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opuscolo con le poesie - Comune di Castel Maggiore

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opuscolo con le poesie - Comune di Castel Maggiore
Città di Castel Maggiore
Belinda Gottardi - Assessore alla Cultura
Voglio cogliere l’occasione per ringraziare sentitamente la
Compagnia I Grigioro Amici del Teatro per la realizzazione
della seconda edizione del concorso di poesia dialettale di
Castel Maggiore e mandare un pensiero a chi con tanto
impegno ebbe l’idea di proporlo.
Questo Concorso, promosso e sostenuto dall’Assessorato
alla Cultura, è per me occasione per osservare e ribadire
di nuovo come siano importanti politiche di sostegno e di
valorizzazione della cultura tradizionale e, con essa, degli
aspetti culturali della tradizione, di cui il dialetto è uno
dei principali, e che questa identità e storia non possano
essere elementi di contrapposizione all’interno di una moderna comunità multietnica come la nostra, ma debbano
trasformarsi in fattori di coesione sociale.
Il dialetto è un elemento di ricchezza per la nostra comunità che deve essere trasmesso alle generazioni future,
è parte della nostra storia e della nostra memoria: leggendo queste poesie (confesso infatti di aver partecipato
anche in veste di giurata, divertendomi moltissimo!) ho
ritrovato questa nostra lingua, in gran parte solo parlata,
ricchissima di sfumature come in una perenne ricerca di
parole. Una lingua evocativa che ci fa tornare all’infanzia
e che, improvvisamente, ridà vita a personaggi, situazioni,
luoghi, stati d’animo e avvenimenti tipici di un mondo popolare di cui ritroviamo segni e tracce ancora oggi camminando per le strade di Castel Maggiore e che è importante
conservare e tutelare.
Il dialetto è cultura aggiunta, una conoscenza ritrovata, e
voglio ringraziare i partecipanti di questa seconda edizione
che con passione e studio curano e proteggono questo nostro patrimonio culturale invitandoli a proseguire nel loro
impegno ed aspettandoli a Castel Maggiore nel 2012 per
la prossima edizione del Concorso.
2
concorso Città di Castel Maggiore
Associazione I Grigioro
Federica Cremonini
Questo opuscolo nasce con l’intenzione di raccogliere le opere
presentate dai poeti che hanno partecipato alla IIa edizione del
concorso di poesia dialettale Città di Castel Maggiore. Il concorso,
aperto a tutti i cittadini del nostro Comune e della nostra Provincia, si pone come obiettivo sin dalla Ia edizione la possibilità di
mantenere viva la lingua delle nostre origini, il dialetto bolognese.
Gli autori, con le loro poesie, hanno dimostrato che ci troviamo
di fronte ad una lingua tutt’altro che in “via d’estinzione”, una
lingua in grado di raccontare in modo diretto ed efficace anche
temi di grande attualità. Percorrendo le diverse opere troverete
alcune piccole variazioni di lingua legate alla zona di appartenenza, nell’ambito del territorio geografico/linguistico bolognese,
dell’autore. Anche per questo motivo, si è preferito riportare in
questa raccolta i testi così come sono stati scritti dagli autori, in
ortografia lessicografica moderna e non, al fine di presentare la
ricchezza derivante da queste microdiversità. È un grande piacere trovare tra gli autori rappresentanti di tutte le fasce d’età e
scoprire allo stesso modo una notevole diversità di temi trattati.
L’edizione del 2010 è portatrice di una grande novità: l’introduzione di un premio speciale che prende il nome dalla manifestazione
gastronomico-letteraria MANGIARLIBRI che si svolgerà nel prossimo autunno nel nostro Comune. Il premio speciale, attraverso
cui il concorso presenta il festival in anteprima, verrà assegnato
alle parole che meglio sapranno “farci assaggiare” un soggetto
culinario scelto dall’autore. La scelta di pubblicare queste opere
è intesa a far sì che le parole scritte dai nostri autori possano
non “morire” con la serata di premiazione del concorso. Il nostro
intento è che queste possano continuare a circolare nelle mani
di tutti coloro che avranno la curiosità di approfondire e il desiderio di mantenere viva questa meravigliosa lingua che racconta
il nostro passato e, perché no, potrebbe continuare a raccontare
ugualmente il nostro futuro.
L’associazione I Grigioro coglie con questo l’occasione di ringraziare il Comune e, nello specifico, la Consulta Culturale di Castel
Maggiore senza il prezioso aiuto dei quali la manifestazione non
avrebbe potuto aver luogo.
edizione 2010
3
Al crusėl
di Claudio Pesci
A um port indòs
la pållver dal sît
duv a stâg
un âria ed fiómm
as pôrta vî
e s lâsa lé
al quèṡi incråus d ajîr
fât ed sâs
e d’êrba inbiachè
spcé dänter al såul
int l’âcua dal lâm
dóvv i ranûc’ edman
i n cànten ancåura ala not
ai ho cminzè insicûr a girer
e adès
da vec’
a vâg in vatta ala strè
fâta d’arcôrd e d nustalgî
par truvèr e finîr
cal cruṡèl a metè.
4
concorso Città di Castel Maggiore
L’incrocio
di Claudio Pesci
Mi porto addosso
la polvere del posto
dove sto
un’aria di fiume
ci porta via
lasciandoci
al quasi incrocio di ieri
fatto di sassi
e di erba imbiancata
specchiato dentro il sole
nell’acqua delle pozze
dove le rane di domani
non cantano ancora la notte
ho iniziato insicuro a girare
e ora
da vecchio
cammino sulla strada
fatta di ricordi e di nostalgia
per trovare e finire
quel crocevia a metà.
edizione 2010
5
Al dånndel
di Barbara Caporicci
Sò e żå
żå e so
al dånndel al còrr pianén
mänter la mazuchéṅna pighé la séra
una parpâja, carénna, la s tåcca ed sfrîs
mo dîm bän,
csa s prôva?
A i amanca al tänp ed ferméres
ôrba e såurda la n s prélla brîṡa
våus e cant stra chi é lé
al dånndel an se ṡmôrza.
Al våula al tänp cruvànd incôsa
in ste cantunzén ed pasâg’
a se ṡlûdra la frassca frûta
con la gatéra däl riṡét.
Al dånndel adéṡi al và
int un intervâl ch’al prélla
äl såṅnen äl canpén a tòtta câna
dal dé d incû e dal dé d ajîr
e so la fâza dla żänt
inbriglié e sänza pazénzia
adéṡi al sbléṡṡga al riturnél
dal magnéffic cantarén.
6
concorso Città di Castel Maggiore
L’altalena
di Barbara Caporicci
Su e giù
giù e su
l’altalena lenta scorre
mentre il capo chino si chiude
una farfalla, leggiadra, ci sfiora
ma dimmi
cosa si prova?
Non ha il tempo di fermata
cieca e sorda non si volta
voci e canti tra i presenti
l’altalena non si spegne.
Vola il tempo sulle cose
in quest’oasi di passaggio
si assaporan freschi frutti
col fragore di risate.
L’altalena lenta scorre
in un girevole intervallo
suonan campane a perdifiato
del presente e del passato
e sul volto della gente
ingiallita e impaziente
lento scorre il ritornello
del sublime menestrello.
edizione 2010
7
Al masnén da cafà
di Francesco Battilana
Ai èra na vólta al masnén da cafà
Che mi mèder la druvèva tant ân fà.
A m’incantèva a vadder tótt chi granén
chi ruzlèven zå vèrs al sô destén.
Ón såura cl èter, i mûden späss al sô pòst,
i s’armäṡden, i s cóccen, mò i fan i cónt sänza l òst
parché basta na manè dl’arzdåura
che quî d såtta i finéssen pr èser par d såura.
Insåmma chî granén i s’arvîṡen ai cristiàn
che, fórt o piàn, tótt vérs la mórt i van.
E na manè dal destén ch’a li fâga andèr pió fórt,
a li spénż zå par prémm int la gåula dla mórt.
8
concorso Città di Castel Maggiore
Il macinino da caffè
di Francesco Battilana
C’era una volta il macinino da caffè
che mia madre adoperava tanti anni fa.
Restavo accanto a guardare tutti quei chicchi
che rotolavan giù verso il loro destino.
Uno sull’altro, cambino spesso il loro posto,
si rimescolano, si spingono, ma fanno i conti senza l’oste.
Perché basta una manata della massaia
che quelli di sotto finiscono per trovarsi di sopra.
Insomma quei chicchi assomigliano ai cristiani
che, forte o piano, tutti vanno verso la morte.
E una manata del destino che li faccia andar più forte,
li spinge giù per primi nella gola della morte.
edizione 2010
9
Al mirâcuel däl tajadèl
di Ezio Cesari
Il miracolo delle tagliatelle
di Ezio Cesari
Am pàr ed vàdder ancåura
Mî mèder, la matéṅna
D ónna dmandga d’avréll,
con al såul e l’aria féṅna
e al din-don dal canpanéll.
Mi sembra ancora di vedere
Mia madre, la mattina
Di una domenica d’aprile,
con il sole e l’aria fina
e il din-don del campanile.
E i vêrs däl rundanéṅni
Che i prilèven só pr aria,
intåuren intåuren,
in cla dmandga matéṅna.
E le grida delle rondanine
Che frullavano su per l’aria,
intorno intorno,
in quella domenica mattina.
E mé, cinén, c a i éra apanna dṡdè,
a i éra andé in cuṡéṅna
a vàdder la mamà csa féva ed bèl
in vatta al tulîr, in cla matéṅna.
Ed io, bambino, ch’ero appena sveglio,
ero andato in cucina
a vedere cosa faceva di bello la mamma
sul tagliere, in quella mattina.
E i mî ûc’ che i éren ancåura un pôc asrè
i s avrénn tótt maraviè,
parché in vatta al tulîr,
E i miei occhi, che erano ancora un poco chiusi,
s’apersero di meraviglia
perché sul tagliere,
mî mèder, con däli ôv e dla faréṅna
e con al matarèl,
in cla matéṅna d’avréll,
la féva un mirâcuel, al mirâcuel pió bèl:
la féva… äl tajadèl.
mia madre, con delle uova e della farina
e con il mattarello,
in quella mattina d’aprile,
faceva un miracolo, il miracolo più bello:
faceva… le tagliatelle.
10 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 11
Amåur a prémma véssta
di Vito Villani
Al fó amåur a prémma véssta...
In cal mänter, t um paragunèv a chi èter,
mé, ai ò alchè la tó man espêrta.
- L é pió bèl, dla ṡbruzè ed cinén! - et gêv...
...e intànt t um é tôlt int n’ abrazè...
...a cà tô, un fangén in ṡghirigâja,
l um fé n’ acugliänza senpâtica e giuvièl...
Soncamé! Cal cìnno l’êra un ṡburdlån...
Acsé, nuèter dû, a sän dvintè amîg...
...pó, t um é insgnè, al żûg dla câzia...
mé, an avêva brîṡa chèra,
a tôr só cäl pizâcher insanguè...
Mo té, t um gêv: - Brèv! ...e mé felîz, a scuasèva al spnâc’ dla cô,
såul par vadder la tô fâza ridänta...
- Vût vandèr al tô cagnén da panna? A tè dmandêven, na móccia ed cazadåur...
- Nå, nå, l é al miåur!
M al téggn mé, al mî canpiån...A sénter acsé...
Al mî côr scuduzèva cunpâgna un tanburèl...
Cum a t vlév bän!
A supurtèva cån pasiån,
infén i tû ûrden sótt bréssc,
pr ónna carazza...
I ân i én pasè int un spéll...
cal fangén l é dvintè un òmen,
...e al s arviṡa ala tô bèl’idéa...
Aîr d là, al t à détt:
- Cla bîstia, ormâi, l’à tròpa flèma!
An sènt gnanc äl stiupè... an la drôv pió! Adès, a lâs cl’a vâga...
A ṡgiråndel pêrs int al bòsc...
...e a m insónni cån la fantasî,
fasàn e parnîṡ, däntar ala mi cóccia...
Epûr, quand um pèr d arviṡèr la tô andadûra...
par l’emoziån, al mî côr ed can al tâca a tarmèr...
At vrê vgnîr incånter...
Mo la cadäṅna l’ é tròp cûrta!
12 concorso Città di Castel Maggiore
Amore a prima vista
di Vito Villani
Fu amore a prima vista...
Mentre tu, mi confrontavi con gli altri,
io ho leccato la tua mano esperta.
- È il più bello della cucciolata! - Dicevi...
e mi hai preso in braccio...
...a casa tua, un bambino mi aspettava con trepidazione,
mi accolse con entusiasmo ed allegria...
Non avevo dubbi! Quel bambino era un giocherellone...
Così, diventammo amici...
...poi, m’insegnasti il “gioco” della caccia...
Io non avevo certo piacere,
a raccogliere quelle beccacce sanguinolenti...
ma tu dicevi: - Bravo! ...e io felice, dimenavo la coda,
solo per accontentarti...
- Vuoi venderlo il tuo cane da caccia? Ti domandavano un mucchio di cacciatori...
- No, no, è il migliore!
me lo tengo io, il mio campione...Il mio cuore, a sentire così...
Batteva forte...
Come ti amavo!
Sopportavo pazientemente,
persino i più sgraditi ordini,
per una tua carezza...
Intanto gli anni sono passati...
tuo figlio si è fatto grande...
l’altro ieri ti ha detto:
- Quella “bestia”, ormai, è troppo lenta!
Non sente più nemmeno gli spari...
non la “uso” più! Adesso passo il mio tempo, con rassegnazione,
e con la fantasia raggiungo il bosco...
...dove incontro fagiani e pernici...
Ma in realtà, sono nella mia cuccia...
Eppure, quando mi sembra di riconoscere i tuoi passi...
Per l’emozione, comincio a tremare...
vorrei farti le feste... ma,
la catena è troppo corta...
edizione 2010 13
Cartulénna id quaraisma
di Maria Iattoni
Cartolina di quaresima
di Maria Iattoni
Ai fil d’ugnan
Il filo d’unione
D’arpiàt
in l’angulin al laghett
la beva ingarbùie
par tera i bigatti
a t’aven vest
mé Fausto e Massimo.
Tè
cuntànt d’averes vest
insam
ti sobit andè vi
in Paradis
a dir un’orazion
cal dùra al fil d’ugnan.
Di nascosto
nell’angolino al laghetto
la bava ingarbugliata
per terra i bigattini
ti abbiamo visto
io Fausto e Massimo.
Tu
contento di averci visti
insieme
sei subito andato via
in Paradiso
a dire un’orazione
che duri il filo d’unione.
A Giulio
diciannovemarzofestadelpapà
14 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 15
Dîṡ ed lói
di Vito Villani
Dieci di luglio
di Vito Villani
Ògni etè, l’à sänper avó i sû fastîdi, i sû pinsîr…
Epûr, cum a vrêv, ch’al fóss ancåura aîr!
Ogni età, ha sempre avuto i suoi problemi, i suoi pensieri...
Eppure, come vorrei, che fosse ancora ieri!
Cum a vrêv, arturnèr, ala miåur stasån,
in al méi dla vétta, in dóvv as digeréss tótt i magån…
Come vorrei, ritornare, alla stagione migliore,
alla gioventù, dove si superano tutti gli ostacoli...
La vétta l’è na férsa, tótta un spén…
Guai, arabîrs par di ciapén!
L’è sänzèter un gran brótt ûṡ
fèrs ciapèr dall’arlî, dal “blûṡ”!..
In żoventó, däl vôlt, as pôl anc èser “pêrs”…
Tûla dåulza! Pr al sô vêrs…
Intinimôd, gninta lôrgna, ne pinsîr catîv…
La vita è una commedia, irta di spine...
Guai, prendersela per nulla!
È senz’altro una brutta abitudine,
farsi prendere dalla malinconia, dal “blues”...
Da giovani, a volte, è facile perdersi...
Prendi la vita allegramente! E la cosa migliore..
Comunque, non farti prendere dalla noia...
Fát na “sunadéṅna”! Turnarà al surîs…
Fatti una “suonatina”! Ritornerà il sorriso...
Brîṡa amucèra dla różżen l’é ghignåuṡa, da spartîr,
l’é na ṡbòba amèra, da digerîr…
Guâi avairsen par mèl, pròpi adès…
Acsé in un âmen, t î bèle vèc’!
Non accumulare rancore, è difficile da scacciare...
Guai turbarsi, proprio ora...
Basta un attimo e sei già...
“grande”!
Té, invêzi, t î ancåura indrî comm i mlón...
anc s’i êren ventiòt e incû s n’ażonta ón...
Bona!
Bilén dal santa-sî
...e, òcio ai spîguel! Fangiatta...
Tu, sei ancora “acerba”...
anche se erano ventotto ed oggi se n’è aggiunto uno...
Buona fortuna!
Bilén del settantasei
...e, attenzione! Ragazzina...
16 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 17
e…vîva, bulàggna!
di Ghino Collina
L’é bèla Bulàggna!
L’é mèder, l’é spausa,
l’é grâsa, l’é Dòtta…
in t’al mand l’é famausa.
E che masstra in cusénna!
Tulîr, matarèl…
al mirâcuel d’na spójja
con al sô tajadèl.
L’é vîva Bulàggna
L’à un côr ch’al tampèla,
l’é una pgnâta ed turtlén,
un scartôz ‘d murtadèla.
L’é una rôla ed lasâgn,
un’aròst ed vidél,
una fàtta ‘d salâm,
‘n’ustarî dal Pradél!
Bulàggna: in utabber
la fèsta ed San Ptròni
e in znèr al gudiôl
pr’al ninén ‘d Sant’Antòni.
La còppa, al parsótt
quâter fàtt ed panzàtta
e dau ôv strapazè
da méttri po’ invàtta.
Gavàtt ed susézza,
rudèl ed grasû
e par stèr in barâca
‘na mnèstra ed fasû
Bulàggna, a t’al dégg,
par mé tî spezièla :
un bichîr ed cal ràss
con un pô ‘d brazadèla.
La carsènt ed Nadèl,
al raviôl col savaur…
e la vétta, a t’al zûr,
la cambia ed culaur.
Bulàggna, a m’arcmànd,
fà in môd e manîra
che pr’al tô tradizian
an véggna mai sîra
Cunsérva la storia
asrè col lucàtt
e téinla da cât
insàmm al dialàtt!
18 concorso Città di Castel Maggiore
e…viva, bologna!
di Ghino Collina
E’ bella Bologna
E’ madre, è sposa,
è grassa, è colta….
Nel mondo è famosa.
E che maestra in cucina!
Tagliere, mattarello…
il miracolo d’una sfoglia
con la sua tagliatella.
E’ viva Bologna
ha un cuore che tampella,
è una pentola di tortellini,
un cartoccio di mortadella.
E’ una ruola di lasagne,
un arrosto di vitello,
una fetta di salame,
un’osteria del Pratello!
Bologna: in ottobre
la festa di San Petronio
e in gennaio il buon gusto
per il maiale di Sant’Antonio.
La coppa, il prosciutto
una buona pancetta
su due uova strapazzate
da stendere a fetta.
Gavette di salsiccia,
ciccioli fuor dai paioli
e per stare in baracca
una minestra di fagioli!
Bologna, te lo dico,
per mé sei speciale:
un bicchiere di rosso
con un po’ di ciambella.
La pinza di Natale,
le raviole alla mostarda
e la vita, ti giuro,
è meno bastarda.
Bologna, mi raccomando,
trova la giusta maniera
che per le tue tradizioni
non venga mai sera!
Conserva la storia
chiusa col lucchetto
e tienila stretta
assieme al dialetto!
edizione 2010 19
Felizitè
di Marta Proni
Felicità
di Marta Proni
La s’tira drî una brîsla la furmîga
Cuntänta anc s’la fà tanta fadîga,
quî che in bulatta i én avanzè
e in bisâca i an såul quèlca tlarè.
Si trascina una briciola la formica
Contenta anche se fa tanta fatica,
La våula alżîra una bèla
parpajéṅna
Con äli èli chi pèren una
ftinzéṅna,
La blazza dal cant di pasarén
Ch’ i stufilèn a l’èlba tótti äl
matén,
vola leggera una bella farfallina
con le ali che sembrano una vestina,
Stréssla un lunbrîg in mèz a l’èra
Stimandes d èser vgnó da l
aldamèra,
una luṡêrta, vairda e vésspa
la corr c la pèr in péssta,
par gôder al såul in vatta al mûr
prémma che al zîl al dvanta bûr,
un èv s apògia såura un fiåur
la cióccia un pôc ed ruṡòli con
amåur,
una viôla lósstra e råssa coi “puà”
la våula un pôc in zà e un pôc
in là,
l é felîz ed vîver anc un musén
inànz d’inpatachères cåntr un
muturén,
canta beèta e chèlma la zichèla
a tótt al månnd la sô zirudèla,
e la zinzèla, fûrba, aspèta al
mumintén
par cazèr ed surpraiṡa un furutén,
ai é anc un détt: “râgn pôrta
guadâgn”
creè sicûr pr i barbażâgn
La timidazza d una viultéṅna
C’la tramma s’ai tira l’ariaréṅna,
un prè tótt bianc ed margaritén
ch’ i pîgan, quand’ è sîra, al
mazuchén,
dû can ch’ is guerdan da luntàn
pò ognón s’ in và col sô padrån,
la mâma ch’ la caràza al sô
fangén
dåpp ch‘ lé caschè e al fà un
zîgalen:
al srê acsé fâzil, in ste månd qué
èser trancuéll e felîz tótt i dé,
bastarêv farmères un mumintén
e tôr eṡänpi da tótt i limalén
ch is acuntantèn ed quall ch i an
ṡänza fèr tant zîg e tant malân.
S’a i é un ånbra vôl dir c’ a i é
anch al såul,
s’ a i é algrî a i é par fôrza
armåur,
se a vlan pò l’ èrc in zil psair
rimirèr
prémma un pôc d’ âcua avän da
supurtèr.
20 concorso Città di Castel Maggiore
striscia un lombrico in mezzo all’aia
stimandosi di venire dalla
letamaia,
una lucertola, verde e vispa,
corre che sembra in pista
per godere il sole sul muro
prima che il cielo diventi scuro,
un’ape si posa sopra un fiore
succhia un po’ di nettare con amore,
La bellezza del canto dei passeri
che cinguettano all’alba tutte le
mattine,
la timidezza di una violetta
che trema se c’è un po’ d’arietta,
un prato tutto bianco di
margheritine
che piegano, quando è sera, il
capino,
due cani che si guardano da
lontano
poi ognuno se ne va col proprio
padrone,
una coccinella lucida e rossa coi
“pois”
vola un po’ qua e un po’ là,
la mamma che accarezza il suo
bambino
dopo che è caduto e fa un piccolo
pianto.
è felice di vivere anche un
moscerino
prima di andare a sbattere contro
un motorino,
Sarebbe così facile, in questo
mondo,
essere tranquilli e felici tutti i
giorni,
canta beata e calma la cicala
a tutto il mondo la sua filastrocca,
e la zanzara, furba, aspetta l’attimo
per piantare di sorpresa un
forottino.
basterebbe fermarsi un attimo
e prendere esempio dagli animaletti,
che si accontentano di ciò che
hanno
senza fare tanti pianti e tanto
baccano.
C’è anche un detto: “ragno porta
guadagno”
creato di sicuro per i “barbagianni”
quelli che sono rimasti in bolletta
e in tasca hanno solo qualche
ragnatela.
Se c’è un’ombra vuol dire che esiste
il sole,
se c’è allegria per forza c’è rumore;
se vogliamo l’arcobaleno rimirare
prima un po’ di pioggia dobbiamo
sopportare!
edizione 2010 21
Gèra
di Federico Palma
Rédd pûr, con la langua lósstra e la tèsta int l’âria.
E mé avanz in żnución, in vatta ai giarén.
A i è armèṡ i bûṡ såura la mî pèl ed fangén.
22 concorso Città di Castel Maggiore
Ghiaia
di Federico Palma
Ridi pure, con la lingua lucida e la testa nell’aria.
E io resto in ginocchio sopra la ghiaina.
Sono rimasti i buchi sulla mia pelle di bambino.
edizione 2010 23
I rusticàn
di Anna Bastelli
I rusticani
di Anna Bastelli
Égher e aligànt, i êren bón i rustcàn
Quand, da cìnno, a i rubèven int i canp,
col bisâc péṅni zå dai âlber, vî d vulè
pr an scapuzèr int na zénngia bän druvè.
Aspri e allappanti, erano buoni i rusticani
Quando, da bambini, li rubavamo nei campi,
con le tasche piene giù dagli alberi, via di volata
per non inciampare in una cinghia ben adoperata.
Égher e aligànt, l êra bèl al prémm amåur,
al prémm suspîr, al prémm dulåur.
Al prémm bèṡ, al prémm våul
Égher e aligànt, mo acsé dåulz.
Aspro e allappante, era bello il primo amore,
il primo sospiro, il primo dolore.
Il primo bacio, il primo volo
Aspro e allappante, ma così dolce.
24 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 25
Incôsa
di Federico Palma
Incôsa ed té l’arlûṡ in cal mänter
che t gîr par ste strè dla zitè.
E té t rédd, stra al vänt e al zimänt.
Ûc grand, ûc nighér chi guèrdan quèl
ed dåpp dal mî spâl.
26 concorso Città di Castel Maggiore
Tutto
di Federico Palma
Tutto di te risplende mentre
cammini per questa strada della città.
E tu ridi, tra il vento e il cemento.
Occhi grandi, occhi neri che guardano qualcosa
oltre (dietro) le mie spalle.
edizione 2010 27
La carsintine
di Tiberio Artioli
Par fer la carsintine
ai vol aqua livadur e farine.
Una bele armisdè invata al tulir
tla tir e piate tla fe gnir
po tmet al gras in tal tegam
tla frez, tla magn e at pase la fam
con salam, copè, grasù e panzate arudlinè
a tal deg che tfe una bele magnè
Lambrosc o sanzvais bovar pu
agnè dè piò bel d’incu
Una bele cantè se t’intunè
un bes ala to bele sti innamurè.
28 concorso Città di Castel Maggiore
La donna ed picc
di Adriana Pallotti
Lé una sîra inconcludànta,
vagabånda, pessimésta,
cô i pinsîr atâc a un fîl
in t’un zûg da equilibrésta.
Lé una sîra in bianc e nàigher
dóvv an s’pôl prôpri durmîr
dóvv a zàirch nà soluziån
in t’al fånd dal mî bichîr.
A jó lèt che a una funtèna
a jé un âcua trasparànta
ch’la guaréss in t’un mumånt
al problema ch’at turmànta.
Me a nî cràdd in tî mirâcuel.
Lé una bûrla, un paradôs,
un ingân acsé evidånt
da ruzlèr in fånd a un fôs.
Me a jó fàt un gråpp trôp strécc
n’al fagôt ed dla mî vétta
e a lo mèss invatta al spâl
col disâg d’una scunfétta.
Al n’esést inción destén
programè con indulgènza
né un sintîr pr’al Paradîs
a cavâl d’una sperènza.
La mî strè? Lé pénna ed sâs
e….con rispèt or’al Pedretêren
a jó dezîs d’andèr a pî
anch s’am truvaró a l’Infêren.
Lé una sîra misteriåusa
fràdda, bûra, sànza lónna.
Al bichîr al sé arbaltè…
At salût, sgnåura sfutónna!
edizione 2010 29
La mi spezialitè
di Marianna Gherardi
In dla mi vétta, a dir la
veritè,
an son mai stè una gran
cuga
però a m la son cavè
e come tant aveva la mi
spezialitè.
A feva dal beli rol ed lasagn
chi piesevan a tótt... anc a
mi cugnè!
Par fer la spoia a miteva
un óv ed galeina
par ogni etto ed fareina
a cuseva du spinaz
d‘armisder con l’impast
pò soura alla spianadura
muleina, muleina
ai gneva fora una sfuglieina
da tirer col matarèl
e mè, zdàura col grimbel,
a steva attenti an fer brisa
di bus
chi se vdeven a la lus.
Pò con la rudela a tajeva
di quedar ed spoia e ai
miteva
dantr un tegam con aqua
e sel
a sbuinter.
Ai sculeva e sugheva col
buraz
a prepareva la rola e par
prem quèl
a stindeva in fond du o tri
cucièr
ed ragù che feva con i udur
un pò ed parsot, suzeza,
mègar miòur e dal videl e
a la
fen dla bona cunserva
can s’tróva pió.
Pó a tacheva a mettar
I quedar ed spoia sblintè
la besciamèla, al ragù e la
fourma gratusè.
Acsé a riempeva totta la
róla
Pó sobbit in dal fouran
E a la fén dla fóla
as magneva feliz
e dvluntira as féva al bis.
Adès però cajò bele utantan
an pós pió fèr dimondi bis
però a ma dan
a stèr in fourma e in alégri
e a bòv ogni tant un
bichirein ed malvasi.
30 concorso Città di Castel Maggiore
La mia specialità
di Marianna Gherardi
Nella mia vita, a dir la verità,
non sono mai stata una gran
cuoca
però mi disimpegnavo
e come tanti avevo la mia
specialità.
Facevo delle ruole di lasagne
che piacevano a tutti... anche a
mio cognato!
Li scolavo e asciugavo con lo
strofinaccio
e preparavo la ruola e per
prima cosa
spargevo sul fondo due o tre
cucchiai
di ragù, fatto con gli odori,
un po’ di prosciutto, salsiccia,
magro scelto e del vitello e alla
fine
del buon pomodoro passato
che non si trova più.
Per fare la sfoglia mettevo
un uovo di gallina
per ogni etto di farina
Poi cominciavo a mettere
cuocevo un po’ di spinaci
i quadrati di sfoglia sbollentati,
da mescolare con l’impasto
la besciamella, il ragù e la
poi sopra la spianatoia
forma grattugiata.
impastando, impastando
Così riempivo tutta la ruola
si formava una bella sfoglia
poi subito in forno.
da tirare con il mattarello
E alla fine della storia
ed io, da brava casalinga col
si mangiava tutti felici
grembiule,
e volentieri si faceva il bis.
stavo attenta a non fare dei
buchi
Adesso però che ho già
che si vedevano in controluce.
ottant’anni
Poi con la rotella per la pasta
non posso più fare troppi bis
tagliavo dei quadrati di sfoglia
però mi impegno
e li mettevo
a stare in forma e in allegria
dentro un tegame con acqua
e bevo ogni tanto un bicchiere
e sale
di vino.
a bollire per poco.
edizione 2010 31
La solitudine
di Francesco Battilana
I véinen sänper in dû sól mi davanzèl,
dû pizón bruntlón, ariûṡ e puntuèl.
E i bèchen in fûria äl brîṡel fagand curucucû:
a sån cuntänt chi seppen vgnó anc incû.
Cäl dåu bâl d pänna i um guèrden còn un òc’såul.
I nätten al bancalätt e pò i ciâpen al våul.
S’a vâg vî da ca’ par socuant dé,
i s’angósstien e i um zäirchen tótt avilé.
E quand a tåuren, i ridrèn s’i fóssen bón
e mé a spargói un póggn ed brîṡel con sudisfaziån.
Un mérel al fa la spóla fra la mî e la fnéstra ed frånt.
Un egoéssta e mé al sparadèl vî, bancånt!
La mi famajja l’è tótta qué e a mé l’um bâsta.
Av salût, pizón, a vâg a zughèr a canâsta.
32 concorso Città di Castel Maggiore
La solitudine
di Francesco Battilana
Vengono sempre in due sul mio davanzale,
due piccioni brontoloni, ariosi e puntuali
e becchettano in fretta le briciole, facendo curucucû.
Sono contento che siano venuti anche oggi.
Quelle due palle di penna mi guardano con un occhio solo,
puliscono il davanzale e poi prendono il volo.
Se vado via di casa per qualche giorno,
s’angustiano e mi cercano tutti avviliti.
E quando torno, riderebbero se ne fossero capaci,
ed io spargo un pugno di briciole con soddisfazione.
Un merlo fa la spola fra la mia e la finestra di fronte,
un egoista e io lo scaccio, maledizione!
La mia famiglia è tutta qui e a me basta.
Vi saluto, piccioni, vado a giocare a canasta.
edizione 2010 33
La stanzia
di William Farne’
La stanzia l é silenziåuṡa,
vûda ed suris.
La stanzia l é péṅna
péṅna d’arcôrd
péṅna d la tû ròba.
La stanzia l é viva
tott i culûr i m dscårren ed té.
La stanzia l é vûda
mo la tô preṡänza
l’é custànta, divéṅna,
l’é un lat e un mêl
l’é un spargói.
34 concorso Città di Castel Maggiore
La stanza
di William Farne’
La stanza è silenziosa,
è vuota di sorrisi.
La stanza è piena,
piena di ricordi
piena di testimonianze.
La stanza è viva
ogni colore mi parla di te.
La stanza è vuota
ma la tua presenza
è costante, eterea
amorevole,
dilagante.
edizione 2010 35
La stòria d na ròccla
di Barbara Caporicci
La storia di una rucola
di Barbara Caporicci
Rucléṅna rugatta
a t ò magnè e am sån détta:
t êr bôna, aptitåuṡa
sänza sèl e oleåuṡa.
Rucolina rucoletta
ti ho mangiato emi sono detta:
eri buona e appetitosa
senza sale e oleosa.
Tòtta vairda in purtè rôṡa
t î fairma e sänza pôṡa
t aspèt l asâg’ inpaziänt
pr al giudézzi ch’dà la żänt.
Tutta verde in portata rosa
sei immobile e senza posa
in assaggio aspetti impaziente
un riconoscimento dalla gente.
T vén sò sèna drî da cà
int un ôrt d banda ala caschè
par té dsdèret l’é fadîga
e pr i gât t î quèl ed trésst
låur i in péssten tanti tanti.
Cresci sana dietro casa
in un terreno vicino a una cascata
il risveglio è assai pesante
e per i gatti non sei tanto amante
che ne calpestano tante tante.
Però té t fè sänpr un bèl vàdder
t crass rubòssta, putänta a tòtti äli åur
tî salvâdga ed canpâgna
gnac l aldâm al dsgòssta e al t nutréss.
Il tuo aspetto però non peggiora
cresci robusta, maestosa ad ogni ora
sei selvatica e di campagna
e nemmeno il concime disgusta e ti impregna.
Se la tèra la t é gradé
drôva i tû dé, drôva al tô tänp
mo un dé quand a t cujarän
cunzè in padèla a t prepararän.
Se il terreno è di tuo gradimento
prenditi giorni, prenditi tempo
ma un dì quando ti raccoglieremo
in padella condita ti prepareremo.
Såul e bréṅna i én na mâna ed zêrt
da par tòtt la natûra l’è in cunzêrt
bâsta un pô d tèra e un pô d aldâm
incôsa nâs, sparéss la fâm.
L’ambiente climatico ti favorisce di certo
in campagna o altrove la natura è in concerto
basta un terreno e un po’ di concime
e tutto si allieta per non perdere il regime.
Qué finéss la curta vétta d na ròccla
parché la sô fén l’é d arivèr in tèvla
magnè e gustè in vatta ala pézza dstaiṡa
l’é una delézzia dvintè anc bulgnaiṡa.
Qui finisce la vita breve di una rucola
perché questa è la fine di ritrovarsi in tavola
mangiata e gustata sopra la pizza spianata
è una delizia che non si rinuncerebbe in giornata.
36 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 37
L’ambranda in tal prè
di Roberto Negrini
Me a so que poc luntan
E dal sel sempare asé
al padron agliè soul dman
Quel ed feina qualitè
un canver i lan sumnè
dla tropea qualitè
Na scarfoia la va tucié
Ma l’udour vin apreze
Dalla riva al fusaden
Tal magnev acsé d’luntira
Che la sponda fa scranen
Parché lan pzigheva brisa
Tvaiulen lè steis par tera
Cme la tevla ad temp ed guera
L’era doulz al savour
Che dal pré al so udour
Anden a desi a fer al mosi
In t’lambient con l’ariareina
E zarchen ed tur soul cal grosi
Zivòlla granda e brisa céina
Al sgarbazi a li taien
E po’ vi ai purten
Con dal pan, una quaich fteina
C’landeva ben anc s l era ceina
Si li vdessen lé par tera
Con la crosta che da touran
I diren ien ste di leder
Dal dè prema cota al fouran
A gni aven brisa rubé
Ma soul par fer una magné
E al ven l’era cal bon
Soul ad reri occasion
Col curtel lé sté taglié
Con cal gost e cal savour
Che da tonda le gno maté
E la “grena” e un zert udour
Ogni pez un etar tai
Com un spigual dal furmai
L’era al gred d’intenditour
D’un giudezi al so valour
Mes ini bichiren cinen
Oman grand ragazu cen
Con l’oli dal piò fen
Con tropea un bon spunten.
38 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 39
L’idioma
di Maria Iattoni
Il mondo non è quello che ereditiamo, ma quello che lasciamo,
la testimonianza dei primi e la responsabilità dei secondi,
anche per il dialetto.
A voi lasèr un arcord, mo…
Pardindirindéina
a n’ho gnint.
Zerca che te zerca.
un vin inament l’idioma.
- L’idioma,
Cus el cal quel che lè? - L’è al mi dialett
al lasa chi am per a mé -.
Inciun a capé?
Ognun l’ha al so “idioma”
al su dialett, capiv?
da tur o da laser…
Ecco cus l’è l’idioma,
a lo anc a mé
al las a chim’pèr a mé
o… a chi l tol.
Sermenghi1 sicur.
L’idioma
di Maria Iattoni
Voglio lasciare un ricordo, ma…
Perdindidirindina
non ho niente!
Cerca e ricerca,
mi viene in mente “l’idioma”.
- L’idioma,
cos’è quella cosa lì? - È il mio dialetto
e lo lascio a chi mi pare. l’ho sempre strapazzato
e lui è sempre qui con me.
Nessuno ha capito?
Ognuno ha il suo “idioma”
il suo dialetto, capite?
da prendere o da lasciare…
Ecco cos’è l’idioma.
Ce l’ho anch’io
lo lascio a chi mi pare
o… a chi lo prende…
Certo Sermenghi.
1. Sermenghi
curatore di dialetto bolognese presso “Laboratorio di parole”
40 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 41
L’ot ed mèrz
di Giuliano Quarantotto
L’otto marzo
di Giuliano Quarantotto
Al và al mi pinsîr
a la metè d l’umanitè;
Va il mio pensiero
alla metà dell’umanità;
dåulzi fataz dóvv al ṡ guerd s’inchèina,
regâl d’amåur ch’al chèlma al côr infiamè d’ardåur.
dolci sembianze dove lo sguardo s’inchina,
regalo d’Amore che calma il cuore infiammato d’ardore.
A brazàt insàm a caminàn par la strè lónga
vêrs un tramånt ch’al s afradèla
A braccetto insieme camminiamo per la lunga via
verso un tramonto che ci affratella
e däntar d’ no i miùr arcôrd
i fân la vétta ancåura pióbèla.
e dentro di noi i ricordi migliori
rendono la vita ancora più bella.
42 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 43
Luntananza
di Ezio Cesari
Lontananza
di Ezio Cesari
Quand, a la nòt,
in t la tô caṡatta
i t vgnarán adòs
tótt i pinsîr,
i pinsîr d l’incû
e quî d edmàn,
ed quall ch l è stè ajîr
e quall che al sarà
Quando, la notte,
nella tua casina,
t’assaliranno rapidi
i pensieri
dell’oggi e del domani,
di quel ch’è stato ieri
e di quello che verrà
se a t vgnarà malincunî
par i quî che t è arzvó
da la vétta, i pió bî,
e che adès t an è pió,
par i quî che t è sugnè
e che t an è brîsa avó,
se calerà su te malinconia
per le cose amate e perdute,
per le cose sognate
e mai avute,
alåura tè abrâzet al cusén
cómm se a fóss che t at abrazéss cun mé,
e pänsa che mé at sån avsén,
che a sån lé con té,
che sänper a sän insàmm,
allora tu, stringiti al cuscino
come faresti se stringessi me,
e pensa io ti sono vicino,
che sono lì con te,
che sempre siamo insieme,
arpôṡet amåur mî,
che mé, mé at vój bän.
risposati amor mio
che io ti voglio bene.
44 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 45
Magnèr e potetèr
di Mirella Musiani Frascari
L’ispirazian ed scrîver
at pôl sanper culpîr
st’i drî a fèr la spaisa,
mantr’et fé i lavurîr.
L’è come la carsmóggna,
opûr un’infezian
la viaza sanza frêno,
an ascaulta rasan.
Par mi dsfurtónna naigra
am capîta ed truvèr
al stôri mi pió bèli…
quand a fag da magnèr.
Am blôch a l inpruvîs
mantr’armàsd l’umidén
e ló, al vigliâc, csa fèl?
a s’atâca, “siccome l’edera”
al fand dal tegamén.
Pr’an dscarrer pó dla spójja:
manter a san lé a inpastèr
- a capirî - a vâg lanta
parché ai ó da pinsèr;
la pasta dvintand dûra
cme zimant armé
l’ am fa fèr una fadîga
c an psî brîsa imazinèr
e, in proposît, av pòs asicurèr
che a fèr dla palèstra
ai è manc da sudèr!
Al mâsum dla bechîsia
A l ó arzónt par Nadèl:
saura al furnèl bujéva
un bèl brôd ed capan
quand mé, pôvra dôna
a san culpé da l’ispirazian.
Pinsànd a fèr la rémma
a stèva lé a sdundlèr
peró la mî famajja
stóffa ed stèr d asptèr,
par bacca “del mio amore”
prèsta s fé sintîr:
«Ascaulta còca bèla
s’arésset pinsé ad fèr?
it in annda par cûser
o staggna qué a sbadacèr?
Va ban, a cunprindàn, ch’a
t’é
vgnó al sburziglén…
giosst par savair tesôr
incû a s mâgna “l’arte”
o un bèl piât ed turtlén?»
La dmanda la fô fàta
con tanta educazian
che, da cal dé famaus,
ai ó inparè la lezian:
prémma a la mi famajja
ai prepèr da magnèr
…pó …a scâp in dla mî
stanzia
e a vâg a potèr!
46 concorso Città di Castel Maggiore
Mangiare e far poesia
di Mirella Musiani Frascari
L’ispirazione di scrivere
può sempre colpire
se stai facendo la spesa
oppure le faccende.
È come lo sviluppo
oppure un’infezione
viaggia senza freni
e non ode ragioni.
Per mia nera sfortuna
mi succede di trovare
le storie mie più belle
mentre sto cucinando.
Mi blocco all’improvviso
mentre rigiro l’umidino
e lui, il vigliacco, cosa fa?
si attacca “siccome l’edera”
al fondo del tegamino.
Per non dire poi della sfoglia;
mentre sto impastando
- capirete - vado lenta
perché devo pensare;
la pasta diventando dura
come cemento armato
mi fa fare una fatica
difficile da immaginare
e, in proposito, vi posso
assicurare
che a far palestra
c’è meno da sudare!
Il massimo della distrazione
l’ho raggiunto per Natale:
sopra al fornello bolliva
un bel brodo di cappone
quando io, povera donna,
sono colpita dall’ispirazione.
Pensando a far la rima
stavo lì a dondolare
però, la mia famiglia
stanca d’aspettare
per bocca “del mio amore”
presto si fece sentire:
«Ascolta cocca bella
cos’avresti pensato di fare?
Sei pronta a cuocere
o stiamo qui a sbadigliare?
Va bene, comprendiamo
che ti è venuto
l’entusiasmo…
giusto per sapere tesoro
oggi si mangia “l’arte”
o un bel piatto di tortellini?»
La domanda mi fu posta
con tanta educazione
che da quel giorno famoso
ho imparato la lezione:
prima per la mia famiglia
preparo il pasto
…poi …scappo
in camera
e vado a poetare!
edizione 2010 47
Mirâcuel
di Giuliano Quarantotto
Miracolo
di Giuliano Quarantotto
Miracuel, un eser acsé cinén
da stèr in t’un sacàtt d la spaisa
in t’al bidån dal róssc a l’ho catè
strécc co i sû fradlén t cavdèl a brâzè.
Miracolo, un essere così piccolo
da stare in un sacchetto della spesa,
nel bidone del pattume l’ho trovato
stretto ai fratellini di latte abbracciato.
Al respireva ancåura,
un fie sutîl,
cme ch’al fil ch’al le tartgneva in vettá
se vettá a s pseva dîr.
Respirava ancora,
un fiato sottile
come quel filo che lo tratteneva in vita
se vita si poteva dire.
Vigliacarî e carugnisîa trunchèr un’eṡistänza
e com’e gninta fos, al delinquänt
s’infilza s’tra la zänt
a redder tott cuntänt..
Vigliaccheria e mascalzonata troncare un’esistenza
e come nulla fosse, il delinquente
ritorna fra la gente
a ridere contento.
Adès al cuvlén acsé cinén
l’è dvinte grand, l’è naigar,
al svintaja la cô, cån du uc ch’i brellen
s’ti fe un ziricuchen.
Ora quella cosina così piccina
è diventata grande, è nero
e sventola la coda, con gli occhi che brillano
se lo accarezzi.
Con arcnusänza l um guerda e a m per ch’al degga:
T’me salvè la vettá
Mé a sån al to can
e Te ti al mi Padrån
Con riconoscenza mi guarda e par che dica:
Mi hai salvato la vita,
Io sono il tuo cane
e Tu sei il mio Padrone.
Miracuel ch’al dé paser par d’lè.
48 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 49
Murîr ed lavurîr
di Anna Bastelli
Morire di lavoro
di Anna Bastelli
Murîr ed lavurîr sänza savair parché.
Murîr avelenè in fånnd a una zistérna,
bruṡè par na vanpè scupiè in fundarî,
o żå da un puntagg’ ch’n’avêva proteziån.
Morire di lavoro senza sapere perché.
Morire avvelenati in fondo a una cisterna,
bruciati per una vampata scoppiata in fonderia,
o giù da un ponteggio che non aveva protezione.
Lègrum ed cucudréll, griland coi trî culûr,
bèṡ ala vaddva e caràzz ai ragazû.
Anc incû a sinträn parôl ed zircustanza,
retòrica a bån marchè par vétt sänza valåur.
Lacrime di coccodrillo, corone coi tre colori,
baci alla vedova e carezze ai bambini.
Anche oggi sentiremo parole di circostanza,
retorica a buon mercato per vite senza valore.
50 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 51
Scàulta al mi ragiunamànt
di Giorgio Campi
Al so che li ai n’à di èter di spasimànt,
a farèv acsè anc me sa fòss in lì;
ma mè a gni pàns gnànc ed protestèr…
Mi fiòla invèzi
A la mi etè? A san bèle cuntànt
a l’à ciapè mèl fen da l’inèzi.
se ogni tant la ven fòra con me.
L’à pòra c’am fàga inbarluchèr… che me ai l’ò det,
Par quàl cl’am càsta…
- Sta mò bòna Samanta, c’ai n’è anc par te.-
Un kràfen, un bignè, un capuzèn…
A propòsit, an san mègga stè me a ciamèrla Samanta,
Ogni tant una màja…
l’è stè so mèder, cl’ignurànta patentè.
Una bursa, una giàca, un paltunzèn.
S l’era par me, am piaseva Cesira
Roba da rédder! Ai srà di sòld ca gni sràn piò nuèter.
cl’era al nom d’un’ambràusa dal Pant Vèc…
L’an pasè la m’à dmandè
Ma lasan stèr, e turnan al noster dscàurs originèl.
dis migliòn, pr andèr con òn
Pr’al mumànt i baiùc i èn i mi.
a fer un viàz in Ròssia, e me aiò dè.
Figuret te sa stag a guardèr
Al so che i mi baiùc me a gni vdrò mai piò,
dis miliòn avanti e andri…
vut c’an l’éva capè?
CHE ME AI REGAL!...
Mo sé, làsa cla vàga, cl’as divèrta
An voi mègga che li,
che puvrèṅna anc a li l’à i su pensìr
par quote sold, l’am rèdda dri.
52 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 53
Sentimänt sänza etè
di Carolina Lambertini
Che cuntintazza psair pensèr
Anc stavolta ài sòn anca me!
Lè tant ân ca scarabòc’
in dialàtt e in itagliàn
e àn vrè brîsa scrivèr
ed mè, mo dal côr
i venèn fòra i sentimënt
sènpliz, bon e elementèr
propri com lè la mi vètta.
In di an tränta la mi
Scôla ala quènta l’è finè
però al curâg a iò truvè
d’andèr a la “Primo Levi” a
ssantazenc àn cunpè!
Che emoziån turnè a scòla
con la curiośitè d’inparèr
e la vòjja ed cumpagnî…
Divers cäurs ed poèsi e lètura
par tant tanp a iò frecuentè
an dsmitrò mai ed ludèr
cl’omen pèn d’umznitè cl’era
al nòster prof.Benassi.
Ades purtròp al sa lasè
försi Gigi all’incuntrè
e la so i pran ciacarèr
d’argumënt tot varieghè.
A finès con al ringrazièr
qui che i àn vlò urganizèr
anch in s’t ân cal cuncäurs què
dòvv tòt polèn pàrtezipèr
anc qűi un po’ inbalzè cme me.
54 concorso Città di Castel Maggiore
Sentimenti senza età
di Carolina Lambertini
Che letizia poter pensare
anche stavolta ci sono anch’io!
Sono tanti anni che “scarabocchio”
in dialetto e in italiano
e non vorrei scrivere di me
ma dal cuore
escono i sentimenti semplici, buoni
ed elementari proprio come
il mio vissuto.
Negli anni trenta la mia
scuola alla quinta è finita
però il coraggio ho trovato
di andare alla “Primo Levi” a
sessantacinque anni compiuti.
Che emozione tornare a scuola
con la curiosità di imparare
e la voglia di compagnia!
Diversi corsi di poesia e lettura
per tanto tempo ho frequentato,
non smetterò mai di lodare
quell’uomo pieno di umanità
che era il nostro prof.Benassi.
Adesso purtroppo ci ha lasciati
forse Gigi l’ha incontrato
e lassù potranno parlare
di argomenti più svariati.
Finisco col ringraziare
quelli che hanno voluto organizzare
anche quest’anno questo concorso
dove tutti possono partecipare
anche quelli un po’ “imbranati” come me.
edizione 2010 55
Solitudine
di William Farne’
Solitudine
di William Farne’
Luntén arcôrd
d’amåur pasè
stajozz ed tämp
slavè, invurnè
Ricordi lontani
d’amori passati
ritagli di tempo
sbiaditi, assommati.
D incôsa me a sént
ògni sengola våus
crasser pian pian.
Di tutto io sento
ogni singola voce
pian piano in crescendo.
56 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 57
Una stória cinénna, cinénna
di Adriana Pallotti
Lé alzîra la fójja.
Peró la sô vétta
La s môv in t’al vånt.
lé sànza speranza,
Lé sótta, lé mójja
la nàbbia ed Nuvamber
la vá in bès al tåmp.
la j tôl la sustànza.
La tràmma la fójja
Lé ingrèt al destén
sa jé un temporèl
an vôl sénter rasån.
e a j pàsa la vójja
Là dezîs: “Par la fójja?
ed stèr lé a guardèr.
Såul nà ciôpa ed stasån!”
Col såul lé divérsa
Lé inóttil insestér.
la vétta dla fójja,
An gné gnînta da fèr.
lé lóstra, lé alîgra,
L’é una làzz dla natûra
lé sànza una nójja.
che bisàgga azetèr.
La câla la sîra.
Lé dàbbla la fójja…
La nôt la s’avsénna
e sànza trôpa gatèra
e la fójja l’aspèta
al prémm cåulp ed tàss
la lûs dla maténna.
la càsca par tèra.
Mo in fånd l é preziausa,
Sànza un lamånt,
anch sànza un cusén
sànza un strâz d’energî
la dvànta un rifûg
e la finéss i sô dé
par dû pasarén.
prôpi sàtta ai tô pî.
58 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 59
Zimant e sèl
di Mirella Musiani Frascari
Cemento e sale
di Mirella Musiani Frascari
Piaza ed zité e mèr scûr
luntàn ma abrazè fôrt.
Par tròp tanp i an zighé
lègrum ed zimant e sèl.
Piazza cittadina e mare scuro
lontani ma abbracciati forte.
Per troppo tempo hanno pianto
lacrime di cemento e sale.
Par tròp ân i an speré
che dignitè ed nazian
la féss ed zànnder
mûr d’omertè
e l arivéss cèra e unèsta
una parôla finèl ed giustézzia.
Per troppi anni hanno sperato
che dignità di nazione
incenerisse
muro d’omertà
e arrivasse chiara ed onesta
una parola finale di giustizia.
Adès, anc se luntèni,
ancaura e ancaura
i zîghen amèri lègrum
ed zimant e sèl.
E i én cal lègrum
che inciòn l à savò
e vlò asughpèr
ch’i lîghen
piâza Funtèna e mèr d’Ustica
con un grand’èrc duluraus
cal pôrta so in èlt al vaus
ed chi n’hà piò vaus
e i arbâz pêrs
e i tant’insónni futûr
ed chi n’ha pió futûr.
Ora, anche se lontane,
ancora e ancora
piangono lacrime amare
di cemento e sale.
E sono quelle lacrime
che nessuno ha saputo
e voluto asciugare
che uniscono
piazza Fontana e mare d’Ustica
con un grande arco doloroso
che porta su in alto le voci
di chi più non ha voce
e gli abbracci persi
e i tanti sogni futuri
di chi più non ha futuro.
Al tanp dla veritè
da tant’ân arpiaté da quêrta
ed sâbia culpàvvla, al guèrda
sanza mai rasegnères
cla piâza e cal mèr
ancaura e ancaura
custrétt a zingèr amèri lègrum
ed zimant e sèl.
Il tempo della verità
da tanti anni nascosto da coperta
di colpevole sabbia, guarda,
senza mai rassegnarsi
quella piazza e quel mare
ancora e ancora
costretti a piangere amare lacrime
di cemento e sale.
60 concorso Città di Castel Maggiore
edizione 2010 61
la Giuria
Belinda Gottardi
Assessore alla Cultura di Castel Maggiore
Cristiano Cremonini
Progetto Cultura Teatro Guardassoni
Tenore
Aldo Noè Jani
Club il Diapason
Conduttore di Al Nutizièri Bulgnais
Pierluigi Pigi Foschi
La Garisenda
Teatro dei Burattini
Luisa Ragagni
Poetessa in dialetto Bolognese e scrittrice
Iacopo Stigliano
Corso di dialetto
Arci SputnikTom
Matteo Bortolotti
Scrittore thriller e noir
Federica Cremonini
Associazione Teatrale I Grigioro
L’organizzazione ringrazia la giuria per il prezioso aiuto
portato alla buona riuscita del concorso
62 concorso Città di Castel Maggiore
indice
La carsintine - Tiberio Artioli
lAl masnén da cafà - Francesco Battilana
lLa solitudine - Francesco Battilana
lI rusticàn - Anna Bastelli
lMurîr ed lavurîr - Anna Bastelli
lScàulta al mi ragiunamànt - Giorgio Campi
lLa stòria d na ròccla - Barbara Caporicci
lAl dånndel - Barbara Caporicci
lAl mirâcuel däl tajadèl - Ezio Cesari
lLuntananza - Ezio Cesari
le…vîva, bulàggna! - Ghino Collina
lLa stanzia - William Farne’
lSolitudine - William Farne’
lSentimänt sänza etè - Carolina Lambertini
lMagnèr e potetèr - Mirella Musiani Frascari
lZimant e sèl - Mirella Musiani Frascari
lLa mi spezialitè - Marianna Gherardi
lCartulénna id quaraisma - Maria Iattoni
lL’idioma - Maria Iattoni
lL’ambranda in tal prè - Roberto Negrini
lLa donna ed picc - Adriana Pallotti
lUna stória cinénna, cinénna - Adriana Pallotti
lGèra - Federico Palma
lIncôsa - Federico Palma
lAl crusėl - Claudio Pesci
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Felizitè - Marta Proni
lMirâcuel - Giuliano Quarantotto
lL’ot ed mèrz - Giuliano Quarantotto
lAmåur a prémma véssta - Vito Villani
lDîṡ ed lói - Vito Villani
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edizione 2010 63
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