro che non lo cercavano. Capitolo 11 La riprovazione d'Israele Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch`io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. 2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? 3 Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita. 4 Cosa gli risponde però la voce divina? Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. 5 Così anche al presente c`è un resto, conforme a un`elezione per grazia. 6 E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia. 7 Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, 8 come sta scritto: Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d`oggi. 9 E Davide dice: Diventi la lor mensa un laccio, un tranello e un inciampo e serva loro di giusto castigo! 10 Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere, e fà loro curvare la schiena per sempre! 1 Utilità per i pagani Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia. 12 Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale! 13 Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero, 14 nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. 15 Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti? 16 Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. 17 Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell`olivo, 18 non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19 Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! 20 Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell`infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi! 21 Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te! 22 Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso. 23 Quanto a loro, se non persevereranno nell`infedeltà, saranno anch`essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo! 24 Se tu infatti sei stato reciso dall`oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo! 11 Alla fine anche Israele sarà salvo Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l`indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. 26 Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. 27 Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati. 28 Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, 29 perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! 30 Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, 31 così anch`essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch`essi ottengano misericordia. 32 Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia! 33 O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! 34 Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? 35 O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? 36 Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen. 25 _____________________ DIO ....RIPUDIATO IL SUO POPOLO ? (1) Paolo respinge decisamente l’insinuazione che Dio abbia ripudiato il suo popolo, escludendolo dalla salvezza e porta come argomentazione il “resto d’Israele” che ha accettato Cristo, e se stesso che del “resto” fa parte. ANCH’IO INFATTI (1) Paolo che è e resta israelita, appartiene al nuovo popolo di Dio. NEL PASSO DI ELIA (2) Dal passo citato risulta che ai tempi di Elia anche se una massa di Ebrei si allontanò dal vero Dio , una parte, un resto, (7.000 persone) restò fedele. Di questo “resto” si fa cenno anche altrove nella Bibbia. E’ un “resto” che costituisce il “nuovo Israele” dopo la schiavitù babilonese. C’E’ UN RESTO (5) Il “resto “ è ora entrato nel nuovo popolo, è un piccolo numero d’Israele, che Dio ha scelto per grazia. Questo “resto” non è però il solo che approderà alla salvezza. Il traguardo finale è la salvezza di tutto Israele. ISRAELE NON HA OTTENUTO (7 ) Israele ha cercato Dio, ostinandosi sul principio delle opere, ha pensato di salvarsi con l’impegno personale e ha finito per restare indurito ed escluso, mentre il “resto” è stato eletto per grazia. Queste verità sono espresso col solito stile semitico. SONO STATI INDURITI...DIO HA DATO (7) Dio ha permesso che non vedessero e non udissero e che si indurisse il loro cuore. DIVENTI LA LORO MENSA UN LACCIO (9 ) Dio si rifiuta a coloro che lo rifiutano e la loro “mensa”, cioè tutto ciò che essi fanno o di cui vivono, si trasforma in un motivo di scandalo e di rovina. FORSE...PER SEMPRE ? (11) la defezione di Israele, più che una “caduta” senza speranza di rialzarsi, è un “inciampo”, con possibilità di rialzarsi. A CAUSA DELLA LORO CADUTA (11) La “caduta” d’Israele è diventata, nel piano di Dio, uno strumento per la salvezza dei pagani. PER SUSCITARE...GELOSIA (11) Al presente questa gelosia si manifesta come opposizione al Vangelo, ma Paolo spera che in seguito sia stimolo per una adesione a Cristo. CHE SARA’ (12 ) Se una realtà negativa, come il rifiuto, ha finito per segnare la conversione dei pagani, cosa succederà quando tutto Israele sarà convertito ? Paolo non trova nulla di più grande che “ la risurrezione dei morti”, quando alla fine della “storia della salvezza” la morte sarà sconfitta e i morti risorgeranno. SE LE PRIMIZIE....SE LA RADICE (16 ) La certezza della salvezza d’Israele è illustrata con le due immagini delle primizie e della radice, che simboleggiano Israele. NON MENAR VANTO (18 ) I pagani convertiti non siano arroganti verso gli Ebrei, ma ricordino che l’innesto regge “in ragione della fede” ( 20 ), la quale esclude per definizione ogni vanto autosufficiente ( 22-24). NON SEI TU CHE PORTI LA RADICE (18 ) Israele resta l’ambiente naturale, la radice in cui le promesse si verificano e dove al posto di alcuni rami ( gli Ebrei) è stato innestato l’oleastro ( i pagani ). SE NON PERSEVERANNO (23 ) La conversione degli Ebrei sperata e prevista da Paolo è sempre condizionata all’accettazione della fede. QUESTO MISTERO (26 ) Israele nel suo sopravvivere attraverso vicissitudini drammatiche è certo un mistero storico, ma Paolo qui non parla di questo né di un fatto misterioso, ma del piano salvifico di Dio che prevede la futura conversione del popolo. TUTTO ISRAELE (26 ) Non solo il “resto” ma tutto Israele sarà salvato e si avvererà la profezia di Isaia 59, 20. DI DIO SONO IRREVOCABILI (29 ) Dio non bara e non mentisce. Egli è e resta fedele, è sempre il “Si”, l’”Amen”. DISOBBEDIENZA .....MISERICORDIA (31 ) La misericordia di Dio è come un oceano nel quale sfocia tutta la storia d’Israele e dei gentili : storia di peccato, ma ,in definitiva, storia di salvezza. La forte espressione del v. 32 : “Dio ha racchiuso tutti nella disobbedienza”, significa che tutti gli uomini sono dominati dal peccato, che è come una prigione, in cui sono racchiusi senza possibilità di uscita. La salvezza viene solo dalla misericordia di Dio. ORA...ORA (31 ) Fino ad ora gli Ebrei non credono e non sono oggetto di misericordia. Ma c’è un futuro, quando essi abbandoneranno la loro incredulità. O PROFONDITA’ (33 ) Senza fine sono la ricchezza, la sapienza e la scienza di Dio, incomprensibili i suoi giudizi e le sue vie. Dio è il tutt’altro, il completamente diverso, l’incomprensibile,ma la sua grandezza non schiaccia l’uomo, è invece motivo per ogni credente di gioiosa adorazione. POICHE’ (36 ) La grandezza di Dio, alla fine, si risolve per l’uomo in dono e in misericordiosa e gratuita salvezza. Capitolo 12 Doveri verso Dio Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. 1 Verso il corpo sociale Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente, ma valutatevi in maniera da avere di voi un giusto concetto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. 4 Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5 così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. 6 Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; 7 chi ha un ministero attenda al ministero; chi l`insegnamento, all`insegnamento; 8 chi l`esortazione, all`esortazione. Chi dá, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. 3 Come amare La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; 10 amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11 Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. 12 Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, 13 solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell`ospitalità. 14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un`idea troppo alta di voi stessi. 17 Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18 Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19 Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all`ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. 20 Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. 21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. 9 _____________________ VI ESORTO, FRATELLI (1 ) Inizia col capitolo 12 l’indicazione di alcuni comportamenti morali derivanti da quanto precedentemente è stato detto. L’uomo rinnovato dalla grazia deve vivere con uno stile e un comportamento nuovi. La nuova realtà infatti sussiste soltanto in quanto il credente la professa e concretamente la testimonia. I CORPI COME SACRIFICIO (1) La vita cristiana, diretta dalla Spirito, è un culto ininterrotto a Dio. Il popolo di Dio è un popolo sacerdotale e ogni credente è il sacerdote del suo sacrificio personale e offre il proprio corpo, cioè la persona concreta e l’esistenza nelle sua complessa realtà. SACRIFICIO VIVENTE (1 ) Il suo è un “sacrificio vivente”, perché la persona che si offre non muore, ma acquista più vita che mai. CULTO SPIRITUALE (1 ) Non in quanto solo interiore, ma perché animato dallo Spirito Santo. E’ un culto non legato a un luogo determinato e a una serie di prescrizioni, ma riguarda tutta la vita del battezzato, in ogni manifestazione. NON CONFORMATEVI (2 ) E’ l’invito a non uniformarsi alla cultura corrente, a un mondo che, immerso nelle cose temporali, dà un valore assoluto a ciò che passa e prende per buono ciò che non lo è. TRASFORMATEVI RINNOVANDO (2 ) Distaccato dal mondo, il cristiano non solo non ristagna, ma si impegna in una trasformazione continua, mediante il rinnovamento progressivo del suo animo, della sua mente, del suo modo di concepire le cose. DISCERNERE LA VOLONTA’ DI DIO (2 ) Il rinnovamento è frutto dell’azione dello Spirito e porta a capire sempre meglio ciò che in modo particolare è gradito a Dio e meglio si avvicina all’ideale della vita cristiana. CIO’ CHE E’ BUONO (2 ) La ricerca avviene ispirandosi a valori fondamentali : ciò che è buono, gradito a Dio, perfetto. Della concreta attuazione Paolo dà di seguito alcuni esempi. Chi agisce nel modo indicato non è un conformista, non si allinea con le masse, da cui forse sarà ripudiato, ma trova nella fede la forza e l’ispirazione per rinnovare il mondo e la storia. DICO A CIASCUNO DI VOI (3 ) Seguono nei versetti 3-21 alcuni precetti generali che Paolo dà in quanto Apostolo ai pagani. Si tratta di disposizioni pratiche, che partono dell’esperienza, il cui tema centrale è la carità. NON VALUTATEVI (3 ) Paolo invita ad avere una stima saggia di sé, a mantenere i pensieri e le aspirazioni nei giusti limite, senza peccare per eccesso e deviare. L’Apostolo in questi versetti combatte con energia il vizio che minaccerà sempre le comunità cristiane : la presunzione, l’ambizione, ed esorta all’umiltà, all’amore e al servizio fraterno. MISURA DI FEDE ( 3 ) La fede qui è considerata nei frutti che sono i carismi. Ognuno nella comunità cristiana ha una qualifica particolare che gli è data da Dio. COME IN UN CORPO ( 4 ) Per parlare dei rapporti nella chiesa viene portato l’esempio del corpo fisico dell’uomo, in cui c’è rapporto tra un membro e il complesso delle membra e proprio da questo rapporto dipende la sua funzione complessiva . UN SOLO CORPO IN CRISTO ( 5 ) Lo stesso accade ai cristiani : esiste una pluralità (molti ) ed esiste un’unità ( un solo corpo ), prodotta dall’unione di Cristo. Da questo rapporto risulta il corpo mistico di Cristo, differenziato nelle singole membra, ma costituito nello stesso tempo in unità superiore. DONI DIVERSI...DI GRAZIA ( 6 ) Paolo specifica meglio e concretamente le varie funzioni che confluiscono nell’unità organica del corpo mistico di Cristo. Viene enumerata una serie di funzioni : esse sono doni di grazia, perché provengono dalla benevolenza attiva di Dio. DELLA PROFEZIA ( 6 ) Segue un elenco esemplificativo di doni, carismi. Vi sono doni propriamente cristiani e doni che si riferiscono alla gestione dell’esistenza umana : tutto l’uomo è assunto e animato dallo Spirito di Cristo per il comune servizio. Ogni carisma va esercitato secondo la sua fisionomia particolare, sempre nell’ambito della funzionalità organica generale della comunità. SECONDO LA MISURA DELLA FEDE ( 6 ) D’accordo con la fede, in sintonia con la comunione dei credenti, senza mettersi in mostra o avventurarsi in problemi o enigmi ai quali la fede non è idonea. LA CARITA’ ( 9 ) Dopo i carismi Paolo parla della carità. E’ l’amore-servizio del Signore, che si esprime nell’amore fraterno, in risposta all’amore proveniente da Dio. NON ABBIA FINZIONI ( 9 ) Non sia una maschera, dietro cui si nasconde l’egoismo. L’amore verso gli altri è incompatibile con l’ipocrisia, non ha nessuna doppiezza. FUGGITE IL MALE ( 9 ) La prima cosa che si richiede perché sia amore senza ipocrisia è una disposizione di animo radicalmente chiara : bisogna aborrire ciò che è male per gli altri, e aderire con fermezza a ciò che è il bene altrui. AFFETTO FRATERNO ( 10 ) L’amore che unisce i membri della comunità abbia la stessa cordialità che è propria dei rapporti tra fratelli. STIMARVI A VICENDA ( 10 ) All’amore va unita la stima, il rispetto dell’altro. E nello stimarsi a vicenda deve esserci come una gara. NON SIATE PIGRI ( 11 ) Paolo indica ora alcune grandi linee di vita cristiana, iniziando dallo zelo, dalla sollecitudine che impedisca qualunque ristagno spirituale. I cristiani devono continuamente prestare servizio al Signore. LIETI NELLA SPERANZA ( 12 ) L’attesa del compimento futuro della salvezza, la speranza nel domani, sarà fonte di gioia per il cristiano. FORTI ( 12 ) Nelle tribolazioni della vita e nelle persecuzioni ci vorrà costanza e perseveranza e diligenza dovrà esser posta nella preghiera personale e comunitaria SOLLECITI ( 13 ) L’amore verso i fratelli non deve degenerare nei cristiani in vago sentimentalismo, ma deve possedere concretezza : sollecitudine nell’ospitalità e nelle varie necessità dei fratelli. BENEDITE ( 14 ) Riguardo ai persecutori, i cristiani devono avere un atteggiamento estremamente positivo : invocare le benedizioni e non le maledizioni di Dio, in modo che essi abbandonino il loro comportamento negativo. RALLEGRATEVI (15 ) I cristiani non devono considerarsi estranei agli altri uomini, anzi devono partecipare di cuore alla loro vita, condividendo le loro ansie e le loro gioie. ABBIATE (16) I pensieri e le aspirazioni dei singoli cristiani nei loro rapporti reciproci devono far capo ad una unità armonica : per questo occorrerà nei singoli individui una sincera umiltà, un superamento del proprio io egoistico. NON RENDETE (17 ) La carità vince il male con il bene. SE POSSIBILE (18 ) La tendenza del cristiano deve essere, per quanto dipende da lui, di vivere in pace con tutti gli uomini. NON FATEVI GIUSTIZIA (19 ) Il cristiano deve affrancarsi dall’impulso naturale della vendetta, e tutto deve consegnare alla giustizia di Dio, che non è mai disgiunta dalla sua volontà di amore ( “a me la vendetta = giustizia ) AMMASSERAI CARBONI (20 ) Provocherai nel nemico un senso doloroso di vergogna (“ammasserai carboni “ ) che lo spingerà alla conversione. VINCI CON IL BENE IL MALE (21 ) E’ una delle massime più belle e più felicemente riassuntive della morale cristiana : il cristiano non solo non deve farsi vincere dal male, ma deve combattere e vincere il male mediante il bene. Capitolo 13 Doveri verso l'autorità Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c`è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2 Quindi chi si oppone all`autorità, si oppone all`ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. 3 I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l`autorità? Fà il bene e ne avrai lode, 4 poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. 5 Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6 Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio. 7 Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto. 1 Prima di tutto la carità Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. 9 Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 10 L`amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l`amore. 11 Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. 12 La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13 Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. 14 Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri. 8 ____________________ SOTTOMESSO ALLE AUTORITA’ (1) Ci troviamo davanti ad un sorprendente brano, che mette in risalto il rapporto del cristiano con l’autorità. Ai cristiani Paolo non chiede nulla di straordinaria né di nuovo, ma in coerenza con quanto ha detto prima, di “ non considerarsi più di quel che sia conveniente”, e dice che anche il cristiano deve sottomettersi alle autorità. Certamente non abbiamo qui una “teologia dello stato”, non un discorso sulla legittimità delle singole realtà statati o sui limiti dell’autorità, non un’etica politica, perché Paolo non scriveva a gente che partecipava attivamente al governo, ma a “sudditi” che in quel contesto sociale non erano poi tanto liberi. Inoltre il capitolo termina con l’asserzione che viviamo nel provvisorio, proiettati verso il giorno vicino, e lo stato non è né eterno né divino, non è un assoluto Siamo di fronte a un’esortazione ragionevole e realistica, fatta nel contesto specifico di una interpretazione del comando dell’amore. AUTORITA’ SE NON DA DIO (1) L’Apostolo fonda la sua esortazione “ ad essere sottomessi alle autorità costituite” sul dato per lui incontestabile che non c’è autorità se non da Dio. La Pacem in terris ( n. 26 ) , dopo aver citato queste parole di Paolo, fa suo il commento di Giovanni Crisostomo : “Che dici ? Forse ogni singolo governante è costituito da Dio ? Non dico questo : qui non si tratta infatti di singoli governanti, ma del governare in se stesso”. In altri termini Paolo afferma il concetto dell’autorità come funzione necessaria alla vita del corpo sociale; egli si riferisce non alla persona ma alla cosa. SI OPPONE ALL’ORDINE (1) Resistere all’autorità significa sottrarsi all’ordinamento stabilito da Dio e la punizione che ne seguirà sarà una punizione non solo umana, ma anche un segno dell’ira di Dio. E’ AL SERVIZIO DI DIO (4) L’autorità è al servizio di Dio per il vantaggio della gente, per il bene comune per assicurare alla vita sociale un ordinato sviluppo, per l’ordine, per la protezione, per la pace. Queste finalità segnano pure il limite, la misura dell’autorità politica e anche il criterio ultimo su cui verrà giudicata. PORTA LA SPADA (4) Compito dell’autorità è anche di combattere il male, oggetto dell’ira divina. Paolo allude all’autorità come si presentava allora, con la “spada”. Da ciò non si possono trarre argomenti in favore o contro la pena di morte. STARE SOTTOMESSI (5) Quando l’autorità sta nei limiti del bene comune è naturale che di deve stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma soprattutto in forza della coscienza che fa vedere il contesto religioso in cui si situa l’autorità civile. PAGARE I TRIBUTI (6) Le autorità rendono un servizio pubblico, i cittadini devono collaborare in concreto pagando i contributi diretti. A ciascuno si deve rendere ciò che gli dovuto : l’ imposta, le tasse, il timore, il rispetto. ALCUN DEBITO CON NESSUNO (8) Ricollegandosi a quanto detto : “ rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto”, Paolo ricorda il debito mai estinto dell’amore vicendevole. L’obbligo dell’amore non può dirsi mai definitivamente adempiuto : non solo perché l’atto concreto dell’amore è sempre imperfetto, ma soprattutto perché amare significa affidarsi totalmente al mistero mai esauribile della persona che ama e della persona amata. Non si sa mai dove può condurre una persona amata ; l’amore di una persona non ha limiti. HA ADEMPIUTO LA LEGGE (8 ) L’amore è il comandamento che racchiude in sé tutti gli altri. Chi ama davvero non commette adulterio, non uccide, non ruba, ecc.. L’amore vuole l’autentico bene dell’altro. NON FA MALE A NESSUNO (10 ) L’amore del prossimo non opera il male : male ed amore del prossimo sono due termini in contrasto e si escludono a vicenda. Se c’è l’amore non ci può essere il male. E quindi l’amore è il massimo a cui tende la legge. CONSAPEVOLI (11) Paolo condivide la dottrina dell’apocalitta giudaica contemporanea secondo cui ci sono due “eoni”, quello attuale, valutato negativamente ( Gal 1, 4 ) e quello futuro introdotto da Dio (Ef 1, 21 ). Per Paolo però il nuovo eone è già cominciato con la resurrezione di Cristo, quantunque il vecchio perduri e ancora cerchi continuamente di ridurre il cristiano in proprio potere l’apostolo fa varie applicazioni: la notte è il tempo presente, il giorno sarà la parusia da attendere nella perseveranza, lasciando stare tutto ciò che ha relazione con la notte, il cristiano deve cercare di vivere come si conviene di giorno, compiendo opere buone, soprattutto rivestendosi di Cristo. DEL MOMENTO (11) L’atteggiamento del cristiano deve essere ispirato da momento particolare in cui sta vivendo. Viviamo infatti più vicini alla salvezza completa e se la salvezza terminale si avvicina è logico che il cristiano si preoccupi sempre di più a questo riguardo. Tutti da Cristo in poi viviamo nella “ ultima ora” e anche per noi valgono le parole di Paolo. ORMAI TEMPO DI SVEGLIARSI (11 ) “Ormai” è il tempo della decisione suprema per ognuno, il tempo dell’amore. Chi resta nel passato del peccato resta nel “sonno”. PIU’ VICINA (11 ) Il periodo che stiamo vivendo è caratterizzato da una maggiore vicinanza cronologica riguardo alla salvezza completa, che può arrivare presto, almeno perché presto arriva la nostra morte. E, se essa si avvicina, è logico che il cristiano si preoccupi di più della salvezza. LA NOTTE E’ AVANZATA ( 12 ) Passa il tempo dell’esistenza terrena nostra e dell’umanità, paragonata alla notte e si avvicina la parusia e la salvezza definitiva, paragonata al giorno. OPERE DELLE TENEBRE (12 ) Ciò che è moralmente negativo è indicato come tenebroso, anche perché molti peccati si commettono nella notte, come si esemplifica di seguito. ARMI DELLA LUCE (13 ) Le opere buone, moralmente positive, ispirate alla luce della verità rivelata, sono armi, perché difendono l’uomo dalle opere delle tenebre e dal principe delle tenebre : agendo bene l’uomo è salvaguardato dal male. COME IN PIENO GIORNO (13 ) Paolo esorta a comportarsi bene , come si deve fare alla piena luce del giorno, e quindi a sfuggire le opere malvagie, solite a compiersi di notte, come ad esempio l’immoralità sessuale, le orge, le risse. RIVESTITEVI (14 ) Il comportamento del cristiano è riassunto nella formula “rivestitevi di Cristo”, cioè uniformatevi pienamente a Cristo, si che in voi possa vedersi soltanto lo stile e l’impronta di Lui. CARNE (14 ) Si è assimilati a Cristo se si accetta lo Spirito come principio di azione e si escludono le indicazioni della “carne” , con i desideri sfrenati dell’uomo lasciato a se stesso. Capitolo 14 I deboli e i forti Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2 Uno crede di poter mangiare di tutto, l`altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3 Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4 Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare. 5 C`è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6 Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7 Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8 perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9 Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. 10 Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11 poiché sta scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio. 1 Non date scandalo Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. 13 Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello. 14 Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. 15 Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! 16 Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! 17 Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18 chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19 Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. 20 Non distruggere l`opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d`accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. 21 Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi. 22 La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. 23 Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato. 12 __________________ CHI E’ DEBOLE (1) Nella comunità romana sono sorte alcune discussioni, si sono sviluppate delle tensioni fra due gruppi e Paolo tiene conto anche di questa situazione nella parte conclusiva della lettera ( 14, 1 – 15, 13). Egli caratterizza le due parti come quella dei “forti” e quella dei “deboli. I “forti” sono coloro che hanno una fede solida, completa, ben assimilata psicologicamente e che si considerano, a buon diritto, liberi dalle varie prescrizioni giudaiche, riguardanti giorni, cibi, ecc. I “deboli” sono coloro che hanno una fede imperfetta, ancora lacunosa, fragile, scandalizzabile, in fase di crescita e che collegano la loro vita cristiana a vecchie pratiche. Ciò che li distingue è anzitutto il loro atteggiamento di fronte al consumo delle carni sacrificate agli idoli e del vino. Paolo non mette a confronto i rispettivi punti di vista. Quel che gli preme è prima di tutto l’unità della comunità, la partecipazione cultuale alla mensa comune e la reciproca sopportazione di altre convinzioni. MANGIARE DI TUTTO (2 ) Nel caso dei cibi, chi è forte nelle fede sa di non essere più tenuto alle osservanze giudaiche limitative, ma chi ha la fede debole crede di esserne ancora soggetto. I primi non disprezzino i “ deboli” e questi non giudichino male la libertà dei “forti”. DIO LO HA ACCOLTO (3 ) Agli uni e agli altri Paolo ricorda che hanno avuto accesso alla giustificazione per mezzo della grazia di Dio e che lo stesso amore deve ispirare il loro comportamento. PER GIUDICARE UN SERVO (4 ) Giudicare e condannare è facile per le due parti, ma è arbitrario. Infatti ogni fedele, forte o debole che sia, aderisce al suo Signore, di cui soltanto è “servo”. Chi guarda dal di fuori si mette in una prospettiva sbagliata, come uno che volesse giudicare un domestico non essendone padrone. IL SIGNORE HA IL POTERE (4) Solo Dio ha il diritto di giudicare e solo Dio dà la forza per non sbagliare. GIORNO DA GIORNO (5 ) Accanto ai problemi del cibo c’erano altri punti di frizione tra i due gruppi. Così i deboli osservavano determinati giorni corrispondenti più o meno alla legge giudaica del sabato e dei giorni di digiuno. CERCHI DI APPROFONDIRE Paolo esige tolleranza reciproca e chiede che ciascuno agisca in perfetta conformità alle proprie convinzioni personali, che però devono essere chiare e solide, sottoposte a costante approfondimento. PER IL SIGNORE (6 ) E tutto si faccia per il Signore. Il fatto che sia i forti che i deboli appartengano al Signore è più importante delle opinioni particolari. DI NOI ( 7 ) La massima nessuno vive per se stesso può provenire dalla filosofia greca che non ignorava l’altruismo espresso nella nostra tesi e registrava la convinzione che il singolo deve esistere per il tutto e in caso di necessità anche a costo della vita. Nel citare questa massima Paolo prende in considerazione tutta la vita umana e il suo termine viene esaminato alla luce della sua fine. VIVIAMO PER IL SIGNORE (8 ) Paolo colloca la tesi di sapienza umana nella sua concezione cristologica. Noi viviamo e moriamo per il Signore Gesù Cristo. Non esiste un momento dell’esistenza che possa prescindere da questa appartenenza a Cristo ( se noi viviamo.. se noi moriamo ). Forse qui Paolo ha ripreso una professione di fede battesimale della primitiva comunità cristiana, che vedeva i battezzati come persone morte con Cristo e destinate a vivere con lui, dal momento che nel battesimo erano diventate sua proprietà ( Rm 6, 4; 8, 29 ). Le asserzioni di Paolo nel contesto di questo capitolo dicono che il fatto che sia i forti che i deboli appartengano al Signore è più importante delle opinioni particolari. SIAMO DEL SIGNORE (8 ) L’appartenenza a Cristo è un tratto fondamentale della vita cristiana ed è espressione dell’associazione profonda tra Cristo e il cristiano. E’ MORTO ED E’ RITORNATO A VITA ( 9 ) Quale argomento conclusivo per spiegare che i cristiani appartengono a Cristo, Paolo si rifà all’annunzio fondamentale della morte e risurrezione di Gesù. Gesù Cristo è morto e risorto per il mondo e per questo è costituito suo Signore ( per essere il Signore). Se fino ad ora imperava il peccato, morte, la legge, ora domina soltanto la sua signoria ( Rm 6, 9.14; 7, 1 ). Nel contesto del brano 14, 1-15,13 questo annunzio dice chiaramente che se i battezzati si trovano in una comunione di vita e di morte così completa col Signore, allora il vincolo che li lega tra loro e con Gesù è più forte e più determinante di tutte le differenze che possono verificarsi. MA TU PERCHE’ GIUDICHI (10 ) Dal momento che tutti allo stesso modo sottostiamo a un solo Signore, il giudicare tra fratelli uguali è semplicemente impossibile. I cristiani devono sempre comportarsi tra loro come fratelli. AL TRIBUNALE DI DIO (10 ) Ogni giudizio compete solo a Dio, al cui tribunale noi dovremo presentarci un giorno. La citazione portata come prova è desunta da Isaia 45, 23. INCIAMPO (14 ) l’intenzione del cristiano deve essere sempre positiva, costruttiva. Egli deve preoccuparsi di non incidere negativamente nella vita del fratello. NULLA E’ IMMONDO (14 ) Paolo afferma recisamente che non esiste nessuna discriminazione in fatto di cibi. SE UNO RITIENE QUALCOSA (14 ) Ma se uno giudica un determinato cibo impuro, per lui lo è veramente e non deve mangiarlo, perché nella sua coscienza vede un rapporto negativo tra quel cibo e la sua fede. SE PER IL TUO CIBO (15 ) Che fare allora ? Meglio lasciare il fratello debole nella sua persuasione erronea , se non è ancora capace di capire la verità intera. Deve prevalere la carità e non si deve mettere a repentaglio la fede per una questione di secondaria importanza. Il fratello è il limite della nostra libertà. Chi scandalizza un fratello con ciò che mangia, non cammina secondo l’amore. NON ..MOTIVO DI BIASIMO (16 ) Il bene non deve mai essere occasione di offesa di Dio. NON QUESTIONE DI CIBO (17 ) Il regno di Dio, sommo ed unico pensiero del cristiano, non consiste nel mangiare e nel bere o nell’astinenza, ma nella giustizia davanti a Dio in tutta la vita, nella pace di riconciliazione con Dio e con i fratelli, nella gioia che lo Spirito Santo suscita nei cristiani. Non si deve compromettere l’ opera di Dio”, che è l’edificazione della comunità, per una “ questione di cibo”. CHI SERVE IL CRISTO (18 ) Il cristiano che per servire a Cristo si cura di ciò che è fondamentale è personalmente gradito a Dio e ha un comportamento valido davanti agli altri credenti. DIAMOCI DUNQUE (19 ) Come conclusione Paolo esorta ad occuparsi con premura di ciò che riguarda la pace, cioè del complesso dei beni messianici propri del Regno di Dio ed esorta a darsi pensiero di ciò che contribuisce all’edificazione reciproca. TUTTO E’ MONDO (20) Anche se non esiste nessun cibo immondo e tutto si può lecitamente mangiare, la carità deve prevalere sulla libertà ; quindi se si corre il rischio di scandalizzare un fratello è doveroso non mangiare quanto scandalizza il fratello debole. La carità cioè può richiedere a chi è forte nella fede di rinunziare al privilegio di non sottostare a leggi superate. LA FEDE.......CONSERVALA PER TE (22 ) Tutti , forti e deboli, mantengano dinanzi a Dio le convinzioni pratiche ispirate alla fede, cioè abbiano un comportamento che corrisponda al giudizio della loro coscienza, illuminata dalla fede. BEATO CHI NON SI CONDANNA (22 ) “Beato colui che non si sente colpevole delle sue scelte” (traduzione interconfessionale ) CHI E’ NEL DUBBIO (23 ) “Chi invece mangia certi cibi contro coscienza è condannato, perché non agisce secondo la convinzione che gli viene dalla fede” (traduzione inerconfessionale ) Capitolo 15 Seguire l'esempio di Cristo Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l`infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. 2 Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo. 3 Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto: gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me. 4 Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza. 5 E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, 6 perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. 7 Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8 Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; 9 le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome. 10 E ancora: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. 11 E di nuovo: Lodate, nazioni tutte, il Signore; i popoli tutti lo esaltino. 12 E a sua volta Isaia dice: Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a giudicare le nazioni: in lui le nazioni spereranno. 13 Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. 1 Progetti di Paolo Fratelli miei, sono anch`io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l`un l`altro. 15 Tuttavia vi ho scritto con un pò di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da parte di Dio 16 di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l`ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo. 17 Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio; 18 non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all`obbedienza, con parole e opere, 19 con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da Gerusalemme e dintorni fino all`Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. 20 Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, 21 ma come sta scritto: Lo vedranno coloro ai quali non era stato annunziato e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno. 14 Desiderio di passare a Roma Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi. 23 Ora però, non trovando più un campo d`azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi, 24 quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza. 25 Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità; 26 la Macedonia e l`Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme. 27 L`hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali. 28 Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi. 29 E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo. 30 Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l`amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, 31 perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità, 32 sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen. 22 _________________________ SIAMO I FORTI ( 1 ) Trattando ancora dei “forti” e dei “deboli”, Paolo si associa ai forti (“noi che siamo i forti” ) e così conferma che la posizione dei forti è quella giusta, ma questa certezza non deve condurli al compiacimento di sè ; essi devono agire non per compiacere se stesso, ma il prossimo, per edificarlo. Il cristiano non compie atti di bene per brillare, per diventare una “vedette”, ma si lascia determinare interamente dal bene dell’altro. CRISTO INFATTI ( 3 ) Modello di comportamento è Cristo, il quale non è vissuto per compiacere se stesso, ma ha tanto amato gli altri da non aver timore degli insulti dei nemici, e nemmeno la morte, come di lui aveva predetto il salmo 69 : “ gli insulti di coloro...” CIO’ CHE E’ STATO SCRITTO ( 4 ) La citazione del salmo porta Paolo ad un approfondimento sul senso e il valore per i cristiani della Sacra Scrittura. Afferma che quanto si trova nella Bibbia è stato scritto per nostro ammaestramento e che dalla Scrittura deriva la costanza, la spinta a migliorare, la pazienza, la consolazione, la speranza. IL DIO...VI CONCEDA ( 4 ) Dopo la parentesi sulla Scrittura, Paolo ritorna all’idea centrale : l’unione e la carità nella comunità cristiana. Prega Dio che doni ai fedeli di Roma la grazia di avere gli stessi pensieri e lo stesso ideale nelle loro relazioni. SECONDO GESU’ CRISTO ( 5 ) Misura di tutto è Cristo, uniformandosi al quale i cristiani si uniformeranno tra di loro. ACCOGLIETEVI A VICENDA ( 7 ) Paolo passa ad un’applicazione pratica, sempre suggerita dall’esempio di Cristo. Invita i cristiani ad una accoglienza simile a quella di Cristo, invita i due gruppi dei forti e dei deboli a non escludersi a vicenda, ma a formare un’unica comunità. CRISTO SI E’ FATTO SERVITORE ( 8 ) Cristo si è adattato agli altri, è sceso al loro livello per portarli poi al suo. E lo ha fatto per i Giudei ( i circoncisi ) per riguardo alle promesse date ai Padri, che certamente non si possono far valere davanti a Dio come diritto. E lo ha fatto per i pagani per la misericordia di Dio. COME STA SCRITTO ( 9 ) Le citazioni scritturistiche che Paolo presenta, traendole dall’Antico Testamento, sottolineano l’opera salvifica universale di Dio, sia nei confronti dei Giudei che dei pagani. Le citazioni sono tratte dai Salmi, dalla Legge e dai Profeti. IL DIO DELLA SPERANZA Paolo conclude con una preghiera, che è anche un augurio. Egli chiede per la comunità “gioia e pace nella fede”. Doni inconciliabili con gli attriti e le discordie, doni che aprono ai credenti il futuro di Dio, pieno di speranza, fondata sulla potenza dello Spirito. IO SONO PERSUASO (14 ) Paolo, prima di passare alla parte conclusiva della lettera, scrive che in realtà non vi era bisogno di istruire la comunità romana, già piena di bene e di ogni conoscenza, ma asserisce che era conveniente ricordare alcune verità fondamentali alla comunità di Roma, anche se non era stata fondata da lui.. TRA I PAGANI (15 ) Il motivo che lo ha spinto è stato l’impegno apostolico affidatogli da Dio di annunciare il Vangelo ai pagani. UFFICIO SACRO (15 ) Paolo qualifica la sua azione e tutta la vita dei cristiani nel suo complesso in termini strettamente cultuali : egli è ministro cultuale e presta il suo culto predicando il Vangelo e i pagani convertiti rappresentano essi stessi un’offerta sacrificale, che Paolo ha la missione di rendere sempre più gradita (12, 1-2 ). La versione interconfessionale così traduce : “annunciando la parola io agisco come un sacerdote, perché faccio in modo che i non Ebrei diventino un’offerta gradita a Dio”. TITOLO DI VANTO (17) Il lavoro di Paolo è stato coronato da successo. Egli ne ha quindi un titolo di vanto, che non gli deriva dalla sua azione personale, ma dalla sua unione con Cristo. Sempre l’interconfessionale traduce il v. 18 così : “ Dio si è servito di me per condurre i non Ebrei ad obbedire a Dio” DA GERUSALEMME ALL’ ILLIRIA (19 ) Siamo giunti all’Epilogo della Lettera. Paolo delimita geograficamente il campo in cui ha esercitato la sua azione apostolica : da Gerusalemme alla Macedonia. Per conoscere l’opera apostolica di Paolo è necessario leggere gli Atti degli Apostoli e le sue Lettere. PUNTO D’ONORE (20 ) L’impegno di Paolo è sempre stato quello di fare il primo annuncio, di porre le fondamenta di nuove comunità. Fatto questo, egli ha affidato il compito di continuare ad altri. “ Un altro edifica sopra “, dirà in 1 Cor 3, 5. E anche ora non ha in progetto di andare dove le fondamenta sono state già poste. Per questo certamente si recherà a Roma, ma non per stabilirvisi ; egli pensa piuttosto di recarsi in Spagna passando per Roma. E dichiara di trovarsi sulla linea di una profezia di Isaia ( 52, 15 ) che parla di annuncio a chi ancora non ha avuto conoscenza della parola di Dio. IMPEDITO (22 ) Fino al momento in cui Paolo scrive, gli era stato impossibile recarsi nella Capitale dell’Impero. NON TROVANDO PIU’ CAMPO D’AZIONE (23 ) L’Apostolo pensa di aver fondamentalmente completato la sua missione in Oriente e ha deciso di andare verso l’ Occidente, nella Spagna. Durante il viaggio passerà per Roma. VADO A GERUSALEMME (25 ) Prima di intraprendere il nuovo viaggio missionario verso l’Occidente, Paolo vuole sbrigare ancora un incarico, che gli è rimasto da compiere, cioè la raccolta di offerte per i fedeli di Gerusalemme, che sono in difficoltà. ESSI DEBITORI (27 ) I Macedoni hanno potuto beneficiare dei doni spirituali giunti a loro con la venuta dei predicatori partiti da Gerusalemme, e verso quella città sentono di avere un debito di riconoscenza, che vogliono esprimere con doni materiali. ANDRO’ IN SPAGNA PASSANDO DA VOI Sappiamo da Atti che Paolo andrà a Roma, ma in catene, e non durante un viaggio che lo avrebbe dovuto portare in Spagna. BENEDIZIONE DI CRISTO Porterà una benedizione, cioè una manifestazione concreta della benevolenza di Dio, che in ultima analisi è Cristo stesso comunicato ai pagani. LOTTARE CON ME NELLA PREGHIERA (8 ) L’apostolato è un combattimento, per sostenerlo serve una preghiera che sia una lotta, cioè che abbia una particolare intensità. IL DIO DELLA PACE (33 ) Il Dio da cui deriva la nostra pace, che è Cristo stesso, sintesi vivente di tutti i beni messianici. Capitolo 16 Raccomandazioni e saluti Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: 2 ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch`essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. 3 Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, 4 e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; 5 salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell`Asia per Cristo. 6 Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. 7 Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me. 8 Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore. 9 Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. 10 Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo. 11 Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore. 12 Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. 13 Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia. 14 Salutate Asìncrito, Flegonte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. 15 Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro. 16 Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo. 17 Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro. 18 Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici. 19 La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. 20 Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi. 21 Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giasone, Sosìpatro, miei parenti. 22 Vi saluto nel Signore anch`io, Terzo, che ho scritto la lettera. 23 Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. 24 Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. 25 A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, 26 ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede, 27 a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli. Amen. 1 _____________________ VI RACCOMANDO (1 ) Paolo conclude la sua lettera con una lunga serie di saluti a persone concrete, tutti attraversati da un caldo soffio di partecipazione umana, tutti contrassegnati dall’inciso “ in Cristo”. La fraterna amicizia tra i cristiani muove, non a parole, ma realmente, dalla comunione spirituale nella fede. FEBE (1) Febe è la prima di 26 persone qui nominate è al primo posto e con particolare raccomandazione, ( “raccomando “ “ assistetela “), deferenza (“diaconessa”) e riconoscenza ( “ ha protetto...me stesso “). DIACONESSA (1 ) Febe è una diaconessa . Il termine greco col quale è designato l’ufficio di diaconessa, oltre al significato di “servitore”, detto sia di uomini che di donne, ha nel N.T anche il significato, già conosciuto nel mondo pagano, di incombenza religiosa, esercitata sia da uomini che da donne. L’ufficio era stabile, era parte dell’ordinamento organico di ogni comunità locale e godeva di una certa notorietà. PRISCA E AQUILA (3 ) Coniugi, convertitisi al cristianesimo e amici di Paolo (Atti 18). L’aiuto a cui allude è forse quello deciso e rischioso datogli dai due coniugi durante il tumulto di Efeso ( Atti 19, 23 ). Nella loro casa romana si riunivano i cristiani. SALUTATE (5 ) Tra le varie persone nominate, 26 in tutto, si può ricordare Epeneto, uno dei primi convertiti dell’Asia minore, una “primizia”, cioè come la parte più bella del raccolto, offerto a Dio, e Andronico e Giunia detti “apostoli”, convertitisi prima di Paolo. COL BACIO SANTO (16 ) Il saluto con un bacio scambievole, chiamato “santo”. Era praticato verosimilmente nel corso dell’assemblea liturgica. VI RACCOMANDO (17 ) Mentre la lettera sembrerebbe conclusa , con il saluto : “Vi salutano tutte le chiese di Cristo”, inizia improvvisamente una raccomandazione contro le spaccature e gli scandali ad opera di maestri di errore, che di per sé non sembra giustificata nel contesto della lettera. La raccomandazione termina al v. 20. COSTORO (18 ) I cristiani di Roma sono messi in guardia dai seminatori di discordie, predicatori di un vangelo diverso e dominati dalla cupidigia ( “ventre” ). Forse si tratta dei soliti giudeizzanti STRITOLERA’ SATANA (20 ) La vittoria di Dio sarà completa quando il male verrà definitivamente debellato. Satana schiacciato impersona tutti i perturbatori e tutte le forze che si oppongono a Dio. Chi schiaccerà satana è il popolo di Dio, che unito a Cristo costituisce la “discendenza della donna” di cui parla Genesi 3, 15. VI SALUTA (21 ) Riprende la serie dei saluti. Vi si inserisce personalmente Terzo, che ha scritto la lettera e che manda anche i saluti di altri A COLUI (25 ) La lettera si conclude con un grido di glorificazione a Dio, l’unico sapiente che ha il potere di corroborare la comunità attraverso l’evangelo esposto da Paolo, non diverso dal Vangelo di Gesù. CONFERMARVI (25 ) Il cammino che la comunità cristiana dovrà ancora fare, potrà esser compiuto sotto la spinta di Dio. Il Signore vuole e dà inizio, vuole e dà compimento. Egli solo può dare stabilità. MISTERO TACIUTO (25 ) E’ il piano salvifico e nascosto di Dio, manifestato dal Signore stesso agli uomini nella sua rivelazione, piano che abbraccia tutti i tempi e tutti gli uomini. Di questo mistero Paolo parlerà più dettagliatamente altrove, per esempio in Efesini 1, 3-11. CHE SOLO E’ SAPIENTE (27 ) Questo piano rivela la sapienza di Dio. PER MEZZO DI CRISTO (27 ) La gloria, la manifestazione di Dio, che coincide col mistero di Cristo, parte da Dio, raggiunge l’uomo e ritorna a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. BIBLIOGRAFIA Mannucci V. Ugo Vanni G. Odasso Autori vari Autori vari Karl Kertelge Lettera ai Romani Lettera ai Romani Lettera ai Romani Lettera ai Romani Lettera ai Romani Lettera a Romani “Bibbia Marietti” “Bibbia S. Paolo” “Bibbia Gerusalemme” “ Bibbia TOB” “Bibbia interconfessionale “ Marietti 1980 S. Paolo 1991 E.D.B 1971 L.D.C. 1980 L.D.C. 1985 C.Nuova1985