rico e geografico. Mi riferisco qui in particolar modo all`opera Sici
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rico e geografico. Mi riferisco qui in particolar modo all`opera Sici
rico e geografico. Mi riferisco qui in particolar modo all'opera Sicilia et Magna Graecia sive historiae urbium et populorum Graeciae ex antiquis numismatibus restitutae dell'archeologo e umanista fiammingo Hubert Goltzius (1576), dove gli interessi storico-antiquari, artistici e corografici si combinano con una più marcata osservazione per le evidenze numismatiche e per la storia antica - evidenze tra l'altro già approfondite nella raccolta di medaglie colorate con effigie degli imperatori intitolata Vivae omnium fere imperatorum imagines, a C. lulio Caes. usque ad Carolum V et Ferdinandum eius fratrem dello stesso Goltzius (1557). Per Goltzius resta determinante l'esperienza romana con il nipote del cardinale Pietro Paolo Parisio, l'aristocratico cosentino Prospero, il quale, grazie anche al sostegno dei Colonna, dà alle stampe a Roma nel 1561 i frutti di alcune ricerche di carattere numismatico con il titolo Rariora Magnae Graeciae numismata, opera pubblicata quasi certamente a Norimberga, come si ricava dalla prefazione. Impegni letterari di questo genere, puntando a coniugare la imago con la descriptio urbis, quest'ultima peraltro collocata in secondo piano a favore del registro espressivo delle immagini piuttosto che di quello verbale, avviano un 'motore di ricerca' di antichità, che affascinano nel giro di pochi anni un cospicuo numero di letterati, eruditi, pittori, curiosi in genere, con il preciso proposito «d'intender le cose antiche e rare» (128), e di collezionare, nei vasti territori dove insistono i monumenti delle colonie che appartennero alla Mfeycde 'HeÀlàg, antiche monete e reperti di ogni tipo. Sta a dimostrarlo ampiamente l'episodio dell'Incendio a Reggio Calabria (XVII secolo), un disegno a penna e a inchiostro bruno, o la Veduta sul porto di Napoli (1556 circa), o ancora la stampa rappresentante la Battaglia navale nello stretto di Messina (1561) del fiammingo Pieter Brueghel il Giovane. In una mostra tenuta a Bruxelles e a Roma dedicata al rapporto tra fiamminghi e Italia nel Cinquecento e nel Seicento si metteva in evidenza in che modo sull'artista abbia giocato un ruolo di primissimo piano non tanto lo studio della città siciliana, riprodotta altresì nelle Civitates Orbis Terrarum di Braun e Hogenberg, quanto, più di tutto, l'osservazione diretta dello stretto di Messina in seguito ad un viaggio del pittore intorno agli anni 1552-1553 (129). (128) L. ALBERTI, Descrittione di tutta Italia et isole pertinenti ad essa, cit., c. 215r. (129) Su questi aspetti rimando ai saggi contenuti nel catalogo della mostra di Bruxelles-Roma, Fiamminghi a Roma, Roma 1995.