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L`altare di Pergamo

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L`altare di Pergamo
L’altare di
Pergamo
Ricostruzione pergamo antica
La storia
L’Ara di Pergamo si trovava sulla terz'ultima terrazza dell’acropoli, a un livello
inferiore, verso sud, rispetto alla terrazza sulla quale si trovavano il Tempio di Atena e
la famosa Biblioteca; l’Altare era orientato verso est, come prescriveva l’antica
tradizione degli altari greci. All’Altare si accedeva dunque da ovest e il rito dell’offerta
veniva officiato in direzione del sole nascente. Il monumento era stato realizzato molto
probabilmente sotto il re Eumene II (197-159 a.C.) ed era dedicato ad Atena e a Zeus, o
forse anche a tutti gli Dei ;aveva la tipica forma a ferro di cavallo, declinata però in
forma monumentale, e portava un ornamento plastico sorprendentemente ricco. Fra le
colonne esterne e sulla copertura erano collocate diverse statue. Risultano
particolarmente rilevanti i due fregi a rilievo: Il grande fregio della gigantomachia, che
era situato sul basamento del santuario di Zeus e Atena reca iscritti i nomi degli
scultori, dei giganti e degli dei. Era costituito da più di 100 lastre, alte 2,30 m e strette e
fu lavorato in sezioni dagli scultori. I giganti che sono raffigurati in genere con
estremità serpentiformi, combattono gli dei del cielo, della terra, del mare e
dell’Olimpo. Il fregio ha un contenuto drammatico, panneggi violentemente agitati e
tumultuosi, forte chiaroscuro, in uno stile che è stato definito “barocco”. E’ presente
anche un Piccolo Fregio, posto sulla parete di fondo del peristilio intorno all’altare vero
e proprio, che rappresenta la storia della vita di Telefo, il mitico fondatore della dinastia
Attalide, che regnava su Pergamo.
Articolazione del fregio esterno con
Gigantomachia
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Ad ast gli dei dell’olimpo
A nord gli dei della notte
A sud gli dei del giorno e della luce
Ad ovest gli dei del mare e Dioniso.
All’interno dell’altare: il fregio col mito di Telefo.
Il mito
I Giganti sono figli di Gea e di Urano. Benchè di origine divina sono mortali o
possono essere uccisi, a condizione di esserlo
contemporaneamente da un dio e da un mortali.
La leggenda dei Giganti è dominata dalla storia del loro combattimento contro
gli dei e dalla loro disfatta. Sono nati da Gea, la
Terra, per vendicare i Titani che Zeus aveva chiuso nel Tartaro. Sono
esseri enormi, di forza invincibile e di aspetto terribile, con folta
capigliatura, barba irsuta, gambe serpentiformi. Appena nati,
minacciarono l’Olimpo scagliando contro esso alberi infuocati.
Davanti a questa minaccia, gli Olimpici si preparavano al
combattimento. Accanto a Zeus ed Atena, protagonisti del
combattimento, c’è l’eroe Eracle, fondamentale in quanto mortale
per soddisfare la condizione imposta dai Destini alla morte dei
Giganti.
Gruppo di Efesto e della Moira Athropos, una delle
dee del destino, colta nell’atto di lanciare un’hydria
(vaso per l’acqua).
Il mito delle Moire
« Notte poi partorì l’odioso Moros e Ker nera
e Thanatos (morte, generò il Sonno, generò la
stirpe dei Sogni;
non giacendo con alcuno li generò la dea
Notte oscura;
e le Esperidi che, al di là dell’inclito Oceano,
dei pomi
aurei e belli hanno cura e degli alberi che il
frutto ne portano;
e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le
pene:
Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali
quando son nati danno da avere il bene e il
male,
che di uomini e dei i delitti perseguono;
né mai le dee cessano dalla terribile ira
prima d’aver inflitto terribile pena, a chiunque
abbia peccato.»(Teogonia di Esiodo, vv. 211222)
le Moire erano considerate le Dee del destino, esecutrici di una forza senza
volto ma al di sopra di chiunque, anche degli stessi Dei.
Il termine che identifica queste tre divinità analizzato al singolare si traduce
con "Parte" e secondo alcuni studiosi il significato della parola rapportato al
loro numero, tre, indicherebbe una probabile connessione al culto lunare.
La prima di esse era Cloto, il cui nome indicava "la filatrice", la seconda
Lachesi era "la distributrice" e la terza "colei che non può essere dissuasa" era
Atropo.
Il filo che queste tre Divinità lavoravano era la vita degli uomini, la lunghezza
di questo filo era solo da Loro decisa e nessuno, neanche Zeus, poteva
interferire in questa decisione. L'unica carta di cui Zeus disponeva era la Sua
bilancia d'oro con cui poteva misurare il tempo che rimaneva ad esempio a
qualche eroe in battaglia come viene detto nell'Iliade di Omero.
Non sempre le Moire costituivano una triade.
Omero, ad esempio, nomina una sola Moira, una sola filatrice "distruttrice",
"forte" e "difficile a sopportarsi". A Delfi solo la Moira della nascita e quella
della morte venivano venerate.
Nella Gigantomachia solo due di loro parteciparono alla lotta.
E infine in occasione delle nozze della Dea Tetide con Peleo, un mortale,
venivano raffigurate in una pittura in quattro.
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