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Prova Italiano Classi V (A.S. 2007/2008)

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Prova Italiano Classi V (A.S. 2007/2008)
LICEO SCIENTIFICO STATALE “E. FERMI”
SIMULAZIONE DEGLI ESAMI DI STATO CONCLUSIVI DEI CORSI DI STUDIO DI ISTRUZIONE SECONDARIA
SUPERIORE - PROVA DI ITALIANO
Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte.
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO: GIORGIO CAPRONI, Congedo del viaggiatore cerimonioso
Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
5
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.
Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.
Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri)1,
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.
(Scusate. E’ una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare).
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Dicevo, che era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo – odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda2 dottrina.
Congedo a te, ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore3
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta4.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m’ha chiesto s’io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.
Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.
Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione,
calma, senza sgomenti.
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Scendo. Buon proseguimento.
Il testo, datato 1960, fa parte della raccolta Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee (1965) di Giorgio
Caproni, nato a Livorno nel 1912 e morto a Roma nel 1990.
1
Anche l’invenzione è una forma di comunicazione, come la stessa poesia di Caproni.
Faconda: eloquente, sostenuta da argomentazioni abbondanti e persuasive.
3
Afrore: odore.
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La cui… spinta: il tenue colore del tuo volto è come un blando stimolo all’amore.
2
1. Comprensione del testo
a) Rileggi con attenzione la poesia e riassumine brevemente il contenuto.
b) Parafrasa puntualmente i vv. 83-93, spiegando cos’è la “disperazione, calma, senza sgomento”.
2. Analisi e interpretazione del testo
c) Analizza il testo dal punto di vista metrico e lessicale, individuando tutti i termini e le espressioni di registro
colloquiale.
d) Nel discorso del viaggiatore ci sono anche espressioni con funzione fatica, finalizzati cioè a tenere desta la
comunicazione: individuali e giustificane la presenza.
e) Qual è il tema centrale della poesia?
f) Cosa simboleggia la valigia del “viaggiatore cerimonioso”, e perché è pesante nonostante non contenga quasi nulla?
g) Spiega cosa simboleggiano i personaggi che compaiono nel testo ai vv. 68-82
3. Approfondimenti
h) La letteratura occidentale è ricca di opere nelle quali la metafora del viaggio viene usata per rappresentare l’esistenza
umana. Scegli un testo di un autore, italiano o straniero, dell’Ottocento o del Novecento, che ti sembra adatto per
sviluppare un confronto con la poesia di Caproni.
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo
corredano. Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base
svolgi,argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da’ al saggio
un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica,fascicolo scolastico di ricerca e
documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Se lo ritieni, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui
potrai dare eventualmente uno specifico titolo.
Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale”, individua nei documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano
rilevanti e costruisci su di essi il tuo ‘pezzo’. Da’ all’articolo un titolo appropriato ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi
la pubblicazione (quotidiano,rivista divulgativa, giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze
immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).Per entrambe le forme di scrittura non superare le quattro o
cinque colonne di metà di foglio protocollo.
B1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTO: Letteratura e musica.
DOCUMENTI
Io ritengo che se si riuscisse a dare della musica una spiegazione completa, esatta e penetrante nei particolari; se riuscissimo, cioè,
a riprodurre per via di concetti quanto la musica esprime, avremmo insieme ottenuto, per via di concetti, anche una soddisfacente
riproduzione o spiegazione del mondo, che sarebbe la vera filosofia".
(Schopenhauer, Mondo come volontà e rappresentazione, 1818)
Le altre arti imitano ed esprimono la natura da cui si trae il sentimento ma la musica non imita e non esprime che lo stesso
sentimento in persona, ch'ella trae da sé stessa e non dalla natura....(Leopardi, Zibaldone)
Quel che noi sentiamo della vita non lo sentiamo sotto forma di idee; e quindi la sua traduzione letteraria, cioè intellettuale,
rendendone conto, lo spiega, lo analizza, ma non lo ricrea, come fa invece la musica, nella quale sembra che i suoni prendano
l'inflessione dell'essere e riproducano quella punta interiore ed estrema delle sensazioni, che ci dà quell'ebbrezza specifica che
proviamo a intervalli…" (Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, La prigioniera, 1923)
Quando le parole ci mancano, quando l'ambiguità infinita del senso rifiuta di essere contenuta nel linguaggio, allora è tempo di
cantare: allora, nel silenzio delle parole, gli oboi d'amore delle Gigues tristes e la divina musica dei Parfums de la nuit innalzano la
voce per dire, e per sussurrare all'orecchio della nostra anima, cose indicibili.
(Prefazione di Vladimir Jankélevitch a Stefan Jarocinski, Debussy5, Discanto 1980)
Maria Ferres, in un diario in prima persona, confessa la sua incapacità di opporsi al desiderio di abbandonarsi all’amore per
Andrea Sperelli, il protagonista, e cerca conforto nella musica e nella poesia di Shelley.
Ho suonato molta musica, di Sebastiano Bach e di Roberto Schumann. Egli stava seduto, come quella sera, alla mia destra, un
poco indietro su la poltrona di cuoio. Di tratto in tratto, alla fine d’ogni pezzo, egli si levava e, chino alle mie spalle, sfogliava il
libro per indicarmi un’altra Fuga, un altro Intermezzo, un altro Improvviso. Quindi si metteva di nuovo a sedere; ed ascoltava,
senza muoversi, profondamente assorto, con gli occhi fissi sopra di me, facendomi sentire la sua presenza. Intendeva egli quanto di
mio, del mio pensiero, della mia tristezza, del mio essere intimo, passava nella musica altrui?
“ Musica, chiave d’argento che apri la fontana delle lacrime, ove lo spirito beve finché la mente si smarrisce; soavissima tomba di
mille timori, ove la loro madre, l’Inquietudine, simile a un fanciullo che dorma, giace sopita nei fiori…” (Shelley )
(G. D’Annunzio, Il piacere, Libro Secondo, IV, 1889)
5
Claude Debussy, compositore francese, 1862-1918, cominciò a lavorare nella seconda metà degli anni ’80. Il primo successo data al
1894 con il “Preludio al pomeriggio d’un fauno” ispirato al poema di Mallarmé. Musicò anche testi di D’Annunzio. Le opere citate
sono “Gighe tristi” e “Profumi della notte”. La giga è il nome di uno strumento medievale simile alla viola e di una antica danza
irlandese.
Gabriele D’Annunzio, da Alcyone, l’Oleandro.III (1903)
Il poeta rievoca il mito di Apollo e Dafne, nel momento il cui la ninfa si trasforma in alloro:
Rispondi! " Abbrividiscono le frondi
[…]
sino alla vetta. Nel silenzio un breve
Curvasi Apollo verso quella ardente,
murmure spira. "M'odi tu? Rispondi!"
la bacia con impetuosa brama.
Move la vetta un fremito più lieve.
[...] Ma sotto i suoi baci
Poi tutto tace e sta. Sotto i profondi
or più non sente che foglie vivaci,
cieli le rive alto silenzio tiene.
amare bacche. E Dafne Dafne chiama.
Il bellissimo lauro è senza pianto;
il dolore del dio s'inalza in canto.
"Ahi lassa, Dafne, ch'arbore sei tutta!
Odono i monti e le valli serene.
Ahi chi ti fece al mio desio diversa?
In durissimo tronco e in fronda cupa
Odono i monti e le valli e le selve
la dolce carne tua or s'è conversa.
e i fonti e i fiumi e l'isole del mare.
La tua bocca vermiglia s'è distrutta,
Spandesi il canto dall'anima ardente
che pareva di fiamma ardere eterna.
e par tutte le cose generare.
Come leggieri i piedi tuoi su l'erba,
La bellezza di Dafne ecco riveste
or radicati nella negra terra!
la terra; le sue membra delicate
M'odi tu? M'odi tu? Dafne, sei muta?
son monti e valli e selve e fiumi e fonti,
il suo sguardo inzaffira gli orizzonti,
la sua chioma fa l'oro dell'estate.
(strofe di 9 versi endecasillabi)
[….]
Paul Verlaine, Arte Poetica (1874)6
La musica prima di tutto
e dunque scegli il metro impari
più vago e più lieve,
niente in lui di maestoso e greve.
Occorre inoltre che tu scelga
le parole con qualche imprecisione:
nulla di più amato del canto ambiguo
dove all'esatto si unisce l'incerto.
Son gli occhi belli dietro alle velette,
l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
e per un cielo d'autunno intepidito
l'azzurro opaco delle chiare stelle!
Perché ancora bramiamo sfumature,
sfumatura soltanto, non colore!
Oh! lo sfumato soltanto accompagna
il sogno al sogno e il corno al flauto!
Eugenio Montale, Corno inglese, da Ossi di seppia
1925)7
ll vento che stasera suona attento
- ricorda un forte scotere di lame gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l'orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D'alti Eldoradi
6
Fuggi più che puoi l'assassina arguzia,
il crudele spirito e l'impuro riso
che fanno piangere gli occhi dell'azzurro,
e tutto quell'aglio di bassa cucina!
Prendi l'eloquenza e torcile il collo!
Bene farai, se con ogni energia
farai la Rima un poco più assennata.
A non controllarla, fin dove potrà andare?
Oh, chi dirà i torti della Rima?
quale bambino stonato, o negro folle
ci ha plasmato questo gioiello da un soldo
che suona vuoto e falso sotto la lima?
La musica, ancora, e sempre!
Il tuo verso sia la cosa che va via,
che si sente fuggire da un'anima in cammino
verso altri cieli ed altri amori.
Sia il tuo verso l'avventura buona
sparsa al vento frizzante del mattino
che va sfiorando la menta ed il timo...
E tutto il resto è letteratura.
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell'ora che lenta s'annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore.
Scritta in carcere nel 1874, è una sorta di “ manifesto” in cui Verlaine, uno dei”poeti maledetti”, enuncia la propria concezione della
poesia ed una particolare tecnica espressiva, destinate ad avere una profonda risonanza sugli sviluppi della poesia simbolista. Il primo
verso afferma un principio cardine: quello di risolvere e dissolvere la parola in musica che, sola, può rendere il flusso profondo
dell’interiorità. E così la poesia sia lieve, evocativa e libera da regole che impongono una realistica precisione: una “canzone grigia”
(“chanson grise”, qui tradotta al v. 7 con “canto ambiguo”), che crei un’atmosfera onirica cui il lettore deve abbandonarsi per
cogliere “l’azzurro” (v. 19), il puro ideale poetico.
7
Montale dirà in seguito che di questa poesia non condivideva più ” l’ingenua pretesa di imitare gli strumenti musicali” (il corno
inglese è uno strumento a fiato che ha un timbro piuttosto grave, malinconico e lamentoso). La poesia associa impressioni visive e
sonore, che l’autore trae dall’ evocazione del paesaggio marino delle Cinque terre. Ma l’uomo sembra escluso dall’armonia della
natura, e la lirica si chiude con il desolato, e isolato,“cuore” “scordato strumento”, nella polisemica accezione di “non accordato”, in
antitesi alla docilità degli alberi iniziali, “non concorde”, a indicare la disarmonia che governa l’esistenza umana.
B2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO
ARGOMENTO: L’uomo e la tecnica
DOCUMENTI
[…] la potenza del pensiero ha fatto il proprio ingresso in un’evoluzione più vasta e annullato i meccanismi di equilibrio biologico
finora esistenti nei sistemi ecologici. Modelli di comportamento non più fissati geneticamente lottano per prendere parte stabilmente
senza rischi allo spazio vitale, ma la capacità inventiva dell’homo faber, libera e capace di trovare una risposta per ogni situazione,
ordina in modo parziale, sempre nuovo e sempre più rapido, le condizioni di una più ampia scienza del vivere simbiotico […]Ciò
che noi oggi viviamo è il paradosso di un enorme successo che minaccia di risolversi, mercè la distruzione della sua propria base
naturale, in una catastrofe, non è un fine utopico, ma il fine, non poi così modesto, della responsabilità del futuro dell’uomo.
(JONAS, La filosofia alle soglie del duemila, trad. it. 1994)
La rivoluzione urbana generata dallo sviluppo delle reti tecniche sembra dunque aver prodotto una perdita di valore del luogo come
fonte di certezza e di identificazione di sé stessi: una scomparsa di senso dei luoghi nei quali esercitare un’azione, una pratica
sociale integrata ad uno spazio urbano. Se in futuro grazie all’avvento delle reti telematiche sarà possibile fare tutto a – distanza –
che senso avrà ancora costruire delle città, cioè progettare, costruire e vivere in un determinato spazio fisico, in un determinato
luogo ? La realtà sembra allora destinata a scomparire in uno – schermo totale -.
(D’ASCIA, I non luoghi, intervista del 7/4/1999, su www.mediamente.rai.it)
Supponiamo che nella cultura occidentale il cinema, la radio, la televisione, gli avvenimenti sportivi e i giornali siano sospesi per
quattro settimane sole. Chiuse queste diverse vie d’evasione, quali sarebbero le conseguenze per gente ridotta solo alle proprie
risorse ? indubbiamente, seppur in così breve tempo, si registrerebbero esaurimenti nervosi a migliaia, e ancor più sarebbero le
persone che cadrebbero in uno stato di ansia acuta non diverso dal quadro clinico di una nevrosi. Se fosse tolto il narcotico contro la
deficienza sanzionata, le malattie si manifesterebbero apertamente.
(FROMM, Psicoanalisi della società contemporanea, 1955)
L’apparato economico dota automaticamente, prima ancora della pianificazione totale, le merci dei valori che decidono del
comportamento degli uomini. Attraverso le innumerevoli agenzie di produzione di massa e della sua cultura, i modi obbligati di
condotta sono inculcati al singolo come i soli naturali, decorosi e ragionevoli. Il suo criterio è l’autoconservazione, l’adeguazione
riuscita o non all’oggettività della sua funzione e ai modelli che le sono fissati.
(HORKHEIMER & ADORNO, Dialettica dell’illuminismo, I ed. dattiloscritta 1944, I ed. in tedesco Amsterdam 1947)
In questa società l’apparato produttivo tende a diventare totalitario nella misura in cui determina non soltanto le occupazioni, le
abilità e gli atteggiamenti socialmente richiesti ma anche i bisogni e gli le aspirazioni individuali. In tal modo esso dissolve
l’opposizione tra esistenza privata ed esistenza pubblica, tra i bisogni individuali e quelli sociali. La tecnologia serve per istituire
nuove forme di controllo sociale e di coesione sociale, più efficaci e più piacevoli.
(MARCUSE, Eros e civiltà, 1955)
Con la sua forza più intima l’Eros – manifesta la sua opposizione all’istinto gregario – e respinge – l’influenza della massa -. Nella
de sublimazione commerciale di oggi sembra dominare la tendenza esattamente opposta. Il conflitto fra principio di realtà e
principio di piacere viene diretto da una liberazione controllata, che incrementa la soddisfazione per quello che la società offre.
… Oggi con l’integrazione di tale sfera ( quella erotica ) in quella degli affari e dei divertimenti… la società ha esteso non la libertà
individuale ma il proprio controllo sull’individuo.
(MARCUSE, Eros e civiltà)
Non c’è bisogno della fantascienza per concepire un meccanismo di controllo che dia in ogni momento la posizione di un elemento
in ambiente aperto.
… immagina una città in cui ciascuno può lasciare il suo appartamento, la sua strada, il suo quartiere grazie alla sua carta elettronica
che faccia alzare questa o quella barriera, e allo stesso modo la carta può essere respinta quel giorno o entro la tal ora; ciò che conta
non è la barriera ma il computer che ritrova la posizione di ciascuno, lecita o illecita, ed opera una modulazione universale.
(DELEUZE, La società del controllo, 1990)
Un movimento di virtualizzazione investe oggi non solo l’ambito dell’informazione e della comunicazione ma anche il corpo, il
sistema economico, i parametri collettivi della sensibilità e l’esercizio dell’intelligenza.
La virtualizzazione non è una de realizzazione ( la trasformazione di una realtà in un insieme di possibili ) ma un cambiamento
d’identità, uno spostamento di centro di gravità ontologico dell’oggetto in questione.
(LEVY, Il virtuale, 1995)
Le comunità telematiche sono un modo per incontrare la gente. Un modo per prendere contatto con gli altri mantenendo le distanze.
Il modo in cui ci si incontra nel cyberspazio dà un importanza diversa alla conoscenza della gente: nelle comunità tradizionali prima
s’incontra la gente ,poi, volendo, la si incontra. La conoscenza, nel cyberspazio, può essere molto più effimera, perché è possibile
conoscere le persone che sul piano fisico non si potrebbero mai incontrare.
… questo mezzo di comunicazione per sua natura sarà sempre soggetto a certi tipi di falsificazione. Sarà anche un luogo in cui la
gente tende a svelarsi molto più intimamente di quanto sia disposta a fare senza la mediazione del video e dello pseudonimo.
(RHEINGOLD, Comunità virtuali. parlare , incontrarsi, vivere nel cyberspazio, 1993)
Come cambiano le definizioni nell’era della tecnica:
RAGIONE – non è più l’ordine immutabile del cosmo in cui prima la mitologia, poi la filosofia e infine la scienza si erano riflesse
cercando le rispettive cosmologie, ma diventa procedura strumentale che garantisce il calcolo più economico tra i mezzi a
disposizione e gli obiettivi che si intendono raggiungere.
VERITA’ – non è più conformità all’ordine del cosmo o di Dio perché, se non si dà più orizzonte capace di garantire il quadro
eterno dell’ordine immutabile, se l’ordine del mondo non dimora più nel suo essere ma dipende dal fare tecnico, l’efficacia diventa
esplicitamente l’unico criterio di verità.
(GALIMBERTI, Psiche e techne, 1999)
B3. AMBITO STORICO-POLITICO
ARGOMENTO: La società di massa
DOCUMENTI
“La sera avanti questo giorno in cui Renzo arrivò in Milano, le strade e le piazze brulicavano d'uomini che, trasportati da una rabbia
comune, predominati da un pensiero comune, conoscenti o estranei, si riunivano in crocchi, senza essersi dati l'intesa, quasi senza
avvedersene, come gocciole sparse sullo stesso pendio. Ogni discorso accresceva la persuasione e la passione degli uditori, come
colui che l'aveva proferito. Tra tanti appassionati c'erano alcuni più di sangue freddo, i quali stavano osservando con molto piacere
che l'acqua s'andava intorbidando; e s'ingegnavano d'intorbidarla di più, con quei ragionamenti e quelle storie che i furbi sanno
comporre che gli animi alterati sanno credere, se si proponevano di non lasciarla posare, quell'acqua, senza farci un po' di pesca.
Migliaia di uomini andarono a letto col sentimento indeterminato che qualche cosa bisognava fare, che qualche cosa si farebbe.
Avanti giorno le strade erano di nuovo sparse di crocchi: fanciulli, donne, uomini, vecchi, operai, poveri, si radunavano a sorte; qui
era un bisbiglio confuso di molte voci, là uno predicava e gli altri applaudivano; questi faceva al più vicino la stessa domanda che
era stata fatta a lui; quest'altro ripeteva l'esclamazione che s'era sentita risuonare agli orecchi; per tutto lamenti, minacce, meraviglie;
un piccolo numero di vocaboli era lì materiale di tanti discorsi.
Non mancava altro che un'occasione, una spinta, un avviamento qualunque per ridurre le parole a fatti: e non tardò molto......”
(A. Manzoni, I Promessi Sposi, 1840)
“Preso isolatamente un individuo può essere una persona colta; in una folla diventa un barbaro, ossia una creatura che agisce
secondo istinto. Egli possiede la spontaneità, la violenza, la ferocia, ma anche l'entusiasmo e l'eroismo degli esseri primitivi.
...Ciò che più colpisce di una folla psicologica è che gli individui che la compongono, indipendentemente dal tipo di vita, dalle
occupazioni, dal temperamento o dall'intelligenza, acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di appartenere alla folla.
Tale anima fa pensare ed agire in un modo del tutto diverso da come ciascuno di loro, isolatamente, sentirebbe, penserebbe e
agirebbe.”
(G. Le Bon , La psicologia delle folle, 1895)
“Nella massa l'individuo si trova posto in condizioni che gli consentono di sbarazzarsi delle rimozioni dei propri moti pulsionali
inconsci. Le caratteristiche apparentemente nuove che egli manifesta sono appunto le espressioni di tale inconscio in cui è contenuto,
a mò di predisposizione, tutto il male della psiche umana”
(S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'io, 1921)
“Ecco un gruppo di persone in piazza Saint Germain: aspettano l'autobus alla fermata davanti alla chiesa. Queste persone, diverse
per età, sesso, classe e ambiente, realizzano nella banalità quotidiana il rapporto di solitudine, di reciprocità e di unificazione
dall'esterno (e di massificazione dall'esterno) che caratterizza i cittadini di una grande città in quanto si trovano riuniti senza essere
integrati dal lavoro, dalla lotta, o da ogni altra attività in un gruppo organizzato che sia loro comune.
Va anzitutto rilevato, infatti, che si tratta di una pluralità di solitudini: queste persone non si preoccupano le une delle altre, non si
rivolgono la parola e, in generale, non si osservano; esistono fianco a fianco intorno a un palo di segnalazione. Solitudine organica,
solitudine subita, solitudine vissuta, solitudine condotta, solitudine come stato sociale dell'individuo, solitudine come esteriorità dei
gruppi condizionante l'esteriorità degli individui, solitudine come reciprocità d'isolamenti in una società creatrice di masse: tutti
questi aspetti e queste opposizioni si ritrovano insieme nel gruppetto considerato, in quanto l'isolamento è un comportamento storico
e sociale dell'uomo all'interno di un raduno d'uomini”
(J.P. Sartre, Critica della ragione dialettica, 1958-1962)
“ La vecchia democrazia viveva temperata da un'abbondante dose di liberalismo e d'entusiasmo per la legge. Oggi assistiamo al
trionfo di un'iperdemocrazia in cui la massa opera direttamente senza legge, per mezzo di pressioni materiali, imponendo le sue
aspirazioni e i suoi gusti.
...la massa ritiene di aver diritto d'imporre e dar vigore di legge ai suoi luoghi comuni da caffé. Io dubito che ci siano state altre
epoche della storia in cui la moltitudine giungesse a governare così direttamente come nel nostro tempo”
(J. Ortega Y Gasset, La ribellione delle masse, 1930, trad. it. 1984)
B4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO
ARGOMENTO: L’origine della vita
DOCUMENTI
se non perché, quando determinati semi di cose confluirono
Pertanto, quando avremo veduto che nulla si può creare
nel tempo loro proprio, allora si schiude ogni cosa creata,
dal nulla, allora di qui penetreremo più sicuramente
mentre sono in corso stagioni favorevoli e la terra ricca di vita
ciò che cerchiamo, e donde si possa creare ogni cosa
produce senza pericolo le tenere cose alle plaghe della luce?
e in qual modo tutte le cose avvengano senza interventi di dèi.
Ma, se dal nulla nascessero, improvvisamente sorgerebbero,
Infatti, se dal nulla si producessero, da tutte le cose
con intervallo incerto e in parti dell'anno non proprie a loro,
potrebbe nascere ogni specie, nulla avrebbe bisogno di seme.
giacché allora non ci sarebbero primi principi che la stagione
E anzitutto dal mare gli uomini, dalla terra potrebbero sorgere
avversa potesse tener lontani dall'aggregazione generatrice.
le squamose specie dei pesci, e gli uccelli erompere dal cielo;
Né poi per la crescita delle cose ci sarebbe bisogno del tempo
gli armenti e le altre greggi, ogni specie di fiere, partoriti
occorrente al confluire dei semi, se potessero crescere dal nulla.
qua e là senza regola, occuperebbero luoghi coltivati e deserti.
Ché da piccoli infanti diverrebbero sùbito giovani, e gli alberi,
Né sugli alberi comunemente permarrebbero gli stessi frutti,
appena spuntati dalla terra, si leverebbero in alto d'improvviso.
ma si muterebbero, tutti gli alberi tutto potrebbero produrre.
Ma è manifesto che nulla di ciò accade, giacché tutte le cose
E in verità, se non esistessero corpi generatori per ciascuna
specie,
crescono a poco a poco, com'è naturale per quel che nasce da un
seme certo,
come potrebbero le cose avere costantemente una madre
propria?
e crescendo conservano i caratteri della specie; sì che puoi
riconoscere
Ma ora invece, poiché tutte le cose sono create da semi
che ogni cosa ingrandisce e si alimenta di materia propria.
determinati, ciascuna nasce ed esce alle plaghe della luce
A ciò si aggiunge che senza piogge in determinate stagioni
dal luogo che ha in sé la materia e i corpi primi ad essa propri;
la terra non può far crescere i frutti giocondi;
ed è appunto per ciò che non possono da tutte le cose essere
generate
e così la natura degli animali, se vien privata di cibo,
tutte le cose, perché ogni cosa determinata ha in sé una facoltà
non può propagare la specie e conservarsi in vita;
distinta.
( Lucrezio, De rerum natura, I 146-214)
Inoltre, per qual motivo in primavera la rosa, d'estate il
frumento,
all'invito dell'autunno le viti vediamo in rigoglio,
Il modo con cui si è formata la vita sul nostro pianeta rappresenta un problema ancora non completamente chiarito, anche se da più
di un secolo sono state formulate ipotesi e si sono moltiplicati gli esperimenti, volti a verificare l'una o l'altra congettura.
La vita si è sviluppata rapidamente sul nostro pianeta: resti di stromatoliti fossili risalgono a 3.55 miliardi di anni, tracce di
Archibatteri sembrano databili a 3, 8 miliardi di anni e depositi di Carbonio arricchiti di carbonio-12, indizio di attività biologica,
sono forse più antichi. Dal momento che la terra, nel primo mezzo miliardo dalla sua formazione, doveva essere inospitale, il tempo
che la vita ha avuto a disposizione per formarsi è estremamente limitato, tanto che molti scienziati hanno formulato l'ipotesi che
essa si sia formata in altre regioni dello spazio e poi sia giunta nel nostro pianeta, anche perché su molti corpi celesti sono stati
trovati composti organici; la formazione spontanea di molecole organiche è una possibilità ampiamente verificata sia nelle più
diverse condizioni sperimentali che su materiali provenienti da altri pianeti o dallo spazio.
Per molti anni gli studiosi si sono divisi fra chi sosteneva che erano sorte per prima strutture in grado di autoreplicarsi e chi, invece,
propendeva per l'iniziale nascita del metabolismo, molti oggi pensano che vi sia stata la nascita pressoché contemporanea di un
metabolismo e di entità autoreplicanti.
(*dal sito di The scientist: http://www.the-scientist.com/yr2002/sep)
È possibile che [...] in qualche piccolo stagno caldo, in presenza di ogni sorta di ammoniaca e di sali fosforici, luce, calore,
elettricità, ecc. si sia formato un qualche composto proteico già pronto a subir mutamenti anche più complessi, oggi una tale
sostanza verrebbe istantaneamente divorata o assorbita, cosa che non sarebbe accaduto prima della formazione degli esseri viventi
[…].
(Ch. Darwin, Lettera all’amico William Jackson Hooker)
Negli anni Cinquanta, Harold C. Urey, premio Nobel per la Chimica nel 1934, e Stanley Miller, un suo allievo, riuscirono ad
ottenere alcune conferme sperimentali. A quel tempo Urey era interessato alle differenti teorie riguardanti l'origine del Sistema
solare e, in particolare, alla composizione chimica dell'atmosfera che avrebbe dovuto circondare la Terra primitiva. Urey arrivò alla
stessa conclusione di Oparin, cioè che il primitivo involucro gassoso della Terra dovesse essere riducente. Stanley Miller, nel 1953,
ebbe l'idea di ricostruire in laboratorio queste presunte condizioni ambientali: pose in un pallone una miscela di gas simile a quella
ipotizzata per la Terra primitiva, composta da idrogeno (H2), metano (CH4), ammoniaca (NH3) e vapore d'acqua (H2O), sottopose la
stessa a continue scariche elettriche (per simulare i fulmini) e, dopo una settimana, analizzò i prodotti di sintesi (Fig. 3). Non senza
sorpresa si accorse che si erano formati numerosissimi composti organici, tra i quali amminoacidi. Dopo Miller, molti autori hanno
compiuto esperimenti analoghi, variando di volta in volta sia la composizione dei gas che la sorgente di energia (calore, radiazioni
ultraviolette, ecc.). I risultati ottenuti dimostrano che quasi tutti i monomeri biologici possono essere prodotti in modo abiologico, in
assenza di ossigeno, partendo da materiale inorganico.
Figura 3. L'apparecchiatura ideata da Miller per simulare le condizioni prebiotiche sulla Terra.
Tuttavia, esistono dei problemi. Non tutte le molecole sintetizzate da Miller sono presenti nei viventi (ad esempio, dei tre
amminoacidi del gruppo dell'alanina ottenuti, solo uno è effettivamente presente negli organismi) e non tutti i composti utili alla vita
possono essere facilmente sintetizzati utilizzando quei protocolli (un esempio fra tutti è rappresentato dalla sintesi endoergonica
dell'ATP). Un altro grosso problema è rappresentato dall'uniformità chiralica dei composti organici di origine biologica. Tramite gli
esperimenti di Miller si ottengono miscele racemiche dei possibili enantiomeri, ma sulla Terra esistono, ad esempio, solo Lamminoacidi e D-zuccheri. Nessuno riesce a spiegare perché.
Qualcuno ipotizza una possibile origine extraterrestre di molti composti organici. La loro uniformità racemica si spiegherebbe sulla
base di presunti processi di molecular-tunnelling a bassa temperatura o a distruzione differenziata degli enantiomeri; per gli
amminoacidi destrogiri, si è ipotizzata, ad esempio, una distruzione selettiva operata da radiazioni ultraviolette polarizzate
circolarmente, forse prodotte da stelle di neutroni. Tali ipotesi sono, in parte, sostenute dalla scoperta che certi amminoacidi di
origine extraterrestre rinvenuti sul meteorite di Murchinson (Australia) hanno natura racemica. Un ultimo punto da considerare è
che le sintesi di Miller necessitano di una forte presenza di CH4 e NH3. Tuttavia, oggi sono in molti a sostenere che l'atmosfera
primitiva abbia perso molto velocemente il suo carattere riducente e che fosse composta prevalentemente da CO2. Un tale scenario
rende praticamente impossibile molte delle sintesi milleriane e quindi rende lecita l'ipotesi che l'origine di molti composti sia da
ricercarsi nell'apporto esogeno.
(Prime tappe dell’evoluzione dei viventi , di Antonio Bonfitto, già conservatore del Museo di Zoologia di Bologna,
ora ricercatore presso il Dipartimento di Biologia evoluzionistica sperimentale di Bologna)
Darwin non conosceva il meccanismo biochimico dell’evoluzione, ma la genetica del Novecento ha dimostrato che l’unità di base
dell’eredità è il gene, che è costituito da DNA. Abbiamo due copie dei circa 20mila geni umani, ciascuna ereditata da un genitore.
Se una delle due è difettosa, l’altra di solito riesce a compensare il danno. Grazie a Francio Crick e James Watson, dal 1953
sappiamo che il DNA ha una struttura a doppia elica: è formato da due spirali intrecciate di unità biochimiche chiamate nucleotidi.
[…]. Il codice genetico è lo stesso per tutte le creature viventi. Traduce la sequenza di nucleotidi in amminoacidi, i mattoni che
formano le proteine (le proteine sono le molecole biologiche che fanno la maggior parte del lavoro nel nostro corpo) […].
(Clive Cookson, Financial times, Dieci e lode in scienze ora nella rivista Internazionale 728, 25 gennaio 2008)
Un punto poco chiaro è il modo in cui hanno cominciato a formarsi le macromolecole tipiche della vita: fra polipeptidi e
polinucleotidi, cioè fra proteine ed acidi nucleici, quali sono comparsi per primi? La domanda è legittimata dal fatto che attualmente
le proteine vengono sintetizzate sulla base delle istruzioni fornite dal DNA il quale, a sua volta, viene sintetizzato da particolari
enzimi che sono proteine. In altre parole, è nato prima l’uovo o la gallina?
Gli acidi nucleici sono formati da una sequenza ordinata di unità strutturali chiamati nucleotidi i quali, a loro volta, sono molecole
formate dall’unione di tre diverse specie chimiche: uno zucchero a cinque atomi di carbonio, una molecola di acido fosforico e una
base azotata.
Gli zuccheri a cinque atomi di carbonio sono il ribosio presente nell’RNA e il deossiribosio (molecola simile al ribosio, ma con
un atomo di ossigeno in meno), presente nel DNA. Le basi azotate sono composti con proprietà basiche (cioè contrarie di quelle
acide) che contengono atomi di azoto. Ne esistono di cinque tipi che prendono il nome di adenina, citosina, guanina, timina e
uracile. Le prime quattro si trovano nel DNA, mentre nell’RNA, dove pure sono presenti quattro delle cinque basi, al posto della
timina vi è l’uracile. Nel DNA è contenuta l’informazione genetica degli organismi e la specificità dell’informazione è data dalla
particolare disposizione delle basi azotate lungo il polimero stesso.
Le proteine sono anch’esse molecole giganti costituite dalla connessione di tanti monomeri (dal greco monos = uno e meros =
parte) rappresentati da venti piccole molecole chiamate amminoacidi. In tutti gli esseri viventi si trovano gli stessi venti
amminoacidi, ma disposti in modo diverso da caso a caso: proprio questa disposizione diversa dei monomeri determina la specificità
del polimero (dal greco polys = molto, numeroso) e quindi della sua funzione.
Tutte le funzioni vitali degli organismi sono esercitate dalle proteine ma la particolare disposizione degli amminoacidi in seno ad
esse è determinata dalla specifica sequenza delle basi azotate nel DNA. L’RNA ha il compito di portare il messaggio contenuto nel
DNA nella zona della cellula in cui avverrà la costruzione delle proteine e nello stesso tempo provvedere alla costruzione delle
proteine stesse.
(Antonio Vecchia, Storie di Scienza)
C. TEMA STORICO
Il secondo conflitto mondiale fu provocato da una molteplicità di fattori tra cui l’aggressività di alcuni sistemi politici e la fragilità
degli equilibri internazionali. Giustifica questa affermazione connettendola anche ai trattati di pace del 1919 e alla crisi del ’29.
D. TEMA GENERALE
Sulla base delle vostre conoscenze culturali discutete la seguente affermazione di K. R. Popper: "La concezione sbagliata della
scienza si tradisce proprio per il suo smodato desiderio di essere quella giusta. Perché non il possesso della conoscenza, della verità
irrefutabile fa l'uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità.”
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