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EdItorIALE Non spegnete le stelle Manovra. Il tempo dei sacrifici

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EdItorIALE Non spegnete le stelle Manovra. Il tempo dei sacrifici
della diocesi di como
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXV - 10 dicembre 2011 - € 1,20
Europa
5
In Missione
46
13
Como
14
Sondrio
26
Codice etico per
il Parlamento
europeo
I bambini di
strada rinascono
a Natale
Iubilantes,
15 anni
di attività
Catechesi
e arte
con don Straffi
issati principi e norFrodeputati
me ai quali gli eudovranno
Korogocho gli ex
A
bambini di strada
escono dai centri di re-
associazione imL’
pegnata nella riscoperta della comune
n t e re s s a n t e i n Ineicontro
di riflessiosull’Immacolata
attenersi.
Editoriale
Non spegnete le stelle
cupero. Una nuova vita.
identità europea.
Concezione.
Manovra. Il tempo dei sacrifici
di don Angelo Riva
P
ochi paesi sono belli come la Svizzera.
Il canton Vaud, ad esempio, è un
piccolo gioiello lindo e verdeggiante.
La conca di Losanna – il capoluogo
vivace e pulsante – si adagia placida
verso le acque del Lemano increspate dal
vento. Poco lontano i casinò brulicanti
di vita di Vevey e Montreaux. Sullo
sfondo la corona maestosa delle Alpi…
Proprio questo scenario incantato è stato
teatro, qualche giorno fa, di un fatto sinistro
e raggelante. Lucio Magri, firma storica
del giornalismo italiano, ha detto basta
con la vita. Troppo dolore, dopo la perdita
dell’amata moglie e l’incalzare inesorabile
della malattia. Ad armare l’artiglio della
“dolce morte” un’associazione con sede
a Ginevra dal nome inequivocabile:
Exit. Una clinica di Losanna, sita in
località Forch (anche qui, un nome un
programma), ha espletato con elvetico
puntiglio il protocollo medico-legale.
Nessuna intenzione, certamente, di
giudicare una scelta troppo tragica
per sopportare paternali e commenti
(certo non ci si chieda di lodarla, però).
Lasciamola al suo autore e a Domineddio.
Da parte nostra solo cordoglio, preghiera
e speranza. Il punto è un altro. Dolore
e morte fanno parte della vita. Ma noi,
la nostra civiltà (l’Europa dei diritti
dell’uomo e delle radici cristiane) quale
cultura vi stiamo costruendo attorno?
Una cultura che mastica l’assenzio
della morte o che sa ancora sperare
nella vita? Una cultura dell’abbandono
e della solitudine o una cultura della
vicinanza, del farsi prossimo, dell’assistere
(ab-existere: “vivere-accanto”)?
Chiamati in causa non sono tanto il
grido di chi non spera più, ma aule
parlamentari, toghe e camici bianchi. C’è
un sistema medico e giuridico-legislativo
che vorrebbe farci digerire la “dolce
morte”. Dimenticando che un medico c’è
per curare la vita, e non per inoculare la
morte, moderno untore. Dimenticando
che la civiltà dei diritti taglia il ramo
su cui è seduta, nel momento in cui
legittima un osceno “diritto alla morte”.
Più a fondo ancora, c’è da riflettere sul
destino di un’Europa che, come papa
Benedetto ha più volte richiamato,
a furia di ripetere come un mantra il
dogma della libertà individuale, sembra
aver perso la bussola del bene comune.
Anzi, sembra non volersi più bene.
Ne parliamo nelle pagine interne del
giornale. Il pensiero però mi corre a quel
dottor X che ha spinto nelle vene del povero
Magri la mortale pozione. Me lo immagino
colto e raffinato, moglie e figli nell’elegante
villetta con giardino del ridente borgo
svizzero, poca confidenza coi vicini, ma i
modi sempre molto urbani e pacati. Eccolo
salire, nel fine settimana, sulle piste da
sci delle sue splendide montagne per una
giornata luccicante di azzurro e di sole. E
poi terminare la giornata nel classico chalet
svizzero a gustare la fondue vallesana
innaffiata da un Còte du Rhone d’annata.
E quindi uscire fuori, e vedere il cielo e
l’immenso tappeto di stelle. Forse, allora,
una voce busserà alla coscienza del dottor
X, a dirgli, sommessamente, “figliolo mio,
oggi una di quelle stelle l’hai spenta tu”. “Ma
è stato lui a chiedermelo”, proverà a scusarsi
il dottor X. “Non conta, figliolo”, ribadirà la
voce. “Proprio non conta”.
La manovra economica
varata dal governo Monti
è un intervento da 25-30
miliardi di euro.
Un pacchetto articolato
di misure che richiederanno
sacrifici importanti agli italiani
nei prossimi anni.
Le decisioni, seppure dolorose,
sembrano restituire all’Italia
la fiducia dell’Europa
e allontanare il rischio
di un default finanziario.
3
Caritas
Il 35° convegno
nazionale a Fiuggi
8-9
Azione Cattolica
11
La Giornata dell’adesione:
il momento favorevole
Como e Olgiate
19
Torna il convegno
del Coordinamento Pace
Sondrio
L’impegno
di “A dança da Vida”
24
Da fiuggi a Roma.
L’incontro delle Caritas
con il santo padre
Idee e opinioni
2 Sabato, 10 dicembre 2011
A
ppunti stesi prima delle
misure del Governo
per far fronte alla
crisi. E’ la voce della
gente semplice che avverte
sia il difficilissimo momento
sia il timore di dovere, ancora
una volta, pagare oltre modo
e misura. Nell’opera Politica e
morale, che è del 1938, Sturzo
così definisce la politica: “la
partecipazione al governo di
un paese per il raggiungimento
del bene comune. In quanto
tale, il fine ultimo della attività
politica è il vantaggio dello
stato considerato come il bene
comune. In questo senso la
politica fa parte dell’ordine
morale, perché cercare il bene
comune con mezzi adatti è
certamente uno scopo morale”. Il
fine ultimo della politica, dunque,
è il bene comune, conseguito con
mezzi adatti. Dobbiamo essere
onesti con noi stessi: abbiamo
vissuto per troppo tempo oltre le
nostre possibilità, non abbiamo
saputo –per tempo- comprendere
che il danaro di tutti, il danaro
✎ FUORI DAL CORO |
di Arcangelo Bagni
Se i privilegi diventano “diritti intoccabili”
e i diritti acquisiti semplici parole al vento...
pubblico, non poteva essere una
risorsa senza fine e che, prima
o poi, avremmo fatto i conti
con la cattiva gestione di esso.
Per decenni, complici alcune
leggi i cui effetti ben pochi
hanno avuto la correttezza di
presentare ai cittadini, abbiamo
gettato al vento risorse di intere
generazioni. Tanto, si diceva,
paga papà-Stato. Dimenticando
che i soldi di papà-Stato erano le
nostre tasse. Sperpero di danaro
alla grande, di cui nessuno, salvo
rarissimi casi, ha voluto chiedere
conto anche e soprattutto di
fronte alla legge. Opere pubbliche
incompiute, attivate solo per
dare danaro agli amici o per
sostenere partiti; stipendi di
dipendenti pubblici che –a
parità di impiego- non trovavano
corrispondenti in nessun
paese europeo; leggi e leggine
fatte appositamente su misura
dai politici: danaro pubblico
ovunque. Il “fare politica” è
diventata una professione ben
remunerata e fonte di tanti
privilegi per sé e per gli “amici”,
a discapito dei cittadini: così
essa crea legami talmente
profondi da compromettere
ogni seria riforma e genera
una voluta burocrazia che
garantisce privilegi rallentando
ogni cambiamento. Una seria
riforma della burocrazia dovrà
ribadire le necessarie garanzie
per la carriera, chiudere le porte
alle immissioni arbitrarie di
gente non formata o deformata,
immunizzare gli uffici dagli
influssi dei partiti, così che
nessun impiegato tema di perdere
promozioni e stabilità, per ragioni
politiche. Il punto centrale della
finanza statale –secondo Sturzonon è e non può essere quello
di ottenere dal contribuente
quanto più gettito è possibile;
perché lo Stato moderno tende a
diventare il Moloch del mondo:
più ha e più spende; più spende
e più ha bisogno di avere;
aumentando di anno in anno
bilanci di spesa, debito pubblico,
oneri di tesoreria, contributi
e donazioni per innumerevoli
enti quasi sempre in bolletta.
Già allora egli diceva: via quel
numero di automobili non
necessarie; basta con quei viaggi
rapidissimi per visite superflue
e per discorsi amplificatori.
A che servono i gabinetti
inflazionati e gli uffici ripieni di
impiegati superflui? Sarà bene
rivedere queste sinecure create
- egli diceva - a vantaggio di
alti e bassi burocrati. Da allora
cosa è cambiato? I privilegi
sembrano essere diventati diritti
e i diritti della gente comune
quasi un privilegio: un mondo
capovolto! Sono tanti i politici
che si sono autoproclamati
cattolici e difensori dei valori del
cristianesimo! Mi tornano alla
mente le parole di Kierkegaard:
“Iddio non sa che farsene di
questa caterva di politicanti in
seta e velluto che benevolmente
hanno preteso di trattare il
cristianesimo e di servire Iddio
servendo a se stessi. No, dei
politicanti Iddio se ne strafischia”.
Eppure, mai come ora, abbiamo
bisogno non di politicanti ma di
veri politici…
COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola
Quelle “isole” del Papa.
Avvento e silenzio
G
Un interessante omaggio necessariamente in
ran bella terra la
Baviera. Soprattutto per i
casa”. Il silenzio della
al Santo padre, offerto
panorami delle montagne.
casa diventa allora,
sabato scorso dalla
E per il silenzio, il silenzio
per la fede, “attesa
televisione bavarese,
delle isole sulle quali rifugiarsi.
del Signore, gioia
offre lo spunto per
E per le tradizioni del Natale,
della sua presenza”.
festa particolarmente sentita dai
Da qui, da questa
vivere con intensità
tedeschi. No, non c’è un qualche
attesa gioiosa per lo
il tempo presente che
elemento estraneo in questo
straordinario evento,
ci prepara al Natale
inizio di discorso a prima vista
“sono nate tutte
strampalato (colpa, ovviamente,
queste melodie, tutte
del sottoscritto). Tutto è collegato, ha un filo, solo se si
queste tradizioni che rendono un po’ il
abbia la bontà di proseguire nella lettura.
cielo presente sulla terra”.
È stato un omaggio al Papa e alla sua regione quello
Ma, ahimè, l’incanto è spezzato, altro
offerto sabato scorso dalla Televisione bavarese a
che Avvento “tempo di silenzio”! Oggi,
Benedetto XVI nella Sala Clementina. Un omaggio, fatto ha osservato il Papa, “è spesso proprio
di musiche, canti e immagini filmate che hanno portato il contrario: tempo di una sfrenata attività: si compra,
in Vaticano l’atmosfera di una Baviera che forse non c’è
si vende, si pensa ai preparativi per i grandi pranzi”.
più ma rivive nelle tradizioni per la preparazione del
Per fortuna “le tradizioni popolari della fede non sono
Natale nelle chiese, nelle cittadine, nelle famiglie del
sparite, anzi, sono state rinnovate, approfondite; e
Land. “Avvento e Natale nelle Prealpi bavaresi – Da cielo così creano isole per l’anima, isole del silenzio, isole
in terra”, era il suggestivo titolo del programma.
della fede, isole per il Signore. E speriamo che anche in
In Baviera l’Avvento è chiamato “tempo silenzioso”,
futuro questa forza della fede, la sua visibilità, rimanga
ha ricordato il Papa, parlando a braccio ed evocando
e aiuti ad andare avanti, come vuole l’Avvento, verso il
già nel tono caldo della voce l’immagine di un
Signore”.
momento incantato, quasi magico, in cui “la natura
Abbiamo detto che parlava a braccio, Benedetto XVI.
fa una pausa; la terra è coperta dalla neve; il mondo
Ma ha lasciato immagini di forte presa, più di quanto
contadino è fermo, non potendo lavorare; tutti sono
potessero mille parole scritte e preparate. Quelle “isole”,
chissà perché, mi hanno colpito. Ma al di là della
sensazione tutta personale, le parole del Papa suonano
come un invito affinché ciascuno riesca a trovare,
magari nei semplici gesti suggeriti dalla tradizione, la
sua “isola” di silenzio, di fede, sulla quale approdare
e salvarsi dal frastuono che pure in questo tempo di
Avvento, per motivi contingenti, ci assale da tutte le
parti. In Baviera come in Italia, in Europa come nel
mondo. Un’“isola” per l’anima, per il Signore, nella
quale ritrovare il senso vero del Natale, lontani, almeno
per un giorno, da quella “sfrenata attività” che ci prende
e ci distrae dal senso vero della vita.
◆ Stella Polare di don angelo riva
Attendere, infinito del verbo amare
C
on la prima di Avvento sono ripartiti i
percorsi di preparazione dei fidanzati
al matrimonio cristiano. Avvento e matrimonio: un accostamento felice, nel
segno comune dell’attesa. Attendere, infinito del
verbo amare, troviamo scritto nelle schede per
la riflessione. Bello. Poi però getti un’occhiata sul
gruppetto dei fidanzati e ti sorge una perplessità:
ma l’attesa dov’è finita? I fidanzati che non convivono prima di sposarsi ormai sono una rarità.
Sempre più capita di trovare coppie già con figli
al seguito. Cartolina ingiallita dal tempo ci appare la poesia della sposina che accarezza col
desiderio il giorno magico delle nozze, e vibra
nell’attesa dell’incontro con l’amato. “Oh don,
vieni giù dalla pianta…non è così che va il mondo”, sentenziano quelli coi piedi per terra. Non ci
resta che il ruolo dei nostalgici sognatori?
La Chiesa si ostina a considerare la convivenza
prima del matrimonio una scelta pagana, contraria al vangelo. Molti non la prendono bene:
“siamo alle solite, i preti non dovrebbero curiosare
troppo sotto le lenzuola”. Castità pre-matrimoniale? “Reverendo, lasci fare a noi, che siamo del
mestiere”. Sarà. Ma ho l’impressione che, a lasciar
fare a loro, non tutto poi gira per il verso giusto.
Si comincia con lunghi periodi di convivenza,
perché non ci sono i soldi per sposarsi, e poi è
bene non essere sprovveduti, e avanzare adagio.
Il menage è già matrimoniale (tetto, letto, mensa)
senza esserlo ancora nella volontà. Lo è - forse nell’intenzione, certamente no (particolare non
proprio trascurabile) nella grazia del sacramento. Finalmente ci si sposa, ma il matrimonio sembra aver poco da aggiungere. Anzi, forse toglie
qualcosa. Per esempio la “leggerezza” che c’era
prima, e che derivava da un impegno non preso, lascia il posto alla pesantezza della stabilità.
Così la suocera da visitare: prima era una cortesia, adesso è diventato un dovere!...Pronostici su
come andrà a finire?
A mio modesto parere i conviventi d’oggi sono
vittima di un’illusione: che l’amore ci sia già tutto
e fin da subito. Non è vero. Forse lo è nell’emozio-
ne del sentimento, certo non lo è nella capacità di
dono reciproco. L’amore all’inizio è gracile: deve
crescere. E il carburante della crescita è l’attesa. E’
aspettando che si rafforza, è desiderando che si
consolida. Anche dopo, da sposati, allorchè l’attesa sarà quella dei figli, e poi della loro crescita.
Privandosi dell’attesa, chi convive non dà modo
all’amore di crescere come potrebbe, come dovrebbe. Si pretende un amore diventato adulto
tutto d’un colpo, senza avergli dato il tempo di
essere bambino. La convivenza esprime una voracità che riempie lo stomaco, ma non fa crescere la fame. Non sarà per questo che i matrimoni
oggi si disfano con tanta facilità?
Ma allora, non ci sarà forse da tornare a quanto
insegna la Chiesa? “Eh no! Reverendo, mica possiamo aspettarci per anni: sa, la carne è debole!”.
Può darsi. Ricordo però Paolo VI: il cristianesimo
non è facile, ma felice. E poi non rassegnamoci troppo in fretta all’umana debolezza: ci sono
gli integratori energetici. Sono in vendita (gratis)
all’altare e al confessionale…
Attualità
Commenti
Sabato, 10 dicembre 2011
3
Molto è ancora da fare ma la strada intrapresa
sembra andare nella direzione giusta
Manovra, il segnale è arrivato
I
l segnale è arrivato. I dettagli dovranno essere analizzati con attenzione, in particolare
sui due grandi capitoli delle pensioni e della
tassazione della casa, oltre che su quello delle addizionali. Ma il segnale è arrivato, chiaro e forte. All’Europa, prima di tutto. Confusa
e frastornata, la leadership dell’Eurozona ha
bisogno dell’Italia, non solo per tenere la sostenibilità dell’Euro, ma anche per consolidare
definitivamente questa realtà così cruciale. C’è
bisogno dell’Italia per fare l’Europa, e l’Italia
deve essere in grado di giocare la sua partita.
Il segnale è arrivato anche al sistema politico
italiano: il governo “tecnico” ha saputo parlare
alle tre maggiori gambe della sua maggioranza
e alle parti sociali, dando così corpo a quella
fase politica intermedia che dovrà portare a riarticolare l’offerta con la prossima legislatura.
Infine, ma è forse la cosa decisiva, il segnale è
arrivato anche ai cittadini, che hanno bisogno
di fiducia, avere fiducia nei propri mezzi per
poter lavorare e avere fiducia nei governanti.
In questo senso conta molto anche lo stile di
gestione e di servizio della leadership.
Certo su tutti e tre questi versanti c’è moltissimo da fare. C’è da riarticolare l’Unione europea, e in particolare l’Eurozona, c’è da avviare
la ristrutturazione del sistema politico e c’è da
lavorare sulla coesione sociale, cioè sul sistema-Paese. C’è molto da lavorare sul piano dei
conti pubblici, nelle pieghe della stratificazione antica di rendite e privilegi. C’è ancora molto da fare sulla distribuzione e redistribuzione
dei carichi, che oggi risultano veramente molto gravosi, su una platea tutto sommato ben
nota, che continua a dare. E, allora, in positivo si tratta di premiare le famiglie e di sviluppare la lotta all’evasione. C’è, infine, ancora
molto da fare sulle prospettive dello sviluppo.
Qualche giorno fa, quella sorta di autocoscienza collettiva che il Censis propone nel
suo Rapporto annuale aveva certificato una
sorta di blocco, la fragilità e il disorientamento
nel Paese. Aveva certificato, però, anche che i
fondamentali restano, così come le risorse essenziali della società, anche se a rischio di
erosione. Il segnale è arrivato, ma la strada
è lunga e ardua per tutti. La disponibilità ai
duri sacrifici che questo “grande Paese”, oggi
offre – che, in particolare, rinnova quel ceto
medio allargato che ne rappresenta la spina
dorsale – ha precise condizioni. Le ha rilevate
lo stesso presidente del Consiglio quando ha
rivendicato una prospettiva lunga, pur nella
brevità dei limiti temporali di questa legislatura. Così le parole-chiave servizio, responsabilità, condivisione, coesione, giustizia, equità,
libertà diventano anche criteri di giudizio per
valutare il governo e la politica. E anche per
auto-valutarci, tutti e ciascuno. In un sistema
connesso e globalizzato, infatti, tutti contano,
tanto.
FRANCESCO BONINI
Crisi. In Parlamento l’illustrazione del nuovo pacchetto di norme deciso dal governo
U
n riflesso condizionato, quello
del ministro del Welfare, Elsa
Fornero, che annunciando i nuovi
sacrifici sulle pensioni, s’è messa
a piangere: s’immaginava le reazioni di
milioni di italiani, in particolare quelli
che hanno tra 45 e 55 anni (i più giovani
sono disillusi: sanno che mai avranno una
pensione). La manovra – l’ennesima di
questi mesi – varata dal governo Monti è
una strizzata alle tasche degli italiani da
25-30 miliardi di euro. E due terzi li fornirà
il capitolo previdenziale.
In dettaglio, le più penalizzate saranno
le donne, entro breve dovranno lavorare
circa una decina d’anni più di oggi: la
loro “colpa” è quella di vivere più a lungo,
troppo per i conti Inps. Il pensionamento
anticipato a 40 anni di versamenti a
prescindere dall’età, finisce in soffitta:
salirà a 41-42 anni e poi si aggancerà alle
aspettative di vita.
Le misure sono assai articolate, ma in
sostanza possiamo riassumere così: addio
alle pensioni di anzianità, addio alle
finestre mobili (buona cosa: si andrà in
pensione un mese dopo averne raggiunto
i requisiti), addio al sistema retributivo
per calcolarle (ora tutti con il contributivo,
si avrà in proporzione a quanto versato).
L’età minima sarà flessibile, con un
sistema di incentivi-disincentivi: 6270 anni per le donne; 66-70 anni per gli
uomini. Non è passato molto tempo da
quando la politica si accapigliava attorno
a quota 62, giudicata “insostenibile e
punitiva”. Bei tempi.
Per fare cassa, il governo ha pure
congelato per il 2012 e il 2013 gli
adeguamenti delle pensioni al carovita
(già ora solo parziale). Significa che le
pensioni superiori a 936 euro saranno in
pratica impoverite di circa un 2% annuo.
Seconda bastonata, questa volta
all’italiana. Non saranno aumentate le
aliquote Irpef sui redditi dichiarati, questo
Tempo
di sacrifici
no. Saranno infatti aumentate le aliquote
Irpef di base relative all’addizionale regionale:
dallo 0,90 all’1,23%. In sostanza, rincara
ancora la tassazione dei redditi da lavoro, ma
sembra di no.
La tassazione su produzione e consumi (Iva)
sarà rincarata non oggi, e con un se: cioè se
dalla spremitura delle agevolazioni fiscali
decisa dal precedente governo non si riuscirà
ad estrarre 4 miliardi di euro, la copertura
sarà data dall’aumento delle aliquote Iva al 23
e al 12%. Ciò a partire dal secondo semestre
2012. E dal primo gennaio del prossimo anno
saliranno ancora le accise sulla benzina.
Terza bastonata: il mattone. Torna l’Ici sulla
prima casa, anche se chiamata con altro
nome. L’aliquota su di esse sarà dello 0,4%,
con la possibilità da parte dei Comuni di
abbassarla; sulle seconde case sarà flessibile:
dallo 0,46% all’1,06%. In più, sarà rivalutata
del 60% la base imponibile dei fabbricati su
cui calcolare l’imposta dovuta. A mitigare la
stangata, i 200 euro di detrazione previsti per
l’abitazione principale.
La quarta bastonata è più selettiva: riguarda
i possessori di auto con potenza superiore a
170 kw (superbollo di ben 20 euro ogni kw
eccedente); di barche più lunghe di 10 metri,
di elicotteri e jet privati. Un mix di imposte
giuste e sbagliate (che comunque daranno
poco gettito, più simboliche che altro): la
soglia per le barche è molto bassa e rischia di
cancellare la cantieristica italiana e con essa
migliaia di posti di lavoro.
Una spremutina pure per fondi, polizze e
titoli che oggi non pagavano l’imposta di
bollo: un “privilegio” destinato a terminare.
Queste le lacrime. Sul fronte del cosiddetto
“sviluppo”, tre le misure più interessanti: chi
lascia gli utili in azienda o la ricapitalizza,
avrà un aiutino dal Fisco; che aiuterà le
aziende pure nelle neo-assunzioni di “donne
e giovani” (ancora non è stato specificato
chi rientrerà nella categoria e con quali
modalità) con uno sgravio dell’Irap;
infine dovrebbe essere riconfermata
l’agevolazione del 55% o giù di lì per
gli interventi edilizi che favoriscono il
risparmio energetico.
Il ministro delle Infrastrutture,
Corrado Passera, ha promesso che si
sbloccheranno alcuni grandi lavori
pubblici, vuoi con normative più snelle,
vuoi con qualche alchimia finanziaria
per smuovere un settore fondamentale
per l’economia italiana. Infine lo Stato
garantirà le emissioni bancarie dai 3
mesi ai 7 anni: un salvagente di fronte
all’imminente crac che poteva travolgere
le banche, alle prese con un innalzamento
dei tassi micidiale.
Viene quindi liberalizzato ovunque
l’orario degli esercizi commerciali: finisce
in soffitta il dibattito se sia più o meno
opportuno tenere i negozi aperti di
domenica. E tutti gli ordini professionali
entro il 13 agosto dovranno riformarsi
(ad esempio: addio alle tariffe minime
e ai blocchi negli accessi), pena la
soppressione degli ordini stessi.
C’è dell’altro ancora (effettivo
svuotamento delle Province, ad esempio),
in una manovra studiata in soli 17 giorni
per rastrellare un bel po’ di soldi da
gettare sull’altare del debito pubblico.
Ora si sperano due cose: che i “mercati”
la considerino roba buona, allentando
la presa sui nostri titoli di Stato (più il
loro valore crolla, più interessi sul debito
dobbiamo pagare); e che certe misure
facciano ripartire un’economia che si
appresta ad affrontare il quinto anno
consecutivo di recessione. Solo così si
potranno creare lavoro, redditi, consumi,
entrate fiscali... insomma allentare la
cinghia di almeno un buco.
NICOLA SALVAGNIN
4
Italia
Sabato, 10 dicembre 2011
Rapporto Censis. Quattro attenzioni per ripartire
D
alla recente presentazione
del 45° Rapporto Censis
sulla situazione sociale
del Paese si possono
trarre alcune indicazioni per
il futuro. Nella situazione di
crisi e nella consapevolezza
di vivere dentro un “mare in
tempesta” si possono estrarre
quattro nuclei sotto pressione da
sostenere e incentivare, perché
tradizionalmente fertili per il nostro
Paese.
Così oltre a tappare le falle di una
nave da riparare, forse si potrebbe
ripartire proprio prestando
attenzione ad alcune risorse
indebolite.
Dalla rilevazione si segnala, in
primo luogo, una forte sensibilità
alla coesione nazionale, molto
probabilmente anche incentivata
dai festeggiamenti per i 150 anni
dell’Unità d’Italia. Il 46% si sente
legato allo “spirito nazionale”,
mentre soltanto il 31% è legato
al territorio (poi un altro 15%
si percepisce come cittadino
globale e un 7% pensa solo a se
stesso). Queste percentuali poi,
specificano i ricercatori, sono
spalmate su tutto lo Stivale. Molti
cittadini si dichiarano disponibili
a fare qualche sacrificio se fosse in
prospettiva di un progetto. E qui si
evidenzia il primo affaticamento:
l’ultimo quindicennio è stato
vissuto nell’incertezza di una
politica dal respiro corto che non
era capace di alzare lo sguardo oltre
la tornata elettorale.
Il secondo nucleo in affanno è la
famiglia che tuttora è la centrale
operativa della solidarietà. Sui
nuclei familiari incombono
numerosi servizi di assistenza e
di cura. Allo stesso tempo, però,
denuncia l’Istituto, la famiglia
non è più la stessa. Da una parte
ha cambiato la sua morfologia sia
a seguito di fattori demografici,
sia a seguito di fattori culturali,
dall’altra parte ha cambiato la
sua dimensione economica. Gli
italiani, infatti, non riescono più a
risparmiare e da famiglie capaci di
investire si passa a famiglie capaci
di re-distribuire sottolineando la
forza solidale della rete parentale,
ma anche l’impossibilità di
accrescere i patrimoni.
Il terzo riguarda la produzione.
Il Censis sottolinea che se l’Italia
è riuscita in questi ultimi due
anni a mantenere le sue quote di
mercato nell’export e, dunque,
è riuscita a sostenere la sua
produzione, non è invece riuscita
a riorganizzarsi, mantenendo una
scarsa produttività. Il confronto
con gli altri Paesi è impietoso.
Il futuro è
nell’antico?
Coesione
nazionale,
famiglia, impresa
e formazione
i quattro nuclei
su cui investire
per ripartire
Basta notare che un’ora frutta in
media 32 euro in Italia a fronte
dei 42 euro in Germania. Un
importante indicatore che mostra
come bisognerebbe investire in
una migliore efficienza. Il Censis
inoltre indica che la difficoltà
maggiore è nel terziario. Proprio lì
non cresciamo e non siamo riusciti
a “internazionalizzarci”. Proprio
in quel settore cresce il lavoro
sommerso e l’evasione fiscale.
Il sistema formativo è il quarto
nucleo. Dal Rapporto emerge come
il nostro sia fuori centro. Denuncia
il Censis la debolezza della fascia
intermedia dell’istruzione (la
scuola secondaria), quella utile ai
giovani per l’inserimento lavorativo.
Le difficoltà sono diverse: il
disorientamento in mille rivoli tra
istituti, enti di formazione e licei
che spesso sono separati dal mondo
produttivo; la forte dispersione
scolastica che rivela la fragilità
dell’accompagnamento di molti
giovani nel loro percorso di studi; e,
infine, l’altissima licealizzazione e
la bassissima professionalizzazione
che porta poi ad un gap tra le
esigenze della domanda e la
preparazione dell’offerta nel
mercato del lavoro.
In fondo, secondo l’ultimo
Rapporto Censis, si evince che
per il futuro bisognerebbe tornare
all’antico: coesione nazionale,
famiglia, impresa e formazione
diventano i quattro nuclei su cui
investire perché l’Italia possa
ripartire.
ANDREA CASAVECCHIA
✎ Giovani e futuro
È
pieno di suggestioni provocanti il 45° Rapporto
Censis sulla situazione sociale e sembra
disegnare un quadro del nostro Paese in bilico
tra una crisi paralizzante e le risorse che pure
continuano ad esserci. Il Censis parla di un’Italia più
fragile rispetto agli anni scorsi, isolata, cioè fuori dai
grandi processi internazionali e anche eterodiretta,
talora in balia di un’agenda dettata da altri. Lascia
balenare, così, il rischio non tanto di un default
economico – quello, per intendersi, che occupa lo
scenario della cronaca – ma più ancora di un default
sociale, di fiducia. In sostanza siamo ad un punto
critico che chiede un sussulto, un passo significativo in
avanti, una scossa, recuperando consapevolezza delle
basi solide che pure continuano ad esserci nel Paese
e che il Censis elenca nel valore dell’economia reale,
base del sistema delle piccole e medie aziende, nelle
eccellenze dei territori, nella capacità di aggregazione.
Quella capacità che alimenta anche il fenomeno
della solidarietà orizzontale e verticale, pur presente
nel nostro tessuto sociale. Anche se, ad esempio, la
famiglia, vero asse portante della società italiana e
tradizionale rete di salvezza, comincia a mostrare
“segni di debolezza”.
In un quadro molto sfaccettato e che meriterebbe
attenzioni selettive, una specifica è dedicata ai
giovani che il Censis pone al centro della crisi. Per
giovani considera gli under 35, per i quali in 4 anni,
ad esempio, si è verificato un crollo dell’occupazione.
Nel 2010 quasi 1 su 4 tra i 15 e i 29 anni non studia
né lavora. Più inquietante è il dato sugli scoraggiati,
molto alto rispetto alla media dell’Unione europea:
l’11,2% tra i 15 e 24 anni, e addirittura il 16,7% di
quelli tra i 25 e 29, non è interessato né a lavorare né a
studiare, mentre in Europa la percentuale media è pari
rispettivamente al 3,4% e all’8,5%.
Sempre a proposito dei giovani il Rapporto evidenzia
dati “faticosi” sul piano dei processi formativi e della
scuola: il tasso di diploma delle superiori non va
oltre il 75% dei 19enni. All’Università va circa il 65%
dei diplomati, ma tra il primo e il secondo anno di
corso quasi il 20% abbandona gli studi. Sul versante
formazione e lavoro, il Censis rileva che spesso i
giovani iniziano i percorsi professionali al di sotto delle
loro competenze: il 49,2% dei laureati e il 46,5% dei
diplomati al primo impiego risultano sottoinquadrati.
Al di là delle questioni specifiche, appare chiaro che la
crisi ampia della nostra società, caratterizzabile per
molti aspetti come una crisi di fiducia, diventa un vero
spauracchio per le giovani generazioni, per coloro,
cioè, che per primi avvertono la necessità di aprirsi al
futuro, che dovrebbero avere nel dna la dimensione
progettuale, le forze e l’entusiasmo per costruire il
nuovo. Questo è un vero nodo da sciogliere. E lo stesso
Rapporto del Censis lo individua quando delinea “il
bisogno e la prospettiva vitale del ‘tornare a desiderare’
come enzima da immettere nel corpo sociale, nella
cultura collettiva, nei comportamenti individuali”.
Tornare a desiderare, fare progetti, individuare
mete individuali e collettive. Va in questa direzione
la responsabilità di oggi. L’emergenza economica e
politica non può sottovalutare ciò che veramente è
in gioco: la capacità e la possibilità di un popolo di
sollevare la testa e guardare avanti. È illusorio pensare
che i poteri finanziari disegnino sviluppo, dice il
Censis. Per questo servono consapevolezza chiara del
momento, esempi virtuosi e un governo politico della
realtà, capace di mobilitare le energie collettive.
❚❚ Nota economica
In cerca dell’architettura di un nuovo sistema Paese
L
a crisi economico/politico/culturale, ripropone ai cattolici il tema del male (peccato), il quale ha generato:
disoccupazione, tangentopoli, corruzione, criminalità
organizzata, truffe, violenza e via dicendo. Seguo il solco, tracciato dai classici cristiani, per cogliere due tipi di male,
quello naturale, sul quale non mi soffermo e quello morale,
ossia quello “causato deliberatamente dagli uomini” ed è su
quest’ultimo che sviluppo la mia riflessione. Inizio col dire
che esso afferma la responsabilità personale, nonché quella
del corpo sociopolitico, in tutte le sue espressioni e componenti. In breve, l’uomo, singolarmente, collegialmente, o attraverso le Istituzioni, ha la possibilità di compiere il male in
modo attivo e passivo, o di operare il bene.
In sintesi, ha la possibilità di compiere scelte libere, coscienti
e responsabili.
Posso pertanto affermare che l’attuale crisi economica, finanziaria, etica e culturale, non è riconducibile a “punizione divina”, a malefiche forze ancestrali, a catastrofi non imputabili
all’uomo ed alla sua dissennatezza. Gli attuali dissesti sono
riconducibili a disonestà, omissione, incompetenza tecnica,
ignoranza nelle discipline economiche, giuridiche e mora-
li, miopia ed egoismi della classe dirigente e in misura
minore dei cittadini in generale. Per rendere chiaro il
concetto prendo ad esempio la vicenda Finmeccanica,
la quale riconferma la frequenza sconcertante, con la
quale le aziende pubbliche fungono da bancomat, per
politici e faccendieri disonesti, grazie alla complicità di
amministratori avidi e senza scrupoli. Non intendo essere un critico feroce dell’attuale classe dirigente e della
maggioranza dei miei concittadini, semplicemente mi
prefiggo di riflettere su fatti ed errori del passato e del presente. In questi giorni si sproloquia, con saccenteria, su
Ici, patrimoniale, lotta all’evasione e sulla riforma delle
pensioni. Discorsi e scelte vecchie destinate a bruciare
ricchezza, inincidenti sul problema del come uscire dalla
crisi e sul come progettare il futuro delle giovani generazioni. Ad esempio, l’indeterminatezza e le ipocrisie sulla
lotta all’evasione e sulla patrimoniale, dicono che i poteri
forti tentano sempre di difendere i propri interessi, anche a danno del bene comune, quindi attendo i risultati
della manovra prospettata dal governo Monti, per poter esprimere il mio giudizio. La tanto discussa riforma
pensionistica, al di là degli indubbi e immediati risparmi per
l’erario, non fa intravvedere nulla di realmente positivo per
il prossimo futuro. Non intendo dire che detta riforma non
fosse necessaria e urgente, semplicemente dico che doveva
essere preceduta da una severa patrimoniale. Temo che, il
governo Monti, fatichi a sganciarsi dai criteri ragionieristici,
tanto cari all’ex Ministro Tremonti. Un discorso non ragionieristico e contingente, ma politico e lungimirante, si sarebbe
limitato a eliminare le pensioni di anzianità, elevare l’età di
accesso alla pensione di vecchiaia, con eccezione per i lavori usuranti, che sono pochi, e avrebbe garantito, per il futuro
prossimo, livelli pensionistici superiori agli attuali. Avrebbe inoltre presentato i criteri attraverso i quali si sarebbero
definite le modalità richieste per assicurare ai precari e alle
cosiddette “partite Iva” lo stesso trattamento pensionistico
dei lavoratori dipendenti.
Ho esaurito lo spazio, quindi concludo dicendo che, nelle linee programmatiche del governo Monti, non riesco a cogliere
linee di sviluppo, ovvero l’architettura di un nuovo Sistema/
Paese, quindi dico attendiamo e se son rose fioriranno.
Gianni Munarini
Europa
CONFLITTO DI INTERESSI
Da gennaio 2012 tutti
i deputati dovranno
rendere pubblici (on-line)
tutti i guadagni
a partire da tre anni
prima della loro elezione
Notizie flash
■ Scozia
Crescono le violenze
di matrice religiosa
Un codice
etico per il
Parlamento
europeo
U
n “Codice di condotta” che
stabilisce principi e norme cui si
devono attenere gli eurodeputati
per evitare conflitti d’interesse. Così
pure - e altrettanto importante - un
segnale verso i cittadini europei, che
vorrebbe indicare la trasparenza
dell’istituzione politica. Il Parlamento
Ue ha approvato il Codice nel corso
della seduta del 1° dicembre, con
619 voti favorevoli, 2 soli contrari e 6
astenuti. Il “Codice di condotta”, che
entrerà in vigore dal 1° gennaio 2012,
“sarà uno scudo contro comportamenti
contrari all’etica”. Il presidente
dell’Assemblea, il polacco Jerzy Buzek,
ha dichiarato: “Mi felicito del largo
consenso in favore del Codice, preparato
nel tempo record di 10 settimane. Oggi
è il secondo anniversario dell’entrata in
vigore del Trattato di Lisbona, un giorno
perfetto per adottare” tali norme. A SIR
Europa Buzek conferma che il Codice
non ha solo valore legale all’interno
dell’istituzione, ma è anche un segnale
Sabato, 10 dicembre 2011
chiaro ai cittadini in questo
momento di difficoltà per
il processo d’integrazione
comunitaria. Ma queste regole
sono le più rigorose possibili?
“Si tratta - risponde - di norme
tra le più rigorose in Europa”,
anche considerando testi analoghi
già in vigore nei parlamenti nazionali.
“Abbiamo adottato soluzioni severe
in modo da garantire” il binomio “più
responsabilità più trasparenza da parte
degli eurodeputati”.
“D’ora in avanti - chiarisce una nota del
Parlamento - i deputati saranno tenuti a
presentare una dichiarazione d’interessi
su tutte le loro attività remunerate
praticate al di fuori del Parlamento e
l’ammontare dei guadagni, così come
il resoconto di qualsiasi altra funzione
che potrebbe generare un conflitto
d’interessi”. Viene ovviamente introdotto
il divieto di ricevere pagamenti o
altri compensi al fine di influenzare
le decisioni parlamentari. Ulteriori
articoli si concentrano sul divieto di
accettare regali del valore superiore a
150 euro. I deputati dovranno pertanto
dichiarare pubblicamente, e online,
“ogni attività professionale svolta
nei tre anni precedenti le elezioni,
così come l’appartenenza a qualsiasi
consiglio aziendale, organizzazione
non governativa o associazione”. Ogni
attività remunerata intrapresa durante
la durata del mandato dovrà essere resa
pubblica nel caso i compensi superino
i 5mila euro l’anno. Vede la luce un
Comitato consultivo che dovrà fornire
“indicazioni ai deputati” in materia di
trasparenza e consiglierà al presidente
del Parlamento le misure da adottare in
caso di violazioni del Codice stesso. Vari
i tipi di sanzioni previste: un deputato
potrà essere sanzionato con un richiamo
verbale, la perdita dell’indennità
giornaliera da due fino a dieci giorni, la
sospensione temporanea dalle attività
del Parlamento, la perdita del ruolo
di relatore o di altre cariche elettive
all’interno dell’Assemblea. Le sanzioni
saranno rese pubbliche mediante il sito
www.europarl.europa.eu.
“Abbiamo voluto lanciare un messaggio
rassicurante a tutti i cittadini europei
che ci osservano”, spiega Diana
Wallis, britannica, vice presidente del
Parlamento. “Ora terremo monitorato
il funzionamento di questo Codice chiarisce a SIR Europa - e stileremo
una relazione annuale proprio in tal
senso”, così da stabilire se il Codice ha
raggiunto i suoi scopi o debba essere
rivisto o reso più rigido.
Kosovo: continua la “crisi delle barricate”
Decine di feriti negli scontri della scorsa settimana
in Kosovo del nord tra manifestanti serbi e
forze KFOR. I manifestanti protestano contro la
decisione del governo di imporre dazi alle merci
in ingresso dalla Serbia. Una scelta legittima e
per certi versi scontata per uno stato sovrano
se non fosse che i serbi - la maggioranza della
popolazione in questo angolo del Kosovo - non
riconoscono l’indipendenza kosovara proclamata
unilateralmente nel febbraio 2008 dal
parlamento (a maggioranza albanese). Da
allora, di fatto, il governo di Pristina non ha
mai avuto la sovranità su questa porzione
del Paese che rimane legata alla Serbia. Il
9 dicembre il Consiglio europeo deciderà se
accettare la candidatura UE della Serbia,
decisione che peserà sugli sviluppi della “crisi
delle barricate”.
In Scozia un rapporto governativo,
curato dal “Crown office”, l’Ufficio della
pubblica accusa, conferma il ritorno
della discriminazione nei confronti
dei cattolici. Il rapporto si riferisce
al biennio 2010-2011, durante il
quale sono stati registrati 693 casi
di violenza legati alla religione, il
livello più alto in quattro anni. Il 58%
di questi attacchi (400) sono stati
contro cattolici e il 37% (253) contro
protestanti, il 2,3% contro ebrei e il
2,1% contro musulmani. Gli incidenti,
che nel 95% dei casi hanno coinvolto
giovani uomini, che nel 58% dei casi
avevano tra i 16 e i 30 anni, hanno
avuto luogo, per la maggioranza, nella
Scozia occidentale, oltre la metà a
Glasgow. In questa città il settarismo
si è concentrato, negli ultimi anni,
attorno alle squadre di football dei
Celtic, cattolica, fondata nel 1888
per aiutare gli irlandesi più poveri,
e quella protestante dei Rangers, del
1873, che, fino agli anni Ottanta, si
rifiutava di arruolare giocatori cattolici.
Il problema ha origini lontane: dopo
una Riforma molto cruenta furono
pochissimi i cattolici rimasti in queste
isole. Nel 1840, quando la carestia
delle patate colpì l’Irlanda, centinaia
di migliaia di cattolici arrivarono sulle
coste occidentali scozzesi per sfuggire
alla fame.
Belgio: fine della crisi
Un italo-belga
eletto premier
Elio Di Rupo sarà il prossimo primo
ministro del Belgio dopo una crisi
politica durata 535 giorni. Primo italobelga ad essere indicato come primo
ministro, primo premier socialista e
vallone dal 1974, primo capo di un
governo europeo dichiaratamente
omosessuale, è riuscito a mettere
d’accordo, dopo mesi, ben sei partiti.
Finisce così la più lunga crisi politica
della storia contemporanea.
■ Portogallo
■ 2014-2020: stanziati 19 miliardi di euro per studenti e giovani
All’estero con “Erasmus per tutti”
“
F
ino a 5 milioni di persone, quasi il doppio
delle attuali, potrebbero avere la possibilità
di studiare o di formarsi all’estero” con una
borsa “Erasmus per tutti” il nuovo programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e
lo sport. Lo ha stabilito la Commissione Europea
nell’iter per la definizione del Quadro finanziario pluriennale del periodo 2014-2020. Proposte
danno l’idea degli investimenti che l’Ue intende
concretamente realizzare nei prossimi anni utilizzando il bilancio comunitario (il 30 novembre
vengono fra l’altro rese note le linee di budget nel
campo della ricerca). Il programma “Erasmus per
tutti” sarà rivolto alla formazione professionale e a
quella universitaria e post universitaria (master). Il
programma settennale avrebbe, a partire dal 2014
e per sette anni, un bilancio totale di 19 miliardi di
euro. “L’investimento nell’istruzione e nella formazione è il migliore che possiamo fare per il futuro
dell’Europa”, ha commentato Androulla Vassiliou,
commissario UE con deleghe all’istruzione e cul-
tura. “Un’esperienza di studio all’estero accresce
le competenze delle persone, ne favorisce lo sviluppo personale, l’adattabilità e aumenta la loro
occupabilità”. I fondi compresi nella proposta di
“Erasmus per tutti” verrebbero orientati in diversi
campi della conoscenza. La Commissione ritiene infatti che 2,2 milioni di studenti universitari
fruirebbero di borse per compiere una parte del
loro percorso formativo all’estero (nel quadro dei
programmi del precedente Quadro pluriennale,
2007-2013, i finanziamenti erano stabiliti per 1,5
milioni di studenti). Inoltre 735mila giovani potrebbero frequentare corsi di formazione professionale in un altro Stato (in questi sette anni sono
stati 350mila). Il programma intende consentire un
periodo all’estero anche a un milione di insegnanti,
formatori e operatori giovanili (600mila nel quadro
dei programmi attuali). Il medesimo programma
si rivolgerebbe inoltre a studenti di master postlaurea, a giovani che intendono partecipare ad attività di volontariato all’estero o a scambi culturali.
Con la crisi crescono
le disuguaglianze
La Commissione nazionale Giustizia
e Pace (Cnjp) ha diffuso un
documento intitolato “Vincere la
crisi”, con il quale critica “l’eccessiva
preoccupazione del governo per
il bilancio dello stato a scapito
dell’aumento delle disuguaglianze
sociali”. “La preoccupante situazione
economica sta toccando il livello
di benessere generale dei cittadini
portoghesi, colpendo in modo profondo
e devastante in particolare le persone
più vulnerabili” afferma nella nota
l’associazione cattolica presieduta
da Alfredo Bruto da Costa: “L’azione
governativa ha lasciato da parte altri
obiettivi, come la crescita, il lavoro,
l’equità, la qualità della vita umana:
veramente in causa sono la fragilità
degli attuali modelli di produzione e
la distribuzione della ricchezza, basati
sull’ingiustizia e sulla mancanza di
solidarietà, che impediscono una vera
innovazione sociale”.
5
6
Mondo
Sabato, 10 dicembre 2011
Notizie flash
■ America Latina
Nasce la Celac,
senza gli Stati Uniti
Una nuova Comunità di Stati
dell’America Latina e dei Caraibi – la
Celac, formata da 33 Paesi - è stata
fondata la scorsa settimana a Caracas.
La particolarità di questo nuovo gruppo
è la mancata partecipazione degli Usa,
membri invece dell’Osa (Organizzazione
degli stati americani), una delle
principali organizzazioni sovranazionali
delle Americhe. L’idea della Celac è
stata formalmente proposta nel 2010
al Summit dell’America Latina e dei
Caraibi (Calc) ospitato in Messico,
due anni dopo uno storico vertice
che aveva visto insieme i 33 leader
della regione per la prima volta
senza la presenza di rappresentanti
statunitensi e canadesi ma con quella
di Cuba, sospesa dall’Osa mezzo secolo
fa. Con la Celac, erede della Calc e
del Gruppo di Rio, America Latina e
Caraibi mandano un chiaro messaggio:
la regione intende procedere verso il
futuro con un’istituzione ‘locale’, fuori
dalla storica influenza di Washington.
Elezioni in Russia
Patriarca Kirill: “l’inizio
di un nuovo cammino”
L’inizio di cammino in cui la Russia ha
molte cose ancora da fare. Così il patriarca
di Mosca, Kirill, ha commentato i risultati
delle elezioni legislative del 4 dicembre
che hanno sancito la vittoria “dimezzata”
del partito di Vladimir Putin, Russia Unita.
La formazione ha subito un forte calo di
consensi che l’ha fatto scendere dal 64% a
un umiliante 50%. Il risultato rappresenta
di fatto la fine di un’epoca: quella del
controllo assoluto del parlamento da
parte di Putin, costretto ora ad aprire
ad alleanze. Le urne hanno rafforzato la
posizione dei comunisti, che si attestano
come secondo partito (24,7%), dei
centristi di Russia Giusta (12,8%) e dei
liberaldemocratici (9,6%).
■ Cina
La chiusura della Conferenza ONU di Durban in Sudafrica
e
t
n
e
i
amb
L’accordo
sul clima
deve attendere
C
ome ci si poteva aspettare – salvo colpi di scena dell’ultimo
Il cammino verso un nuovo Protocollo
minuto (andiamo in stampa martedì 6 dicembre) – dalla
Conferenza ONU sul clima di Durban non uscirà il tanto atteso di Kyoto sembra lungo e in salita. Dalla
nuovo Protocollo di Kyoto e nemmeno vedrà la luce il Fondo verde
per il clima, lanciato lo scorso anno alla conferenza di Cancun. I
Conferenza non è arrivato il cambio di
lavori che hanno visto in Sudafrica la partecipazione dei delegati
marcia tanto atteso dalla società civile
di 195 Paesi e di organizzazioni governative e non governative di
tutto il mondo, chiuderanno domenica
11 dicembre senza grandi rivoluzioni.
Una situazione ben inquadrata dal
pochi giorni fa, il presidente di Caritas
che il vertice dell’Onu, che si concluderà
ministro dell’Ambiente italiano Corrado
Internationalis, card. Oscar Rodriguez
il 9 dicembre, sancisca “un passo in
Clini che alla vigilia della chiusura
Maradiaga, aveva ribadito: “Il fallimento
avanti invece di un passo indietro”.
sottolineava come quella a Durban “sarà
del vertice sui cambiamenti climatici di
Serve cioè “un accordo ambizioso e
una missione prettamente esplorativa
Durban, sarebbe una sorta di “apartheid
giuridicamente vincolante fondato sul
sulle modalità di trovare più avanti
morale”. “Proprio come in Sudafrica le
protocollo di Kyoto. Sono necessarie
un accordo”. Per Clini “si tratta di far
politiche durante il periodo dell’apartheid decisioni per ridurre le emissioni di
convergere le strategie energetiche globali hanno creato divisioni razziali – ha detto il gas serra di oltre il 40 per cento entro il
e gli investimenti sull’energia con gli
card. Maradiaga -, oggi i temi ambientali e 2020 nei Paesi sviluppati”. Di fronte alla
obiettivi ambientali. Dobbiamo avere
le politiche energetiche dividono l’uomo
difficoltà di arrivare a scelte vincolanti, la
una strategia globale da qui ai prossimi
dalla natura”. Il presidente di Caritas
speranza è che il documento finale della
30 anni”. Di fronte allo stallo dei negoziati,
internationalis ha ribadito la necessità
Conferenza possa contenere gli elementi
per instaurare un serio negoziato che
porti ad un nuovo accordo globale entro il
2015. Una richiesta sottolineata anche da
Legambiente: “L’Europa ha la possibilità
di costruire un’alleanza trasversale tra i
ppena cinque paesi – nell’ordine, Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone –
paesi industrializzati e in via di sviluppo
sono da soli responsabili della metà delle emissioni di gas nocivi nell’atmosfera,
in grado di spingere Stati Uniti, Cina
secondo una classifica stilata dalla società britannica ‘Maplecroft’. Se a questi si
e India ad approvare un mandato per
aggiungono altri cinque paesi – Brasile, Germania, Canada, Messico e Iran – sempre
sottoscrivere un accordo globale che
secondo ‘Maplecroft’, avremo i responsabili dei due terzi delle emissioni al livello
abbia come architrave il protocollo di
globale. Dei primi sei paesi, tre sono economie emergenti che crescono a grande
Kyoto. Il nuovo accordo dovrà rispettare
velocità. La Cina ha scavalcato gli Usa già da qualche anno emettendo 9,441 miliardi
i principi di equità riconosciuti dalla
di tonnellate di CO2e, ovvero anidride carbonica mischiata ad altri gas a effetto
convenzione sul clima (UNFCCC), tener
serra responsabili dei mutamenti climatici come il metano o il protossido d’azoto.
conto delle responsabilità storiche dei
Tra i paesi del Nord del mondo, gli Usa sono invece arrivati a emettere 6,539 miliardi
paesi industrializzati, essere adottato
di CO2e. Il metodo di calcolo utilizzato unisce i dati relativi al consumo di energia
entro il 2015 ed entrare in vigore non oltre
nel 2009 e quelli stimati del 2010. L’indice che classifica 176 paesi è basato su dati
la fine del secondo periodo d’impegno
provenienti da fonti diverse, tra cui anche l’Agenzia d’informazione sull’energia e
del protocollo di Kyoto. Solo in questo
l’Agenzia di tutela dell’ambiente americane. A margine di Durban, dagli Usa giunge
modo sarà possibile avviare un processo
anche un’altra notizia: l’Artico continua a riscaldarsi con gravi conseguenze sul suo
credibile di riduzione delle emissioni
ecosistema secondo uno studio internazionale pubblicato dall’Agenzia nazionale
- in coerenza con le ultime previsioni
oceanica e atmosferica americana (Noaa). I mutamenti si osservano già dal 2006.Nel
scientifiche - di almeno l’80% entro il
2011 la temperatura media dell’aria sulla superficie dell’oceano Glaciale Artico è
2050 e tenere sotto controllo i mutamenti
stata in media di 1,5 gradi Celsius più elevata che tra il 1981 e il 2010.
climatici in atto”.
M.L.
LA SCHEDA: CHI INQUINA DI PIU’
A
Sempre più donne
vittime della tratta
Un numero sempre maggiore di ragazze
e donne originarie del Sud-est asiatico
entra clandestinamente in Cina, per
essere avviate alla prostituzione oppure
vendute a uomini che le obbligano a
matrimoni forzati. È quanto riferisce
il quotidiano ufficiale China Daily,
che riporta uno studio elaborato dal
Dipartimento contro la tratta di esseri
umani, del ministero della Pubblica
sicurezza. Il documento non pubblica
le cifre dell’emergenza, che restano
segrete; tuttavia, sono state proprio
le politiche sulle nascite promosse da
Pechino – fra cui la famigerata legge
sul figlio unico – che hanno portato
all’enorme squilibrio fra i sessi della Cina
odierna. Il prezzo della vendita varia tra
i 20mila yuan (poco più di 3mila dollari)
fino ai 50mila yuan, a seconda della
nazionalità e dell’area di provenienza.
Molte fra le donne originarie del Sud-est
asiatico vengono trasportate fino alla
provincia settentrionale dell’Hebei, per
poi venire indirizzare verso la capitale
Pechino. Fonti della sicurezza pubblica
riferiscono che dal 2009 sono state
liberate 206 donne, cadute nella rete dei
trafficanti di vite umane.
■ A trent’anni dai massacri che fecero scoprire il Sudan al mondo
Un “nuovo” appello per i Monti Nuba
A
volte la storia si ripete. Non sono serviti a nulla quasi trent’anni di lotte e rivendicazioni, sui
Monti Nuba in Sudan si torna a morire. A lanciare l’appello a favore delle popolazioni nuba sono
i membri della diaspora in Italia e una serie di associazioni legate al mondo missionario e della cooperazione. “Il 10 novembre – si legge nell’appello,
pubblicato sul sito www.nigrizia.it - un aereo militare
del governo di Khartoum è entrato nello spazio aereo del Sud Sudan per circa 15 km e ha bombardato
il campo profughi di Yida, dove oltre 20mila persone
nuba avevano trovato scampo, dopo essere fuggiti dai
loro villaggi, perché vittime di una feroce repressione.
Almeno 12 i morti; 20 i gravemente feriti. Le agenzie
umanitarie dell’Onu stavano proprio in quei giorni
organizzando l’assistenza dei rifugiati per aiutarli a
sopravvivere nel nuovo e ostile ambiente”. L’azione
rientra in un contesto di guerra crescente negli stati
sudanesi del Sud Kordofan e del Nilo Blu, dove da
alcuni mesi si fronteggiano l’esercito regolare e le milizie del SPLM-N. Tensioni riesplose dopo la procla-
mazione di indipendenza del Sud Sudan quando le
popolazioni che per oltre vent’anni avevano combattuto a fianco del sud contro il governo centrale si sono rese conto di essere state tagliate fuori dalla tanto
agognata indipendenza. Una rabbia che si è associata
alla volontà di Karthoum di riprendere il controllo su
queste zone per evitare il rischio di nuove secessioni. “Questa – si legge nell’appello - è stata l’ennesima
prova che nulla fermerà il regime di Khartoum dall’usare ogni mezzo per piegare la volontà dei nuba di
affermare il loro diritto all’autodeterminazione. Pare
ormai certo che il governo di Omar El-Bashir è deciso
a riprendere il genocidio culturale e fisico del popolo nuba, interrotto momentaneamente dal cessateil-fuoco del 2002, e forse anche pronto a provocare
una nuova guerra con il Sud Sudan”. Negli anni novanta erano stati proprio gli appelli a favore delle popolazioni nuba a riportare l’attenzione mondiale sul
conflitto sudanese, dando un contributo all’apertura
dei negoziati che hanno portato - molti anni e molti
morti dopo - alla fine della guerra.
Scienza e Vita
a
bioetic
Sabato, 10 dicembre 2011
7
Una riflessione sulla pratica del suicidio assistito ammessa in Ticino
Ogni medico non può
che essere a favore della vita
“
I
l medico, anche su richiesta del
malato, non deve effettuare né
favorire trattamenti finalizzati a
provocarne la morte”. E’ l’articolo
17 del Codice di Deontologia Medica
emanato dalla federazione degli
ordini dei medici italiani. E ancora,
il giuramento di Ippocrate recita:
“giuro….di non compiere mai atti idonei
a procurare deliberatamente la morte
di una persona”. Quindi il medico
è per la vita, dall’alba della propria
professione (Ippocrate, IV secolo
a.c., isola di Kos) fino al più moderno
codice che regolamenta la propria
etica comportamentale, che dovrebbe
venire di gran lunga prima delle leggi
di una nazione. Come può quindi un
medico aver dato la morte al povero
Lucio Magri? E come può una struttura
sanitaria essere specializzata in
eutanasia? L’umanità è purtroppo ricca
di strumenti di morte e diversi Paesi
sono tristemente noti per praticare
ancora la pena di morte, ma quello che
rende questa storia insopportabile è
che la morte sia procurata da medici ed
operatori sanitari. A parte i princìpi etici
che sostengono la nostra professione,
vi è poi una considerazione di carattere
strettamente scientifico che stride, e che
vado ad argomentare. La Medicina ben
sa che esiste un istinto di sopravvivenza
in ciascun individuo, che è, a volte,
più forte anche delle cure e degli
interventi chirurgici nel tenere in vita
un malato e a dargli la guarigione. Ora,
colui che chiede di morire è in una
evidente condizione di malattia, di
distorsione mentale, avendo perduto,
magari solo momentaneamente,
quell’istinto di vita, di conservazione,
che in condizioni normali ci lascia
Il caso Magri
solo all’ultimo istante della nostra
esistenza terrena. Quindi colui che
chiede l’eutanasia è per definizione
una persona non libera di esprimere la
propria volontà, perché malata. Perché
magari una grave depressione, o altra
malattia della mente o perché uno
stato di prostrazione terminale ne ha
alterato la coscienza. E quindi proprio
il medico, più di chiunque altro sa che
quel consenso non è valido, perché non
espresso in libertà. Infatti un consenso
✎ commento |
Scuole per laici
Da gennaio il
corso diocesano
multidisciplinare
Partirà sabato 21 gennaio,
con la lezione del prof.
FRANCO CARDINI su “Le
radici cristiane della civiltà
europea”, il Corso Multidisciplinare organizzato,
come ogni anno, dalla Diocesi.
Il corso si propone di mettere a fuoco le radici e il
destino del cristianesimo in Europa, partendo dalle
sollecitazioni profetiche di Benedetto XVI e passando
in rassegna visuali fra loro anche molto differenti.
L’obiettivo non è la sintesi, ma l’accostamento
sinfonico dei differenti punti di vista.
Gli altri appuntamenti in calendario:
- sabato 11 febbraio: Benedetto XVI e il destino del
Cristianesimo in Europa (don ANGELO RIVA);
- sabato 25 febbraio: Profili di laicità in Occidente
(mons. GIUSEPPE ANGELINI);
- sabato 3 marzo: Cristianesimo e cultura liberale (don
EZIO PRATO);
- sabato 10 marzo: Per un cristianesimo identitario
(dott. MAGDI CRISTIANO ALLAM);
- sabato 17 marzo: Identità e alterità. L’esperienza
cristiana come relazione (prof.ssa CHIARA
GIACCARDI);
- sabato 24 marzo: Cristianesimo e Islam nella
vicenda dell’Europa contemporanea (prof. PAOLO
BRANCA);
- sabato 31 marzo: Le cattedrali della fede (don
ANDREA STRAFFI).
Le lezioni si terranno presso il SEMINARIO
VESCOVILE dalle 17.00 alle 18.45. Info
[email protected]
poi quella della disparità legislativa
tra due nazioni che condividono la
frontiera. Può ciò che è vietato in
Italia essere legale ed ammesso in
Svizzera? Badate bene, non stiamo
parlando di dadi da cucina o prezzi
dei carburanti. Stiamo parlando della
vita e della morte. Possono due popoli
confinanti, che parlano la stessa lingua,
non condividere gli stessi princìpi
fondanti la vita umana? Esagero:
possono esistere di qua della dogana
medici per la vita e di là medici che
procurano la morte? Proseguendo su
questo ragionamento, è venuta forse
l’ora che le nazioni creino i propri
legami su fondamenta umanitarie
ben prima che su regole monetarie,
viabilistiche e commerciali. Che senso
ha l’esistenza dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, che guarda
caso ha sede proprio a Ginevra, se
non declina un codice di deontologia
medica universale? Che sia valido in
ogni angolo del pianeta. Pensate che la
stessa agenzia, emanazione dell’ONU
per la salute, ha come obiettivo nella
propria costituzione “il raggiungimento
da parte di tutte le popolazioni del
livello più alto possibile di salute”.
Bene, e che medici possono essere
coloro che invece di
perseguire questo
sacrosanto princìpio
in chi mostra una
grave sofferenza, gli
procurano morte?
Lucio Magri, politico e giornalista italiano, è stato deputato
Questa terribile
del PCI al Parlamento italiano. Nel 1969 fonda la rivista “Il
storia che racconta
Manifesto” poi trasformatosi in quotidiano nel 1971, di cui
di sofferenza e di
diventa il primo direttore.
suicidio assistito, ci
La sua storia personale è tornata a scuotere l’opinione
insegna che erano
pubblica italiana lo scorso 28 novembre quando è stata
altri i veri bisogni di
annunciata la sua morte in una clinica di Bellinzona dove il
chi non voleva che
giornalista si era rifugiato chiedendo la pratica del suicidio
esprimere il proprio
medicalmente assistito.
dolore. E da un
medico ci si sarebbe
aspettati ben altra
risposta.
ad una pratica medica ha valore se
è libero ed informato. La seconda
MARIO GUIDOTTI
riflessione che ci offre questa storia è
medico neurologo
I
di don Angelo Riva
Una sfida di civiltà:
coniugare libertà e verità
l fatto di cronaca a cui, in
questa pagina, fa riferimento
l’articolo del dott. Mario Guidotti
ripropone all’attenzione la delicata
questione dell’eutanasia. Diventata
legge in Paesi come Belgio, Olanda e
Svizzera, e prassi in alcune cliniche
ospedaliere, bussa anche alla porta
delle nostre coscienze. In gioco sono
i grandi temi dell’uomo: la vita e
la morte, la sofferenza e la cura, la
solidarietà e l’indifferenza.
Su questi temi è da tempo in atto,
nelle società occidentali, una
rovinosa dimenticanza. Ippocrate,
medico di Kos vissuto diversi secoli
prima di Cristo, aveva detto che l’arte
medica non può che essere a servizio
della vita e della sua cura. Il mondo
moderno è nato sull’affermazione
dei diritti fondamentali dell’uomo,
dei quali il primo è il diritto a vivere.
I padri del liberalismo moderno
si infervoravano per la causa della
libertà individuale, però affermavano
che nessuno è libero di vendere
la propria vita a un altro. Tutto
questo, e molto altro ancora, sembra
oggi preda di quella che il filosofo
allucinato Nietzsche ha chiamato
la trasmutazione dei valori, ossia il
rovesciamento di quel patrimonio
ideale sul quale la civiltà occidentale
ha edificato se stessa.
Non si tratta di fare dell’allarmismo,
ma di saper cogliere l’urgenza
La libertà individuale
minaccia di mangiarsi
ogni cosa, non ultimo
il senso elementare
dell’umano
dell’ora presente. Comportamenti
criminali, nella storia, sono sempre
successi, e prevedibilmente sempre
succederanno. Ma è proprio della
nostra epoca – Giovanni Paolo II ce
l’ha ripetuto in tutte le salse – vedere
come il delitto si trasforma in diritto,
il crimine si legittima nelle leggi e nei
codici deontologici, il mercante di
morte si accredita come paladino di
civiltà. Mentre non possiamo certo
abbassare la guardia sul fronte delle
tante ingiustizie criminali che ancora
si commettono nel mondo – chi può
dimenticare il dramma della fame,
i bambini che muoiono, la dignità
offesa delle donne, dei giovani, di
chi perde il lavoro –, ci è chiesto di
suonare uno squillo di allarme. Il
boia di Forch si traveste da angelo
della luce, si compiace al comparire
dell’impiccato autocandidatosi alla
gogna, e sotto il cappuccio nero (o, se
volete, sotto il camice bianco) sibila
un ghigno diabolico…
Il punto cruciale – vicende come
questa ne sono l’esempio lampante
– rimane la questione della libertà
individuale, la sua dignità, ma
anche i suoi limiti. Valore sommo,
indubbiamente, la libertà. Ma non
l’unico. Lo sono anche la verità e
il bene. Agitata come indice unico
e sufficiente di valore, la libertà
individuale minaccia di mangiarsi
ogni cosa, non ultimo il senso
elementare dell’umano. Lo slogan
classico del permissivismo (“se tu non
vuoi per te, lascia però che io possa
per me”) sta facendo danni peggio di
un’alluvione. Anche fra molti cattolici.
E in tutto questo le radici cristiane
dell’Europa che fine hanno fatto?
Possibile che siano così atrofizzate da
non saper più impedire l’insorgere
della lebbra del “diritto alla morte”?
Più di una volta papa Benedetto ci
ha messo sull’avviso circa un’Europa
che, dimentica delle sue radici laiche
e cristiane, sembra aver preso in odio
se stessa. E’ così debilitato questo
organismo che non sa più sviluppare
gli anticorpi contro l’autolesionismo?
E’ proprio sul filo di queste riflessioni
che la Diocesi intende proporre un
interessante percorso di riflessione
sul tema delle radici e del destino del
cristianesimo in Europa. Ne riferiamo
nella colonna qui a parte.
8
InformaCaritas
Sabato, 10 dicembre 2011
Fiuggi. Dal 21 al 23 novembre si è svolto il 35° Convegno nazionale.
Il 24 a Roma l’incontro con il Papa per i 40 anni di Caritas Italiana
Educare servendo carità
P
ubblichiamo una sintesi
dell’intervento di monsignor
Francesco Cacucci arcivescovo di Bari-Bitonto
e presidente della Conferenza
episcopale pugliese - dal titolo
“Memoria, fedeltà, profezia: 40
anni di Caritas Italiana”.
PAGINE A CURA
DELLA CARITAS
DIOCESANA
I testi integrali
degli interventi
sono disponibili sul sito
della Caritas diocesana:
www.caritascomo.it
«... Qual è il contesto culturale
nel quale viviamo e operiamo?
Gli esiti del villaggio globale
hanno condotto a quella che è
ormai definita in modo evidente
post-globalizzazione; mentre,
come aveva a stigmatizzare
Régis Debray, le cose (i prodotti)
si globalizzano e le persone si
tribalizzano, in un particolarismo
talvolta esasperato. Nel frattempo
siamo chiamati ad abitare un
mondo sempre più complesso,
che interpella e pervade anche
l’esercizio della carità. La
coscienza della complessità può
aiutarci a fare memoria e ad
esercitare la profezia di fronte ai
rischi cui oggi è esposta la charitas,
essenza della vita cristiana e della
sequela che personalmente e
comunitariamente intendiamo
perseguire...».
«... La memoria delle comunità in
cui operiamo, del territorio in cui
viviamo, ci rimanda all’altra parola
presente nel titolo della relazione
che mi è stata assegnata: fedeltà.
Se uno dei modi più fuorvianti
di intendere la globalizzazione
consiste nell’omogeneizzazione
etnica, culturale, religiosa, allora
comprendiamo come sia in gioco,
direi oggi non più di ieri, la stessa
identità cristiana... Essa è, come
sempre, di fronte alla tentazione
della riduzione e della dissolvenza
in quella che oggi potremmo
chiamare la “religione civile”, dove
il rapporto al Signore Gesù risulta
marginale rispetto al nostro essere
nel mondo. A nessuno sfuggono
le conseguenze di questa “fedeltà
cristiana” nell’esercizio della
carità, che richiama l’ispirazione
profonda della Caritas fin dal suo
nascere il 2 luglio 1971. Questo
aspetto è centrale nella riflessione
che stiamo svolgendo. Finalmente
la terza parola: profezia. Non solo
nel senso di apertura o predizione
di un futuro, ma nel senso
etimologico di essere portatori di
una Parola che non è nostra, e che
da sinistra:
Vittorio Nozza,
Francesco cacucci
e giuseppe merisi
proprio perché tale non possiamo
imporre, ma solo proporre...».
Dopo aver tracciato i passaggi
storici del cammino della Chiesa
italiana dopo il Concilio Vaticano
II, monsignor Cacucci sottolinea
come la Caritas si è collocata in
termini pastorali nei decenni
postconciliari, in un cammino
di crescita, non sempre facile,
che ha toccato anche gli aspetti
della fede, della testimonianza
attraverso i sacramenti,
dell’evangelizzazione, della
promozione umana e della
funzione pedagogica.
«... È indubbio che, nel frattempo,
la Caritas italiana - continua
l’arcivescovo - manifesta una
progressiva vivacità. La Carta
pastorale del 1995 (Lo riconobbero
nello spezzare il pane) lo evidenzia.
L’obiezione di coscienza, la
costituzione in buona parte
delle chiese locali della Caritas
diocesana, lo sviluppo e la
strutturazione del volontariato,
il sorgere di Centri di Ascolto e
accoglienza, degli Osservatori
permanenti dei bisogni e delle
povertà, l’apertura alle urgenze
internazionali, la Consulta
ecclesiale degli organismi socioassistenziali sono tappe di un
denso cammino...».
Soltanto quarant’anni
e tanta strada da fare
D
al 21 al 23 novembre scorsi, oltre 600 direttori e operatori delle 220 Caritas diocesane e di
Caritas Italiana si sono incontrati al
PalaFiuggi a Fiuggi Terme (FR) per il
35° Convegno nazionale delle Caritas
diocesane.
Il titolo del convegno era: “La Chiesa
che educa servendo carità «… Si mise ad insegnare loro molte cose» (Mc
6,34)”. Il Convegno ha avuto il suo epilogo giovedì 24 novembre con la celebrazione eucaristica del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e
con l’udienza del Santo Padre ad oltre
10.000 pellegrini confluiti nella Basilica di San Pietro a Roma.
Tra i momenti salienti delle giornate
di Fiuggi ricordiamo: la presentazione
di Vittorio Nozza, direttore di Caritas
Italiana, la prolusione di Giuseppe
Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas Italiana; l’intervento di Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto
e presidente della Conferenza
episcopale pugliese; la relazione di Mariano Crociata, segretario generale della Cei; l’intervista dell’inviato di “Avvenire”
Paolo Lambruschi con il primo
presidente di Caritas Italiana,
Giovanni Nervo; l’intervento
di Mauro Magatti, preside della
Facoltà di Sociologia della Cattolica di Milano; la relazione
di Lorenzo Loppa, vescovo di
Anagni-Alatri; una tavola rotonda coordinata da Gianfranco
Brunelli, direttore de “Il Regno”,
cui hanno partecipato Giuseppe Pasini, già direttore di Cari-
tas Italiana, Enrico Giovannini,
presidente dell’Istat, Riccardo
Bonacina, direttore editoriale
di “Vita”, Enzo Romeo, caporedattore esteri del Tg2 Rai.
L’ultimo giorno di lavori ha visto
gli interventi di Franco Miano,
presidente dell’Azione Cattolica
Italiana, don Dario Vitali, docente di Ecclesiologia presso la
Pontificia Università Gregoriana, Pierluigi Dovis, direttore
della Caritas diocesana di Torino. Al termine, l’intervento del
presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il cardinale
Robert Sarah e una seconda
intervista di Paolo Lambruschi
con don Elvio Damoli, che ha
diretto Caritas Italiana dal 1996
al 2001.
«... Il riferimento allo stile
cristiano, precedentemente
richiamato, mette in campo la
necessità della formazione. La
Chiesa italiana aveva fortemente
richiamato nella nota pastorale
del 1996 Con il dono della carità
dentro la storia, nel capitolo sulla
necessità della formazione: “Come
tendere seriamente alla santità?
Come maturare una spiritualità
incarnata nella concretezza della
vita quotidiana e della storia?
Come diventare soggetti credibili
della nuova evangelizzazione?
Non c’è altra via se non quella
di una seria formazione alla vita
cristiana (…)”. L’impressionante
parallelismo tra la situazione
culturale e religiosa del tempo
patristico e l’attuale condizione
dell’uomo post-moderno e
post-globalizzato, suggerisce
di far riemergere l’inscindibile
rapporto tra la fede celebrata e
la fede vissuta... Una formazione
catechetica e liturgica a nulla
varrebbe senza l’educazione alla
carità. E viceversa: non potrebbe
esistere carità senza fede celebrata
nel mistero cristiano».
E sulla “sacramentalità della
carità”, monsignor Cacucci
insiste in modo particolare:
«La sacramentalità della carità
- dice - si esprime anche nella
capacità dei nostri gesti di
accoglienza, di soccorso, di
amore di diventare parabole
del Regno e della sua presenza
nella storia. Possiamo spingerci
fino a tanto? Nell’enciclica Deus
Charitas est Benedetto XVI lo
indica in modo ardito: “Dio […]
questo principio creativo di
tutte le cose - il Logos, la ragione
primordiale - è al contempo un
amante con tutta la passione di
un vero amore. In questo modo
l’eros è nobilitato al massimo,
ma contemporaneamente così
purificato da fondersi con l’agape”
(n. 10). Questa visione eroticoagapica di Dio affonda le sue
radici in un’antica tradizione
(Agostino e Pseudo Dionigi) e ci
dice che la passione che anima
la nostra azione creativa va
riportata a questo fondamento
teologico, che deve trasparire
dal nostro fare e dire quotidiano,
come dall’elaborazione dei nostri
progetti e dall’articolazione
delle nostre strutture caritative.
È una risposta ai nostri legittimi
interrogativi sull’autenticità
dell’esercizio della carità. Tutti
abbiamo bisogno di purificare
costantemente la nostra “passione
caritativa” dai nostri “bisogni”
psicologici e affettivi (eros), per
spingerci verso quella carità
«sulla misura del cuore di Cristo»
(agape)...».
Nella parte finale del suo
intervento, l’arcivescovo di BariBitonto si sofferma sugli aspetti
della globalizzazione e della
solidarietà.
«...L’Europa non può ripiegarsi
su se stessa. Essa non può né
deve disinteressarsi del resto
del mondo, al contrario deve
avere piena coscienza del fatto
che altri Paesi, altri Continenti,
si aspettano da essa iniziative
audaci per offrire ai popoli più
poveri i mezzi per il loro sviluppo
e la loro organizzazione sociale,
e per edificare un mondo più
giusto e più fraterno. Il tema
dell’immigrazione vi è totalmente
inserito. Per realizzare in modo
adeguato tale missione, sarà
necessario un ripensamento della
cooperazione internazionale, nei
termini di una nuova cultura di
solidarietà...».
La Caritas in cifre
In Italia e nel mondo al servizio degli ultimi
Animazione e promozione. 2.832 Centri di Ascolto; 191
Osservatori diocesani delle povertà e delle risorse; 196 Laboratori
diocesani per le Caritas parrocchiali.
Servizio civile. 760 i giovani immessi in servizio civile da Caritas
tramite il bando 2010.
Progetti otto per mille Italia. Nel periodo 2001-2010: 1.045 progetti
realizzati da parte di oltre 180 Caritas diocesane; 78 milioni di euro
investiti in tali progetti, che hanno previsto una partecipazione
economica diretta delle diocesi per circa 67 milioni di euro; 171
progetti destinati al sostegno della rete dei Centri di Ascolto. Nel
periodo 2009-2010: 204 progetti approvati a 119 Caritas diocesane.
Servizi vari. 1.269 servizi socio-sanitari e sociali non residenziali;
311 servizi socio-sanitari residenziali; 33 servizi sanitari.
Settore socio-assistenziale. 580 centri di erogazione beni primari;
130 servizi residenziali per le persone senza dimora; 106 mense; 78
servizi residenziali per famiglie in difficoltà; 66 Centri di ascolto per
immigrati.
Le risorse umane coinvolte. 30.902 operatori in totale; di cui:
27.630 volontari.
Attività anti-crisi economica. 68 Fondazioni antiracket e
antiusura; 806 iniziative anti-crisi economica in 203 diocesi.
Nel mondo. 56 i Paesi del mondo dove sono state realizzate decine
di progetti e 297 microprogetti; 140 le iniziative condotte da un
centinaio di Caritas in Italia per la campagna Zero Poverty.
InformaCaritas
Sabato, 10 dicembre 2011
Il saluto del Papa
Aiutate la Chiesa
a rendere visibile
l’amore di Dio
Pubblichiamo la sintesi del discorso di
Papa Benedetto XVI alle delegazioni
delle Caritas Italiane raccolte nella
Basilica di San Pietro, giovedì 24
novembre scorso, in occasione del
40esimo di fondazione.
I RAPPRESENTANTI CARITAS
DELLA DIOCESI DI COMO
ALL’INCONTRO CON IL PAPA
Cari fratelli,
vivete la gratuità
e aiutate a viverla.
Richiamate tutti
all’essenzialità
dell’amore che
si fa servizio.
Accompagnate
i fratelli più
deboli. Animate
le comunità
cristiane
Volti e voci, le testimonianze
D
urante la celebrazione nella
Basilica di San Pietro sono state
lette alcune testimonianze.
Eccone una sintesi.
Chiesa di Agrigento, comunità
in cui vive la gente di Lampedusa
«Lampedusa si è fatta, quasi
unanimemente, migrante con i migranti
che da diversi anni la incontrano
lungo quell’asse della speranza che li
condurrà su altri lidi e in altre terre...
Abbiamo incontrato i volti, dei migrati,
che raccontano la paura del passato e
della morte sempre in agguato; volti che
chiedono libertà... È così che abbiamo
imparato ad ascoltare, capire, conoscere,
consolare i diversi volti segnati da storie
diverse ma accomunati dal medesimo
dolore».
Rita, giovane volontaria di Piacenza
«...Fare esperienza di volontariato
in Caritas mi ha portato ad un forte
arricchimento personale: ho potuto
riconoscere, capire e combattere i
miei pregiudizi, ho imparato a non
chiudere gli occhi, a vedere, a prestare
attenzione, ad avere cura delle persone,
di un progetto o di un servizio. Ho
sperimentato la reciprocità...».
Parrocchia Maria Madre della Chiesa
di Matera
«Nella parrocchia Maria Madre della
Chiesa la Caritas parrocchiale ha
preso in carico circa 50 famiglie... Ciò
nonostante i bisogni della comunità
sono maggiori di quelli che riusciamo
a soddisfare o intercettare presso il
Centro di Ascolto: persone anziane e
sole, ammalate, situazioni di disagio
sociale o psicologico. Per queste
situazioni ci attiviamo per realizzare
visitate domiciliari e quindi ascolti
personalizzati...».
Sergio, accompagnato dalla Caritas
di Vicenza
«Nel 1998 con mio grande piacere
in Caritas è nato Davide & Golia, un
gruppo di auto-muto aiuto per persone
con sofferenza mentale... Prima di
frequentare il gruppo avevo difficoltà di
relazione, ero piuttosto riservato... Poi,
conoscendo altre persone che avevano
avuto esperienze di sofferenza simile alle
mie, mi sono sentito più accolto e più
libero di potermi esprimere senza paura
di essere giudicato male...».
Roberto, accompagnato dalla Caritas
di Torino
«Sono Roberto, da 15 anni a questa parte
“proprietà dello Stato” perché detenuto.
Da 4 anni ho lasciato stabilmente il
carcere torinese grazie alla possibilità
di collaborare con la Caritas diocesana
locale. Nel frattempo ho continuato i
miei studi tanto che, tra una ventina di
giorni, discuterò la tesi di specialistica in
Scienze politiche. Gli amici della Caritas
non mi hanno fatto un secondo processo,
ma semplicemente mi hanno detto che
desideravano rendere concreta la parola
charis e l’apertura verso i problemi dei
carcerati, offrendomi una opportunità di
stare con loro, rendendo un servizio a chi
aveva bisogno...».
Caritas diocesana di Roma
«La famiglia di Carlo e Margherita si
presenta al Centro di ascolto Caritas
della sua parrocchia alla periferia sud
di Roma. Entrambi i coniugi hanno
perso il lavoro e hanno due figlie piccole
di 13 e 4 anni... Il sostegno del Centro
di ascolto si concentra inizialmente
sull’emergenza. Inoltre, si attivano tutte
le reti informali per cercare di procurare
dei piccoli lavori. La parrocchia
provvede a sostenere la famiglia, finché
Margherita ottiene un lavoro come
cuoca... Ora hanno più fiducia e forza per
ricominciare a progettare un futuro... ».
«Con gioia vi accolgo... vi saluto con
affetto, unendomi al ringraziamento
dell’intero Episcopato italiano per il
vostro prezioso servizio... A voi è
affidato un’importante compito
educativo nei confronti delle comunità,
delle famiglie, della società civile in
cui la Chiesa è chiamata ad essere luce.
Si tratta di assumere la responsabilità
dell’educare alla vita buona del Vangelo,
che è tale solo se comprende in maniera
organica la testimonianza della carità...
Cari amici, non desistete mai da questo
compito educativo, anche quando la
strada si fa dura e lo sforzo sembra non
dare risultati. Vivetelo nella fedeltà
alla Chiesa e nel rispetto dell’identità
delle vostre Istituzioni, utilizzando gli
strumenti che la storia vi ha consegnato
e quelli che la “fantasia della carità”
– come diceva il beato Giovanni
Paolo II – vi suggerirà per l’avvenire.
Nei quattro decenni trascorsi, avete
potuto approfondire, sperimentare e
attuare un metodo di lavoro basato
su tre attenzioni tra loro correlate
e sinergiche, ascoltare, osservare,
discernere, mettendolo al servizio
della vostra missione: l’animazione
caritativa dentro le comunità e nei
territori. Si tratta di uno stile che
rende possibile agire pastoralmente, ma
anche perseguire un dialogo profondo
e proficuo con i vari ambiti della
vita ecclesiale, con le associazioni, i
movimenti e con il variegato mondo del
volontariato organizzato».
«Ascoltare per conoscere, certo, ma
insieme per farsi prossimo, per sostenere
le comunità cristiane nel prendersi
cura di chi necessita di sentire il calore
di Dio attraverso le mani aperte e
disponibili dei discepoli di Gesù. Questo
è importante: che le persone sofferenti
possano sentire il calore di Dio e lo
possano sentire tramite le nostre mani e
i nostri cuori aperti. In questo modo le
Caritas devono essere come “sentinelle”,
capaci di accorgersi e di far accorgere,
di anticipare e di prevenire, di sostenere
e di proporre vie di soluzione nel solco
sicuro del Vangelo e della dottrina
sociale della Chiesa...».
«... Quella dei gesti, dei segni è una
modalità connaturata alla funzione
pedagogica della Caritas. Attraverso
i segni concreti, infatti, voi parlate,
evangelizzate, educate...».
«Fin dall’inizio del vostro cammino
pastorale, vi è stato consegnato,
come impegno prioritario, lo sforzo
di realizzare una presenza capillare
sul territorio, soprattutto attraverso
le Caritas Diocesane e Parrocchiali.
È obiettivo da perseguire anche nel
presente...».
«Rispondere ai bisogni significa non
solo dare il pane all’affamato, ma anche
lasciarsi interpellare dalle cause per
cui è affamato... Il pensiero non può
non andare anche al vasto mondo della
migrazione. Spesso calamità naturali e
guerre creano situazioni di emergenza.
La crisi economica globale è un ulteriore
segno dei tempi che chiede il coraggio
della fraternità...».
«...L’umanità... cerca segni di speranza.
La nostra fonte di speranza è nel
Signore. Ed è per questo motivo che c’è
bisogno della Caritas; non per delegarle
il servizio di carità, ma perché sia un
segno della carità di Cristo, un segno
che porti speranza. Cari amici, aiutate
la Chiesa tutta a rendere visibile l’amore
di Dio. Vivete la gratuità e aiutate a
viverla. Richiamate tutti all’essenzialità
dell’amore che si fa servizio.
Accompagnate i fratelli più deboli.
Animate le comunità cristiane. Dite al
mondo la parola dell’amore che viene da
Dio. Ricercate la carità come sintesi di
tutti i carismi dello Spirito...».
9
Vita diocesana
10 Sabato, 10 dicembre 2011
Verso il Natale
Avvento
■ Scuola
La luce di Betlemme
S
Una preghiera
prima delle lezioni
«U
n breve momento di preghiera,
insieme a compagni e amici,
prima di iniziare la scuola». È questa
la proposta che arriva da Ufficio
pastorale dei Giovani, Ufficio pastorale
per la Scuola, Ufficio pastorale per le
Vocazioni della Chiesa di Como e rivolta
agli studenti degli Istituti Superiori
presenti sul territorio diocesano. «Un
segno piccolo ma significativo in un
tempo forte di preparazione come
l’Avvento», spiega don Emanuele Corti,
direttore della Pastorale giovanile
comense. L’iniziativa si rinnova da
sei anni: «Attraverso i docenti di
religione – riprende don Emanuele –
invitiamo i ragazzi ad aprire la propria
giornata con un incontro di preghiera
fatto o all’interno di spazi messi a
disposizione dalla scuola oppure, se
presente nelle vicinanze, in chiesa.
Abbiamo chiesto anche ai giovani
impegnati nel Movimento Studenti di
Ac di farsi promotori, fra i compagni,
di tale iniziativa». L’Avvento 2011 è
dedicato al tema “Non tarderò”. Schema
e testi sono preparati settimanalmente
dall’Ufficio di pastorale dei Giovani e
messi a disposizione sul sito internet
www.cgdcomo.org.
G.F.
abato 10 dicembre,
come ormai
da consolidata
tradizione che ha
visto ogni anno accrescere
il numero delle persone
interessate, giungerà anche
Como la Luce della Pace
proveniente da Betlemme.
A portare la lampada
saranno gli scout accolti,
alle 15.30, nella basilica di
Sant’Abbondio.
Per chi già si è lasciato
coinvolgere, questo è
diventato un piccolo
segno del Natale, del tutto
alternativo al “natale del
consumo” che anche in
tempi di profonda crisi
economica e di difficoltà
per tante persone, continua
ad essere per molti l’unica
vera dimensione di questa
festa cristiana.
Come noto, un lume viene
acceso direttamente dalla
fiamma che da molti secoli
arde in una lampada nella
chiesa della Natività a
Betlemme, alimentata
dall’olio donato a turno da
tutte le Nazioni cristiane
della Terra.
Venerdì 9 dicembre
15 dicembre,
incontro dell’
Associazione
familiari
del clero
A Tirano, in mattinata, Lectio
Magistralis all’Istituto superiore
“Pinchetti”. Alle 17.00, a Sondrio,
inaugurazione della mostra “in
confidenza con il Sacro, Statue
vestite al centro delle Alpi”, al cinema
Excelsior”.
Sabato 10 dicembre
A Brunate, in mattinata, inaugurazione
scuola materna.
A Como, in mattinata, Consiglio
diocesano Affari Economici.
Pomeriggio, incontro con i seminaristi.
Martedì 13 dicembre
A Como, in mattinata, udienze e
colloqui. Alle 19.00 S. Messa all’Istituto
Ozanam a Como.
Mercoledì 14 dicembre
A Como, in mattinata, collegio
dei Consultori. Nel pomeriggio
incontro con i docenti presso le Suore
Canossiane di via Balestra.
Giovedì 15 dicembre
A Como, in mattinata, Consiglio
Episcopale. Nel pomeriggio S. Messa
presso l’Hospice San Martino.
Venerdì 16 dicembre
A Como, inizio novena di Natale.
Per le parrocchie
A portare la luce a
Como saranno gli
scout. Da lì si diramerà
in decine di parrocchie
della diocesi
Agenda
del Vescovo
Lunedì 12 dicembre
Sabato 10 dicembre arriverà a Como la Luce della Pace
proveniente direttamente dalla Basilica della Natività
Parrocchie e singoli cittadini sono invitati a condividere
il momento di distribuzione organizzato dalle
associazioni scout comasche.
Per informazioni è possibile contattare il Masci di Como
al numero 3472182998
Dal 1986 un bambino
austriaco viene
accompagnato per questa
operazione e riporta il lume
acceso a Linz. Dal 1988
gli Scout austriaci hanno
accompagnato l’arrivo
della “Luce della Pace
da Betlemme”: con una
cerimonia ecumenica che si
svolge a Vienna, alla quale
sono invitate le delegazioni
scout delle varie Nazioni,
che si rendono disponibili
alla sua distribuzione in
tutta Europa.
In Italia la Luce della Pace
L’
Associazione Familiari
del clero di Como e
Sondrio si prepara al
Natale con un incontro che
si terrà giovedì 15 dicembre
a Como, presso il seminario
vescovile.
PROGRAMMA
Ore 9.30 Accoglienza
Ore 10.00 Recita delle Lodi
arriva per la prima volta
1992, nell’Alto Adige-Süd
Tirol, e dal 1993 a Trieste,
direttamente da Vienna.
Nel 1994 le associazioni
Scout triestine costituiscono
il Comitato che promuove la
diffusione della Luce della
Pace dapprima in città e
dal 1996 in tutta Italia, con
l’ausilio delle ferrovie.
Da oltre 10 anni la luce
giunge a Como ed è offerta
come segno natalizio di
Fratellanza, di Amicizia, di
Carità. La fragile fiammella
che senza spegnersi arriva
e meditazione condotta da
mons. Bernasconi.
Momento di silenzio con
possibilità di confessarsi.
Ore 12.00 S. Messa
concelebrata da don Armando
e don Silverio.
Ore 13.00 Pranzo
Ore 14.30 Consiglio
Diocesano dell’associazione
e comunicazioni della
Presidente circa il cammino
Parola fra noi
Domenica 11 dicembre - III di Avvento
Is 61,1-2.10-11; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28
I
giudei che interrogano
Giovanni sono i capi religiosi
in polemica con Gesù, sono
gli avversari, i rappresentanti
del mondo che non crede. Sono
distinti dagli israeliti, che invece
ascoltano la parola e sono il resto
d’Israele che attende il Messia.
I giudei, dunque, pongono
a Giovanni la fondamentale
domanda della sua identità: Tu
chi sei? Giovanni confessa di
non essere il Cristo, il Salvatore
atteso da Israele. Egli non è Elia
o il Profeta. Al disorientamento
dei suoi interlocutori presenta se
stesso come la voce di uno che
grida nel deserto e prepara
la via al Cristo, vera salvezza.
Egli è la voce; non richiama
l’attenzione su di sé, ma su
colui che sta per arrivare.
Giovanni Battista porta in sé
tutta la profezia del primo
Testamento e indica, con la
sua testimonianza, la presenza
del Messia. È lo stesso compito
che abbiamo anche noi, oggi,
chiamati a testimoniarlo
presente tra noi e nella storia
dell’umanità. Più vicino è il
Messia, più si fa piccola la
figura del profeta perché la sua
testimonianza vuole essere
tutta e solo indicazione del
Cristo. Questo è il senso del
voler scomparire del Battista,
del suo “non essere” che una
voce. Giovanni sente di dover
diminuire perché il Signore
Gesù è in mezzo a noi. Anche
i gesti e le azioni del Battista,
confermano le sue parole.
Il Battesimo di Giovanni è
tutt’altro rispetto a quello del
Signore: questo è di acqua,
quello è di spirito e fuoco.
Il più grande profeta è anche
il più umile nella conoscenza.
Giovanni ha il compito di
nelle nostre case è simbolo
fragile ma concreto del
fatto che prima di noi
altri hanno posto il loro
impegno per farci partecipi
di questo segno, che altri di
noi si sono uniti in questo
messaggio di fraternità, che
noi stessi, se lo vorremo,
potremo fare altri partecipi
di questo stesso dono.
Fiammella fragile che,
come la pace, può resistere
solo a costo di una cura
quotidiana, che vorremmo
che tanti condividessero
per mantenerla accesa fino
all’Epifania.
Nel sito www.
lucedibetlemme.it è
possibile trovare ulteriori
dettagli.
BRUNO MAGATTI
Movimento Adulti Scout
Cattolici italiani
formativo dell’anno con
scambio di esperienze.
Ore 15.30 Congedo
Si raccomanda di dare la
propria adesione all’iniziativa
entro e non oltre domenica
11 dicembre alle seguenti
persone:
Giovanna Della Monica (031
240242). Geltrude Morcelli
(0342 635726)
parlare a favore della luce.
Lo dice il suo stesso nome,
Giovanni, e il padre, Zaccaria,
lo canta nei secoli col suo
Benedictus: Dio è pieno di
amore misericordioso per tutta
l’umanità. L’umiltà e la fedeltà
del Battista sono esemplari:
egli allontana l’attenzione e
lo sguardo da sé per orientare
tutti verso il Signore, verso il
grande sconosciuto che vive
tra gli uomini e che essi non
conoscono.
Gesù è luce, autentica e
perfetta; la sola che esaudisce
le aspirazioni e dà senso a
tutte le altre luci sulla scena
del mondo. È luce nell’intimo
dell’essere come presenza e
salvezza. È il motivo per cui
questa è detta la domenica
della gioia. Gioia per tutta la
Chiesa in missione di speranza
verso ogni povertà dell’uomo.
ANGELO SCEPPACERCA
Azione Cattolica
Sabato, 10 dicembre 2011
Giornata dell’adesione. Nella solennità dell’Immacolata per rilanciare l’associazione
«A
lzati, ti chiama!»
è l’invito che
i discepoli di
Gesù rivolgono a
Bartimeo, il cieco di Gerico,
come racconta il Vangelo di
Marco (10,46-52), icona biblica
di questo anno associativo per
tutta l’Azione Cattolica.
È il Signore che vuole
incontrare ciascuno di
noi come accade anche a
Bartimeo, ma questo incontro
si realizza grazie all’opera dei
discepoli, che materialmente
vanno a portare l’annuncio
della chiamata.
Proprio questo vuole
essere l’Azione Cattolica:
uno strumento nelle mani
del Signore per portare
l’annuncio a tutti coloro che
incontreranno l’esperienza
associativa lungo il loro
cammino, personale e
comunitario.
In molte parrocchie della
Diocesi, si è svolta proprio
questa settimana, in
coincidenza con la solennità
dell’Immacolata Concezione
della Beata Vergine Maria, la
festa dell’Azione Cattolica,
giorno in cui ragazzi, giovani
e adulti hanno rinnovato il
loro “sì” a Cristo, alla Chiesa,
all’associazione.
L’ adesione all’AC ricorda ai
soci di essere laici chiamati ad
assumere la vita della Chiesa
come la vita della propria
famiglia; laici vicini ai propri
pastori con l’affetto dei figli e
la maturità di persone adulte
che sanno assumersi le proprie
responsabilità. L’adesione
all’AC, accompagnata
dal segno visibile della
tessera, manifesta la
disponibilità a collaborare –
in una particolare modalità,
quella dell’associazione –
all’opera della creazione ed
evangelizzazione, perché Dio
sia conosciuto ed amato e il
suo progetto di vita buona sia
comunicato all’uomo.
Come si concretizza il
servizio dell’Azione Cattolica
nella nostra diocesi?
La Chiesa di Como sta
vivendo un tempo particolare,
caratterizzato dalla
riorganizzazione del territorio
in vicariati, nell’intento di
operare un rinnovamento
pastorale e favorire lo slancio
missionario. Questo chiama
i laici ed in particolare i
laici di AC ad un dovere di
e – se servisse – con l’aiuto del
Consiglio diocesano di AC,
sarà possibile anche in altre
parrocchie.
La seconda questione è quella
di “riflettere a tutto campo con
e sull’Azione Cattolica, per
riposizionarla adeguatamente
nelle comunità, con la sua
originale presenza e missione”
(sono ancora parole del
Vescovo, al cap. 20). Oggi il
tempo appare favorevole per
superare alcune difficoltà
del passato e perché “la
forma di apostolato laicale
stabile ed associato in stretta
collaborazione con i pastori”
possa essere considerata con
attenzione e favore.
Ecco,
è il momento
favorevole
Due priorità:
ricostruire il
tessuto associativo
dove è andato
perduto e
riscoprire il ruolo
dell’AC nelle
comunità
corresponsabilità. Anche la
società civile ci interpella sulla
capacità di saper trasmettere
la fede, sull’urgenza
dell’impegno educativo, sul
bisogno di formare uomini e
donne in grado di affrontare
con serietà e responsabilità il
servizio al bene comune del
Paese.
In tutto ciò, l’Azione Cattolica
diocesana conferma l’impegno
a servizio della Chiesa locale
e continuerà a spendersi
soprattutto a servizio della
formazione dei laici - ragazzi,
giovani e adulti - come sempre
ha fatto.
Questo impegno deve fare
i conti con un limite: oggi
l’AC è presente solo in circa
60 parrocchie della Diocesi
talvolta in forma completa,
vitale e vivificante, con
adesioni in crescita, altre
volte è ridotta ad espressione
residuale di una esperienza
che nel passato fu invece assai
significativa per i soci e per la
parrocchia stessa.
Fortunatamente accade
anche che alcune parrocchie
chiedano di far nascere o
rinascere esperienze di AC
ed il Consiglio diocesano si
sta impegnando in questa
prospettiva.
Il Vescovo, nel piano
pastorale “Il Maestro è qui
e cammina con noi”, pensa
all’Azione Cattolica “per il
futuro, e non solo per il suo
lodevole passato” (cap. 20).
Per costruire questo futuro,
occorre affrontare due
questioni, e dovremmo farlo
insieme, associazione e Chiesa
diocesana, principalmente nei
Questo servizio
deve fare i conti
con un limite:
la presenza
dell’Azione
Cattolica solo in
circa 60 parrocchie
della diocesi
vicariati, che sono stati invitati
a cooperare per il “rilancio
dell’Azione Cattolica” (cap 5).
La prima questione è
quella di ricostruire il
tessuto associativo in quelle
parrocchie dove questo si
sia un po’ sfilacciato nei
decenni scorsi, dove si
sia interrotta la proposta
dell’Azione Cattolica ai
ragazzi e ai giovani, lasciando
invecchiare gli iscritti. In
alcune parrocchie ciò è stato
possibile, e addirittura facile.
Con il sostegno dei sacerdoti
La situazione di crisi del
Paese, e la situazione di
rinnovamento della nostra
Chiesa di Como, dovrebbero
spingerci a riscoprire
alcuni tratti profetici che
hanno caratterizzato e
continuano a connotare
le scelte dell’Azione
Cattolica: la coltivazione
di una profonda interiorità,
per non lasciarsi sopraffare
dal tumultuoso accavallarsi
degli eventi, anche quando
questi dovessero assumere
aspetti drammatici; il sincero
desiderio di partecipazione,
accompagnato da un impegno
di corresponsabilità nella vita
civile e in quella ecclesiale,
con una presenza che diviene
ancor più significativa e
incisiva nei momenti di
passaggio; la scelta della
fraternità, quale scelta di vita
e atteggiamento costante che
inequivocabilmente connota
la nostra vita di relazione, e
costantemente ci induce a uno
stile di prossimità.
“Ecco, è il momento
favorevole”: lo slogan
che accompagna l’Azione
Cattolica in questo triennio,
diventa in questo momento
la scelta consapevole di
una opportunità di stare
da credenti nel mondo e
nella Chiesa, riscoprendo la
ricchezza e la bellezza dello
stare insieme, di condividere
gioie e dolori che vengono
dalla scelta di associarsi, non
per divertirsi o per motivi di
evasione, ma in vista di un
bene più alto.
MARCO ARIGHI
Vice-presidente diocesano AC
Settore Adulti
■ Il convegno a Grosio il 3 e 4 dicembre
Ac-Giovani: “Noi ci
mettiamo la faccia”
S
i sente spesso parlare della difficoltà
dei giovani ad interessarsi di quanto
avviene nel mondo, dell’assumere un
impegno reale e produttivo nei confronti
della realtà che respirano e di cui sono anima. I giovani si sentono chiamati in prima
persona ad andare oltre ai confini del metro
quadrato in cui abitano per essere attenti
al mondo, affrontarlo con consapevolezza.
Non è facile. Un flusso variegato di stimoli li colpisce da ogni dove, frastornandoli.
Cercano risposte, ma non sanno orientarsi:
i media spesso filtrano la realtà cercando
la spettacolarità degli eventi, restituendo
del mondo fotografie tristemente parziali. Il
Settore Giovani dell’Azione Cattolica della
Diocesi di Como ha voluto cogliere questo
vissuto e portarlo come tema del Convegno
Giovanile del 2011, svoltosi a Grosio il 3 e
4 dicembre e aperto a tutti i giovani della
diocesi. Un convegno creato da giovani per
giovani, che non ha voluto dare risposte alle
problematiche del mondo quanto fornire
modi e stili per affrontare, informarsi, crearsi un’opinione senza fermarsi ai quadri
forniti da altri. Non da ultimo, l’incontro
ha voluto suscitare queste esigenze in chi
spesso evita o non affronta la questione. In
particolare, la quarantina di giovani presenti ha potuto approfondire il tema della
crisi economica che sta colpendo i nostri
giorni, guidati da Francesco Mazza, Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica, e da
don Emanuele Corti, Assistente Diocesano
per i Giovani e i Ragazzi dell’Azione Cattolica e Direttore dell’Ufficio Pastorale dei Giovani. Per poter leggere l’evento con l’occhio
di giovani cristiani, sono stati portati spunti
da documenti del Magistero e della Dottrina Sociale della Chiesa, come le Encicliche
“Populorum Progressio” di Paolo VI e “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI. A conclusione del fine settimana i partecipanti
hanno raccolto spunti per concretizzare le
riflessioni condivise e dare loro spazio nella
vita quotidiana; per mettere, in altre parole, il loro cuore nel mondo. I giovani sono
il futuro ed il presente. Sono chiamati ad
informarsi con sguardo ampio ed attento
al mondo per vivere consapevolmente la
realtà, come invitano le note di una canzone del Laboratorio del Suono Ensemble del
Sermig di Torino “Io ci sto! Ci metto la faccia, ci metto la testa, ci metto il mio cuore”.
LUCIA SCALCO
11
Visita Pastorale
12 Sabato, 10 dicembre 2011
Vicariato di Marchirolo. Il 6 e 7 dicembre è iniziato l’incontro con le
comuità di Cugliate e Fabiasco. Il 17 dicembre la S. Messa conclusiva
A braccia spalancate
Il Comune conta 3100 abitanti e sorge
su un poggio della Valmarchirolo, alle
pendici del Monte Sette Termini. La sua
popolazione - triplicata dagli anni ‘60 è in gran parte giovane e il frontalierato
rappresenta la principale fonte di lavoro
L
a celebrazione della
Santa Messa con tutti
i sacerdoti della zona,
martedì 22 novembre
a Marzio, ha dato il via alla
visita pastorale di mons. Diego
Coletti alle 12 parrocchie del
Vicariato di Marchirolo.
Dopo aver visitato alcune
delle parrocchie limitrofe
del Vicariato, il Vescovo il 6
e 7 dicembre ha visitato le
due comunità di Cugliate
e Fabiasco, riunite sotto lo
stesso parroco don Giovanni
Corradini. Una visita che si
concluderà con un secondo
incontro il 17 dicembre. Le
due parrocchie sono pronte
a spalancare le loro porte e
soprattutto i loro cuori per
accogliere il loro Vescovo e
vivere insieme l’Eucaristia,
per ascoltare le sue parole
e cogliere incoraggiamenti
fortificanti per meglio
affrontare, specie in questi
tempi, il non sempre facile
cammino di fede.
LA CHIESA DI CUGLIATE
LA CHIESA DI FABIASCO
LE PARROCCHIE
Le parrocchie di Cugliate
(2700 abitanti) e Fabiasco
(400) sono situate nel comune
omonimo che conta circa
3.100 abitanti. Esse si trovano
su un ampio poggio morenico
della Valmarchirolo, dal
quale è possibile risalire la
cima del Monte Sette Termini
(972m). La storia del paese
è documentata dall’anno
Mille. La sua popolazione è in
gran parte giovane. Il lavoro
frontaliero verso la vicina
Svizzera rappresenta la fonte
primaria per molte famiglie.
E’ stata questa disponibilità
di posti di lavoro la causa del
triplicarsi della popolazione a
partire dagli anni ’60 del secolo
scorso dove si è registrato un forte
flusso immigratorio da tutte le
regioni d’Italia. Ognuna delle due
parrocchie ha una sola chiesa, la
parrocchiale.
Ancora vive e sentite le tradizioni
legate alle feste patronali. Le
due parrocchie che fino a
vent’anni fa erano caratterizzate
da un vivo campanilismo sono
andate via via sempre più
avvicinandosi aumentando
le collaborazioni e tendono
sempre più a sentirsi un’unica
comunità cristiana, pur nel
rispetto delle tradizioni proprie
a ciascuna. Questo sentimento
di unità si è consolidato sotto
la guida dell’unico Parroco don
Giovanni il quale si avvale della
collaborazione del Consiglio
Pastorale Parrocchiale congiunto.
E’ in questo contesto di unità che
l’animazione della vita ecclesiale
si avvale di un discreto numero
di persone di buona volontà che
aiutano il parroco nella liturgia
domenicale, nell’animazione
oratoriale, nel cammino di
iniziazione cristiana dei ragazzi,
dei giovani, delle famiglie. La
Corale polifonica San Giulio è una
realtà da più di venti anni.
La chiesa di Cugliate, la parrocchia
più grande, è dedicata a S. Giulio
prete. La parrocchiale fu eretta
nel 1490, staccata dalla Pieve di
Agno (Canton Ticino) alla quale
apparteneva. I recenti lavori di
rifacimento del pavimento (2009),
hanno permesso di tracciare la
storia di questo edificio le cui basi
risalgono al 1200. Modifiche ed
ampliamenti si sono susseguiti a
partire dal 1300 sino alla attuale
forma che risale al 1850.
La chiesa della piccola frazione
di Fabiasco, dedicata alla
Purificazione della Beata Vergine
Maria è menzionata in documenti
del 1200. Completamente
restaurata alla fine del secolo
scorso, la chiesa rappresenta
un piccolo gioiello di arte
perfettamente conservata. In
questi giorni sono stati completati
i lavori di restauro conservativo
del campanile. Sarà proprio
Mons. Coletti che benedirà, nel
corso della funzione prevista il
7 Dicembre sera, questa nuova
opera che testimonia, tra l’altro,
il grande attaccamento della
popolazione fabiaschese alla loro
chiesa.
Martedì 6 dicembre a Cugliate in
oratorio, il Vescovo ha incontrato
nel pomeriggio i ragazzi delle
elementari di Cugliate, poi i
ragazzi delle medie e a seguire i
giovani di tutto il Vicariato. Alla
sera l’incontro con la Comunità
apostolica di Cugliate Fabiasco.
Mercoledì 7 dicembre al mattino
visita alla Scuola dell‘ Infanzia di
Cugliate Fabiasco; a seguire visite
ad alcuni ammalati ed alla sera,
presso la Chiesa di Fabiasco, recita
del Santo Rosario e benedizione
del campanile appena restaurato.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
La visita avrà il suo culmine il
giorno 17 dicembre quando alle
ore 17 il Vescovo celebrerà la S.
Messa nella chiesa di Cugliate a
conclusione della sua visita alle
comunità di Cugliate Fabiasco.
La visita pastorale è una grande
occasione che i Cugliatesi e
Fabiaschesi attendono con grande
gioia. Il vescovo Diego troverà
una popolazione attenta alle sue
parole e desiderosa di cogliere da
essa preziose indicazioni per un
rinnovato percorso di fede.
Sabato 3 dicembre. Mons. Coletti ha partecipato all’appuntamento vicariale di preghiera
Il Vescovo in pellegrinaggio ad Ardena
S
abato 3 dicembre 2011. Come ogni
primo sabato del mese, ormai per il
terzo anno, persone, provenienti da
tutte le parrocchie del Vicariato, con tutti
i loro preti, si sono ritrovate, alle 7.30 del
mattino, al punto convenuto, sulla strada
che da Marchirolo porta ad Ardena, per
la preghiera del Rosario, recitato camminando verso il Santuario. Poi giunti là, il
canto delle lodi mattutine, un momento
di adorazione eucaristica e la Comunione
eucaristica, secondo il messaggio che la
Madonna ha dato a suor Lucia di Fatima.
La novità di questa mattina è stata la presenza del Vescovo. Il cielo coperto da nubi è ancora avvolto nella semioscurità della notte, e così la preghiera, attendendo
l’alba ci aiuta a pensare a Maria, mistica
aurora della Redenzione. E’ bella la scelta
del nostro Vescovo di condividere, durante la sua visita pastorale, tutti i momenti
parrocchiali o vicariali, già in program-
ma. E’ il segno del pastore che cammina
con il suo popolo e lo guida. Infatti, questa
mattina, il vescovo ci precedeva nel cammino verso il Santuario aiutandoci a meditare i misteri gaudiosi del Rosario. Per
il nostro vicariato questo appuntamento
di preghiera e di conversione è nato dalla
convinzione dell’importanza della preghiera che precede e sostiene ogni realizzazione interparrocchiale e vicariale del
cammino pastorale. Ci affidiamo, come
figli poveri, alla potente intercessione del
Cuore Immacolato di Maria. Il Vescovo
oggi ci ha invitato a vivere l’Adorazione
eucaristica in tutti i momenti possibili per
legarci con un’amicizia sempre più profonda e sincera con Gesù. Commentando
poi la lettura delle lodi, che parlava dello
Spirito del Signore come Sapienza e Intelletto, Consiglio e Fortezza, Conoscenza e Timor di Dio, ci ha fatto notare come
questi sei doni dello Spirito Santo vanno
a coppia. I primi due riguardano la mente, per conoscere Gesù, i secondi due la
forza per amare Gesù e gli ultimi la spinta a un rapporto sempre più intenso con
Gesù fino a quando saremo con Lui, come
dice San Paolo.
Oggi il Vescovo ha pregato con noi e al termine ci ha chiesto di ricordarci di pregare
per Lui. E’ quanto abbiamo fatto spesso in
questi pellegrinaggi, in modo particolare
abbiamo pregato per Lui oggi. In cuore
silenziosamente, ciascuno, crediamo, ha
promesso di continuare a pregare il Signore Gesù per il nostro Vescovo Diego
e il suo ministero tra noi.
Potenza della preghiera. Dove anche le
opere nostre non possono giungere là
certo possiamo arrivare con la nostra preghiera. Soprattutto se questa supplica o
lode è posta nelle mani di Maria che, come abbiamo cantato al termine, dell’aurora sorge più bella.
In Missione
✎ La speranza
kenya
A Korogocho, dicembre
è un mese speciale:
gli ex bambini di strada
escono dai centri
di recupero per
iniziare una nuova vita
P
I bambini
di strada
rinascono
a Natale
bambini che affollano le strade
di questa baraccopoli di Nairobi
costruita sulla discarica perché
hanno una famiglia o un tutore
da cui poter tornare, perché
hanno lasciato la scuola, perché
non hanno ancora fatto uso di
droga o alcool, grandi piaghe anche
per bambini molto piccoli qui. Da
febbraio frequentano quotidianamente
il Centro, quella che per loro piano
piano diventa una vera e propria casa
(Boma del resto vuol dire proprio
questo). Qui entrano alla mattina,
mangiano, lavorano nelle classi
per prepararsi a tornare a scuola, si
lavano, giocano, frequentano corsi di
pittura, di danza, fanno sport… fanno i
bambini, insomma. Bambini che pian
piano tornano a imparare a fidarsi
degli altri, ad essere responsabili di
sé. Nel frattempo gli assistenti sociali
gli insegnano la tenerezza e girano
nelle scuole e nelle loro famiglie per
prendere contatti che garantiscano loro
un corso regolare di studi e perché le
famiglie possano riprendere in casa i
figli, bambini cresciuti sulla strada.
Il Napenda Kuishi Center è invece una
struttura più complessa. Qui i ragazzi
sono di meno, sono tutti maschi, sono
ragazzi più difficili. Hanno dipendenze
R
iabilitazione. Vuol dire “ritornare
ad essere capaci”. Ma spesso
i percorsi di riabilitazione
sono molto più complessi che
un semplice “tornare a fare”. Spesso
bisogna imparare di nuovo ad “essere”.
Ben lo sanno i circa centoventi ragazzi
che stanno terminando al Boma
Rescue Center e al Napenda Kuishi
Center di Korogocho il loro percorso di
riabilitazione.
Quando alla fine di dicembre si
apriranno i cancelli per loro per
l’ultima volta dopo la cerimonia
di “diploma”, questi ragazzi che
sono partiti dalla strada dovranno
dimostrare di saper farcela, di essere
diventati ragazzi nuovi, di essersi
ripresi il loro “essere”. Non è facile.
Il Boma Rescue Center è un centro
diurno di accoglienza per ragazzi di
strada. Hanno tra i sei e i diciassette
anni e sono stati contattati dagli
assistenti sociali nello scorso mese
di gennaio. Sono stati scelti tra i tanti
M
Centrafrica,
Una cassa
missionaria
Sabato, 10 dicembre 2011 13
ettere in sicurezza i
risparmi e farli circolare
in forma di microcrediti:
questi gli obiettivi con cui i
missionari di Bozoum, nel nordovest del Centrafrica, hanno dato
vita ad una Cassa di risparmio
e credito che ha già riscosso un
significativo successo. “Da qui
a gennaio – spiega all’agenzia
Misna padre Aurelio Gazzera,
missionario carmelitano –
prevediamo l’apertura di altre
tre casse a Ndim, Mgaundaye e
da alcool o droga e faticano a staccarsi
dalla strada. Per loro il percorso è più
difficile e più lungo. Il primo anno lo
passano a Korogocho nel centro diurno.
Studiano, giocano, imparano il rispetto
delle regole, imparano a prendersi cura
di sé, imparano a dire napenda kuishi,
“mi piace vivere”. Poi vengono trasferiti
a Kibiko, sulle colline del Ngong per un
altro anno. Alcuni non possono tornare
a casa, altri hanno dei brevi periodi di
vacanza. Vanno a scuola sulle colline,
lontano dalla città, lontano dalla
strada, dalla baraccopoli. Alcuni lì
non ci vogliono proprio stare. A tutti
si cerca di trovare una sistemazione
presso i familiari che sono rimasti nei
villaggi così che al termine dell’anno
non debbano tornare in città e stiano
lontani da ciò che li ha rovinati la
prima volta. Ma è difficile: Korogocho,
nonostante tutto il suo dolore e la sua
miseria, attira come un mondo pieno di
contatti, amicizie, vita.
Eppure… eppure questi ragazzi, con il
loro impegno, con le loro storie, con
le loro fatiche, sono segni chiari di
speranza, la speranza di chi lotta per
un futuro. E a gennaio, instancabili, gli
assistenti sociali saranno di nuovo sulle
strade nella speranza di offrire una casa
ad altri bambini.
Koui rispettivamente a 210, 160
e 170 chilometri da Bozoum.
Abbiamo iniziato grazie al
sostegno del Programma delle
Nazioni Unite per lo sviluppo.
Ora la Cassa - sottolinea padre
Aurelio Gazzera - conta 840
membri, ha risparmi per 31
milioni di franchi Cfa (46.500
euro circa). In un anno e mezzo
di attività ha concesso crediti
per 26 milioni (quasi 40.000
euro)”. La Cassa offre anche
servizi per il trasferimento
adre Stefano Giudici,
comboniano di Villa Guardia,
da Korogocho, baraccopoli di
Nairobi, ci parla di Speranza.
“Già, la speranza. Stiamo arrivando
a dicembre che per noi a Korogocho
e Kibiko, è il mese del “ritorno a
casa” dei ragazzi di strada, ormai
riabilitati, che sono stati nei nostri
centri per tutto questo anno. Una
fase indubbiamente molto delicata,
di continui incontri e dialogo
serrato con le famiglie per capire
dove il ragazzo andrà ad abitare,
con chi, e dove studierà. I genitori,
cioè quasi sempre la mamma, sono
sempre un po’ restii, titubanti, non
per malavoglia, ma proprio perché
sono consapevoli della complessità
della situazione. “Ce la faremo? Ce
la farà mio figlio? Saprò aiutarlo? E
come?”. Ma è comunque un passaggio
obbligato per testare la solidità della
riabilitazione avvenuta, sia nel
ragazzo che nel genitore.
Mercoledì scorso ero a Kibiko e
durante la Messa di ringraziamento
per il compleanno di Anastasia,
la coordinatrice, i ragazzi hanno
deposto sull’altare i loro biglietti
con scritto le loro paure e i loro
desideri, cioè la loro speranza. Mi
hanno chiesto, un po’ vergognosi, di
non leggerli ad alta voce davanti a
tutti, cosa alla quale ho ovviamente
ubbidito. Me li sono letti a casa, da
solo, in un momento di preghiera:
nel loro kiswahili storpiato (i tanti
anni in strada si sentono anche nella
grammatica...), hanno espresso
paure e sogni, riguardanti soprattutto
le loro famiglie: “Signore, aiutami a
non ricadere in cattive compagnie.
Signore, fa’ che mio papà smetta
di bere. Signore, fammi passare gli
esami. Signore, aiutami a continuare
su questa strada...” Il sogno di una
vita buona, bella, piena. È il sogno
nel cuore di ogni persona, se ha il
coraggio di scoprirlo e dargli voce.
È senz’altro il sogno del nostro Dio,
almeno del Dio in cui credo. È la
speranza che ci muove, che diventa
obiettivo di vita.”
A CURA DI
BENEDETTA MUSUMECI
di denaro tra Bozoum e la
capitale Bangui, che dista circa
400 chilometri. Attualmente,
i ritardi sul pagamento dei
crediti concessi è inferiore al
4%. “Un risultato straordinario
- sottolinea padre Aurelio - che
ha riscosso successo tra gli
abitanti”. “La Cassa rappresenta
una risposta a un bisogno, la
volontà di dare una spinta a
un’economia un po’ debole,
ma che ha una certa vitalità
(lo testimonia la capacità di
risparmio) e che ha bisogno
spesso di piccole cifre per poter
far crescere le attività locali”.
Con 150 euro una donna può
fare acquisti all’ingrosso, nel
momento del raccolto, e poi
rivendere con un buon margine
di guadagno. Un artigiano o
un contadino, con 100 euro,
possono comprare sementi e
concime. “Basta poco – conclude
il missionario – per dare un po’
di speranza e per rafforzare la
dignità di un lavoro”.
La stampa missionaria lancia un appello contro la chiusura di sette sedi di corrispondenza della Tv di Stato
Non chiudete gli occhi alla Rai!
“N
on possiamo accettare che
la Rai decida di ridurre
drasticamente gli uffici di
corrispondenza e addirittura di chiudere
le sedi di Nairobi, Beirut, Istanbul, Nuova
Delhi e Buenos Aires e il canale Rai Med”.
Inizia così l’appello lanciato nei giorni
scorsi da alcune testate missionarie
e dalle associazioni dei giornalisti di
fronte alla decisione della direzione
generale della Rai di chiudere sette sedi
di corrispondenza all’estero. In base
alla decisione del direttore generale
Lorenza Lei, approvata all’unanimità dal
Consiglio di amministrazione, restano
in funzione solo gli uffici di Berlino, Il
Cairo, Gerusalemme, Londra, New York
e Washington, Parigi e Pechino. Una
decisione necessaria, secondo l’azienda,
per far fronte agli 85 milioni di euro di
tagli decisi per il 2012. “Questo progetto
– scrivono i firmatari dell’appello - è
profondamente contrario agli interessi
dell’Italia e degli italiani che devono
essere messi nelle condizioni di
affrontare da protagonisti le grandi sfide
del nostro tempo. Al contrario serve
una maggiore apertura internazionale
della Rai che ci deve aiutare a capire
in tempo reale quello che accade nel
mondo costruendo ponti fra le culture e
le civiltà e diffondendo la cultura della
pace, del dialogo, della cooperazione
e dell’integrazione. Le sedi di
corrispondenza della Rai non sono uno
spreco ma un investimento strategico per
il nostro paese. Non vanno chiuse, ma
sostenute da nuovi spazi nei palinsesti
quotidiani capaci di portare in primo
piano la vita delle persone e dei popoli”.
La riorganizzazione prevede anche la
formazione di un unico canale “all-news”
internazionale che integrerà il servizio
“Rainews 24” e “Televidio”, creando un
unico portale web tra tutte le reti della
Rai. Tra i primi firmatari dell’appello ci
sono Flavio Lotti, coordinatore nazionale
Tavola della pace, Franco Moretti,
direttore rivista Nigrizia, Carmine Curci,
direttore Misna, Mario Menin, direttore
rivista Missione Oggi, Gian Mario Gillio,
direttore rivista Confronti, Alex Zanotelli,
direttore rivista Mosaico di Pace,
Franco Siddi, segretario nazionale FNSI
(Federazione Nazionale Stampa Italiana)
e Roberto Natale, presidente FNSI.
Como Cronaca
14 Sabato, 10 dicembre 2011
“Costruttori
di cammini”.
L’avventura
di Iubilantes
in un libro.
I
l volume «“Costruttori” di cammini. Iubilantes,
quindici anni» sarà presentato giovedì 15
dicembre, alle ore 20.45, presso il Salone
Arcobaleno della Casa Divina Provvidenza - Opera
Don Guanella, a Como (via T. Grossi 18, ampio
parcheggio interno), con la partecipazione del
giovane duo Lemon Lime Bitter. La serata è a
ingresso libero.
Per informazioni sull’evento, sul libro e sulle
attività dell’associazione: Iubilantes, Via G. Ferrari
2, Como; tel. 031.279684; fax 031.2281470 e-mail:
[email protected]; sito internet: www.
iubilantes.eu.
Il libro sarà
presentato
giovedì 15
dicembre
presso il Salone
Arcobaleno
della
Casa Divina
Provvidenza
di Como
Traguardo. Un’associazione ispirata ai valori della solidarietà, dell’ospitalità, della
cooperazione fra i popoli, della riscoperta della comune identità culturale europea
Iubilantes: 15 anni di vita
C
’era una volta… un
gruppo di amici
che hanno fondato
un’associazione.
Erano in sette, avevano storie
diverse, ma erano legati da una
comune passione: riscoprire
le antiche vie dei pellegrini
e condividere e diffondere
il gusto del pellegrinaggio a
piedi. Li univa un sogno: come
gli antichi “romei”, mettersi
in cammino per Roma... E
perché non farlo, tanto per
iniziare, proprio per il grande
evento del Grande Giubileo
del 2000? Perché per loro,
il gusto della riscoperta era
anche, e soprattutto, gusto
della scoperta lenta dei luoghi
e della storia… È nata così
Iubilantes: l’hanno chiamata
così non solo per il Giubileo,
ma anche, e soprattutto, per
un sogno di libertà. Avevano
intuito infatti che, come il
giubileo biblico liberava dai
debiti e dalla schiavitù, così
il mettersi in cammino li
rendeva fragili, sì, ma anche
liberi di ritrovare se stessi e il
proprio tempo, in spirito di
partecipazione e condivisione.
Scriveva Henry David Thoreau:
«Se sei un uomo libero,
allora sei pronto a metterti
in cammino». Sono andati a
Roma, i nostri amici, e hanno
scoperto che la loro intuizione
era giusta. Il cammino ti mette
di fronte alla tua condizione
di eterno viandante. Fragile,
provvisorio, mai padrone,
sempre ospite, che deve
andare piano, rispettare ciò
che ha intorno e ringraziare
per ciò che riceve, come ci
ricorda il libro del Levitico:
«La terra è mia, e voi siete
forestieri e ospiti presso di
me» (Lev 25,23). Ci racconta
la presidente di Iubilantes,
Ambra Garancini: «La nostra
associazione si ispira ai valori
della solidarietà, dell’ospitalità,
della cooperazione fra i
popoli, della riscoperta della
comune identità culturale
europea, dell’approccio
umano e personale alla
Iubilantes, 2011: dal “viaggio
del cuore” in Romania
C’era una volta un
gruppo di amici
accomunati dalla
passione per le vie
dei pellegrini...
storia, all’arte, alla cultura in
generale. Questi valori sono
evidenti nella dimensione
del pellegrinaggio, fattore
unificante di civiltà e radice
storica del nostro presente.
In concreto, ci poniamo
l’obiettivo di riproporre in
termini moderni questa
esperienza, riscoprendo,
praticando e diffondendo il
gusto antico e sempre nuovo
del viaggiare a piedi e lo spirito
di accoglienza e solidarietà
che lo caratterizzano, nonché
il gusto del contatto dolce
con l’ambiente, i monumenti
e le tradizioni». Anche il logo
è significativo: l’immagine
Visita
guidata
a S. Abbondio
con “Mondo
Turistico”
L
sempre più amici. Ci riferiamo
ad esempio al Cammino
di San Pietro martire, da
Cantù a Seveso, sulle orme
di questo santo predicatore,
secondo patrono della
Diocesi comense, un percorso
nato dalla ricerca storica e
documentaria, verificato sulle
antiche mappe e ritrovato
sul terreno, ma che poi
dovrà essere esteso fino a
raggiungere la prima Milano
e poi la Via Francigena per
Roma. Oppure al “Cammino”
dei Tesori, per la riscoperta e
la rilettura delle chiese e dei
luoghi di culto lariani non solo
dal consueto punto di vista
storico e artistico, ma anche
attraverso quello, più sentito
e più “vero” del loro legame
con il territorio e con la gente.
E poi ancora il “Cammino”
della vecchia ferrovia Grandate
– Malnate, una interessante
green way da recuperare
come bene e valore comune;
il “Cammino” del parco del’ex
OPP San Martino, da luogo
di San Cristoforo, protettore
dei viandanti, affiancato dal
Duomo di Como e la Basilica
di S. Pietro di Roma, emblemi
rispettivamente della sede
sociale dell’associazione e
della meta del pellegrinaggio
romeo, uno dei più antichi
del mondo cristiano. Lo
accompagna il motto:
“Viaggiare a piedi – Viaggiare
con il cuore”.
Passo dopo passo sono
trascorsi quindici anni.
Iubilantes è cresciuta. Ha
intrapreso nuove strade, si è
fatta tanti nuovi amici in tutto
il mondo. «Ma la cosa più bella
– prosegue Ambra Garancini
- è scoprire, ora, guardando
indietro, che il suo lavoro di
questi anni è stato soprattutto
quello di “costruire” cammini.
Cammini veri, fatti di sentieri
e di strade, ma anche di
cultura, di ricerca, di tentativi
di scoprire nuovi modi di
leggere il nostro territorio.
Culturale “Mondo
’Associazione
Turistico” organizza per sabato
17 dicembre una visita guidata
alla Basilica di S. Abbondio a Como.
L’appuntamento è fissato per le ore
14.30 a Como, davanti all’ingresso
della Basilica (via Regina Teodolinda).
S. Abbondio è uno dei massimi esempi
del romanico comasco. L’edificio,
costruito in pietra moltrasina, ha
cinque navate, un’abside molto
allungata ed è fiancheggiato da due
Nel suo piccolo, per come ha
potuto e saputo fare, Iubilantes
è diventata “costruttrice” di
cammini e intende continuare
a farlo… Perché la cosa
ancora più bella è sapere che,
guardando avanti, al futuro,
molti altri cammini aspettano,
pronti a farsi scoprire…. Un
futuro antico sempre alle
porte, pronto a rivelare, se
sapremo vedere, ciò che siamo
stati e ciò che potremo meglio
essere…». Ed è proprio in
quest’ottica che, in occasione
del quindicesimo anno di
attività, Iubilantes ha dato
alle stampe un’interessante
pubblicazione «“Costruttori”
di cammini. Iubilantes,
quindici anni», in cui non
indulge su quanto già fatto,
ma presenta i cammini ancora
“in costruzione”, iniziati e
non ancora conclusi, ma
che lo saranno presto con
l’entusiasmo, il sostegno e
la voglia di camminare di
slanciati campanili. L’interno è una
foresta di colonne, che conferiscono
all’ambiente solennità e fascino.
Nel presbiterio vanta un ciclo
d’affreschi d’epoca giottesca, fra i
meglio conservati del territorio e
recentemente restaurati.
Sul lato nord della chiesa si trova
una grande costruzione, nata come
monastero benedettino, adibita
a usi diversi nei secoli passati e
poi abbandonata. Dal 2007 un
Un nome che
si lega all’anno
del Giubileo, ma
racchiude anche
un sogno di libertà
di dolorose memorie a luogo
di “ben-essere” per la città; il
“Cammino” della Memoria,
un viaggio per i nostri
territori attraverso le vecchie
immagini; il Cammino di San
Giorgio vescovo, addirittura in
Sardegna, nell’Ogliastra e in
Barbagia. Senza dimenticare
anche il “Camminacittà” per
la cultura dell’accessibilità
dei luoghi e degli strumenti
per la loro conoscenza, e la
partecipazione al Cammino di
don Guanella, recentemente
ideato dalla Provincia Sacro
Cuore dei Servi della Carità –
Opera Don Guanella.
SILVIA FASANA
accurato restauro ha permesso di
riutilizzare questo edificio come sede
universitaria e di rendere fruibile
al pubblico il bellissimo chiostro
centrale.
La quota di partecipazione è di
7 euro per i soci, di 8 euro per i
non soci (inclusa donazione per
la chiesa). Per informazioni e
prenotazioni (obbligatorie): Mondo
Turistico, tel. 339.4163108; e-mail:
[email protected]. (s.fa.)
Como Cronaca
Strade
La prima è stata presentata dall’Amministrazione
Provinciale, la seconda da Infrastrutture Lombarde
Tangenziale: due ipotesi
C
ronoprogramma
alla mano tra dieci
mesi potremo al
massimo non solo
sapere quale sarà (si spera)
il tragitto del secondo lotto
della tangenziale di Como
ma disporre anche della
progettazione definitiva di
tale intervento. La scorsa
settimana presso il nuovo
Palazzo Lombardia, sede
della Giunta regionale,
si è svolto un incontro
dell’Assessore regionale
alla Viabilità, Raffaele
Cattaneo, nell’ambito
del quale sono state
La scorsa settimana
sono state presentate
in Regione le due
varianti relative al
secondo lotto dei lavori
presentate le due proposte
attualmente al vaglio e
relative alla realizzazione
del “Secondo Lotto della
Tangenziale di Como”.
Nel dettaglio una a firma
dell’Amministrazione
Provinciale (svincolo
in località Acquanera,
ingresso in galleria a sud di
Albate ed interconnessione
sulla SP 342 tra Montorfano
ed Orsenigo) ed una
seconda predisposta da
Infrastrutture Lombarde
(svincoli più contenuti
in località Bernate
Rosales ed a Navedano,
ingresso in galleria prima
di Senna Comasco ed
interconnessione sulla
SP 342 tra Montorfano ed
Orsenigo) che prevedono
differenze tecniche nella
realizzazione dei tunnel
dal lotto attualmente in
costruzione tra Grandate
e la località Acquanera.
I consiglieri regionali
comaschi hanno ottenuto
che ora l’Amministrazione
Provinciale potrà avviare
un confronto con i Comuni
e le realtà interessate
per formulare proposte
in proposito a Regione
Bollino: multe più care
Raddoppia la multa che si rischia di
prendere se si viene colti a percorrere le
autostrade svizzere senza aver esposto
la “vignetta”, ovvero il contrassegno
adesivo obbligatorio valido un anno e
che deve essere applicato ben in vista
sul parabrezza. Dal primo dicembre,
quando è entrato in vigore il nuovo
tagliando per il 2012 a doppia tonalità
verde, si pagheranno 200 franchi (circa
180 euro) anziché gli attuali cento. La
decisione è stata assunta dal Consiglio
federale svizzero. E’ stata al momento
congelata invece l’ipotesi di un rincaro
del contrassegno che continuerà ad
essere venduto ad un prezzo di 40
franchi contro l’ipotizzato costo di cento
annunciato a inizio anno. Un aumento
che si era preso in considerazione per
far fronte ai costi crescenti di gestione
e manutenzione della rete autostradale
svizzera. La “vignetta”, per i veicoli
privi di parabrezza come le moto e i
rimorchi deve essere incollata, ben
visibile, su un fianco e su una parte
del veicolo non intercambiabile. Le
misure previste in caso di abusi sono
state infatti inasprite. La dogana ha
trasferito ad organizzazioni private i
controlli al confine e il perseguimento
delle infrazioni. Il riutilizzo o la
manipolazione di un contrassegno è un
reato che può essere perseguito secondo
le norme del diritto penale elvetico.
(l.cl.)
terminale del lotto 1, con
la possibilità che se tali
variazioni saranno ritenute
sostanziali occorrerà una
nuova approvazione del
progetto da parte del CIPE
(Comitato Interministeriale
Programmazione
Economica).
Di certo c’è solo la
sospensione temporanea
delle lavorazioni di
cantiere attualmente
in corso per la galleria
di Grandate, valutate
in un periodo di tempo
compreso tra 5 e 10 mesi.
(l.cl.)
Notizie flash
■ Regione
Menzione speciale
all’Opera don Guanella
nell’ambito del Premio
per la Pace 2011
La Congregazione dei Servi della Carità
– Opera don Guanella riceverà una
Menzione Speciale nell’ambito della
XIV edizione del “Premio per la Pace”
di Regione Lombardia, la cui cerimonia
di consegna si svolgerà martedì
13 dicembre alle ore 17.00 presso
l’Auditorium di Palazzo Lombardia a
Milano (Piazza Città di Lombardia 1).
L’iniziativa, nata nel 1997, ha lo scopo
di favorire la cultura della pace e della
solidarietà attraverso l’assegnazione di
riconoscimenti a persone, enti pubblici
e privati ed associazioni regionali
che hanno realizzato azioni di pace o
testimonianze di solidarietà attraverso
iniziative per la cooperazione allo
sviluppo. La candidatura è stata
avanzata e promossa dalla Provincia
di Sondrio, che ha inteso così onorare
il suo concittadino più illustre,
nell’anno della sua canonizzazione.
Grande la gioia della Congregazione,
di cui il Superiore Provinciale della
Provincia Sacro Cuore, don Remigio
Oprandi (che ritirerà la benemerenza,
insieme ai rappresentanti dell’Istituto
S. Gaetano di Milano) si fa interprete:
«Siamo veramente commossi di questo
riconoscimento, perché ci rende
ancora più consapevoli e orgogliosi del
grande compito indicatoci dal nostro
Fondatore: quello di portare “Pane e
Signore” ai più poveri ed abbandonati
in ogni parte del mondo, per favorire
una cultura di pace».
◆ Freccia lombarda
Notizie flash
■ Svizzera
Lombardia, tenendo
conto che, attualmente, i
problemi da risolvere sono
due: il reperimento delle
risorse necessarie nonché
la garanzia che, in ogni
caso, vengano rispettati
i contenuti dell’accordo
di programma relativo
al sistema viabilistico
Pedemontano che
prevedono la realizzazione
complessiva della
tangenziale di Como.
Inoltre in base a quella che
sarà la soluzione scelta
occorrerà poi apportare
modifiche al tratto
Sabato, 10 dicembre 2011 15
In mezz’ora
da Como
a Milano?
I
n mezz’ora da Como a Milano a bordo di
una “Freccia lombarda”, treno ad alta velocità destinato a integrare il servizio dei
tradizionali convogli regionali, che sulla
stessa tratta di tempo ce ne mettono almeno il doppio. Si tratta per ora di una ipotesi,
lanciata la scorsa settimana a Milano dall’assessore regionale alla Mobilità, Raffaele Cattaneo, varesino, e che riguarda capoluoghi e
grossi centri distanti una cinquantina di chilometri dalla metropoli. “E’ un’idea in fase di
studio e su cui stiamo ragionando - ha affermato l’assessore - una delle cose da verificare
è la possibilità di far stare sulle linee un ser-
Continua a Rebbio
la vendita benefica
di prodotti in ulivo
per le famiglie
della Terra Santa
vizio che non intralci con il servizio esistente, la freccia regionale non può essere
fatta a danno dei collegamenti ordinari”.
L’intenzione di Regione Lombardia e Trenord, la Srl costituita da Trenitalia e FNM
per operare da monopolista nel settore del
trasporto ferroviario passeggeri lombardo, è offrire un “servizio diverso con treni nuovi e confortevoli” ad un prezzo più
conveniente dell’alta velocità nazionale,
già presente su alcune tratte. L’ipotesi ri-
«
I
guarderebbe i capoluoghi di provincia e le
città più significative del territorio nel raggio
di 50 chilometri che sarebbero così collegati a
Milano in circa 30 minuti (da Como a Varese,
da Lecco a Cremona a Crema per esempio).
Una tratta come la Como-Milano, percorsa
ogni giorno da migliaia di pendolari, sia su
treno che su strada, con numerosi problemi e
disagi, potrebbe quindi trovare una soluzione
ai suoi problemi all’ordine del giorno (ritardi,
cancellazioni, disagi sui convogli).
n considerazione della situazione relativamente tranquilla in Terra Santa c’è il forte
rischio di dimenticare che i “nostri cristiani” hanno ancora bisogno del nostro
aiuto». Chi parla è Mario Bianchi, presidente del GTR, il Gruppo Turistico Rebbiese,
associazione che da anni promuove la vendita di prodotti in ulivo, per «esprimere
solidarietà e carità cristiana a quanti hanno deciso di rimanere in quella Terra benedetta,
pur in mezzo ad enormi difficoltà». Mario Bianchi si rivolge in particolare ai parroci, alle
Commissioni Missionarie e ai tanti amici della Terra Santa perché incoraggino, nel proprio
ambito, tale vendita, contribuendo così in modo concreto alle necessità delle famiglie
cristiane della zona di Betlemme. I prodotti in ulivo provenienti dalla Terra Santa sono in
vendita presso la Sala Incontri “Mons. Erminio Bardella”, a Rebbio, in via P. Paoli 25 (nei
pressi della sede del giornale “La Provincia”), ogni lunedì dalle h. 14.30 alle h. 17.30 e
dalle h. 20.45 alle h. 21.30.
16 Sabato, 10 dicembre 2011
Como Cronaca
AsLiCo
Torna “Opera
Education”
O
“
pera Education”, la
Proposta l’edizione 2012
piattaforma ideata da
di un appuntamento che,
AsLiCo, che da sedici
da sedici anni, produce
anni produce progetti
musicali didattici e di spettacolo rivolti progetti musicali didattici seleziona bambini di dieci anni
a bambini e giovani, ha scelto per
appassionati di canto, chiamati a
e di spettacolo rivolti
l’edizione 2012 l’opera di Wolfgang
reinterpretare un estratto delle opere
a bambini e giovani.
Amadeus Mozart. Una musica che
del grande genio secondo i vari generi
verrà approfondita da bambini di
musicali (Mozart in versione pop,
Sarà l’anno di Mozart
diverse fasce d’età e da liceali, prima
rock, blues, rap, classico). I bambini
in classe con un percorso didattico appropriato, poi nei
che rientrano nella fascia d’età indicata, e intendessero
più importanti teatri italiani. “Opera Education 2012”
partecipare, potranno consultare, dal 19 dicembre, il
approfondisce, in particolar modo, il Mozart degli ultimi
bando di concorso e le tracce musicali scaricabili sul
anni viennesi prendendo in considerazione la “Sinfonia
sito www.operaeducation.org. Il debutto di “Orchestra
in do maggiore K. 551” (“Jupiter”) e “Il flauto magico”, una
in gioco”, con la Sinfonia “Jupiter”, è stato il 7 dicembre
fiaba adatta ai bambini, una sorta di figura poliedrica che
al Teatro Sociale di Como. L’Orchestra 1813 è diretta da
racchiude una miriade di significati e suggerisce letture
Matthieu Mantanus. Obiettivi della rassegna, per ragazzi
differenti, a seconda di come e chi la guarda. Un ottimo
dai nove ai quindici anni, è familiarizzare i giovani
oggetto di studio, di conoscenza e di apprendimento
alla musica sinfonica rendendoli partecipi e non solo
dei tre progetti d’introduzione all’opera (“Opera kids”,
semplici spettatori; trasmettere ai docenti strumenti
“Opera domani” e “Opera it”), che coprono l’intero arco
per poter insegnare musica a scuola senza avere una
educativo, dai tre ai diciotto anni. Un’importante novità
specifica preparazione e fare in modo che l’esperienza
dell’edizione 2012 è data dal felice connubio fra AsLiCo
con la musica non sia episodica, bensì parte integrante
e DeAKids, il canale televisivo satellitare per ragazzi di
della vita del bambino. “Opera it”, che debutterà al Teatro
De Agostini Editore. L’obiettivo condiviso è quello di
Sociale il prossimo 20 gennaio, presenterà “W.A.M.,
trovare nuovi modi che possano contribuire a modificare
ovvero Mozart e l’esaltante tragedia dell’essere Pop”, un
la percezione del belcanto fra i ragazzi, dando vita a un
adattamento musicale di Federica Falasconi (progetto e
vero e proprio evento di “I-do-tainment”, ossia divertirsi
regia di Francesco Micheli, scene e costumi di Federica
facendo le cose in prima persona. “Mozart a modo mio”
Parolini, tenore Stefano Ferrari, voce recitante Fabrizio
è un progetto che parte con un bando di concorso che
Pagella, pianoforte Federica Falasconi). “Opera it” è nata
con l’intento di avvicinare gli adolescenti all’opera lirica,
un genere di spettacolo dal vivo considerato oggigiorno
desueto, lontano dalla modernità e dalla tecnologia
attuali. Superato questo pregiudizio è invece possibile
scoprire come l’opera sia vicina ai ragazzi.
Il 27 e 28 gennaio, sempre al Teatro Sociale, debutterà
“Il piccolo flauto magico”, per il ciclo “Opera kids”, un
progetto dedicato alle scuole dell’infanzia. L’adattamento
musicale è di Federica Falasconi (drammaturgia e regia
Stefania Panighini, scene e illustrazioni Giada Abiendi,
soprano Bianca Tognocchi, baritoni Mattia Olivieri e
Tommaso Quantilli, pianoforte Elisa Montipò).
Il Teatro Sociale di Como, il 27 febbraio, per “Opera
domani”, un progetto per la produzione di opere liriche
introdotte da percorsi didattici adatti a ragazzi di età
compresa fra i sette e i quindici anni, proporrà “Il flauto
magico, ovvero sconfiggere i mostri” (regia Stefano
Simone Pintor, scene Gregorio Zurla, costumi Stefania
Barreca, cantanti AsLiCo, Orchestra 1813).
“Opera Education” è un’attività che sta diventando
sempre più importante, tanto più se si considera la crisi
economica in atto che tende a ridurre drasticamente i
fondi per la cultura. E’ un importante investimento per il
futuro e per una società migliore. E’ un progetto vincente,
un piccolo miracolo che continua a crescere.
Alberto Cima
Presepe vivente
in piazza Duomo
L
a sacra rappresentazione del presepe vivente, l’11 dicembre in piazza Duomo, a Como, alle 14.30, alle 16
e alle 17.30, raggiunge quest’anno la 18° edizione. Si
può dire, dunque, che il presepe vivente a Como diventa
maggiorenne. Nasce infatti nel 1993 dall’esigenza di alcuni
amici che - interrogati dai propri
figli piccoli e colpiti da una certa
dimenticanza del senso ultimo partecipazione densa di
del Natale così come proposto umanità e passione da
nelle vie della città - decidono di parte di mons. Coletti
mettersi insieme nel preparare negli ultimi tre anni. Il
un gesto pubblico che, nella sua presepe vede il coinvolsemplicità, potesse essere di aiuto gimento di 30 coristi, 13
a far memoria dell’Incarnazione attori recitanti, 100 comdel figlio di Dio nel mondo che parse e 20 persone addette alle strutture, tutti al
con Cristo diventa compagnia lavoro sin dal mese di settembre. L’iniziativa è proquotidiana e sostegno al vivere mossa dall’associazione “De-Sidera” onlus, con il
quotidiano. Mons. Maggiolini ha patrocino di Comune e Provincia di Como. Scopo
partecipato al gesto fin dalle pri- della rappresentazione è quello di testimoniare,
me edizioni dimostrando il suo attraverso un gesto semplice, il senso ultimo del
affetto e il suo sostegno paterno. Natale, oltre che assicurare sostegno alle iniziative
La stessa cosa è avvenuta con la dell’Associazione volontari per lo sviluppo inter-
Notizie flash
■ Agorà
Riflessione e cena
al Card. Ferrari
Martedì 13 dicembre, alle ore 18,
avrà luogo l’incontro di riflessione
e dialogo dell’associazione “Agorà”
presso il Centro Card. Ferrari, secondo
il seguente programma: ore 18 S.Messa
nella chiesa del centro; ore 18.30
introduzione di mons. Angelo Riva sul
tema: “Chiesa e politica all’epoca del
bipolarismo e del pluralismo religioso”
dal libro di Stefano Ceccanti: “Al
cattolico perplesso”, ed. Borla. Seguirà
il confronto tra i partecipanti. Verso le
20.30 un buffet condiviso consentirà
di continuare il dialogo in modo più
conviviale. Per la cena è richiesto
un contributo spese, prenotazioni al
numero 031-262371.
Notizie flash
■ Rebbio
Profughi: quali
prospettive?
nazionale. I progetti attualmente promossi da Avsi
sono in Kenia, dove anche nella carestia del Corno
d’Africa l’emergenza è l’educazione; in Egitto per
offrire sostegno alle scuole del patriarcato e formazione degli insegnanti; ad Haiti per un centro educativo per bambini e ragazzi; nella Repubblica del
Congo per permettere l’accesso di tutti alla scuola
attraverso un sostegno a distanza.
La circoscrizione 3 di Camerlata ha
organizzato l’incontro: “Profughi:
quali prospettive? La situazione degli
immigrati dalla Libia, tra presente e
futuro”. L’appuntamento è per lunedì 12
dicembre, alle ore 20.45, presso la sede
della Circoscrizione 3, in via Varesina 1,
a Camerlata.
Interverranno: Corrado Conforto Galli,
capo Gabinetto Prefettura di Como;
Franca Gualdoni, responsabile Servizi
Sociali e Politiche Educative Comune
di Como; Roberto Bernasconi, direttore
Caritas Diocesi di Como; Marco
Servettini, Coordinatore profughi Acli
– Caritas; Luigi Capiaghi, responsabile
Centro di Accoglienza di Prestino;
Luciana Spalla, responsabile CRI
profughi MiniHotel Baradello, Piero
Camporini, coordinatore corsi di lingua
italiana; don Giusto Della Valle, parroco
di Rebbio. Moderatore: Marco Gatti,
giornalista de ‘Il Settimanale della
Diocesi’.
■ S. Fedele
Proseguono i “sabati
d’organo” per l’Avvento
Presso la basilica di S. Fedele, a Como
proseguono, il sabato alle 17.30, le
elevazioni musicali con brani d’organo
promosse in
questo periodo
d’Avvento. Le
prossime date
in programma
saranno: 10
dicembre, con
l’organista
Gianluca
Origgi, e il 17
dicembre, con
l’organista
Stefano
Venturini.
ComoCronaca
Pietro Lingeri,
Giuseppe
Terragni,
Cesare
Cattaneo...
E
cco l’elenco dei
progetti analizzati ed
illustrati nel corso di
questo “viaggio” dentro
l’architettura comasca:
Pietro Lingeri
Monumento ai caduti di
Ossuccio, 1924
Tomba Surdo a Bolvedro,
1968.
Sabato, 10 dicembre 2011 17
Giuseppe Terragni
Cappella Funeraria per
Domenico Ortelli, Cimitero
di Cernobbio, 1929;
Edicola funeraria per
Leonardo Pirovano, Cimitero
Monumentale di Como,
1928-1930-1931;
Edicola funeraria per
Gianni Stecchini, Cimitero
Monumentale di Como,
1928-1930-1931;
Progetto di Cattedrale in
cemento armato, 1932;
Basamento e Cripta del
Monumento ai caduti di
Como, 1931-33;
Monumento a Roberto
Sarfatti, Col d’Echele,
1934-35.
Cesare Cattaneo
Progetto di Chiesa a settore
circolare, 1939-1943.
Architettura. I documenti di un concorso che prevedeva l’edificazione, tra il Broletto
e S. Giacomo, di un’opera a commemorazione dei contadini - soldato defunti
Un monumento ai caduti
N
egli anni
immediatamente
successivi alla Prima
Guerra Mondiale
verranno edificati diversi
monumenti celebrativi in
commemorazione dei milioni
di contadini - soldati morti per
la Patria. È del 1926 il Concorso
per il Monumento ai Caduti di
Como nella zona monumentale
tra il Broletto e San Giacomo.
La cartografia elaborata
da Gianfranco Caniggia
ricostruisce l’assetto della città
in quel luogo: davanti alla
basilica di San Giacomo un
Pronao allineato sul filo del
Broletto e del Duomo.
L’ipotesi ricostruttiva posta
alla base del concorso del 1926
è quella di Federico Frigerio,
architetto eclettico comasco
e responsabile della fabbrica
del Duomo di Como. Attorno
al destino e al disegno di
quest’area si sono condotte
cruente battaglie polemiche tra
cui quella di Giuseppe Terragni
nell’inedita veste del “Pepin”:
disegnatore della rivista Satirica
“ la Zanzara” incisivamente
presente in quel primo
dopoguerra. Quella ritratta dal
“Pepin” è l’umanità varia che
abita l’antica Como, una città
dove la residenza è più o meno
stratificata orizzontalmente
e dove tutte le funzioni
coesistono frontalmente: le
grandi fabbriche, le antiche
vie lacuali, le Ferrovie Nord,
le tramvie, l’antico WestwerkPronao della chiesa doppia di
San Giacomo, la Cortesella, il
macello, il portico della Casa
Vietti (non ancora ritrovato),
i bar e altri luoghi più o meno
segreti, lo stadio, il calcio, il
canottaggio e, non ultimo, il
lago. Le vicende del WestwerkPronao di San Giacomo e
della Cortesella qualche anno
dopo, testimoniano di come
i Razionalisti Comaschi e in
particolar modo Giuseppe
Terragni costruiscano i loro
progetti dentro il cuore della
città antica e come il confronto
con la struttura fisica e
monumentale sia naturalmente
obbligato come se la città antica
sia ancora artefice del moderno.
E’ una vicenda drammatica, ma
decisiva nella quale Giuseppe
Terragni, “Pepin” viene colto
prima nell’esercizio del furore
iconoclasta volto a richiedere
a gran voce l’intervento del
piccone demolitore attraverso
la rivista satirica, dopo a
riproporre insieme a Pietro
Lingeri, sullo stesso identico
luogo, essenzialmente un
nuovo Westwerk-Pronao.
Tale progetto sarà “moderno”
e contemporaneamente
Westwerk-Pronao. Moderno
scala interamente percorribile
dove sono collocate le lapidi
commemorative dei cadutimartiri. Il grande arco di
trionfo sarà collocato sul
prolungamento delle navate di
San Giacomo in corrispondenza
della campata posteriore del
Broletto. In questo modo
la piazza del Duomo verrà
chiusa e San Giacomo potrà
riaffacciarsi sulla piazza
principale della città. A fronte
Nel progetto
il confronto con
l’architettura
romanica
appare serrato
nell’essere interamente
percorribile anche se osservante
delle prescrizioni stilistiche
contenute nel bando di
concorso, Westwerk-Pronao
nell’essere figura architettonica
consapevole dell’antico lessico
urbano. In adesione a questo
binomio, Terragni realizzerà
numerosi progetti, forse quelli
meno celebrati: altri “motori
compositivi” avranno ben altra
fortuna mediatica. A pochi passi
dal Westwerk-Pronao, di fronte
e dietro i Portici Plinio (sede
fisica di diversi bar frequentati
anche dal Nostro) inizierà nei
fatti lo smantellamento della
città secondaria-produttiva,
mediante la demolizione
dell’antichissimo quartiere
popolare della Cortesella e
l’insediamento delle funzioni
terziarie-commerciali.
Inutili il progetto urbano
della Cortesella e quello
per la conservazione e il
mantenimento della Loggia
della Casa Vietti dove erano
previsti il restauro della Loggia
e la costruzione di una nuova
sala civica. Il loggiato della casa
Vietti restaurato tra il 1939 e il
1941 da Giuseppe Terragni sarà
purtroppo demolito dopo la
seconda guerra mondiale, e così
il nuovo quartiere potrà essere
interamente completato. Gli
architetti comaschi recano un
L’avvio del lungo
sodalizio con Pietro
Lingeri che fu
interrotto soltanto
dalla morte
proprio originale contributo nel
solco del Movimento Moderno.
A questo proposito così scrive
Enrico Mantero: “: (...) si può
leggere (...) la costruzione di una
linea moderna dell’architettura,
di una linea consapevole
che riprende i fondamenti
contestuali dell’architettura
romanica, barocca e neoclassica
superando, attraverso una
visione dinamica del ruolo
dell’architettura della città, sia
le convinzioni che gli apparati
stilistici dell’architettura tardoottocentesca e dell’eclettismo,
sia le astrazioni futuristiche e
anche, infine, la pura e semplice
risposta funzionalista ai temi
offerti dalla committenza sia
privata che pubblica”.
Nel progetto del monumento
ai caduti il confronto con
l’architettura romanica è
serrato: il gruppo arco di
trionfo–abside–cripta-scala
(caposaldo della basilica
romanica – ancora visibile in
tante chiese romaniche) è la
matrice dell’arco doppio con
di queste scelte “tradizionali”
il monumento diventerà
interamente percorribile: scelta
funzionale che prelude ad
una rinnovata interpretazione
del ruolo del monumento,
memore di certi monumenti del
nascente Movimento Moderno
mitteleuropeo.
Sarà così che, nel solco
della tradizione figurativa
architettonica, inizierà quel
lungo sodalizio con Pietro
Lingeri, interrotto solo dalla
morte, capace di costruire
quella particolare linea
architettonica ancora viva.
Alberto Novati
Luca Novati
Como Cronaca
XiV convegno annuale
venerdì nove
sabato dieci
dicembre 2011
coordinamento
comasco
per la pace
in collaborazione con
acli como
arci como
associazione del Volontariato comasco centro servizi per il Volontariato como
comune di olgiate comasco
donne in nero como
ecoinformazioni
emergency como
ipsia como
la rosa bianca
liceo scientifico statale G.terragni
di olgiate comasco
Sabato, 10 dicembre 2011 19
9 e 10 dicembre. XIV appuntamento
se vuoi la
Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis
20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%,
Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue
20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredien20%,
e vuoi la pace preparati: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence
sensibilizzazione
capillare
Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Diala pace”, è il monito, il log 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%,
spinta
in profondità”. “Tra i
Uguaglianza
Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Nonprogramma e insieme20%.
relatori
presenti al convegno
violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti:
Comprensione
20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence –20%,
Solidarity
il ribaltamento
continua
il direttore - un
20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%,
Dialog 20%,
20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza
In- piano sarà
polemico dell’antico precetto Gewaltlosigkeit
ruolo
di20%.
primo
gredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%,
Non-violence
20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti:di
Comprensione
“Se vuoi la pace prepara
competenza
20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, di Fabrizio
Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog
Ge- della biografia
la guerra” di ascendenza
Truini,20%,
autore
waltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingre20%, della pace
romana e imperiale. “Se vuoi dients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence
dell’ “apostolo”
Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%,
la pace prepara la pace” è
Aldo
Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity
20%,Capitini,
Equality ma avremo
20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit
un po’ anche il tema cardine 20%,
modo diUnderconfrontarci anche
Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients:
standing 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence con
20%,ilSolidarité
e il filo conduttore del XIV
vicepresidente
di
20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%,
Dialogo
20%,
Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality
20%. InConvegno annuale del
Emergency
Alessandro
grédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit
20%,
20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: UnderstanCoordinamento Comasco per Solidarität
Cristiana
ding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Bertani,
Solidaritécon
20%,
Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo
20%, Nonla Pace in programma venerdì violenza
Fiamingo
esperta di quella
20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients:
Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%,
Solidarität
9 e sabato 10 dicembre tra
Primavera
Araba che è il
20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%,
Como e Olgiate Comasco.
grande
tema di attualità
Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité
20%, Egalité
20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza
Una due giorni integralmente 20%,
della discussione
sulla
Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients:
Com20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität
20%,
dedicata all’approfondimento préhension
e soprattutto
con
Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understandingpace,
20%, Dialogue
20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité
20%. Zutaten:
degli aspetti problematici
Giorgio
Beretta
della
Rete
Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension
20%,
della diffusione del valore
Italiana Disarmo,
che farà
Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit
20%.
Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue
20%, Nonviodella pace in territorio
il punto
della situazione
lence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis
20%,
lariano, e specificamente alla 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà
sull’aspetto
forse prioritario
Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue
sensibilizzazione popolare
questione, poiché
20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit dell’intera
20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%,
intorno a un nodo tra i più
ogni discorso
Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis
20%, Dia-serio sulla
log 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%,
Uguaglianza
cruciali del nostro tempo,
pace
non
20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, può
Non- prescindere
violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti:
Comprenspecie se lo si collega alla
sione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence dall’interpretare
20%, Solidarity le possibilità
Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%,
Dialog
20%,
spinosa questione del disarmo, 20%,
di una
dismissione
degli
Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza
20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%,
Non-violence
che trova ancora pochi
armamenti.
Le
conclusioni
20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gewaltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione
ardenti sostenitori nel grande 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza 20%. Ingredients: Understanding 20%, Dialogue 20%, Nonviolence 20%, saranno
Solidarityinfine
20%, affidate al
Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%, Solidarité 20%, Egalité 20%. Zutaten: Verständnis 20%, Dialog 20%, Gecalderone politico mondiale, waltlosigkeit 20%, Solidarität 20%, Gleichheit 20%. Ingredienti: Comprensione 20%, Dialogo 20%, Nonviolenza 20%, Solidarietà 20%, Uguaglianza
giornalista
di “Guerra e
20%. Ingredients: Understanding
20%,sotto
Dialogue
20%,dei
Nonviolence
20%, Solidarity 20%, Equality 20%. Ingrédients: Compréhension 20%, Dialogue 20%, Non-violence 20%,
al di là del solito frasario di circostanza.
quando
la luce
riflettori
la preziosa collaborazione
artisti
e
Pace” PieroComprensione
Maestri, rivista
con la quale
Solidarité 20%, Egalité
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Verständnis
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Dialog 20%, Gewaltlosigkeit
20%, Solidaritätdi20%,
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20%. Ingredienti:
20%,
20%, Nonviolenza
20%, Solidarietà
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Uguaglianza
Understanding
20%, Franco
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20%, Nonviolence
20%, Solidarity
20%,già
Equality
La pensa allo stesso modo ancheDialogo
Mauro
Convegno
caddero
Tolstoj
e Non-violence
il suo 20%. Ingredients:
musicisti
come
ilEgalité
jazzista
abbiamo
un
feeling
collaudato da anni”.
20%.
Ingrédients:XIII
Compréhension
20%,
Dialogue
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Solidarité
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20%.
Zutaten:
Verständnis
20%,
Dialog
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Gewaltlosigkeit
como
olGiate comasco
comasco
20%, Solidarität 20%,
Gleichheit
20%. Ingredienti:
Comprensione
20%, Dialogo
20%, Nonviolenza
20%,olGiate
Solidarietà
20%, Uguaglianza
20%.
Ingredients:
UnderOricchio, direttore del Coordinamento,
inimitabile
capolavoro
“Guerra
e Pace”),
e i20%.
componenti
della
Settegrani.
Ma
un
Si partirà
venerdì
9 allo
“Spazio Gloria” di
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20%, Nonviolence
20%,
Solidarity
20%, Equality
Ingrédients:
Compréhension
20%,
Dialogue 20%,
Non-violence
20%,
Solidarité
spazio
Gloria
teatro
aurora
liceo
G.terraGni
20%,
Egalité
20%.
Zutaten:
Verständnis
20%,
Dialog
20%,
Gewaltlosigkeit
20%,
Solidarität
20%,
Gleichheit
20%.
organizzatore del convegno, per il quale
punteremo ancora una
volta 72su una solida
occhio
di riguardo
è offerto via
anche
alla
Via Varesina a Como, per poi proseguire
via varesina
v. emanuele
via
segantini
41
S
“
p re p a r a l a
Se vuoi la pace...
Torna l’appuntamento promosso da Coordinamento comasco,
con svariati appuntamenti tra Como e Olgiate Comasco
VenerdìnoVedicembre
il cammino dell’idea pacifista continua a
corrispondenza simbolica,
ricorrendo
ore 8.30 - 13.00 della prima
svolgersi “tra alti e bassi, a testimoniare il cammino
quest’anno il 50° anniversario
domani torno a casa
un percorso che è molto meno lineare dellaMarcia
più che
pace della Pace Perugia-Assisi:
film documentario di emergency
tra
storia
interventi di:
di quanto possa sembrare, anche se in
una coincidenza cronologica,
un invito a
alessandro bertani
teoria la pace dovrebbe rappresentare presente
ripercorrere l’itinerario
che da
allora è stato
vicepresidente
di Emergency
e futuro
lucia Viscardi
e nicola Giusti
un’idea forte e una sensata aspirazione
compiuto, tracciandone
un consuntivo
partecipanti al Meeting
per tutti. Come ogni anno, il nostro
che vuole anche agire
stimolo
1000da
giovani
per la Paceper
convegno tratterà il tema della Pace nella
le
nuove
e
sostanziali
prospettive
da
ore 21.00
ufficio stampa
sua interrelazione con un altro argomento
schiudere”. Il Coordinamento,
com’è noto,
interventi di:
ecoinformazioni
fabrizio
truini gli sforzi
268425 raccoglie i contributi
etico e sociale di urgenza estrema che in031
e orienta
autore del libro Aldo CAPitini:
www.ecoinformazioni.it
passato è stato per esempio la Legalità,
di 34 comuni della provincia
delle
più
lE rAdiCi dEllA
nonviolEnzA
piraccini
per informazioni
mentre stavolta sarà la Giustizia, essendo
diverse dimensioni,piero
come,
per citarne solo
cofondatore della tavola della Pace
coordinamento comasco
palese che anche questo è un binomio per la pace alcuni, Olgiate, Orsenigo, Fino Mornasco e
la serata
031 927644
indissolubile e che non sarebbe possibile
Casnate con Bernate,durante
di 46diassociazioni
50eanni
musica di pace
[email protected]
con
vari
gruppi
www.comopace.org
realizzare l’una se venisse a mancare
da tempo attive nell’area lariana, tra cui il
l’altra. E come abbiamo già sperimentato
Centro Servizi Volontariato (CSV), le ACLI,
nelle precedenti occasioni (da ricordare
l’ARCI, la cooperativa Garabombo e “In
per citarne una quella dello scorso anno,
Viaggio” di Menaggio, senza dimenticare
sabatodiecidicembre
formazione, che da otto anni
a questa parte
nella giornata di sabato 10 con il doppio
ore
8.00 - 13.00 sull’esecuzione del
oreprogetto
15.00 - 18.00 della
si articola
appuntamento olgiatese del Liceo Terragni
decima Giornata
proiezione video sui
Scuola Diritti Umani, distribuita
sui territori di Via Segantini (ore 8-13) e del Teatro
50 anni della marcia
dei diritti umani
peruGia assisi
al
di terraGni
Como, Cantù e Mariano Comense
e
Aurora di Via Vittorio Emanuele (15-18).
gli studenti del liceo e delegazioni
interventi di:
chealtre
propone
ai giovani, al termine
della
Il tutto accompagnato dal ricco repertorio
delle
scuole approfondiscono
cristiana fiamingo
Comitato italo - libico
ilfase
tema con
conferenze di importanti
esperti
didattica,
esperienze
di Ma’an li’l Ghad
musicale che vedrà esibirsi alcuni giovani
insieme per il domani
tenute nelle classi
volontariato locale e internazionale.
“Che
artisti comaschi, forse nella consapevolezza
Giorgio beretta
italiana disarmo
vengono sempre condotte arete
termine
che l’ideale della pace riesce talvolta
fabrizio truini
- precisa Oricchio - in sinergia
con le
meglio a tradursi nelle sonorità di un
Pax Christi
maestri delle
associazioni aderenti, senzapiero
l’apporto
canto che nell’eloquenza verbosa di una
Guerre&Pace
quali ogni ipotesi di lavoro risulterebbe
dissertazione erudita. In ogni caso, ne
mutilata in partenza. L’obiettivo che ci
sarà comunque valsa la pena. Perché della
siamo prefissi un anno fa, e che intendiamo pace sono in molti a proclamarsi entusiasti
ulteriormente sviluppare inaperitiVo
futuro, èconclusiVo assertori, eppure il capitolo delle spese
a cura della
cooperatiVa
quello di elaborare le specificità di cui Garabombo
militari rimane una delle voci ai primissimi
disponiamo, perché l’approfondimento
posti in tutti i bilanci degli stati nazionali
del tema della pace passa anzitutto
contemporanei.
attraverso un risveglio delle coscienze, una
SALVATORE COUCHOUD
sabatodiecidicembre
Pastorale universitaria. L’intervento del cardinale Scola
all’inaugurazione dell’anno accademico della Cattolica
Per una presenza
stabile, pubblica
e universale del
pensiero cristiano
Riportiamo una parte
dell’intervento del Card.
Scola, arcivescovo di Milano,
all’inaugurazione dell’anno
accademico 2011/12
dell’Università Cattolica di
Milano. Con una serie di lucidi
passaggi viene delineato
il compito evangelizzatore
dell’università nel contesto
attuale. Vale la pena di
leggere e riflettere.
[email protected],
www.facebook.com/home.php
Don Andrea Messaggi
e l’equipe di Pastorale Universitaria
I
Università e nuova
evangelizzazione
L’università come “casa della verità”
«L’università è stata ed è tuttora chiamata ad essere sempre la casa
dove si cerca la verità propria della persona umana». Con queste
parole rivolte ai professori universitari radunati in occasione della
Giornata Mondiale della Gioventù lo scorso 19 agosto 2011, Benedetto XVI
aggiungeva un ulteriore tassello al ricco insegnamento che in questi anni
sta offrendo agli uomini dell’università e della cultura sia in occasione dei
suoi viaggi apostolici, sia in altre significative ricorrenze. Si tratta, come
si può vedere, di un’affermazione sintetica che mette in campo alcuni
elementi essenziali dell’esperienza universitaria, così come essa è da
sempre proposta e vissuta dalla Chiesa.
II. Le tre caratteristiche del pensiero cristiano nell’Università
Quali sono le caratteristiche proprie della ricerca della verità che
dovrebbero essere coltivate nell’ambito universitario? Ad esse si è riferita la
dichiarazione Gravissimum educationis del Concilio Vaticano II parlando
delle scuole cattoliche di grado superiore, specialmente delle Università
e delle Facoltà. (Per inciso mi permetto di sottolineare l’importanza
di ritornare, anche in questa Università Cattolica, in modo organico
sull’insegnamento conciliare - le quattro costituzioni, i nove decreti e le
tre dichiarazioni - che, nella prospettiva dell’Anno della Fede voluto da
Benedetto XVI, rappresentano una preziosa bussola per la talora tormentata
navigazione dell’attuale frangente storico). Al n. 10 della dichiarazione
Gravissimum educationis si afferma che le Università della Chiesa sono
chiamate ad «effettuare una presenza, per così dire, pubblica, stabile ed
universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere
la cultura superiore». Questi tre aggettivi, pubblica, stabile ed universale,
ci spingono a considerare l’università non come un precario luogo di
passaggio, bensì come un vero e proprio ambito ecclesiale e culturale, ben
definito nella sua natura e nei suoi compiti di studio e di ricerca.
1. Il carattere pubblico del pensiero cristiano
Una Università cattolica come ambito superiore di educazione ecclesiale è
tenuta, anzitutto, ad attuare una presenza pubblica del pensiero cristiano.
Possiamo in proposito domandarci: perché non c’è vera conoscenza
della verità se questa non è ultimamente pubblica, se cioè non tende
alla comunicazione? Perché la ragione non compie il suo percorso fino a
quando non rende “nota” la verità incontrata?
Il carattere pubblico del pensiero cristiano deriva sia dalla natura del
pensiero come tale, sia dalla sua qualificazione di pensiero cristiano.
Approfondiamo anzitutto il primo aspetto che riguarda il pensiero in
quanto tale e quindi anche quello cristiano.
a) Il carattere pubblico del pensiero in quanto tale
Se la affrontiamo con uno sguardo semplice e leale, è la realtà stessa
che, in forza del suo dinamismo comunicativo, introduce la risposta alle
domande poste. La verità di un ente, infatti, in una sua prima descrizione,
può essere colta nel suo dis-velarsi: Verità, a-letheia, dice infatti non
nascondimento. La realtà racconta di sé; essa è comunicazione in forza del
suo stesso apparire. Una conoscenza della realtà che non arrivasse a dare
testimonianza della sua verità resterebbe in un certo senso incompiuta.
È proprio dell’atto conoscitivo raccogliere la “confessione” che la realtà fa
di sé e testimoniarla. La conoscenza umana ha sempre la struttura di un
rapporto in cui le cose si danno nella loro verità al soggetto e gli chiedono
di essere accolte. Bisogna poi considerare il fatto che la struttura di ogni
atto conoscitivo non è mai ultimamente conclusa. Ogni atto di conoscenza
implica infatti il riconoscere che l’essere di ogni “cosa” (ente) si dona al
soggetto senza che questi possa mai trattenerlo. Una conoscenza che non
rispettasse questa dinamica fallirebbe il suo obiettivo e, per finire, le “cose”
verrebbero conosciute solo per una loro manipolazione, in modo pertanto
riduttivo. (continua)
Como Cronaca
20 Sabato, 10 dicembre 2011
La RSA “Don Guanella” si prepara al Natale
N
ella R.S.A. “Don Guanella” di Como
fervono i preparativi per i numerosi
eventi organizzati in occasione delle
feste natalizie per coinvolgere gli ospiti, i
loro familiari, ma anche tutta la città che è
invitata a stringersi intorno ai suoi “nonni”.
Segnaliamo in particolare lunedì 12
dicembre, alle ore 16.00, presso il salone
dell’animazione a piano terra della RSA,
one
i
z
a
i
m
Pre
l’inaugurazione della mostra dei manufatti
natalizi realizzati dagli anziani nei
laboratori creativi; mercoledì 14 dicembre,
alle ore 15.45, la Tombola di Natale con la
Circoscrizione 5; mercoledì 21 dicembre,
alle ore 15.30, concerto natalizio del Coro
“Anziani don Guanella”. Inoltre sabato
24 dicembre dalle ore 10.30, la carovana
di Babbo Natale consegnerà i doni agli
Lunedì 12 dicembre, alle 20.30, a Tavernola
Alla Società italiana della
Camelia il “Mughetto d’oro”
I
n epoca di stravaganze
meteoclimatiche, il Mughetto della
Società Ortofloricola Comense fiorisce
a dicembre. Non ci stiamo riferendo,
naturalmente, al bianco e profumato fiore
che rallegra i nostri boschi nel mese di
maggio, ma al prestigioso premio annuale
“Giorgio Rigamonti” (più conosciuto
come “Mughetto d’oro”), istituito nel
1991 dall’associazione comasca per
ricordare il suo fondatore (già direttore
della storica Scuola di Giardinaggio e
Floricoltura di Como) scomparso nel
1988, persona semplice, ma sensibile ai
valori del bello e generoso dispensatore
di cultura. Luisella Monti, vice-presidente
dell’Associazione, ci spiega il significato
di questo riconoscimento, unico nel
suo genere e giunto quest’anno alla
sua ventesima edizione: «Il mughetto
rappresentato sulla medaglia, si riallaccia
ad una tradizione della gloriosa Scuola
di Giardinaggio, quando il miglior allievo
veniva premiato appunto con il simbolo
del candido fiore. Con l’istituzione di
questo premio, la Società Ortofloricola
Comense intende segnalare, ogni
anno, una persona o un’associazione
che abbia dedicato con passione la sua
attività al mondo vegetale, nelle varie
espressioni della cultura e dell’arte».
Secondo un’antica leggenda lombarda,
il mughetto, profumato fiorellino bianco
dallo stelo incurvato, avrebbe assunto
questa conformazione il giorno in cui
s’inchinò al passaggio della Madonna,
mentre fuggiva in Egitto con Gesù
Bambino e S. Giuseppe. Nel corso della
sua storia il riconoscimento è andato
a persone e gruppi con competenze
e professionalità molto diverse, ma
accomunate dall’impegno verso il
verde: giardinieri delle più belle ville
dei laghi, professionisti ed operatori del
settore floro-vivaistico, associazioni di
volontariato, divulgatori e illustratori di
natura.
Quest’anno il “Mughetto d’oro” è stato
assegnato alla Società Italiana della
Camelia con sede a Cannero Riviera (VB)
rappresentata dal presidente dott. Andrea
Corneo, che riceverà il premio nel corso
della tradizionale serata dedicata allo
scambio di auguri lunedì 12 dicembre alle
ore 20.30 presso il salone dell’Oratorio di
Tavernola (Via Tibaldi).
La Società Italiana della Camelia nasce
nel 1965 per iniziativa dell’ing. Antonio
Sevesi, industriale che univa all’intuito
imprenditoriale tipicamente lombardo,
“
Un soffio
d’arte per i
bambini
anziani; sabato 31 dicembre, alle ore 15.30,
Capodanno in allegria con l’associazione
M.U.S.A. e infine venerdì 6 gennaio, alle ore
15.30, musica popolare con i Rosacoque.
Per informazioni e adesioni: Matteo e
Silvia, tel. 031.296867 o 031.296821, dal
lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30
e dalle 14.00 alle 17.30; e-mail como.rsa@
guanelliani.it.
U
lavoro di ricerca storica e di reperimento
di antiche cultivar, ma incoraggia anche
l’introduzione e la diffusione di nuove
cultivar da tutte le parti del mondo.
Oggi la Società Italiana della Camelia
svolge il compito di allacciare i rapporti
tra gli appassionati, fornire informazioni
specifiche sulla camelia e organizzare
o patrocinare manifestazioni e mostre.
L’Associazione pubblica da più di
quarant’anni anni il “Notiziario” che
viene inviato gratuitamente ai soci.
Appuntamenti annuali, prontamente
comunicati ai soci, sono le mostre di
fiori recisi che si svolgono in numerose
località d’Italia, congressi e conferenze
specialistiche sulla camelia e altre
specie acidofile affini, visite organizzate
dall’associazione a giardini e altre mete di
interesse specialistico.
La Società Italiana della Camelia è in
stretto rapporto con l’International
Camellia Society, associazione
internazionale che registra soci in tutto
il mondo e organizza ogni due anni un
congresso internazionale della Camelia
con relativo tour di visite alle più
notevoli collezioni di camelie. La serata
della premiazione sarà arricchita da
composizioni natalizie curate dalle socie
dell’associazione e dal brindisi finale.
Per informazioni: Società Ortofloricola
Comense, Via Ferabosco 11, 22100 Como,
tel e fax 031.531705; tel. 031.572177;
e-mail [email protected]; sito web:
www.ortofloricola.it.
silvia fasana
L’albo d’oro
una straordinaria passione
per i giardini ed i fiori.
L’Associazione, costituita
per perseguire scopi
tecnici e scientifici, si
propone di incoraggiare
e diffondere l’interesse
per la camelia, fiore che
dopo il primo travolgente
successo della seconda
metà dell’Ottocento, aveva
conosciuto nei primi
del Novecento un totale
declino. La Società Italiana
della Camelia svolge sin
dalla sua nascita un
n soffio d’arte” per curare
il respiro dei bambini.
È l’iniziativa benefica
promossa dalle classi ’43, ’54 e
‘55 dell’associazione comasca “La
Stecca” con l’intento di raccogliere
fondi per la realizzazione di un
Centro di Pneumologia Pediatrica
all’ospedale Sant’Anna di San
Fermo della Battaglia. Il progetto
coinvolge i più importanti artisti
del territorio comasco. Le opere
da loro donate - 58 artisti che
hanno donato 65 opere - sono
1991 Nino Gandola, giardiniere di Villa Melzi - Bellagio
1992 Ambrogio Tagliabue, maestro giardiniere - Erba
1993 Miro Peroggi, giardiniere di Villa Vigoni - Menaggio
1994 Corinna Collini, acquerellista - Moltrasio
1995 Francesco Manni, 25° presidenza Società Orticola Ticinese - Lugano
1996 Antonio Vimercati, pioniere Scuola di Giardinaggio - Villa Guardia
1997 Ernesto Cattoni, vignettista - Brunate
1998 Pupa Lonati Frati, creatrice del “Giardino della Valle” – Cernobbio
1999 “Natura e Civiltà”, da quarant’anni rivista del Gruppo Naturalistico della Brianza - Canzo
2000 Umberto Cattaneo, ibridatore rododendro dedicato ad Alessandro Volta
2001 Ester Boschetti Fumagalli, presidente A.I.Rosa - Monza
2002 Federica Galli, pittrice – Milano
2003 Gruppo Ambiente – Territorio, associazione di volontari - Tavernola
2004 Pierfausto Bagatti Valsecchi, architetto di giardini storici – Milano
2005 Gruppo Botanofilo Comense, associazione di volontari - Ponzate di Tavernerio
2006 Libereso Guglielmi, giardiniere - Sanremo
2007 Gruppo Alpini - Griante
2008 Gianfranco Giustina, Capo giardiniere Isole Borromeo - Verbania
2009 Alberto Grossi, Rappresentante International Society Bulb
2010 Beno Reverdini, Interprete dell’eredità botanica di Carlo Pisani Dossi
2011 Società Italiana della Camelia - Cannero Riviera
esposte da martedì 6 dicembre alle
18 nello spazio culturale “Antonio
Ratti” (ex chiesa di S. Francesco)
e vendute al miglior offerente
giovedì 15 dicembre (h. 18). “A
nome dell’ospedale e dei nostri
piccoli pazienti – sottolinea il
professor Riccardo Longhi, primario
dell’Unità Operativa di Pediatria
dell’ospedale Sant’Anna – desidero
ringraziare tutti i componenti
dell’associazione per la sensibilità
e l’impegno dimostrati scegliendo
di sostenere la realizzazione di un
Centro di Pneumologia Pediatrica
presso il nostro presidio”. In
ambito pediatrico, infatti, è stata
riscontrata un’elevata frequenza
di patologie respiratorie che
richiedono cure e assistenza di
elevata complessità diagnosticoassistenziale attualmente
disponibili in Centri di terzo livello,
in ambito regionale, che obbligano
i bambini della nostra provincia e
i loro genitori a lunghe e faticose
trasferte. “La nostra associazione –
spiega il presidente de “la Stecca”
Marco Malinverno – è animata da
sentimenti autentici di amicizia e
reciproco sostegno tra i suoi iscritti,
così come il fondatore Felice
Baratelli aveva auspicato con la
frase “ tessere amicizia come i telai
e donare bontà”. Con questo spirito
e con questi sentimenti oggi siamo
impegnati a sostenere il progetto di
un servizio pneumologico pediatrico
all’avanguardia per attrezzature
e professionalità per il nostro
Ospedale a vantaggio dei bambini e
delle loro famiglie”.
Como Salute
G
Tumore al
seno: bellezza
e prevenzione
iovedì 1 dicembre 2011,
si è svolto un incontro per
monitorare l’andamento del
progetto “bellezza e prevenzione”.
Si tratta di un progetto pilota,
innovativo nel suo genere,
lanciato a Gravedona nel marzo
2010, che si prefigge l’obiettivo
di sensibilizzare le donne
alla prevenzione del tumore
della mammella attraverso le
parrucchiere e le estetiste. È stato
pensato per le parrucchiere ed
estetiste, perché sono le uniche
artigiane che lavorano sul corpo
delle persone e perché hanno
indiscutibilmente tempo per
chiacchierare con le loro clienti.
“Dalla revisione dei dati – spiega
il dott. Giorgio Baratelli, chirurgo
senologo, direttore dell’Unità di
Senologia, dell’ospedale MoriggiaPelascini di Gravedona e del
Centro di Senologia, Delegazione
Altolario, LILT - sono stati
centrati tre obiettivi importanti:
il riconoscimento scientifico del
progetto, che è stato accettato
Sabato, 10 dicembre 2011 21
e presentato alla 13° Milan
Breast Cancer Conference di
giugno; il numero delle visite
procurate dalle parrucchiere e
dalle estetiste è incrementato di
1.9% al mese; il 76% delle donne
inviate alla visita-ecografia di
prevenzione dalle parrucchiere
ed estetiste era di età inferiore
ai 50 anni, che è la fascia d’età
non coperta dallo screening
mammografica regionale e nella
quale si sta osservando un
aumento di incidenza del tumore
della mammella». «L’incontro
- conclude Baratelli - è servito
a discutere come monitorare
al meglio il progetto, che è
risultato essere un punto cruciale
e di difficile soluzione. Infine,
si è constatato l’entusiasmo di
tutti i partecipanti a continuare
in questa avventura singolare
ed unica nel suo genere e si è
registrata l’adesione di un nuovo
negozio, “L’arte del benessere”
di Mezzegra, gestito da Jessica e
Stefania».
Sindrome di Rett. Anche alcuni comaschi impegnati per combattere la malattia
P
romuovere e sostenere la
ricerca genetica, clinica
e riabilitativa, creare
centri di riferimento
altamente specializzati per la
diagnosi e la cura, organizzare
convegni e manifestazioni per
l’informazione e la raccolta
di fondi, ricercare e mettere
in contatto tra loro i genitori e
diffondere la conoscenza della
Sindrome di Rett, una rara e
grave malattia che colpisce
una persona su 10.000, sono
le attività dell’Associazione
Italiana Rett, che anche in
provincia di Como è presente
con alcuni volontari come
il signor Nicola Sini, vicepresidente nazionale. La
Sindrome di Rett è una
patologia progressiva dello
sviluppo neurologico d’origine
genetica che colpisce quasi
esclusivamente le bambine
durante i primi anni di vita e
dopo un periodo d’apparente
normalità. E’ stata riconosciuta
per la prima volta nel 1966
da Andreas Rett, un medico
austriaco, ma solo nel 1983,
grazie ad uno studio realizzato
da un’equipe europea di
neurologi, si risveglia l’interesse
per questa malattia. Le persone
colpite dalla Sindrome di
Rett presentano una grave
disabilità a molti livelli e sono
completamente dipendenti
dagli altri nel corso della loro
vita. Dopo una fase iniziale
di sviluppo normale si assiste
ad un arresto dello sviluppo
e poi ad una regressione o
perdita delle capacità acquisite.
Si osserva un rallentamento
dello sviluppo del cranio
(di grandezza normale alla
nascita) rispetto al resto
del corpo tra i primi 5 e i 48
mesi di vita con successiva
perdita delle capacità manuali
precedentemente sviluppate
e comparsa di movimenti
stereotipati delle mani (torcerle,
batterle, morderle, strizzarle). Si
possono osservare gravi ritardi
nell’acquisizione del linguaggio
e della coordinazione motoria e
spesso la sindrome è associata
a ritardo mentale grave o
gravissimo. Si assiste ad una
progressiva perdita d’interesse
per l’ambiente sociale,
possono essere anche presenti
irregolarità nella respirazione
(iperventilazione, apnea,
inghiottimento d’aria) anomalie
dell’elettroencefalogramma,
epilessia (oltre il 50% delle
persone affette ha avuto
almeno una crisi epilettica)
aumento della rigidità
muscolare che può provocare
deformità e atrofie muscolari,
deambulazione a base allargata,
ritardo della crescita, scoliosi
(curvatura della colonna
vertebrale). Spesso i piedi
sono freddi, bluastri e gonfi a
causa di problemi di trofismo
e la debolezza, l’atrofia e la
spasticità impediscono a molte
ragazze di camminare. La
malattia genera indubbiamente
non poche difficoltà legate
Le bimbe dagli
occhi belli
Conosciamo da
vicino una rara
e grave malattia
che colpisce una
persona su 10
mila, in genere
bimbe nei primi
anni di vita
a numerosi handicap ma
il quadro evolutivo della
patologia non segue mai
un percorso preordinato
per tutti i soggetti. I quadri
clinici di deterioramento,
di miglioramento e di stasi
dell’evoluzione patologica sono
variabili e diversi fra loro.
“La nostra associazione –
spiega Nicola Sini – nasce a
Siena nel 1990, con sede presso
il Policlinico Le Scotte, per
volere di alcuni genitori che si
sono ritrovati a condividere la
medesima realtà della malattia.
La sua struttura prevede un
Presidente e un Consiglio
Direttivo che tracciano le linee
programmatiche, nonché dei
responsabili regionali che
coordinano il lavoro associativo.
Una parte importante della
nostra attività è quella di
informare sulla Sindrome di
Rett, e lo facciamo attraverso
pubblicazioni come la nostra
rivista dal titolo “ViviRett”, il
sito internet il cui indirizzo è
www.airett.it , i contatti con i
medici di base e organizzando
convegni. Chi ha appena
scoperto che la propria bimba
è affetta da questa malattia
cerca di avere le maggiori
informazioni possibili sul
decorso della patologia, su cosa
dovrà aspettarsi, ma soprattutto
ha bisogno di essere aiutato ad
affrontare il difficile momento
della diagnosi, sicuramente
il più duro e quello in cui c’è
veramente bisogno di un punto
di riferimento. Non mancano,
inoltre, le richieste di natura
legislativa per le pesanti carenze
delle istituzioni nel supportare
le “malattie rare”. L’AIR cerca
di promuovere la ricerca di
base per trovare la cura senza
trascurare la ricerca clinica
e riabilitativa per dare un
sollievo quotidiano alle nostre
bambine/ragazze/donne ed alle
loro famiglie”.
Recentemente è stato scoperto
che la gran percentuale delle
persone affette dalla Sindrome
di Rett presenta una mutazione
o un difetto sul gene MECP2
del cromosoma X, e la malattia
è diagnosticata attraverso una
diagnosi clinica, valutando
il quadro dei sintomi e dei
comportamenti. In molti casi
è confermata facendo un
test genetico. Non esiste una
terapia risolutiva per questa
malattia, tuttavia si ritiene che
il suo decorso possa essere
modificato da una varietà di
terapie mirate a ritardare la
progressione della disabilità
motoria e migliorare la capacità
di comunicazione. I farmaci
si affiancano a terapie volte a
conseguire miglioramenti sul
piano educativo e cognitivo o
su una migliore gestione delle
emozioni, come l’ippoterapia,
l’attività in piscina, la pet –
therapy, la musicoterapica.
Spesso queste bambine
comunicano con gli occhi. E’
per questo che la Sindome di
Rett è detta anche “delle bimbe
dagli occhi belli”. Proprio perché
conservano la luce della vita
nello sguardo.
“L’Associazione Italiana Rett –
aggiunge Nicola Sini – finanzia
borse di studio a centri di ricerca
genetica e studi indirizzati alla
ricerca clinica sulle numerose
problematiche (crisi epilettiche,
problemi gastro – intestinali,
respiratori, cardiaci ecc.).
Sostiene progetti di ricerca per
aiutare le ragazze con Sindrome
di Rett nella comunicazione,
promuovendo studi su ausili
informatici e programmi
multimediali, e propone
annualmente un convegno
nazionale o internazionale
per condividere informazioni
aggiornate sulla patologia e
promuovere la ricerca e la
collaborazione tra medici e
ricercatori. Inoltre finanzia la
formazione di medici e terapisti
riabilitativi presso centri per la
Sindrome di Rett all’avanguardia
a livello internazionale nel
campo delle problematiche
motorie e della scoliosi. La
ricerca genetica in questi ultimi
anni ha dato molte speranze
a tutti noi genitori in quanto
si è visto che la Rett non è una
patologia degenerativa e da
questa malattia si può guarire.
Anche se la strada da fare è
ancora molto lunga siamo sicuri
che arriveremo un giorno a non
parlare più di Sindrome di Rett”.
Chiunque è interessato
a conoscere da vicino
l’Associazione Italiana Rett
può telefonare al numero 328
– 9129069.
Como Cronaca
22 Sabato, 10 dicembre 2011
visitabile fino al 15 gennaio. Tema: “La famiglia”
Rovellasca e
il presepe di S. Marta
S
ul filo di lana. L’11 dicembre, entro le ore 10, è l’ultima data disponibile
per poter partecipare al concorso presepi promosso dalla parrocchia Santi
Pietro e Paolo di Rovellasca. Come da regolamento i presepi partecipanti
al concorso devono essere realizzati su apposite tavole cm 60x60
precedentemente ritirate dalla sacrestia della chiesa parrocchiale Santi Pietro e
Paolo. Il presepe può essere realizzato da uno o più persone e basato sulle forme di
creatività più diverse.
La consegna dei lavori deve avvenire, come detto, entro l’11 dicembre presso
la chiesa di Santa Marta negli orari di apertura delle visite del presepe. Tutti i
presepi pervenuti entro questa data
inaugurato lo scorso 4 dicembre. Il tema
saranno esposti fino all’8 gennaio
di quest’anno è “La famiglia”. “Si, la vera
2012. I presepi consegnati saranno
famiglia – spiegano i promotori – sul
suddivisi in due categorie: adulti e
modello di quella di Nazareth, perché
ragazzi e saranno giudicati da tutti i
se l’acqua limpida è la sorgente della
visitatori. I premi andranno al 1° e 2°
vita, la vera famiglia sana è la sorgente
classificato per la categoria “Adulti” e
della società”.
dal 1° al 5° classificato per la categoria
Un presepe da ammirare nelle sue
“Ragazzi”. Un premio speciale andrà
componenti principali: una grande
anche all’ “Organizzazione”. La
cascata di acque pura di sorgente “che
partecipazione al concorso è gratuita. A
dà vita al Figlio di Dio” e un isolotto
tutti i partecipanti verrà consegnato un
scaturito dalla sorgente della vita da cui
diploma di partecipazione e un premio
nasce “La Sacra famiglia”. A sinistra il
di consolazione. La premiazione dei
villaggio con le persone e le loro case,
vincitori avverrà domenica 8 gennaio,
il Muro del Tempio. A destra il deserto
alle ore 17, presso la chiesa di S. Marta.
di Giuda, simbolo della desolazione,
Accanto al tradizionale concorso da
della miseria, della morte. Non manca
segnalare l’altrettanto tradizionale
uno sguardo sul mondo agricolo con il
e caratteristico presepe di S. Marta,
Un’opera che tutti gli
anni attira circa 5 mila
visitatori. L’11 dicembre
ultima data del concorso
campo dei pastori dove Dio annunciò
per primo la nascita di suo figlio “Il
Cristo”. Il tutto contornato da un cielo
che simboleggia l’universo. La grotta,
con la nascita di Gesù, è rappresentata
in modo evidente “perché la famiglia
nella società deve essere affermata e
stabile”.
Il presepe nella chiesa di S. Marta potrà
essere visitato fino al 15 gennaio con
i seguenti orari: nei giorni festivi dalle
ore 10 alle 12.15 e dalle ore 15 alle ore
19, nei giorni feriali dalle ore 15 alle ore
18.30. Il 24 dicembre solo dopo la S.
messa di mezzanotte e il 25 dicembre
soltanto al mattino.
Il presepe attira tutti gli anni qualcosa
come 5000 visitatori.
I 100 anni di nonna
crosta di pianello
è
un avvenimento! Poche persone hanno la fortuna
di arrivare a questa età. Per di più la signora
Dina vive ancora sola, è lucida di mente e in
grado di badare a se stessa e alla sua casa.
è dispiaciuta di non poter più frequentare
regolarmente la chiesa e partecipare alla S. Messa.
Supplisce con le preghiere in casa, davanti al
Crocifisso, alla Madonna e alla fotografia del “Sciur
Notizie flash
■ Guanzate
“Natività sull’acqua”
in Santuario
Sotto le antiche volte del Santuario di
Guanzate, dove da secoli è venerata
la Madre di Dio, tutto è pronto
per l’appuntamento annuale con il
presepio. Giovedì 8 dicembre, festa
dell’Immacolata, ha avuto luogo la
cerimonia di benedizione del Presepio
che verrà aperto a tutti i pellegrini e
devoti che frequentano il Santuario
fino al 22 gennaio 2012. Il tema
dell’edizione di quest’anno è “Natività
sull’acqua”, in quanto la natività è
posizionata su una barca che galleggia
su un grande specchio d’acqua che
occupa la scena centrale del presepio,
costituito anche da una zona desertica
ed una zona prospera e rigogliosa in
tutti i suoi aspetti. La barca è stata
usata più volte da Gesù e dagli apostoli
ed ancora oggi è un mezzo di lavoro
per tanti pescatori. Essa è anche
simbolo della presenza della Chiesa e
della Madonna che vigila su di essa.
Gli Amici del Santuario sono soddisfatti
del lavoro che anche quest’anno appare
ben riuscito, ma lo saranno ancor
più se sarà ancora maggiore degli
altri anni il numero delle persone che
accorreranno al Santuario per visitarlo
dall’8 fino al 22 gennaio 2012, tutti i
giorni dalle ore 14.30 alle ore 17.00.
Per visite fuori orario si prega
di rivolgersi al seguente numero
telefonico: 031-976472 (ore pasti).
Notizie flash
■ S. Fedele Int.
“Racconti della Valle”,
l’ultimo libro di Rina
Sabato 17 dicembre, alle ore 16.00,
presso la sala assembleare della
Comunità Montana Lario Intelvese a
San Fedele Intelvi (via Roma 9), si terrà
la presentazione del volume “Racconti
della Valle”, scritto dell’indimenticata
Rina Carminati Franchi, per anni
preziosa collaboratrice de “Il
Settimanale della Diocesi di Como” e
recentemente scomparsa. Sarà una bella
occasione per ricordarla.
■ Tavernerio
Festa con i bambini
il 10 dicembre
Sabato 10 dicembre, alle ore 14.30,
a Tavernerio, presso il Centro Civico
“R. Livatino” (via Risorgimento 21),
l’area Cultura del Comune di Tavernerio,
in collaborazione con l’associazione
Cappelletta di Albavilla, organizza un
momento di festa per i bambini con il
lancio dei palloncini con le letterine dei
desideri, alla presenza di Babbo Natale
sulla slitta. Alle ore 16 la festa continua
presso l’Auditorium Comunale (via
Provinciale 45), dove la Compagnia di
Burattini Pigliapupazzi di Como proporrà
lo spettacolo “La vera storia di Babbo
Natale”. Ingresso libero.
Curaa”, don Michele Giudici, morto nel
1937, quando Dina aveva già 26 anni. Dina
ricorda che don Michele veniva spesso in
casa sua e ha lasciato in lei e in tutta la
sua famiglia una memoria che lo scorrere
degli anni non è riuscito a scalfire.
Suor Antonia è andata in casa di Dina
con i bimbi della Scuola dell’Infanzia e
l’insegnante Giovanna per porgerle gli
auguri. Nella foto si vede Dina che tiene in
mano la fotografia di don Michele Giudici,
parroco successore di don Luigi Guanella
santo. è stato don Michele ad acquistare
a sue spese nel 1913 il capannone
in riva al lago, vicino alla chiesa
parrocchiale, per collocarvi l’asilo,
che iniziò la sua attività nel 1921
con due suore di don Guanella.. E’
quindi una felice coincidenza che i
bimbi dell’attuale Scuola dell’Infanzia
abbiano cantato gli auguri alla
centenaria signora Dina che mostrava
loro l’iniziatore dell’asilo di Pianello.
Buona continuazione alla signora
Dina e onore al “Sciur Curaa” don
Michele Giudici!
Recital a Sagnino
Prendere
o lasciare
I
n questi giorni i ragazzi di Tavernola
che si ritrovano in oratorio non
fanno le solite cose: gente che
balla, che canta e che recita. Vorrà
dire qualcosa? Forse che si stanno
preparando a portare in tournèe il recital
“Prendere o Lasciare?” Esattamente! La
prima replica è già fissata: oratorio di
Sagnino (via Sagnino 60), 10 dicembre,
ore 20.45, e «dato che ci teniamo a
fare le cose bene – spiegano - ci siamo
presi il tempo necessario ad apportare
le modifiche giuste. In noi è viva la
speranza che il nostro impegno, la
nostra volontà ma soprattutto il nostro
messaggio riscuotano il successone
avuto in quel di Tavernola. Impresa
ardua, direte voi, ma noi ci crediamo
e siamo convinti di poter portare
qualcosa di buono anche fuori dalla
nostra comunità. Ma replichiamo anche
per chi vuole dare una rinfrescata alla
memoria: non pensate di scamparla
dicendo “io l’ho gia visto”, perché è
proprio nella testimonianza presso le
altre comunità che abbiamo bisogno
di voi, del vostro aiuto e sostegno per
Il 10 dicembre i
ragazzi dell’oratorio
di Tavernola
replicano, presso
un altro oratorio,
il recital proposto
con grande successo
in “casa”
testimoniare la fatica, l’impegno e
l’immancabile felicità nel fare quel che
facciamo. Ora, sappiamo che alcuni
si stanno chiedendo “qual era questo
benedetto messaggio?”, e noi potremmo
rispondere: “venite e vedrete”, ma
siamo troppo buoni e, invitandovi ad
esserci, vi diamo un’anticipazione. Luci,
sipario, voce fuoricampo sulle immagini
di una coppia singolare, un angelo e
un diavolo: ogni giorno ci troviamo a
fare delle scelte, grandi o piccole che
siano, e dato che la perfezione non è
umana, non possiamo pretendere di
imboccare sempre la strada giusta. La
cosa importante non è, però, l’esito, ma
l’azione, la capacità di metterci davanti
ad un bivio, la volontà di non rimanere
nella mediocrità. Prendere o lasciare,
per non rimanere immobili nello stesso
punto come stoccafissi, rendendo inutile
la nostra vita».
Cultura
24 Sabato, 10 dicembre 2011
Roma di fronte
all’Europa e al
mondo, nel ‘600
Con la conferenza di Flavio Rurale si è
concluso il ciclo di incontri dedicati alla figura
di Innocenzo XI a 400 anni dalla nascita
Un percorso che ha
permesso di mettere in
luce molti aspetti della
figura di questo Papa
C
on la conferenza tenuta il 1°
dicembre da Flavio Rurale,
docente all’Università di Udine,
si è concluso il ciclo di incontri
sulla figura di Innocenzo XI promosso
dalla Diocesi di Como in occasione
del quarto centenario della nascita del
pontefice. Studioso della storia degli
di Fabio Bustaffa
ordini e congregazioni religiose – in
particolare della Compagnia di Gesù – il
professor Rurale ha evidenziato prima di tutto l’impegno del papa comasco per
la riforma morale e disciplinare della Chiesa, nonché per un risanamento delle
finanze dello Stato Ecclesiastico che non ha esitato ad accostare ad una moderna
“riforma dei costi della politica”. Quelle dell’Odescalchi furono scelte che misero
in crisi un consolidato sistema poggiato su clientele e compravendita degli uffici
(similmente a ciò che accadeva nel resto d’Europa) e che avrebbero dovuto
trovare il loro coronamento in una bolla contro il nepotismo preparata dal papa
e dai suoi collaboratori e tuttavia mai promulgata per l’opposizione di una parte
del collegio cardinalizio. Nonostante questo parziale fallimento, con l’Odescalchi
la Chiesa del Seicento conobbe il primo pontefice che non volle vicino a sé
un cardinal nepote. Una scelta che era stata auspicata da molti ecclesiastici e
religiosi del tempo, come tra gli altri il generale dei gesuiti Giovanni Paolo Oliva,
che proprio nel nepotismo indicò uno dei più grandi ostacoli alla credibilità
della Chiesa presso i protestanti e i non cristiani. L’incontro con il professor
Rurale è stato occasione per conoscere la situazione politica europea, l’attività
● Interessante
meditazione sui
Vangeli dell’infanzia
● Un’approfondita
analisi del testi
di Matteo e Luca
missionaria della Chiesa e alcune questioni
teologiche con cui Benedetto Odescalchi
dovette misurarsi. È stato evidenziato,
in particolare, il difficile rapporto tra il
pontefice e Luigi XIV, fermamente deciso
a porre la Chiesa francese sotto la propria
influenza. Ne nacque una vera e propria
crisi politico-religiosa che rese difficile
l’impegno diplomatico del papa per la
costituzione di un’alleanza militare europea
che si opponesse all’’avanzata ottomana in
Europa Orientale. Un obiettivo che venne
comunque conseguito dall’Odescalchi e
che portò all’importante successo militare
conseguito a Vienna nel 1683. Durante
il pontificato innocenziano l’impegno
missionario conobbe nuovo slancio. Buone
notizie giungevano dalla Cina dove – qualche
anno dopo la morte dell’Odescalchi –
l’imperatore avrebbe emanato un editto
di tolleranza verso il cristianesimo. Negli
stessi anni si preparavano i missionari
all’evangelizzazione delle popolazioni
musulmane, come testimonia la fioritura
degli studi di arabistica nella stessa Roma.
Quello con l’Islam fu un incontro-scontro
segnato da pagine oscure di conversioni
forzate, riduzione in schiavitù da parte
musulmana ed episodi di intolleranza da
parte dei missionari cristiani. Gli anni di
“regno” di Innocenzo XI – ha ricordato
Rurale – videro svolgersi dibattiti su
importanti temi teologici. Come quello
sull’Immacolata Concezione – che vedeva
opporsi domenicani e soprattutto gesuiti –
e quello sulla persistenza del giansenismo
tra gli ecclesiastici di Francia e Belgio.
Negli anni del pontificato dell’Odescalchi il
Sant’Offizio condannò gli eccessi in senso
lassista della teologia morale, e più tardi
quella nuova spiritualità “quietista” che
pure aveva trovato sostenitori in alcune
personalità vicine allo stesso papa. Roma,
conobbe negli anni di papa Innocenzo anche
una certa vivacità culturale, come provano
la presenza di Cristina di Svezia e poi, a fine
pontificato, il viaggio in Italia del filosofo e
matematico tedesco Leibniz. Con i limiti e le
caratteristiche che le erano proprie, anche
Roma si misurava con le novità scientifiche,
filosofiche e politiche che nei decenni
successivi avrebbero mutato il volto della
civiltà occidentale.
A conclusione di questo ciclo di conferenze
l’augurio è che nei prossimi mesi altri
comaschi possano riscoprire una figura così
significativa per la nostra città, per l’Europa e
la Chiesa.
Notizie flash
■ Chiasso
A Teatro la prima
di assoluta di “Angeli”
Nei giorni scorsi al Teatro di Chiasso
è andato in scena, in prima assoluta,
“Angeli”, liberamente ispirato al
romanzo “Amabili resti” di Alice Sebold
su progetto teatrale di Laura Negretti,
pure splendida attrice. Ha messo in
luce nel migliore dei modi possibili,
con profonda sensibilità, pudore,
delicatezza e rispetto il personaggio
di Susie, quattordicenne stuprata da
un vicino di casa insospettabile. Dato
lo scabroso argomento sarebbe stato
facile cadere in un’inutile retorica,
banalizzandolo, eppure Laura ha
trovato una perfetta chiave di lettura,
contribuendo a far pensare, riflettere
e meditare. Si è adeguatamente calata
anche nel ruolo della sorella di Susie
e della madre. Non ha poi trascurato
un aspetto importante, quello degli
“amabili resti”, cioè della famiglia
dilaniata dal dolore, che tende a
ricomporsi nell’amore e nel ricordo di
Susie. All’altezza della situazione pure
Marco Ballerini, che ha interpretato
George Harvey (lo stupratore), e Sacha
Oliviero nel ruolo del padre di Susie
(Jack Salmon). Hanno saputo penetrare
psicologicamente nell’intimo di ogni
personaggio. Uno spettacolo che
intende, con merito e validità, superare
l’omertà intellettuale che spesso
colpisce argomenti di questa natura
e costituire una sorta di prevenzione
e di consapevolezza sia nei ragazzi
sia negli adulti. Bella e appropriata
la regia di Eleonora Moro, in sintonia
la drammaturgia di Marco Filatori,
minimalista ma conforme al copione la
scenografia di Armando Vairo.
“Angeli” è un piccolo capolavoro e
merita tanto successo. (al. ci)
● Il libro è stato
pubblicato
dall’editrice Ancora
Bruno Maggioni:
“Venne fra la sua gente”
G
iunge più che mai
opportuno –mentre siamo
in cammino verso il Natalequesto volume di mons.
Maggioni: pagine che conducono
il lettore ad una approfondita e
accattivante lettura di testi che gli
evangelisti Matteo e Luca dedicano
all’ “infanzia di Gesù”. Il percorso
seguito dall’Autore ha una sua
peculiarità. La prospettiva: “I
due evangelisti hanno inserito i
personaggi dell’infanzia, che hanno
ritenuto opportuno ricordare, nella
narrazione di uno o più avvenimenti,
e queste narrazioni sono a loro volta
all’interno di un Vangelo preciso
con una sua teologia determinata”.
Precisata la prospettiva entro la quale
si collocano i testi, l’Autore indica
il metodo di lettura messo in atto:
“L’intenzione è di porre in risalto
i molti personaggi che popolano i
racconti dell’infanzia di Gesù… E’
chiaro che questi personaggi non
vanno studiati a sé stanti, staccati
dal contesto narrativo in cui si
trovano. Perderebbero in tal modo
il loro colore e il loro sapore. Per
questo ho deciso di mantenere
ogni personaggio dentro il contesto
narrativo, anche se questa scelta può
comportare qualche ripetizione”. Così
accostati, i testi rivelano una nuova
profondità e specifica originalità.
Innazitutto, “personaggi e figure
sono descritti in modo sobrio, a volte
semplicemente accennati. Ma tutti
hanno un loro posto nella storia
del tempo, non sono personaggi
inventati. Sono tuttavia descritti
tipicamente: diventano cioè tipi
di situazioni e comportamenti
generali, possibili in ogni tempo. In
questo senso, qualcuno ha potuto
parlare non del tutto a torto di
narrazioni ‘poetiche’ ”. Poi, emerge
un aspetto che non sempre viene
tenuto presente in molte letture:
nei racconti dell’infanzia “molti
sono i silenzi. Questi silenzi sono
da rispettare. Riempire i vuoti di
significati, magari desunti altrove,
non significa affatto arricchire i testi.
Diventano semplicemente più ovvi.
In qualsiasi racconto i silenzi sono
importanti come le parole, gli spazi
in ombra come gli spazi in piena
luce. I silenzi e le ombre concentrano
l’attenzione del lettore su ciò che
il narratore intende veramente
suggerire”. Quindi, in questo contesto
e in questa prospettiva di parole e
di silenzi, emerge quasi spontaneo
il problema degli apocrifi. I vangeli
apocrifi dell’infanzia abbondano
di molte notizie straordinarie. La
pietà popolare ha cercato appunto
di riempire i silenzi introducendo
negli anni oscuri di Gesù episodi
agiografici e miracolosi. Infine, ciò
che distanzia i vangeli apocrifi dalle
narrazioni di Matteo e di Luca è la
prospettiva teologica, il modo cioè di
intendere l’agire di Dio rivelatosi nella
storia di Gesù. Così dal miracoloso
degli apocrifi si passa al quotidiano e
anonimo vivere umano delle pagine
di Matteo e Luca: “Gesù vive per molti
anni la vita quotidiana e anonima
degli uomini, Lo straordinario è
che un Figlio di Dio abbia vissuto
per anni una vita in nessun modo
straordinaria. E questo non
significa assenza del divino, neppure significa un suo
nascondimento, ma, al contrario, una sua sorprendente
rivelazione”.
Bruno Maggioni. VENNE FRA LA SUA GENTE.
Meditazioni sui Vangeli dell’infanzia, Edizioni
Ancora, Milano 2011, pp. 136, euro 13,50.
Arcangelo Bagni
Valli Varesine
T
Tanta gente
a Cittiglio
per parlare
di famiglia
e educazione
anta gente Venerdì scorso 2
dicembre all’oratorio di Cittiglio per
seguire la conferenza dal titolo: “La
meravigliosa sfida educativa” proposta
dal dott. Paolo Piccinelli, primario del
reparto di neuropsichiatria dell’Ospedale
“Filippo del Ponte” di Varese. L’incontro fa
parte della rassegna di momenti formativi
dedicati alla famiglia, in preparazione
del VII incontro mondiale delle famiglie
che si svolgerà a Milano ed è stato
organizzato dal gruppo famiglie della
Viabilità. Una volta ultimata la strada permetterà agli
automobilisti valcuviani di baipassare il centro abitato.
Al via i lavori per
la Gavirate-Besozzo
G
Nella foto il momento della posa
della prima pietra
iornata importante
quella di sabato
3 dicembre per la
viabilità nel medio
Verbano. In quella data, infatti,
è stata posata la prima pietra
per la costruzione di una
nuova strada: il collegamento
Gavirate – Besozzo (1° lotto)
in comune di Gavirate. Siamo
fuori dalla Valcuvia, ma la
notizia è comunque importante
anche per gli automobilisti
valcuviani perché questa nuova
arteria, una volta terminata
e completata col 2° lotto,
permetterà di raggiungere
la superstrada Besozzo –
Vergiate senza più transitare
all’interno dell’abitato di
Besozzo. A posare la prima
pietra del nuovo tronco erano
presenti i vertici della provincia
di Varese con il presidente
Dario Galli e l’assessore alla
viabilità Simeoni, il sindaco
di Gavirate, il senatore Rizzi e
l’assessore alle infrastrutture
e viabilità della Regione
Lombardia Raffaele Cattaneo.
Nelle parole pronunciate
dai politici intervenuti la
sottolineatura di come gli enti
locali assieme alla Regione e
alla Provincia, nonostante la
crisi evidente che interessa
il mondo intero, riescano a
trovare i fondi per realizzare
in sobrietà quelle opere che
vengono valutate e ritenute
prioritarie ed indispensabili per
il territorio. In sintesi il progetto
della nuova strada è così
riassumibile: lunghezza circa
440 m; sezione stradale tipo
C1 formata da 2 corsie da 3,75
m con due banchine laterali
asfaltate da 1,50 m e margine
esterno da 1,00 m; velocità di
progetto compresa tra 60 e 80
km/h; pendenza max. 5%opera
principale il viadotto di 168 m,
a quattro campate, per superare
la valle del torrente Bardello;
costo 5 milioni e 100 mila Euro.
Il progetto del nuovo tronco
viario è stato redatto dall’ufficio
tecnico della provincia e
porta la firma dell’Ing. Luca
Cremona, mentre la gara
d’appalto ha visto prevalere
l’impresa Civelli Costruzioni
di Gavirate in associazione
temporanea con l’impresa
Angelo Bianchi di Laveno
Mombello e con il consorzio
Profacta di Rovereto (TN). Il
tempo utile contrattuale per
realizzare l’opera è fissato in
390 gg a partire dal 1/12/2011.
La nuova strada avrà origine
a Gavirate da una rotonda
sulla SP1 e terminerà a
Bardello innestandosi sulla
doppia rotatoria già esistente
lungo la SP 50, in prossimità
di Olginasio. Il lavoro sarà
completato con la posa di
barriere fonoassorbenti in
corrispondenza di alcune
abitazioni, mentre dal punto
di vista ambientale il progetto
prevede una ripiantumazione
arborea lungo i versanti che
oggi sono stati disboscati per
aprire il cantiere e permettere
l’esecuzione dei lavori.
A.C.
■ Fotonotizia: a Malpensa con don Angelo Introzzi
Appena prima di partire
D
on Angelo Introzzi è ripartito per
l’Argentina nel pomeriggio di domenica 4 dicembre dall’aeroporto
della Malpensa dove, prima dell’imbarco,
ha celebrato una S. Messa di saluto nella
cappella dell’aeroporto, dove erano presenti oltre ai familiari anche molti amici
tra cui anche un numeroso gruppo proveniente da Cittiglio, paese ove don Angelo è
stato vicario per 15 anni dal 1977 al 1992.
Don Angelo era rientrato in Italia nel luglio scorso per festeggiare nel suo paese di
Fino Mornasco (CO) i 90 anni della mamma, la quale, però, già malata da tempo, è
deceduta il 16 ottobre. Don Angelo, al suo
rientro in Sudamerica ritornerà ad occuparsi della parrocchia di Clodomira, nella
diocesi di Santiago del Estero, nel centro
nord dell’Argentina. (a.c.)
Sabato, 10 dicembre 2011
25
parrocchia a cui si sono aggiunte altre
coppie provenienti dai paesi vicini. Una
serata seguita ed interessante per i temi
proposti e per la competenza del relatore
che, con esposizione semplice e chiara,
ha avvicinato la platea dei presenti
all’argomento trattato. Le attività del
gruppo famiglie si completerà nel 2012 con
l’organizzazione di altre due conferenze,
una programmata per venerdì 23 marzo sul
tema della coppia; l’altra il 20 aprile sul
tema della spiritualità in famiglia.
Notizie flash
■ Gemonio
Venerdì 9 dicembre un
incontro sui 150 anni
dell’Unità d’Italia
Organizzata dal sistema bibliotecario
dei laghi, dalla commissione cultura del
comune di Gemonio e dalla biblioteca
civica, venerdì 9 dicembre alle ore
21,00 è programmata una serata
al “Museo Bodini“ di Gemonio dal
titolo: “Parole per 150 anni”. Letture
liberamente ispirate alla raccolta “La
Patria, bene o male” di Carlo Fruttero
e Massimo Gramellini. Sarà un viaggio
nella storia degli ultimi
150 anni che ripercorrerà il cammino
della nostra nazione attraverso
l’analisi di alcune date significative
e particolari. La voce narrante e
il canto saranno di Marita Viola,
mentre Francesco Notari eseguirà
l’accompagnamento musicale con
fisarmonica e chitarra.
■ Giovani
Domenica 11 dicembre
ritiro d’Avvento
intervicariale
La Commissione Giovanile Intervicariale
Valli Varesine ha programmato per
Domenica 11 dicembre, dalle 14.30
alle18.00 il “Ritiro d’Avvento” per i
giovani dalla 1° superiore di Valcuvia
e Valmarchirolo, inoltre, in vista
delle prossime vacanze natalizie ha
organizzato il campo invernale 2011
dal 27 al 31 dicembre p.v. a Gualdera
di Fraciscio, in alta Valchiavenna (SO)
aprendo le iscrizioni a tutti i ragazzi
e ragazze dalla 1° alla 5° superiore.
Referente ciascun parroco.
■ Teatro
Sabato 17 dicembre
uno spettacolo teatrale
con i giovani di Cittiglio
Proposto e organizzato dai ragazzi del
catechismo e dal Gruppo Animatori si
svolgerà sabato 17 dicembre, presso
il salone dell’oratorio di Cittiglio, alle
ore 20.30, lo spettacolo “Un magico
Natale”. Al termine scambio degli
auguri e panettonata.
A.C.
Sondrio Cronaca
26 Sabato, 10 dicembre 2011
Notizie flash
■ Primolo
Il Santuario Madonna
delle Grazie in dvd
● Una serata con don
Andrea Straffi proposta
dal Vicariato di Sondrio
Consiglio Pastorale
Il Consiglio Pastorale Vicariale si
inconterà martedì 10 gennaio, alle ore
21, in Arcipretura a Sondrio.
■ 14 gennaio
Veglia per la pace
La veglia per la pace si svolgerà
a Sondrio sabato 14 gennaio, con
partenza alle ore 21 dal Campus
scolastico. La conclusione sarà nella
chiesa di San Rocco
■ 17 gennaio
“Manca il respiro”
Martedì 17 gennaio, alle ore 21, è in
programma, al Cinema Excelsior, “Manca
il respiro” , conferenza di monsignor
Saverio Xeres sulla situazione attuale
della Chiesa Italiana.
■ 20 gennaio
Preghiera per l’unità
Venerdì 20 gennaio, alle ore 21 in
Collegiata, in occasione della Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani
si svolgerà la preghiera ecumenica
ispirata al tema dell’ottavario, “Tutti
saremo trasformati dalla vittoria di
Gesù Cristo, nostro Signore”.
■ 21 gennaio
Pellegrinaggio vocazionale
Sabato 21 gennaio, con partenza
alle ore 7 da piazzale Fojanini,
appuntamento con il mensile
pellegrinaggio vocazionale alla
Sassella.
Per informazioni:
[email protected]
● Anche la bandiera
europea è ispirata alla
corona dell’Immacolata
Catechesi
e arte:
un incontro
sull’Immacolata
Concezione
Le parrocchie di Chiesa Valmalenco e
Primolo hanno realizzato un dvd sul
Santuario della Madonna delle Grazie.
Il filmato della durata di 42 minuti,
realizzato per le riprese e il montaggio
da Antonio Viani e per la voce narrante
del parroco don Alfonso Rossi, viene
presentato nel pomeriggio di giovedì 8
dicembre alle ore 15, con la proiezione
nello stesso santuario dopo un
momento di preghiera e la benedizione
delle tessere dell’Azione Cattolica.
Vicariato di Sondrio
■ 10 gennaio
● L’arte ha riflesso
l’evoluzione del dogma
dell’Immacolata
O
rganizzata da don Ferruccio
Citterio, nella sua veste di
referente per la Catechesi
nel Vicariato di Sondrio
(catechesi attraverso l’arte), lo scorso
29 novembre si è svolta a Sondrio
una serata particolare, dedicata a
“L’Immacolata Concezione”. Relatore
dell’incontro, don Andrea Straffi ,
responsabile dell’Ufficio diocesano
di Arte Sacra. Con un’appassionante
relazione, supportata dalla proiezione
di numerose opere d’arte, don Andrea
ha attraversato i secoli, offrendo
allo sguardo del pubblico, raccolto
nella sala del teatro Excelsior, una
significativa selezione di dipinti
dedicati alla Vergine Maria. L’obiettivo
era mostrare come l’arte ha riflesso
l’evoluzione teologica e dottrinale del
dogma dell’Immacolata Concezione.
Proclamato ufficialmente da Pio
IX l’8 dicembre del 1854, il dogma
non fu, dunque, una novità, ma il
coronamento di una lunghissima
tradizione e di una devozione già
accettata dal punto di vista teologico e
diffusa in tutto il mondo cattolico.
«Il canone più diffuso nella
rappresentazione dell’Immacolata è
quello sintetizzato dal pittore spagnolo
Murillo nel suo celebre dipinto del
1630 (nella foto sopra), conservato
al Museo del Prado di Madrid», ha
esordito il sacerdote. In quest’opera,
Maria appare nella caratteristica
veste bianca, simbolo della grazia, e
col manto azzurro, simbolo del cielo,
mentre viene assunta nella gloria della
Luce che l’accoglie alle sue spalle,
circondata da una teoria di angeli in
volo. Ai suoi piedi, il globo bianco della
luna.
L’origine di questo canone, ha spiegato
Straffi, va cercata nella visione di
Giovanni espressa nel capitolo dodici
dell’Apocalisse, dove appare una donna
“vestita di sole, con la luna sotto ai suoi
piedi e sul capo una corona di dodici
stelle”, nel travaglio del parto. E, poi,
la nascita del bimbo e il dragone rosso
che tenta di divorarlo, personificazione
delle forze nemiche di Dio. «Fiumi
d’inchiostro sono stati versati per
interpretare questa visione. Chi è
questa donna? Israele, cioè il popolo di
Dio, che genera il Messia? La Chiesa,
perseguitata e protetta? Maria, madre
del Messia? Le tre interpretazioni
s’integrano a vicenda», ha spiegato don
Andrea, e legittimano anche la possibile
idea della Madonna come colei che
sconfigge il Male, un assunto che già si
trova nei Padri della Chiesa.
Per cominciare a descrivere l’origine
del concetto di Maria Immacolata,
nata cioè senza la macchia del peccato
originale, don Andrea ha mostrato gli
affreschi sublimi dipinti da Giotto, che
si trovano oggi nella Cappella degli
Scrovegni a Padova. Nelle sue scene,
come in quelle di un film, Giotto illustra
la vicenda raccontata nel Proto-vangelo
di Giacomo, il testo apocrifo scritto nel
II secolo, dove si narra come Maria fu
concepita per opera della Spirito Santo,
frutto miracoloso dell’“albero sterile”
dei suoi genitori, Anna e Gioachino.
Concepita, appunto, senza macchia.
Giotto realizzò quest’opera tra il 1303 e
il 1305. Già da due secoli l’idea di Maria
preservata dal peccato originale era
uno dei nodi cruciali della discussione
teologica.
La questione animava, soprattutto,
gli ordini mendicanti. Da un lato, i
Domenicani, “macolisti”, negavano il
concetto dell’Immacolata Concezione,
che consideravano in contrasto con
l’azione redentrice di Cristo. Maria
“senza macchia” avrebbe contraddetto
il senso del riscatto universale di
Gesù. Dall’altra, i Francescani,
“immacolisti”, ne erano, invece,
appassionati sostenitori e diffusori. La
questione fu, per così dire, risolta da
un francescano scozzese, Duns Scoto,
che nel Trecento dimostrò con la sua
dottrina che l’immacolatezza di Maria
non è un’eccezione alla redenzione di
Cristo, ma il pieno compimento della
sua mediazione salvifica (“Dottore
dell’Immacolata”, lo definì nel 1996
Giovanni Paolo II).
Per illustrare questo concetto, Straffi ha
mostrato la “Madonna dei Palafrenieri”
di Caravaggio. In questo quadro del
1605, c’è un’insolita Maria, prosperosa
e vestita in maniera mondana, che
sostiene un bambino Gesù, più grande
del solito, quasi un ragazzino. Un
dettaglio rivela la “genialità teologica”
del Caravaggio: il piedino di Gesù
poggia sopra quello della Madre
che, a sua volta, schiaccia la testa del
serpente, simbolo, come il dragone,
del male. «Caravaggio riassume così la
verità teologica del ruolo di Salvatore
di Cristo insieme a quella della Madre
che vince sul male», ha spiegato Straffi.
«Ed esprime l’importanza di Maria nel
piano di salvezza dell’opera di Dio».
Ancora don Andrea ha mostrato
l’interpretazione del dogma attraverso
le Immacolate Concezioni dipinte da
Leonardo, Rubens, El Greco, Velasquez
ed altri autori. Tra loro, il valtellinese
Pietro Ligari: la sua Immacolata
Concezione si trova nell’omonima
chiesa parrocchiale di Andalo Valtellino
(nella foto al centro). Straffi ha quindi
posto l’accento sull’”Immacolata”,
dipinta dallo spagnolo Zurbaran, dove
ha grande risalto la corona di dodici
stelle dell’Apocalisse che le circonda il
capo (nella foto sopra).
A questo proposito, don Andrea ha
citato un articolo di Vittorio Messori,
pubblicato dal Corriere della Sera il 14
luglio del 2003, nel quale lo scrittore
cattolico racconta l’origine della
bandiera europea. Per “aggiornare”
l’articolo, abbiamo parlato con
Messori al telefono. «Mi piace definirlo
come un’ironico scherzo di Maria ai
burocrati europei, quelli stessi che, al
momento della costituzione, non hanno
voluto riconoscere le radici cristiane
dell’Europa», ci ha detto l’autore del
celebre Ipotesi su Gesù. «Senza saperlo,
hanno scelto per l’Europa proprio una
bandiera mariana».
Infatti, racconta Messori, questa
bandiera fu ideata nel 1949 da Arsène
Heiz, giovane e poco noto designer
che, come molti cattolici francesi,
portava al collo la cosiddetta “Medaglia
miracolosa”, coniata in seguito alle
visioni avute a Parigi, nel 1830, da
santa Catherine Labouré. Questa
religiosa rivelò di aver avuto incarico
dalla Madonna stessa di far coniare e
diffondere una medaglia con le dodici
stelle dell’Apocalisse e l’invocazione:
“Maria concepita senza peccato, prega
per noi che ricorriamo a te”. Con il suo
bozzetto, Heiz vinse il concorso indetto
dal Consiglio d’Europa.
Allora i Paesi erano solo sei, ma in
seguito a una serie di valutazioni
fu scelto di mettere dodici stelle
perenni. «L’ironia della Madonna si
è spinta oltre», insiste lo scrittore.
«La presentazione della bandiera e,
dunque, la sua proclamazione ufficiale
fu fatta a Roma l’8 di dicembre, giorno
dell’Immacolata Concezione!». Lo
“scherzo”, secondo Messori, di Maria
accompagna gli automobilisti d’Europa.
Su tutte le targhe, italiane comprese,
campeggiano le dodici stelle su fondo
azzurro dell’apocalittica bandiera.
MILLY GUALTERONI
Valchiavenna
Sabato, 10 dicembre 2011
27
Figlie della Croce. La religiosa è stata trasferita a Roma per seguire nuovi incarichi
Suor Paola Canzi saluta la “sua” Chiavenna
S
uor Paola ha lasciato Chiavenna e
l’istituto Immacolata. E’ arrivata
nello scorso fine settimana la notizia del trasferimento a Roma della religiosa della Congregazione delle Figlie
della Croce della città del Mera. Suor Paola, attiva per molti anni sia alla scuola
dell’infanzia, sia in altri contesti nella
comunità chiavennasca, ha visto terminare nei giorni scorsi la propria lunga e
significativa esperienza in città. Nel fine
settimana ha salutato moltissimi concittadini - a cominciare dai bambini, dai
genitori e da tanti ex-alunni - ed è stata
chiamata a fare le valigie. Per una religiosa non si tratta di una novità. L’obbedienza alle indicazioni dei superiori,
chiamati ad assumere decisioni a volte
inattese e sotto alcuni punti di vista poco comprensibili, non è mancata, e suor
Paola si è attenuta alle disposizioni ricevute. Ma naturalmente a Chiavenna
c’è stato un certo dispiacere per la partenza di una suora sempre sorridente e
cordiale e al tempo stesso attiva e preparata in ogni ambito del proprio ruolo.
Suor Paola è stata fino all’ultimo il punto centrale dell’asilo a livello educativo
in una struttura che i fondatori hanno sempre voluto legare allo spirito e
all’esperienza delle Figlie della Croce,
presenti anche con un’altra religiosa
molto attiva e stimata, suor Teresanna.
Sin dall’inizio dell’esperienza di questa
scuola di ispirazione cattolica, la congregazione - quella di suor Maria Laura
Mainetti - ha avuto un ruolo da protagonista e suor Paola ha rappresentato una
vera e propria guida.
«La partenza di suor Paola ci lascia
grande vuoto - ha commentato Paolo
Lorenzini, presidente dell’Associazione
educativa Immacolata (una realtà particolarmente attiva nella promozione di
La pietra ollare utlizzata per la nuova stazione tiburtina
C’
s.bar.
Cultura
■ In mostra
Un pezzo
di Valle
sbarca
a Roma
era anche il presidente
della Repubblica Giorgio
Napolitano lunedì
all’inaugurazione della
stazione di Roma Tiburtina, costruita
con un ampio utilizzo di pietra ollare.
Paolo Succetti, direttore della Succetti
graniti di Chiavenna, ribadisce di
essere orgoglioso di aver contribuito ad
un’opera così importante e soprattutto
improntata al futuro. «Coniugare
tradizione e tecnologia è la via d’uscita
da questo periodo di crisi. Se qualche
anno fa si poteva pensare di puntare
esclusivamente sul terzo settore e su un
progresso che tralasciasse la “materia”,
oggi questa crisi ci sta facendo
riflettere. Non possiamo permetterci di
iniziative educative rivolte alla collettività e alla popolazione e di progetti a
favore di bambini in difficoltà) -. La suora ha avuto sempre un rapporto molto
bello ed educativo con gli alunni della
scuola e le famiglie dei piccoli scolari.
Ma è stata sempre pronta a darsi da fare anche in altri ambiti della comunità
chiavennasca, senza fermare il proprio
impegno e la propria testimonianza di
fronte a eventuali differenze di credo o
di altra natura. Tutti noi la ringraziamo
per la sua testimonianza».
Ovviamente nei confronti di tutte le
suore della Congregazione c’è un sentimento di stima e affetto da parte dei
chiavennaschi, e ora toccherà a chi rimane il compito di continuare la propria opera con lo spirito che ha caratterizzato anche il lavoro di suor Paola.
Conclusa l’esposizione
di Sara Munari
“S
perdere quelle attività che fanno parte
della nostra tradizione, ma dobbiamo
coniugarle con ricerca e sviluppo.
Le cave e il lavoro degli inerti oggi
possono tranquillamente convivere in
un sistema fatto di turismo e rispetto
per l’ambiente. Io credo che con un po’
di buon senso si possa continuare a
produrre ricchezza e lavoro, ma anche
interesse e aspettativa. A Roma non
è stata in mostra solo la mia azienda,
ma tutta la Valchiavenna con la storia
e la cultura collegate all’estrazione
della pietra ollare”. Non manca una
riflessione sulle difficoltà del comparto.
«Mi chiedo perché il Trentino Alto
Adige venga preso sempre ad esempio
solo per il turismo e mai come modello
per le cave. Ci sono località come
Lasa, in provincia di Bolzano, dove
l’estrazione del marmo è diventata una
risorsa per tutta la zona, pubblicizzando
in tutto il mondo il nome del paese. Il
tutto in accordo con la popolazione e
l’amministrazione locale».
s.bar.
■ L’Istituto Garibaldi di Chiavenna a favore di Caritas e disabili
Studenti a scuola di solidarietà
U
na casa per i disabili delle Filippine, un aiuto prezioso alla Caritas della Valchiavenna. Sono
due i progetti di solidarietà che nel corso dell’anno scolastico 2011-12 vedono
impegnati gli alunni della scuola media
dell’Istituto comprensivo Garibaldi di
Chiavenna. Grazie alla generosità delle
famiglie è stato raggiunto un importante obiettivo legato alla missione di padre
Luigi De Giambattista. Attraverso la vendita di torte sono stati raccolti duemila
euro. Saranno utilizzati per la costruzione di una casa per una famiglia con un
figlio disabile nella periferia di Manila.
«Nell’anno della santificazione di don
Guanella, abbiamo voluto offrire un sostegno concreto al missionario guanelliano originario di Mese, uno dei comuni
di provenienza degli alunni che frequentano la nostra scuola - ha spiegato il di-
rigente scolastico Angelo Passerini -. Da
parte delle famiglie degli studenti delle
sedi di Chiavenna e Gordona c’è stata
un’ottima risposta». Nelle scorse settimane la busta con l’offerta è stata consegnata al missionario in occasione di una
messa celebrata a Mese. Poi padre Luigi è
tornato nelle Filippine e, insieme agli altri aiuti raccolti, ha portato in Asia anche
quello degli studenti. Gli allievi della Garibaldi sono stati impegnati anche nella
giornata della Colletta alimentare. Insieme a Passerini e ad alcuni genitori hanno
partecipato alla raccolta di alimenti che
si è tenuta sabato 26 novembre al supermercato Dimeglio di Mese. «L’attenzione
nei confronti delle situazioni di povertà è
un argomento centrale per la formazione
degli studenti», ha concluso Passerini.
s.bar.
treet photography” in mostra
a palazzo Pretorio con le
Argonaute. Si è chiusa martedì
6 dicembre la mostra “Esistenze
confinanti, istantanee ferme di donne
in movimento”. L’esposizione di
fotografie di Sara Munari, fotografa e
artista di Lecco, è stata organizzata
dall’associazione Argonaute, nata con
l’obiettivo di valorizzare la donna in
ambito sociale, culturale e artistico,
con il patrocinio delle amministrazioni
comunali di Chiavenna e Sondrio.«La
mostra presenta una serie di
bellissime immagini di Sara Munari
- ha sottolineato per le Argonaute
Lilia Piacentini -. Gli scatti, realizzati
in diverse località del mondo,
ritraggono l’universo femminile in
ambiti e situazioni differenti. L’artista
racconta momenti di gioia, attesa,
amicizia, malinconia e tristezza».
Le foto sono state affiancate dai
testi di alcune poesie scelti dalle
Argonaute di Chiavenna in base alla
propria sensibilità e all’affinità con
le immagini. «Ne è scaturita una rosa
di poetesse che si muove nel tempo e
nello spazio, da Antonia Pozzi e Alda
Merini a Elisabeth Bishop per arrivare
alle nostre Leda Zanon e Licia Galli».
Dopo la presentazione di Sara Munari
c’è stata la lettura interpretativa
delle poesie da parte di Pia Mazza
dell’associazione “Fata Morgana” di
Como, accompagnata alla viola dalla
figlia Carlotta Bresciani. All’iniziativa
ha partecipato un pubblico numeroso.
«Il primo obiettivo della nostra
associazione è il benessere della
donna come presupposto per giovare
a tutta la società, dai nuovi nati
agli anziani - hanno aggiunto
le organizzatrici -. Un obiettivo
ambizioso, ma che perseguiamo
con entusiasmo attraverso incontri
e presentazioni di libri o confronti
su argomenti che riguardano la
donna, ma anche momenti piacevoli
come lettura di poesie e spettacoli
musicali». (s.bar.)
28 Sabato, 10 dicembre 2011
Notizie flash
■ A dança da Vida
In vendita il calendario
2012: Educar para vencer
L’Associazione A dança da Vida, che
realizza diversi interventi socioeducativi per i bambini, gli adolescenti
ed i giovani più poveri della città di
São Mateus in Brasile, propone ogni
anno un calendario che illustra aspetti
significativi della vita del popolo
brasiliano.
Quest’anno le foto sono di Rafael
dos Santos Verly, giovane e
promettente fotografo brasiliano che
si sta perfezionando con il sostegno
dell’Associazione. Con il ricavato della
vendita vengono finaziate borse di
studio per giovani poveri e meritevoli.
Quattro hanno già conseguito il
diploma e sono attualmente immessi
nel mondo del lavoro.
Il calendario può essere acquistato alla
Bottega della solidarietà di Sondrio
ed alla Libreria San Paolo. Inoltre alla
manifestazione ‘Ulemes ben domenica
18 dicembre in Piazza Garibaldi. Lo
si può anche richiedere direttamente
all’Associazione (0342.515409 o
338.8450507).
■ Sondrio
Per Natale un aiuto
a chi è in carcere
Anche questo anno, come ormai
tradizione, la Bottega della Solidarietà
di Sondrio raccoglie caffè, dolci,
pasta e prodotti per l’igiene personale
da destinare ai detenuti della Casa
Circondariale di Sondrio. Chiunque
volesse partecipare alla raccolta
può recarsi alla Bottega e chiedere
alle volontarie indicazioni su cosa
comperare, oppure contattare
l’Associazione Quarto di Luna (luna.
[email protected]). La consegna di
quanto raccolto ai detenuti avverrà
il prossimo martedì 13 dicembre in
occasione dello scambio di auguri nella
struttura del carcere di via Caimi.
Sondrio Cronaca
L’impegno
dell’associazione
A dança da Vida
Lo scorso 26 novembre la cena tra amici e
compagni di solidarietà, poi assemblee nelle
scuole, vendita di calendari.
Un giornalista brasiliano,
membro della Pastorale
per gli Immigrati
dell’Arcidiocesi di
Fortaleza, racconta la sua
esperienza a Sondrio.
A
vendo trascorso alcuni giorni
in Italia, ho avuto modo di
partecipare, a Sondrio, a
due eventi che mi hanno
profondamente emozionato e coinvolto,
entrambi volti ad approfondire la
conoscenza e ad incrementare la
solidarietà con il Brasile che è giunto
ad essere la quinta potenza mondiale.
di Francisco Vladimir
Personalmente sento un profondo
disagio di fronte a questa classifica:
quanto più il Paese è potente, tanti
più sono i poveri che vivono sulla strada, le persone che si trovano in stato di
necessità. Essere una grande potenza non ha significato aver posto fine alla
miseria, anzi.
La sera del 26 novembre si è tenuta una cena tra amici e compagni di
solidarietà: così li chiamo perché è quello che mi trasmettono. Lì ho potuto
capire che semplici gesti possono cambiare, se non il mondo certamente la
condizione di molte persone. E questo è già molto: per molti significa cambiare
tutto. Questo realizza l’associazione A dança da Vida, in questa valle ricca di
impegno, cultura, sogni. Nel corso di questa serata, dopo una presentazione
ed un dibattito sulla situazione del popolo
brasiliano, in particolare di São Mateus, è
stato presentato uno dei più bei calendari
che mi sia stato dato di vedere. Di calendari
in questo periodo ne vengono proposti
tanti, ma questo è proprio speciale: oltre
ad avere l’obiettivo di reperire fondi per
i progetti educativi dell’Associazione,
presenta delle bellissime foto realizzate
da un giovane brasiliano, Rafael. Ha 21
anni e studia fotografia. Questo ragazzo
ha una storia molto simile alla mia: può
frequentare un corso di studi perché riceve
aiuto da persone di qui, italiani. Penso che
avrà un buon futuro poiché le foto sono
belle ed efficaci. Rispecchiano la vita, la
quotidianità, la realtà, i desideri ed i sogni; il
presente e il futuro.
Anch’io ho avuto la possibilità di studiare
grazie ad una borsa di studio sostenuta
da amici e volontari italiani, in particolare
da una famiglia che mi ha praticamente
adottato. Ho così potuto frequentare la
facoltà di giornalismo ed oggi presto il mio
impegno professionale a vantaggio della
mia comunità (sono nato e cresciuto in una
favela di Fortaleza) e del mio Paese. Posso
testimoniare che gli aiuti che ho ricevuto
hanno fatto di me una persona migliore,
che guarda verso il futuro, lavora per il
cambiamento, vede negli altri un segno di
speranza.
Un secondo momento significativo è stata
un’assemblea in una scuola superiore di
Sondrio, a cui hanno partecipato più di
250 studenti tra i 15 ed i 16 anni. Ancora
una volta è emerso l’impegno dei volontari
dell’associazione A dança da Vida. I giovani,
dopo aver assistito ad un interessante film
brasiliano, La città di Dio, che illustra con
grande realismo la vita in una favela di
Rio, hanno dato vita ad un vivace dibattito,
animato da grande curiosità e con molte
domande.
La questione oggi è: essendo ormai il Brasile
una potenza mondiale, vale ancora la
pena, è necessario, aiutare gli abitanti delle
favelas, i poveri del Brasile? Sì, certamente.
Il processo di trasformazione del Paese è
lungo e difficile. Non basta un Presidente,
non basta un Governo. Occorrono
interventi radicali orientati all’educazione,
alla difesa dei diritti, alla valorizzazione
delle persone oggi escluse. Occorre
l’impegno di quanti credono che solo con
la solidarietà le cose possono cambiare. I
cambiamenti dipendono da noi: insieme
potremo danzare la danza della vita.
Parrocchie di Sondrio. Concluso il ciclo di incontri sul tema dell’educazione familiare
A
concludere il ciclo promosso
dalle Parrocchie di Sondrio in
collaborazione con il Cras sul
tema Educazione familiare e
contesto sociale è stato presentato e
commentato dal cinefilo Rino Bertini il
film dei fratelli belgi Jean Pierre e Luc
Dardenne, Il ragazzo con la bicicletta,
Gran Premio della Giuria al Festival di
Cannes 2011.
Introducendo la serata, il presidente
del Cras, Maurizio Gianola, ha
ricordato che l’educazione non ha
mai una ricetta, perché ogni ragazzo
è un mondo a sé e ogni famiglia ha la
sua storia e, allo scopo, è importante
anche il contributo che può venire
dalla visione di un film. «Come ne La
promesse (1996) e ne L’enfant (2005) –
ha spiegato Bertini – anche in questa
pellicola, più dolce e meno sofferta
delle precedenti, i due registi svolgono
un discorso educativo e il loro viaggio
nella disperazione e nel dolore per la
prima volta termina lasciando aperta
una via alla speranza.
Si tratta di un lavoro asciutto ed
essenziale, che mantiene un certo
carattere documentaristico (tanto che si
è parlato di neorealismo belga), dove i
sentimenti sono portati alla luce senza
abbandoni al sentimentalismo, mentre
una parsimoniosa colonna sonora
commenta i passaggi cruciali».
Il protagonista dodicenne, Cyrill,
ricorda da vicino Antoine Doinel
de I quattrocento colpi di François
Truffaut: entrambi hanno alle spalle
una storia molto simile con gli stessi
Il film di un
percorso
educativo
è stata proposta la visione
del film dei fratelli Dardenne
“Il ragazzo con la bicicletta”,
premiato a Cannes.
problemi e le stesse movenze. Cyrill
è alla disperata e testarda ricerca del
padre che lo ha abbandonato presso
un centro di accoglienza per l’infanzia,
facendo perdere le proprie tracce.
Quando finalmente riesce a trovarlo,
il padre rifiuta di riprenderlo con sé:
ha rinunciato al suo compito, perché
se ne dichiara incapace. Della madre i
registi non fanno cenno, probabilmente
per lasciare libero spazio a Samantha,
la parrucchiera e “fatina buona”,
personaggio davvero positivo che,
seguendo il proprio istinto materno,
si dona a Cyrill con un amore totale e
disinteressato. È lei a fargli ritrovare
la bicicletta, simbolo di libertà e
indipendenza, che invece il padre aveva
venduto per pochi soldi (quasi a sancire
la chiusura di ogni rapporto con il
figlio), è lei che cerca di proteggerlo dai
personaggi cattivi e di tenerlo lontano
dai pericoli.
Tuttavia, il ragazzino (il termine gamin
del titolo originale, Le gamin au vélo,
indica l’adolescente, ma anche il
ragazzo di strada) la metterà più e più
volte alla prova, anche duramente,
prima di cedere e affidarsi.
«Spesso capita che i ragazzi appaiano
come provocatori di professione –
ha commentato Gianola –, in realtà,
attraverso la provocazione cercano di
capire se l’adulto che hanno di fronte
sta realmente dalla loro parte».
In questo senso, due sono i momenti
chiave del film: il primo, quando Cyrill
vede che Samantha sceglie lui al posto
del suo compagno; il secondo, quando,
dopo averla combinata grossa con un
tentativo di rapina, minacciato di morte
dal giovane capo della gang e di nuovo
rifiutato dal padre, torna da lei, l’unica
che fa davvero il tifo per lui.
Resterà a vivere con lei e finalmente
vediamo il primo sorriso di Cyrill.
PIERANGELO MELGARA
Sondrio Cronaca
● La professoressa Maria
Gabriella Martini è
intervenuta a Tirano
● Tracce culturali delle
beatitudini anteriori al
messaggio evangelico
● Un legame influente tra
il macarismo ebraico e
la sapienza egizia
Il concetto di «beatitudine»
nel mondo antico
I
nvitata dall’associazione Terzo
Millennio a inaugurare il
quinto corso di preparazione
per accompagnatori pastorali
volontari, Maria Gabriella Martini,
specializzata in filosofia della scienza,
logica, teologia, ermeneutica del
rapporto parola-immagine, ha tenuto
la prima di due serate sul tema Gesù
e le beatitudini: la via maestra della
felicità, parlando delle Tracce culturali
anteriori al messaggio evangelico. Nel
secondo incontro, sabato 21 gennaio
ancora a Madonna di Tirano alle ore 15,
sarà sviluppato il tema Le Beatitudini
evangeliche secondo Matteo e secondo
Luca.
«Il tema delle beatitudini investe un
ampio ambito della conoscenza e della
riflessione – ha esordito la relatrice – e va
ben oltre il genere letterario macaristico
(dal greco macaría, felicità, beatitudine).
Il macarismo appartiene alla vasta
ricerca sulla felicità umana e
inerisce al desiderio di una
vita non più contrassegnata
dal dolore, dalla sofferenza,
dalla morte, limiti propri
della creatura: la beatitudine
è l’anelito del cuore di ogni
uomo a qualsiasi popolo o
civiltà appartenga. Molti sono
stati i tentativi per cercare
di svincolarsi dai limiti,
dai tentativi speculativopratici a quelli pragmaticoedonistici. Questo era già
l’obiettivo della riflessione
nei tempi antichi nell’Oriente
assiro babilonese, in Egitto
e in Grecia. Tuttavia, a parte
embrionali individuazioni di
prodromi letterari, la maggior
parte degli studiosi concorda
che l’origine di tale genere non si debba
ricercare nelle culture cananeo-fenicie
o mesopotamiche, mentre l’esistenza
del macarismo nell’antico Egitto sembra
facilitare la ricostruzione delle radici
bibliche della beatitudine». A supporto
di questa affermazione Martini ha citato
vari esempi di scambi tra Egitto e regione
siro-palestinese durante il Medio Regno
(1897-1780 a.C.), il Nuovo Regno (1567
e il 1080 a.C.) e il Tardo Regno (700-332
a.C.), quando i contatti si intensificano
(libro dei Re 11, 14-22). «Si è sostenuta a
lungo l’inesistenza di legami tra sapienza
egizia e riflessione israelitica, ma le
Massime del gran visir Ptahhotep (2450
a.C.) – dieci pensieri che presentano
somiglianze incredibili con la letteratura
sapienziale e i Salmi – e le Istruzioni di
Amenemope (databili tra 1320-1080
a.C.) – trenta detti scritti in demotico –
sono la dimostrazione opposta, come
ha illustrato il semitista francese André
Dupont-Sommer» ha concluso Martini.
Venendo al mondo greco, vi si trova il
termine makários (felice, beato), usato
nella letteratura epica: Omero proclama
beati gli dei, oi mákares, mentre Esiodo
(IX sec. a.C.) dice che l’uomo può
essere felice solo dopo la morte, quando
vivrà nell’isola dei beati, un luogo di
delizia. Nella letteratura greca esiste
il sinonimo olbios, felice, nel senso di
benedetto dagli dei, perché agiato; un
altro sinonimo è eudaímon, fortunato,
felice. Per Epicuro, eudaimonía è il
piacere che dà la felicità; per Aristotele,
invece, è da intendersi nella semantica
della radice del termine, cioè la felicità
equivale alla bontà. Fuori dal contesto
letterario e filosofico, sappiamo che per
l’uomo greco la felicità stava nei beni
e nei valori immediati: beati erano i
genitori di figli eccellenti, la madre di
un figlio devoto (se ne ritrova traccia
in Lc. 11, 27), lo sposo di una moglie
umile, non pettegola, chi
ha conseguito fama e onore
servendo il bene comune, ma
soprattutto il sapiente, che
possiede la scienza per farne
dono anche agli altri. «Sono
concetti che rimangono in
un orizzonte intellettualistico
e antropologico, senza
indicare una via sicura al
conseguimento del sommo
bene. Con Israele, invece,
le cose cambiano: grazie
alla rivelazione, comprende
che l’uomo non rimane
prigioniero della propria
contingenza, ma dispone
dell’intervento di Dio amore
che dona la beatitudine a
colui che la merita».
PIERANGELO MELGARA
Le influenze egizie sul macarismo ebraico
Le Massime di Ptahhotep sono
di immediata comprensione:
parlano dell’umiltà, della
necessità di ascoltare chi
viene a confidarsi, della
necessità di non ascoltare
la maldicenza, ecc. Ecco un
esempio: Dell’indulgenza “Se sei indulgente a proposito
di una questione che ha
avuto luogo, / favorisci un
uomo in virtù della sua
rettitudine. / Passa sopra
il suo antico errore, non
ricordartene, / non appena
egli è silenzioso verso di te
il primo giorno”. Richiama
un po’ l’invito evangelico a
non guardare la pagliuzza
nell’occhio del prossimo, ma
piuttosto la trave nel tuo.
Le Istruzioni di Amenenope
sono conservate al British
di Londra, trenta detti che
presentano coincidenze
incredibili con i Proverbi della
Bibbia, soprattutto da Pro. 22,
17-24, 22 (dove sono citati),
ma anche con i Salmi. Ad es.,
i due seguenti detti - “Non
invidiare il podere del povero
agricoltore, né affamarlo del
suo pane, perché il boccone
ti si fermerà nella gola, ti si
rivolterà nello stomaco”;
“Non affliggere il cieco,
non deridere il nano e non
intralciare il percorso dello
zoppo” – richiamano l’incipit
del salmo 41: “Beato l’uomo
che è attento al misero: / nel
giorno della sventura Jahvè
lo libera. / Jahvè veglierà
su di lui, / gli darà vita e
felicità sulla terra...”. Nella
lingua ebraica il termine
“ašrê” è l’unico utilizzato
per introdurre il macarismo
ed è molto frequente nel
periodo in cui la letteratura
I
PRO VALTELLINA
E AG&B TIRELLI
PER IL SOCIALE
egizia influenza il mondo
tribale israelitico. Modello
di macarismo perfetto è il
salmo 1, che contrappone il
comportamento del giusto
a quello dell’empio: “Beato
l’uomo che non entra in
comunione con i malvagi,
/ non indugia sulla via dei
peccatori, / non siede nel
consesso dei diffamatori, /
al contrario, nella legge del
Jahvè trova la sua gioia, / la
sua legge medita giorno e
notte... / Tutte le sue opere
avranno successo...”. La
beatitudine si consegue solo
se si segue la via del giusto.
Anche Gesù porrà il bivio:
o seguite Dio, o Mammona.
Però il simbolo delle due vie,
del giusto e dei malvagi, è
presente anche nell’antico
mondo egizio nell’iscrizione
62 della tomba di Petosiris (IV
l prossimo 31 gennaio scade
il bando lanciato dalla
Provaltellina e della Fondazione
AG&B Tirelli rivolto ad enti senza
fini di lucro della Provincia di
Sondrio, che si occupano di
migliorare la qualità della vita di
soggetti e famiglie che versano in
stato di bisogno. è quindi ampio
il target delle persone beneficiarie
di tali interventi: minori, anziani,
malati, famiglie. Nello specifico
sono interessate le seguenti aree,
come riporta il testo del bando:
sec. a. C.) e richiama molto
da vicino il contenuto del
salmo 1: “Ti guiderò sulla via
della vita, sulla via buona di
chi obbedisce a Dio. / Beato
colui il cui cuore ad essa lo
indirizza. / Chi cammina con
il cuore deciso sulla strada
della vita / è fermamente
fondato nella terra. / Colui
che teme Dio profondamente
è molto beato sulla terra”.
Gesù riprende la metafora
delle due vie nel discorso della
montagna: “Entrate per la
porta stretta, perché larga
è la porta e spaziosa la via
che porta alla perdizione, e
molti sono quelli che entrano
per essa”. Lo stesso accade
anche per altri simboli come
l’acqua e l’albero rigoglioso,
che ritroviamo nella
letteratura egizia, nei Salmi e
nell’Apocalisse.
«Aiuto a famiglie o singoli in un
particolare stato di bisogno, aiuto
a persone che necessitano di
assistenza domiciliare, mobilità o
cure onerose, educazione/istruzione
per figli di famiglie con difficoltà
economico-sociale, dotazione di
attrezzature per servizi dedicati a
finalità sociali».
Vengono messi a disposizione
120 mila euro, 20 mila disposti
dalla Provaltellina e 100 mila
dalla Fondazione AG&B Tirelli.
Il finanziamento prevede una
Sabato, 10 dicembre 2011 29
Cultura
■ Sondrio
Presentato il libro
“Ricordi di gioventù”
Con un’edizione
speciale fuori
commercio
dei “Ricordi di
gioventù - Cose
vedute o sapute
(1847-1860)” opera maggiore
di Giovanni
Visconti Venosta
e documento
prezioso
per lo studio e la comprensione
del Risorgimento lombardo -,
commissionata dalla propria Fondazione
alla Rizzoli, anche il Gruppo Credito
Valtellinese ha inteso esprimere una
“doverosa” adesione alle celebrazioni
per i 150 anni dell’Italia unita. Alla
conferenza per presentare il volume,
cui è stato concesso il logo ufficiale
del 150° per l’alto valore storico e
letterario, alla presenza di autorità
politiche e militari della provincia e
di un folto pubblico, sono intervenuti
il Presidente della Fondazione Angelo
Palma, il presidente della Società
Storica Valtellinese Augusta Corbellini e
lo storico Bruno Ciapponi Landi. Palma
ha osservato che dalla lettura del libro
emerge la figura di un cittadino amante
della patria e un ottimo scrittore, di cui
si apprezza la freschezza e la semplicità
dello stile e del linguaggio, l’attenta
rappresentazione dei fatti, l’attualità
di alcune situazioni e il richiamo a
grandi ideali. Ha poi osservato che nel
passato, quando l’Italia era un piccolo
Stato e gli Italiani molto poveri e
analfabeti, si è stati capaci di porre
le basi per creare una delle nazioni
più ricche e industrializzate. Oggi,
di fronte alle sfide di un presente
difficile e di un futuro incerto, si
pone il problema di ritrovare il senso
della storia nazionale, di rimuovere gli
ostacoli e di mantenere alti gli ideali,
per trasmettere ai giovani valori veri,
entusiasmo e fiducia.
La Corbellini ha ricordato invece
che nel 1959 la Società Storica si
era adoperata, perché si pubblicasse
la riedizione dei Ricordi proprio nel
centenario della liberazione della
Valtellina e della Lombardia, «anche
allora intesa non come occasione
meramente celebrativa, ma per fare
memoria di fatti, eventi e personaggi
che avevano animato quelle vicende».
Dopo aver citato alcuni episodi salienti
del libro, come già aveva fatto anche
Palma, ha evidenziato che, oltre alle
pagine che trasudano di storia e di
amor di patria, troviamo descritta
la vita nella Milano del tempo, le
malattie che attaccavano le vigne della
Valtellina e quelle che mietevano gran
numero di vittime come il colera. Per
tutto questo e molto altro il volume
potrebbe comparire a buon diritto tra
i libri di lettura per i giovani accanto
alle più note opere di Silvio Pellico e
Luigi Settembrini.
Infine, Bruno Ciapponi Landi, dopo aver
ricordato l’alto ruolo svolto dai Visconti
Venosta e da numerosissimi personaggi
di spicco a favore dell’Italia, ha
sostenuto che non avrebbe senso
sopprimere la provincia di Sondrio
proprio per la sua forte identità e per il
contributo dato.
Pi. Me.
copertura fino al 65% del costo del
progetto, che dovrà concludersi
entro la fine del 2012. Il testo del
bando, il modulo della richiesta e
tutte le informazioni necessarie
sono reperibili sul sito internet
www.provaltellina.org. La domanda
dovrà essere consegnata presso
la sede delle Provaltellina,
preferibilmente per via telematica
all’indirizzo [email protected].
Non è la prima volta che la
Provaltellina e la Fondazione AG&B
Tirelli collaborano unendo le proprie
risorse per il sociale. Altri due bandi
precedono quello attuale e con essi
sono stati sostenuti 39 interventi,
distribuendo complessivamente
260.000 euro. I presidenti Marco
Dell’Acqua e Antonio Tirelli hanno
dichiarato la propria soddisfazione
nell’unire ancora una volta le forze
in modo da contribuire a potenziare
gli interventi sul sociale, in un
momento in cui la crisi accentua le
problematiche e rende difficoltosi
gli aiuti dallo Stato.
Lu. S.
30 Sabato, 10 dicembre 2011
Spettacoli
✎ il telecomando |
TV2000
Intervista al nostro
Vescovo Diego Coletti
Domenica 11 dicembre alle 20.30
su Tv2000 (Canale 28 del Digitale
Terrestre e in streaming su www.
tv2000.it) durante il programma
“Un Vescovo, una città”, Memo
Remigi, intervista il Vescovo di Como, mons. Diego Coletti.
Si tratta di una trasmissione storica di TV2000 che, in questi
anni, ha permesso ad oltre centocinquanta vescovi italiani
di raccontare se stessi e le proprie diocesi, intervistati da noti
giornalisti, uomini di spettacolo, poeti, scrittori e presentatori
televisivi. Ognuno rivolgendosi al Vescovo della propria terra
d’origine, permettendo così di tracciare un ritratto sia personale
(la storia della propria vocazione, come un Vescovo trascorre
la giornata, il rapporto con la comunità), sia quello della
propria Diocesi (dal punto di vista storico, religioso, economico
e sociale) e rivelando il pensiero il Vescovo su tanti fatti di
attualità. L’insieme di queste interviste ci restituisce nel tempo
una preziosa mappa dell’Italia, vista e commentata dai Pastori
della nostra Chiesa. Ogni puntata, poi, è ricca d’immagini che
illustrano la città, il territorio e la vita del Vescovo.
Domenica 11 dicembre, ore 20.30, TV2000
Domenica 11. Frontiere dello
Spirito, C5,8,50. Ravasi commenta
il magnificat e C. Sangiorgi ci
parla dei medici missionari. A sua
immagine, Rai1, 10,30. Jack e il
fagiolo magico, It1, 14,00. Film Tv
fantasy. Il ponte sul fiume Kwai,
R4,15,30. Film di guerra con A.
Guinnes. Downtown Abbey, R4,
21,30. Fiction inglese con M. Smith
da non perdere. Report, Rai3,
21,30. Si indaga sul crack del San
Raffaele. Padre Pio, Tv2000,21,20.
Film tv. A proposito di Schmidt.
La7 21,30. Film. L’arrivo del
pensionamento e della vecchiaia
per uno strepitoso Jack Nicholson.
Speciale Tg1, Rai1,23,35. Attualità
Lunedì 12. Grazie signora Thatcher,
La7, 14,05. Film sui minatori
inglesi in sciopero, si ride e ci si
commuove. Preferisco il Paradiso,
Rai1, 21,10. Fiction su San Filippo
Neri con G. Proietti in un’unica
puntata. Ritorno a Cold Mountain,
Rai3, 21,05. Bel film drammatico
di Tiziano Raffaini
di A. Minghella con N. Kidman.
L’infedele, La7, 21,10. Con G.
Lerner.
Martedì 13. Thank you for smoking,
Rai5, 21,20. Commedia sulle
lobbies del tabacco. Ironico. Tutti
pazzi per amore 3, Rai1, 21,10.
Fiction. Regalo di Natale, Tv2000,
21,25. Film amaro di Pupi Avati.
Un giocatore d’azzardo la notte di
Natale rovina un amico, sulla cui
spalla ha appena pianto. L’ispettore
Barnaby, La7, 21,10. Cambia
giorno il detective inglese più
amato dal pubblico. Shakira Live
from Paris, It1, 23,30. Concerto.
Mercoledì 14. Andrea Boccelli: One
night in Central Park, Rai2, 21,05.
Concerto tenuto il 15 settembre
scorso. Chi l’ha visto? Rai3, 21,05.
Chocolat, La7, 21,10. Divertente
commedia con J. Binoche. Cerchi
nell’acqua, C5,21,10. Fiction con
A. Boni 1°parte. I racconti di Padre
Brown, Tv2000, 21,25. Fiction con
R. Rascel.
Giovedì 15. Che Dio ci aiuti, Rai1,
21,10. Fiction con E. Sofia Ricci
ambientata in un convento. Faccia
a faccia, Rai3, 21,05. Film con
B.Willis costretto a fare i conti con
se stesso da ragazzo. Piazzapulita,
La7, 21,10. Attualità.
Venerdì 16. L’amore ha due faccie,
R4,16,05. Commedia di e con B.
Streisand. Io Robot, It1 21,10.
Adrenalinico film di Fantascienza
con W.Smith. I migliori anni, Rai1,
21,10. Varietà. Italialand, La7,
21,10. Varietà con Crozza. Tv7,
Rai1, 23,35. Attualità.
Sabato 17. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Tv
Talk, Rai3,14,50. Programma di
critica televisiva. E se domani,
Rai3, 21,30; Programma con
Alex Zanardi. Si parla del boom
economico cinese. Lourdes,
Tv2000, 21,20. Fiction 1° p. L’amore
non va in vacanza, C5, 21,10.
Commedia divertente, intelligente
e ben recitata.
commedia
fantastico
commedia
Midnight in Paris
Breaking Dawn
Lezioni di cioccolato 2
Woody Allen torna a raccontare le dinamiche
dell’innamoramento attraverso una riflessione
sulla vita e i suoi misteri. Una commedia
ambientata nella magica notte parigina.
Torna la saga di Twilight con la prima parte
dell’ultimo episodio. Dopo molte indecisioni,
finalmente Bella e Edwards si sposano. Dopo
la cerimonia vanno in viaggio di nozze e Bella
resta incinta. Ma iniziano i problemi.
Le vite del geometra Mattia e dell’egiziano
Karmal tornano ad intrecciarsi. Ma questa
volta la situazione è più complicata: c’è
di mezzo Nawal, figlia di Kamal, di cui
il donnaiolo Mattia si innamora e anche
l’intenzione di Karmal di dare la figlia in
sposa ad un altro egiziano...
Valutazione ACEC: consigliabile/semplice
Il film nella sala della Comunità di
Chiavenna dal 10 al 12 dicembre.
Valutazione ACEC: consigliabile/brillante
Il film all’Astra di Como dall’8 all’11
dicembre e il 14 e 15 dicembre.
A Sondrio dall’8 al 13 dicembre.
Il film sarà proiettato nella sala della
comunità di Livigno dall’8 all’11 dicembre.
A Chiavenna l’8 dicembre.
A Menaggio dal 9 al 15 dicembre.
Lettere e Rubriche
PAROLE
PAROLE / 111
Narciso
narcisismo
● Tutti i popoli delle
terra crescano nella
concordia e nella pace
D
al greco “nàrkissos” e dal latino
“narcissus”. La radice della
parola è la stessa del greco
“nàrke”,torpore,sonno. I Narcotici
sono droghe che procurano uno
stato di torpore. Il profumo del
fiore “narciso” avrebbe questa
proprietà,secondo gli antichi. Non
per caso Narciso è anche il nome
del personaggio mitologico talmente
innamorato di sé da scivolare nello
stagno in cui era riflessa la sua
● I bambini e i giovani
siano messaggeri
del Vangelo
Sabato, 10 dicembre 2011 31
immagine e rimanervi annegato.
Da qui “narcisismo”, che indica la
caratteristica di persona che cura
ossessivamente la propria immagine
esteriore per attirare sempre
l’attenzione degli altri. Un umorista
inglese, forse il solito Oscar Wilde,
ha scritto che un tale era tanto
narcisistico da desiderare, a un
funerale,di essere al posto della salma.
Del resto Dorian Gray, protagonista
del famoso romanzo di O.Wilde, e il
● Lo Spirito Santo susciti
una più profonda e
autentica comunione
cui ritratto invecchiava al suo posto,
mentre lui rimaneva sempre giovane
ventenne, finisce male, anche peggio
del mitologico Narciso: con una
coltellata da lui inferta a sé stesso
attraverso il proprio ritratto,di uomo
oscenamente decrepito. Sia il mito
antico,sia il romanzo insegnano che
l’amore non può essere “riflessivo”,ma
solo “transitivo”, rivolto ad altri o ad
altro.
Attilio Sangiani
Lettera
Apostolato della preghiera
Dicembre 2011
Intenzione generale
Intenzione missionaria
Intenzione dei vescovi
N
C
Q
Tutti i popoli della terra crescano nella
concordia e nella pace.
el mondo globalizzato,
caratterizzato da società
sempre più multi-etniche e
multi-confessionali, le grandi religioni
possono costituire un importante
fattore di unità e di pace per la famiglia
umana. Sulla base delle proprie
convinzioni religiose e della ricerca
razionale del bene comune, i loro
seguaci sono chiamati a vivere con
responsabilità il proprio impegno in
un contesto di libertà religiosa. Nelle
svariate culture religiose, mentre
dev’essere rigettato tutto quello che
è contro la dignità dell’uomo e della
donna, occorre invece fare tesoro di ciò
che risulta positivo per la convivenza
civile.
(Benedetto XVI, Messaggio
per la Giornata Mondiale
della Pace 2011, n.10)
I bambini e i giovani siano messaggeri
del Vangelo e sia rispettata la loro
dignità.
onvenientemente aiutati ed
amati, i bambini stessi sanno farsi
protagonisti di pace, costruttori
di un mondo fraterno e solidale. Con il
loro entusiasmo e con la freschezza della
loro dedizione, essi possono diventare
«testimoni» e «maestri» di speranza e
di pace a beneficio degli stessi adulti.
Per non disperdere tali potenzialità,
occorre offrire ai bambini, con il
dovuto rispetto per la loro personalità,
ogni occasione favorevole per una
maturazione equilibrata ed aperta. […] I
piccoli imparano ben presto a conoscere
la vita […] L’esperienza fatta in famiglia
influirà fortemente sugli atteggiamenti
che assumeranno da adulti. Pertanto, se
la famiglia è il primo luogo nel quale si
aprono al mondo, la famiglia deve essere
per loro la prima scuola di pace.
Giovanni Paolo II, Messaggio Giornata
Mondiale della Pace 1996, n.7-8)
uanto ai rapporti dei presbiteri con
i laici, il Concilio li considera nella
luce della comunità viva, attiva
e organica, che il sacerdote è chiamato
a formare e a guidare. A questo scopo
il Concilio raccomanda ai presbiteri di
riconoscere e promuovere sinceramente la
dignità dei laici: dignità di persone umane,
elevate dal Battesimo alla figliolanza divina
e insignite dei propri doni di grazia. Per
ciascuna di esse, il dono divino comporta
un ruolo proprio nella missione ecclesiale
di salvezza anche in ambiti – come quelli
della famiglia, della società civile, della
professione, della cultura, ecc. – nei quali
i presbiteri ordinariamente non possono
svolgere i ruoli specifici dei laici. La
coscienza di questa specificità dev’essere
acquisita sempre più sia dai laici sia dai
presbiteri, in base a un più perfetto senso
dell’appartenenza e della partecipazione
ecclesiale.
(Giovanni Paolo II, Udienza generale,
settembre 1993)
✎ parola di vita |
Lettere
al direttore
posta
Lo Spirito Santo susciti una più profonda
e autentica comunione fra i laici e i
presbiteri
“Preparate la via del
Signore, raddrizzate i
suoi sentieri!” (Lc 3,4)1.
I
V.le Cesare Battisti,8
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Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
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conto corrente postale
C
aro Direttore,
nella nostra epoca penso
diventi sempre più difficile
avere fiducia nella Chiesa, in
quanto nei nostri Paesi è in
atto una netta e profonda crisi
sacerdotale, visibile nel calo
numerico dei preti; inoltre
assistiamo purtroppo a molti
scandali all’interno del clero
un po’ ovunque.
Evidentemente questa crisi è
tuttora pienamente aperta e
ci riguarda personalmente da
vicino. Da questo fenomeno
storico attuale deriva quello
scetticismo che, ahimè, diventa
più profondo.
Trova quindi necessità una
attenta riflessione, specialmente
sul piano etico morale. Ritengo
che si debba ritrovare quel
senso di unità di tutte le
Confessioni cristiane e non,
in grado di ristabilire quel
clima di serenità che dovrebbe
abbracciare tutta la terra,
possibilmente sotto un unico
tetto, ossia quello di un unico
Dio.
GIANNI NOLI
di Chiara Lubich
Dicembre 2011: “Preparate la via
del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”
n questo tempo
d’Avvento, ecco una nuova
“parola”, che siamo invitati
a vivere. L’evangelista
Luca la riprende da Isaia, il
profeta della consolazione.
Per i primi cristiani, essa va
riferita a Giovanni il Battista,
che ha preceduto Gesù. E la
Chiesa, in questo tempo che
precede il Natale, presentando
appunto il Precursore, ci invita
alla gioia, perché il Battista
è come un messaggero che
annunzia il Re. Questi, infatti,
sta per venire. E’ vicino il
tempo in cui Dio compie le sue
promesse, perdona i peccati,
dona la salvezza. “Preparate
la via del Signore, raddrizzate
n. 20059226 intestato a:
Il Settimanale della Diocesi di Como
Redazione di Sondrio:
Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio
Telefono e Fax 0342-21.00.43
E-mail [email protected]
Stampa:
A. G. Bellavite S.r.l.
Missaglia (Lc)
Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
In cammino
verso l’unità
i suoi sentieri!” Ma se questa è
parola di gioia, è anche un invito
ad un nuovo orientamento di
tutta la nostra esistenza, ad un
cambiamento radicale della vita.
Il Battista invita a preparare la
strada del Signore. Ma qual è
questa strada? Gesù, annunziato
dal Battista, prima d’uscire a
vita pubblica per iniziare la sua
predicazione, è passato per il
deserto.Questa la sua strada.
E nel deserto, se ha trovato la
profonda intimità col Padre
suo, ha incontrato anche le
tentazioni, facendosi solidale
così con tutti gli uomini. E ne
è uscito vincitore. E’ la stessa
strada che ritroviamo poi nella
sua morte e resurrezione.
Avendo Gesù percorso la sua
strada sino in fondo, diventa
egli stesso “via” per noi che
siamo in cammino. E’ lui stesso
la via per la quale dobbiamo
incamminarci per poter
realizzare sino in fondo la nostra
vocazione umana, che è entrare
nella piena comunione con Dio.
Ognuno di noi è chiamato a
preparare la via a Gesù, che
vuole entrare nella nostra vita.
Occorre, allora, raddrizzare i
sentieri della nostra esistenza,
perché egli possa venire in noi.
Bisogna preparagli la strada,
togliendo gli ostacoli ad uno
ad uno: quelli posti dal nostro
modo limitato di vedere, dalla
nostra volontà debole. Occorre
Direttore responsabile: Alberto Campoleoni
Direttore editoriale: mons. Angelo Riva
La Provincia Essepiemme Pubblicità
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La testata Il settimanale della
diocesi di Como fruisce dei
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legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo giornale è associato
alla FISC (Federazione
Italiana Settimanali
Cattolici) e all’USPI
avere il coraggio
di scegliere fra una
nostra strada e la
sua per noi, fra la
nostra volontà e la
sua volontà, fra un programma
voluto da noi e quello pensato
dal suo amore onnipotente. E
una volta presa questa decisione,
lavorare per adeguare la nostra
volontà recalcitrante alla sua.
Come? I cristiani realizzati
insegnano un metodo buono,
pratico, intelligente: ora, adesso.
Nel momento, togliere sasso
dopo sasso perché non più la
nostra volontà viva in noi, ma la
sua.
Avremo così vissuto la Parola:
“Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!”.
(Unione Stampa Periodica Italiana)
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Como, titolare del trattamento,
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32 Sabato, 3 dicembre 2011
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