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Ciak Cinema … … fabbrica dei sogni La nascita del cinematografo (il contesto storico) La cinepresa T.A. Edison Come si fa un film Il cinema fa Sognare e Pensare I. Calvino Autobiografia di uno spettatore Un film Billy Elliott Le fasi di lavorazione Non solo cinema: las telenovelas dall’ Argentina L’importanza della visione la vista l’Impressionismo Sport e cinema il mestiere dello stuntman Maria Neve Incollingo Classe III A - I. C. “Don Milani” - Latina Anno scolastico 2011/2012 Indice degli argomenti La nascita del cinematografo: il contesto storico (storia)………………pag. 3 Il cinema fa sognare e pensare (italiano)……………………………………………pag. 4 Come si fa un film: le fasi di lavorazione (tecnologia)………………………pag. 8 T. A. Edison – the world’s greatest inventor (inglese)………………………pag. 12 Non solo cinema… Las telenovelas (spagnolo)………………………………………pag. 14 L’Argentina (geografia)……………………………………………………………………………pag. 16 L’importanza della visione: la vista (scienze)………………………………………pag. 18 L’importanza della visione nell’arte: l’impressionismo (arte)……………pag. 22 Lo sport e il cinema: il mestiere dello stuntman (ed.fisica) ……………pag. 24 Esecuzione al flauto dolce del brano “I sogni son desideri”, tratto dalla colonna sonora del film di animazione Cenerentola, di Walt Disney (1950) 2 CINEMA “Fabbrica dei Sogni” L’invenzione del cinematografo (contesto storico) L’invenzione del cinema risale al periodo della seconda rivoluzione industriale, quindi alla fine dell’Ottocento. Questo periodo è caratterizzato dal benessere e da molte invenzioni che hanno stravolto la vita di moltissime perone. Viene inventato il motore a scoppio, quindi l’automobile; l’elettricità, quindi la lampadina; l’acciaio, quindi il cemento armato, il telefono… Durante la seconda rivoluzione industriale si affermano numerosi cambiamenti, non solo nell’ambito delle innovazioni, ma anche in quello delle scoperte scientifiche (si dà maggiore importanza all’igiene, si scoprirono nuove cure e si diffondono i vaccini). Cambia il modo di lavorare (con la catena di montaggio) e il modo di pensare: grazie alla catena di montaggio, che permette di costruire oggetti in modo più veloce, si sviluppa una società in cui ogni prodotto è disponibile in grande quantità, la società di massa, nella quale, grazie ai mass media che permettono la diffusione veloce delle notizie, è sempre più richiesta la democrazia. Nel 1895 due francesi, Auguste e Louis Lumière, inventarono il cinematografo, lo strumento che filma e proietta le immagini in movimento e che avrebbe stravolto l’immaginazione di milioni di persone. Così il 28 dicembre al Gran Cafè del Boulevard des Capucines di Parigi, venne mostrata la prima proiezione, che prevedeva la visione di dieci piccolissimi film: quando gli spettatori videro il filmato di un treno che avanzava verso di loro, si alzarono spaventati temendo che gli venisse addosso. 3 Il cinema fa sognare e pensare Un importante scrittore del Novecento, Italo Calvino, ha vissuto i primi anni della diffusione del cinema e, in “L’autobiografia di uno spettatore”, racconta la sua esperienza: <<Ci sono stati anni in cui andavo al cinema quasi tutti i giorni e magari due volte al giorno, ed erano gli anni tra, diciamo, il Trentasei e la guerra, l’epoca insomma della mia adolescenza. Anni in cui il cinema è stato per me il mondo. Un altro mondo da quello che mi circondava, ma per me solo ciò che vedevo sullo schermo possedeva le proprietà d’un mondo, la pienezza, la necessità, la coerenza mentre, fuori dallo schermo, s’ammucchiavano elementi eterogenei che sembravano messi insieme per caso; i materiali della mia vita che mi parevano privi di qualsiasi forma. A me il cinema allora serviva a quello, a soddisfare un bisogno di spaesamento, di proiezione della mia attenzione in uno spazio diverso, un bisogno che credo corrisponda a una funzione primaria dell’inserimento nel mondo, una tappa indispensabile d’ogni formazione. Certo per crearsi uno spazio diverso ci sono anche altri modi, più sostanziosi e personali: il cinema era il modo più facile e a portata di mano, ma anche quello che istantaneamente mi portava più lontano. La prova della vera passione era la spinta a ficcarmi dentro un cinema appena apriva, alle due. Assistere alla prima proiezione aveva vari vantaggi: la sala semivuota, come fosse tutta per me, che mi permetteva di sdraiarmi al centro dei “terzi posti” colle gambe allungate sulla spalliera davanti; la speranza di rincasare senza che si fossero accorti della mia fuga, per poi avere il permesso di uscire di nuovo (e magari vedere un altro film); un leggero stordimento, per il resto del pomeriggio, dannoso per lo studio ma favorevole alle fantasticherie. Quando invece ero entrato nel cinema alle quattro o alle cinque, all’uscirne mi colpiva il senso del passare del tempo, il contrasto tra due dimensioni temporali diverse, dentro e fuori del film. Ero entrato in piena luce e ritrovavo fuori il buio, le vie illuminate che prolungavano il bianco e nero dello schermo. Il buio un po’ attutiva la discontinuità tra i due mondi e un po’ l’accentuava, perché marcava il passaggio di quelle due ore che non avevo vissuto, inghiottito in una sospensione del tempo, o nella durata d’una vita 4 immaginaria, o nel salto all’indietro dei secoli. Un’emozione speciale era scoprire in quel momento che le giornate s’erano accorciate o allungate: il senso del passare delle stagioni era all’uscita del cinema che mi raggiungeva. Non ho ancora detto, ma mi pareva sottinteso, che il cinema era per me quello americano, la produzione corrente di Hollywood. Va detto che tutta questa storia si concentra in pochi anni: la mia passione ebbe appena il tempo di riconoscersi e liberarsi dalla repressione familiare, e fu soffocata d’improvviso dalla repressione statale. Tutto a un tratto l’Italia, per estendere la sua autarchia al campo cinematografico, decretò l’embargo ai film americani. Malgrado la goffa campagna antihollywoodiana con cui accompagnò il provvedimento la propaganda di regime (che proprio a quel tempo s’andava allineando al razzismo hitleriano), la vera ragione dell’embargo doveva essere di protezionismo commerciale, per far posto sul mercato alla produzione italiana (e tedesca). In confronto a tutte le proibizioni e gli obblighi che il fascismo aveva imposto, e a quelli ancora più gravi che andava imponendo in quegli anni di pre-guerra e poi di guerra, il veto ai film americani era certo una privazione minore o minima, e io non ero così sciocco da non saperlo: però era la prima che colpisse direttamente me, che non avevo conosciuto altri anni che quelli del fascismo. Era la prima volta che un diritto di cui godevo mi veniva tolto: più che un diritto, una dimensione, un mondo, uno spazio della mente; e sentii questa perdita come un’oppressione crudele, che racchiudeva in sé tutte le forme d’oppressione che conoscevo solo per sentito dire o per averne visto soffrire altre persone. Se ancora oggi posso parlarne come d’un bene perduto perché qualcosa scomparve così dalla mia vita per non ricomparire mai più. Finita la guerra tante cose erano cambiate: io ero cambiato, e il cinema era diventato un’altra cosa, un’altra cosa in sé e un’altra cosa in rapporto con me.>> Italo Calvino era un ragazzo durante gli anni in cui si diffondeva maggiormente il cinema in Italia e, come molti altri ragazzi, adorava il cinema, e ci passava tutte le sue giornate. Con l’affermazione del fascismo, però, non è stata più permessa la diffusione dei film americani, (perché oscuravano la cinematografia italiana) e il cinema venne usato come il maggiore strumento di propaganda, insieme con la radio, per 5 diffondere le idee del dittatore Mussolini. I film dovevano mostrare un’Italia unita e forte sotto il totale controllo del fascismo. Per aumentare l’importanza del cinema italiano, oltre che proibire la diffusione di film stranieri, i fascisti chiesero di costruire una “Direzione generale della cinematografia”, con il fine di controllare le idee trasmesse dal cinema e promuovere l’uso dei film come mezzo di propaganda politica. Dopo che un’apposita legge concesse dei finanziamenti alle produzioni cinematografiche, la Direzione della cinematografia propose diverse iniziative, tra la quali la costruzione dell’Ente Nazionale dell’Industria Cinematografica, nel cui ambito nacque Cinecittà. Cinecittà è “la fabbrica dei sogni”, in quanto crea i sogni, le illusioni, che ingenerano i film negli spettatori. Cinecittà è un grande insieme di teatri e sale di registrazione di fama internazionale, dove hanno lavorato alcuni dei più importanti registi della storia, quali, per esempio, Federico Fellini. Cinecittà è una delle migliori esperienze fatte durante il triennio delle medie, in quanto mostra la costruzione dei sogni, sia in modo diretto, se i film si considerano sogni, che indiretto, se si considera che il cinema fa sognare. A Cinecittà abbiamo visto, infatti, molte scenografie, costumi, foto di film conosciuti: il telefilm Rome, il film di San Francesco, Gangs of New York… Grazie a quest’esperienza ho capito anche quant’è complesso creare un film e di quante professionalità necessita: attori, registi, costumisti, scenografi, sceneggiatori… I film sono molto importanti perché, come ha detto Italo Calvino, ci portano in un’altra dimensione, che è quella del sogno. Una volta davanti a un film, soprattutto se si è al cinema, si ha come l’impressione di dimenticare i propri problemi e la vita, per quelle due orette, diventa quella dei protagonisti. **** I film, però, spesso non portano solo illusioni ma possono parlare di eventi accaduti, quindi possono essere usati anche come modo per imparare, oppure possono e mandano messaggi importanti. Un film con un messaggio molto significativo, specialmente per la mia età, e che abbiamo analizzato a scuola è Billy Elliot. 6 Billy è un ragazzo di undici anni al quale è morta la madre. Vive insieme al padre e al fratello, con il quale non sembra avere un bel rapporto, e con la nonna, una donna anziana che soffre di perdita di memoria. Billy pratica pugilato per volere del padre, ma non sembra molto soddisfatto. Un giorno, finita la sua lezione, incuriosito dalle musica, si avvicina a un gruppo di ragazze che studiavano danza classica. Dopo averle osservate per un po’ si fa coraggio e prova a ballare anche lui e scopre di essere portato per la danza. La prima ad accorgersene è l’insegnante di danza che lo convince a seguire altre lezioni. Egli continua il corso fino a quando il padre lo scopre e, arrabbiatissimo, gli dice che il ballo non è uno sport adatto a lui essendo fatto solo per le ragazze. Billy, però, non si lascia condizionare e comincia a seguire le lezioni private dell’insegnante di danza. La Miss lo prepara con entusiasmo convinta che il giovane talento abbia delle possibilità per essere ammesso alla Royal Ballet School di Londra. Il padre è ancora molto contrariato e determinato a non farlo proseguire, ma quando lo vede ballare cambia idea e comincia ad appoggiare il figlio. Riprende allora il suo lavoro di minatore, che aveva interrotto a causa di uno sciopero, per avere denaro a sufficienza per iscrivere Billy a quella prestigiosa scuola di Londra. Il ragazzo, infine, riesce a fare il provino per la Royal Ballet e viene ammesso. Questa è la meravigliosa storia di un ragazzo che non ha avuto paura di fare una scelta, di nuotare controcorrente, rispetto al volere e alla decisione del padre, l’unica autorità dopo la perdita della madre, che si imponeva fortemente e che avrebbe potuto incutere timore. E’ la storia di un ragazzo che non si è lasciato scoraggiare dai giudizi degli altri, come i compagni di classe, che lo avrebbero potuto prendere in giro in quanto considerano la danza uno sport esclusivamente femminile. Infine è la storia di un ragazzo che ha avuto il coraggio di combattere per inseguire il suo sogno, per inseguire una passione, che lo ha messo contro il padre, il fratello, ha impedito che lo ostacolassero le condizioni economiche, ed è riuscito a mantenere le sue responsabilità. Come ho detto prima questo film porta un messaggio significativo per ognuno di noi e inoltre invita a riflettere: io avrei avuto il suo stesso coraggio? Sarei riuscito ad andare contro la mia famiglia per inseguire il mio sogno? 7 Come si fa un film (le fasi di lavorazione) Come ho detto prima la produzione di un film è molto complessa, sia per le professionalità di cui ha bisogno, sia per gli strumenti usati e per i procedimenti. L'IDEAZIONE L'idea da cui prende spunto un film può essere originale o tratta da un fatto di cronaca, da un'esperienza personale di vita, da un'opera letteraria, teatrale, a fumetti. La persona a cui viene l'idea iniziale del film può essere un regista, un soggettista, un produttore ecc. La persona, comunque, che giudica la bontà dell'idea è il produttore. Costui procede con molta cautela: innanzitutto vuole rendersi conto che l'idea proposta sia commercialmente conveniente, cioè che il film che se ne trarrà gli farà recuperare i costi e incassare qualche profitto. Una volta che il produttore ritiene idonea l'idea proposta, egli l'affida ai soggettisti che preparano un breve racconto (5-10-20 pagine) con la trama del film, a grandi linee. Dal soggetto il produttore ricava un'idea più chiara sulle possibilità di successo economico del film. Spesso il produttore interviene per apportare dei cambiamenti al soggetto e nella maggior parte dei casi i suoi "consigli" tendono a rendere la storia del film adatta a un pubblico il più vasto possibile, riproponendo le formule dei film di maggior successo in quel momento. In qualche raro caso, il produttore lascia lavorare autonomamente soggettisti, sceneggiatori e regista. A questo punto lo sceneggiatore prepara la scaletta, il trattamento e la sceneggiatura: si tratta della riscrittura sempre più particolareggiata del soggetto, fino ad arrivare a un copione (la sceneggiatura) che contiene il film in ogni suo dettaglio: dialoghi, azioni degli attori, descrizioni degli ambienti e delle scene, misura dell'inquadratura, ecc. Non sempre vengono 8 scritti scaletta e trattamento, per cui si passa direttamente dal soggetto alla sceneggiatura. I PREPARATIVI Non appena la sceneggiatura è pronta, si pensa all'organizzazione artistica e pratica della lavorazione. Il produttore assegna a un suo dipendente di fiducia, il direttore di produzione, il compito di seguire il film. Costui, cercando di mantenere le spese dentro la cifra stabilita dal produttore, recluta i tecnici (elettricisti, operatori, falegnami ecc.) e, insieme al regista, gli artisti (attori, costumisti, direttore della fotografia) che parteciperanno al film; procura, acquistandoli o affittandoli, i mezzi tecnici: pellicole, cineprese, lampade, carrelli, gru. Il regista, intanto, sceglie i luoghi in cui si gireranno le scene in esterni; lo scenografo e il costumista, seguendo le indicazioni del regista, ideano e iniziano a realizzare, rispettivamente, le scene e i costumi. Per praticità organizzativa le inquadrature di un film non sono girate secondo l'ordine della sceneggiatura. Le scene vengono raggruppate secondo criteri di comodità ed economicità a prescindere dalla loro posizione nella sceneggiatura. Se in un film, alcune scene, poste all'inizio e alla fine della sceneggiatura, si svolgono lungo una spiaggia, è evidente che tutta la troupe (decine di persone: attori, macchinisti, elettricisti, fonici, ecc.) e gli strumenti (cineprese, luci, gru, ecc.) si spostano in spiaggia una sola volta e in quella occasione si girano tutte le scene ambientate lì. Dunque, si raggruppano le scene secondo la località (interni ed esterni) in cui sono ambientate e anche secondo il tipo d'illuminazione e l'ora del giorno (illuminazione artificiale, illuminazione naturale, alba, sole, tramonto, notte), secondo le esigenze atmosferiche (cielo sereno, nubi, vento, pioggia, neve), secondo la stagione (alberi fioriti, vegetazione verde o secca, abbigliamento estivo o invernale). Si raggruppano le scene anche secondo i materiali necessari e le persone partecipanti. Ad esempio: le scene con l'automobile, le scene col bambino in bicicletta, le scene da girare col carrello, le scene da filmare con una determinata persona o con un gruppo di persone, le scene da girare in determinate circostanze indipendenti dalla volontà del regista (durante 9 una corsa o una cerimonia, durante l'esecuzioni di certi lavori: raccolto, esplosione di mine nelle cave ecc.). Il raggruppamento delle scene secondo i criteri suddetti costituisce il piano di lavorazione, un importante documento che serve da guida per tutte le fasi della ripresa, in quanto riporta per ogni inquadratura il luogo e il giorno in cui verrà girata, gli attori e i tecnici impegnati, i materiali, le macchine e gli attrezzi necessari. LE RIPRESE Si effettuano le riprese secondo il piano di lavorazione e la sceneggiatura: la maggior parte delle volte si gira in uno studio oppure in esterni, nei luoghi (location) scelte dal regista: una strada, in riva al mare, in aperta campagna. Per sicurezza, ogni inquadratura viene ripresa almeno due volte. Nelle produzioni maggiori un’inquadratura può essere girata decine di volte, fin a quando il regista non è soddisfatto della sua resa. All'inizio di ogni rispesa, si inquadra per pochi secondi il ciak, una lavagnetta con su scritto il numero dell'inquadratura, della scena e della ripresa. In questo modo, durante il montaggio, sarà agevole distinguere le riprese fatte. In ogni ripresa si attacca a girare prima dell'inizio di ogni movimento e si dà lo stop alla fine di quel movimento, per poter decidere con precisione il taglio nel montaggio. In questa fase, tra gli altri, collaborano con il regista: - l'assistente alla regia, che solleva il regista dalle incombenze pratiche: verificare se sono pronti i binari per le carrellate, se il pavimento scricchiola, se il caminetto funziona, se è pronta la parrucca per l'attrice ecc; - l’aiuto-regista che offre al regista il suo apporto creativo; - la segretaria di edizione che compila appositi bollettini, dove prende nota della riuscita o meno delle varie riprese. Dato che il film non si gira in ordine cronologico la segretaria deve annotare molti particolari e fornirli (unitamente a fotografie e agli spezzoni delle ultime inquadrature girate) quando si deve proseguire una scena cominciata diverso tempo prima, così da poter ricostruire esattamente il disordine delle vesti e della capigliatura, le ferite e gli altri elementi del trucco. 10 L'EDIZIONE Effettuate le riprese, il regista, assistito dal montatore, realizza il montaggio, cioè sceglie e unisce tra di loro, secondo quanto stabilito nella sceneggiatura, la ripresa meglio riuscita di ogni inquadratura. A questo punto bisogna distinguere tra due modalità di lavoro: i film girati in "presa diretta” e quelli "doppiati": - del primo gruppo fan parte quei film che utilizzano per le copie definitive del film, i dialoghi pronunciati dagli attori e registrati nel corso delle riprese. Anche nell'altro tipo di film, si registrano le battute degli attori durante le riprese, solo che non si usano per la copia definitiva del film, ma servono solo agli stessi attori come guida per doppiare sé stessi, cioè registrare in modo più pulito (senza rumori di fondo) i dialoghi; così si ottiene una colonna sonora del parlato nuova. In alcuni casi, la voce di un attore è "prestata", in fase di doppiaggio, ad un altro attore che ha partecipato alle riprese. A questa colonna sonora vengono aggiunti i rumori, gli effetti speciali sonori e le musiche ottenendo la colonna sonora completa. A questo punto si realizza il missaggio, cioè la trasposizione della colonna sonora definitiva sulla pellicola, badando che l'emissione dei suoni sia in sincrono (cioè, ad esempio, l'inizio di un dialogo coincida esattamente con il movimento delle labbra dell'attore) con le immagini che si proiettano. Per i film destinati anche all'estero si prepara una copia senza i dialoghi che saranno aggiunti nella nazione di destinazione, nella lingua locale. Si è così realizzata la copia completa. Da questa copia se ne ottengono altre che il distributore affitta agli esercenti delle sale cinematografiche. **** Gli strumenti principali del cinema sono la cinepresa e il proiettore: le cinepresa serve per riprendere le scene e il proiettore per riprodurle una volta finiti di girare. Questi due strumenti sono stati entrambi inventati da Thomas Edison nel 1889. 11 Edison - the world’s greatest inventor Thomas Alva Edison was born in 1847 in Ohio and he had six brothers and sisters. He started to go to school when he was eight. The teacher didn’t understand that he was slightly deaf and thought he was stupid. One day she told him he was stupid and the poor child ran home crying to his mother. Edison went to school from time to time until he was twelve, but his best teacher was his mother. After he left school he started working as a newspaper’s seller in the street. He immediately showed his intelligence in this job. He read the new stories before he bought the newspapers from the shop and, when they were interesting he took many papers and, when they were less interesting, he picked up less of them. With this simple trick, he made much more money than the other newspaper boys. Edison made his first inventions when he was nineteen and he started working as a full-time inventor. He created new machines and improved machines which already existed. For example he made a new microphone per the telephone that it had been just invented by Graham Bell. 12 He then produced the phonograph, that was the first sound-recording machine, so thanks Edison we can listen to the CDs or cassettes today. The most important Edison’s invention is the light bulb. Edison invented also something for the film industry: a new camera and projector. He invented electrical batteries for movie camera. Edison invented more than 1.000 things. He died in 1931 and the lights of all USA were switched off as a tribute. 13 Non solo cinema… Las telenovelas Una telenovela es un género televisivo producido originalmente en varios países de América Latina, cuya principal característica es contar desde una perspectiva básica melodramática una historia de amor a lo largo de varias decenas de capítulos (usualmente entre 100 y 200). Durante el trayecto de la misma, los personajes principales (un galán y una damita joven) sufren los embates de uno o varios villanos (generalmente una novia despechada, un madre celosa o un padre despótico), que se ve coronada con la felicidad en el último minuto del capítulo final, hasta el cual se sucede una innumerable cantidad de peripecias. Esencialmente de carácter sentimental, con intrigas, engaños y confusiones. Con los años han ganado más acción e incorporado elementos de otros 'géneros' (como el policíaco, la comedia, el thriller e incluso la ciencia ficción). El argumento base de la telenovela es el de la ascensión social que, generalmente, se da por medio del matrimonio (aunque también ha habido muchas en que la protagonista luego de ser seducida y abandonada, logra revertir su penosa situación y triunfa a costa de mucho esfuerzo y dedicación - sirviendo así de ejemplo, sobre todo, para las amas de casa y las mujeres que hasta los años 80, eran el público fundamental de estas producciones; pero hace un par de décadas amplios segmentos masculinos consumen seriales de esta clase). En la telenovela clásica, generalmente hay un amor imposible, un/a hijo/a abandonado/a (casi siempre un/a heredero/a de una abultada fortuna), y grandes secretos del pasado que, al revelarse, cambian el curso de la historia rectificando fatales errores e injusticias. La telenovela moderna ha abortado temas tan polémicos y peliaguados como el cáncer, las drogas, la homosexualidad y el crimen. También, por su gran matiz prescriptivo, promueven sensibles cuestiones sociales. 14 Aunque muchos lo cuestionen, la telenovela se ha vuelto patrimonio de la cultura latinoamericana (sobre todo donde mayor sofisticación ha alcanzado, como en Brasil). Pero su finalidad básica no es educar, como algunos pretenden, ya que es un programa de neto entretenimiento y que surgió más por estímulo de las jaboneras que por una necesidad recreativa o cultural. 15 L’Argentina L’Argentina è uno dei paesi che producono maggiormente le telenovele. Dopo il Brasile è il paese più esteso del continente sudamericano e il suo livello di vita è tra i più elevati. L’Argentina si trova nella parte meridionale del Sudamerica. Il territorio può essere diviso verticalmente in tre zone: una zona montuosa, dove si trova la catena andina, una zona collinare e una vasta zona pianeggiante, dove si trovano le pampas. Qui si trova anche il fiume Paranà, che sfocia con un estuario nel Rio de la Plata. La popolazione è quasi del tutto di origine europea, con piccole percentuali di amerindi e meticci. La poca presenza di popolazioni native è dovuta ad uno sterminio durante il XIX secolo. Nello stesso periodo è avvenuta una forte migrazione verso l’Argentina dall’Europa. La città più importante è la capitale, Buenos Aires, molto nominata nelle telenovele, che fu costruita dai colonizzatori spagnoli. E’ un importante porto e il suo agglomerato urbano conta più di 10 milioni di abitanti, perciò è una delle metropoli più importanti del continente. Rosario è la seconda città per numero di abitanti ed è un importante porto fluviale. L’economia argentina, fino alla metà del secolo scorso, era basata sull’agricoltura. Ancora oggi è significativa, infatti è al quinto posto per l’esportazione mondiale del frumento e al terzo per quella del mais. E’ presente anche la pesca, come produzione recente. Le risorse energetiche, petrolio, gas naturale, carbone, sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno nazionale. L’industria è presente per tutti i settori e molto spesso controllata da multinazionali europee o statunitensi. Anche per il settore terziario, ora il più importante, vi è la partecipazione di gruppi esteri, come per le banche. 16 17 L’importanza della visione: la vista La vista è uno dei cinque sensi, il cui organo è l’occhio. Gli occhi si trovano all’interno delle cavità orbitali e sono molto delicati, capaci di cogliere i segnali luminosi. Gli occhi sono protetti dalle sopracciglia, che li riparano dalla polvere e dal sudore, e dalle palpebre, che li proteggono dalla troppa luce o da corpi estranei. Inoltre le palpebre, con il loro movimento in su e in giù, distribuiscono su tutto l’occhio le lacrime, il liquido prodotto dalle ghiandole lacrimali che contiene una sostanza antibatterica che lubrifica l’occhio. L’occhio è formato da tre membrane sovrapposte che lo rivestono: la sclerotica, la coroide e la retina. La sclerotica è la membrana più esterna e forma la parte bianca dell’occhio. Nella sua parte anteriore si trova la cornea, trasparente per far passare la luce. La coroide è la membrana intermedia ed è di colore scuro. Nella parte anteriore c’è l’iride, che è un anello muscolare colorato, con al centro un foro, la pupilla, che si apre e si chiude in base alla presenza di luce. Tra la cornea e l’iride si trova un liquido chiamato umore acqueo. 18 La retina è la membrana più interna, in cui si trovano milioni di cellule nervose, i coni e i bastoncelli, che trasformano gli stimoli luminosi in impulsi elettrici e nella parte posteriore dell’occhio formano il nervo ottico, che trasmette gli impulsi al cervello. Importante è anche il cristallino, tessuto elastico che si trova dietro l’iride e la pupilla. La cavità tra il cristallino e la retina è riempita da un altro liquido: l’umor vitreo. IL FUNZIONAMENTO DELL’OCCHIO Il funzionamento dell’occhio si può paragonare al funzionamento della macchina fotografica: 1) l’iride, come il diaframma, regola l’entrata della luce, che penetra attraverso la pupilla nella sclerotica e coroide; 2) la cornea e l’umore acqueo formano un sistema di lenti convergenti che ha lo stesso compito dell’obbiettivo; 3) il cristallino ha il compito di mettere a fuoco l’immagine e grazie ad alcuni muscoli varia la sua curvatura per permettere all’immagine di formarsi sulla retina; 4) le cellule che si trovano sulla retina (coni e bastoncelli) sono i sensori che registrano la luce. I coni si trovano nella zona della retina opposta alla pupilla, la fovea, e si suddividono in: quelli in grado di riconoscere il giallo, quelli in grado di riconoscere il verde e quelli in grado di riconoscere il blu. Questi ci permettono di riconoscere i colori in presenza di luce. I bastoncelli, invece, sono distribuiti su tutta la retina, il loro numero è maggiore, e ci fanno vedere quando c’è poca luce; questi, però, non sono in grado di distinguere i colori. L’occhio, come anche la macchina fotografica, mostra un’immagine capovolta e rimpicciolita che si forma sulla retina. Se non si forma sulla retina si hanno dei difetti visivi, che vengono corretti attraverso gli occhiali. Questi difetti sono la miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo e lo strabismo. 19 Se si è miopi le immagini si formano davanti alla retina: si vede male da lontano, se non si usano delle lenti divergenti, sottili al centro e più spesse ai lati. Se si è ipermetropi le immagini si formano dietro la retina: si vede male da vicino se non si usano lenti convergenti, più spesse al centro e più sottili ai lati. Se si è astigmatici, le immagini appaiono deformate, perché il cristallino ha una curva irregolare e mette a fuoco in modo diverso le parti di un oggetto: per correggere questo difetto sono necessarie lenti di forma speciale. Con lo strabismo, invece, i muscoli degli occhi sono poco coordinati tra loro perciò il cervello riceve due immagini distinte e sovrapposte. Le immagini che vediamo possono essere, inoltre, influenzate da esperienze passate. La luce stimola le cellule all’interno della retina, i coni e i bastoncelli, e le informazioni vengono trasmesse, sotto forma di impulsi elettrici, al cervello tramite il nervo ottico. Qui le informazioni vengono messe a confronto con quelle contenute nella memoria. Un’altra osservazione sulla vista è il fatto che gli occhi guardano ciò che li circonda da angolazioni diverse, in quanto essi sono separati da alcuni centimetri. Così il cervello riceve, dai nervi ottici, immagini un po’ diverse, che elabora formandone una in rilievo. Questa si chiama visione binoculare o stereoscopica, ed è ciò che ci permette di percepire la tridimensionalità. LE ILLUSIONI OTTICHE Esistono tanti studi interessanti riguardanti l’occhio e la vista, ma quello più conosciuto sono le illusioni ottiche. Un’illusione ottica è un’illusione che porta l’apparato visivo a percepire in maniera scorretta la realtà. Le illusioni ottiche possono essere dovute a diverse cause e si possono manifestare naturalmente o in seguito a trucchi specifici. Le illusioni si dividono in tre categorie, in base al meccanismo che le determina: 20 - ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana; - percettive, quando sono generate dalla fisiologia dell'occhio. Un esempio sono le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e luminosa; - cognitive, quando sono dovute all'interpretazione che il cervello dà delle immagini. Un caso tipico sono le figure impossibili e i paradossi prospettici. Un’illusione naturale, dovuta a un fenomeno ottico, è il miraggio. Un’altra illusione naturale è la variazione nella dimensione apparente della Luna (più piccola quando è sopra la nostra testa, più grande quando è vicina all'orizzonte); non si tratta in realtà di un fenomeno ottico, ma di un'illusione cognitiva o percettiva. Le illusioni, poi, non producono lo stesso effetto in ogni persona. Ciò dipende da fattori come capacità visiva, alterazione del campo visivo, daltonismo, astigmatismo ecc. Anche il cinema si può considerare un’illusione ottica: la pellicola è un insieme di fotogrammi che, quando sono proiettati in sequenza a una certa velocità, dà la percezione del movimento. Gli effetti speciali dei film, inoltre, si fondano su illusioni ottiche. Se hai forse letto "PER UN PUGNO DI DOLLARI" non ti sei probabilmente accorto che invece la scritta era "PER UN PUGNO DI DI DOLLARI". Questo succede perché tendenzialmente, quando leggiamo, tendiamo a focalizzarci sul significato della frase. Parole come "DI" potrebbero essere saltate in quanto non importanti per la comprensione del significato di tutta la frase. 21 L’importanza della visione nell’ arte: “L’impressionismo” L’impressionismo è uno stile d’arte figurativa nato in Francia durante la seconda metà dell’Ottocento, precisamente negli anni Sessanta, che prende in parte spunto dalla pittura realista. I pittori impressionisti cercano un naturalismo spontaneo e colgono l’impressione visiva che generano le cose sotto gli effetti della luce: infatti gli artisti preferiscono dipingere all’aria aperta, staccandosi dagli schemi accademici. All’aria aperta possono osservare la vera natura e qualità del colore. Per l’impressionismo i colori vanno stesi sulla tela puri, sottoforma di macchie, lasciando percepire le figure a coloro che osserveranno il quadro. Pittori impressionisti importanti sono, per esempio, Edouard Manet, Claude Monet, Paul Cézanne, Auguste Renoir. Gli impressionisti furono, però, anche molto rifiutati e criticati, durante la loro storia. Questo movimento possiede una grande carica innovatrice, dal momento in cui concepisce una diversa funzione dell’arte: - l’arte è un’attività autonoma: non deve più, infatti, essere influenzata dalle scelte della committenza o da tradizioni: così diventa un’interprete dello spirito del tempo; - mutano i soggetti dell’arte: gli impressionisti ritraggono paesaggi naturali e scene della vita quotidiana nelle grandi città, la folla dei boulevards di Parigi, gli interni dei caffè e dei teatri. I pittori impressionisti, inoltre, fanno proprie alcune acquisizioni tecnologiche e scientifiche di quel periodo: - svolgono importanti studi sulle leggi dell’ottica e sulla percezione della luce; - l’invenzione della fotografia ha influenza sull’arte: viene usata dagli impressionisti per determinare le inquadrature che, se ben studiate, possono trasmettere una sensazione di movimento. 22 Claude Monet, Donna con il parasole girata verso sinistra, 1886 I PRINCIPI RIVOLUZIONARI DELLA PITTURA IMPRESSIONISTA Il segno La linea è assente e manca un disegno preparatorio e le forme prendono vita dal colore. La luce Colpisce gli oggetti e si scompone nei vari colori. I paesaggi sono composti da luce e colore, mutevoli a causa dell’ora, della condizione atmosferica e dal punto di vista. Il colore Vengono disposti puri sulla tela, così si mescolano o si accostano trasformandosi ed esaltandosi reciprocamente. Il colore di un singolo oggetto, colore locale, non esiste, perché hai nostri occhi ogni colore subisce l’effetto del colore vicino. Le ombre corrispondono a zone meno luminose, ma non sono nere e vengono ottenute grazie all’uso di colori complementari. Il movimento E’ dovuto dal fatto che i contorni delle immagini sono appena intuite, infatti sembrano mutare continuamente. La pittura impressionista predilige lo studio dei riflessi della luce sull’acqua, la cui superficie è in continuo movimento. 23 Sport e cinema: il mestiere dello stuntman La controfigura (o stuntman) interpreta, al posto dell’attore, le scene d’azione più pericolose: - si lancia nel vuoto - cammina sui tetti – finge di lottare corpo a corpo - salta da un’auto in corsa – finge un inseguimento in auto. La controfigura può interpretare anche scene erotiche, sostituendo l’attore protagonista (a cui deve assomigliare molto) quando questo decide di non apparire nudo. Una figura professionale simile, tanto che in Italia risulta spesso coincidere con quella dello stuntman, è quella del maestro d’armi: è colui che insegna a maneggiare le armi bianche come spade, sciabole, daghe di qualsiasi epoca. Inoltre svolge funzioni di piccola regia per quanto riguarda le scene d’azione, spesso selezionando gli stuntman a seconda della scena da coreografare. La professione dello stuntman è riservata a chi ha un fisico allenato ed è molto coraggioso. Bisogna amare il rischio, avere i riflessi pronti e saper cadere senza farsi male. La conoscenza delle arti marziali può essere molto utile. Per fare carriera è comunque importante cominciare da giovani. In Italia non esistono vere e proprie scuole per aspiranti controfigure (o stuntman). Ovviamente è necessario avere un’ottima preparazione fisica ed è importante essere specializzati in uno sport (scherma, equitazione o sport estremi come paracadutismo, free-climbing, motociclismo ecc.). L’Accademia d’arte circense di Cesenatico è l’unica in Italia dove è possibile imparare le arti circensi per diventare trapezista, contorsionista, equilibrista: il corso dura cinque anni, ma lo possono frequentare solo i ragazzi al di sotto dei 13 anni. Per gli adulti non esiste altra possibilità che seguire corsi di danza e ginnastica acrobatica. In 24 Italia esistono solo corsi di guida veloce. Negli Stati Uniti esiste una scuola di formazione per stuntman autorizzata dallo Stato, che si trova in Florida, i cui corsi sono sia per uomini che per donne. La controfigura (o stuntman), come gli attori, deve avere sempre pronto un book fotografico ed un curriculum, per farsi conoscere dalle varie produzioni, che realizzano spesso una selezione iniziale attraverso la visione delle foto e dei curriculum presentati. Chi ha particolari capacità acrobatiche si può presentare quindi come stuntman, per sottoporsi alla selezione, anche se non in tutti i tipi di produzione. Personalmente credo che questo lavoro sia tanto interessante quanto pericoloso. Per svolgerlo ci vuole certo molto coraggio; è fondamentale un’ottima preparazione atletica: perciò gli stuntman provengono dal mondo dello sport. Anche questo mestiere è indispensabile nella produzione dei film, soprattutto quelli d’avventura, polizieschi e horror. 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