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Samuel Beckett
Samuel Beckett non è solo il padre di una delle più geniali opere teatrali, quell'"Aspettando Godot" che ben si presta a metafora del vuoto esistenziale, un aspettare privo di azioni, una sfibrante attesa perenne del Niente. (i due protagonisti dell'opera teatrale, Vladimiro ed Estragone, aspettano un misterioso personaggio, Godot, che incarna le aspettative deluse riguardo allo scopo, al fine, al progetto esistenziale, quell'attesa dell' "aspettando-che-qualcosa-accada-o-che-qualcuno-giunga", nervosa, sfibrante, angosciante, per dare un senso alla vita, tematica presente anche in Dino Buzzati nel "Deserto dei Tartari"... Riporto qualche frase tratta dal commento di Ambra Garancini Costanzo: "La vicenda del romanzo può essere intesa come un'unica ampia metafora della vita umana: la vita intesa come attesa costantemente delusa, come speranza costantemente negata, come viaggio verso una meta sempre oscura e sfuggente...") La vita vista come un aspettare un qualcosa, un qualcuno, un aspettare continuo... che non serve a niente, che non sfocia a niente. Perchè non c'è trama, non c'è scopo nell'opera teatrale, metafora dell'Esistenza...che cosa vale la pena fare per Vladimiro ed Estragone?' 1 Aspettare. Chi? Non si sa bene. E non stupisce che si parli di un Beckett Esistenzialista. Parafrasando Sartre, si potrebbe affermare: "Non siamo liberi di non aspettare...tutti aspettiamo comunque." Estragone: E adesso che facciamo? Vladimiro: Non lo so. Estragone: Andiamo via. Vladimiro: Non si può. Estragone: Perchè? Vladimiro: Aspettiamo Godot. Estragone: Già, è vero. Pozzo: (con ira improvvisa) Ma la volete finire con le vostre storie di tempo? è grottesco! Quando! Quando! Un giorno non vi basta, un giorno come tutti gli altri, è diventato muto, un giorno io sono diventato cieco, un giorno diventeremo sordi, un giorno siamo nati, un giorno moriremo, lo stesso giorno, lo stesso istante,non vi basta? (calmandosi) Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, e poi è di nuovo notte. Ma Beckett non ha scritto solo opere teatrali; è Autore anche di diverse poesie, tra non senso, umorismo grottesco e senso di nulla. 2 Qualche verso: Vorrei che il mio amore morisse che piovesse sul cimitero e sui viottoli per cui vado piangendo quella che credette di amarmi. "L'avvoltoio" Trascinando la fame lungo il cielo del mio cranio che serra cielo e terra piombando su quei proni che dovranno presto riprendersi la vita e andare irriso da un inutile tessuto se fame terra e cielo sono resti. "Da Tagte es" A questi surrogati addii adempia il foglio rifluente nella mano che nulla abbia di più per questo piano e sui tuoi occhi lo specchio che snebbia. "Ossa d'Eco" Dentro la mia andatura rifugio tutto il giorno con gazzarre smorzate se la carne decade senza tema erompendo o favore di vento vada il guanto di sfida del senso e del non senso preso dalle sue fisime per quello che mai sono. "Saint-Lo" Il vire serpeggerà in diverse ombre 3 non nato tremerà per le vie lucide e la vecchia disanimata mente sprofonderà dentro la sua rovina. "PSS" Su la vita tardi trascorsa laggiù finita inespressa di nuovo scomparsa con quanto da dire avanti ancora ridilla testa oh mani tenetemi disgiungete tenetemi "Ritornotorno" Lungo tutta la spiaggia alla fine del giorno i passi unico suono unico lungo suono fin quando non richiesti si fermano allora nessun suono lungo tutta la spiaggia a lungo nessun suono fin quando non richiesti riprendono i passi unico suono unico lungo suono lungo tutta la spiaggia alla fine del giorno. 4 Da "Poesie in francese 1937-1939" Vengono diverse e le stesse con ciascuna è diverso e lo stesso con ciascuna l'assenza d'amore è diversa con ciascuna l'assenza d'amore è la stessa. Musica dell'indifferenza cuore tempo aria fuoco sabbia del silenzio crollo d'amori copri le loro voci dacché io non mi senta più tacere "Dieppe" Ancora l'ultimo riflusso la morta ghiaia l'inversione poi i passi verso le solite luci "Rue de Vaugirard" A mezza altezza debraglio e sbalordito di candore la targa espongo alle luci e alle ombre poi riparto rinvigorito da un irrecusabile negativo. Polvere spirale d'istanti che cos'è lo stesso la quiete l'amore l'odio la quiete la quiete "Morte di A.D" 5 (Arthur Darley, amico di Beckett) La colpa irremissibile del tempo aggrappato al vecchio leno testimone delle partenze testimone dei ritorni. Viva morta la sola mia stagione gigli bianchi crisantemi nidi vivi abbandonati fango di foglie d'aprile bei giorni grigi di brina Scorro quel corso di sabbia che frana fra i ciottoli e la duna piove sulla mia vita pioggia estiva su me la vita che mi sfugge e insegue e finirà nel giorno del suo inizio. Caro istante ti vedo nella cortina di bruma che arretra dove più non dovrò calcare queste lunghe mobili soglie e vivrò il tempo d'una porta che s'apre e si richiude. da "Filastroccate" Ascoltali congiungersi le parole alle parole senza una parola i passi ai passi uno a 6 uno Ciascun giorno invidia d'essere un giorno in vita non certo senza scorno d'essere nato un giorno. Notte che tanto fai implorare l'alba notte di grazia cala Niente nessuno sarà stato per niente tanto stato niente nessuno Sogno senza requie né tregue a niente. Morto nel mezzo delle sue morte mosche l'alito di uno spiffero dondola il ragno. Ricordi non più a lungo dell'età d'aprile un giorno d'un giorno. 7 Da "Pseudo Chamfort" Chiedi al pensiero che tutto condona qualche sollievo del male che dona. O fin quando non giunga morte sonno risana spiana rendici più vana questa vita d'insania Io amo l'ordine. è il mio sogno. Un mondo in cui tutto sia silenzioso e immobile e ogni cosa al suo posto estremo, sotto la sua polvere estrema. CASCANDO I (1936) Perchè non meramente l'occasione senza speranze e distillare parole meglio non è abortire che essere sterili. Plumbee dopo che tu vai via le ore cominceranno sempre troppo presto uncinando alla cieca a dragare il letto del desiderio recuperando le ossa i vecchi amori orbite un tempo riempite di occhi come i tuoi forse che tutto è sempre meglio troppo presto che mai coi volti bruttati, dal nero desiderio nuovamente dicendo in nove giorni mi riemerse l'amato né in nove mesi 8 né in nove vite. ASCENSIONE ... Schizzò il suo sangue abbondantemente sulle lenzuola sui grani odorosi sul suo moroso che con dita disgustose chiuse le palpebre sui grandi occhi verdi attoniti lei s'aggira leggera sulla mia tomba d'aria. Fin dentro la caverna cielo e suono e una ad una le vecchie voci d'oltretomba e lentamente quella stessa luce che sulle piane di Enna in lunghi stupri poc'anzi macerava le cedracche e quelle stesse leggi di poc'anzi e lentamente nella lontananza che estingue Proserpina e Atropo Adorabile d'esistente vuoto lo sbocco ancora d'ombra. TREMIMACCHè ... Subitanea in cinerea liscia inorridita scintillante scissura finché subitanea di nuovo liscia fremito così trascorso che mai stato al raggio nel latibolo a lungo buio fremito di tremore 9 fino a quando irrompa a lungo sigillato di nuovo il buio di nuovo quiete. 10