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figure significative di donne del cif in emilia

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figure significative di donne del cif in emilia
CENTRO ITALIANO FEMMINILE REGIONE
EMILIA ROMAGNA
Celebrazione 60° anniversario
(1945-2005)
FIGURE SIGNIFICATIVE DI DONNE
DEL CENTRO ITALIANO FEMMINILE IN
EMILIA ROMAGNA
Bologna 22 ottobre 2005
Enti Patrocinatori
PROVINCIA DI BOLOGNA
COMUNE DI BOLOGNA
2
La raccolta delle biografie è a cura di
Laura Serantoni
Impaginazione di Cristina Cenni
Si ringraziano le Presidenti Provinciali e Comunali
per la collaborazione
3
4
SOMMARIO
Presentazione
pag.
7
Bologna
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9
Ferrara
"
18
Forlì
"
22
Modena
"
33
Parma
"
40
Piacenza
"
42
Ravenna
"
45
Reggio Emilia
"
56
S. Martino in Rio
"
61
Il C.I.F. in Emilia Romagna
"
62
Biografie donne C.I.F. di:
5
6
Grazie a te donna, per il fatto stesso
che sei donna! Con la percezione
che è propria della tua femminilità
tu arricchisci la comprensione del
mondo
e contribuisci alla piena verità nei
rapporti umani
(Lettera alle donne di Giovanni
Paolo II, n.2,1995)
Presentazione
In occasione della celebrazione del 60° anno di vita del
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voluto rendere omaggio a donne della nostra regione, spesso
sconosciute e dimenticate, che hanno operato in questi 60 anni
e ci hanno già lasciato, presentando le biografie di donne che
hanno operato, fin dal lontano 1945, nel Centro Italiano
femminile perseguendo sempre le stesse finalità, con la stessa
matrice cristiana per contribuire alla costruzione di una
democrazia solidale.
Sono magnifici profili di donne che hanno scritto
pagine gloriose della nostra storia: donne di spicco nelle loro
comunità, ma anche umili donne che hanno lavorato con
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Pubblica Istruzione, alla ricostruzione del paese, migliorando
la vita di coloro che vivevano nella nostra Regione ed hanno
gestito colonie, asili, consultori, promosso aiuti ai reduci di
guerra, agli anziani, agli handicappati, corsi di
alfabetizzazione ed altri.
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personalità, la vita delle aderenti al CIF che da Piacenza a
Forlì hanno fatto la storia della nostra Associazione e la
lettura di questo testo ci aiuterà a scoprire un agire intuitivo,
ma concreto permeato di spirito cristiano, di amore per gli
altri .
La memoria di queste donne che ci sono state segnalate
dalle Presidenti Provinciali, che ringraziamo per la preziosa
collaborazione
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donne di oggi che agiscono , come agli albori , a livello
culturale, politico e civile , secondo i bisogni del territorio e
sempre orientate alla costruzione di rapporti di promozione
umana, giustizia e pace.
Una storia che continua con slancio rinnovato e che
trae forza dagli insegnamenti del Magistero della Chiesa.
Laura Serantoni
Presidente regionale CIF Emilia Romagna
Bologna 22 ottobre 2005
8
BOLOGNA
Lettera ad Anna Maria
Bologna, 6 giugno 1999
Cara Anna,
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scritti e fotografie, figure di donne notevoli per la loro testimonianza
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Condividendo questa idea vi ho già indicato i nominativi di alcune
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opera scaturita da un cristianesimo vissuto pienamente e profondamente.
Tuttavia, come già accennai a voce, rimane ancora da scrivere la
testimonianza comunitaria delle donne di ogni epoca ma specialmente
del nostro secolo; è una storia anonima, è la storia delle donne che, nate
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adi due grandi guerre che
penetrarono nelle loro case e, con la distruzione ed i lutti, cambiarono
radicalmente la loro vita e le stimolarono a farsi carico, non solo delle
loro famiglie, ma anche della sopravvivenza della gente dei loro paesi.
Con intelligenza attenta alle necessità reali delle creature, esse seppero,
pur nel dolore sopportato con dignità, provvedere al fabbisogno col loro
lavoro, anche extra casalingo.
Con grande coraggio affrontarono anche compiti nuovi, come
richiedevano lo sviluppo economici sociale post-bellico ed il salto di
qualità della vita nei vari decenni del XX secolo: un salto che non è
paragonabile al ritmo delle epoche precedenti.
Questi riferimenti, in qualche modo, possono riguardare le donne
europee in genere, ma emergono specialmente dalla riflessione sugli
eventi del XX secolo nella nostra terra emiliana-romagnola, con
particolare riguardo alle donne cristiane: quelle, ad esempio, che al
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ma efficiente, ai fuggiaschi ed ai perseguitati, anche a rischio della vita,
alimentarono il coraggio con la loro fede e la loro speranza in un
domani migliore che contribuirono efficacemente a ricostruire.
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Penso in particolare ad alcuni aspetti che mi sono noti perché ho vissuto
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erano impegnate in vari campi, tra cui il lavoro agricolo.
Ci fu un momento cruciale quando si operò la trasformazione nella
pianura padana del bracciantato soggetto al totalitarismo del
comunismo, alla libera cooperazione dei lavoratori e lavoratrici della
terra. Le lavoratrici contribuirono in prima linea e, nella libertà, si fondò
una istituzione che dette volto nuovo ai paesi.
Anche in altri settori della produzione le donne superarono la povertà e
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libera cooperazione ed una qualificazione professionale adeguata: così
sorsero le cooperative delle materassaie, delle pantalonaie, delle
magliaie, ecc. il cui prodotto, talora assai fine, poteva affrontare il
mercato; il vantaggio non fu solo economico, ma anche sociale, perché
la libera cooperazione irradiò lo spirito di condivisione e di solidarietà.
Quale fu la sorgente di tutto ciò? Certamente una vita alimentata dalle
radici cristiane della nostra gente e manifestata, in modo semplice ma
aperto e coraggioso, dalle donne.
Recentemente, al Convegno Nazionale della Pastorale del Lavoro a
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ricordiamo la preziosa testimonianza di molte donne della nostra terra.
Questa storia è in gran parte anonima, certo i mass-media non
diffondono questo tipo di donna, ma è proprio per questo che ricordarla
è un atto di giustizia.
Tracciando le linee più segnate dalla presenza positiva delle donne nel
nostro paese non posso dimenticare quelle che dedicarono i loro anni
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rudimenti del sapere, le regole di vita che furono tramandate per
generazioni, pur attraverso le crisi di una vita civile spesso scossa da
profonde lotte ideologiche e da guerre cruente.
10
Ho citato i valori espressi da molte donne impegnate nel lavoro extra
casalingo, ma con ciò non intendo lasciare in ombra le donne che sono
state assorbite a tempo pieno dalla loro attività in casa, sia come sorelle,
sia come madri e nonne: di queste poi vorrei fare particolare memoria:
se le nostre madri testimoniarono la loro forz
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madri due volte.
Forse la loro prima maternità coincise con gli anni della seconda guerra
mondiale, oppure con gli anni duri della ricostruzione, si protrasse nei
sacrifici per dare ai figli una vita migliore per formazione e dignità
sociale, ma il loro compito non era concluso ed una nuova maternità si
dischiuse quando a loro furono affidati i piccoli nati dalle figlie,
lavoratrici a tempo pieno.
Questa seconda maternità delle nonne, alla fine di questo millennio,
meriterebbe una pagina di storia tutta speciale, tanto è ricca dei valori
più genuini della nostra tradizione italiana, che è quella scaturita dalle
radici del Vangelo: fedeltà, amore, dedizione senza limiti. Ed è proprio a
questi valori che il C.I.F. vuol dare rilievo nella mostra che sta
preparando.
CONCLUSIONE: Penso che il CIF di Bologna prospettando le
immagini di spicco di singole donne, sullo sfondo della memoria
comunitaria che ho tentato di tracciare per sommi capi, darà anche
maggior rilievo alle figure più rappresentative, che saranno comprese
anche meglio dalle giovani generazioni, a cui vale la pena di tramandare
la memoria storica.
Il nuovo lavoro del CIF di Bologna mostrerà così quantol
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delle donne, nella nostra terra, nel nostro secolo; non esprimerà un vanto
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Margherita Rossini
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MARGHERITA ROSSINI
(Faenza 29/4/1910 –Bologna 24/6/2005)
Nata a Faenza e cresciuta a Rimini, frequentò dal 1929 al 1933
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fraternità cristiana, che doveva tradursi in opere di solidarietà.
Soggiornò ad Oxford per preparare la tesi di laurea e dal 1934 divenne
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letteratura inglese nei licei della Romagna e, dopo la guerra, a Bologna,
in particolare al Liceo Minghetti dal 1946 al 1975.
Il suo impegno nel campo educativo la portò, appena finita la guerra, a
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ospedali e delle domestiche da istruire. Ancora all'immediato
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la presenza delle donne nella vita pubblica orientata socialmente alle
idee di libertà e democrazia, scaturite dal mondo cattolico. La giovanile
adesione alla FUCI proseguì poi nel Movimento Laureati di AC, e così
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Conferenza di S. Vincenzo.
Se negli ultimi anni della sua lunga vita il suo impegno pubblico dovette
cessare, il suo animo lieto e forte nella fede e la sua lucidità di analisi e
di giudizio rimasero non di meno un punto di riferimento per i tanti che
la conobbero ed ebbero in dono la sua amicizia. Non cercò cariche
pubbliche, impegnò i doni che il Signore le aveva dato con spirito di
servizio. Fu donna secondo lo Spirito nella sequela del Signore per
questo apprezzata e stimata.
12
ANNITA LENZI
(1904-1992)
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Bolognese. Tratto essenziale della figura di Annita Lenzi. è stato
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familiari –in particolari ai nipoti- ed ai fratelli di fede e di azione sociale
nel Centro Italiano femminile, nelle ACLI, nel Movimento Cristiano
Lavoratori ed in altri raggruppamenti associativi fra cui il sindacato
CISL e poi fu molto attiva nella Democrazia Cristiana.
Fin dal dopoguerra aderì al Centro Italiano Femminile bolognese dando
un contributo di attenzione ai bambini più poveri ed aiutando a
programmare con grande intelligenza ed intuito iniziative a favore dei
più deboli nel gruppo che si era formato presso la Chiesa di San
Giuseppe a Bologna.. Fu una delle prime volontarie del CIF a
frequentare i giovanide
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un consiglio e molti convertì alla fede.
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poche donne che partecipava senza timori , ma forte dei suoi principi, ai
dibattiti che cominciavano ad esserci nella nuova democrazia,
intervenendo sulla tutela dei diritti, sulla dignità delle persone credendo
fortemente nella libertà e nella solidarietà e questo fece per tutta la sua
vita senza remore. Ancorata alla storia del suo vissuto era capace di
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suo luogo di lavoro). Fu inviata negli Stati Uniti con una delegazione
sindacale e questo fu un profondo riconoscimento per Annita,
soprattutto come donna.
13
Ebbe poi responsabilità associative nel Movimento Cristiano Lavoratori
in vari settori: movimento femminile, nuclei aziendali, circoli,
cooperazione, assistenza.
Ultimamente era membro del Consiglio Direttivo Anziani del M.C.L:
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La sua presenza immancabile agli incontri, ai convegni di tante
associazioni la portava ad esprimere il suo interesse vivo che portava ai
problemi sociali, alle vicende del paese, ai giovani: Il suo costante
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figure femminili bolognesi ormai scomparse, ma non dimenticate che
tanto ci donarono.
DOLORES DAL FIUME ASTUTO
(1890 - 1954)
Nacque a Napoli da Giuseppe Astuto e Maria Castrone e nel 1918 andò
sposa all'Ing. Ugo Dal Fiume. Morì a Bologna il 30.12.54 dopo una vita
piena di avvenimenti vissuta da protagonista, dei quali mai parlava.
La sorella monaca domenicana di clausura in una lettera scritta dopo la
morte diceva "così buona, così semplice, così comprensiva, anche nei
suoi silenzi, anzi proprio specialmente allora".
Sin dalla più giovane età si distinse per il salvataggio in mare di una
persona che rischiava di annegare; questo le valse nel 1907 una
Medaglia al Valore Civile. Durante la guerra 1915-18, alla quale prese
parte come volontaria di Croce Rossa nelle ambulanze da campo sui
fronti di battaglia, meritò più di una decorazione al Valore Militare.
Per la sua posizione antifascista ed il rifiuto, assieme al marito, della
tessera e del distintivo subì discriminazioni ed addirittura fu
imprigionata per 35 giorni. Anche in quel caso - come testimoniato dalla
superiora delle suore addette alla sezione femminile del carcere - non
14
mancava di mostrare il suo coraggio, la sua serenità e l'aiuto che in
quelle difficili circostanze rivolgeva alle altre recluse.
Nel dopoguerra non solo perdonò, ma aiutò concretamente chi l'aveva
perseguitata ed impegnò le sue energie e capacità nelle associazioni
cattoliche. Fu dal 1945 la prima Presidente del C.I.F. di Bologna.
IOLE GORDINI PIANA
(-1995)
Iole Gordini sposa negli anni '50 il Sig. Giampietro Piana, entrando così
a pieno titolo a far parte della ditta omonima sita nella cittadina di
Castel San PietroTerme (Bo), accanto all'abitazione di famiglia.
Inizialmente l'azienda, sorta all'inizio del secolo, produceva miele; in
seguito alla conduzione di questa da parte dei quattro figli di Giampietro
Piana, morto prematuramente, la ditta si specializza nella riproduzione
di api regine finalizzata alla produzione di pappa reale.
Intorno agli anni '60 la signora Iole "testa sulla propria pelle"
l'inserimento della pappa reale nei prodotti cosmetici, l'intuizione di
coniugare e legare la bellezza della pelle alla sua salute fu dunque tutta
femminile e fu ad essa che si deve la nascita della nuova Casa Royalbel.
Prima del 1970, in neanche sette anni, si susseguono le sue quattro
maternità, i bambini crescono sotto gli occhi vigili della madre ma
anche delle persone del paese che vivevano il lavoro in familiarità;
benché, visto il suo ininterrotto affiancarsi al marito in azienda, vi fosse
anche una "dada" fidata in casa, tutto quanto concerneva
l'alimentazione, la preparazione dei pasti, l'educazione dei figli, restava
e doveva restare di sua esclusiva pertinenza. I pasti in famiglia erano il
momento ideale per riprendere il dialogo di lavoro con il marito ma
soprattutto nel quale tutta la famiglia si riuniva e i figli avevano la
possibilità di essere seguiti, vigilati e, se necessario, ripresi.
La sua vita, in quel periodo, contemplava alzate di buon mattino, il
lavoro accanto al marito, le favole raccontate al più piccolo dei suoi figli
per farlo mangiare, le conversazioni dopo cena, l'attenzione al percorso
scolastico dei figli; una volta cresciuti la signora Iole si permise di
15
dedicarsi meno all'attività lavorativa e alla cura dei figli e di indirizzare
le sue immutate energie all'esterno.
Prese parte, quindi, sempre più frequentemente a pellegrinaggi con
associazioni o con la Parrocchia, possibilmente affiancandosi al marito,
che ha sempre condiviso il suo cammino di fede. È stata presidente del
"Comitato Femminile di Santa Clelia", ha dato un notevolissimo
contributo di energie, tempo, competenze ancora prima che finanziario
alla sua Parrocchia: priorato, Consiglio Pastorale, C.I.F., di cui ha fatto
parte come consigliera fino al sopraggiungere della sua malattia, a causa
della quale la sua presenza alle riunioni si assottigliò, a differenza del
suo interesse per le iniziative dell'associazione, che non venne mai
meno.
Il marito fu il primo ad ammalarsi, serena, forte e costante fu la sua
presenza accanto a lui nelle lunghe degenze in ospedale, fino alla fine;
dopo pochi mesi, nell'autunno del '95, fu lei ad ammalarsi. Attorno a lei
i familiari e tanti amici, ai figli ha trasmesso questo: "adattarsi alle
difficoltà e non disperare più del necessario". Vivendo e testimoniando
questo atteggiamento mentale e questa attitudine dello spirito fino alla
conclusione della propria vita, si può dire che la sua serenità e il suo
abbandono fiducioso in Dio, imprescindibili l'una dell'altro, non
l'abbandonarono mai.
LUISA BERTUCELLI BERTINI
( 1919 - 2002)
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Parallelamente, portava avanti il lavoro come insegnante nei corsi
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delle prime attive socie, specie nei cineforum e nei Corsi di Educazione
per Adulti. In campo politico militò nella DC ed in particolare nel
Movimento Femminile del partito, del quale era stata vice-delegata e poi
presidente provinciale. Vedova di Guerra, si era anche impegnata molto
per la relativa Associazione, ottenendo per la sede di Bologna, la
suggestiva Villa Aldini quale Sacrario per le vittime di Guerra.
Si è spenta improvvisamente nella sua casa di Bologna, dopo altre
feconde giornate impegnate ad allestire ed illustrare ai numerosi
visitatori una Mostra di pizzi a Tombolo, esposta a fine aprile scorso
nella prestigiosa Sala delle Putte del complesso storico del Baraccano.
Questa sua ulteriore passione, alla quale si è potuta dedicare in
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a vista non solo artefice di
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Ricamo del CIF di Bologna, ove ancora vengono salvaguardate e
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chiamata mentre ancora lavorava con ago e forbici, nel suo ambiente
familiare. I due figli, le loro famiglie e tutte le amiche del C.I.F.
bolognese rimpiangono una donna sincera, generosa e vivace, dal
temperamento di artista, che si è sempre impegnata con ardore sia nella
famiglia, sia nel lavoro, sia nella vita culturale e politica del suo paese.
17
FERRARA
AUDREY COLLETT DELFINI
(1904 –1989)
Il suo nome era Audrey. Gli abitanti di Sabbioncello la chiamavano
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di riverente affetto e riconoscenza per quanto della sua vita dedicava ai
bambini, alle giovani mamme, alle famiglie.
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diploma di contabile, aveva scelto di dedicarsi alla danza classica, sua
grande passione praticata fin da bambina e ben presto fu inserita nel
corpo di ballo della scuola che doveva svolgere una tourné nelle
principali città europee. Dopo Parigi, Berlino, Amsterdam, la piccola
ragazza dai capelli rossi, arrivò a Bologna dove conobbe il suo Max,
unico grande amore della sua vita, ancora studente di medicina. Dopo
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e lasciare il suo amore, o rimanere, sposarsi e tagliare tutti i ponti col
passato. Fece la scelta più coraggiosa, rimase in Italia lasciandosi alle
spalle fratelli, amici, legami che avrebbe riallacciato solo molti anni
dopo.
Sfollata a Sabbioncello con le sue due bambine, durante la guerra si
prodigò per soccorrere le famiglie colpite dai bombardamenti. Dopo
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lavorando a Ferrara come interprete presso il governo alleato, riuscì a
salvare la vita a diverse persone compromesse con il fascismo, spesso
accusate ingiustamente.
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aniente, bisognava lottare tutti
i giorni per far quadrare il misero bilancio familiare, per procurare il
minimo necessario. Nonostante le difficoltà personali, Audrey trovava il
tempo per occuparsi degli altri e con i pochi mezzi racimolati in giro,
riusciva ad organizzare feste, giochi, spettacoli a cui partecipava tutta la
comunità paesana.
18
Ben presto però capì che da sola avrebbe fatto troppo poco, perciò si
iscrisse al CIF di Ferrara ottenendo aiuto e collaborazione. In quel
periodo nacque anche una vera, profonda amicizia con la Presidente
Luisa Giorgi e in seguito con la Sig. Cocchi. In tutti i paesi della
provincia stavano nascendo le sezioni del CIF e così nel giro di un anno
anche Sabbioncello, paesino di ottocento abitanti ebbe la sua sezione
con ben sessanta iscritte che, insieme alla dinamica Presidente,
iniziarono numerose attività di assistenza ai poveri e di aiuto alla
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e delle donne del C.I.F. contagiava tutto il paese e le iniziative si
susseguivano con regolarità: rappresentazioni teatrali, giochi a premi a
Pasqua, recite e doni davanti al grande presepe a Natale, e numerose
allegre gite in pullman a Venezia, a Redipuglia e Trieste, a Monteberico,
a Portovenere e La Spezia, a Firenze, a Roma.
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dalla fantasia e dalla creatività della Signora Audrey. Ma lei voleva
anche curarli quei bambini a rischio di denutrizione o di rachitismo, a
volte di tubercolosi e perciò si faceva regalare latte fresco che tutti
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migliorare la salute dei bambini decise di organizzare le cure
elioterapiche: fece rovesciare nel cortile della scuola due camion di
sabbia ottenuti in regalo, chiese i soldi alle famiglie benestanti per
comprare cinquanta piccoli sdrai, così i bimbi potevano giocare e
riposare al sole divertendosi come al mare che non avevano mai visto. E
non mancava nemmeno un pratico impianto di docce calde ottenute
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Nel frattempo, fedele alla sua passione per la danza, organizzava a
Copparo memorabili spettacoli musicali rappresentati con successo in
vari teatri della provincia. Le ragazze di allora, oggi sessantenni,
19
ricordano quel periodo come un bellissimo momento di svago e
spensieratezza, anche se lo scopo fondamentale era quello di raccogliere
denaro per costruire la scuola materna.
In quel periodo, a seguito dei numerosi incidenti occorsi ai bimbi
piccolissimi che le mamme, non avendo altra scelta, dovevano lasciare a
casa incustoditi o affidati ai fratelli più grandi, Audrey cominciò a
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cadendo, avvelenandosi con la varechina o manipolando residuati bellici
trovati nei campi.
Un giorno, un ennesimo incidente, quella volta mortale, sconvolse tutto
il paese: Gardenia, una bellissima bambina di tre anni era rimasta
schiacciata sotto il peso di una lastra di marmo scivolata nel cortile di
casa. Il giorno del funerale, troppo sconvolta per partecipare, Audrey
guardava dalla finestra le sue figlie che, in processione, portavano la
piccola bara bianca sulla strada del camposanto; piangendo, si mise in
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sarebbe morto per qualche banale incidente.
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Nello stesso periodo, veniva realizzata la Riforma fondiaria ed a tutte le
famiglie più numerose e più povere, segnalate da Audrey,
indipendentemente dal colore politico, fu assegnata una casa nuova e un
appezzamento di terra da coltivare.
20
Intanto, in poco tempo e con tanto aiuto da parte delle donne del CIF
che mobilitarono mariti e figli per i lavori di rifinitura, in particolare
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le suore Orsoline, ma dalla casa Madre di Verona era giunto un netto
diniego.
Audrey non si diede per vinta: doveva avere le suore. Andò subito a
Verona in ritiro presso la Casa Madre di S. Orsola e non venne via
finché non ebbe ottenuto dalla Madre Generale la promessa che il suo
asilo avrebbe avuto le Orsoline.
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Nella saletta da pranzo del nuovo asilo, venne servito al Ministro Medici
un impeccabile tè inglese con biscotti di pastafrolla.
Da quel giorno la vita del piccolo paese cambiò, tutti i bambini erano
accolti gratuitamente nella moderna struttura scolastica, mentre le
mamme potevano andare a lavorare in tutta tranquillità.
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bambini di allora, quelli tanto amati dalla Sgnor Odri.
Negli anni sessanta, Audrey fu eletta, unica donna, consigliere del
Comune di Copparo e fondò a Ferrara il C.I.D.D. (Comitato Italiano
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professionali ed un laboratorio di maglieria per avviare al lavoro le
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cure dei numerosi nipotini. Nel mese di maggio del 1989, una settimana
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regalò una corona del rosario come riconoscimento di una vita dedicata
agli altri.
21
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JOLANDA BALDASSARI
(1902 –1986)
Solo la fede può dare, in certi momenti terribilmente umani, la forza di
restare in piedi stringendo il cuore che sanguina; solo Dio ha il potere
di fare inginocchiare, per adorarlo in un pianto che è preghiera: sono
parole di Jolanda Baldassari figura importante per il mondo cattolico
forlivese perché ha speso la sua esistenza tra impegno pubblico e
meditazione, adoperandosi in molteplici iniziative, per la formazione
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Nata da una famiglia di piccolo proprietari, fu educata nella fede
cattolica e frequentò la parrocchia dei Cappuccini, dove ebbe come
direttore spirituale don Tommaso Morgagni, un sacerdote che seppe
trasformare una parrocchia periferica in un centro di attività catechistica
e ricreativa di primaria importanza per la città. Tra le tante iniziative il
sacerdote aveva istituito nel 1919 un circolo giovanile femminile di
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cammino di ascesi, ne divenne la prima Presidente. Già durante la
guerra del 1915-18 aveva dimostrato di aderire con spirito di apostolato
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maestra, meta importante per una giovane donna agli inizi del
Novecento. Ricordando quegli anni Jolanda scrive “Siv
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comunione fraterna per la stessa fede: pregando, volendoci bene,
partecipando alle iniziative religiose, culturali ec
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quando fu nominata Presidente diocesana, carica che mantenne dal 1919
al 1936, facendo parte anche del Consiglio Superiore della Gioventù
Femminile (G.F. di A.C.), sotto la presidenza di Armida Barelli.
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esaltare le sue capacità e rafforzare le sue energie, in una tensione verso
la santità, che così definisce, parlando della cara amica Wiera Francia:
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Propagandare i principi e i programmi della G.F., fondare nuovi circoli,
coordinarli per coinvolgerli nelle giornate diocesane, nelle adunanze, nei
ritiri spirituali, nelle lezioni per vivere con consapevolezza anche
culturale il proprio tempo, fu il modo concreto di Jolanda Baldassari per
vivere con coerenza i valori cristiani. La sua capacità di organizzatrice
di molte iniziative, tra le quali vanno ricordate la formazione dei
Fanciulli Cattolici, la gara catechistica, la giornata della madre e delle
donne, e alimentata da una spiritualità che si arricchisce attraverso “un
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spirito intimamente religioso, ben individuando la differenza tra
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cristiano si china nelle miserie e ha per il fratello che soffre gesti di
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di vivere nel servizio ai bisognosi, desiderosa di addentrarsi dentro il
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impegni concreti che assumono la forma della preghiera attiva:
assistenza sociale e religiosa agli operai, anche in fabbrica; accoglienza
e ritrovo per le collaboratrici domestiche; aiuto ai poveri di passaggio;
catechismo nelle zone di periferia dove mancavano le chiese. Jolanda si
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dove vi era un forte atteggiamento ostile o di indifferenza verso la
Chiesa. Queste iniziative erano inverate attraverso la preghiera e
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presso la chiesa di San Filippo, secondo la regola di Maria Pia Beanti –
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”–con la quale è in spirituale sintonia fin dal loro primo
incontro nel 1922, tanto da dedicarle una biografia, sotto lo pseudonimo
di Maria Ch
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Egli senta il nostro palpito e trasformi la pena intima della nostra
impotenza, in grazia di redenzione per tanti fratelli, vicini e lontani,
amici e nemici, e doni a ciascuno la forza di continuare con gioia il
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Pontificia Opera di assistenza, ad essere nominata Presidente
provinciale del Centro Italiano Femminile e, contemporaneamente ad
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consapevole si fa il ricordo e Jolanda Baldassari ha dedicato i suoi
ultimi anni alla preghiera per tutte le persone care che ha conosciuto,
ricordandole puntualmente, con articoli commemorativi, in occasione
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Adamo Pasini, da Maria Maioli a Olga Croppi, da Maria Pia Benati a
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cattoliche a Forlì (Il Momento 25 e 28 marzo, 4, 11 e 18 aprile 1959),
costituisce uno spaccato di generose presenze per la difesa dei diritti
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impronta cristiana che indicano un sicuro orientamento per le nostre
generazioni in quanto Jolanda Baldassari ha condotto un cammino
sapienziale, amando costantemente il Signore e attraverso di Lui, le sue
creature.
Jolanda Baldassari fu fondatrice e prima presidente provinciale del
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del quarantennio della sua attività, ne dà testimonianza.
A Forlì il C.I.F. vide la luce nel lontano 1945 quando il Vescovo Mons.
Rolla incaricò Jolanda Baldassari, una delle donne più attive e
qualificate del mondo cattolico forlivese, di dar vita alla nuova
associazione nel capoluogo e in provincia. Il C.I.F. riuniva, come
federazione, tutte le associazioni femminili di ispirazione cristiana e ne
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il mondo cattolico femminile di fronte alle autorità e agli enti pubblici.
Ci fu ovunque un fiorire di iniziative, mentre nascevano Comitati C.I.F.
nei più importanti centri di provincia, come Rimini e Cesena, e poi via
via in altri Comuni.
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iniziative di Jolanda Baldassari come presidente del C.I.F. furono
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Come risposta alle tante urgenti necessità furono istituiti Asili,
Refezioni, Doposcuola, Colonie estive diurne e temporanee.
Nel 1945 Jolanda Baldassari organizzò a Forlì una Scuola di lavoro –
cucito e ricamo –per un gruppo di ragazze che giornalmente si
dedicavano con entusiasmo a questa attività e che alla chiusura del
25
Corso poterono allestire una mostra dei lavori il cui ricavato andò a
beneficio di opere assistenziali.
Se Jolanda Baldassari accentrò il proprio impegno su queste iniziative,
non trascurò neppure un altro aspetto importante del programma del
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orientarle ad esercitare i nuovi diritti, soprattutto prepararle alla scelta
del voto inteso come dovere morale e civile. Cercò di curare e
diffondere pubblicazioni, organizzò giornate di studio e conferenze per
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importanza per il nostro Paese.
Fu chiamata a far parte del locale Comitato di Liberazione Nazionale e
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icolarmente apprezzata per la
coerenza ai principi cristiani, testimoniati nella vita pratica.
Se Forlì fu il fulcro delle varie attività, molte altre iniziative furono
realizzate dai vari Comitati comunali C.I.F. nella provincia: corsi di
taglio e cucito, confezione di indumenti a domicilio per alleviare la
disoccupazione femminile, raccolte pro disoccupati e per la lega
antitubercolare, disbrigo di pratiche per il collocamento al lavoro,
appoggio ed interessamento per la sistemazione di lavoratrici.
Jolanda Baldassari fu allora e resta anche oggi di esempio alle donne per
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VALERIA VALLI
(28/8/1921 - ottobre 1996)
UNA VITA PER I GIOVANI
Ricordando Valeria Valli, presidente comunale del C.I.F. di Galeata,
vogliamo ricordare tante altre presidenti che hanno speso intelligenza ed
abnegazione per risolvere i piccoli e grandi problemi delle famiglie delle
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richiamare alla memoria e ricreare il mondo del secondo dopoguerra,
quando la maggior parte delle persone conviveva con enormi problemi
di povertà, per le scarse risorse e la disoccupazione, connessi ad una
società in trasformazione, da una economia essenzialmente agricola e di
sussistenza, quando ancora non era iniziata la fase di spopolamento
delle terre meno redditizie e di inurbazione. Le poche e piccole
fabbriche della pianura davano lavoro ad una minoranza di cittadini, i
più, dai paesi, emigravano in Svizzera, in Francia, poi in Germania,
spesso lasciando i figli ai nonni, per più anni o per lavori stagionali.
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su tutto il territorio, una rete di servizi, colonie, scuole materne,
doposcuola, mense, colonie solari diurne, ai quali accedevano anche le
famiglie dei casolari più sperduti. Alle colonie di Cesenatico e
Montefiore Conca giungevano bambini a volte denutriti, oltre che
bisognosi di cure. Un turno della colonia di Cesenatico era riservato ai
bambini assistiti da enti e patronati o inviati dai parroci: nelle parrocchie
di montagna essi svolgevano anche le funzioni successivamente proprie
delle assistenti sociali, segnalando i casi più difficili. Capitava spesso, in
questo turno, alle assistenti di accorgersi che molti bambini non
riuscivano a deglutire se non pane e minestra. Con molta pazienza si
trovava il modo di abituarli a sapori diversi e con soddisfazione ci si
accorgeva che, alla fine dei turni, tornavano a casa bambini più floridi.
La colonia di Cesenatico ha avuto, nella maestra Valeria Valli, una
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appena quindicenni. Almome
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pronte a partire, dai paesi e più spesso dalle frazioni delle vallate del
Bidente e del Marzeno, le ragazze che si erano rivolte alla signorina
Valeria per affrontare spesso il loro primo lavoro, e che avrebbero avuto
in lei una guida attenta durante tutti i mesi della permanenza in colonia.
Erano queste giovani di scarsissima scolarizzazione e con poche
possibilità di lavoro se non casalingo, alcune mai uscite dai luoghi di
nascita; per loro la colonia era una grande risorsa, lavorando come
inservienti riuscivano a racimolare qualche soldo per le proprie famiglie
e prendevano possesso di un mondo più vasto di quello fino ad allora
conosciuto. La vita di colonia è stata una vera e propria scuola anche per
le assistenti, molte delle quali seguivano corsi di formazione, per una
visione nuova dei soggiorni estivi, a Roma e a Lecchi di Staggia Senese,
organizzati dal C.I.F. nazionale. Vi si apprendevano senso di
responsabilità, capacità di rapportarsi ai bambini, agli adolescenti,
conoscenza delle strutture presenti sul territorio, motivi di crescita
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quotidianamente nel collegio Madonnina del Grappa di Galeata a dare
lezioni di italiano e ad aiutare i ragazzi nello svolgimento dei compiti.
Don Giulio Faccibeni di origini galeatesi, cappellano militare durante la
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pensiero per i figli che sarebbero rimasti orfani; tornato a Firenze, dove
era parroco a Rifredi, aveva fondato il collegio per orfani Madonnina
del Grappa. Sulle sue orme la sorella Teresa, a Galeata, aveva aperto la
casa avita alle orfanelle. Con lei (le famiglie Valli e Faccibeni, a quanto
risulta, avevano una seppur lontana parentela) e con suor Magdala, che
resse a lungo il collegio, collaborò la signorina Valeria Valli dopo il
secondo conflitto mondiale. Don Giulio Faccibeni, a Firenze, divenne
amico fraterno di Giorgio La Pira, allargando sempre più la sua azione
fra i giovani bisognosi. Molti ragazzi di Galeata e di San Piero in Bagno
hanno potuto continuare gli studi a Firenze nel collegio Madonnina del
Grappa. Risulta che più di mille ragazzi e ragazze siano stati accolti
nelle varie strutture di Firenze e Galeata. Molti di loro da qualche anno
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attualmente in difficoltà. Questa notizia ci ha dato gioia al pensiero di
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realizzato la nostra Valeria Valli, che ha continuato fino alla fine dei
suoi giorni ad avere attorno a sé bambini e giovani e tante mamme che
chiedevano consigli per ben indirizzare i figli nello studio e nel lavoro.
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Noemi Di Blasi –Presidente del Comitato Comunale C.I.F. di
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dopoguerra, quando molte famiglie, in gravi condizioni economiche,
chiedevano che i loro figli potessero usufruire di un periodo di vacanza
in località montana. Organizzammo due Colonie a Montefiore Conca ed
in seguito a Verucchio, Sassocorvaro e in Carpegna.
I bimbi da ospitare erano numerosi e le difficoltà economiche ci
sembravano , a volte, insuperabili, ma ci sosteneva una volontà tenace e
la certezza di poter contare sulla collaborazione di tante giovani
insegnanti che prestavano la loro opera con grande disponibilità. Per
alcuni anni gestimmo la Colonia SADE a Marebello di Rimini.
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protraeva anche nei mesi invernali con Doposcuola in vari rioni della
città e nelle località di Miramare, Viserba mare e Viserba monte.
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per alcuni anni un servizio di assistenza sanitaria gratuita e presso la
sede del C.I.F. una scuola artigiana femminile.
In ogni campo dove le donne del C.I.F. hanno operato, hanno saputo
affermare valori umani altamente educativi come la capacità di amare e
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la vita. Questo messaggio continua ad essere raccolto dalle giovani
generazioni.
29
Adelina Fabbri - Presidente del Comitato Comunale C.I.F. di Santa
Sofia
In questa zona (Santa Sofia dista pochi chilometri da Galeata) in cui le
attività agricole impegnavano tutti i componenti della famiglia fin dalla
più tenera età, la scuola veniva abbandonata dopo i primi anni, spesso
senza che i ragazzi avessero ottenuto neppure la licenza elementare. Il
grande merito delle aderenti del C.I.F. fu quello di sensibilizzare la
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come acquisizione di tecniche e perfezionamento delle medesime, sia
come luogo di incontro e di crescita reciproca . I Corsi di Scuola
popolare a S. Sofia, Isola, Poggio la Lastra e in altre frazioni divennero
un punto di riferimento, non solo a livello strettamente scolastico, per
tutti coloro che sentivano la necessità di riunirsi, ritrovarsi insieme in un
luogo aperto a tutte le problematiche. Desidero rivolgere un
ringraziamento particolare a coloro che ci hanno aiutato in queste
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sempre collaborato per garantire un buon funzionamento delle nostre
attività.
Maria Orlandi – Presidente del Comitato Comunale C.I.F. di
Dovadola
Nel nostro piccolo paese le giovani che già operavano nei vari
organismi di ispirazione cristiana, e anche quelle che non aderivano a
nessuna associazione, decisero di unirsi a noi del C.I.F. attirate dalla
maggiore disponibilità ed apertura ai problemi sociali che non sempre si
riscontravano in altri movimenti presenti nella realtà locale.
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alcuni Doposcuola e Colonie solari, in seguito rivolgemmo la nostra
attenzione anche alla sfera degli adulti, come previsto dal programma
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studenti, disoccupati e lavoratori si ritrovavano in una saletta per
discutere dei loro problemi, assistere alla proiezione di filmati ai quali
facevano seguito vivaci dibattiti. Tutto ciò costituiva un legame con la
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esprimere le proprie idee, scambiarsi opinioni in un processo di
arricchimento culturale e morale reciproco. La guida dei Corsi era
affidata a persone capaci e preparate che avevano il compito di
stimolare il dialogo fra i partecipanti su problemi ai quali erano
direttamente interessati, come la famiglia, la scuola, il rapporto genitorifigli, il modo di proporsi nello spazio sociale per consolidare la propria
identità senza lasciarsi influenzare da pregiudizi di qualsiasi tipo.
Comitato Comunale C.I.F. di Cesena
Anche a Cesena il Comitato comunale C.I.F. fu tra i primi ad iniziare
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quali Emma Menghi, Anita Crudeli e Giorgia Andreucci, per venire
incontro alle numerose situazioni di bisogno che il passaggio del fronte
si era lasciato alle spalle. La loro azione si sviluppò negli stessi settori
ricordati precedentemente (Scuole Materne, Doposcuola, Refezioni,
Colonie estive, Corsi per Adulti) e queste iniziative si estesero non solo
in città, ma anche nella periferia ed in piccole frazioni.
Il Comitato comunale di Cesena seguiva e coordinava la organizzazione
ed il funzionamento di 11 Scuole Materne e ne gestiva alcune
direttamente. Notevole successo ebbero le Colonie estive montane di
Badia Prataglia e Balze di Verghereto nelle quali venivano ospitati
minori appartenenti a famiglie in condizioni economiche disagiate,
provenienti da Cesena e da altri Comuni della provincia. Ampio spazio
fu riservato ai Corsi di preparazione ed aggiornamento del personale
che operava in questi centri e ai Corsi di Educazione per Adulti che
erano rivolti a gruppi eterogenei di operai, impiegati, casalinghe, con lo
scopo di stimolare le persone ad una partecipazione più attiva e
responsabile sul piano familiare e civico-sociale.
Vogliamo ricordare anche i piccoli Comitati C.I.F. di Alfero e di altre
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rurale, Corsi di taglio, cucito e ricamo ed un Corso per pantalonaie,
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Bernabini, presidente del Comitato comunale C.I.F., la quale si occupò
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dobbiamo dimenticare i Comitati C.I.F. di Santarcangelo di
Romagna e di Savignano sul Rubicone. Tutte ricordiamo la
sollecitudine e lo zelo di Quinta Magnani che fino a qualche anno fa,
pur essendo in età avanzata, manteneva una stretta collaborazione con la
Presidenza provinciale per avviare alle nostre colonie i minori che
chiedevano di essere ospitati; è tuttora un esempio e uno stimolo per le
aderenti del Comitato comunale che hanno preso il suo posto.
A Savignano Maria Pia Zamagni, purtroppo deceduta, godeva di
grande stima in ogni ambiente ed a lei facevano capo tutte le iniziative
del Comitato comunale C.I.F. dotata di un carattere forte e deciso e di
spirito di iniziativa, si adoperò sempre con tenacia mostrandosi, quando
necessario, polemica e combattiva per sostenere le proprie idee.
32
MODENA
CLARA OBICI
(12.2.1903 - 17.8.1989)
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alla Chiesa. I due momenti più significativi della sua vita furono quelli
di Presidente Diocesana della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e
successivamente del Centro Italiano Femminile(C.I.F.). Nel 1931 venne
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Maria Vecchi. Il secondo momento s
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quanto veniva emergendo di esigenze e prospettive nella nostra società
nel faticoso periodo della ricostruzione e nel cammino della vita
democratica e delle nuove istanze sociali. Il C.I.F. modenese venne
fondato subito dopo la guerra da un gruppo di donne cattoliche con
Bianca Maria Bruini Roncaglia che fu la prima presidente, seguita da
Laura Pradelli. La Obici fu nominata Presidente provinciale del CIF
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ella volle continuare a servire il CIF come segretaria provinciale, fino
agli ultimi anni di vita. Le attività del CIF sotto la sua presidenza , negli
anni del dopoguerra, furono soprattutto di carattere assistenziale, in
collaborazione con la Pontificia Commissione di Assistenza. Notevole
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consultori pubblici e nei quartieri. Con le elezioni amministrative del
1948 divenne anche consigliera comunale a Modena, per un triennio,
nelle liste della D.C. Numerosi anche i comitati di beneficenza di cui
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evidenziando le due caratteristiche primarie della personalità di Clara :
la sua spiritualità ed il suo impegno nel sociale. Una spiritualità
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un impegno sociale che la società modenese imponeva alla donna
cristiana e che la Obici seppe intuire e realizzare quale testimonianza
profonda e presenza attiva e responsabile della donna cristiana .
ALBERTINA VIOLI ZIRONDOLI
(1.7.1901- 18.7.1972)
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A Carpi sabato 4 agosto 1945 ebbe luogo la prima adunanza del CIF ;
in quella sede venne designata prima presidente la maestra Albertina
Violi Zirondoli. Già dal primo incontro furono compiute scelte
34
significative : il doposcuola per i bambini che dovevano affrontare gli
esami di riparazione ed un corso di insegnamento per la lavorazione
delle pantofole.
Nei giorni successivi : 10,11,12 agosto furono tenute tre lezioni,
rispettivamente alle attività del CIF, lo Stato totalitario e lo Stato
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incontro parteciparono 80 simpatizzanti e tra queste una rappresentante
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Nei mesi a seguire ebbero luogo iniziative di tipo culturale, come il
corso di Sociologia, e di tipo pratico, come il corso di taglio e
confezione di camicie da uomo, cui parteciparono 60 donne.
Emerse fin da questo periodo che le donne del CIF volevano adoperarsi
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consapevoli del nuovo ruolo politico che esse avrebbero dovuto
assumere , preparandole ad esercitare il primo grande diritto per un
cittadino democratico : il diritto di voto. In questo contesto Albertina
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alle esigenze ed alle richieste pervenute dagli stati sociali più bisognosi.
Scorrendo le pagine del registro dei verbali si viene a contatto con
questa realtà, alla quale il C.I.F. diede concreta risposta come per i
doposcuola. Diffusi anche nelle frazioni, erano evidentemente una
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distribuzione del latte, era un ulteriore supporto ai problemi economici
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avuta da parte delle famiglie povere, che spesso pagavano in natura
questa vacanza dei figli, consegnando patate, farina, zucchero.
35
Le testimonianze documentano una partecipazione sempre rilevante a
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organizzata dalla maestra Zirondoli con la partecipazione degli scolari e
dei genitori della scuola di Cibeno vecchio in Via Guastalla; in questa
foto spicca un camion dei Vigili del Fuoco carico di bambini festosi.
Altre opportunità furono offerte alle donne: corsi di taglio, di confezione
di camicie e di pantaloni, corsi per infermiere ed ostetriche, corsi per
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immigrati. Le donne del C.I.F. inoltre si preoccuparono di avvicinare le
famiglie che ospitavano bambini provenienti dalle borgate romane
sinistrate dalla guerra. Pur prevalendo in questi primi anni lo spirito
assistenziale, non mancarono iniziative di tipo culturale e religioso, con
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giugno del 1946 furono affrontati temi quali : il divorzio, la famiglia e la
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della popolazione : i bambini e le donne.L’
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questo passaggio e che ancora oggi sono grate ad Albertina Zirondoli
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adeguatamente compreso in tempi in cui il protagonismo e la
testimonianza delle donne venivano tradizionalmente spese in ambito
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del CIF del 30 dicembre 1948, da cui risulta una collaborazione tra le
due associazioni per la migliore riuscita della festa della Befana.
Albertina fece anche parte del Terzo Ordine Francescano, dove svolse la
funzione di Maestra per i nuovi terziari ; anche oggi Antonietta Lodi,
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sociale, culturale e religiosa Albertina Violi Zirondoli seppe valorizzare
una specificità tipicamente femminile: quella di instaurare relazioni
significative e durature con le persone che entravano in contatto con lei.
Negli anni della ricostruzione, accanto ad altre donne operose, essa volle
spendersi per preparare le giovani carpigiane ad inserirsi con adeguata
preparazione professionale e culturale nel mondo del lavoro. La sua
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materiali e spirituali della città di Carpi e di dare a queste una risposta
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37
PARMA
MARIA CONCETTA TRAGNI
( - 1993)
Ricordiamo Maria Concetta Tragni per il suo impegno appassionato nel
campo educativo, che la portava a testimoniare la piena coerenza
cristiana nella vita familiare e sociale, in Parrocchia e in Diocesi, come
nel C.I.F.
Ancora giovanissima sposa e madre, occupata anche fuori casa in un
lavoro di responsabilità come ragioniera, riusciva a trovare ritagli di
tempo per diffondere i valori in cui credeva. Dagli anni settanta agli
anni novanta fu quindi collaboratrice preziosa del C.I.F. di Parma,
facendo parte con il marito della équipe che teneva i corsi per fidanzati e
per genitori, organizzati dal C.I.F. nei vari comuni della provincia.
Portavano la loro testimonianza di coppia cristiana, e molti ancora li
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ma soprattutto per la loro stessa presenza.
Concetta non aveva mai voluto incarichi nella dirigenza del C.I.F.,
sapendo di non averne il tempo, ma nel 1991 accettò di essere eletta
Presidente comunale di Parma, in un momento difficile per il nostro
CIF, che doveva portare avanti molte attività: scuole materne, casa di
vacanza, corsi per il personale, servizio baby sitter e altro. Concetta
mise tutto il suo impegno a risolvere i vari problemi: con la sua
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Riuscì a trovare nuove efficienti collaboratrici, che ancora oggi
continuano a dare il loro contributo. Ebbe la gioia di vedere un C.I.F.
vivo e fiorente nelle attività e nella considerazione di tutti in città.
Purtroppo, dopo due soli anni di lavoro, venne colpita dalla terribile
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si è presentata a Dio con ottime credenziali di sposa e di madre, di
educatrice e di operatrice nelle opere di misericordia, e con i meriti
acquisiti nel corso della lunga malattia, vissuta con pena, accettata con
38
assoluto abbandono a Dio. La comunità ecclesiale e la comunità civile
di Parma resta in debito con lei e le deve ammirazione per la
testimonianza di servizio offerto con disinteresse e con ardimento
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Le amiche del C.I.F. di Parma la ricordano con tanto affetto, cercando di
seguirne gli esempi.
39
PIACENZA
Presentiamo le figure femminile che hanno fatto la storia del CIF di
Piacenza che è nato ufficialmente nel giugno '45
TERESA MINOJA PRATI
(15/10/1898 - 21/12/1980)
Ha fondato il C.I.F. a Piacenza unitamente alle sig.re Cervini e
Coppellotti.
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di perseguitati politici, di comandanti partigiani, di dirigenti di partito e
di tutte le persone che avevano bisogno di un momentaneo asilo per
scampare alla cattura.
Nei venti anni di presidenza si è prodigata, coadiuvata dalle aderenti,
attrezzò e sussidiò una trentina di asili infantili, istituì una decina di
doposcuola gratuiti per i più poveri. Per i fanciulli più bisognosi furono
fondate le colonie sia diurne che marine e montane. Furono migliaia i
fortunati assistiti dal C.I.F., tante donne parteciparono ai corsi di
economia domestica, a incontri culturali e di formazione per conoscere i
diritti nella nuova società che nasceva.
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soggiorni per i bambini più bisognosi.
RITA CERVINI
(17/5/1902 - 24/5/1975)
La fede seminata dalla sua famiglia profondamente cristiana ne mise a
frutto dimenticandosi di sé e mettendosi al servizio per i piccoli i malati
raccogliendo fiducia e riconoscenze.
Una vita dedicata alle donne, fu la prima donna eletta nel Consiglio
comunale.
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di cui ella fu fondatrice a Piacenza nel 1945 assieme a Teresa Minoja e
Giuseppina Coppellotti, di cui fu segretaria per molti anni. Venne poi
eletta Vice Presidente e Presidente dal 1965 al 1972. Ha lasciato un
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promotrice delle colonie estive per i bambini. Nel 1948 fu nominata
vice-presidente del Comitato provinciale della Commissione nazionale
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proseguì fino ai suoi ultimi giorni. Si impegnò per stimolare le donne ad
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consiglio comunale a Piacenza dove rimase fino al 1951. Morì
improvvisamente mentre partecipava ad un funerale.
GIUSEPPINA SGORBATI COPPELLOTTI
( 9/12/1903 –7/10/1982)
Fu vedova di guerra del tenente c
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Celestino Coppellotti, pluridecorato caduto nel 1942 a Bengasi in Africa
Settentrionale. Giovanissima con due figli da crescere con forza
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Croce Rossa, ente cui era rimasta sempre legatissima. Fu anche
presidente e vice-presidente del CIF che fondò insieme alle sig.re
Minoja e Cervini e nel quale profuse le sue forze per migliorarne il
funzionamento. Chi ha avuto modo di conoscerla la ricorda come una
41
donna dal carattere fermo e deciso che si nascondeva quasi dietro un
tratto estremamente gentile che si accompagnava al signorile
portamento, era ricca di spirito, ma anche di affetto per chi le era caro.
Per tutti sapeva trovare un sorriso ed una parola di incoraggiamento.
GISELLA MARCHI
( - 4/2/2005)
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città, con particolare predilezione per i piccoli ed i poveri. Giovanissima
si interessa dei fanciulli e degli adolescenti, prima come catechista poi
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organizza il C.I.F. anche a Fiorenzuola. Proprio come Presidente di
questo gruppo, dà vita ai primi tentativi di assistenza ai bambini a
disagio che passano troppo tempo soli sulla strada: doposcuola presso
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colonia marina, la cui attuazione è particolarmente legata al suo intuito e
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per alcuni anni. Intanto la parrocchia pensa ad una casa al mare che
possa accogliere più ragazzi e che sia della comunità di Fiorenzuola. Nel
1954 Mons. Ferrari acquista un appezzamento di terreno; con il
contributo di tanti benefattori e la generosità dei fiorenzuolani si
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quel giugno, il servizio della colonia si ripropone ogni anno. Dopo
averla guidata per 30 anni, Gisella Marchi ha poi deposto in altre mani
esperte la conduzione, ma nel suo cuore la colonia ha sempre avuto un
posto privilegiato perché, giustamente, la sentiva una sua creatura.
42
RAVENNA
ANITA ERRANI
( - 24/8/1972)
Parlare di Anita Errani Duranti a Ravenna è come parlare di una
istituzione, tanto grande è lo spessore del suo impegno nel sociale negli
anni che vanno dal 1945 al 1970. Ha speso tutta la sua vita a servizio
della comunità, cercando di aiutare chiunque si fosse trovato nel
bisogno.
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qualvolta vi fosse bisogno di risolvere casi difficili che comportavano
lavoro, sacrificio e carità. Aveva un fisico fragile ma un cuore granitico,
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lasciandoci un patrimonio morale di cui ancora oggi riscontriamo i
benefici. Non fu da meno per quanto riguarda le opere tangibili che
ancora oggi, dopo 25 anni dalla sua morte, vivono grazie a lei. Fondò
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per tanto tempo. Seppe dare alla sezione un impulso talmente forte da
contagiare in pochissimo tempo tutto il territorio che pullulava di sedi
CIF perfino nelle frazioni. Si era scelta delle valide collaboratrici ma
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presidenza che Sua Santità aveva assegnato alla signora Errani, quale
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attività a favore delle istituzioni assistenziali ravennati ha dato vita alla
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seguì la costruzione della chiesa; ha fatto sorgere una colonia marina fra
le migliori e le più fiorenti della riviera romagnola a Pinarella di Cervia,
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trasformare la sua stessa casa in una casa famiglia, un sicuro rifugio per
ragazze povere, orfane, sole, e perché no, anche da redimere. A quei
tempi Ravenna era molto carente di strutture pubbliche a favore degli
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figli suoi, e ciò traspare in modo inequivocabile dalle mille iniziative e
portate a termine a favore dei bambini, dei ragazzi, dei giovani, ma è
stata altresì sorella, amica, benefattrice per tutti coloro che hanno avuto
la fortuna di incontrarla. Una sua stretta collaboratrice così racconta:
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facoltose della città finché furono ultimate le sue tre creature: la chiesa,
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realizzatrice. In Anita Errani noi troviamo la vera donna forte, quella di
cui parla la Scrittura.
CARLA GAGLIARINI SIGNORILE
(22/11/1938 - 16/1/1995)
Carla Gagliarini Signorile è stata presidente del CIF Comunale di
Ravenna dal 1975 al 1982.
Erano gli anni difficili, ma entusiasmanti delle polemiche e dei
referendum sul divorzi
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Ciò corrispondeva in pieno agli ideali statutari del CIF e alle profonde
convinzioni personali di Carla che trovò nel Consiglio, e soprattutto
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culturale, era necessario intervenire sul piano pratico per aiutare tante
giovani donne alle prese con pesanti problemi di coppia e di maternità.
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le motivazioni del CIF, la spiritualità del Rinnovamento nello Spirito,
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ufficiale del C.I.F. , per quanto in netta minoranza.
Quante difficoltà per Carla! Non era infatti facile trovare socie disposte
ad entrare nei Comitati di gestione: orari serali che si protraevano spesso
molto a lungo, discussioni politicizzate, estenuanti e spesso
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Continuava contemporaneamente nel C.I.F. la tradizionale opera di
assistenza domiciliare ad anziani soli e ammalati e Carla riusciva a
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della presidenza C.I.F. pur mantenendo rapporti di amicizia fraterna
con tante socie.
Venne poi la grande prova della malattia senza speranza: ha saputo
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CARLOTTA CALDERONI LENZI
(1898 –1987)
La signora Carlotta Calderoni, detta Lina, nacque a Russi il 26 giugno
del 1898.
La morte dei due giovani figli cambiò la sua vita. Crebbe di giorno in
giorno il bisogno di dedicare il suo amore, le sue energie, il suo tempo
agli altri, soprattutto ai bambini e alle famiglie più povere, alle donne,
alle persone sole, traendo da queste opera di carità la consolazione più
grande per la sua esistenza. La sua vita è stata un apostolato, la sua casa
un rifugio per quanti avevano bisogni sia spirituali sia materiali.
Dai suoi diari, che la presidente aveva conservato gelosamente e che mi
affidò, traggo le notizie seguenti:
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3–Riunione del CIF sui seguenti punti:
- organizzazione, per la prossima Pasqua, della pesca pro Colonia
per poter accogliere gratuitamente i bambini più bisognosi
- beneficenza a famiglie povere
- vestiti ai bimbi poveri e agli orfani per la loro S. Cresima e
Comunione
- organizzazione per la distribuzione della merenda ai bimbi del
doposcuola per 100 giorni
- istituzione di un corso di cultura popol
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del tè di beneficenza indetto dal CIF per il giovedì di Carnevale. Si è
pure parlato e preso accordi per il 25 aprile, festa di Santa Caterina,
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50.000 per caparra e si impegna a scrivere al Segretario Comunale di
Forni di Sopra affinchè lo stabile sia fornito secondo le esigenze
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E.Monsignor Montini, Arcivescovo di
Milano (fondatore del CIF) il quale parlava delle tre grandi assistenze
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trasformò pian piano in pensione, per accogliere, dapprima le richieste
dei genitori di trascorrere un periodo di vacanza accanto ai loro figli in
colonia. La sede fu poi trasferita da Forni di Sopra a Laggio di Cadore.
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della Liguria, della Toscana, di Roma. Chi ne è stato ospite non ha
dimenticato il senso di familiarità, la cordiale accoglienza, il clima di
amicizia vissuto a Laggio. I nostri figli ricordano ancora i giochi nel
prato e al ruscello davanti alla pensione, i caprioli che scendevano a
mangiare dietro la pensione in quel paesaggio unico e indimenticabile
delle Dolomiti.
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sostenere lo sforzo organizzativo di una realtà divenuta ormai molto
complessa.
Si spense serenamente nel 1987.
47
Per i suoi meriti era stata insignita del titolo di Cavaliere della
Repubblica e della Croce Papale.
Numerosi sono gli attestati di riconoscimento e benemerenza pervenuti
a Lina Lenzi da istituzioni (Sindaco di Contarina per aiuti durante
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Dal diario della signora Lina: “Qual
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lacrime. Allora la stringo al mio cuore, perché io sola posso
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DINA BACCARINI
( - 18/5/2003)
Dina proveniva da Bologna dove faceva parte del gruppo C.I.F. di San
Giuseppe in cui collaborava con altre signore in diverse attività
cominciando da quelle di aiuto alle famiglie e ai bambini, come la
Befana, dove venivano donati fino a 70-80 pullover fatti a mano ogni
anno e la colonia diurna.
La colonia ospitava i bambini tutto il giorno con giochi e pranzo a Villa
Bel Poggio dei Padri Cappuccini e qui Dina faceva segreteria ed
assistenza. Collaborò all'organizzazione di corsi di educazione civica e
al consultorio familiare UCIPEM. Sfruttando il suo senso pratico e la
bella presenza era in grado di organizzare raccolte di fondi per varie
necessità. L'8 marzo 1991 collaborò con i C.I.F. di Bologna e di
Ravenna per l'organizzazione di una mostra di ricami, merletti e
ceramiche che lei stessa riuscì a procurare. La sua grande preparazione
dovuta all'impegno bolognese le ha permesso di partecipare a Roma alla
stesura dello Statuto. Trasferitasi a Faenza per motivi familiari, aiutò il
marito nella conduzione dell'azienda agricola dove per primi in
Romagna iniziarono la coltivazione del kiwi. Fu presidente comunale
del C.I.F. di Faenza dal 1978 al 1991, una presidenza lunga ed
48
impegnativa. Negli anni 70 il C.I.F. era molto attivo: gestì una scuola
materna dal 1956 a dal 57 un nido attiguo alla Mangelli, primo nido
privato nella nostra regione, estremamente importante per le mamme
che lavoravano in fabbrica perc
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della giornata compreso il sabato ed i mesi festivi. Questa iniziativa fu
sempre fonte di preoccupazione per Dina per gli alti costi del personale
e la difficoltà di gestione economica. Dina resistette ai problemi
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comunale C.I.F. Negli anni 82-84 dà piena collaborazione al consultorio
familiare diocesano e nella sede del C.I.F. accoglie il nascente Centro
di accoglienza alla Vita. Nello stesso periodo il CIF partecipa alla
Fondazione del Gr
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no 84-85 accetta su invito del Vescovo Mons. Bertozzi la
gestione della Comunità Internazionale Studenti che ospitò 20-25
studentesse provenienti da tutti i continenti per frequentare i famosi
corsi di ceramica faentini. Durante la sua presidenza Dina, anche se
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C.I.F. nella vita sociale e pubblica della città. Il lavoro ed il buon senso
di Dina fu importante ,e può essere portato ad esempio per le dirigenti
di oggi , nei confronti delle componenti del consiglio e delle aderenti
che, nonostante i mutamenti delle attività imposti dalle circostanze e dai
problemi economici non manifesteranno delusione o rimpianto(vedi
verbali di quel tempo), ma si dichiararono gratificate per quanto
avevano cercato di fare per il bene della società e delle donne. Agli
inizi degli anni 90 Dina lascia la Presidenza, ma continua il suo
impegno sociale nel consiglio comunale C.I.F. di Faenza e nel Consiglio
Regionale, sempre con il suo innato buon senso, ma soprattutto con
spirito di servizio che ha caratterizzato questa bella figura di donna.
49
LORETTA GRILLI RIDOLFI
(6/12/1942- 16/3/2005)
Ricordare Loretta Ridolfi è un momento molto triste in quanto ci ha
lasciati il 17 marzo 2005 improvvisamente.
Incontrai Loretta Grilli Ridolfi ad un convegno organizzato da
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un'occasione di conoscenza, di scambio di opinioni e di invito al C.I.F.
pur sapendo che già faceva parte di diverse associazioni femminili di
volontariato, come la Croce Rossa, l'Unitalsi ed altre. Loretta entrò a far
parte del CIF comunale di Ravenna dove si impegnò a fondo
collaborando a numerosi progetti ed invitando altre amiche a far parte
dell'associazione. Donna dal carattere forte, ma di grande umanità, riuscì
con il suo prezioso impegno ed il suo intenso lavoro a far sì che il
Centro Italiano Femminile aumentasse sensibilmente le iscrizioni fino a
raggiungere il centinaio. Loretta entrò in consiglio e così
programmammo iniziative nuove sempre più importanti e per questi
tempi anche coraggiose. Gli anni novanta la videro presidente comunale
con progetti rivolti alle scuole elementari, medie e superiori, in
particolare organizzò diversi concorsi fra cui il concorso di poesia
intitolato alla prima presidente Sig. Anita Errani. Riscontriamo la sua
capacità organizzativa nell'avvio di corsi di puericultura rivolti ai
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tradusse anche in incontri rivolti ai nonni. Amava particolarmente le
cose belle: infatti diede molta importanza ai corsi di composizione
floreale ma soprattutto di ricamo: ricamo tradizionale, punto a croce, ma
la sua passione fu il ricamo Bizantino ( Bizantina Ars) ripreso dalla 1a
scuola, aperta nel 1947 dal CIF e dall'Azione Cattolica a Ravenna e
frequentato dalle bambine durante le vacanze estive.
Loretta era piena di iniziative che affrontava con entusiasmo, e da brava
dirigente era capace di trasmettere alle collaboratrici la sua voglia di
operare all'interno del CIF.
La ricordiamo generosa e con un senso di spiccata ospitalità: infatti la
sua casa era aperta a tutte le aderenti sia per gli incontri sia per gli
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auguri di Natale, ed inoltre era disponibile sempre soprattutto con chi
non aveva mezzi che spesso aiutava con risorse proprie.
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fine la benedizione e la distribuzione delle tessere, dando così un
significato diverso alla ricorrenza. Eletta in consiglio regionale diede
sempre il suo contributo e la sua disponibilità; negli ultimi due anni
fece parte del consiglio di presidenza del CIF regionale a cui ha sempre
partecipato con grande collaborazione e disponibilità.
La sua morte improvvisa ha fatto emergere le qualità di una grande
donna sia nella vita familiare che nell'impegno di volontariato.
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entusiasmo, la sua amicizia.
MARIA BARONCELLI
(1926 - 2002)
Parlare di Maria Baroncelli sembra quasi farle violenza, tanto era
abituata ad operare nel silenzio e nel nascondimento con uno stile di vita
umile e modesto.
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della sua vita, un elemento attivo ed intraprendente, esempio quotidiano
di schiettezza, di fede, di tenacia e di altruismo, instancabile animatrice
e collaboratrice in tutte le iniziative.
Diplomata maestra elementare, insegnò in Basilicata e nelle zone delle
Ville Unite; concluse la sua carriera in Provveditorato ove fu sempre un
punto di riferimento per i giovani maestri. Sposa per tanti anni, no ha
avuto figli.
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delle delegate parrocchiali, (lei era presente in questo secondo ruolo). In
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le signorine che si prestano per le questue a fine benefico; sempre come
delegata parrocchiale. In data 23 gennaio 1946 è ancora presente ad una
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si consegnano le tessere alle delegate
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quando le iscritte erano poche, si rivolgeva a tutto il mondo femminile
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prepararle alla coscienza dei loro compiti sociali e muoverle ad operare
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don Borghi quando si recava nelle Parrocchie per fare propaganda.
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Italiana Maestri Cattolici) collaborando attivamente con i vari
Presidenti, quale segretaria competente e generosa. Forse per questo
motivo passarono tanti anni prima che Maria decidesse di entrare a far
parte delle Ciffine, ciò avvenne solo quando il CIF decise di ritirarsi
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Scevra da ogni ambizione ed arrivismo, nel suo quotidiano si muoveva
solo spinta da un eccesso di generosità innata. Proverbiali erano la sua
puntualità, la disponibilità, la coerenza, la cocciutaggine nel portare
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semmai ce ne fosse stato bisogno, strascichi di polemica.
Trovava anche il tempo per partecipare alle manifestazioni culturali
della città che seguiva con attenzione dimostrando una grande vitalità
intellettuale. Frequenti erano i suoi interventi durante convegni,
52
catechesi, ritiri. Aveva bisogno di chiarezza perciò nel dubbio non
esitava a fare domande per le quali esigeva esaurienti risposte. Col suo
carattere schivo e riservato ma determinato non ha mai ambito a posti di
potere, ma ha continuamente operato, anche con sacrificio, attirando il
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In occasione del 50° anniversario, il CIF di Ravenna dette alle stampe
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come sempre la festa della donna nella sua Parrocchia (invitava ogni
anno qualcuno a parlare del CIF) decise di acquistare 80 copie del libro
per distribuirlo al posto della consueta piantina alle intervenute
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Negli ultimi 13 anni della sua vita, oltre alle visite quotidiane nel reparto
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ecittadino ospitò gratuitamente nella sua casa i
familiari dei malati terminali ricoverati in ospedale, che provenendo da
altre città non potevano sostenere i costi di un soggiorno fuori casa.
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pubblico per ricevere un premio il 21 novembre 2002, giorno in cui il
C.I.F. insieme ad altre 6 associazioni aveva organizzato una sfilata per
beneficenza durante la quale erano stati consegnati dei premi a tre
persone che si erano distinte nel sociale per il loro particolare stile di
vita.
Malgrado le sue precarie condizioni di salute volle essere presente per
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Tutto questo è stata Maria Baroncelli con la sua schiettezza, la sua
tenacia, il suo altruismo, a volte la sua durezza, la sua FEDE, fede
granitica nel suo SIGNORE, fede operosa, fede che era il motore del suo
amore per gli altri.
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REGGIO EMILIA
RAIMONDA MAZZINI
(1911 - 1979)
Una figura esile, minuta: di lei più ancora della parole, sempre misurate
e garbate come tutto il suo essere, parlavano gli occhi, rivelatori di una
vita interiore intensa.
Si diploma maestra a Reggio Emilia dove era nata il 16 settembre 1911.
Si iscrive al Magistero di Torino dove si laureerà in lettere. Nel
frattempo entra in ruolo come maestra, a Viano, dove insegna dal '33 al
'43, anno in cui passerà alla scuola media, entrando per la seconda volta
in ruolo nel nuovo ordine di Parma nel '46, per rientrare l'anno dopo a
Reggio Emilia e rimanervi fino alla pensione nel 1976, alla Scuola
Media "Leonardo da Vinci". Poi la conclusione della sua vita terrena il
1° dicembre 1979.
I gruppi del Vangelo videro Raimonda assidua frequentatrice: Dossetti,
Lazzati, La Pira, Marconcini vi portarono la loro ricchezza. D'altro
canto anche Mons. Riccò continuava l'organizzazione dell'Azione
Cattolica che la vide membro convinto nell'Unione Donne e nel
Movimento Laureati.
Accanto all'attività professionale, non rifiuta impegni sociali e religiosi.
Fu staffetta partigiana ed ebbe rapporti intensi con un'altra staffetta,
Lina Cecchini, cui fu legata da grande amicizia; il 28 febbraio del '45 fu
arrestata e trattenuta 3 giorni nella Villa Cucchi, adibita a prigione
speciale, luogo di interrogatori e di torture.
Finita la guerra e fino agli ultimi giorni, sarà sempre impegnata in
attività religiose e sociali.
Sarà la prima Presidente provinciale del C.I.F. rivolgendo ai bimbi
soprattutto le sue ultime forze. Fu membro del Movimento Femminile
D.C. e impegnata nella San Vincenzo e nell'assistenza ai carcerati.
Un'anima veramente bella: ne è riprova anche la corrispondenza con La
Pira donata dalla sorella alla omonima fondazione fiorentina.
Nella seduta del Consiglio Comunale di Reggio Emilia del 7/12/1979,
Carla Mietto Corbelli ha ricordato con significative e toccanti parole la
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vita e l'opera di Raimonda Mazzini, donna che credeva nei valori veri: la
libertà, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà fra gli uomini.
Raimonda Mazzini è stata maestra vera: con la sua vita, con la sua fede,
con la sua mitezza schiva, con la sua forza di carattere, con il suo
impegno civico ed umano
CARLA VISTOSI
(1913 - 1983)
Carla Vistosi venne a Reggio, dalla vicina Modena, nel 1920. La sua
famiglia presto si affermò nella nostra città: papà e mamma furono
figure ben note quali insegnanti negli Istituti superiori.
Carla, nata l'11 aprile 1913, conseguì la laurea in lettere nel 1935 presso
l'Università di Bologna.
Seguendo le orme dei genitori, iniziò giovanissima l'insegnamento nelle
scuole di Stato.
Se una doverosa sottolineatura va fatta per le sue eccellenti doti di
docente, indubbiamente va ricordato ed evidenziato il suo servizio
offerto alla Chiesa e alla società: un servizio silenzioso, costante, forte e
non anche puntiglioso.
Carla Vistosi va ricordata soprattutto come presidente del Centro
Italiano Femminile per la provincia di Reggio Emilia. Succeduta alla
indimenticabile professoressa Raimonda Mazzini, guidò l'Associazione
sia come movimento ecclesiale, sia come movimento civico, intesa a
valorizzare l'attività delle donne cattoliche nel campo sociale.
Ella seppe superare con grande attenzione e sensibilità le non poche
difficoltà che negli anni intensi del dopo guerra si frapponevano nel
quadro di un vivace scontro ideologico e politico.
Seppure da una modesta e ristretta sede provinciale, in cui il C.I.F.
risiedeva, unitamente ad un valido Consiglio che raccoglieva i nomi più
di spicco del mondo femminile cattolico (Bergonzi, Mazzini, Bonezzi,
Saracchi, Panciroli, Nasi, ed altre), guidato da quel dotto Sacerdote che
fu Mons. Igino Gori, Carla Vistosi portò avanti con metodo e
naturalezza un piano di lavoro che ebbe tappe e momenti straordinari.
55
All'attività normale e di presenza cattolica nel settore della pubblica
assistenza - in particolare rivolta ai disoccupati, alle mondariso, ecc. realizzò un piano straordinario di sensibilizzazione per il sostegno delle
scuole materne della montagna, fondandone una -quale scuola modelloa Regina Pacis in gestione diretta.
Il ciclo di assistenza ed educazione ai minori continuava nel periodo
estivo con la gestione di colonie a Pinarella di Cervia per bimbi e
giovanetti, nei doposcuola, nei corsi popolari. Anche gli adulti erano
oggetto delle sue cure.
L'attenzione del C.I.F. si rivolse in modo particolare alla periferia
cittadina, verso cioè quelli agglomerati nati nel periodo prebellico e
ampliatisi a dismisura negli anni cinquanta.
E perché non provvederli di una Chiesa? Perché non ricercare un
momento aggregante per tante famiglie?
La professoressa Carla Vistosi, fervente e convinta cattolica, a nome del
C.I.F. offrì - con enormi sacrifici - alla diocesi due Chiese, modeste ma
sufficientemente capaci a dare una risposta alle attese della popolazione.
Nacquero così le Chiese di S. Giuseppe al Migliolungo e della Sacra
Famiglia alla Roncina.
Carla Vistosi, infine, dimostrò la sua spiccata sensibilità verso i
problemi sociali quale consigliere dell'Ente Comunale di assistenza,
attraverso una presenza costante, battagliera, irriducibile, nelle case di
riposo.
Fu insignita dell'onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica.
Con estrema delicatezza lasciò gradualmente il servizio attivo per
riversare attente cure alla propria famiglia.
Il giorno 29 aprile 1983 chiuse la sua intensa giornata terrena. La sua fu
una vita di continua testimonianza cristiana, nobilmente espressa per
dirittura morale, decisa volontà di azione, particolarmente attenta alle
necessità degli ultimi.
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VALENTINA SARACCHI
(Presidente C.I.F. dal 1958 al 1968)
Di famiglia nobile e benestante si è sempre preoccupata degli altri
svolgendo un intenso servizio in campo ecclesiale e scolastico, nel ruolo
di presidente del Consiglio di amministrazione della Scuola
Professionale Femminile di Stato dall'1/10/47, poi nel ruolo di
Commissaria Governativa in rappresentanza del Ministero della
Pubblica Istruzione e Presidente della stessa scuola sino all'entrata in
vigore dei decreti delegati.
Il suo intelligente e prezioso servizio è stato riconosciuto dal Ministero
della P.I. con il conferimento della Commenda al merito della
Repubblica.
Valentina fin dal 1945, gli anni difficili della ricostruzione, ha svolto un
ruolo importante per molti anni nel C.I.F. a fianco della prima
Presidente provinciale Raimonda Mazzini, Carla Vistosi e Lina
Cecchini.
Ne è stata consigliere poi vice presidente provinciale e dal 1958
Presidente provinciale a Reggio Emilia per circa 10 anni. Valentina
nella sua funzione di dirigente C.I.F. si è impegnata per la gestione di
asili, refettori, colonie e soggiorni estivi; ha promosso corsi culturali e di
istruzione professionale per adulti e genitori, offrendo assistenza per le
mondariso e i disoccupati.
All'interno del C.I.F. ha saputo manifestare le sue notevolissime
capacità sia nella riflessione e nella elaborazione dei programmi e delle
linee direttrici dell'associazione.
Fu appassionata e attivissima dirigente anche della Conferenza
Femminile di San Vincenzo, dell'Azione Cattolica, dell'Unitalsi, della
Mensa del Vescovo: per la sua generosa attività le fu assegnata la Croce
"Pro Ecclesia et Pontifice".
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EZIA ANNOVAZZI BONEZZI
(1908 - 1983)
Nata a Reggio Emilia si trasferisce a Parma ove si sposa. Nel '44-45
partecipa alla resistenza. Nel '46 si costituiscono in città le ACLI ed in
seguito il C.I.F. di cui è una delle fondatrici. Divenne consigliera
comunale di Reggio Emilia per tre legislature e arricchì il Consiglio
comunale forte dei suoi principi e sempre con grande serenità: infatti
Ezia portava nella politica l'esperienza di un servizio vissuto nel mondo
femminile quale consigliera del C.I.F. di esperienza nelle Conferenze di
San Vincenzo e nell'Unitalsi. La ricordiamo insieme con tante altre
vigorose figure di donne che dalla partecipazione al Centro Italiano
Femminile e dalla loro forte spiritualità, hanno tratto linfa per assumersi
le proprie responsabilità in campo civile, ivi compreso quello politico
come fece Ezia che seppe contemperare fede ed impegno sociale.
ANNA NASI FRANZONI
(1915 - 2000)
Anna rimasta vedova giovanissima con una bimba di pochi mesi ebbe la
capacità, pur fra molte difficoltà, di mettersi a disposizione del Centro
Italiano Femminile di cui ebbe, per alcuni anni, la direzione.
Dalla collaborazione del C.I.F. e dell'Azione Cattolica di cui fu
presidente diocesana, nacquero gli indimenticabili campeggi estivi di
Bezzecca per le giovani lavoratrici, mostrando così la sua apertura ai
problemi sociali e delle giovani. Visse l'universalità della Chiesa,
sentendosi cittadina del mondo, anche quando una grave malattia la
costrinse in casa ed ebbe il privilegio di avere il Signore in una stanza
trasformata in cappella, in cui Anna concludeva la sua giornata insieme
a tante persone che si alternavano nella sua casa per ricevere e dare un
aiuto. La morte l'ha colta nel sonno per un felice risveglio nella casa del
Padre.
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S.MARTINO IN RIO
GINA MENOZZI
(1904 - 1988)
Gina fu una maestra che tutti ancora oggi ricordano, proveniva da una
famiglia contadina e aveva 2 sorelle e 5 fratelli. Pur di salute precaria
divenne maestra sempre attiva, tenace, instancabile e anche in pensione
continuò ad interessarsi della scuola e ad aiutare i bimbi in difficoltà. A
S. Martino in Rio ebbe un ruolo importante nel Centro Italiano
Femminile e in Parrocchia, aiutando gli altri. Chi la ricorda ancora oggi
ha memoria dell'importante lavoro che ha svolto nella nostra comunità
di S. Martino in Rio.
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IL C.I.F. IN EMILIA ROMAGNA
Presidente Regionale
Vice Presidenti
Laura Serantoni
Maddalena Babina
Edda Guerrini
Consulente Ecclesiale
Emilia Romagna
Padre Giorgio Finotti
Ordine Padri Filippini
Presidenti Provinciali
Bologna
Ferrara
Valeria Busani
Rosalba Penna
Forlì
Modena
Roberta Brunazzi
A. Maria Chiarozzo
Parma
Piacenza
Ravenna
Reggio Emilia
A. Maria Torti
Maria Bonelli
Rita Ponseggi
Vanna Gualdi
Presidenti Comunali
Bologna
Castel S. Pietro T.
Lizzano in Belvedere
Medicina
Monghidoro
Monte S. Pietro
S. Giovanni in Persicelo
S. Giorgio di Piano
Comacchio
Ferrara
Forlì
S. Maria N. di Bertinoro
Dovadola
Gaetana Miglioli
Cristina Ghirardelli
Liliana Bertacchi Vai
Rosa Irene Colizzi
Angela Commissari Santi
Ersilia Rovetto
Luisa Fantoni Montori
Franca Fini
Mirka Cavalieri
Maria Chiara Annunziata
Marisa Franceschelli
Clotilde Battista
Maria Ravaglioli
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S. Sofia
Predappio
Modena
Vignola
Carpi
Parma
Sissa
Fornovo di Taro
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M. Giovanna Neri
Erminia Bizzi
Angela Riva Mora
Maria Chiari
Giuseppina Schiavi
Renza Puggini
Rita Montesissa
Alessandra Dutto
Nicoletta Bottazzi Rinda
Alessandra Salerno Zuffa
M. Elisabetta Ancarani
Bruna Liverani Falco
Enrichetta Tassinari
Loris Montanari
Francesca Errani
Vanna Gualdi Bondavalli
61
C.I.F. BOLOGNA
Via Del Monte, 5
40126 Bologna
tel e fax 051/233103
e-mail: [email protected]
C.I.F. PARMA
P.zza Duomo, 3
43100 Parma
tel e fax 0521/230308
e-mail: [email protected]
C.I.F. FERRARA
Via Savonarola, 26
44100 Ferrara
tel e fax 0532/209238
e-mail: [email protected]
C.I.F. PIACENZA
Via S. Giovanni, 5
29100 Piacenza
tel 0532/320861
e-mail: [email protected]
C.I.F. FORLI'
Corso Garibaldi, 60
47100 Forlì
tel e fax 0543/33167
e-mail: [email protected]
C.I.F. RAVENNA
Via S. Agata,38
48100 Ravenna
tel 0544/212873
e-mail: [email protected]
C.I.F. MODENA
Via Servi, 18
41100 Modena
tel 059/223086
C.I.F. REGGIO EMILIA
C/O Vanna Gualdi Bondavalli
Via A. Moro, 12
42018 S. Martino in Rio (RE)
e-mail;[email protected]
62
SI RINGRAZIA LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO
IN BOLOGNA PER IL CONTRIBUTO EROGATO ALL'INIZIATIVA
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