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la crepa - Youblisher

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la crepa - Youblisher
Demetrio Salvi
LA CREPA
un thriller fantastico
Demetrio Salvi
LA CREPA
un thriller fantastico
ISBN 978-88-909589-0-8
prima edizione febbraio 2014
Fotografie, illustrazioni e grafica
Rosa D’Avino
©Edizioni Malebolge
Via Trivice 55 - Napoli
+39 081 19280022
[email protected]
www.facebook.com/pages/Malebolge
Le case sono chiese, sono luoghi nei quali si stratificano
presenze, corpi, movimenti, odori, particelle minute
che rimarranno lì, negli angoli, nascoste dietro ai mobili,
per secoli, forse per sempre.
Entrare in una casa vuota è una sorta di profanazione.
Se non c’è il proprietario o l’inquilino che l’ha abitata
per lungo tempo, se si entra di soppiatto
per rubare o solo per curiosare, non si fa altro
che procedere a una tremenda profanazione.
È ciò che ho fatto io quando sono entrato in quella casa.
Ma, allora, queste cose non le sapevo. Le ho capite col tempo.
Come una malattia che ti si attacca e che non accetti,
io non ho voluto sapere e non ho voluto capire nulla
di quello che stavo vivendo e mai avrei immaginato
come si sarebbero messe le cose,
come sarebbe andata a finire.
Accade sempre quando inizi a scrivere una storia:
non sei consapevole ma stai raccontando
e mettendo assieme le caratteristiche di un malessere
che, talvolta, è, fatalmente e semplicemente, mortale.
LA CITTà DI SOPRA
IL BAMBINO
Prima notte
M’ha svegliato un rumore sottile. Forse me lo sono sognato.
E il cuore batte come un martello. Tum-tum, tum-tum, e non mi
lascia dormire, riprendere questo sonno agitato che non m’abbandona da giorni. Una paura innaturale circola nelle mie vene
e non ne capisco il motivo anche se, improvvisamente, per un
attimo, smetto di respirare e ho la sensazione che qualcosa aliti
nella mia stanza. Deve essere uno spiffero d’aria che scivola
sotto l’anta della porta e attraversa questo basso nel quale sono
rinchiuso e che m’ostino a chiamare “casa”. Respiro a fatica,
in modo irregolare; stavo dormendo e qualcosa m’ha svegliato.
Non sono venuto fuori da un incubo, ci sto cadendo dentro. C’è
qualcuno nella mia stanza. Pensiero immotivato. Qualcuno è
vicino a me e, nel buio assoluto, non posso vederlo e non voglio
sentirlo. Sarebbe atroce percepire un respiro non mio.
Potrei accendere la luce ma è l’ultima cosa che voglio fare:
io non voglio vedere NULLA. Mi sono svegliato con un sobbalzo, come se mi stessi strozzando, e, per un attimo, non ho
riconosciuto il posto, il letto. Dove sono? Ora lo so.
Cerco di riprendermi, di mettere ordine tra i miei pensieri.
Devo partire da ieri sera, da quello che ho fatto ieri sera, devo
ricordare se ho chiuso bene la porta, se ho messo i fermi alle
finestre. Maledizione, vivo in un basso! Sono sulla strada. Apro
la porta e sono sulla strada. Niente scale, niente corridoi. Solo
una stanza che dà sulla strada. Magari è entrato un cane, un
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cane randagio, un maledetto essere randagio, che io spero sia
un cane, ma anche se fosse uno stupido cane, comunque morirei
di paura. E poi, e poi, perché non guaisce, perché non abbaia,
perché non ansima? Non può essere un cane. Che idiota! Potrebbe essere un topo. Se un topo ti azzanna ti uccide. Ti infetta
e tu ti ammali e, poi, soffri e, poi, muori. Se ora, per un attimo,
non respiro, sono sicuro che sentirò un altro respiro e se questo
succede io impazzisco.
Sono paralizzato da un po’. Ho provato anche a non respirare ma non sento niente. C’è il mio respiro e basta, non c’è
altro.
Ecco, ecco. Ancora una volta. Ho sentito qualcosa strisciare! Non posso sbagliarmi. Se ne avessi il coraggio, allungherei
il braccio, afferrerei la cornetta, comporrei il numero e chiamerei la polizia. La polizia. Verrebbe la polizia a casa mia? Se dico
che c’è qualcuno in casa, che ho beccato qualcuno in casa, la
polizia viene. Ma se questo qualcuno mi sente, scopre che sono
sveglio, finisce che mi uccide, che mi colpisce con un’accetta.
In Delitto e castigo, il giovane uccide la vecchia con l’accetta
e io, quella scena, me la sono impressa bene nella mente, si è
stampata così forte nel cervello, che non posso fare altro che
pensarci e ci penso anche adesso, quando un assassino sta scivolando sul pavimento e viene verso di me e sta per uccidermi.
Ma io cosa ho fatto di male? Niente, io non ho fatto niente e
questa è solo una terribile sensazione che sto vivendo. Forse
sono rumori normali, un’eco di qualcosa che è lontanissima e
che a me pare un’inquietante entità che scivola sul pavimento.
Sì, deve essere così e, mentre allungo la mano, non mi succede
niente, ecco, vedi?, io allungo la mano e non mi succede niente.
La agito nel buio davanti a me e non mi succede niente. Afferro
la cornetta del telefono e non mi succede niente. Compongo
il numero. “Polizia? Polizia? Sì. Sono Giona Michetti… abito
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in Via del Carmelo 23. C’è qualcuno in casa, sì, è per questo
che parlo a bassa voce. Forse è un ladro, non lo so. Sento…
qualcosa che scivola sul pavimento… sì, scivola, struscia, non
so… Mandate subito qualcuno? Vi ringrazio. Io aspetto qui.
Non possiamo continuare a parlare mentre mandate qualcuno?
Ah, ho capito…”
Mentre due poliziotti girano per il mio minuscolo appartamento, il commissario continua a guardarmi e a sorridermi.
Rigira tra le labbra una sigaretta spenta da poco.
Quando hanno finito di perquisire, lui, che per tutto il tempo è rimasto in silenzio, con le mani nelle tasche del cappotto
grigio, mi chiede se sono “forestiero”.
“Abito qui da poco… Però sono napoletano. Ho vissuto gli
ultimi quindici anni a Pescara…”
“E perché è ritornato, signor Michetti?”
“Mi sono separato…”
“Ah.”
“Sì, ma… di comune accordo…”
“Lei la tradiva?”
“Mia moglie?”
“No, dico lei, lei!”
“Ah. No. Per niente. Non eravamo d’accordo su di un punto: lei voleva dei figli, io no.”
“Se n’è andato solo per questo?”
“No. Lei… ha iniziato a frequentare altre persone.”
“Capisco.”
Faccio un sorrisetto ebete. Cos’avrà capito questo tizio,
questo ispettore, questo poliziotto che, invece di aiutarmi, cerca
di ficcare il naso negli affari miei?
“E la casa?”
“Era dei miei nonni.”
“Ah, quei due erano suoi nonni.”
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“Sì… da parte di madre. Perché?”
“Lo sa che vendevano sigarette di contrabbando?”
“Ah” faccio io. “No, non lo sapevo.” È vero: non lo sapevo.
Che figura di merda! I miei nonni erano contrabbandieri! Ecco
perché mio padre non li sopportava e non ci andava d’accordo!
“Non mi piace la sua famiglia, glielo dico francamente.”
“Ma io faccio l’insegnante…”
“Dove insegna?”
“Alla Giovanni Verga.”
“Cos’è? Un liceo?”
“No. È una scuola elementare.”
“Ma allora lei è un maestro!”
Sì, e allora? Questo mi sta sulle scatole e, se penso che dovrebbe difendermi, mi viene la pelle d’oca. Comunque cerco di
essere educato: “Sono un maestro, ma sono laureato…”
“In cosa è laureato?”
Cavolo, non me ne fa passare una! Comunque dico: “In Lettere.”
Questa volta è lui a fare un sorrisetto.
“Signor Michetti, a casa sua non c’è nulla. Avrà sognato
qualcosa… Avrà avuto un incubo. Oppure sono i rumori di una
vecchia casa… da quanto tempo è qui, a Napoli?”
“Da quattro mesi.”
“Ecco, vede, troppo poco tempo. Questa è una città… vecchia, molto vecchia. Ci vuole tempo per capirla. Torni a dormire
e cerchi di stare calmo. Il quartiere è infuocato. Ci sono troppe
cose da tenere sotto controllo. Il male si annida dappertutto. Lei
è una brava persona, ne sono convinto, ma, talvolta, anche le
brave persone danno da fare… Torni a dormire. Non si inquieti
più!”
Prima di uscire il commissario mi guarda per un’ultima
volta. Mi lancia un sorrisetto d’intesa, forse ironico. Allora mi
rimetto a letto, ma vestito, completamente vestito.
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Ringraziamenti
Ringrazio Diego Zandel, straordinario editor del mio racconto.
Con pazienza ha smontato la storia e mi ha dato gli strumenti per
ricomporla.
Ringrazio Giovanna Ferraresso che mi ha insegnato a far respirare ciò che scrivo.
I meravigliosi disegni di Margherita Palazzo hanno lasciato una
traccia profonda nella mia immaginazione.
A Fabrizio il racconto è piaciuto e Marcello mi ha detto “va’
avanti”.
Eccellenti lettori sono stati Simona, Lodovico, Margherita e
l’ineffabile Maurizio De Magistris.
Ringrazio Francesca che sa scrivere col sangue.
Ad Anna Maria,
dei viaggi nelle città chiare
dei viaggi nelle città oscure
INDICE
LA CITTà DI SOPRA
p. 9
13
17
21
25
28
34
38
42
49
54
58
62
66
70
77
79
92
IL BAMBINO
Prima notte
Seconda notte
Terza notte
Quarta notte
Quinta notte
Sesta notte
Un’altra notte
GIULIA
Giornata prima
Giornata seconda
Giornata terza
Giornata quarta
Giornata quarta. Notte
La polizia è appena andata via
Il giorno dopo
Tre giorni
Notte
Giorno
A casa
LA CITTà DI SOTTO
111
165
IL PRINCIPE
LA SIRENA
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