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La regola del- l`onestà strutturale
Editoriale Adolfo F. L. Baratta Erano almeno dieci anni che Costruire in Laterizio non ospitava un numero tematico completamente dedicato alla muratura portante. L’occasione per tornare ad occuparsi ancora una volta di strutture lineari è stata data dalle recenti, importanti novità normative che molti dei lettori avranno già avuto modo di esaminare, se non anche di utilizzare per i loro progetti(1). Di queste norme si è discusso ampiamente su varie riviste specializzate e in molti incontri dedicati all’argomento, organizzati da Ordini Professionali e Associazioni di Categoria. L’ANDIL stessa ne ha fatto il tema centrale per una serie di interessanti convegni che si svolgono in collaborazione con l’Associazione Nazionale dei Costruttori (ANCE), nei diversi capoluoghi di provincia italiani. Costruire in Laterizio, coerentemente con la sua impostazione, in questo numero dedicato intende sottolineare e valutare con particolare attenzione la recente tendenza progettuale, nazionale ed internazionale, che ripropone, in modo innovativo, materiali e tecnologie “cosiddetti” tradizionali come il laterizio e la muratura portante. Effettivamente non è detto che associare la muratura portante ad una tecnologia tradizionale sia ancora corretto: oramai nei cantieri e fra i professionisti sempre più frequentemente si rivolge tale definizione alle strutture intelaiate in calcestruzzo armato, piuttosto che alle murature in laterizio, antichissime per origini ma perennemente in evoluzione. È innegabile che la diffusione delle strutture a pilastri e travi sia stata nettamente maggiore di quelle in muratura, che sono diventate, al pari dei sistemi innovativi, tecniche che richiedono al progettista e al costruttore notevole “saper fare” e conoscenze specifiche. L’affermazione delle strutture puntiformi in calcestruzzo armato ha inizio con il diffondersi del Movimento Moderno che le considera una risorsa per liberare lo spazio dai vincoli strutturali e, allo stesso tempo, vede nel calcestruzzo armato una tecnica in grado di piegarsi alle volontà espressive del progettista(2). La storia e i suoi risultati hanno dimostrato che le promesse non sono state poi mantenute: la facilità di costruire con pilastri, travi e getti in opera ha comportato spesso una rinuncia alla creatività, trasformando la libertà progettuale in ripetizione di schemi, soluzioni e standard costruttivi che hanno caratterizzato gli esempi peggiori dell’architettura del secondo Novecento. Si è persa così la conoscenza della muratura, della sua cultura, delle sue potenzialità espressive: la muratura è diventata sempre più spesso tamponamento, dietro un intonaco o, quando a vista, rivestimento sottile con valore decorativo o rievocativo. A tutto ciò si è aggiunta una progressiva ricerca di leggerezza guidata dalla volontà di contrazione dei costi, giustificandola anche in nome di una male interpretata filosofia della efficienza strutturale e della riduzione nell’uso di materiali. Fra le cause a cui possono essere attribuite le difficoltà incontrate dai progettisti nell’impiego della muratura in Italia, le prescrizioni restrittive e i ritardi normativi degli ultimi decenni occupano senza dubbio un ruolo importante: nel clima di fiscalità procedurale che ha contribuito a complicare l’attività professionale, la disponibilità di riferimenti ufficiali specifici è essenziale per favorire l’adozione di determinati materiali e tecniche costruttive. Singolare, ma non eccezionale, è la vicenda della nuova edizione delle norme sismiche la cui fantomatica entrata in vigore è stata procrastinata per mesi (anni), dando luogo (nelle more dei tanti rinvii) a reiterate modifiche e integrazioni che, se da un canto hanno contribuito a perfezionarne i contenuti e a limitarne gli errori, dall’altro hanno ritardato senza alcuna ragionevole motivazione la pubblicazione di un testo le cui novità sono indiscutibilmente tante e che, ritardi e critiche a parte, riallinea la normativa nazionale a quelle più evolute europee. Problemi normativi, dunque, e diseducazione alla progettazione e all’impiego hanno contribuito a disperdere le conoscenze sulla muratura portante, in grado, La regola dell’onestà strutturale Cino Zucchi. Edificio residenziale, Venezia, 1997-2002. 2 CIL 110 Burkard Meyer Architects. Edificio residenziale, Baden (Svizzera), 1999-2000. Note 1. Ordinanza Presidente del Consiglio dei Ministri, n. 3274 del 25.03.2003, “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”; D. Lgs. n. 192 del 19.08.2005, “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia”; D.M. 14.09.2005 “Nor me tecniche per le costruzioni”. 2. I cinque punti della teoria progettuale di Le Corbusier (struttura autonoma, piano libero, pilotis, finestra a nastro e tetto-terrazza) hanno contribuito a condannare la muratura portante ad un ruolo di assoluto secondo piano. peraltro, di consentire al progettista di poter disporre simultaneamente di una pluralità di elementi qualificanti: idoneità statica, qualità igrometriche e termiche, protezione acustica, resistenza all’incendio, reazione al fuoco nulla, durabilità, manutentività e semplicità di posa in opera. Senza dimenticare la questione economica se, come è corretto, viene valutata con riferimento al “costo globale”, ovvero considerando i costi lungo la vita utile dell’edificio e in particolare quelli connessi al risparmio energetico. Una chiave interpretativa del laterizio come materiale moderno e attuale risiede proprio nella sua capacità di poter essere dunque struttura e involucro al tempo stesso. In Italia, in Europa, nel bacino mediterraneo, per secoli la muratura in laterizio ha svolto contemporaneamente il ruolo di elemento portante, chiusura e partizione: non dovrebbe essere necessario ricordare che con questo sistema costruttivo è stata realizzata la stragrande maggioranza degli edifici che caratterizzano i centri delle nostre bellissime città. Attualmente, su tutte queste considerazioni emerge la rilevanza che è andata assumendo la questione sismica: certamente non si tratta di una nuova emergenza ma è indubbio che, come per qualsiasi altro aspetto, la richiesta di qualità è sempre maggiore e conseguentemente si è innalzata la domanda di sicurezza a fronte di una maggiore conoscenza dei fenomeni. L’esperienza, che comunque resta in questo campo un riferimento importante, conferma che la risposta all’azione sismica di una struttura intelaiata non sempre è migliore di quella di una struttura lineare e che, in caso di evento sismico, le costruzioni che hanno subito i danni maggiori sono sempre state quelle morfologicamente e tecnologicamente più azzardate ma, soprattutto, quelle dei tessuti urbani più poveri, dove la ristrettezza di mezzi comporta il mancato rispetto dei più elementari ed intuitivi criteri di sicurezza statica (tetti spingenti, incroci murari deboli, ecc.), tralasciando fenomeni di degrado, errori progettuali e scarsa qualità nell’esecuzione. Come dimostrato, anche recentemente, da numerose ricerche effettuate presso i più prestigiosi atenei nazionali (Ancona, Bari, Firenze, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Roma), un edificio realizzato correttamente resiste egregiamente alle sollecitazioni sismiche a condizione che le sue forme rispettino delle regole precise e che gli elementi costituenti siano commisurati alle azioni a cui saranno sottoposti dal peso delle strutture e dai carichi: così, un principio di ordine e di equilibrio governa spontaneamente gli organismi murari e le loro proporzioni, potenziando l’operazione del dimensionamento strutturale sino a renderlo un vero e proprio criterio compositivo. In questi decenni la muratura portante, pur avendo perso in quantità, ha continuato a mantenere il primato della qualità, svolgendo sempre il ruolo di scelta costruttiva virtuosa: richiamo alla cultura della tradizione, semplicità e leggibilità costruttiva, eccellenza e garanzia nelle prestazioni. Ma non è solo un imperativo di tipo ideologico a sostenere la vitalità della muratura. La questione energetica, ad esempio, vista nell’arco dell’intera vita dell’edificio, e la tendenza a riconsiderare soluzioni inizialmente efficienti ma nel lungo periodo facilmente soggette a patologie e degradi (condense, infiltrazioni, ponti termici, ecc.) sono recentemente diventate una esigenza improcrastinabile. La trattazione dei suddetti argomenti, in questo numero di Costruire in Laterizio, espone con chiarezza le ragioni della vitalità della muratura portante, attraverso una sintetica carrellata delle più recenti suggestioni progettuali, con interessanti rimandi alla normativa vigente e preziosi suggerimenti per i professionisti. A questi ultimi spetta ora metabolizzare tutti questi aspetti, sperimentando nel reale le potenzialità progettuali e costruttive introdotte anche ope legis. Per dimostrare come la muratura portante, pur imponendo una cura attenta dei fattori progettuali e una maggiore regolarità tipologica e costruttiva, non sia una limitazione alla creatività del progettista quanto, piuttosto, uno stimolo ad esprimersi in termini di indiscussa qualità architettonica e funzionale. ¶ 3 EDITORIALE