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Es. di preparazione agonistica
Gli accessori Ora tratteremo degli elementi dell'equipaggiamento del tiratore che potrebbero essere definiti «accessori» e che non potrebbero essere definiti determinanti per la buona riuscita di una gara, ma la cui dotazione concede a chi li impiega di operare meglio ed in tranquillità, elemento decisamente importante per la concentrazione. Ci riferiamo, in particolare al cannocchiale ed al materiale per la manutenzione ed il pronto intervento tecnico su l'arma, munizionamento ed equipaggiamento. Il Cannocchiale Quando ci si avvicina al tiro a segno non si sente inizialmente la necessità di dotarsi di un cannocchiale in quanto nel tiro a 10 metri c’è la possibilità di richiamare il bersaglio per il controllo, mentre per il tiro a fuoco in genere ci si avvale di un cannocchiale affittato in poligono (in genere vecchio e dalla visione confusa ed indistinta). E’ solo quando si passa al tiro sportivo, anche a livello amatoriale, che si avverte la necessità di avere uno strumento che ci permetta di controllare la riuscita di ogni singolo colpo e ciò ancor di più a livello agonistico dove il cannocchiale diviene realmente importante perché, oltre al singolo impatto (caso della carabina), risulta necessario per controllare una rosata di colpi (caso della PL, della PS uomini, nelle serie di mirato di PGC o PS donne). Il cannocchiale diviene pertanto necessario per provvedere alle correzioni da apportare alla tacca di mira o alla diottra quando si hanno variazioni d'incidenza o d'intensità di luce sul bersaglio che avvengono durane una gara (e ciò risulta ancor più valido in una gara di lunga durata) sia per il naturale e progressivo spostarsi del sole sia per eventuali nuvole passeggere che, data la differente consistenza, possono provocare un'intensità altalenante. Qualcuno potrebbe chiedersi perché non parliamo di binocolo. La ragione principale per la quale ci si riferisce al cannocchiale è che il tiratore ha generalmente almeno una mano impegnata a maneggiare l’attrezzo e un binocolo in tale maniera è generalmente difficile e scomodo poiché la mano libera non ha mai la stessa capacità di presa di quella dominante; inoltre traguardare con un solo occhio, specie se si indossano occhiali da tiro, risulta più facile e razionale e si evita di puntare la nostra vista sul bersaglio del vicino. Per il tiro a 25 metri si può utilizzare un cannocchiale dalle discrete possibilità mentre per l'impiego ai 50 metri dobbiamo impiegarne uno dalle caratteristiche decisamente potenti e ciò risulta ancor più valido per i tiratori di carabina i quali, in particolare nel tiro a terra, devono tener conto anche degli infinitesimi spostamenti del corpo se non vogliono perdere la posizione ottimale. Per fornire dei dati più pratici, si può dire che per i 25 metri è idoneo un rapporto 20x40 mentre per i 50 metri sarà più opportuno un 15x60. Ovviamente questi dati sono indicazioni di massima che è opportuno siano controllate direttamente in poligono, e magari con luce scarsa, prima di provvedere all'acquisto del cannocchiale, allo scopo di accertarsi che risponda effettivamente alle nostre necessità. Se ci necessita per il tiro a 25 metri, dovremo controllare che si possa vedere con nitidezza il foro di una pallottola calibro 22 perché, in tal modo, saremo certi che andrà bene anche per i calibri superiori. E’ bene rammentare che la buona qualità di un cannocchiale dipende, più che dal numero degli ingrandimenti che può fornire, dalla nitidezza e dalla luminosità delle lenti perché, a parità di caratteristiche di rapporto (che viene indicato sempre da un numero moltiplicato per un altro quale 15x40, 7x28, 8x20), potreste trovare prezzi differenti che sono appunto determinati dalla qualità delle lenti impiegate. L'acquisto di un buon cannocchiale comporta una certa spesa ed anche qui, come per tutto l'equipaggiamento, ricordiamo che se vogliamo del buon materiale dobbiamo spendere abbastanza in quanto dei buoni risultati valgono qualche sacrificio, anche economico. Potremmo pensare però di utilizzare quel bel binocolo acquistato per goderci panorami marini o montani ma sarebbe un grave errore: quel buon binocolo è stato costruito per farci vedere bene cose molto lontane e non dei bersagli a 25 o 50 metri. Inoltre per mantenere stabile il binocolo ci vogliono due mani ed il tiratore ne ha almeno una sempre impegnata. Ecco pertanto la necessità di un buon sostegno (treppiede o articolazione metallica) che permetta di posizionare il cannocchiale in maniera idonea e stabile in particolare per il tiratore in ginocchio ed a terra il quale, per controllare il colpo, non deve fare grandi movimenti per avvicinare l'occhio all'oculare meno problemi sussistono per la posizione in piedi (carabina o pistola) perché il tiratore può concedersi più ampi movimenti del busto. A proposito del sostegno, molto importante è la sua versatilità ovvero la capacità di adattarsi alle molteplici situazioni che possono presentarsi in poligoni differenti. Ciò risulta ancor più importante per il tiratore di carabina tre posizioni, dato anche che si sta sempre più diffondendo il sistema internazionale del tiro senza balaustra e senza banconi dove le tre posizioni vengono svolte sullo stesso piano d'appoggio (il pavimento); in questo caso è necessario avere un supporto che permetta di posizionare il cannocchiale a tre differenti altezze. Il sostegno è opportuno sia del tipo a treppiede perché allarga il baricentro ed elimina le oscillazioni. Tenuto conto che difficilmente si trovano due stand di tiro uguali, allo scopo di non trovarsi handicappati dall'impossibilità di piazzare adeguatamente il cannocchiale (balaustre di differenti altezze, tavolini d'appoggio minimi, ect.), è opportuno avere treppiedi di differente estensione in altezza che oggi, per fortuna, sono realizzati con materiali molto leggeri ma resistenti. Qualunque sia il vostro cannocchiale e la struttura di supporto, ricordate di porre molta attenzione nel posizionamento prima dell'inizio ed anche «durante» la gara per essere certi di averlo puntato esattamente sul vostro bersaglio; sembrerebbe una raccomandazione stupida eppure ogni tanto capita di non trovare i nostri colpi o di vederli andare in altre direzioni solo perché il nostro cannocchiale sta guardando bersaglio di un altro concorrente. . Materiali ed utensili per la manutenzione Anche se questi consigli si adattano più ad un tiratore di pistola (in particolare se impiega armi semiautomatiche) il tiratore agonista deve affrontare la gara con una appropriata dotazione di utensili e prodotti per la cura dell'arma e dell'equipaggiamento. Ogni tiratore potrà utilizzare ciò che ritiene personalmente più opportuno secondo le sue idee in materia. Vengono comunque indicati di seguito ciò che, per esperienza, dovrebbe costituire un corredo utile ed indispensabile: - cacciaviti di vario tipo (a taglio ed a stella); - chiavi esagonali (dette «brugola» o «allen»); - scovolini del calibro interessato nei vari tipi in bronzo ramato, setola e panno; - liquidi detergente e lubrificante con pezzuole e straccetti; - carta vetrata per ridurre calciature o impugnature (solo per emergenza perché i lavori di adattamento devono essere stati realizzati in precedenza); - nastro adesivo telato e spille di sicurezza per intervenire sul vestiario in caso di rotture. Un piccolo utensile estremamente utile per i tiratori delle specialità a fuoco è lo spazzolino da denti (usato) con la testa possibilmente piccola e che permetta di intervenire con rapidità sull'otturatore (aperto e bloccato) tra una serie e l'altra per asportare velocemente residui di piombo e combustione allo scopo di prevenire inceppamenti; altri utilissimi utensili sono gli stuzzicadenti di legno che con la loro punta facilmente deformabile permettono di intervenire negli incavi dell'otturatore o della culatta per rimuovere, senza tema di incisioni pericolose, sedimenti anche minuti. Potremmo non avere mai bisogno di questi utensili e materiali vari, se provvederemo alla manutenzione preventiva alla quale dobbiamo sottoporre con cura le nostre armi ed equipaggiamento; ma il sapere che essi sono a nostra disposizione per risolvere qualsiasi problema che dovesse insorgere durante una gara, ci darà tranquillità e sicurezza permettendoci così di mantenere lo stato di concentrazione che ci sarà necessario per conseguire un buon risultato. L’Allenamento Scelta la specialità, ed una volta dotatici dell'armamento e munizionamento idonei, degli indumenti necessari e del resto dell'equipaggiamento di cui abbiamo trattato nei capitoli precedenti, eccoci pronti ad entrare in gara. Ma, a questo punto, ci manca la cosa più importante per conseguire un buon risultato: l'allenamento (data per scontata l'acquisizione precedente di un'ottima tecnica di tiro per la specialità interessata). Si dice che “il miglior allenamento è la gara”: ciò è decisamente vero perché in gara abbiamo un tempo ben stabilito per tirare un numero di colpi ben determinato, né uno di più né uno di meno, mentre in allenamento l'assenza della tensione dovuta alla responsabilità del risultato ci permette di “perdonarci” errori od omissioni che potrebbero compromettere l'esito di un risultato. Ma se noi cureremo l'allenamento in maniera razionale e programmata ricreeremo ogni volta l'ambiente e le condizioni di gara facendo sì che le situazioni, allenamento e gara, siano sempre le stesse. Parlando di «allenamento» il pensiero corre immediatamente al poligono di tiro dove ci si reca per fare delle prove a fuoco, ma se noi limitiamo a questa situazione il nostro «allenamento» di certo i nostri risultati saranno modesti. Nel tiro a segno, come del resto in molti altri sport, dovremo considerare vari tipi di allenamento ognuno dei quali è complementare all'altro e tutti di pari importanza per il raggiungimento del nostro scopo. L'allenamento fisico in primis perché, anche se la staticità del tiro (fatta esclusione per brevi e ripetuti movimenti di alzata e/o di traslazione tipici di alcune specialità di pistola e del bersaglio mobile) potrebbe far pensare il contrario, il tiratore ha necessità di sviluppare capacità di forza di resistenza (CL3P o PL) o di agilità per reagire con opportuna tonicità muscolare nei movimenti necessari per portare l'arma in direzione o nell'inseguimento del bersaglio, e questi movimenti devono essere fluidi e ripetuti sempre nella stessa maniera e nello stesso ammontare di tempo (PA PSD o BM). Si passa quindi all'allenamento reale, ovvero quello che si effettua con l'arma in poligono e che è di certo il più appagante anche perché controllando il punto sul bersaglio abbiamo una risposta concreta alla nostra prova. Ma un altro aspetto dell'allenamento che viene eseguito con l'arma è l'allenamento cosiddetto “in bianco”, ovvero quello che ci permette di ricreare tutte le condizioni della tecnica di tiro ma senza utilizzare la cartuccia (o il pallino), scattando cioè a vuoto. Sappiamo perfettamente che la resa che otteniamo in gara dipende in gran parte dalla concentrazione che si riesce ad instaurare prima dell'ingresso in gara e che si riesce a mantenere durante lo svolgimento della stessa. Ecco pertanto necessario allenarsi anche con tecniche di rilassamento e di concentrazione che ci permettano di acquisire e mantenere queste condizioni mentali e nervose, così determinanti per il raggiungimento del nostro scopo. Ultimo allenamento, ma di certo non meno importante di quelli già citati, è la vera e propria preparazione agonistica ovvero quella con la quale ci si prepara a sostenere una gara (od una serie di gare) con la mente, riproducendo cioè con il pensiero tutte le situazioni che ci oc- correranno prima, durante e dopo l'evento agonistico. Analizzeremo adesso tutti questi aspetti della preparazione, iniziando dall'allenamento fisico. L'antico detto latino “mens sana in corpore sano” risulta particolarmente idoneo al nostro caso. In uno sport di destrezza quale il tiro, la necessità di equilibrio fra mente e corpo risulta determinante; come le tensioni non compensate da un impegno fisico adeguato portano agli esaurimenti nervosi, così un corpo appesantito dalla ipomotricità (inattività o ridotta attività fisica) porta a svogliatezza, sonnolenza, sedentarietà e perdita di vitalità. Ed il tiratore, per poter rendere al meglio, deve trovare il giusto equilibrio tra la forza fisica e quella psichica perché se una delle due è in difetto anche l'altra automaticamente ne subirà le conseguenze Indipendentemente dalla forza muscolare necessaria per le varie specialità, e per lo sviluppo della quale tratteremo in particolare in un altro momento, al tiratore necessita innanzi tutto una buona tonicità muscolare generale che si colleghi ad una funzione determinante per la migliore esecuzione della tecnica di tiro: la respirazione. Osservando i tiratori in azione, escludendo quei minimi movimenti effettuati in qualche specialità, non si penserebbe di certo che la respirazione sia importante; ma se ragioniamo sul fatto che la pressione sul grilletto di qualsiasi arma viene eseguito in media o totale apnea (arresto temporaneo e controllato dell'attività respiratoria) possiamo comprendere quanto dobbiamo curare lo sviluppo di questa funzione. Assieme alla respirazione dobbiamo prendere in considerazione anche un altro aspetto importante che tende ad essere trascurato, ovvero la simmetricità; il tiratore, sia delle specialità di pistola che di carabina, nell'assumere la posizione di tiro e nell'esecuzione dello stesso deve utilizzare forzatamente una parte del corpo in maniera più intensa dell'altra e, nel tiratore di pistola, ciò risulta più evidente nel braccio sinistro che non viene utilizzato. Ecco perché, nella effettuazione di un'attività fisica, dovremo curare che tutto il corpo possa usufruire in maniera simmetrica dei benefici che si vogliono ottenere. E ciò ci porta a quelli che sono definiti sport «completi» che impiegano cioè tutti gli arti e permettono così una completa attività aerobica più vicina alla vita normale di relazione umana ovvero la camminata decisa, la marcia, la corsa leggera, il nuoto; il ciclismo, il golf per chi se lo può permettere. Quali sport completi si potrebbe pensare anche a sport di squadra quali la pallavolo, la pallamano, la pallacanestro ed altri ma, oltre alla necessità di avere lo spazio ed i compagni necessari, in questi sport si corre il rischio di procurarsi lesioni alle mani decisamente indesiderabili per un tiratore. La camminata decisa, la marcia e la corsa leggera sono ottime attività; corsa leggera, è meglio precisare, perché nella corsa a ritmo intenso la ripercussione ripetuta sulla colonna vertebrale, del colpo dei talloni sul terreno potrebbe portare a delle conseguenze, se non eseguita sotto una appropriata direzione tecnica di un allenatore specializzato. Queste attività favoriscono enormemente l'ossigenazione e la resistenza generale. . Teniamo presente che l'anidride carbonica eccita il sistema nervoso, riduce la capacità respiratoria riducendo l'elasticità dei polmoni con una conseguente capacità vitale sempre più insufficiente. . Pertanto, per iniziare questa attività, ci si può impegnare in camminate sostenute nei parchi o nei luoghi con poco traffico automobilistico ma alberati (pochi alberi = poco ossigeno). Se il primo beneficio è quello della respirazione che migliora nel suo insieme, non meno importante è l'effetto del movimento sui muscoli addominali e sul portamento che risulterà più eretto ed equilibrato. Questa particolare attività fisica (marcia o corsa leggera) potrà dare un migliore risultato se effettuata in compagnia sia per il piacere di una bella chiacchierata sia per il benefico stimolo proveniente dall'emulazione. Altro sport molto positivo per la nostra preparazione è il nuoto che però può esserci negato durante la stagione autunnale ed invernale per la mancanza di idonee piscine nel luogo ove viviamo; non perdiamo però l'occasione per praticarlo d'estate ricordandoci sempre di non praticare la velocità bensì la resistenza. Segue quindi, ma non meno importante, la pratica della bicicletta per la quale dobbiamo considerare due aspetti particolari; il primo è quello della ormai rinomata «mountain bike» in percorsi di campagna (il cosiddetto ciclocross) che ci permette un impiego più intenso degli arti superiori ed il secondo quello della cyclette, o bicicletta da casa, che ci permette di fare del movimento anche quando le condizioni atmosferiche sono proibitive (in tal caso rammentarsi però di svolgere questa attività con le finestre aperte altrimenti viene a mancare il principio dell'ossigenazione). Per ultimo voglio citare uno sport che si è andato sempre più diffondendo negli ultimi tempi e cioè lo sci di fondo; molti non lo prendono in considerazione perché stagionale o perché, ovviamente, c'è bisogno della neve. Ma per praticare questo tipo di sci non ci vuole un grande innevamento e l'attrezzatura è poco costosa; tenuto conto che per l'abbigliamento si può ovviare con una tuta sportiva e che l'attrezzatura da sci (scarpe, sci e racchetta) si possono affittare in loco con minima spesa suggerisco di non perdere l'occasione di praticarlo. . Nessun timore per lo stile: basta «camminare» nel vero senso della parola, aiutandosi con i bastoncini; il movimento è assicurato ed in quanto ad ossigenazione l'ambiente nevoso in montagna, specie in mezzo ai boschi, ce ne offre a volontà. Per quanto attiene la marcia e lo sci di fondo dobbiamo considerare un altro grande vantaggio: il recupero dell'uso dei piedi che, costretti nell'uso quotidiano a sopportare il peso del corpo, corrono il rischio dell'abbassamento dell'arco piantare e del rallentamento cronico della circolazione del sangue, determinante per il trasporto dell'ossigeno agli organi interessati al tiro (occhi e cervello per citarne alcuni). Nuoto d'estate e sci di fondo d'inverno, bicicletta con il bel tempo e cyclette in casa, marcia o corsa leggera quando si può: ecco pronto un programma di allenamento fisico per il tiratore ma che potrebbe andare bene per chiunque anche solo per stare in buon salute. Se in un'ora si possono percorrere a velocità di passeggiata 5 o 6 chilometri, invece di prendere la macchina, è preferibile andare piedi così ci si può fermare davanti a qualche bella vetrina o dare uno sguardo all'edicola dei giornali, a vedere la propria città sotto una nuova prospettiva, a scambiare un saluto; sembra strano, ma anche questo può essere utilizzato per la preparazione agonistica. Risposte ai problemi psicologici più frequenti dell’allenamento al tiro. Allorché noi ci occupiamo delle questioni e o problemi psicologici relativi all'allenamento al tiro, occorre ben precisare la conoscenza delle basi connesse ai problemi psicologici dell'allenamento e delle gare. Noi dobbiamo sistematicamente iniziare dai problemi meno difficili. a) In forza di che cosa si ottiene la stabilizzazione delle capacità e dei perfezionamenti di un tiratore? E l'intensità dell'allenamento una delle ragioni principali dei miglioramenti di livello di un tiratore? Risposta: Nell'apprendimento delle perfezioni motorie, di cui si ha bisogno in tutte le discipline sportive, l'importanza delle ripetizioni gioca un ruolo essenziale. Occorre dire senza mezzi termini che la legge della frequenza non può essere evitata nei procedimenti di allenamento attuali. E assolutamente necessario che questa legge sia seguita secondo i programmi previsti. Ammettendo che la stessa sia mal programmata, si può pensare in principio che “molto” mantiene molto. Allo stesso modo, in generale, questa legge non è sufficientemente seguita e non ci si allena abbastanza. Comunque ciò che importa è la divisione intelligente dell'insieme dell'allenamento. In tutte le specialità del tiro, i perfezionamenti particolari vengono acquisiti soltanto ripetendo frequentemente gli elementi particolari di base. Nella psicologia dell'insegnamento si parla della «dura via dell'apprendimento». Per noi occorrerà dire: la «dura via dell'allenamento» Come questa si concretizzi ed appaia nella propria particolarità resta una questione individuale. b) Quali sono, in generale, le gare che preparano il tiratore ad una tecnica perfetta? Risposta: Qui diamo un esempio in un campo diverso dal tiro: al fine di poter circolare un conducente di autovettura deve possedere tutti gli elementi della guida, quali l'avviamento (inteso come uscita dal posteggio), sapere usare il cambio, sapere voltare, ecc. Con l'esercizio egli diventerà via via più sicuro di sé stesso e le proprie capacità diventeranno talmente automatiche che egli potrà utilizzare quindi l'attenzione per controllare la strada. Quegli autisti, a cui sorriderà l'idea di prendere repentinamente parte ad una corsa, correranno il rischio di perdere la propria vita. Le loro capacità senza preparazione speciale saranno insufficienti. La stessa cosa avviene quando un tiratore non allenato prende parte ad una gara che supera le proprie possibilità. In conclusione desidero dire che soltanto quei tiratori che avranno ottenuto un livello elevato nella propria specialità, a seguito di un lavoro tecnico e fisico, potranno partecipare a gare importanti. . Altrimenti essi dovranno accontentarsi di gare minori e più facili per avere il tempo di maturarsi. Dopo le gare si deve eseguire un periodo di allenamento tecnico, durante il quale si ritornerà sui propri passi di inizio, sugli errori che vanno evitati. D'altra parte le gare provocano una notevole influenza sulla personalità dei tiratori. E a seguito di stressanti gare che il tiratore sarà formato per affrontare tutte le situazioni con successo. c) Per quali ragioni l'allenamento dovrebbe essere niente altro che la ripetizione delle perfezioni predeterminate? Quale ruolo giocano allora il numero delle ripetizioni ed i tempi destinati a questo allenamento? Risposta: Durante le ripetizioni e l'allenamento è importante fino dai primi passi apprendere tutte le regole di base e conoscenze tecniche in maniera esatta. Sappiamo bene che tutte le correzioni delle abitudini sono difficili da estirpare e ciò risulta più difficile che l'apprendimento delle buone regole. L'allenamento e l'esercizio senza controllo assiduo, di tipo personale, e senza le dovute correzioni necessarie per arrivare a possedere una tecnica perfetta, non solo è inutile, ma pericolosamente controproducente. Si arriva ad un certo punto dove i risultati di una disciplina di tiro segnano il passo, se non addirittura regrediscono, quando la tecnica più perfetta viene abbandonata nell'allenamento di elementi particolari. Per molti tiratori è senz'altro utile il sapere che un esercizio senza il dovuto riposo può soltanto provocare un abbassamento sensibile del livello qualitativo. Questa regressione del livello è provocata da una troppo grande sollecitazione del sistema nervoso, da esercizi troppo gravosi, non controbilanciati, fra l'attività sportiva ed il gioco. Occorre ribadire che non è il numero delle ripetizioni che conta, ma il modo in cui la ripetizione viene eseguita. Una quantità ridotta di queste ripetizioni, eseguite impeccabilmente e con la massima concentrazione, si rivelano immancabilmente più redditizie di un gran numero di ripetizioni fatte tanto per fare e nelle quali la perfezione viene trascurata. L'allenamento, eseguito già con il fisico e lo spirito in condizioni di fatica, è perfettamente inutile. Nel metodo psicologico dell'insegnamento, si ritiene sia preferibile apprendere durante una mezz'ora una o due volte al giorno l'alfabeto, piuttosto che effettuare poco prima dell'esame un periodo di ripetizioni. Confrontando ciò con lo sport del tiro a segno, significa che noi, intelligentemente, dobbiamo gestire dei periodi di allenamento alternati a periodi di riposo. Purtroppo, questo punto è spesso trascurato dalla gran massa dei tiratori. d) Qual è la miglior cosa: dover ripetere sempre il medesimo esercizio oppure creare delle nuove situazioni e dei nuovi doveri? Ad esempio è preferibile per i tiratori di carabina, in una sera nella quale non si allenano affatto, allenarsi in una sola posizione o due oppure tre. Risposta: Ugualmente, alla domanda di sapere se occorre ogni giorno ripetere la stessa cosa oppure trovarsi sempre in nuove situazioni, la psicologia dell'insegnamento ci apporta delle risposte valide per il tiro. In tutto il procedimento occorre fare differenza fra: - imparare qualche cosa di nuovo, - revisionare quello che si è già appreso - oppure automatizzare quello che si conosce. Bisogna sapere che si deve iniziare dalle cose facili per potere arrivare a quelle difficili. Una dattilografa, per diventare perfetta, apprende all'inizio le lettere separatamente, in seguito degli insiemi di lettere ed alla fine delle lettere formanti delle frasi. Quando noi impariamo qualcosa di nuovo, abbiamo bisogno di un certo tempo. Non si deve in alcun caso fare come quei tiratori che, spesso vediamo apprendere in una sola volta l'insieme dei movimenti e che vogliono subito ottenere dei risultati. Quando ci si esercita in qualche cosa di nuovo, ci si deve sforzare di eseguire ciò in maniera esatta, anche se all'inizio non si è preparati a questo. In più occorre pensare che non è possibile imparare in una sola volta quello che si conosce per la prima volta. E anche importante non fare trascorrere troppo tempo prima di ripetere gli elementi che si sono appena appresi. Per concretizzare ciò, nel nostro programma di allenamento, un elemento appena imparato dovrà essere ripetuto almeno per 20 o 30 minuti al giorno. Un programma di studio deve essere composto dall'insieme di tutti gli elementi. In tutti i casi, principianti compresi, occorre riservare la massima cura al modo di eseguire gli esercizi e non perseguire soltanto i risultati. e) Qual’è la proporzione percentuale fra l’allenamento tecnico e quello dei risultati? E’ preferibile di volta in volta, lavorare su degli elementi particolari oppure sull’insieme dei movimenti? Risposta: e) L'allenamento e l'esercizio, se non vengono seguiti da controlli continui, sono senza effetto. Perciò prima di tutto un tiratore bravo deve essere capace di controllarsi da sé. Quando un tiratore trascura, in periodo di gare, l'allenamento degli elementi particolari appartenenti alla propria specialità tecnica, egli si troverà davanti al pericolo di punti troppo alti o troppo bassi, con il risultato che si innervosirà e che la perfezione tecnica, così duramente appresa, verrà dimenticata. Per evitare questo conviene non abbandonare mai un'alternativa fra l'allenamento tecnico e la ricerca dei risultati. È una caratteristica del tiro che dei tiratori in allenamento ottengono risultati eccellenti, mentre in gara non ci riescono. Questo avviene di regola perché il tiratore durante l'allenamento pone tutta la sua attenzione alla perfezione tecnica e ciò gli evita di fare dei grossi errori. La gara richiede una situazione del tutto differente: egli ha bisogno di una gran parte della propria forza nervosa per combattere l'emozione. Se egli ha delle imperfezioni tecniche, le stesse si ingrandiscono durante la gara. Un grossissimo difetto, in fase di allenamento, è quello di lavorare senza sufficiente concentrazione e così la capacità di concentrazione stessa non viene allenata. In gara il tiratore non riesce più a dominare la situazione. Quali conclusioni per l'allenamento dobbiamo ottenere? A ciascun tiratore occorre una tecnica impeccabile nella propria specialità. A questo scopo è necessario che egli pratichi gli elementi particolari di questa tecnica continuamente e con il massimo della concentrazione. Al primo posto di questo allenamento poniamo il perfezionamento e l'automatismo degli elementi particolari, in un insieme filante ed armonioso. Non tenere conto di tutti questi problemi è un errore capitale, che porta a numerosi errori commessi dalla massima parte dei tiratori. Il tiratore non comprende affatto che egli cade in maniera più o meno clamorosa, in gara, malgrado i propri risultati soddisfacenti ottenuti in allenamento, perciò egli cerca delle spiegazioni alla sua caduta. Cambia la propria tecnica, l’impugnatura, i sistemi di mira ecc. Non trova niente che possa essere additato a responsabile della caduta e tuttavia la vera ragione non viene neanche sfiorata: la perfezione tecnica acquisita in allenamento è del tutto insufficiente per la gara. L’automatizzazione della tecnica può avere degli aspetti positivi, ma è in grado di risultare “fatale” ad alcuni tiratori. Dobbiamo quindi acquisire naturalmente quell’automatismo che sostiene la perfezione tecnica durante la gara. E’ conveniente spiegare bene il rapporto esistente fra l’allenamento tecnico e l’allenamento ai risultati. Per allenamento tecnico noi comprendiamo l'allenamento proiettato verso l'ottenimento dello scopo: sia elemento per elemento che l'insieme dei diversi elementi, per ottenere miglioramenti od il perfezionamento dell'automatismo. Per allenamento ai risultati si intende un allenamento molto simile alle condizioni di gara. L'allenamento ai risultati è nello stesso tempo un controllo del livello qualitativo del tiratore ed il controllo dei differenti perfezionamenti acquisiti. In ogni caso in ciascun tiratore occorrerà poter stabilire una precisa differenziazione fra questi due metodi di allenamento. È solo nel primo caso che egli metterà tutta la propria concentrazione per il miglioramento e l'automazione della sua perfezione tecnica. D'altra parte, il controllo del livello tecnico deve condurlo in vicinanza dei problemi della gara. I principianti, al loro inizio, devono cominciare il loro allenamento tecnico sotto il controllo di un allenatore competente. Comunque la prima necessità di un allenamento tecnico favorevole è quella di una buona condizione fisica, psicologica speciale e generale. Molto diverso è il caso di un tiratore già esperto. Per lui l'allenamento tecnico deve essere effettuato principalmente prima dell’inizio delle gare importanti. Naturalmente noi consideriamo il programma di allenamento del periodo preparatorio. f) Qual è l’obiettivo (lo scopo) della pausa di allenamento? Quando questa pausa deve avere luogo? Con quale periodicità e con quale durata occorre fare le necessarie verifiche? Risposta: Nel contesto dell'anno in considerazione, l'allenamento tecnico rimane un punto importante nel suo complesso. Qualora questo allenamento tecnico venisse trascurato, possono prodursi degli errori, che vengono generalmente imputati a cause di ordine tecnico non ben definite e che il tiratore non riesce ad indentificare. Nella psicologia dell'insegnamento si tratta di perfezione di ordine negativo. Al fine di evitare questo pericolo, è raccomandabile, dopo uno stressante periodo di gare, di tralasciare l'allenamento speciale senza trascurare quello fisico. In seguito il tiratore dovrà riprendere il proprio allenamento tecnico. Come regola generale si può consigliare ai tiratori quanto segue: se il risultato delle gare è scadente senza ragione chiara, non ci si deve mettere a fare esperimenti, ma occorre cessare l'allenamento ai risultati e riprendere l'allenamento tecnico. Bisogna insistere, perché questo abbassamento del livello qualitativo non si combatte affatto con un allenamento più intenso, ma piuttosto mediante un arresto. D'altronde, dei controlli sistematici del livello possono ottenere degli effetti psicologici molto buoni sui tiratori. Il tiratore riacquista fiducia in sé stesso e conoscenza di che cosa può essere capace. Il Il modo di essere prima delle gare. Il nodo di essere, dello sportivo, prima della gara pone - fisicamente e biologicamente - la persona ai piedi di un muro. In principio egli possiede lutti gli elementi necessari alla propria riuscita, ma rischia di cadere per effetto degli sforzi contratti. La dottrina degli insegnanti di pedagogia sa spesso riconoscere il momento di equilibrio tra il successo e la caduta (Prof. Manfred Steinbach, Pratique de l’Entrainement coporel, 9 annè, n°11). Uno dei problemi di maggior interesse e dei più importanti, è quello di sapere equilibrare i risultati dell'allenamento con quelli delle gare. Occorre riconoscere che una gran parte dei tiratori non otterranno mai in gara gli stessi risultati che sono capaci di conseguire in allenamento. Per contro, altri tiratori si controllano perfettamente quando sono nel clima di gara. Poco prima della gara, i segnali esteriori di una persona possono essere molto differenti tra loro; per esempio l'aumento della frequenza dei battiti cardiaci, della respirazione o della tensione nervosa. Anche la comparsa della sudorazione, il cambiamento del tono muscolare, il cambiamento del colore del viso, dei disturbi intestinali, una sensazione di pesantezza allo stomaco, sono delle caratteristiche di questo stato. L'intensità di questi fenomeni presso i differenti tipi di persone possono variare secondo le circostanze. La loro misura dipende in genere dai fattori seguenti: - importanza della gara; - coscienza di se stessi e delle proprie possibilità; - come ci si è preparati alla gara, anche su lunghi periodi di tempo; - assoggettamento ad emozioni positive, quali la contentezza, la gioia o l'indifferenza; - influenza di emozioni negative, quali l'ambizione mal riposta, il malumore, la paura o la collera, il ricordo di cadute subite nelle gare precedenti. L'importanza di una competizione influenza moltissimo lo stato d'animo prima della gara. Per questa ragione è importante non avvicinare troppo presto a queste gare un tiratore in fase di progresso, poiché il livello dei risultati da conseguire può facilmente provocare delle emozioni negative. La sua perfezione sarà insufficiente per una gara per lui cosi importante. Il principiante deve essere introdotto alle gare con competizioni di difficoltà crescente. In tal modo egli comincerà a conoscere il proprio stato d'animo e le sue reazioni e può conseguire nel tiro dei benefici. E’ bene sorvegliare le reazioni nei tiratori stressati ed adottare la tattica a loro favorevole. Se saranno in presenza di un’emozione troppo forte, occorre fare rallentare loro la cadenza del tiro compatibilmente con il tempo (di gara) disponibile. La visuale esterna dell'emozione si nota nel tremolio dell'arma. un aumento delle pulsazioni e l'incapacità di scattare. Poiché il tiratore non può, naturalmente, aspettare che tutto ritorni normale, egli deve ricercare dei metodi e dei modi per ritrovare la calma. Ciò è realizzabile individualmente persona per persona. Per alcuni può bastare l'allontanarsi un momento dallo stand di tiro, al fine di potersi successivamente riconcentrare sul proprio compito. Altri cercano la conversazione con il pubblico, con l'allenatore o con un amico concorrente del tiro, per potere pensare ad altro. L'autosuggestione ha ugualmente il proprio peso, vale a dire che si cerca con delle battute di portare un'influenza lenitiva sulle emozioni “straordinarie”. “Il tiratore, che subisce l'influsso negativo emozionale, dovrà agire in modo da poterlo dominare”. Detto consiglio è simile al principio stabilito per il training autogeno, attraverso il quale. con l'utilizzo delle parole o del pensiero proiettati e dominati, si ottiene lo stato d'anime desiderato. Il tiratore non può pretendere che durante una gara egli possa interamente concentrarsi sul suo lavoro, se non si è allenato a ciò. La concentrazione si impara, come la forza e la rapidità. Uno degli scopi più importanti, a lato della preparazione fisica e tecnica, è quello di allenare la volontà e la forza della concentrazione. Durante l'allenamento il tiratore deve imparare a concentrare il proprio pensiero ed a dirigerlo. E’ a questo punto che gli sarà possibile fare altrettanto durante la gara. Un'influenza positiva, in contrapposizione all'eccitazione prima della gara, è quella di avere cognizione della propria forza e delle proprie abilità. I sentimenti e le reazioni alle capacità non sono uguali per tutti i tiratori. Un certo tiratore può avere una grande fiducia ed essere molto sicuro dei propri mezzi: egli fiducioso ed equilibrato. Non sa cos'è la paura e non pensa affatto ad una possibile caduta. Egli ha messo a punto. prima della gara, il proprio modo di agire. Per questo tipo di individuo il periodo di tempo che precede la gara lo influenza positivamente, tanto ché gli permette di ottenere la migliore ferma preparatoria. Viceversa ci sono dei tiratori portati al pessimismo, che calcolano in anticipo la quantità dei punti che perderanno. Essi dialogano con i loro colleghi, premurandosi di far loro sapere quanto si sentono agitati in questo tempo che precede la gara. Tutte le condizioni sono possibili: dai dolori intestinali fino ai difetti dell'arma. Ciò è un evidente segno di mancanza di fiducia in se stessi. Egli si lascia condurre allo scetticismo. Qualora la gara risulti positiva, egli si sentirà un “vero campione", che è riuscito ad emergere nonostante gli ostacoli incontrati. . Questi tiratori sono generalmente sensibili alle critiche prima della gara. Per i pessimisti e per quelli che non posseggono fiducia, una gara persa può avere delle conseguenze disastrose; la caduta assumerà un'importanza notevole e la fiducia in se stessi sarà fortemente scossa. Non è affatto facile dare dei consigli in questi casi così negativi. Se lo sportivo ottiene dei risultati nelle altre discipline, ciò potrà avere un'influenza positiva. E’ anche necessario che il tiratore trovi un conforto od un riconoscimento delle proprie qualità presso il suo prossimo e presso i suoi colleghi di squadra. La fiducia nelle proprie capacita verrà fortificata con il proseguimento del l’allenamento. Bisogna che il tiratore impari a tirare nell’allenamento con la stessa concentrazione che si deve sviluppare in gara. Egli deve cercare il più alto livello dei risultati durante gli esercizi. Ciò non significa che egli debba sempre ottenere il massimo dei punti, ma che deve fare attenzione alla qualità del proprio lavoro. Si sa che si impara a diventare perfetti in un'attività, solamente se ci si concentra completamente sul suo svolgimento e solo se si studiano i differenti elementi con una grande concentrazione. Durante lo sviluppo dei procedimenti di allenamento, ci si deve fissare delle tappe successive, realizzabili soltanto con l'aiuto della più grande volontà. In questo modo si stabilisce un allenamento prossimo ai criteri delle gare. Questo è valevole sia per l'allenamento in bianco che per quello a fuoco. Molti tiratori arricciano il naso all'idea di fare dell'allenamento in bianco. Secondo loro, questo tipo di allenamento si rivelerà senza profitto. D'altronde, nello stand di tiro essi si accontentano di fare soltanto del rumore. Noi allora parliamo di qualche tipo di allenamento prossimo alla gara. Tutte le varianti del tiro per tappe accostano alla situazione delle gare. Un'altra possibilità consiste nel fissarsi dei traguardi prima di cominciare il proprio tiro, stabilendo dei risultati da ottenere, come si è fatto nell'allenamento. Questi traguardi devono essere scelti in modo tale che possano essere raggiunti soltanto applicando la più grande concentrazione. È importante allenarsi in piazzole o poligoni diversi per abituarsi ai fattori meteorologici, quali i venti, il cambiamento della luce ed il tipo di sfondo diverso dei bersagli. Per molti tiratori è bene effettuare il tiro, in fase di allenamento, in un tempo minore di quello regolamentare. Non ci si deve dimenticare che immancabilmente durante le gare avviene sempre qualcosa di inatteso, a causa del quale risulta difficile riprendere il tiro. . Gioverebbe produrre di tanto in tanto delle situazioni simili durante l'allenamento. Continuate ad allenarvi non solo nelle condizioni migliori, vale a dire quando vi sentite in forma, allorché c’è bel tempo e quando lo stand non è disturbato. forma, allorché c'è bel tempo e quando lo stand non è disturbato. Fatelo anche quando non vi sentite troppo bene o quando c'è cattivo tempo. Alla lunga, avere effettuato degli allenamenti nelle cattive condizioni, che voi avrete imparato a dominare, vi permetterà di possedere una certa calma, utilizzabile in gara. . Riassumendo, si può dire che in molti casi la condizione d'essere, prima della gara, e l'atmosfera della gara stessa producono un'influenza negativa sul tiratore. Questo avviene perché molti tiratori non pensano affatto, durante l'allenamento, a prepararsi psicologicamente ad educare la propria volontà e capacità di concentrazione. Quando il metodo di allenamento è mal congegnato, i perfezionamenti ottenuti non sono di lunga durata e vengono rimessi in causa durante la gara. L'influenza della condizione d'essere, prima della gara, dipende quindi dal tipo del tiratore e dalle sue particolari doti di carattere, dall'importanza della gara, dalla coscienza di essere più o meno bene preparati alla stessa. Una circolazione sanguigna bene allenata ha anche un effetto positivo sulla condizione d'essere, prima e durante la gara, contro i turbamenti di ordine vegetativo. I tiratori che sono fortemente soggetti a subire delle emozioni prima della gara e relativi scossoni possono riuscire ad influenzare positivamente fino ad un certo punto le loro funzioni vegetative con l'ausilio degli esercizi di concentrazione quali l'allenamento autogeno (training autogeno); per contro, per questi tiratori è necessario credere che il loro allenamento non ha subito alcun cedimento. La preparazione mentale Con l'espressione preparazione mentale, nel significato letterale del termine, si intende un allenamento che avviene all'interno del nostro cervello anziché al poligono, in palestra o in campo. Molti di voi conoscono già questo tipo di allenamento. Quello che vorremmo cercare di fare è mettere in risalto questo metodo per il suo valore intrinseco e poiché è un metodo di preparazione importante in un Paese come il nostro dove esistono pochi poligoni adeguati e tiratori che non sono in grado di dedicarsi all'allenamento a tempo pieno. L’allenamento mentale è dunque una delle tecniche più importanti per la preparazione psicologica. Aiuta ad accrescere le capacità fisiche e psicologiche. Ogni cosa può essere sottoposta ad un allenamento mentale: la tecnica, la tattica, le facoltà della mente e del fisico. Le radici di questa tecnica risalgono al lavoro di E. Jacobson (uno psicologo dell'Università di Chicago). Durante gli anni ‘30 egli osservò l'attività neuro muscolare delle braccia dei suoi pazienti mentre immaginavano i movimenti effettuati per muovere le braccia stesse. Egli prestò particolare attenzione al rilassamento ed ai movimenti di un braccio e di quello opposto. Egli scoprì che le immagini evocavano un'attività neuro muscolare che rispecchiava il vero movimento. Ciò è stato confermato da recenti studi e si riferisce al principio ideomotorio. A questa scoperta seguì l'elaborazione, negli anni ‘80, di un procedimento per l'allenamento mentale da parte dello psicologo Suiun dell'Università del Colorado che prese il nome di “Prova di comportamento visivo-motorio” e che è stato sperimentato nell'ambito degli sport invernali come ad esempio lo sci di fondo e la discesa, nel pentathlon e nel biathlon. Al momento non siamo in grado di stabilire con certezza se il metodo ottenga riscontri a causa delle vie neuro muscolari interessate in questo tipo di attività o per altri motivi. Un esame di questa ricerca sulla preparazione mentale effettuato da Feltz e Lander (1983) ha dimostrato che i gruppi che utilizzavano questo metodo ottenevano prestazioni migliori rispetto ai gruppi che non lo utilizzavano. Nella ex Unione Sovietica è stato effettuato uno studio della preparazione mentale abbinata a quella fisica, in diversi rapporti, nell'ambito del pattinaggio. Dovendo riassumere le conclusioni a cui si è pervenuti diremo che: con circa il 50% di preparazione mentale ed il 50% di preparazione fisica effettiva si ottengono i migliori risultati. E' stato inoltre rilevato che una preparazione mentale di circa tre minuti è più efficace in attività sportive che richiedono una grande quantità di movimenti. Nel tiro a segno, dove l'attività motoria è a livelli minimi, una preparazione mentale di circa 7 minuti sembra essere la migliore. La preparazione mentale si compone di due fasi fondamentali: il rilassamento e la visualizzazione. Durante la fase di rilassamento è stata osservata una migliore visualizzazione. L’efficacia del rilassamento sembra risiedere nella eliminazione di distrazioni esterne o interne. Ciò favorisce una migliore condizione mentale e fisica, e facilita una migliore visualizzazione. Vi sono molti libri ed audiovisivi nei quali viene fornita una grande varietà di tecniche per il rilassamento. Un semplice metodo autodidatta è quello del rilassamento progressivo ideato da Jacobson. Alcuni tiratori si sono sottoposti al training autogeno (ideato dallo psichiatra tedesco Schultz negli anni ‘30) sotto il controllo di uno psichiatra. Questa tecnica di profondo rilassamento, simile all'ipnosi, sembra essere molto efficace, ma richiede comunque l'assistenza da parte di uno specialista. La visualizzazione è di per sé una facoltà. Crediamo che tutte le persone abbiano numerose facoltà che consentono loro di creare immagini realistiche. Questo tipo di capacità dovrebbe essere studiata partendo dalla visualizzazione di immagini semplici (una fiamma o una candela accesa) fino ad arrivare ad immagini più complesse (come ad esempio l'ultimo tiro della finale che procura la medaglia d'oro alle Olimpiadi). Per ottenere un'efficacia maggiore durante la preparazione mentale, occorre prestare attenzione non solo al movimento effettuato (o alla staticità a seconda di ciò che si sta facendo), ma anche ad altre percezioni come ad esempio, le emozioni o la cinestesia ecc.; ciò deve avvenire ad un livello ottimale ed in tempo reale per ottenere la migliore prestazione. La preparazione mentale può essere effettuata secondo due prospettive: una interna (o in prima persona) ed una esterna (o in seconda persona) a seconda che vediate ciò che state facendo attraverso i vostri occhi o che vi osserviate dal di fuori: Le due tecniche, dal punto di vista dell'efficacia, si equivalgono. La nostra unica raccomandazione è che le tecniche di allenamento e gli esercizi fisici vengano effettuati secondo una prospettiva interna, mentre la preparazione tattica (affrontare le varie situazioni durante l'allenamento, gli incontri ecc.) deve avvenire secondo la prospettiva interna. Quella che segue è l'analisi di tutte le azioni effettuate - nella preparazione mentale da un tiratore che usa il braccio destro per tirare con una PL. o P.10: 1. Assumere la posizione di tiro. 2. Respirare normalmente. 3. Prima di alzare l'arma dal tavolo, lasciar uscire tutta l'aria dai polmoni. Questo vi permetterà di pulirli ulteriormente. 4. Roteare la pistola verso destra e far assumere al vostro gomito la posizione più stabile possibile. 5. Inspirare profondamente mentre alzate la pistola (braccio teso) portandola a 30 - 40 gradi in orizzontale. Guardate il bersaglio. 6. Espirare normalmente. Sentire la rotazione in tutto il corpo. . Proseguire questo movimento con il braccio che deve tirare, abbassando la pistola fino all'area di mira. 7. Restare fermi in posizione. Esercitare una forza sul grilletto pari a circa il 50% di quella esercitata per la specialità di pistola libera. Eseguite la prima fase per la pistola ad aria compressa, la pistola standard e la pistola di grosso calibro. 8. Inspirare normalmente. La pistola si muoverà verso l'alto a causa dell'espansione del torace. 9. Respirare normalmente. La pistola si muoverà verso il basso nell'area di mira. Effettuare un piccolo controllo dell'area di mira. 10. Trattenere il respiro. Perfezionare la vostra posizione e controllare la mira. 11. Con il dito che si trova sul grilletto iniziare ad aumentare la pressione sullo stesso. 12. Concentrarsi sulla mira. Controllare rapidamente l'area di mira. 13. State controllando inconsciamente il grilletto. 14. La mira è perfettamente allineata ed estremamente stabile. 15. Dovete sforzarvi di rimanere calmi rilassati e soddisfatti. Mantenere stabile la vostra posizione. 16. Il tempo si ferma. Concentratevi sul controllo della mira. 17. Tutto è fermo. Niente si muove tranne lo scatto della vostra arma. Il proiettile fuoriesce dalla canna (in tutto ci vorrà soltanto qualche millesimo di secondo). 18. Continuate. Mantenete la concentrazione come prima di tirare. 19. Riprendete a respirare normalmente. 20.Siete calmi rilassati e soddisfatti mentre rimettete la pistola sul tavolo. Questa sequenza ci dimostra che il tiro a segno è uno sport molto difficile. Le ragioni per cui abbiamo effettuato l'analisi di queste fasi (che potrebbero essere ulteriormente analizzate) risiedono nell'acquisizione di una maggiore comprensione di quella che potrebbe sembrare altrimenti una semplice attività motoria. Tale comprensione è necessaria se si vuole raggiungere una preparazione mentale efficace. Il lasso di tempo che va dal momento in cui si alza la pistola al momento in cui la si rimette sul tavolo dura circa 17 secondi (5 secondi in più o in meno). Quando ci si esercita in questo tipo di routine mentalmente, ed in stato di rilassamento, è la vera e propria respirazione controllata che deve accompagnare il susseguirsi delle immagini e non la respirazione normale (come avviene nella tecnica di rilassamento). Concludendo, la preparazione mentale si è dimostrata efficace sia nel tiro a segno che in altri sport e può essere impiegata anche in altre attività. La preparazione mentale ha il vantaggio di essere davvero a buon mercato, richiede una pratica di due volte al giorno per meno di 10 minuti ogni volta ed un posto comodo dove esercitarsi. Considerando la sua semplicità ed i suoi vantaggi, questa tecnica potrebbe davvero risolvere i problemi dei tiratori che cercano di ovviare alle difficoltà relative alla scarsità di tempo per l'allenamento all'interno del poligono e l'insufficienza degli stessi poligoni. In questo quaderno abbiamo trovato: GUIDA ALLA PREPARAZIONE AGONISTICA – - - Gli accessori; I materiali e gli utensili per la manutenzione; L’allenamento; Risposte ai problemi pscicologicici più frequenti dell’allenamento al tiro; La preparazione mentale.