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Ogni “bizza” un’ opportunità (per crescere)
Lia Fiore
“Capricci, strilli, sceneggiate. Pianti e lacrime. Ribellioni e provocazioni. Nel
campionario dei bambini, dai più piccoli ai più grandi, c'è ampia scelta di
comportamenti indesiderabili e ogni mamma, papà, educatrice o educatore che si
rispetti si è trovato più o meno frequentemente a doverli affrontare”.
La riflessione vuole soffermarsi proprio sulle cosiddette “bizze”, e sul modo in cui gli
educatori possono porsi di fronte al bambino che presenta questo cliché
comportamentale. Talvolta l'atteggiamento di sfida o provocazione messo in atto
dai bambini, più o meno consapevolmente, verso le nostre richieste o aspettative, ci
destabilizza, viene vissuto come un affronto alla nostra persona. Non cadere nella
trappola del personalismo può essere un primo passo per superare il momento di
crisi. Molto spesso lo stesso bambino che poco prima urlava e strepitava
opponendosi con energia alle richieste che gli erano state fatte, subito dopo cerca la
nostra approvazione con atteggiamento serafico. Il suo comportamento, talvolta
anche irritante e costituisce un modo per mettere alla prova gli adulti e scoprire i
confini che possono essere valicati e quelli preclusi. L'esperienza insegna che trovare
dei limiti certi e coerenti, consente al bambino di muovere passi sicuri nel proprio
percorso: l'incertezza o, peggio ancora, l'incoerenza rappresentano elementi
destabilizzanti che non consentono al bambino di costruirsi solidi punti di
riferimento.
Quando l'adulto non è sufficientemente “sicuro” del suo modo di agire, quando non
si tracciano confini chiari e l'incoerenza si fa avanti, i comportamenti del bambino
diventeranno caotici e discordanti, quindi incomprensibili agli adulti che gli stanno
intorno. Nel gestire la “bizza” svolge un ruolo fondamentale lo sguardo dell'adulto:
gli occhi che si incontrano testimoniano interesse, presenza fisica e mentale. Il
contatto fisico, se apprezzato, è segnale di partecipazione emotiva al suo stato di
rabbia, tristezza, frustrazione… difficile da comunicare e, quindi, da comprendere se
usiamo solo le parole. La voce calma e rassicurante, serve a ridimensionare
l'enormità del problema (vista con gli occhi del bambino) e accogliere la rabbia che
lo attraversa inesorabile. Attendere, aspettare che sia il bambino a ritrovare dentro
di sé la forza per superare il momento di crisi, è una attestazione di fiducia nei suoi
confronti. Anche se è faticoso, è necessario non identificare quel bambino con la
bizza, bensì considerarlo nella sua interezza, partendo dalle risorse che può mettere
in campo, valorizzando i comportamenti positivi, senza sottovalutare la sua rabbia,
ma portandolo invece alla luce, parlandone per comprenderlo insieme.
Atteggiamenti eccessivamente autoritari o giudicanti non fanno altro che aumentare
la frustrazione, è necessario invece che, sia l'adulto che il bambino, ritrovino la
calma prima di affrontare il problema, diventando allora l'uno risorsa per l'altro al
fine di comprendersi meglio.
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