Comments
Transcript
figure significative di donne del cif in emilia
CENTRO ITALIANO FEMMINILE REGIONE EMILIA ROMAGNA Celebrazione 60° anniversario (1945-2005) FIGURE SIGNIFICATIVE DI DONNE DEL CENTRO ITALIANO FEMMINILE IN EMILIA ROMAGNA Bologna 22 ottobre 2005 Enti Patrocinatori PROVINCIA DI BOLOGNA COMUNE DI BOLOGNA 2 La raccolta delle biografie è a cura di Laura Serantoni Impaginazione di Cristina Cenni Si ringraziano le Presidenti Provinciali e Comunali per la collaborazione 3 4 SOMMARIO Presentazione pag. 7 Bologna " 9 Ferrara " 18 Forlì " 22 Modena " 33 Parma " 40 Piacenza " 42 Ravenna " 45 Reggio Emilia " 56 S. Martino in Rio " 61 Il C.I.F. in Emilia Romagna " 62 Biografie donne C.I.F. di: 5 6 Grazie a te donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità nei rapporti umani (Lettera alle donne di Giovanni Paolo II, n.2,1995) Presentazione In occasione della celebrazione del 60° anno di vita del Ce nt r oI t al i ano Fe mmi ni l e de l l ’ Emi l i a Romagna,abbi amo voluto rendere omaggio a donne della nostra regione, spesso sconosciute e dimenticate, che hanno operato in questi 60 anni e ci hanno già lasciato, presentando le biografie di donne che hanno operato, fin dal lontano 1945, nel Centro Italiano femminile perseguendo sempre le stesse finalità, con la stessa matrice cristiana per contribuire alla costruzione di una democrazia solidale. Sono magnifici profili di donne che hanno scritto pagine gloriose della nostra storia: donne di spicco nelle loro comunità, ma anche umili donne che hanno lavorato con s ac r i f i c i o,mac one nt us i as mone l l ’ ombr as ape ndol e gge r ei l segno dei tempi. Dif r ont e al l as i t uaz i one di s as t r at a de l l ’ i mme di at o dopoguerra, le nostre associate, giovani e meno giovani, 7 hanno concretamente contribuito con grande spirito di servizio, anches umandat ode lMi ni s t e r ode l l ’ I nt e r noede l l a Pubblica Istruzione, alla ricostruzione del paese, migliorando la vita di coloro che vivevano nella nostra Regione ed hanno gestito colonie, asili, consultori, promosso aiuti ai reduci di guerra, agli anziani, agli handicappati, corsi di alfabetizzazione ed altri. E’unar i s c ope r t ade l l ar i c or r e nz ade l60°c onos c e r el a personalità, la vita delle aderenti al CIF che da Piacenza a Forlì hanno fatto la storia della nostra Associazione e la lettura di questo testo ci aiuterà a scoprire un agire intuitivo, ma concreto permeato di spirito cristiano, di amore per gli altri . La memoria di queste donne che ci sono state segnalate dalle Presidenti Provinciali, che ringraziamo per la preziosa collaborazione ,non r ac c hi ude c e r t ol ’ uni ve r s of e mmi ni l e delle donne del C:I.F., ma sono una parte della nostra storia c hes ic ol l e ga“ dige ne r az i onei nge ne r az i one ”al l as t or i ade l l e donne di oggi che agiscono , come agli albori , a livello culturale, politico e civile , secondo i bisogni del territorio e sempre orientate alla costruzione di rapporti di promozione umana, giustizia e pace. Una storia che continua con slancio rinnovato e che trae forza dagli insegnamenti del Magistero della Chiesa. Laura Serantoni Presidente regionale CIF Emilia Romagna Bologna 22 ottobre 2005 8 BOLOGNA Lettera ad Anna Maria Bologna, 6 giugno 1999 Cara Anna, mir a l l e g r al ’ a nn un c i oc hei lCI Fd iBol ogn apr e s e nt e r à ,c o n scritti e fotografie, figure di donne notevoli per la loro testimonianza uma n aec r i s t i a n a … Condividendo questa idea vi ho già indicato i nominativi di alcune donnec heh a n nof a t t oono r ea l l ’ uma ni t àne lno s t r os e c o l ope rl al o r o opera scaturita da un cristianesimo vissuto pienamente e profondamente. Tuttavia, come già accennai a voce, rimane ancora da scrivere la testimonianza comunitaria delle donne di ogni epoca ma specialmente del nostro secolo; è una storia anonima, è la storia delle donne che, nate a l l ’ i n i z i o de ls e c ol os e r ba n ol a me mo r i adi due grandi guerre che penetrarono nelle loro case e, con la distruzione ed i lutti, cambiarono radicalmente la loro vita e le stimolarono a farsi carico, non solo delle loro famiglie, ma anche della sopravvivenza della gente dei loro paesi. Con intelligenza attenta alle necessità reali delle creature, esse seppero, pur nel dolore sopportato con dignità, provvedere al fabbisogno col loro lavoro, anche extra casalingo. Con grande coraggio affrontarono anche compiti nuovi, come richiedevano lo sviluppo economici sociale post-bellico ed il salto di qualità della vita nei vari decenni del XX secolo: un salto che non è paragonabile al ritmo delle epoche precedenti. Questi riferimenti, in qualche modo, possono riguardare le donne europee in genere, ma emergono specialmente dalla riflessione sugli eventi del XX secolo nella nostra terra emiliana-romagnola, con particolare riguardo alle donne cristiane: quelle, ad esempio, che al pa s s a g gi ode lf r on t ene gl ia nni’ 43-44 operarono coi loro parroci, nel momento in cui q ue s t ir a pp r e s e n t a v a n ol ’ uni c opun t od ir i f e r i me nt oi n un ac omuni t àc i vi l edi s pe r s a .Es s ei mpr ovvi s a r o nol ’ a s s i s t e nz as p i c c i ol a ma efficiente, ai fuggiaschi ed ai perseguitati, anche a rischio della vita, alimentarono il coraggio con la loro fede e la loro speranza in un domani migliore che contribuirono efficacemente a ricostruire. 9 Penso in particolare ad alcuni aspetti che mi sono noti perché ho vissuto ne l l ’ As s o c i a z i onede iLa v o r a t o r ieLa v o r a t r i c iCr i s t i a ne ,i nc uie s s e erano impegnate in vari campi, tra cui il lavoro agricolo. Ci fu un momento cruciale quando si operò la trasformazione nella pianura padana del bracciantato soggetto al totalitarismo del comunismo, alla libera cooperazione dei lavoratori e lavoratrici della terra. Le lavoratrici contribuirono in prima linea e, nella libertà, si fondò una istituzione che dette volto nuovo ai paesi. Anche in altri settori della produzione le donne superarono la povertà e l ad i s o c c upa z i one ,ol ’ umi l i a z i oned iunl a vo r os f r ut t a t o ,me d i a n t el a libera cooperazione ed una qualificazione professionale adeguata: così sorsero le cooperative delle materassaie, delle pantalonaie, delle magliaie, ecc. il cui prodotto, talora assai fine, poteva affrontare il mercato; il vantaggio non fu solo economico, ma anche sociale, perché la libera cooperazione irradiò lo spirito di condivisione e di solidarietà. Quale fu la sorgente di tutto ciò? Certamente una vita alimentata dalle radici cristiane della nostra gente e manifestata, in modo semplice ma aperto e coraggioso, dalle donne. Recentemente, al Convegno Nazionale della Pastorale del Lavoro a Pi e vediCe n t o( Ma g gi o1999)l ’ Ar c i ve s c ovo diBol o gn a ,h ade t t o ne l l ’ Ome l i a“ LaFe de ,vi s s ut ac o ni n t e l l i ge n t ec oe r e nz ac ipo r t aa d essere Lavoratori Cristiani, che hanno una loro storia, un loro giudizio s ul l eq ue s t i onic onc r e t ede l l ’ e s i s t e nz a ,unl o r opr oge t t ope rr e nde r epi ù gi us t ief r a t e r n iir a ppo r t it r ag l iu omi ni …”pr o pr i oi nq ue s t os e n s on oi ricordiamo la preziosa testimonianza di molte donne della nostra terra. Questa storia è in gran parte anonima, certo i mass-media non diffondono questo tipo di donna, ma è proprio per questo che ricordarla è un atto di giustizia. Tracciando le linee più segnate dalla presenza positiva delle donne nel nostro paese non posso dimenticare quelle che dedicarono i loro anni mi gl i o r i ,ef o r s et ut t al av i t a ,a l l ’ e d uc a z i one ,i n s e gn a ndoene l l ec i t t àe nei villaggi, forse in piccole sedi, povere e male attrezzate, e, ai piedi de lCr o c i f i s s o ,ono r a t on e l l ’ a ul as c ol a s t i c a ,s e ppe r od a r e ,i n s i e mea i rudimenti del sapere, le regole di vita che furono tramandate per generazioni, pur attraverso le crisi di una vita civile spesso scossa da profonde lotte ideologiche e da guerre cruente. 10 Ho citato i valori espressi da molte donne impegnate nel lavoro extra casalingo, ma con ciò non intendo lasciare in ombra le donne che sono state assorbite a tempo pieno dalla loro attività in casa, sia come sorelle, sia come madri e nonne: di queste poi vorrei fare particolare memoria: se le nostre madri testimoniarono la loro forz ad ’ a n i mo,l al o r os a gge z z a educativa, la loro sconfinata dedizione ai figli, le nonne di oggi sono madri due volte. Forse la loro prima maternità coincise con gli anni della seconda guerra mondiale, oppure con gli anni duri della ricostruzione, si protrasse nei sacrifici per dare ai figli una vita migliore per formazione e dignità sociale, ma il loro compito non era concluso ed una nuova maternità si dischiuse quando a loro furono affidati i piccoli nati dalle figlie, lavoratrici a tempo pieno. Questa seconda maternità delle nonne, alla fine di questo millennio, meriterebbe una pagina di storia tutta speciale, tanto è ricca dei valori più genuini della nostra tradizione italiana, che è quella scaturita dalle radici del Vangelo: fedeltà, amore, dedizione senza limiti. Ed è proprio a questi valori che il C.I.F. vuol dare rilievo nella mostra che sta preparando. CONCLUSIONE: Penso che il CIF di Bologna prospettando le immagini di spicco di singole donne, sullo sfondo della memoria comunitaria che ho tentato di tracciare per sommi capi, darà anche maggior rilievo alle figure più rappresentative, che saranno comprese anche meglio dalle giovani generazioni, a cui vale la pena di tramandare la memoria storica. Il nuovo lavoro del CIF di Bologna mostrerà così quantol ’ i s p i r a z i o ne cristiana ha stimolato e sostenuto la vita personale, familiare e sociale delle donne, nella nostra terra, nel nostro secolo; non esprimerà un vanto i n s i pi e n t e ,be n s ìun ’ umi l e “ g r a z i e ”el as pe r a nz ai n un vi t a l e r i nnov a me n t one l‘ 2000. Margherita Rossini 11 MARGHERITA ROSSINI (Faenza 29/4/1910 –Bologna 24/6/2005) Nata a Faenza e cresciuta a Rimini, frequentò dal 1929 al 1933 l ’ uni ve r s i t àdil i ng ueaVe ne z i a ,dovepr e s epa r t ea t t i va me n t ea l l aFUCI c hec ur a v as i al ’ a ppr o f ondi me n t oc ulturale degli studenti sia il senso di fraternità cristiana, che doveva tradursi in opere di solidarietà. Soggiornò ad Oxford per preparare la tesi di laurea e dal 1934 divenne bol ogne s ed ’ a do z i onei ns e g ui t oa lt r a s f e r i me n t ode l l af a mi g l i a . La sua vita pr o f e s s i on a l ef ude di c a t aa l l ’ i n s e gn a me nt ode l l al i ng uae letteratura inglese nei licei della Romagna e, dopo la guerra, a Bologna, in particolare al Liceo Minghetti dal 1946 al 1975. Il suo impegno nel campo educativo la portò, appena finita la guerra, a c ol l a b o r a r ea l l ar i n a s c i t a de lr e p a r t od i“ Gui de s c o ut ” a Ce s e n a . Compl e me nt a r ea ls uoi mpe gnope rl ’ e d uc a z i o nei ns e n s ol a t of ul a pa r t e c i pa z i onea l l eACLId apo c of ond a t e ,i nun’ a z i ones o c i a l emol t o concreta e capillare a favore ad esempio dei malati da assistere negli ospedali e delle domestiche da istruire. Ancora all'immediato do pog ue r r ar i s a l el ’ a de s i onea lCe n t r oI t a l i a noFe mmi ni l e ,pe rf a vo r i r e la presenza delle donne nella vita pubblica orientata socialmente alle idee di libertà e democrazia, scaturite dal mondo cattolico. La giovanile adesione alla FUCI proseguì poi nel Movimento Laureati di AC, e così pur el ’ a t t e nz i onea g l iumi l iea ipove r il avi del ung a me nt ea s s i d uaa l l a Conferenza di S. Vincenzo. Se negli ultimi anni della sua lunga vita il suo impegno pubblico dovette cessare, il suo animo lieto e forte nella fede e la sua lucidità di analisi e di giudizio rimasero non di meno un punto di riferimento per i tanti che la conobbero ed ebbero in dono la sua amicizia. Non cercò cariche pubbliche, impegnò i doni che il Signore le aveva dato con spirito di servizio. Fu donna secondo lo Spirito nella sequela del Signore per questo apprezzata e stimata. 12 ANNITA LENZI (1904-1992) Anni t a s i e r af o r ma t aa ip r i n c i pic r i s t i a nine l l ’ Az i one c a t t ol i c a Bolognese. Tratto essenziale della figura di Annita Lenzi. è stato l ’ a mo r eel ad e di z i onec he ,pe rt ut t al a v i t a ,l ’ a ve v auni t aa is uo i familiari –in particolari ai nipoti- ed ai fratelli di fede e di azione sociale nel Centro Italiano femminile, nelle ACLI, nel Movimento Cristiano Lavoratori ed in altri raggruppamenti associativi fra cui il sindacato CISL e poi fu molto attiva nella Democrazia Cristiana. Fin dal dopoguerra aderì al Centro Italiano Femminile bolognese dando un contributo di attenzione ai bambini più poveri ed aiutando a programmare con grande intelligenza ed intuito iniziative a favore dei più deboli nel gruppo che si era formato presso la Chiesa di San Giuseppe a Bologna.. Fu una delle prime volontarie del CIF a frequentare i giovanide t e nut ia l“ Pr a t e l l o ” .Pure s s e ndor i ma s t an ubi l e , aveva il carisma di madre: molti giovani e adulti si recavano da lei per un consiglio e molti convertì alla fede. E’s t a t aundono pe rl as uaf a mi g l i a ,ès t a t aundonope rl ea s s o c i a z i oni per cui è stata una “Gr a n deDi r i ge n t e ” ,ès t a t aundonope rl aCh i e s ac hea ma v ac ont ut t a se stessa. Do t a t ad iun ’ a l t apr e pa r a z i onec ul t ur a l e ,ne ldo pog ue r r ae r au n ad e l l e poche donne che partecipava senza timori , ma forte dei suoi principi, ai dibattiti che cominciavano ad esserci nella nuova democrazia, intervenendo sulla tutela dei diritti, sulla dignità delle persone credendo fortemente nella libertà e nella solidarietà e questo fece per tutta la sua vita senza remore. Ancorata alla storia del suo vissuto era capace di t r a s me t t e r ea g l ia l t r iq ue s t av ol on t àdi“ e s s e r c i ”ne l l as t o r i a . La v o r òne l l ’ a z i e nd ade lg a sc omei mpi e g a t aeq uif upr o t a g on i s t ae s o s t e n i t r i c ede l l ’ i de a l ec r i s t i a none ls i nd a c a t oCI SL( ac omi n c i a r ed a l suo luogo di lavoro). Fu inviata negli Stati Uniti con una delegazione sindacale e questo fu un profondo riconoscimento per Annita, soprattutto come donna. 13 Ebbe poi responsabilità associative nel Movimento Cristiano Lavoratori in vari settori: movimento femminile, nuclei aziendali, circoli, cooperazione, assistenza. Ultimamente era membro del Consiglio Direttivo Anziani del M.C.L: dovef a c e v as e n t i r el ’ a ppe l l our ge n t ea dun ami gl i o r er i s po s t a ,pu bbl i c a e privata, alla necessità della Terza Età sia nel settore pensionistico ed assistenziale-sanitario con attenzione alle donne pensionate, sia sul pi a node l l av a l o r i z z a z i onede l l ’ a n z i a no . La sua presenza immancabile agli incontri, ai convegni di tante associazioni la portava ad esprimere il suo interesse vivo che portava ai problemi sociali, alle vicende del paese, ai giovani: Il suo costante i n t e r e s s a me n t o pe run ’ a ut e n t i c apr omoz i on ede l l a donn a ,i l l umi n a t a d a l l ’ i de a l ec r i s t i a noef e de l ea lma g i s t e r ode l l aChi e s a ,l ’ a nnove r af r al e figure femminili bolognesi ormai scomparse, ma non dimenticate che tanto ci donarono. DOLORES DAL FIUME ASTUTO (1890 - 1954) Nacque a Napoli da Giuseppe Astuto e Maria Castrone e nel 1918 andò sposa all'Ing. Ugo Dal Fiume. Morì a Bologna il 30.12.54 dopo una vita piena di avvenimenti vissuta da protagonista, dei quali mai parlava. La sorella monaca domenicana di clausura in una lettera scritta dopo la morte diceva "così buona, così semplice, così comprensiva, anche nei suoi silenzi, anzi proprio specialmente allora". Sin dalla più giovane età si distinse per il salvataggio in mare di una persona che rischiava di annegare; questo le valse nel 1907 una Medaglia al Valore Civile. Durante la guerra 1915-18, alla quale prese parte come volontaria di Croce Rossa nelle ambulanze da campo sui fronti di battaglia, meritò più di una decorazione al Valore Militare. Per la sua posizione antifascista ed il rifiuto, assieme al marito, della tessera e del distintivo subì discriminazioni ed addirittura fu imprigionata per 35 giorni. Anche in quel caso - come testimoniato dalla superiora delle suore addette alla sezione femminile del carcere - non 14 mancava di mostrare il suo coraggio, la sua serenità e l'aiuto che in quelle difficili circostanze rivolgeva alle altre recluse. Nel dopoguerra non solo perdonò, ma aiutò concretamente chi l'aveva perseguitata ed impegnò le sue energie e capacità nelle associazioni cattoliche. Fu dal 1945 la prima Presidente del C.I.F. di Bologna. IOLE GORDINI PIANA (-1995) Iole Gordini sposa negli anni '50 il Sig. Giampietro Piana, entrando così a pieno titolo a far parte della ditta omonima sita nella cittadina di Castel San PietroTerme (Bo), accanto all'abitazione di famiglia. Inizialmente l'azienda, sorta all'inizio del secolo, produceva miele; in seguito alla conduzione di questa da parte dei quattro figli di Giampietro Piana, morto prematuramente, la ditta si specializza nella riproduzione di api regine finalizzata alla produzione di pappa reale. Intorno agli anni '60 la signora Iole "testa sulla propria pelle" l'inserimento della pappa reale nei prodotti cosmetici, l'intuizione di coniugare e legare la bellezza della pelle alla sua salute fu dunque tutta femminile e fu ad essa che si deve la nascita della nuova Casa Royalbel. Prima del 1970, in neanche sette anni, si susseguono le sue quattro maternità, i bambini crescono sotto gli occhi vigili della madre ma anche delle persone del paese che vivevano il lavoro in familiarità; benché, visto il suo ininterrotto affiancarsi al marito in azienda, vi fosse anche una "dada" fidata in casa, tutto quanto concerneva l'alimentazione, la preparazione dei pasti, l'educazione dei figli, restava e doveva restare di sua esclusiva pertinenza. I pasti in famiglia erano il momento ideale per riprendere il dialogo di lavoro con il marito ma soprattutto nel quale tutta la famiglia si riuniva e i figli avevano la possibilità di essere seguiti, vigilati e, se necessario, ripresi. La sua vita, in quel periodo, contemplava alzate di buon mattino, il lavoro accanto al marito, le favole raccontate al più piccolo dei suoi figli per farlo mangiare, le conversazioni dopo cena, l'attenzione al percorso scolastico dei figli; una volta cresciuti la signora Iole si permise di 15 dedicarsi meno all'attività lavorativa e alla cura dei figli e di indirizzare le sue immutate energie all'esterno. Prese parte, quindi, sempre più frequentemente a pellegrinaggi con associazioni o con la Parrocchia, possibilmente affiancandosi al marito, che ha sempre condiviso il suo cammino di fede. È stata presidente del "Comitato Femminile di Santa Clelia", ha dato un notevolissimo contributo di energie, tempo, competenze ancora prima che finanziario alla sua Parrocchia: priorato, Consiglio Pastorale, C.I.F., di cui ha fatto parte come consigliera fino al sopraggiungere della sua malattia, a causa della quale la sua presenza alle riunioni si assottigliò, a differenza del suo interesse per le iniziative dell'associazione, che non venne mai meno. Il marito fu il primo ad ammalarsi, serena, forte e costante fu la sua presenza accanto a lui nelle lunghe degenze in ospedale, fino alla fine; dopo pochi mesi, nell'autunno del '95, fu lei ad ammalarsi. Attorno a lei i familiari e tanti amici, ai figli ha trasmesso questo: "adattarsi alle difficoltà e non disperare più del necessario". Vivendo e testimoniando questo atteggiamento mentale e questa attitudine dello spirito fino alla conclusione della propria vita, si può dire che la sua serenità e il suo abbandono fiducioso in Dio, imprescindibili l'una dell'altro, non l'abbandonarono mai. LUISA BERTUCELLI BERTINI ( 1919 - 2002) Lui s aBe r t uc e l l iBe r t i niès c ompa r s aa l l ’ e t àdi83a nni ,ès t a t aun af i g ur a molto nota di donna cattolica impegnata nel campo culturale e politico. Mi l i t a n t e de l l ’ Az i oneCa t t o l i c af i nd a l l agi ovi ne z z a ,a ve v as v i l uppa t o una grande passione e un’ a mpi a c ompe t e nz a n e l c a mpo c i ne ma t og r a f i c o , di ve ne ndo , ne gl ia nni ’ 50 e ’ 60, a t t i vi s s i ma organizzatrice e conduttrice di Cineforum per ragazzi ed adulti. Tale c ompe t e n z al apo r t òaf a rpa r t e ,d a l’ 68a l’ 78,de l l aCommi s s i oneRa i per la valutazione del contenuto educativo dei film e telefilm che dove v a noe s s e r et r a s me s s id a l l a“ Tvd e ir a g a z z i ” . 16 Parallelamente, portava avanti il lavoro come insegnante nei corsi pr o f e s s i on a l idiEn a l ce dEn a i p.S’ i mpe gnòne lC. I . F. ,de lq ua l ef uun a delle prime attive socie, specie nei cineforum e nei Corsi di Educazione per Adulti. In campo politico militò nella DC ed in particolare nel Movimento Femminile del partito, del quale era stata vice-delegata e poi presidente provinciale. Vedova di Guerra, si era anche impegnata molto per la relativa Associazione, ottenendo per la sede di Bologna, la suggestiva Villa Aldini quale Sacrario per le vittime di Guerra. Si è spenta improvvisamente nella sua casa di Bologna, dopo altre feconde giornate impegnate ad allestire ed illustrare ai numerosi visitatori una Mostra di pizzi a Tombolo, esposta a fine aprile scorso nella prestigiosa Sala delle Putte del complesso storico del Baraccano. Questa sua ulteriore passione, alla quale si è potuta dedicare in pa r t i c ol a r e ne gl i ul t i mi a nn i ,l ’ h a vista non solo artefice di pregevolissimi pizzi, ma insegnante di questa arte presso la Scuola di Ricamo del CIF di Bologna, ove ancora vengono salvaguardate e t r a s me s s eq ue s t e“ a r t imi no r i ”de lt e mpopa s s a t o . Luisa è stata per noi una cara, indimenticabil ea mi c a .I lSi gno r el ’ h a chiamata mentre ancora lavorava con ago e forbici, nel suo ambiente familiare. I due figli, le loro famiglie e tutte le amiche del C.I.F. bolognese rimpiangono una donna sincera, generosa e vivace, dal temperamento di artista, che si è sempre impegnata con ardore sia nella famiglia, sia nel lavoro, sia nella vita culturale e politica del suo paese. 17 FERRARA AUDREY COLLETT DELFINI (1904 –1989) Il suo nome era Audrey. Gli abitanti di Sabbioncello la chiamavano “ s g no r - òd r i ”c onl aòa pe r t as b a g l i a ndol apr o n un c i a ,mac onun as o r t a di riverente affetto e riconoscenza per quanto della sua vita dedicava ai bambini, alle giovani mamme, alle famiglie. Er an a t ane l1904aPo r t hmo un t h ,n e ls udde l l ’ I nghi l t e r r a .Co n s e g ui t oi l diploma di contabile, aveva scelto di dedicarsi alla danza classica, sua grande passione praticata fin da bambina e ben presto fu inserita nel corpo di ballo della scuola che doveva svolgere una tourné nelle principali città europee. Dopo Parigi, Berlino, Amsterdam, la piccola ragazza dai capelli rossi, arrivò a Bologna dove conobbe il suo Max, unico grande amore della sua vita, ancora studente di medicina. Dopo a l c unia nn id iv i a g gii ngi r ope rl ’ Eur o pa ,l as vol t ade c i s i v a .Dur a n t e una sosta a Bologna a caus ade l l es a n z i o nide l l ’ I ngh i l t e r r an e ic on f i ni de l l ’ I t a l i a ,f uc o s t r e t t aas c e g l i e r ef r ad uepo s s i bi l i t à :r i mpa t r i a r es ubi t o e lasciare il suo amore, o rimanere, sposarsi e tagliare tutti i ponti col passato. Fece la scelta più coraggiosa, rimase in Italia lasciandosi alle spalle fratelli, amici, legami che avrebbe riallacciato solo molti anni dopo. Sfollata a Sabbioncello con le sue due bambine, durante la guerra si prodigò per soccorrere le famiglie colpite dai bombardamenti. Dopo l ’ a r mi s t i z i o ,i na s s e n z a del marito relegato al confino in Sardegna, lavorando a Ferrara come interprete presso il governo alleato, riuscì a salvare la vita a diverse persone compromesse con il fascismo, spesso accusate ingiustamente. Ne idi f f i c i l ia nnide ld o pog ue r r an o nc ’ e r aniente, bisognava lottare tutti i giorni per far quadrare il misero bilancio familiare, per procurare il minimo necessario. Nonostante le difficoltà personali, Audrey trovava il tempo per occuparsi degli altri e con i pochi mezzi racimolati in giro, riusciva ad organizzare feste, giochi, spettacoli a cui partecipava tutta la comunità paesana. 18 Ben presto però capì che da sola avrebbe fatto troppo poco, perciò si iscrisse al CIF di Ferrara ottenendo aiuto e collaborazione. In quel periodo nacque anche una vera, profonda amicizia con la Presidente Luisa Giorgi e in seguito con la Sig. Cocchi. In tutti i paesi della provincia stavano nascendo le sezioni del CIF e così nel giro di un anno anche Sabbioncello, paesino di ottocento abitanti ebbe la sua sezione con ben sessanta iscritte che, insieme alla dinamica Presidente, iniziarono numerose attività di assistenza ai poveri e di aiuto alla pa r r o c c hi a .I ldi n a mi s modiAud r e y ,de l l er a g a z z ede l l ’ Az i oneCa t t o l i c a e delle donne del C.I.F. contagiava tutto il paese e le iniziative si susseguivano con regolarità: rappresentazioni teatrali, giochi a premi a Pasqua, recite e doni davanti al grande presepe a Natale, e numerose allegre gite in pullman a Venezia, a Redipuglia e Trieste, a Monteberico, a Portovenere e La Spezia, a Firenze, a Roma. Co nl ’ a i ut ode lC. I . F.d iFe r r a r aede l l edonnediSa bb i o nc e l l o ,f ur on o o r g a ni z z a t iipr i mi“ c a mpis ol a r i ”ne lg i a r di n ode l l as c uol ac omun a l e . Finalmente le mamme che lavoravano tutto il giorno nei campi potevano lasciare i loro bambini custoditi in un luogo sano e sicuro, dove po t e v a no i mpa r a r el as t o r i a ,l api t t ur a ,l amus i c a ,i lba l l o ,l ’ i gi e ne personale, il ricamo, la ginnastica ed altre innumerevoli cose scaturite dalla fantasia e dalla creatività della Signora Audrey. Ma lei voleva anche curarli quei bambini a rischio di denutrizione o di rachitismo, a volte di tubercolosi e perciò si faceva regalare latte fresco che tutti dove v a nobe r ea l l ’ e n t r a t aea l l ’ us c i t ad as c uol a .Gl ia l t r ivi ve r ine c e s s a r i a l l ’ a l i me n t a z i oned e iba mbi n il io t t e ne v a ,t r a mi t ei lC. I . F. ,d a l l ’ AAI , organizzazione internazionale prevista dal piano Marshall. Per migliorare la salute dei bambini decise di organizzare le cure elioterapiche: fece rovesciare nel cortile della scuola due camion di sabbia ottenuti in regalo, chiese i soldi alle famiglie benestanti per comprare cinquanta piccoli sdrai, così i bimbi potevano giocare e riposare al sole divertendosi come al mare che non avevano mai visto. E non mancava nemmeno un pratico impianto di docce calde ottenute met t e ndog r o s s if i a s c o nipi e nid’ a c q uaas c a l d a r ea ls o l es ult e t t o . Nel frattempo, fedele alla sua passione per la danza, organizzava a Copparo memorabili spettacoli musicali rappresentati con successo in vari teatri della provincia. Le ragazze di allora, oggi sessantenni, 19 ricordano quel periodo come un bellissimo momento di svago e spensieratezza, anche se lo scopo fondamentale era quello di raccogliere denaro per costruire la scuola materna. In quel periodo, a seguito dei numerosi incidenti occorsi ai bimbi piccolissimi che le mamme, non avendo altra scelta, dovevano lasciare a casa incustoditi o affidati ai fratelli più grandi, Audrey cominciò a c ol t i v a r el ’ i de adif a rn a s c e r ea nc heaSa b bi on c e l l o ,unas c uo l ama t e r n a abbastanza grande da accogliere anche i bambini dei paesi vicini: Sabbioncello S. Pietro, Gradizza, Denore, Fossalta. Sembrava un sogno i mpo s s i bi l e :nonc ’ e r al at e r r as uc uic o s t r ui r e ,néis ol di ,n i e n t e . Dur a n t el ’ a s s e n z ade gl ia d ul t imol t ib a mbi nic o r r e v a nog r o s s ir i s c hi , cadendo, avvelenandosi con la varechina o manipolando residuati bellici trovati nei campi. Un giorno, un ennesimo incidente, quella volta mortale, sconvolse tutto il paese: Gardenia, una bellissima bambina di tre anni era rimasta schiacciata sotto il peso di una lastra di marmo scivolata nel cortile di casa. Il giorno del funerale, troppo sconvolta per partecipare, Audrey guardava dalla finestra le sue figlie che, in processione, portavano la piccola bara bianca sulla strada del camposanto; piangendo, si mise in ginocchio da v a n t ia l l ’ i mma gi nede l l aVe r gi neeg i ur òc heq ue lpa e s e avrebbe avuto il suo Asilo e che in futuro nessun bambino innocente sarebbe morto per qualche banale incidente. L’ i de adi ve nn eq ua s iun ’ o s s e s s i one ,nonpe n s a v aa da l t r o ,c omi n c i òa muovere mari e monti a Ferrara, a Bologna, a Roma. Ottenne la terra d a l l ’ En t eDe l t aPa d a noi lc uiPr e s i de n t eDo t t .Ro s s i ,s t upi t oea mmi r a t o di fronte alla tenacia e al coraggio di quella piccola inglese trapiantata ne l l ac a mpa gn af e r r a r e s e ,c ommi s s i onòa l l ’ I ng .Gi o r d a ni ,t ecnico del Delta, il progetto della scuola materna di Sabbioncello. Con il progetto pr o n t o ,s ipr e s e n t òaRoma ,a lmi ni s t r ode l l ’ a g r i c ol t ur a ,d o t t .Me di c i ,a chiedere i fondi necessari per costruire la scuola, con la promessa di tè e biscotti il giorno dell ’ i n a ug ur a z i one . Nello stesso periodo, veniva realizzata la Riforma fondiaria ed a tutte le famiglie più numerose e più povere, segnalate da Audrey, indipendentemente dal colore politico, fu assegnata una casa nuova e un appezzamento di terra da coltivare. 20 Intanto, in poco tempo e con tanto aiuto da parte delle donne del CIF che mobilitarono mariti e figli per i lavori di rifinitura, in particolare de l l as i gno r a Ed i t t a ed e iPa d r iPa s s i on i s t ide l l a Ce s t a ,l ’ a s i l of u terminato. Per la gestione, tutti gli abitanti, non solo i cattolici, volevano le suore Orsoline, ma dalla casa Madre di Verona era giunto un netto diniego. Audrey non si diede per vinta: doveva avere le suore. Andò subito a Verona in ritiro presso la Casa Madre di S. Orsola e non venne via finché non ebbe ottenuto dalla Madre Generale la promessa che il suo asilo avrebbe avuto le Orsoline. I lgi o r node l l ’ i n a ug ur a z i onef ume mo r a bi l e ,t ut t oi lpa e s ee r ai npi a z z a per ricevere con grande entusiasmo le autorità: il Ministro, l ’ Ar c i ve s c ov o ,es o pr a t t utto le tre giovani suore che da quel momento s a r e bbe r os t a t el ’ a ni made l l ’ a s i l oed it ut t al ac omuni t àpa r r o c c hi a l e . Nella saletta da pranzo del nuovo asilo, venne servito al Ministro Medici un impeccabile tè inglese con biscotti di pastafrolla. Da quel giorno la vita del piccolo paese cambiò, tutti i bambini erano accolti gratuitamente nella moderna struttura scolastica, mentre le mamme potevano andare a lavorare in tutta tranquillità. Que l l ’ a s i l oe s i s t et ut t o r aeiba mbi nic hel of r e q ue n t a nos onoin i po t idei bambini di allora, quelli tanto amati dalla Sgnor Odri. Negli anni sessanta, Audrey fu eletta, unica donna, consigliere del Comune di Copparo e fondò a Ferrara il C.I.D.D. (Comitato Italiano Di f e s a Donne ) ,a s s o c i a z i one vol ut ad a l l ’ Ono r e v o l e Me r l i n do po l ’ a ppr o v a z i o nede l l ano t al e gge .Conc on t r i but is t a t a l i ,o r g a ni z z òc o r s i professionali ed un laboratorio di maglieria per avviare al lavoro le giovani a rischio. Ne gl iul t i mia n nis ide di c òa nc hea l l ’ i n s e gn a me n t ode l l ’ i ngl e s ee da l l e cure dei numerosi nipotini. Nel mese di maggio del 1989, una settimana pr i madimo r i r e ,r i c e ve t t el avi s i t ade l l ’ Ar c i ve s c ovoMa ve r n ac hel e regalò una corona del rosario come riconoscimento di una vita dedicata agli altri. 21 FORLI' JOLANDA BALDASSARI (1902 –1986) Solo la fede può dare, in certi momenti terribilmente umani, la forza di restare in piedi stringendo il cuore che sanguina; solo Dio ha il potere di fare inginocchiare, per adorarlo in un pianto che è preghiera: sono parole di Jolanda Baldassari figura importante per il mondo cattolico forlivese perché ha speso la sua esistenza tra impegno pubblico e meditazione, adoperandosi in molteplici iniziative, per la formazione de l l egi o v a n i ,pe rl ’ a s s i s t e n z aa ipove r i ,pe run as pi r i t ua l i t àd avi ve r ene l momento contemplati vo ,maa n c hene ll a vo r oq uo t i di a no ,ne l l ’ o pe r o s i t à . Nata da una famiglia di piccolo proprietari, fu educata nella fede cattolica e frequentò la parrocchia dei Cappuccini, dove ebbe come direttore spirituale don Tommaso Morgagni, un sacerdote che seppe trasformare una parrocchia periferica in un centro di attività catechistica e ricreativa di primaria importanza per la città. Tra le tante iniziative il sacerdote aveva istituito nel 1919 un circolo giovanile femminile di Az i on eCa t t o l i c a ,i n t i t ol a t oa“ Ma mmaMa r g he r i t a ” ,l ama d r edido n Bo s c o ;J ol a nd aBa l d a s s a r ic hene l l ’ a mbi t ode l l ’ o r a t o r i oa ve v aa ppr e s oi fondamenti della sua formazione cristiana, basata sulla catechesi, sulla vi t ad ipr e g hi e r ac onun ’ i n t e n s at e n s i ones pi r i t ua l eve r s ounr i go r o s o cammino di ascesi, ne divenne la prima Presidente. Già durante la guerra del 1915-18 aveva dimostrato di aderire con spirito di apostolato a l l ’ a s s i s t e n z a ,pr e pa r a n dogl ia bi t ipe rimi l i t a r ia mma l a t ine gl io s pe d a l i , e contemporaneamente si era impegnata negli studi per diplomarsi maestra, meta importante per una giovane donna agli inizi del Novecento. Ricordando quegli anni Jolanda scrive “Siv i v e v ai n comunione fraterna per la stessa fede: pregando, volendoci bene, partecipando alle iniziative religiose, culturali ec ar i t at i v e ”. Las u aa d e s i onene l l ’ a mbi t ode l l ’ Az i oneCa t t o l i c adi ve nnepr e mi ne n t e , quando fu nominata Presidente diocesana, carica che mantenne dal 1919 al 1936, facendo parte anche del Consiglio Superiore della Gioventù Femminile (G.F. di A.C.), sotto la presidenza di Armida Barelli. L’ i mpe gno pr o f us of ua l i me n t a t od aun af e depr of ond ac hes e ppe 22 esaltare le sue capacità e rafforzare le sue energie, in una tensione verso la santità, che così definisce, parlando della cara amica Wiera Francia: “Las ant i t ànon è costituita da miracoli, bensì dallo sforzo costante di s al i r ev e r s ol ’ al t o,diamar es e mpr epi ùi n t e ns ame nt ei lSi gnor e ,dif ar e ognigi or nos i l e nz i o s ame nt el av ol ont àdiDi o”. Propagandare i principi e i programmi della G.F., fondare nuovi circoli, coordinarli per coinvolgerli nelle giornate diocesane, nelle adunanze, nei ritiri spirituali, nelle lezioni per vivere con consapevolezza anche culturale il proprio tempo, fu il modo concreto di Jolanda Baldassari per vivere con coerenza i valori cristiani. La sua capacità di organizzatrice di molte iniziative, tra le quali vanno ricordate la formazione dei Fanciulli Cattolici, la gara catechistica, la giornata della madre e delle donne, e alimentata da una spiritualità che si arricchisce attraverso “un apos t ol at opr a t i c at oquot i d i aname nt e ,i nogniambi e nt e ”. Vi vel ’ e s pe r i e n z ac a r i t a t i v ade l l aCon f e r e n z adiSa nVi n c e nz o ,i n t i t ol a t a a l l a“ Be a t aVe r g i nede lFuo c o”–sorta a Forlì il 22 giugno 1931 –con spirito intimamente religioso, ben individuando la differenza tra l ’ e l e mos i n ael os pi r i t odic a r i t à :“I lmondoge t t adal l ’ al t oi ls uos o l do, né si cura se cada nella mano del povero o se si perda lungo la via; il cristiano si china nelle miserie e ha per il fratello che soffre gesti di bont àediamor e ”.Nel povero incontra il volto di Cristo e trova la forza di vivere nel servizio ai bisognosi, desiderosa di addentrarsi dentro il c uo r ed e l l ’ uomope rc ono s c e r eme gl i ol ap r o pr i af e de .Nonvis onoge s t i eclatanti, ma un vivere semplice, basato sulla meditazione e su alcuni impegni concreti che assumono la forma della preghiera attiva: assistenza sociale e religiosa agli operai, anche in fabbrica; accoglienza e ritrovo per le collaboratrici domestiche; aiuto ai poveri di passaggio; catechismo nelle zone di periferia dove mancavano le chiese. Jolanda si a d o pe r òc o ns uc c e s s ope rdi ve r s ia nnipe rpr e pa r a r el a“ Pa s q uao pe r a i a ” , avvicinandosi con spirito di missione alla realtà sociale delle fabbriche dove vi era un forte atteggiamento ostile o di indifferenza verso la Chiesa. Queste iniziative erano inverate attraverso la preghiera e l ’ a do r a z i one e uc a r i s t i c a e a n c he i s uoi s c r i t t ic o s t i t ui s c on o un ’ e s pr e s s i oned iq ue s t os e n t i r el av i t ac omei mpe gno ,pe rf a r neun dono t a ng i bi l eaCr i s t o .Col l a bo r ac on “ I lMome nt o ” ,doves c r ive a r t i c ol il e g a t ia l l av i t ad e l l ’ Az i o ne Ca t t o l i c a ,a l l af o r ma z i one de i 23 gi o v a n i ,a l l ’ o r g a n i z z a z i onede lCong r e s s oEuc a r i s t i c o ,mas o pr a t t u t t o a l i me n t al as u af e dea t t r a v e r s ol ’ a do r a z i one e uc a r i s t i c aq uo t i d i a n a , presso la chiesa di San Filippo, secondo la regola di Maria Pia Beanti – f ond a t r i c ede l l ’” Ope r aCuo r eEuc a r i s t i c odiGe s ùede l l eMi s s i on a r i e de l l ’ Euc a r i s t i a ”–con la quale è in spirituale sintonia fin dal loro primo incontro nel 1922, tanto da dedicarle una biografia, sotto lo pseudonimo di Maria Ch i a r a ,i n t i t ol a t a“ Tur i ma ni ” .L’ Ope r aCuo r eEuc a r i s t i c o vi e nef ond a t aaFo r l ìd aJ ol a nd aBa l d a s s a r i ,ne l193 6,do pol ’ e ve n t ode l Congresso Eucaristico, “pe r c héi lf r ut t odique s t igi o r nir e s t i ;pe r c hél a risurrezione di molte anime continui e sia perseverante. E quanto più as s i l l ai ll av or o,t ant opi ùc e r c hi amor i f ugi opr e s s ol ’ al t ar e :r i pos ar e per un attimo il cuore stanco e spesso angosciato sul Suo Cuore perché Egli senta il nostro palpito e trasformi la pena intima della nostra impotenza, in grazia di redenzione per tanti fratelli, vicini e lontani, amici e nemici, e doni a ciascuno la forza di continuare con gioia il c ammi node l l av i t a”. Dur a n t el ’ ul t i moc on f l i t t omo nd i a l ec on t i n uòade di c a r s ia l l ’ a s s i s t e nz a dei poveri e come crocerossina si impegnò ne l l ’ a s s i s t e n z ade if e r i t ide l l a l i ne a de lSe n i oc heve ni v a no i nv i a t ine l l ’ o s pe d a l ediFo r l ì .I ls uo prodigarsi con generosità e onestà la portò ad incarichi importanti nella Pontificia Opera di assistenza, ad essere nominata Presidente provinciale del Centro Italiano Femminile e, contemporaneamente ad e s s e r ea t t i v ane l l avi t apol i t i c al oc a l ed ovene l1946f ul ’ uni c adonn a eletta tra i consiglieri DC ed accettò questo compito a lei poco c onge ni a l e ,i nun’ o t t i c adis e r vi z i oenondipo t e r e .I no c c a s i onede l l a morte di don Pippo, nel novembre 1952, scrisse: “Tut t igl iv ol e v an o be nepe r c hél os e nt i v anogr ande :ne l l api e t à,n e l l ’ i nt e l l i ge nz aene l l a povertà. E tutti sapeva accogliere fra le sue braccia paterne, stringere als uoc uor eedon a r el ’ amor e ”. Quanto più i lt e mpo de l l ’ i mpe gno di r e t t os ia l l on t a n at a n t o pi ù consapevole si fa il ricordo e Jolanda Baldassari ha dedicato i suoi ultimi anni alla preghiera per tutte le persone care che ha conosciuto, ricordandole puntualmente, con articoli commemorativi, in occasione de l l al o r omo r t e .Har a c c on t a t ol a“ s e r a ”d it a n t epe r s onea mi c he ,c ome alleanza di pace con Dio: da Suor Gaetana delle Dorotee a Monsignor Adamo Pasini, da Maria Maioli a Olga Croppi, da Maria Pia Benati a 24 Wi e r aFr a n c i a( pe rl aq ua l es c r i s s e“ Lavo c ec het o r n a ” ) ,d aAde l e Monsignani a Frida Fabbri, da Anna Bolognesi a Santina Maccarrone ( Don a t aDo ni ) .I ls uo r e s o c on t o ,s ui“ 50 a n n idivi t ade l l edonne cattoliche a Forlì (Il Momento 25 e 28 marzo, 4, 11 e 18 aprile 1959), costituisce uno spaccato di generose presenze per la difesa dei diritti f e mmi ni l ief a mi l i a r i ,pe rl al i be r t àr e l i gi o s an e l l ’ e d uc a z i onede if i gl i , pe rl ’ i nd i s s ol ubi l i t àde l l af a mi gl i a ,i nun al i mpi de z z adic a mmi noedi impronta cristiana che indicano un sicuro orientamento per le nostre generazioni in quanto Jolanda Baldassari ha condotto un cammino sapienziale, amando costantemente il Signore e attraverso di Lui, le sue creature. Jolanda Baldassari fu fondatrice e prima presidente provinciale del C. I . F. :l e is t e s s ane l l ’ o pus c ol oche il C.I.F. ha pubblicato in occasione del quarantennio della sua attività, ne dà testimonianza. A Forlì il C.I.F. vide la luce nel lontano 1945 quando il Vescovo Mons. Rolla incaricò Jolanda Baldassari, una delle donne più attive e qualificate del mondo cattolico forlivese, di dar vita alla nuova associazione nel capoluogo e in provincia. Il C.I.F. riuniva, come federazione, tutte le associazioni femminili di ispirazione cristiana e ne c oo r di n a v al ea t t i vi t à ;ne l l ’ a mbi t od e l l apr o vi n c i ar a p p r e s e n t òr e a l mente il mondo cattolico femminile di fronte alle autorità e agli enti pubblici. Ci fu ovunque un fiorire di iniziative, mentre nascevano Comitati C.I.F. nei più importanti centri di provincia, come Rimini e Cesena, e poi via via in altri Comuni. Era il pe r i od o de l l ’ i mme di a t o do po g ue r r a el a ma g gi o r a n z a de l l a popolazione versava in condizioni di estremo bisogno, perciò le prime iniziative di Jolanda Baldassari come presidente del C.I.F. furono pr e v a l e n t e me n t edit i poa s s i s t e nz i a l e .Ebbel ’ i nc a r i c od a l l aPr efettura di dirigere la distribuzione di pacchi di generi alimentari e di vestiario; per unc e r t ope r i odos io c c upòa n c hede l l ’ a s s i s t e nz aa ip r o f ugh i . Come risposta alle tante urgenti necessità furono istituiti Asili, Refezioni, Doposcuola, Colonie estive diurne e temporanee. Nel 1945 Jolanda Baldassari organizzò a Forlì una Scuola di lavoro – cucito e ricamo –per un gruppo di ragazze che giornalmente si dedicavano con entusiasmo a questa attività e che alla chiusura del 25 Corso poterono allestire una mostra dei lavori il cui ricavato andò a beneficio di opere assistenziali. Se Jolanda Baldassari accentrò il proprio impegno su queste iniziative, non trascurò neppure un altro aspetto importante del programma del C. I . F. :s t i mo l a r el edonnea dun ’ a t t i v apa r t e c i pa zione alla vita sociale, orientarle ad esercitare i nuovi diritti, soprattutto prepararle alla scelta del voto inteso come dovere morale e civile. Cercò di curare e diffondere pubblicazioni, organizzò giornate di studio e conferenze per un ’ a de gua t ao pe r ad i informazione in un momento di così fondamentale importanza per il nostro Paese. Fu chiamata a far parte del locale Comitato di Liberazione Nazionale e de l l ’ OMNIef uc on s i gl i e r ec omun a l ei ndi pe nde n t ed a lma r z o19 46 a l l ’ o t t o br e19 49:l as uao pe r af up a r t icolarmente apprezzata per la coerenza ai principi cristiani, testimoniati nella vita pratica. Se Forlì fu il fulcro delle varie attività, molte altre iniziative furono realizzate dai vari Comitati comunali C.I.F. nella provincia: corsi di taglio e cucito, confezione di indumenti a domicilio per alleviare la disoccupazione femminile, raccolte pro disoccupati e per la lega antitubercolare, disbrigo di pratiche per il collocamento al lavoro, appoggio ed interessamento per la sistemazione di lavoratrici. Jolanda Baldassari fu allora e resta anche oggi di esempio alle donne per l ’ i mpe gno ,l oz e l of e r ve n t eel os l a nc i oge ne r o s oc hec a r a t t e r i z z a r o no sempre la sua opera. Gabriella Tronconi “ L’ e c od e l l aDi o c e s id iFo r l ì -Be r t i no r o ” 11/01/2000 Bianca Maria Casadei “ I lMome n t o ”1987 26 VALERIA VALLI (28/8/1921 - ottobre 1996) UNA VITA PER I GIOVANI Ricordando Valeria Valli, presidente comunale del C.I.F. di Galeata, vogliamo ricordare tante altre presidenti che hanno speso intelligenza ed abnegazione per risolvere i piccoli e grandi problemi delle famiglie delle v a l l a t e de l l ’ Appe nni n o .Pe rc ompr e nde r ea ppi e no i ls i gni f i c a t oe l ’ i mpo r t a n z ade l l apr e s e n z ade lC. I . F.i npr ovi n c i adiFo r l ì ,oc c o r r e richiamare alla memoria e ricreare il mondo del secondo dopoguerra, quando la maggior parte delle persone conviveva con enormi problemi di povertà, per le scarse risorse e la disoccupazione, connessi ad una società in trasformazione, da una economia essenzialmente agricola e di sussistenza, quando ancora non era iniziata la fase di spopolamento delle terre meno redditizie e di inurbazione. Le poche e piccole fabbriche della pianura davano lavoro ad una minoranza di cittadini, i più, dai paesi, emigravano in Svizzera, in Francia, poi in Germania, spesso lasciando i figli ai nonni, per più anni o per lavori stagionali. I lC. I . F.Fo r l ìh apo t ut ot e s s e r e ,c onl ’ a i ut odimol t epr e s i de n t ic omun a l i , su tutto il territorio, una rete di servizi, colonie, scuole materne, doposcuola, mense, colonie solari diurne, ai quali accedevano anche le famiglie dei casolari più sperduti. Alle colonie di Cesenatico e Montefiore Conca giungevano bambini a volte denutriti, oltre che bisognosi di cure. Un turno della colonia di Cesenatico era riservato ai bambini assistiti da enti e patronati o inviati dai parroci: nelle parrocchie di montagna essi svolgevano anche le funzioni successivamente proprie delle assistenti sociali, segnalando i casi più difficili. Capitava spesso, in questo turno, alle assistenti di accorgersi che molti bambini non riuscivano a deglutire se non pane e minestra. Con molta pazienza si trovava il modo di abituarli a sapori diversi e con soddisfazione ci si accorgeva che, alla fine dei turni, tornavano a casa bambini più floridi. La colonia di Cesenatico ha avuto, nella maestra Valeria Valli, una i n f a t i c a bi l ec ol l a bo r a t r i c e ,neès t a t ai n f a t t ipe rmol t ia nnil ’ e c onoma .La colonia a quei tempi era un piccolo mondo, con i servizi di mensa ma anche di lavanderia e stireria; tutto ciò era condotto con ragazze a volte appena quindicenni. Almome n t ode l l ’ a pe r t ur a ,i ngi ug no ,e r a n og i à 27 pronte a partire, dai paesi e più spesso dalle frazioni delle vallate del Bidente e del Marzeno, le ragazze che si erano rivolte alla signorina Valeria per affrontare spesso il loro primo lavoro, e che avrebbero avuto in lei una guida attenta durante tutti i mesi della permanenza in colonia. Erano queste giovani di scarsissima scolarizzazione e con poche possibilità di lavoro se non casalingo, alcune mai uscite dai luoghi di nascita; per loro la colonia era una grande risorsa, lavorando come inservienti riuscivano a racimolare qualche soldo per le proprie famiglie e prendevano possesso di un mondo più vasto di quello fino ad allora conosciuto. La vita di colonia è stata una vera e propria scuola anche per le assistenti, molte delle quali seguivano corsi di formazione, per una visione nuova dei soggiorni estivi, a Roma e a Lecchi di Staggia Senese, organizzati dal C.I.F. nazionale. Vi si apprendevano senso di responsabilità, capacità di rapportarsi ai bambini, agli adolescenti, conoscenza delle strutture presenti sul territorio, motivi di crescita pe r s on a l ec hes onopois e r vi t ine l l epr o f e s s i on iene l l ’ i ns e gn a me n t o . Las i gno r i n aVa l l ii n ol t r ed ur a n t et ut t ol ’ a n no s c ol a s t i c os ir e c a v a quotidianamente nel collegio Madonnina del Grappa di Galeata a dare lezioni di italiano e ad aiutare i ragazzi nello svolgimento dei compiti. Don Giulio Faccibeni di origini galeatesi, cappellano militare durante la pr i mag ue r r amondi a l e ,a ve v ar a c c ol t od a is o l d a t imo r i bo ndil ’ a c c o r a t o pensiero per i figli che sarebbero rimasti orfani; tornato a Firenze, dove era parroco a Rifredi, aveva fondato il collegio per orfani Madonnina del Grappa. Sulle sue orme la sorella Teresa, a Galeata, aveva aperto la casa avita alle orfanelle. Con lei (le famiglie Valli e Faccibeni, a quanto risulta, avevano una seppur lontana parentela) e con suor Magdala, che resse a lungo il collegio, collaborò la signorina Valeria Valli dopo il secondo conflitto mondiale. Don Giulio Faccibeni, a Firenze, divenne amico fraterno di Giorgio La Pira, allargando sempre più la sua azione fra i giovani bisognosi. Molti ragazzi di Galeata e di San Piero in Bagno hanno potuto continuare gli studi a Firenze nel collegio Madonnina del Grappa. Risulta che più di mille ragazzi e ragazze siano stati accolti nelle varie strutture di Firenze e Galeata. Molti di loro da qualche anno h a nnof o nd a t ol ’ a s s o c i a z i one“ Uni oneFi g l iMa donni n ade lGr a ppa ” , che si riunisce tutti gli anni il 2 giugno, al fine di dare aiuto ai ragazzi attualmente in difficoltà. Questa notizia ci ha dato gioia al pensiero di 28 un ac o n t i n ua z i one ne l l ’ o pe r a Ma d onni n a de lGr a p pa d iq ua n t oh a realizzato la nostra Valeria Valli, che ha continuato fino alla fine dei suoi giorni ad avere attorno a sé bambini e giovani e tante mamme che chiedevano consigli per ben indirizzare i figli nello studio e nel lavoro. ATTI VI TA’COMI TATICOMUNALI Noemi Di Blasi –Presidente del Comitato Comunale C.I.F. di Rimini A Ri mi nii lC. I . F.c omi nc i òa do pe r a r ene gl ia nnide l l ’ i mme di a t o dopoguerra, quando molte famiglie, in gravi condizioni economiche, chiedevano che i loro figli potessero usufruire di un periodo di vacanza in località montana. Organizzammo due Colonie a Montefiore Conca ed in seguito a Verucchio, Sassocorvaro e in Carpegna. I bimbi da ospitare erano numerosi e le difficoltà economiche ci sembravano , a volte, insuperabili, ma ci sosteneva una volontà tenace e la certezza di poter contare sulla collaborazione di tante giovani insegnanti che prestavano la loro opera con grande disponibilità. Per alcuni anni gestimmo la Colonia SADE a Marebello di Rimini. L’ a s s i s t e n z aa imi no r inone r al i mi t a t aa ls o l ope r i odoe s t i vo ,mas i protraeva anche nei mesi invernali con Doposcuola in vari rioni della città e nelle località di Miramare, Viserba mare e Viserba monte. Istituimmo e gestimmo anche numerose Scuole Materne con un ’ a l t i s s i maf r e q ue nz ad iba mbi n id a i3a i5a n ni . ABo r goS.Gi ul i a noepr e s s ol aCa s ad iCur a“ Vi l l aAs s un t a ”f un z i o nò per alcuni anni un servizio di assistenza sanitaria gratuita e presso la sede del C.I.F. una scuola artigiana femminile. In ogni campo dove le donne del C.I.F. hanno operato, hanno saputo affermare valori umani altamente educativi come la capacità di amare e c ompr e nde r e ,l av ol on t àdir a s s e r e n a r e ,l ’ i mpegno nel dare e difendere la vita. Questo messaggio continua ad essere raccolto dalle giovani generazioni. 29 Adelina Fabbri - Presidente del Comitato Comunale C.I.F. di Santa Sofia In questa zona (Santa Sofia dista pochi chilometri da Galeata) in cui le attività agricole impegnavano tutti i componenti della famiglia fin dalla più tenera età, la scuola veniva abbandonata dopo i primi anni, spesso senza che i ragazzi avessero ottenuto neppure la licenza elementare. Il grande merito delle aderenti del C.I.F. fu quello di sensibilizzare la po po l a z i one ,gi ov a niea d ul t i ,an ont r a s c u r a r el a“ s c uol a ”i n t e s as i a come acquisizione di tecniche e perfezionamento delle medesime, sia come luogo di incontro e di crescita reciproca . I Corsi di Scuola popolare a S. Sofia, Isola, Poggio la Lastra e in altre frazioni divennero un punto di riferimento, non solo a livello strettamente scolastico, per tutti coloro che sentivano la necessità di riunirsi, ritrovarsi insieme in un luogo aperto a tutte le problematiche. Desidero rivolgere un ringraziamento particolare a coloro che ci hanno aiutato in queste iniziative, dalle aderenti del C.I.F. ai rappresentanti de l l ’ a mmi ni s t r a z i onec omun a l e ,a l l ea ut o r i t às c ol a s t i c he ,c heh a nno sempre collaborato per garantire un buon funzionamento delle nostre attività. Maria Orlandi – Presidente del Comitato Comunale C.I.F. di Dovadola Nel nostro piccolo paese le giovani che già operavano nei vari organismi di ispirazione cristiana, e anche quelle che non aderivano a nessuna associazione, decisero di unirsi a noi del C.I.F. attirate dalla maggiore disponibilità ed apertura ai problemi sociali che non sempre si riscontravano in altri movimenti presenti nella realtà locale. ADov a do l amuove mmoipr i mipa s s ine gl ia nni’ 50c onl ’ i s t i t uz i onedi alcuni Doposcuola e Colonie solari, in seguito rivolgemmo la nostra attenzione anche alla sfera degli adulti, come previsto dal programma de lC. I . F.ne lc a mpo de l l ’ e duc a z i one pe r ma ne n t e .Pe r i odi c a me n t e studenti, disoccupati e lavoratori si ritrovavano in una saletta per discutere dei loro problemi, assistere alla proiezione di filmati ai quali facevano seguito vivaci dibattiti. Tutto ciò costituiva un legame con la 30 realtà socio-c ul t ur a l ede lpa e s ee de r al ’ uni c o modo pe rr i t r o v a r s i , esprimere le proprie idee, scambiarsi opinioni in un processo di arricchimento culturale e morale reciproco. La guida dei Corsi era affidata a persone capaci e preparate che avevano il compito di stimolare il dialogo fra i partecipanti su problemi ai quali erano direttamente interessati, come la famiglia, la scuola, il rapporto genitorifigli, il modo di proporsi nello spazio sociale per consolidare la propria identità senza lasciarsi influenzare da pregiudizi di qualsiasi tipo. Comitato Comunale C.I.F. di Cesena Anche a Cesena il Comitato comunale C.I.F. fu tra i primi ad iniziare l ’ o pe r adia s s i s t e n z a ,ne l1945,s o t t ol ag ui d ad ipe r s o nev a l i di s s i me quali Emma Menghi, Anita Crudeli e Giorgia Andreucci, per venire incontro alle numerose situazioni di bisogno che il passaggio del fronte si era lasciato alle spalle. La loro azione si sviluppò negli stessi settori ricordati precedentemente (Scuole Materne, Doposcuola, Refezioni, Colonie estive, Corsi per Adulti) e queste iniziative si estesero non solo in città, ma anche nella periferia ed in piccole frazioni. Il Comitato comunale di Cesena seguiva e coordinava la organizzazione ed il funzionamento di 11 Scuole Materne e ne gestiva alcune direttamente. Notevole successo ebbero le Colonie estive montane di Badia Prataglia e Balze di Verghereto nelle quali venivano ospitati minori appartenenti a famiglie in condizioni economiche disagiate, provenienti da Cesena e da altri Comuni della provincia. Ampio spazio fu riservato ai Corsi di preparazione ed aggiornamento del personale che operava in questi centri e ai Corsi di Educazione per Adulti che erano rivolti a gruppi eterogenei di operai, impiegati, casalinghe, con lo scopo di stimolare le persone ad una partecipazione più attiva e responsabile sul piano familiare e civico-sociale. Vogliamo ricordare anche i piccoli Comitati C.I.F. di Alfero e di altre l o c a l i t àde l l ’ Appe nni nof o r l i ve s e . Ad Alfero si svolsero per parecchi anni Corsi di Economia domestica rurale, Corsi di taglio, cucito e ricamo ed un Corso per pantalonaie, 31 istituito appositame n t epe rr e nde r epo s s i bi l el ’ a pe r t ur adiun af a bbr i c ad i confezioni che diede lavoro a numerose donne del paese. Tutto ciò si potè realizzare grazie al generoso impegno di Adelaide Ricci Bernabini, presidente del Comitato comunale C.I.F., la quale si occupò s e mpr epe r s on a l me nt ede l l ’ o r g a ni z z a z i o nede iCo r s iedia l t r ei n i z i a t i ve . An c hes eh a nnos vol t oun ’ a t t i vi t àpi ùl i mi t a t ar i s pe t t oa da l t r i ,no n dobbiamo dimenticare i Comitati C.I.F. di Santarcangelo di Romagna e di Savignano sul Rubicone. Tutte ricordiamo la sollecitudine e lo zelo di Quinta Magnani che fino a qualche anno fa, pur essendo in età avanzata, manteneva una stretta collaborazione con la Presidenza provinciale per avviare alle nostre colonie i minori che chiedevano di essere ospitati; è tuttora un esempio e uno stimolo per le aderenti del Comitato comunale che hanno preso il suo posto. A Savignano Maria Pia Zamagni, purtroppo deceduta, godeva di grande stima in ogni ambiente ed a lei facevano capo tutte le iniziative del Comitato comunale C.I.F. dotata di un carattere forte e deciso e di spirito di iniziativa, si adoperò sempre con tenacia mostrandosi, quando necessario, polemica e combattiva per sostenere le proprie idee. 32 MODENA CLARA OBICI (12.2.1903 - 17.8.1989) …Unavi t ade di c at aal l ’ a pos t ol a t oe dal l ’ i mpe gnos oc i al e … Lav i t ad iCl a r aObi c ie ’s t a t aun av i t a“ a po s t o l i c a ” ;unl ungos e r vi z i o alla Chiesa. I due momenti più significativi della sua vita furono quelli di Presidente Diocesana della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e successivamente del Centro Italiano Femminile(C.I.F.). Nel 1931 venne nomi n a t ad a l l ’ Ar c i ve s c ovo Pr e s i de n t eDi o c e s a n a ,c a r i c ac hec o n s e r vo ’ fino al 1946, quando della Gioventù Femminile divenne Presidente Maria Vecchi. Il secondo momento s i gni f i c a t i vode l l as uav i t ae ’s t a t o rappresentato dagli anni come Presidente Provinciale del CIF. Clara fu donn apa r t i c o l a r me n t es e n s i bi l ee da t t e n t aa i“ s e gnide it e mpi ”:a quanto veniva emergendo di esigenze e prospettive nella nostra società nel faticoso periodo della ricostruzione e nel cammino della vita democratica e delle nuove istanze sociali. Il C.I.F. modenese venne fondato subito dopo la guerra da un gruppo di donne cattoliche con Bianca Maria Bruini Roncaglia che fu la prima presidente, seguita da Laura Pradelli. La Obici fu nominata Presidente provinciale del CIF ne l1947,c a r i c ac hec on s e r vo ’ (s a l vol apa us ad iunt r i e nn i o)f i noa l 1976;q ua ndol apr e s i d e n z apa s s o ’a l l as i gno r aAnn aMa r i aFo r g h i e r i , ella volle continuare a servire il CIF come segretaria provinciale, fino agli ultimi anni di vita. Le attività del CIF sotto la sua presidenza , negli anni del dopoguerra, furono soprattutto di carattere assistenziale, in collaborazione con la Pontificia Commissione di Assistenza. Notevole f ul ’ i mpe gnope ris o c c o r s ii nve r n a l i ,a l l o r ap a r t i c o l a r me n t ea vve r t i t i , pe rl eme ns e ,id o po s c uol a ,l ’ a s s i s t e n z aa l l emondi ne ,l a vi s i t aa i carcerati, i ritrovi per studentesse e per le domestiche. In particolare no t e vo l ef ul ’ i mpe gno pe rl ec ol on i e marine(si ricorda quella di Pi n a r e l l adiCe r v i a)eq ue l l emon t a nes ul l ’ Appe nni n omode ne s e .I nun s e c ondomome n t oi lCI Fo r i e n t o ’l es uea t t e n z i on ia ipr o bl e mis oc i a l i ed in particolare a quelli che riguardavano la promozione della donna nel mondo del l a vo r o,ne l l avi t ac i vi c aene l l ’ a mbi t of a mi l i a r e ,ne i 33 consultori pubblici e nei quartieri. Con le elezioni amministrative del 1948 divenne anche consigliera comunale a Modena, per un triennio, nelle liste della D.C. Numerosi anche i comitati di beneficenza di cui f a c e v apa r t e ,s i ac o s t i t ui t id a l l ’ a ut o r i t àe c c l e s i a s t i c a ,c omepur ed apa r t e delle Autorità governative che si servivano del suo aiuto in occasione di pa r t i c ol a r ic i r c o s t a n z ec ome n e l l ’ a s s i s t e n z aa ipr of ughie pe r gl i alluvionati del Polesine. Faceva pure parte di Consigli di amministrazione di diverse Opere Pie e per diversi anni fu nel consiglio de l l ’ En t e“ Pr o t e z i onede l l aGi ov a ne ” .Pe rq ue s t as uamul t i f o r mea t t i vi t à ve nnei n s i gni t ad a lPa pa,n e l1958,d e l l a“ Cr o c ePr o Ec c l e s i ae t Po n t e f i c e ” . La Obici fu inoltre per moltissimi anni delegata diocesana pe rl ’ Uni ve r s i t àCa t t o l i c a de lS.Cuo r e .A Poz z adiMa r a n e l l o ,d ove aveva la villa dei genitori, fece dono del terreno per la costruzione della chiesa e delle opere della sua nuova parrocchia. Nella c onc e l e b r a z i onei nme mo r i aes uf f r a gi o de l l aObi c ine l l ’ a nno1990 l ’ Ar c i ve s c ov odiMode n a h at r a c c i a t ou nbr e v epr o f i l ode l l aObi c i q ua l e” c r i s t i a n aa ut e n t i c aas e r v i z i odiCr i s t oede l l aCh i e s ad i oc e s a n a ” , evidenziando le due caratteristiche primarie della personalità di Clara : la sua spiritualità ed il suo impegno nel sociale. Una spiritualità a l i me n t a t a es o s t e n ut ad a l l ’ Euc a r e s t i ad ur a n t et ut t al as uae s i s t e n z ae d un impegno sociale che la società modenese imponeva alla donna cristiana e che la Obici seppe intuire e realizzare quale testimonianza profonda e presenza attiva e responsabile della donna cristiana . ALBERTINA VIOLI ZIRONDOLI (1.7.1901- 18.7.1972) …Una donna s pe c i al e ne l l as ua nor mal i t à ………. . i nt e r pr e t e aut e nt i c ade l l ’ ani mac a r pi gi ana … A Carpi sabato 4 agosto 1945 ebbe luogo la prima adunanza del CIF ; in quella sede venne designata prima presidente la maestra Albertina Violi Zirondoli. Già dal primo incontro furono compiute scelte 34 significative : il doposcuola per i bambini che dovevano affrontare gli esami di riparazione ed un corso di insegnamento per la lavorazione delle pantofole. Nei giorni successivi : 10,11,12 agosto furono tenute tre lezioni, rispettivamente alle attività del CIF, lo Stato totalitario e lo Stato de moc r a t i c o ;i lComi t a t oc omun a l ee di ls uo c omp i t o ;a l l ’ ul t i mo incontro parteciparono 80 simpatizzanti e tra queste una rappresentante de l l ’ UDI . Nei mesi a seguire ebbero luogo iniziative di tipo culturale, come il corso di Sociologia, e di tipo pratico, come il corso di taglio e confezione di camicie da uomo, cui parteciparono 60 donne. Emerse fin da questo periodo che le donne del CIF volevano adoperarsi pe rl ar i c o s t r uz i one s o c i a l eema t e r i a l ede l l ’ I t a l i a ,do pol ede v a s t a z i oni causate dal terribile conflitto e contemporaneamente rendere le donne consapevoli del nuovo ruolo politico che esse avrebbero dovuto assumere , preparandole ad esercitare il primo grande diritto per un cittadino democratico : il diritto di voto. In questo contesto Albertina Zi r ondo l ia s s un s el apr e s i de nz ade lCI F: ne l l ’ a go s t o1945a ve v ad a po c oc ompi ut o44a n ni ;e r aun ’ i n s e gn a n t ec onun al ung aec on s ol i d a t a e s pe r i e nz a ,a ve v aunf i gl i od i19a nni ;s ipuòs e n z ’ a l t r oa f f e r ma r ec he ella si era preparata ad assumere questo impegno e che le donne delle a s s o c i a z i onic a t t o l i c hel er i c ono bbe r ol ac a pa c i t a ’dir a p pr e s e n t a r l e .A Ca r pi ,a l l ’ e uf o r i ae s pr e s s ai noc c a s i onede l l af i nede l l ag ue r r a,e r a subentrata la presa di coscienza della realtà: la povertà era diffusa e l ’ Ammi ni s trazione comunale non era in grado di rispondere appieno alle esigenze ed alle richieste pervenute dagli stati sociali più bisognosi. Scorrendo le pagine del registro dei verbali si viene a contatto con questa realtà, alla quale il C.I.F. diede concreta risposta come per i doposcuola. Diffusi anche nelle frazioni, erano evidentemente una r i s po s t aa l l ane c e s s i t a ’die d uc a r ee di s t r ui r er a g a z z ic hen ona ve v a no alle spalle famiglie in grado di seguirli e sostenerli. La refezione, con la distribuzione del latte, era un ulteriore supporto ai problemi economici de l l ef a mi gl i e .An c he l ’ o r g a ni z z a z i one de l l ec o l oni ee s t i ve ,l ungi d a l l ’ e s s e r eundipi ùpe rq ue it e mpi ,r a pp r e s e n t a v aun’ o ppo r t un i t àma i avuta da parte delle famiglie povere, che spesso pagavano in natura questa vacanza dei figli, consegnando patate, farina, zucchero. 35 Le testimonianze documentano una partecipazione sempre rilevante a q ue s t is ogg i o r n is ul l ’ Appe nn i no ,l ac uio r g a ni z z a z i onenonf us e mpr e pr i v adid i f f i c ol t à ,d a t oa n c hel ’ a l t on ume r o dir a g azzi e ragazze pr e s e n t ic hene it r et ur n ide l1947 a r r i v a r o noa280.Ne l l ’ a r c h i vi o Gasparini di Carpi sono conservate foto di gruppo che ritraggono questi mome n t i:f a mo s ae ’r i ma s t al ’ i mma g i nediun a gi t as ul l ’ Abe t o ne organizzata dalla maestra Zirondoli con la partecipazione degli scolari e dei genitori della scuola di Cibeno vecchio in Via Guastalla; in questa foto spicca un camion dei Vigili del Fuoco carico di bambini festosi. Altre opportunità furono offerte alle donne: corsi di taglio, di confezione di camicie e di pantaloni, corsi per infermiere ed ostetriche, corsi per ma e s t r ed ’ a s i l o .So not a n t el edo nnec a r pi gi a nec her i c o r d a no a n c o r a oggi di avere frequentato questi corsi e di essersi avvalse della preparazione conseguita per accedere al mondo de ll a v o r o .Sif ond o’ pur eunComi t a t ope rl ’ a s s i s t e n z aa if i gl ide l l emondi nec hes ir e c a v a n o i n Pi e mon t ee d un Comi t a t o pe rl ’ a s s i s t e n z aa l l ef a mi gl i e de gl i immigrati. Le donne del C.I.F. inoltre si preoccuparono di avvicinare le famiglie che ospitavano bambini provenienti dalle borgate romane sinistrate dalla guerra. Pur prevalendo in questi primi anni lo spirito assistenziale, non mancarono iniziative di tipo culturale e religioso, con l ’ e vi de n t ef i n a l i t àd io f f r i r eo ppo r t uni t àd ic r e s c i t aedir i f l essione anche in tali ambiti: alla fine del 1945 furono tenuti corsi di sociologia; nel giugno del 1946 furono affrontati temi quali : il divorzio, la famiglia e la Co s t i t ue n t e ;ne l l ’ a pr i l e de l1950 i lDo t t .An t o ni o Ba s s is v i l uppo’ t e ma t i c he q ua l il ’ a bo r t o procurato, la fecondazione artificiale e l ’ e ut a n a s i a .Que s t ’ ul t i ma i ni z i a t i v af us pe c i f i c a t a me nt er i vol t aa d ostetriche, infermiere, farmaciste ed alle dirigenti delle varie a s s o c i a z i oni” a f f i n c héf o s s e r oi ng r a dod id a r eunbuonc on s i gl i o ,didi r e una par o l as a g g i a ” .Ce r c a ndod ii n t e r pr e t a r el os pi r i t oc onc uif ur on o c ompi u t eq ue s t es c e l t e,s ipuòs e n z ’ a l t r oa f f e r ma r ec hel ’ a s s oc i a z i onee la sua Presidente in quegli anni si spesero a favore delle fasce più deboli della popolazione : i bambini e le donne.L’ i s t r uz i oneel af o r ma z i one professionale furono i perni attorno a cui ruotavano tutte le attività; in pa r t i c ol a r e ,a t t r a v e r s o l ’ i s t r uz i one ,l a do nn a pot e v a f i n a l me nt e c onq ui s t a r eun’ a ut o nomi ae c onomi c a ,pr e me s s ai nd i s pe n s a bi l epe rogni emancipazione; sono numerose le testimonianze di donne che vissero 36 questo passaggio e che ancora oggi sono grate ad Albertina Zirondoli c he l es ol l e c i t o ’i nq ue s t ad i r e z i one .L’ i mpe gno c h ec on g r a n de determinazione ella profuse nelle varie iniziative non fu sempre adeguatamente compreso in tempi in cui il protagonismo e la testimonianza delle donne venivano tradizionalmente spese in ambito f a mi l i a r e .Las uas c e l t ad is pe nde r s ia n c hea l l ’ e s t e r node l l af a mi gl i al a po r t o ’a de s s e r eun ac ompone n t ede l l aCo n f e r e nz ad iS.Vi nc enzo, attiva ne l l apa r r o c c h i ad iS.Fr a n c e s c o .Las uap r e s e n z ae ’do c ume nt a t as i a ne l l ’ a r c hi vi ode l l ’ As s oc i a z i one ,d ac uir i s ul t aa v e r ea nc her i c o pe r t ope r unbr e vepe r i odol ’ i nc a r i c odipr e s i de nz a ,s i ad aunve r ba l ede lr e g i s t r o del CIF del 30 dicembre 1948, da cui risulta una collaborazione tra le due associazioni per la migliore riuscita della festa della Befana. Albertina fece anche parte del Terzo Ordine Francescano, dove svolse la funzione di Maestra per i nuovi terziari ; anche oggi Antonietta Lodi, f e de l et e r z i a r i a ,l ar i c o r d ac omeun adonn ac he ,c omedi c el e i” ne lc uo r e e ’s e mpr es t a t af r a n c e s c a n a ” .Ne l l ’ e s pr i me r ec a pa c i t a ’d ia n i ma z i one sociale, culturale e religiosa Albertina Violi Zirondoli seppe valorizzare una specificità tipicamente femminile: quella di instaurare relazioni significative e durature con le persone che entravano in contatto con lei. Negli anni della ricostruzione, accanto ad altre donne operose, essa volle spendersi per preparare le giovani carpigiane ad inserirsi con adeguata preparazione professionale e culturale nel mondo del lavoro. La sua r i c c he z z ai n t e r i o r eel ’ a t t e nz i o ne a l l a pe r s on al e pe r mi s e r o di comprendere, in un contesto sociale e politico difficile, le povertà materiali e spirituali della città di Carpi e di dare a queste una risposta d ’ a mo r eedic ondi vi s i one .Al be r t i n a ne lc o r s ode l l apr o pr i av i t aa de r ì poi al Movimento dei Focolarini trasferendosi presso la cittadella di Lo ppi a no .E’de c e d ut ai l 18l ugl i o1972.Comer i c o r d aDonCa r l o Malavasi, sacerdote di Carpi: ” Ade s s oc hel af i g ur ad iq ue s t adonn a s t r a o r d i n a r i ane l l as uano r ma l i t a ’e ’d i v e n t a t a unpa t r i moni oc ol l e t t i vo , s ie ’i na t t e s ac hei lve s c ovod iFi e s ol e,s o s t e n ut od a lVe s c o vodiCa r pi Monsignor Elio Tinti, apra formalmente il Processo di Beatificazione c onl ’ i s t i t uz i onede lTr i bun a l ea ppo s i t o” . 37 PARMA MARIA CONCETTA TRAGNI ( - 1993) Ricordiamo Maria Concetta Tragni per il suo impegno appassionato nel campo educativo, che la portava a testimoniare la piena coerenza cristiana nella vita familiare e sociale, in Parrocchia e in Diocesi, come nel C.I.F. Ancora giovanissima sposa e madre, occupata anche fuori casa in un lavoro di responsabilità come ragioniera, riusciva a trovare ritagli di tempo per diffondere i valori in cui credeva. Dagli anni settanta agli anni novanta fu quindi collaboratrice preziosa del C.I.F. di Parma, facendo parte con il marito della équipe che teneva i corsi per fidanzati e per genitori, organizzati dal C.I.F. nei vari comuni della provincia. Portavano la loro testimonianza di coppia cristiana, e molti ancora li r i c o r d a nope rl ’ e n t us i a s moel ’ a mo r ec heme t t e v a none l l el o r opa r o l e , ma soprattutto per la loro stessa presenza. Concetta non aveva mai voluto incarichi nella dirigenza del C.I.F., sapendo di non averne il tempo, ma nel 1991 accettò di essere eletta Presidente comunale di Parma, in un momento difficile per il nostro CIF, che doveva portare avanti molte attività: scuole materne, casa di vacanza, corsi per il personale, servizio baby sitter e altro. Concetta mise tutto il suo impegno a risolvere i vari problemi: con la sua c ompe t e n z ar i o r g a ni z z òi nbr e vet e mpol ’ a mmi ni s t r a z i one ,a r r i v a n doa sanare il bilancio. Riuscì a trovare nuove efficienti collaboratrici, che ancora oggi continuano a dare il loro contributo. Ebbe la gioia di vedere un C.I.F. vivo e fiorente nelle attività e nella considerazione di tutti in città. Purtroppo, dopo due soli anni di lavoro, venne colpita dalla terribile ma l a t t i ac hel ’ a v r e bbepo r t a t aa l l a mo r t ene lgi ugno 1993,a n c o r a giovane e piena di progetti che altre avrebbero poi realizzato. Mon s .Lo r i sCa po vi l l a ,c hel ’ a ve v abe nc ono s c i ut a ,s c r i ve v a :“Conc e t t a si è presentata a Dio con ottime credenziali di sposa e di madre, di educatrice e di operatrice nelle opere di misericordia, e con i meriti acquisiti nel corso della lunga malattia, vissuta con pena, accettata con 38 assoluto abbandono a Dio. La comunità ecclesiale e la comunità civile di Parma resta in debito con lei e le deve ammirazione per la testimonianza di servizio offerto con disinteresse e con ardimento e v ange l i c o. ” Le amiche del C.I.F. di Parma la ricordano con tanto affetto, cercando di seguirne gli esempi. 39 PIACENZA Presentiamo le figure femminile che hanno fatto la storia del CIF di Piacenza che è nato ufficialmente nel giugno '45 TERESA MINOJA PRATI (15/10/1898 - 21/12/1980) Ha fondato il C.I.F. a Piacenza unitamente alle sig.re Cervini e Coppellotti. E’s t a t aPr e s i de n t ePr o vi n c i a l ed a l1945a l1 9 65. Una donna tenace, forte, di grande fede, ha dedicato la sua vita oltre che pe rl af a mi g l i a ,a l l ’ As s o c i a z i one ,s e mpr ei np r i ma l i ne a ,c hino n r i c o r d a ?Las uac a s a ne lpe r i odode l l ’ oc c upa z i onen a z i s t ae r ai lr i t r ov o di perseguitati politici, di comandanti partigiani, di dirigenti di partito e di tutte le persone che avevano bisogno di un momentaneo asilo per scampare alla cattura. Nei venti anni di presidenza si è prodigata, coadiuvata dalle aderenti, attrezzò e sussidiò una trentina di asili infantili, istituì una decina di doposcuola gratuiti per i più poveri. Per i fanciulli più bisognosi furono fondate le colonie sia diurne che marine e montane. Furono migliaia i fortunati assistiti dal C.I.F., tante donne parteciparono ai corsi di economia domestica, a incontri culturali e di formazione per conoscere i diritti nella nuova società che nasceva. A Le ibi s ogn adi r eg r a z i es ene il on t a n ia nni“ 50 f ua c q ui s t a t ope ri l C. I . F.i l“ S.Gi us e ppe ”aFi n a l eLi g ur e ,dove s onos t a t io r g a n i z z a t ii soggiorni per i bambini più bisognosi. RITA CERVINI (17/5/1902 - 24/5/1975) La fede seminata dalla sua famiglia profondamente cristiana ne mise a frutto dimenticandosi di sé e mettendosi al servizio per i piccoli i malati raccogliendo fiducia e riconoscenze. Una vita dedicata alle donne, fu la prima donna eletta nel Consiglio comunale. 40 E’r i c o r d a t ape rl en ume r o s ei ni z i a t i vepr omo s s eaf a v o r ede lmondo f e mmi ni l e ,un’ a t t i vi t àc hes vo l s eal ungone l l ef i l ede lCI Fmovi me nt o di cui ella fu fondatrice a Piacenza nel 1945 assieme a Teresa Minoja e Giuseppina Coppellotti, di cui fu segretaria per molti anni. Venne poi eletta Vice Presidente e Presidente dal 1965 al 1972. Ha lasciato un s e gnopr o f ondo ,s io c c upòde l l ’ a s s i s t e n z aa l l ef a mi gl i edi s a g i a t e .Fu promotrice delle colonie estive per i bambini. Nel 1948 fu nominata vice-presidente del Comitato provinciale della Commissione nazionale i t a l i a n ape rl ’ a ppe l l o de l l eNa z i oniUn i t eaf a vo r ede l l ’ i nf a n z i a .Si o c c upò t r al ’ a l t r o ,d e l l ’ a s s i s t e nz aa ip r o f ughide lPo l e s i ne e a l l e mondine che stagionalmente si recavano nelle risaie. Attività che proseguì fino ai suoi ultimi giorni. Si impegnò per stimolare le donne ad e s e r c i t a r ei ldi r i t t odivo t o ,al o r oc on c e s s ope rl apr i mav ol t a :un’ o pe r a di sensibilizzazione che condusse instancabilmente anche nei paesi più sperduti. I suoi sforz if ur onopr e mi a t ic o nl ’ e l e z i one“ pr i madonn a ”ne l consiglio comunale a Piacenza dove rimase fino al 1951. Morì improvvisamente mentre partecipava ad un funerale. GIUSEPPINA SGORBATI COPPELLOTTI ( 9/12/1903 –7/10/1982) Fu vedova di guerra del tenente c ol on ne l l o de l l ’ a r t i gl i e r i aa l pi n a Celestino Coppellotti, pluridecorato caduto nel 1942 a Bengasi in Africa Settentrionale. Giovanissima con due figli da crescere con forza d ’ a ni moes e r e ni t às o s t e nnel as uaf a mi gl i as e n z ac hi e de r ea i ut o ,ma anzi fu di soccorso agli altri. Mo l t ono t aes t i ma t af r aipi a c e n t i nipe re s s e r es t a t ap e rol t r et r e n t ’ a nni pr e s i d e n t epr ovi n c i a l ede l l ’ As s oc i a z i onef a mi gl i ede ic a d ut iedi s pe r s ii n g ue r r aepe rl ’ a t t i vi t àbe ne f i c ac heh as e mpr es vol t os i ai npr i v a t os i aa l vertice di n ume r o s eo r g a n i z z a z i onia s s i s t e n z i a l i .Tr al ’ a l t r oès t a t ape r c i r c ave n t ’ a nn ic on s i gl i e r ede lComi t a t oPr o vi n c i a l eFe mmi ni l ede l l a Croce Rossa, ente cui era rimasta sempre legatissima. Fu anche presidente e vice-presidente del CIF che fondò insieme alle sig.re Minoja e Cervini e nel quale profuse le sue forze per migliorarne il funzionamento. Chi ha avuto modo di conoscerla la ricorda come una 41 donna dal carattere fermo e deciso che si nascondeva quasi dietro un tratto estremamente gentile che si accompagnava al signorile portamento, era ricca di spirito, ma anche di affetto per chi le era caro. Per tutti sapeva trovare un sorriso ed una parola di incoraggiamento. GISELLA MARCHI ( - 4/2/2005) Na t aev i s s ut aaFi o r e n z uol ad ’ Ar d a . Si può dire di Lei che ha speso le sue energie più belle a servizio della città, con particolare predilezione per i piccoli ed i poveri. Giovanissima si interessa dei fanciulli e degli adolescenti, prima come catechista poi c omee duc a t r i c e .Las uas c e l t adivi t aèma t ur a t an e l l ’ Az i one Cattolica e i ls uoi mpe gnone l l aS.Vi nc e n z o .Qua n done gl ia n nide l l ’ i mme di a t o dopoguerra nasce il Centro Italiano Femminile, organismo che riunisce l edon n edii s pi r a z i onec r i s t i a n a ,l e inec ompr e n des ubi t ol ’ i mpo r t a n z ae organizza il C.I.F. anche a Fiorenzuola. Proprio come Presidente di questo gruppo, dà vita ai primi tentativi di assistenza ai bambini a disagio che passano troppo tempo soli sulla strada: doposcuola presso l ’ I s t i t ut oVe r a ni ,c a mpos ol a r ene l l ’ a t t ua l ec a mpos po r t i v o ,c o l o ni aa Ca s t e l l ’ Arquato. Ma parlare della sig.ra Gisella significa parlare della colonia marina, la cui attuazione è particolarmente legata al suo intuito e a l l as uat e n a c i a .Si a mone gl ia nni‘ 50el ec ond i z i onie c on omi c hede l l a maggioranza delle famiglie non possono permettersi un soggiorno al ma r epe ril o r or a g a z z i .Conl ’ a ppr o v a z i onede lpa r r o c oMon s .Lui gi Fe r r a r ia f f i t t aun ape n s i onepr e s s ol es uo r e“ Zi t i ne ” ,q ui ndine l l ’ a nn o s uc c e s s i vo ,l a“ Vi l l aRo s s a ”d a ic on t iCe c c o pi e r idovel ac ol on i ar e s t e r à per alcuni anni. Intanto la parrocchia pensa ad una casa al mare che possa accogliere più ragazzi e che sia della comunità di Fiorenzuola. Nel 1954 Mons. Ferrari acquista un appezzamento di terreno; con il contributo di tanti benefattori e la generosità dei fiorenzuolani si i n a ug ur al ac o l oni a“ Ma r i aRe g i n aI mma c o l a t a ”ne lgi ugno1956.Da quel giugno, il servizio della colonia si ripropone ogni anno. Dopo averla guidata per 30 anni, Gisella Marchi ha poi deposto in altre mani esperte la conduzione, ma nel suo cuore la colonia ha sempre avuto un posto privilegiato perché, giustamente, la sentiva una sua creatura. 42 RAVENNA ANITA ERRANI ( - 24/8/1972) Parlare di Anita Errani Duranti a Ravenna è come parlare di una istituzione, tanto grande è lo spessore del suo impegno nel sociale negli anni che vanno dal 1945 al 1970. Ha speso tutta la sua vita a servizio della comunità, cercando di aiutare chiunque si fosse trovato nel bisogno. Mo l t een a s c o s t el es uev i r t ù:l avi v a c i t àde l l ’ i n t e l l i ge nz a ,l ag r a n de generosità, la squisita sen s i bi l i t à ,l ag i oi ad iv i ve r e ,l agi o i adidon a r e … Haa v ut ounc uo r ee dun ’ a ni mas e mpl i c i ,el as uap r o ve r bi a l emode s t i a l ’ a ve v a q ua s ir e s ai mmune d a o gni a s pi r a z i one d io no r io riconoscimenti, pronta solo a servire tutti, sia in campo laico che ecclesiasti c o ;d aq ue s t ’ ul t i mot r a e v al i n f ai l l umi n a n t eec o r r o bo r a n t e . Va l i d ac ol l a bo r a t r i c ede l l ’ Ar c i ve s c ovo ,ve ni v ad aq ue s t ic h i a ma t ao gni qualvolta vi fosse bisogno di risolvere casi difficili che comportavano lavoro, sacrificio e carità. Aveva un fisico fragile ma un cuore granitico, c hel epe r mi s edis vo l ge r euni n t e n s i s s i mol a vo r oa po s t o l i c od ’ a mbi e n t e , lasciandoci un patrimonio morale di cui ancora oggi riscontriamo i benefici. Non fu da meno per quanto riguarda le opere tangibili che ancora oggi, dopo 25 anni dalla sua morte, vivono grazie a lei. Fondò ne l194 5i l“ Ce n t r oI t a l i a n oFe mmi ni l ePr ov i nc i a l e ”dic uif upr e s i de n t e per tanto tempo. Seppe dare alla sezione un impulso talmente forte da contagiare in pochissimo tempo tutto il territorio che pullulava di sedi CIF perfino nelle frazioni. Si era scelta delle valide collaboratrici ma s o pr a t t u t t of a c e v at e s o r od e ic on s i gl iede l l ag ui d ade l l ’ a l l o r ac on s ul e n t e ecclesiastico Don Leo Maldini. Fu questi che il 26/1/52 informò la presidenza che Sua Santità aveva assegnato alla signora Errani, quale s e gnod ir i c ono s c i me nt ode is uo ia l t ime r i t il a“ Po n t i f i c i a eEc l e s i a ” massima onorificenza concessa alle donne. Nel corso della sua lunga attività a favore delle istituzioni assistenziali ravennati ha dato vita alla scuol ama t e r n a“ Ma t e rme aef i d uc i ame a ”d iFo r na c eZa r a t t i n i ,c ui seguì la costruzione della chiesa; ha fatto sorgere una colonia marina fra le migliori e le più fiorenti della riviera romagnola a Pinarella di Cervia, 43 c he ve nne i n a ug ur a t an e l1957.L’ a mpi ac ostruzione che sorgeva prospiciente il mare circondata da un grande parco, sembrava un mi r a c ol o de l l ’ a mo r ec o r a g gi o s oe d umi l e dipo c he pe r s one c he chiedevano per donare, che partirono quasi dal nulla, con solo una g r a n def e de ,pe rf a r ec o s eg r a n di .Mal ’ o pe r ac hepi ùl ’ a t t r a s s eea l l a q ua l ede di c òt ut t al as uav i t af ul a“ Pr o t e z i onede l l egi ov a ni ”pe rl a quale lavorò senza sosta con un senso squisitamente materno tanto da trasformare la sua stessa casa in una casa famiglia, un sicuro rifugio per ragazze povere, orfane, sole, e perché no, anche da redimere. A quei tempi Ravenna era molto carente di strutture pubbliche a favore degli ul t i miel e ie bbei lge ni od is t i mo l a r ec o nl es uei ni z i a t i vel ’ i n t e r ve n t odi c hi ,t a n t epove r t àn onl ea vve r t i v a .E’n a t ama d r e, anche se non ha avuto figli suoi, e ciò traspare in modo inequivocabile dalle mille iniziative e portate a termine a favore dei bambini, dei ragazzi, dei giovani, ma è stata altresì sorella, amica, benefattrice per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarla. Una sua stretta collaboratrice così racconta: “ Ca v a v as a n g uea n c hed a l l er a peec onl as uai n s i s t e nz ao t t e ne v at ut t o q ue l l oc hevol e v a ,pe r c i òe bbeo t t i mar i us c i t ai nt ut t iic a mpi ” . Con la sua tenacia riuscì a far tassare di una cifra mensile molte signore facoltose della città finché furono ultimate le sue tre creature: la chiesa, l ’ a s i l oel ac o l oni a . Oltre alla bontà ed alla carità ebbe una non comune capacità realizzatrice. In Anita Errani noi troviamo la vera donna forte, quella di cui parla la Scrittura. CARLA GAGLIARINI SIGNORILE (22/11/1938 - 16/1/1995) Carla Gagliarini Signorile è stata presidente del CIF Comunale di Ravenna dal 1975 al 1982. Erano gli anni difficili, ma entusiasmanti delle polemiche e dei referendum sul divorzi o es ul l ’ a b o r t o:i lmondo c a t t o l i c o ,q ue l l o f e mmi ni l ei n pa r t i c ol a r e ,a v ve r t i v al ’ ur ge nz a diun at e s t i moni a n z a educatrice della società civile. 44 Ciò corrispondeva in pieno agli ideali statutari del CIF e alle profonde convinzioni personali di Carla che trovò nel Consiglio, e soprattutto ne l l ’ As s i s t e n t edon Le o Ma l di ni ,a t t i v ac ol l a bo r a z i onei nn ume r o s e iniziative: accanto alla sensibilizzazione delle donne elettrici sul piano culturale, era necessario intervenire sul piano pratico per aiutare tante giovani donne alle prese con pesanti problemi di coppia e di maternità. Na c q ue r oc o s ìi l“ c on s ul t o r i oma t r i moni a l e ”pr i v a t od iv i aPa o l oCo s t a e ,d ic on s e g ue nz ai l“ Ce n t r odia i ut oa l l avi t a ” .Diq ue s t es t r ut t u r eCa r l a divenne ben presto una appassionata collaboratrice: in lei si fondevano le motivazioni del CIF, la spiritualità del Rinnovamento nello Spirito, l ’ i n a ppa g a t o de s i de r i od i ma t e r n i t à ,l a pr e ma t ur a ve dov a n z a ,l a generosità semplice e concreta, la delicatezza dei rapporti umani. Intanto nel Ravennate si co s t i t ui v a noi“ Con s ul t o r ip ubbl i c i ” ,a f f i a n c a t i d a un “ Comi t a t o di ge s t i one ” c ompo s t o d a r a pp r e s e n t a n t i de l l ’ a s s o c i a z i oni s mof e mmi ni l e :un ’ o c c a s i oneeuni mpe gnodipr e s e nz a ufficiale del C.I.F. , per quanto in netta minoranza. Quante difficoltà per Carla! Non era infatti facile trovare socie disposte ad entrare nei Comitati di gestione: orari serali che si protraevano spesso molto a lungo, discussioni politicizzate, estenuanti e spesso i n c on c l ude n t i ,de l us i on ipe rl aq ua s ii mpo s s i bi l i t àd id a r eun ’ i mpr on t a cristiana alla coppia e alla vita nascente. Continuava contemporaneamente nel C.I.F. la tradizionale opera di assistenza domiciliare ad anziani soli e ammalati e Carla riusciva a t r a s me t t e r el os t i mol oa l l ’ i mpe gn oc o ls uoe s e mpi o ,l as u al i be r t àd i scelta; non si sentiva costretta, ma responsabilizzata a fare delle scelte; poiunpo ’a l l avo l t a ,Ca r l as e mpr epi ùi mpe gn a t an e l l ’ a s s i s t e n z aa l l e ragazze-ma d r iea il o r opi c c ol ine l“ Ce n t r odia i ut oa l l avi t a ” ,c hee r a diventato la sua nuova e vera famiglia, preferì lasciare le responsabilità della presidenza C.I.F. pur mantenendo rapporti di amicizia fraterna con tante socie. Venne poi la grande prova della malattia senza speranza: ha saputo s o r r i de r ef i no a l l ’ ul t i mo gi o r no ,pe rme s ic o s t r e t t ai no s pe d a l e ,s i i n t e r e s s a v aa l l ’ a t t ua l i t àpo l i t i c aec i t t a d i n a ,a c c ogl i e v at ut t el es e r e ,f i n o a l l ’ ul t i mas e r a ,c o ns e r e ni t àepi e n ac on s a pe vol e z z ai ls uoPa r r o c oc hel e po r t a v aGe s ùe uc a r i s t i c o … 45 CARLOTTA CALDERONI LENZI (1898 –1987) La signora Carlotta Calderoni, detta Lina, nacque a Russi il 26 giugno del 1898. La morte dei due giovani figli cambiò la sua vita. Crebbe di giorno in giorno il bisogno di dedicare il suo amore, le sue energie, il suo tempo agli altri, soprattutto ai bambini e alle famiglie più povere, alle donne, alle persone sole, traendo da queste opera di carità la consolazione più grande per la sua esistenza. La sua vita è stata un apostolato, la sua casa un rifugio per quanti avevano bisogni sia spirituali sia materiali. Dai suoi diari, che la presidente aveva conservato gelosamente e che mi affidò, traggo le notizie seguenti: “ 4l ugl i o1952–I ll a vo r oq uia l aCo l oni a“ Va c a n z ef e l i c i ”diPi n a r e l l aè i mme ns o ,maa l l e vi a t od a l l ’ a f f e t t oed a l l ac on c o r di ac hevir e gn a no .Le vigilatrici sono brave figli ol e ,bi mbec a r eea f f e t t uo s e ” . “3ag os t o1952–Ieri abbiamo avuto la visita di S.E. Sig. Prefetto di Rav e nn a.Sièc ompi ac i ut ode l l ’ andame nt ode l l aCol oni a,har i s pos t o con cordialità agli applausi, è rimasto ammirato del candido ordine delle nostre camerate. “6ago s t o1952–Ci ha onorato della sua visita Monsignor Negrini, nuov oAr c i v e s c ov odiRav e nna”. “16ge nna i o195 3–Riunione del CIF sui seguenti punti: - organizzazione, per la prossima Pasqua, della pesca pro Colonia per poter accogliere gratuitamente i bambini più bisognosi - beneficenza a famiglie povere - vestiti ai bimbi poveri e agli orfani per la loro S. Cresima e Comunione - organizzazione per la distribuzione della merenda ai bimbi del doposcuola per 100 giorni - istituzione di un corso di cultura popol a r e ,c ompr e s oi lc onc e r t o”. “1a pr i l e1 953–La signora Boschini ha dato relazione sulla giornata del tè di beneficenza indetto dal CIF per il giovedì di Carnevale. Si è pure parlato e preso accordi per il 25 aprile, festa di Santa Caterina, Patrona del CI F…” 46 “10 apr i l e1954 - …pe rl ede c i s i onida pr e nde r e pe rl ac ol oni a montana. La presidente assicura di riuscire a trovare la somma di Lire 50.000 per caparra e si impegna a scrivere al Segretario Comunale di Forni di Sopra affinchè lo stabile sia fornito secondo le esigenze i gi e ni c he …” “21ge nnai o1 955- …pe rl amo nt agnas is ugge r i s c ediapr i r eun a pe ns i one“t i p of ami g l i a”,a mme t t e ndoibi s ognos ig r at ui t a me nt e ,al t r ia pagamento ed anche i ragazzi con più di dodici anni. …di s c or s o el al e t t e r a diS . E.Monsignor Montini, Arcivescovo di Milano (fondatore del CIF) il quale parlava delle tre grandi assistenze s v ol t ea ppunt o dalCI F “az i one umani t ar i a,e du c az i one c i v i l ee as s i s t e nz a ”,s ipr ogr amma …” “29maggi o1955- …i nor di neal l ac ol oni amar i naaPi nar e l l ae a que l l amont anaaFor nidiSopr a,l aquot adi …Pe rl ef ami gl i ec he c hi e donodie s s e r eac c e t t at ei nmont agnas is t ab i l i s c el aquot adi …” f uc o s ìc hei n i z i òl ’ e s pe r i e n z ade lCI Fi n mon t a gn a :l ac o l o ni as i trasformò pian piano in pensione, per accogliere, dapprima le richieste dei genitori di trascorrere un periodo di vacanza accanto ai loro figli in colonia. La sede fu poi trasferita da Forni di Sopra a Laggio di Cadore. Lac o l oni adi ve nnene l1959l a“ Ca s ape rf e r i eCI FdiRus s i ” .Se mpr e diretta e gestita dalla signora Lina Lenzi, ha accolto intere famiglie di Rus s iede l l ’ Emi l i aRoma g n a ,maa n c hede l l aLomba r d i a ,de lVe ne t o , della Liguria, della Toscana, di Roma. Chi ne è stato ospite non ha dimenticato il senso di familiarità, la cordiale accoglienza, il clima di amicizia vissuto a Laggio. I nostri figli ricordano ancora i giochi nel prato e al ruscello davanti alla pensione, i caprioli che scendevano a mangiare dietro la pensione in quel paesaggio unico e indimenticabile delle Dolomiti. La“ Ca s ape rf e r i eCI F”diLa ggi oh ac hi us on e gl ia nn i’ 80,s i ape r c héi locali necessitavano di onerosi interventi di manutenzione per l ’ a de g ua me n t oa l l eno r medis i c u r e z z a ,s i ape r c hénonos t a n t el avol on t à , Li n aLe nz inone r a ,a do l t r eo t t a n t ’ a nni ,ne l l ec o nd i z i onif i s i c he per sostenere lo sforzo organizzativo di una realtà divenuta ormai molto complessa. Si spense serenamente nel 1987. 47 Per i suoi meriti era stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica e della Croce Papale. Numerosi sono gli attestati di riconoscimento e benemerenza pervenuti a Lina Lenzi da istituzioni (Sindaco di Contarina per aiuti durante l ’ a l l uv i onede lPol e s i ne ,Si n d a c od iLa ggi ope rl epr omoz i o nide l l as ua c i t t à …)ed apr i v a t i . Nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di incontrarla lei sarà s e mpr ec o s ì“ dol c eema t e r n a ,c omee r as ol i t ac ompo r t a r s ic onibi mbi de l l ec o l oni e ” . Dal diario della signora Lina: “Qual c una s ic ommuov ea una mi a carezza, forse il ricordo della mamma lontana, ed ha il viso rigato di lacrime. Allora la stringo al mio cuore, perché io sola posso c ompr e nde r ei ls uodo l or e ”. DINA BACCARINI ( - 18/5/2003) Dina proveniva da Bologna dove faceva parte del gruppo C.I.F. di San Giuseppe in cui collaborava con altre signore in diverse attività cominciando da quelle di aiuto alle famiglie e ai bambini, come la Befana, dove venivano donati fino a 70-80 pullover fatti a mano ogni anno e la colonia diurna. La colonia ospitava i bambini tutto il giorno con giochi e pranzo a Villa Bel Poggio dei Padri Cappuccini e qui Dina faceva segreteria ed assistenza. Collaborò all'organizzazione di corsi di educazione civica e al consultorio familiare UCIPEM. Sfruttando il suo senso pratico e la bella presenza era in grado di organizzare raccolte di fondi per varie necessità. L'8 marzo 1991 collaborò con i C.I.F. di Bologna e di Ravenna per l'organizzazione di una mostra di ricami, merletti e ceramiche che lei stessa riuscì a procurare. La sua grande preparazione dovuta all'impegno bolognese le ha permesso di partecipare a Roma alla stesura dello Statuto. Trasferitasi a Faenza per motivi familiari, aiutò il marito nella conduzione dell'azienda agricola dove per primi in Romagna iniziarono la coltivazione del kiwi. Fu presidente comunale del C.I.F. di Faenza dal 1978 al 1991, una presidenza lunga ed 48 impegnativa. Negli anni 70 il C.I.F. era molto attivo: gestì una scuola materna dal 1956 a dal 57 un nido attiguo alla Mangelli, primo nido privato nella nostra regione, estremamente importante per le mamme che lavoravano in fabbrica perc hég a r a n t i v al ’ a pe r t ur ape rt u t t ol ’ a r c o della giornata compreso il sabato ed i mesi festivi. Questa iniziativa fu sempre fonte di preoccupazione per Dina per gli alti costi del personale e la difficoltà di gestione economica. Dina resistette ai problemi e c on omi c if i noa l l ’ a pe r t ur ade in i dic omun a l i ;do podic he ,pr i v aa n c he de if i n a n z i a me n t ic hi us el ’ a s i l o .MaDi n aBa c c a r i ninone r at i pod a pe r de r s id’ a ni mo:de c i s ed ic o nv e r t i r el as t r ut t u r ai n un c e n t r o occupazionale per gli handicappati e così fece d’ a c c o r doc oni lc on s i g l i o comunale C.I.F. Negli anni 82-84 dà piena collaborazione al consultorio familiare diocesano e nella sede del C.I.F. accoglie il nascente Centro di accoglienza alla Vita. Nello stesso periodo il CIF partecipa alla Fondazione del Gr uppode l l ’ As s o c i a z i onediVo l on t a r i a t one l l eUn i t à Sanitarie Locali, da cui nascerà la Liberà Università degli Anziani. Ne l l ’ a n no 84-85 accetta su invito del Vescovo Mons. Bertozzi la gestione della Comunità Internazionale Studenti che ospitò 20-25 studentesse provenienti da tutti i continenti per frequentare i famosi corsi di ceramica faentini. Durante la sua presidenza Dina, anche se c o s t r e t t a ar a l l e n t a r el ’ a t t i vi t àa s s i s t e n z i a l e ,c on t i n uaar a ppr e s e n t a r ei l C.I.F. nella vita sociale e pubblica della città. Il lavoro ed il buon senso di Dina fu importante ,e può essere portato ad esempio per le dirigenti di oggi , nei confronti delle componenti del consiglio e delle aderenti che, nonostante i mutamenti delle attività imposti dalle circostanze e dai problemi economici non manifesteranno delusione o rimpianto(vedi verbali di quel tempo), ma si dichiararono gratificate per quanto avevano cercato di fare per il bene della società e delle donne. Agli inizi degli anni 90 Dina lascia la Presidenza, ma continua il suo impegno sociale nel consiglio comunale C.I.F. di Faenza e nel Consiglio Regionale, sempre con il suo innato buon senso, ma soprattutto con spirito di servizio che ha caratterizzato questa bella figura di donna. 49 LORETTA GRILLI RIDOLFI (6/12/1942- 16/3/2005) Ricordare Loretta Ridolfi è un momento molto triste in quanto ci ha lasciati il 17 marzo 2005 improvvisamente. Incontrai Loretta Grilli Ridolfi ad un convegno organizzato da “ Fa mi g l i epe ride t e n ut i–sulle carceri di Ravenna agli inizi degli anni ’ 80 ne lc o r s o de l l a mi a pr e s i de n z a pr o vi n c i a l e de l C. I . F. Fu un'occasione di conoscenza, di scambio di opinioni e di invito al C.I.F. pur sapendo che già faceva parte di diverse associazioni femminili di volontariato, come la Croce Rossa, l'Unitalsi ed altre. Loretta entrò a far parte del CIF comunale di Ravenna dove si impegnò a fondo collaborando a numerosi progetti ed invitando altre amiche a far parte dell'associazione. Donna dal carattere forte, ma di grande umanità, riuscì con il suo prezioso impegno ed il suo intenso lavoro a far sì che il Centro Italiano Femminile aumentasse sensibilmente le iscrizioni fino a raggiungere il centinaio. Loretta entrò in consiglio e così programmammo iniziative nuove sempre più importanti e per questi tempi anche coraggiose. Gli anni novanta la videro presidente comunale con progetti rivolti alle scuole elementari, medie e superiori, in particolare organizzò diversi concorsi fra cui il concorso di poesia intitolato alla prima presidente Sig. Anita Errani. Riscontriamo la sua capacità organizzativa nell'avvio di corsi di puericultura rivolti ai gi o v a n ige ni t o r i ,i nc o l l a bo r a z i one c on l ’ a s s e s s o r a t oa l l e Pol i t i c he sociali del Comune; la sua sensibilità nei confronti degli anziani si tradusse anche in incontri rivolti ai nonni. Amava particolarmente le cose belle: infatti diede molta importanza ai corsi di composizione floreale ma soprattutto di ricamo: ricamo tradizionale, punto a croce, ma la sua passione fu il ricamo Bizantino ( Bizantina Ars) ripreso dalla 1a scuola, aperta nel 1947 dal CIF e dall'Azione Cattolica a Ravenna e frequentato dalle bambine durante le vacanze estive. Loretta era piena di iniziative che affrontava con entusiasmo, e da brava dirigente era capace di trasmettere alle collaboratrici la sua voglia di operare all'interno del CIF. La ricordiamo generosa e con un senso di spiccata ospitalità: infatti la sua casa era aperta a tutte le aderenti sia per gli incontri sia per gli 50 auguri di Natale, ed inoltre era disponibile sempre soprattutto con chi non aveva mezzi che spesso aiutava con risorse proprie. Or g a n i z z òl ’ 8ma r z oi nmodod i ve r s o ,pi ùc on s onoan oid onnedi i s pi r a z i onec a t t o l i c a ,c onl aS.Me s s ac e l e br a t ad a l l ’ Ar c i ve s c ov oea l l a fine la benedizione e la distribuzione delle tessere, dando così un significato diverso alla ricorrenza. Eletta in consiglio regionale diede sempre il suo contributo e la sua disponibilità; negli ultimi due anni fece parte del consiglio di presidenza del CIF regionale a cui ha sempre partecipato con grande collaborazione e disponibilità. La sua morte improvvisa ha fatto emergere le qualità di una grande donna sia nella vita familiare che nell'impegno di volontariato. E’c ong r a n den o s t a l gi ac her i c o r d i a mo is uoic on s i g l ipr a t i c i ,i ls uo entusiasmo, la sua amicizia. MARIA BARONCELLI (1926 - 2002) Parlare di Maria Baroncelli sembra quasi farle violenza, tanto era abituata ad operare nel silenzio e nel nascondimento con uno stile di vita umile e modesto. Na t ane l1926e r ac r e s c i ut aa l l ’ o mbr ade lc a mpa nile della chiesa del To r r i onedoveès e mpr es t a t a ,d a l l ’ a dol e s c e nz af i noa g l iul t i migi o r ni della sua vita, un elemento attivo ed intraprendente, esempio quotidiano di schiettezza, di fede, di tenacia e di altruismo, instancabile animatrice e collaboratrice in tutte le iniziative. Diplomata maestra elementare, insegnò in Basilicata e nelle zone delle Ville Unite; concluse la sua carriera in Provveditorato ove fu sempre un punto di riferimento per i giovani maestri. Sposa per tanti anni, no ha avuto figli. Al l ’ i n t e r no de ido c ume nt ide lC. I . F.t r o vi a mo i lnome diMa r i a Baroncelli nel verbale del 29/10/1945 in una riunione del Comitato e delle delegate parrocchiali, (lei era presente in questo secondo ruolo). In un ’ a l t r ap a g i n adive r ba l epo c h ig i o r n ido po ,l aritroviamo presente tra 51 le signorine che si prestano per le questue a fine benefico; sempre come delegata parrocchiale. In data 23 gennaio 1946 è ancora presente ad una r i uni one de l CI F ov e“ si consegnano le tessere alle delegate parrocchiali e si pregano di includere nei loro elenchi le iscritte alle as s oc i az i oni o c ongr e gaz i o ni pe r ov v i ar ea l l ’ i n c onv e ni e nt e de i dupl i c at i ”.Ne l l ’ a d un a t ad e l11/ 12/ 46 “l a Pr e s i de nt e di c ec he è necessario fissare le date per le riunioni del CIF nelle Parrocchie; S. Maria del Tor r i on ede c i depe ri l5ge nna i opr o s s i mo ”. Come si evince dai pochi stralci di verbale riportati il C.I.F. agli esordi, quando le iscritte erano poche, si rivolgeva a tutto il mondo femminile c a t t o l i c ode l l ac i t t à ,i nq ua n t oe s s o( C. I . F. )e r a“ s o r t ope rl ’ e s i ge nz a naturale e contingente di riunire tutte le forze femminili cristiane per prepararle alla coscienza dei loro compiti sociali e muoverle ad operare per la ricostruzione morale e materiale della Patria, alla luce dei principi e v a n ge l i c i ”( 2a go s t o1945) così iniziava i suoi discorsi il Consulente don Borghi quando si recava nelle Parrocchie per fare propaganda. Ma r i aa v e v ac a pi t oa lvol ol os pi r i t o de l l ’ a s s o c i a z i oneenea ve v a condiviso immediatamente gli ideali adoperandosi al meglio nel collaborarepe rr a g gi unge r n eif i n i .Das e mpr et e s s e r a t aa l l ’ Az i one Ca t t o l i c a ,e r as t a t aun ade l l epr i mei s c r i t t ea l l ’ A. I . M. C.( As s o c i a z i one Italiana Maestri Cattolici) collaborando attivamente con i vari Presidenti, quale segretaria competente e generosa. Forse per questo motivo passarono tanti anni prima che Maria decidesse di entrare a far parte delle Ciffine, ciò avvenne solo quando il CIF decise di ritirarsi d a l l aFe de r a z i onepe rdi ve n t a r eun ’ a s s o c i a z i onea ut onoma .Un avol t a iscritta, in considerazione anche del contributo dato nelle varie iniziative d as e mp r e ,di ve nneun af i g u r ae mbl e ma t i c ape rt ut t al ’ a s s o c i a z i one . Scevra da ogni ambizione ed arrivismo, nel suo quotidiano si muoveva solo spinta da un eccesso di generosità innata. Proverbiali erano la sua puntualità, la disponibilità, la coerenza, la cocciutaggine nel portare a v a n t igl ii mpe gnipr e s i ,l ’ a s s i d ui t àaq ua l s i a s it i pod ii n c on t r o ;e r a s e mpr el apr i maa da r r i v a r eel ’ ul t i maa da n d a r evi a ,pe rs pe gne r e , semmai ce ne fosse stato bisogno, strascichi di polemica. Trovava anche il tempo per partecipare alle manifestazioni culturali della città che seguiva con attenzione dimostrando una grande vitalità intellettuale. Frequenti erano i suoi interventi durante convegni, 52 catechesi, ritiri. Aveva bisogno di chiarezza perciò nel dubbio non esitava a fare domande per le quali esigeva esaurienti risposte. Col suo carattere schivo e riservato ma determinato non ha mai ambito a posti di potere, ma ha continuamente operato, anche con sacrificio, attirando il rispetto e l ’ a mmi r a z i onedit ut t i . In occasione del 50° anniversario, il CIF di Ravenna dette alle stampe unl i b r os ul l as uas t o r i a .L’ i n i z i a t i v af uc ondi v i s a ,a n z ia ppr e z z a t ad a t ut t oi lCon s i gl i ,maq ue l l ’ a nnoi lbi l a n c i oc hi us ei nr o s s od ia l c uni mi l i on i … Maria, inoc c a s i onede l l ’ 8ma r z ode l l ’ a nnos uc c e s s i voo r g a ni z z a nd o come sempre la festa della donna nella sua Parrocchia (invitava ogni anno qualcuno a parlare del CIF) decise di acquistare 80 copie del libro per distribuirlo al posto della consueta piantina alle intervenute a l l ’ i n c on t r o .I ls uoge s t oa ve v aund upl i c es c o po ,q ue l l od if a rc o no s c e r e me gl i ol ’ a s s o c i a z i oneeq ue l l odir i mpi n g ua r ea l q ua n t ol ac a s s a … Negli ultimi 13 anni della sua vita, oltre alle visite quotidiane nel reparto on c ol og i c ode l l ’ o s pe d a l ecittadino ospitò gratuitamente nella sua casa i familiari dei malati terminali ricoverati in ospedale, che provenendo da altre città non potevano sostenere i costi di un soggiorno fuori casa. Pe rq ua l c hea n noun ama l a t t i ai n c ur a bi l el ’ h at o r me n t a t ael e ih a cercato dic omba t t e r l ac ont a n t ar a s s e gn a z i one .L’ ul t i mas uaa pp a r i z i onei n pubblico per ricevere un premio il 21 novembre 2002, giorno in cui il C.I.F. insieme ad altre 6 associazioni aveva organizzato una sfilata per beneficenza durante la quale erano stati consegnati dei premi a tre persone che si erano distinte nel sociale per il loro particolare stile di vita. Malgrado le sue precarie condizioni di salute volle essere presente per r i ng r a z i a r epe r s on a l me nt ei lC. I . F.c h el ’ a ve v as e gn a l a t a . Tutto questo è stata Maria Baroncelli con la sua schiettezza, la sua tenacia, il suo altruismo, a volte la sua durezza, la sua FEDE, fede granitica nel suo SIGNORE, fede operosa, fede che era il motore del suo amore per gli altri. 53 REGGIO EMILIA RAIMONDA MAZZINI (1911 - 1979) Una figura esile, minuta: di lei più ancora della parole, sempre misurate e garbate come tutto il suo essere, parlavano gli occhi, rivelatori di una vita interiore intensa. Si diploma maestra a Reggio Emilia dove era nata il 16 settembre 1911. Si iscrive al Magistero di Torino dove si laureerà in lettere. Nel frattempo entra in ruolo come maestra, a Viano, dove insegna dal '33 al '43, anno in cui passerà alla scuola media, entrando per la seconda volta in ruolo nel nuovo ordine di Parma nel '46, per rientrare l'anno dopo a Reggio Emilia e rimanervi fino alla pensione nel 1976, alla Scuola Media "Leonardo da Vinci". Poi la conclusione della sua vita terrena il 1° dicembre 1979. I gruppi del Vangelo videro Raimonda assidua frequentatrice: Dossetti, Lazzati, La Pira, Marconcini vi portarono la loro ricchezza. D'altro canto anche Mons. Riccò continuava l'organizzazione dell'Azione Cattolica che la vide membro convinto nell'Unione Donne e nel Movimento Laureati. Accanto all'attività professionale, non rifiuta impegni sociali e religiosi. Fu staffetta partigiana ed ebbe rapporti intensi con un'altra staffetta, Lina Cecchini, cui fu legata da grande amicizia; il 28 febbraio del '45 fu arrestata e trattenuta 3 giorni nella Villa Cucchi, adibita a prigione speciale, luogo di interrogatori e di torture. Finita la guerra e fino agli ultimi giorni, sarà sempre impegnata in attività religiose e sociali. Sarà la prima Presidente provinciale del C.I.F. rivolgendo ai bimbi soprattutto le sue ultime forze. Fu membro del Movimento Femminile D.C. e impegnata nella San Vincenzo e nell'assistenza ai carcerati. Un'anima veramente bella: ne è riprova anche la corrispondenza con La Pira donata dalla sorella alla omonima fondazione fiorentina. Nella seduta del Consiglio Comunale di Reggio Emilia del 7/12/1979, Carla Mietto Corbelli ha ricordato con significative e toccanti parole la 54 vita e l'opera di Raimonda Mazzini, donna che credeva nei valori veri: la libertà, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà fra gli uomini. Raimonda Mazzini è stata maestra vera: con la sua vita, con la sua fede, con la sua mitezza schiva, con la sua forza di carattere, con il suo impegno civico ed umano CARLA VISTOSI (1913 - 1983) Carla Vistosi venne a Reggio, dalla vicina Modena, nel 1920. La sua famiglia presto si affermò nella nostra città: papà e mamma furono figure ben note quali insegnanti negli Istituti superiori. Carla, nata l'11 aprile 1913, conseguì la laurea in lettere nel 1935 presso l'Università di Bologna. Seguendo le orme dei genitori, iniziò giovanissima l'insegnamento nelle scuole di Stato. Se una doverosa sottolineatura va fatta per le sue eccellenti doti di docente, indubbiamente va ricordato ed evidenziato il suo servizio offerto alla Chiesa e alla società: un servizio silenzioso, costante, forte e non anche puntiglioso. Carla Vistosi va ricordata soprattutto come presidente del Centro Italiano Femminile per la provincia di Reggio Emilia. Succeduta alla indimenticabile professoressa Raimonda Mazzini, guidò l'Associazione sia come movimento ecclesiale, sia come movimento civico, intesa a valorizzare l'attività delle donne cattoliche nel campo sociale. Ella seppe superare con grande attenzione e sensibilità le non poche difficoltà che negli anni intensi del dopo guerra si frapponevano nel quadro di un vivace scontro ideologico e politico. Seppure da una modesta e ristretta sede provinciale, in cui il C.I.F. risiedeva, unitamente ad un valido Consiglio che raccoglieva i nomi più di spicco del mondo femminile cattolico (Bergonzi, Mazzini, Bonezzi, Saracchi, Panciroli, Nasi, ed altre), guidato da quel dotto Sacerdote che fu Mons. Igino Gori, Carla Vistosi portò avanti con metodo e naturalezza un piano di lavoro che ebbe tappe e momenti straordinari. 55 All'attività normale e di presenza cattolica nel settore della pubblica assistenza - in particolare rivolta ai disoccupati, alle mondariso, ecc. realizzò un piano straordinario di sensibilizzazione per il sostegno delle scuole materne della montagna, fondandone una -quale scuola modelloa Regina Pacis in gestione diretta. Il ciclo di assistenza ed educazione ai minori continuava nel periodo estivo con la gestione di colonie a Pinarella di Cervia per bimbi e giovanetti, nei doposcuola, nei corsi popolari. Anche gli adulti erano oggetto delle sue cure. L'attenzione del C.I.F. si rivolse in modo particolare alla periferia cittadina, verso cioè quelli agglomerati nati nel periodo prebellico e ampliatisi a dismisura negli anni cinquanta. E perché non provvederli di una Chiesa? Perché non ricercare un momento aggregante per tante famiglie? La professoressa Carla Vistosi, fervente e convinta cattolica, a nome del C.I.F. offrì - con enormi sacrifici - alla diocesi due Chiese, modeste ma sufficientemente capaci a dare una risposta alle attese della popolazione. Nacquero così le Chiese di S. Giuseppe al Migliolungo e della Sacra Famiglia alla Roncina. Carla Vistosi, infine, dimostrò la sua spiccata sensibilità verso i problemi sociali quale consigliere dell'Ente Comunale di assistenza, attraverso una presenza costante, battagliera, irriducibile, nelle case di riposo. Fu insignita dell'onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica. Con estrema delicatezza lasciò gradualmente il servizio attivo per riversare attente cure alla propria famiglia. Il giorno 29 aprile 1983 chiuse la sua intensa giornata terrena. La sua fu una vita di continua testimonianza cristiana, nobilmente espressa per dirittura morale, decisa volontà di azione, particolarmente attenta alle necessità degli ultimi. 56 VALENTINA SARACCHI (Presidente C.I.F. dal 1958 al 1968) Di famiglia nobile e benestante si è sempre preoccupata degli altri svolgendo un intenso servizio in campo ecclesiale e scolastico, nel ruolo di presidente del Consiglio di amministrazione della Scuola Professionale Femminile di Stato dall'1/10/47, poi nel ruolo di Commissaria Governativa in rappresentanza del Ministero della Pubblica Istruzione e Presidente della stessa scuola sino all'entrata in vigore dei decreti delegati. Il suo intelligente e prezioso servizio è stato riconosciuto dal Ministero della P.I. con il conferimento della Commenda al merito della Repubblica. Valentina fin dal 1945, gli anni difficili della ricostruzione, ha svolto un ruolo importante per molti anni nel C.I.F. a fianco della prima Presidente provinciale Raimonda Mazzini, Carla Vistosi e Lina Cecchini. Ne è stata consigliere poi vice presidente provinciale e dal 1958 Presidente provinciale a Reggio Emilia per circa 10 anni. Valentina nella sua funzione di dirigente C.I.F. si è impegnata per la gestione di asili, refettori, colonie e soggiorni estivi; ha promosso corsi culturali e di istruzione professionale per adulti e genitori, offrendo assistenza per le mondariso e i disoccupati. All'interno del C.I.F. ha saputo manifestare le sue notevolissime capacità sia nella riflessione e nella elaborazione dei programmi e delle linee direttrici dell'associazione. Fu appassionata e attivissima dirigente anche della Conferenza Femminile di San Vincenzo, dell'Azione Cattolica, dell'Unitalsi, della Mensa del Vescovo: per la sua generosa attività le fu assegnata la Croce "Pro Ecclesia et Pontifice". 57 EZIA ANNOVAZZI BONEZZI (1908 - 1983) Nata a Reggio Emilia si trasferisce a Parma ove si sposa. Nel '44-45 partecipa alla resistenza. Nel '46 si costituiscono in città le ACLI ed in seguito il C.I.F. di cui è una delle fondatrici. Divenne consigliera comunale di Reggio Emilia per tre legislature e arricchì il Consiglio comunale forte dei suoi principi e sempre con grande serenità: infatti Ezia portava nella politica l'esperienza di un servizio vissuto nel mondo femminile quale consigliera del C.I.F. di esperienza nelle Conferenze di San Vincenzo e nell'Unitalsi. La ricordiamo insieme con tante altre vigorose figure di donne che dalla partecipazione al Centro Italiano Femminile e dalla loro forte spiritualità, hanno tratto linfa per assumersi le proprie responsabilità in campo civile, ivi compreso quello politico come fece Ezia che seppe contemperare fede ed impegno sociale. ANNA NASI FRANZONI (1915 - 2000) Anna rimasta vedova giovanissima con una bimba di pochi mesi ebbe la capacità, pur fra molte difficoltà, di mettersi a disposizione del Centro Italiano Femminile di cui ebbe, per alcuni anni, la direzione. Dalla collaborazione del C.I.F. e dell'Azione Cattolica di cui fu presidente diocesana, nacquero gli indimenticabili campeggi estivi di Bezzecca per le giovani lavoratrici, mostrando così la sua apertura ai problemi sociali e delle giovani. Visse l'universalità della Chiesa, sentendosi cittadina del mondo, anche quando una grave malattia la costrinse in casa ed ebbe il privilegio di avere il Signore in una stanza trasformata in cappella, in cui Anna concludeva la sua giornata insieme a tante persone che si alternavano nella sua casa per ricevere e dare un aiuto. La morte l'ha colta nel sonno per un felice risveglio nella casa del Padre. 58 S.MARTINO IN RIO GINA MENOZZI (1904 - 1988) Gina fu una maestra che tutti ancora oggi ricordano, proveniva da una famiglia contadina e aveva 2 sorelle e 5 fratelli. Pur di salute precaria divenne maestra sempre attiva, tenace, instancabile e anche in pensione continuò ad interessarsi della scuola e ad aiutare i bimbi in difficoltà. A S. Martino in Rio ebbe un ruolo importante nel Centro Italiano Femminile e in Parrocchia, aiutando gli altri. Chi la ricorda ancora oggi ha memoria dell'importante lavoro che ha svolto nella nostra comunità di S. Martino in Rio. 59 IL C.I.F. IN EMILIA ROMAGNA Presidente Regionale Vice Presidenti Laura Serantoni Maddalena Babina Edda Guerrini Consulente Ecclesiale Emilia Romagna Padre Giorgio Finotti Ordine Padri Filippini Presidenti Provinciali Bologna Ferrara Valeria Busani Rosalba Penna Forlì Modena Roberta Brunazzi A. Maria Chiarozzo Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia A. Maria Torti Maria Bonelli Rita Ponseggi Vanna Gualdi Presidenti Comunali Bologna Castel S. Pietro T. Lizzano in Belvedere Medicina Monghidoro Monte S. Pietro S. Giovanni in Persicelo S. Giorgio di Piano Comacchio Ferrara Forlì S. Maria N. di Bertinoro Dovadola Gaetana Miglioli Cristina Ghirardelli Liliana Bertacchi Vai Rosa Irene Colizzi Angela Commissari Santi Ersilia Rovetto Luisa Fantoni Montori Franca Fini Mirka Cavalieri Maria Chiara Annunziata Marisa Franceschelli Clotilde Battista Maria Ravaglioli 60 S. Sofia Predappio Modena Vignola Carpi Parma Sissa Fornovo di Taro Fidenza Piacenza Po n t i c e l l id ’ Ongi n a Fi o r e n z uol ad ’ Ar d a Rovereto di Cadeo Podenzano Ravenna Alfonsine Bagnacavallo Fusignano Lugo Solarolo S. Martino in Rio Emma Lombardi M. Teresa Pazzi Laura Vaccai Marina Badiali Nadia Lodi Gherardi M. Giovanna Neri Erminia Bizzi Angela Riva Mora Maria Chiari Giuseppina Schiavi Renza Puggini Rita Montesissa Alessandra Dutto Nicoletta Bottazzi Rinda Alessandra Salerno Zuffa M. Elisabetta Ancarani Bruna Liverani Falco Enrichetta Tassinari Loris Montanari Francesca Errani Vanna Gualdi Bondavalli 61 C.I.F. BOLOGNA Via Del Monte, 5 40126 Bologna tel e fax 051/233103 e-mail: [email protected] C.I.F. PARMA P.zza Duomo, 3 43100 Parma tel e fax 0521/230308 e-mail: [email protected] C.I.F. FERRARA Via Savonarola, 26 44100 Ferrara tel e fax 0532/209238 e-mail: [email protected] C.I.F. PIACENZA Via S. Giovanni, 5 29100 Piacenza tel 0532/320861 e-mail: [email protected] C.I.F. FORLI' Corso Garibaldi, 60 47100 Forlì tel e fax 0543/33167 e-mail: [email protected] C.I.F. RAVENNA Via S. Agata,38 48100 Ravenna tel 0544/212873 e-mail: [email protected] C.I.F. MODENA Via Servi, 18 41100 Modena tel 059/223086 C.I.F. REGGIO EMILIA C/O Vanna Gualdi Bondavalli Via A. Moro, 12 42018 S. Martino in Rio (RE) e-mail;[email protected] 62 SI RINGRAZIA LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA PER IL CONTRIBUTO EROGATO ALL'INIZIATIVA