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NUOVO CONSUMO Il mensile per i soci Unicoop Tirreno • euro 1,50 • anno XV • numero 161 • novembre 2006 GENE RIBELLE Gli organismi geneticamente modificati tra interessi economici e preoccupazioni per la salute. A occhio e croce Le malattie degli occhi Piange il telefono Dossier sui call center Piazza pulita Guida all’acquisto dei detersivi multiuso PUNTI AGIP FAI DA TE 1 Punto Agip ogni litro di carburante DAL 1 NOVEMBRE AL 31 DICEMBRE 2006 (massimo 100 punti al giorno; solo autovetture e motocicli). Per ottenere punti Agip con la modalità FAI DA TE, ritira la carta “Club Fai da te” presso una delle oltre 3.000 Stazioni di Servizio che aderiscono all’iniziativa. I punti Agip raccolti li potrai trasformare in punti Coop in qualsiasi momento, presentando al gestore la tua carta SocioCoop: Set Brandy lui&lei 850 + Set 4 segnaposti Kontiki ogni 4 punti Agip riceverai 5 Punti Coop. 800 NOVITÀ La raccolta punti Agip FAI DA TE terminerà l’8 gennae io 2007. I punti accumulati in questo periodo potranno essere convertiti in Punti Coop fino al 14 gennaio 2007. Se fino all’8 gennaio 2007 raccogli sulla carta “Club Fai da te” Agip almeno 1.000 punti, al momento della trasformazione riceverai: 400 Punti Coop in OMAGGIO! I punti presenti su più card non possono esere cumulati. Su un’unica Carta SocioCoop non possono essere accreditati più di 5.000 punti da conversione punti Agip. PUNTI AGIP SERVITO 1 Punto Coop ogni 2 litri di carburante PUNTI 5,00 EURO + 6,00 (solo autovetture e motocicli). Per ottenere i punti Coop con la modalità SERVITO, presenta la tua Carta SocioCoop al momento di effettuare il pagamento. I punti verranno accreditati sulla Carta periodicamente e in modo automatico. Le Stazioni di Servizio Agip che aderiscono all’iniziativa con la modalità SERVITO, saranno riconoscibili da una apposita segnaletica. 2.500 + SUPERGRATIS Set 2 calici ballon 350 PUNTI (massimo 40 punti al giorno, solo autovetture e motocicli). 10 Punti Coop ogni litro di lubrificante Coppia telefoni cordless Best Twin PUNTI EURO Rasoio HQ5426 2.000 + PUNTI 14,00 EURO Frullatore Smoothie Set fonduta SUPER- per cioccolato 850 PUNTI Baby tombola 900 PUNTI Nei supermercati e ipermercati del Gruppo Unicoop Tirreno 4,500 + PUNTI 14,50 EURO PUNTI 16,50 EURO Il punto di Aldo Bassoni Mensile per il consumatore Spedito in abbonamento ai soci di Unicoop Tirreno Direttore responsabile Aldo Bassoni Redazione Rita Nannelli Beatrice Ramazzotti Luca Rossi Cristina Vaiani Hanno collaborato Barbara Autuori Francesca Baldereschi Anna Ciaperoni Viola Conti Tito Cortese Eleonora Cozzella Benedetta D’Alessandro Eugenio Del Toma Daniele Fabris Stefano Generali Costanza Giambalvo Carlotta Grimaldi Silvia Inghirami Giovanni Manetti Chiara Milanesi Roberto Minniti Isabella Mori Giorgio Nebbia Paola Ramagli Gabriele Salari Paolo Volpini Progetto grafico NeWork&B Impaginazione Marco Formaioni Copertina Agenzia Grazia Neri Impianti e stampa Coptip Modena Direzione e redazione SS1 Aurelia Km 237 57020 Vignale Riotorto (LI) Tel. 0565/24720 - Fax 0565/24210 e-mail: [email protected] Editore Vignale Comunicazioni srl Pubblicità Giemme Pubblicità di Graziella Malfanti via Pacinotti, 12 - 57025 Piombino (LI) tel. 0565 49156 - 226433 - fax 0565 39003 e-mail: [email protected] Responsabile pubblicità Roberta Corridori Registrazione del Tribunale di Livorno n° 695 del 24/07/2001 Iscrizione ROC 1557 del 4/09/2001 Tiratura prevista: 530.500 copie Chiuso in tipografia il 19/10/2006 Erario flessibile Contro l’evasione fiscale meno parole e più fatti. Perché non rispolverare l’antica, semplice idea dell’accertamento del reddito effettivo? Negli anni Settanta nasceva il nuovo sistema fiscale elettronico centralizzato sul modello dei più avanzati paesi europei. Lo chiamarono il cervellone. Ma le cose non andarono come previsto perché all’aumentare del numero dei contribuenti non fece riscontro l’ammodernamento degli uffici. Così arrivò il condono del 1973 e si finì con lo scaricare molti adempimenti sui cosiddetti sostituti d’imposta. Fu il disastro dell’anagrafe tributaria autogestita. Le cose migliorarono un po’ negli anni Ottanta quando gli uffici si adeguano senza tuttavia riuscire a mettere a punto tecniche efficaci e capillari di accertamento fiscale. Altro condono nel 1982. Negli anni Novanta cambia la strategia. Appaiono le denunce dei redditi ex ante, ma lo stato non è in grado di controllarle con puntualità e rigore e il nodo rimane anche oggi sempre quello dei controlli con l’aggravante di uno stato debole di fronte agli evasori premiati e incoraggiati a perseverare dalla comoda pratica dei condoni e dei concordati. Ora finalmente si torna a parlare di un piano serio contro chi non fa fino in fondo o per niente il suo dovere di contribuente. Padoa Schioppa li ha chiamati ladri. Ma forse una certa morale prevalente preferisce considerarli furbi. In ogni caso più delle parole è il momento dei fatti. Arriverà finalmente il giorno in cui anche in Italia tutti pagheranno le tasse? Il pacchetto messo a punto dal ministro Visco non è male. Ma ci vuole un apparato dell’Amministrazione finanziaria molto più efficiente di quello attuale e un coordinamento migliore tra Guardia di Finanza e Erario per renderlo attuabile. Questione di volontà politica, che forse questa volta c’è; e questione di strumenti tecnici che ancora mancano. Di sicuro i sistemi adottati fino ad oggi non hanno funzionato; e non hanno funzionato perché non ha funzionato la pianificazione fiscale. E allora c’è da chiedersi se non sarebbe il caso di tornare a quell’antica, semplice idea dell’accertamento del reddito effettivo, magari coinvolgendo in questa attività gli enti locali, a cominciare dai Comuni, i soli in grado di esercitare un contatto diretto e ravvicinato con i cittadini. Per tutelare chi fa il suo dovere e smascherare chi sguazza nell’inefficienza della macchina tributaria. Finanziaria e Prestito Sociale UNA NOTA DELLA PRESIDENZA ANCC-COOP Le notizie che attualmente stanno circolando su alcuni organi di stampa riguardo ad un presunto maggior prelievo fiscale sul prestito sociale nelle cooperative contenuto nella Legge Finanziaria sono prive di fondamento. La Legge Finanziaria attualmente all’esame del Governo e delle parti sociali non contiene nessuna norma specifica riguardante l’argomento. La tassazione delle rendite finanziarie è oggetto di un disegno di legge delega, il cui decreto delegato è tutto da scrivere. Passeranno quindi ancora diversi mesi; solo a fronte di un eventuale provvedimento che riguardi anche il prestito sociale sarà possibile esprimere valutazioni. Stampato su carta 100% riciclata NUOVO CONSUMO 5 In questo numero rubriche Il punto Erario flessibile Lettere Coop risponde Previdenza Faccende di casa Chi protegge il cittadino In cattiva compagnia Dillo a Nuovo Consumo Inpressioni a caldo La merce muta Tasso alcolico Sani & salvi ABCibo Indice di gradimento Controcanto Contro l’agonia Pace verde Qual buon vento Evergreen Presidi Slow Food The Queen A tavola Bruschette e crostini Nel carrello Specie protette Bella provola Consumi in scena Vinca il migliore 5 12 Prima pagina 8 10 10 11 11 17 33 33 39 GENE RIBELLE 31 Salute dei cittadini, interessi economici, progresso scientifico: il dibattito sugli organismi geneticamente modificati. attualità COOP INFO 44 44 51 52 54 54 Una Coop in salute Caro amico pc Tutti insieme per Matteo Pari o dispari La vetrina dei soci SALUTE / A occhio e croce DOSSIER / Piange il telefono Viaggio nel mondo dei call center. 35 prodotti GUIDA ALL’ACQUISTO / Piazza pulita 41 Detergenti e antibatterici per una casa a prova di pulito. GLI EXTRA / Un gel per capello 46 Teste sempre a posto. 66 TIPICO / Mondo pane 48 L’impasto più semplice e antico che ci sia. SALTIMBOCCA / Buonapera 50 Dolce, salutare, ideale per ogni ricetta. COTTI & CRUDI / Tesoro 59 I bambini e i loro amici a quattro zampe. Cambia musica 21 22 27 28 28 31 Come prevenire le malattie degli occhi. NC La bestia nel cuore Salute 62 Star bene con la musicoterapia. Tempi moderni 63 Ginnastica da star 64 mio 57 Tutti a raccolta nell’Italia dei tartufi. 59 NC Tutti ai corsi di Pilates. Cuore di Coop 65 Informagiovani 65 NUOVO CONSUMO 7 Redazione Nuovo Consumo Fermo SS 1 Aurelia Km 237 - 57020 Vignale Riotorto (LI) posta e-mail: [email protected] Caro farmaco La maggior parte degli italiani hanno plaudito al decreto che liberalizzava la vendita dei cosiddetti farmaci da banco e io come tutti sono rimasto in attesa dei punti vendita nei supermercati per vedere finalmente questa diminuzione dei prezzi. Diminuzione che non mi ha per niente soddisfatto perché non è riuscita ad arrivare ai livelli degli altri paesi europei e inoltre è spesso mascherata da una quantità inferiore nella confezione o nel principio attivo [...]. I prezzi di questi composti in Europa sono spesso irrisori e non si capisce perché nella furba Italia non si riesca ad intervenire su produttori, distributori e rivenditori per avere un prezzo al consumo che non sia scandaloso. [...] La scorsa settimana ho comprato in farmacia a prezzo pieno, 6,30 euro, una confezione di compresse di aspirina effervescente simile a quella venduta in Coop e reclamizzata su Nuovo Consumo al prezzo di 3,11 euro, solo che nella confezione della Coop ci sono 10 compresse mentre in quella della farmacia ce ne sono 20. Differenza 8 centesimi di euro che non rappresentano assolutamente un vero risparmio[...] Spero che la Coop cominci a rivedere i sistemi di approvvigionamento e di vendita per dare davvero un contributo reale ai risparmi dei cittadini. Giovanni Aliboni, via e-mail A quanto pare – ma la cosa è nota da tempo – in Italia abbiamo i farmaci più cari d’Europa. Questo valorizza ancora di più la liberalizzazione varata dal governo che ha permesso anche ai supermercati di vendere alcune tipologie di farmaci da banco e da automedicazione a prezzi molto inferiori. La battaglia però non finisce qui. Bisogna intervenire con più determinazione su una grave “anomalia” che penalizza fortemente i cittadini italiani rispetto al resto d’Europa. Per quanto riguarda l’aspirina effervescente, le posso confermare che il prezzo di una singola compressa acquistata in farmacia in qualunque confezione è di 0,43 centesimi. Forse lei ha acquistato un altro prodotto simile all’aspirina, oppure una confezione da 20 compresse scontata di circa il 20 per cento: questo significa che alcune farmacie cominciano ad adeguarsi ed è in fondo un bene per il mercato e per i consumatori che anche i prezzi praticati dalle farmacie si abbassino. Naturalmente il suo suggerimento circa i sistemi di approvvigionamento è giusto. Per Coop è un settore completamente nuovo e non mancano certo problemi che hanno bisogno di tempo ed esperienza per essere risolti. Aldo Bassoni 8 NUOVO CONSUMO Un gran bel viaggio Siamo un gruppo di Soci Coop di Follonica e siamo tornati da un viaggio soggiorno in Sardegna. La gita inserita nel catalogo “Viaggia con noi” diffuso e pubblicizzato sia nel negozio Coop che nell’agenzia viaggi Farolito Travel di Follonica è risultata assai soddisfacente e ben organizzata. Vogliamo sottolineare proprio l’organizzazione: grazie alla presenza di personale qualificato e direttamente responsabile dell’agenzia è stato possibile apportare all’istante delle variazioni al programma che ci hanno consentito di visitare luoghi che altrimenti non sarebbe stato possibile vedere. Per molti di noi non era la prima gita come Soci Coop e anche in altre recenti occasioni, per la presenza del titolare dell’agenzia, sono state effettuate variazioni al programma, risultate vantaggiose per i partecipanti, naturalmente con aggravi economici per l’agenzia. Per tornare al viaggio in Sardegna, abbiamo visto posti di incredibile bellezza naturale, a cominciare dall’Arcipelago della Maddalena con Budelli e Spargi, dove abbiamo potuto fare il bagno in un’insenatura tanto bella da non avere niente da invidiare alle tanto decantate spiagge esotiche. (...). Abbiamo inoltre avuto modo, e ci teniamo a dirlo con sommo piacere, di gustare in varie occasioni la tipica cucina sarda e dobbiamo riconoscere che tutto è stato ben diverso dalle pensioni complete a buffet e/o con cestini ai quali eravamo abituati in altri viaggi. Un gruppo di Soci Coop di Follonica (GR) Chiamata senza risposta Sono più di sette giorni che tento inutilmente di mettermi in contatto con il numero verde del Ministero dei Trasporti 800232323. Questo numero è attivo e ringrazia di aver chiamato (il tutto via disco) fino alle 8,30; a questo punto (inizio orario di lavoro) il telefono viene staccato fino alle 14, dalle 14 alle 14,30 (pausa mensa) le più volte viene rimesso il disco (se no il telefono è staccato), dalle 14,30 alle 17,30 (orario di lavoro) viene ristaccato, dalle 17,30 alle 8,30 del giorno dopo viene messo il disco che ringrazia di aver chiamato: cioè nell’orario di lavoro il telefono che dovrebbe essere funzionante è staccato, nell’orario di chiusura è attaccato. A mio avviso è una cosa vergognosa sprecare così i soldi dei cittadini. C.R., Rosignano Solvay (LI) IL NATALE DEI SOCI Fermo posta dal 16 novembre al 24 dicembre Che bufala! Vi scrivo per sapere se ritenete fondate le voci che circolano via e-mail su un preoccupante potenziale cancerogeno di alcuni prodotti per la cura della persona. (...). V.S., via e-mail Il lettore pone un interessante quesito: l’attendibilità di un messaggio che sta circolando da tempo su internet e che sostiene che una certa dott. Gabriela Casanova Larrosa dell’Università dell’Uruguay avrebbe riferito che l’uso di antitraspiranti a base di ossicloruro di alluminio favorirebbe il tumore al seno soprattutto se applicato sulle ascelle depilate. La tesi può destare preoccupazione; la depilazione lascerebbe delle piccole lesioni attraverso le quali gli ingredienti dell’antitraspirante entrerebbero in una zona del corpo femminile vicina ai linfonodi che potrebbero essere interessati alla comparsa del tumore al seno. Internet è uno straordinario strumento di diffusione delle conoscenze e può aiutare a far conoscere pericoli e ad evitarli. Su internet però può circolare di tutto anche, talvolta, notizie false, o infondate (chiamate “bufale”, hoax in inglese) ingannevoli o anche dannose. Talvolta si tratta di falsi inviti ad azioni ecologiche o caritative; talvolta sono provocati dall’interesse delle compagnie telefoniche o informatiche di guadagnare dei soldi (le famose “catene di S. Antonio”); talvolta sono messi in circolazione da ditte che invitano a non comprare merci della concorrenza, falsamente indicate come pericolose. Comunque la possibile correlazione fra antitraspiranti e tumore al seno ha sollecitato ricerche e controlli in molte parti del mondo ed è risultata inesistente. La dottoressa Larrosa ha smentito di essere l’autrice di qualsiasi messaggio su tale correlazione. Il tutto si trova nel sito “antibufale” www.paoloattivissimo.info/antibufala/ sotto “deodoranti”. Resta il fatto che la depilazione delle ascelle, specialmente con rasoi a lamette, può lasciare piccole ferite o irritazioni attraverso le quali sostanze estranee possono entrare nel corpo femminile; qualsiasi sostanza che viene a contatto con la pelle può innescare reazioni indesiderabili; alcuni antitraspiranti contengono sali di alluminio (leggere sempre le etichette). Sono state interrogate migliaia di persone che hanno o non hanno avuto il tumore al seno per sapere se e da quanto tempo usavano antitraspiranti o deodoranti per ascelle; la correlazione antitraspiranti-tumori al seno finora non è stata trovata. Va comunque tenuto presente che i tumori in genere compaiono mesi o anni dopo l’esposizione alla causa e che in un così lungo periodo la persona colpita può essere stata esposta a innumerevoli agenti cancerogeni. Giorgio Nebbia NUOVO CONSUMO 9 Panettone classico “Tre Marie” 1 Kg Torrone classico alla nocciola “Pernigotti” 150 g Cioccolatini Gianduiotti “Attibassi” 200 g Spumante Grand Reale Dessert “Gancia” 75 cl oppure Pandoro “Tre Marie” 1 Kg Torrone classico alla nocciola “Pernigotti” 150 g Cioccolatini Gianduiotti “Attibassi” 200 g Spumante Grand Reale Dessert “Gancia” 75 cl PREZZO SOCI 9,90 EURO PREZZO NON SOCI 17,90 EURO massimo 2 confezioni per ogni carta SocioCoop Coop risponde Giuste agevolazioni Avrei bisogno di acquistare beni con riduzione Iva dal 20 al 4 per cento per invalidi 100 per cento. Al negozio Coop di Follonica mi hanno detto che se ne può usufruire solo per alcuni prodotti. Mi potete dare maggiori informazioni? Che documenti devo eventualmente portare per usufruire di questa agevolazione? via e-mail I beni sui quali è possibile per legge applicare la riduzione a cui lei fa riferimento sono le apparecchiature e i dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche. Deve inoltre trattarsi di sussidi da utilizzare a beneficio di soggetti limitati (o anche impediti) da menomazioni permanenti di natura motoria, visiva, uditiva o del linguaggio e per facilitare la comunicazione interpersonale, l’elaborazione scritta o grafica, il controllo dell’ambiente, l’accesso all’informazione e alla cultura, come, ad esempio, fax, modem, computer, telefono a viva voce, schermo a tocco, tastiera espansa ecc. L’aliquota Iva agevolata è al 4 per cento. Sulla fattura dovrà essere inserita la seguente dicitura “Aliquota Iva al 4% ai sensi dell’articolo 2, comma 9, del Decreto - Legge 31 dicembre 1996, n. 669”. Cambio di pasto Ho in mano un buono pasto che è valido solo per l’acquisto di prodotti alimentari e non lo ritengo giusto. Volevo farvi presente che chi utilizza questo servizio di solito non è benestante. via e-mail Per quanto riguarda i buoni pasto Coop si attiene a un decreto legge firmato dal presidente del consiglio dei ministri il 10/11/2005 e registrato presso la Corte dei conti il 14/12/2005 che cita all’articolo 2/b “si intendono per servizi sostitutivi di mensa resi a mezzo di buoni pasto, le somministrazioni di alimenti e bevande e le cessioni di prodotti di gastronomia pronti per il consumo immediato effettuate dagli esercizi elencati all’articolo 4”. Servizio Filo Diretto di Unicoop Tirreno > Numero verde 800861081 10 NUOVO CONSUMO Previdenza a cura di LiberEtà Faccende di casa Quanto è facile assumere una colf? Non è difficile assumere un assistente domestico/a. La sua assunzione non è soggetta a particolari formalità. Per fare le cose in regola occorre darne comunicazione ai servizi per l’impiego (il vecchio ufficio di collocamento) entro cinque giorni di tempo dalla data di assunzione, comunicare poi all’Inail il codice fiscale del lavoratore e aprire una posizione contributiva all’Inps in tempo utile per provvedere al pagamento dei primi contributi trimestrali. L’Istituto pensionistico mette a disposizione un modello cartaceo (modello LDog) e un programma per l’iscrizione via internet del rapporto di lavoro. Rivolgersi pure al patronato Inca Cgil. Attraverso internet è possibile fare una simulazione del costo contributivo e stampare i bollettini per il versamento. Per sapere quanto costa mettere in regola un assistente domiciliare basta inserire il dato della retribuzione e delle ore lavorate. In caso di assunzione di un cittadino italiano la regolarizzazione tardiva può comportare, oltre che le sanzioni civili (ridotte) per il ritardo nel versamento dei contributi, anche sanzioni per il ritardo nelle comunicazioni. Per i lavoratori extracomunitari occorre ottemperare anche agli obblighi del Testo unico sull’immigrazione che obbliga il datore di lavoro a: • trasmettere entro cinque giorni allo Sportello per l’immigrazione il contratto di soggiorno, nel quale deve essere indicato dove alloggia il lavoratore (articolo 22). In caso di inadempienza, il Prefetto può comminare la sanzione amministrativa da 500 a 2.500 euro; • comunicare, entro 48 ore, all’autorità locale di pubblica sicurezza sia l’assunzione che l’eventuale alloggio presso la famiglia che ha fatto l’assunzione. La violazione è punita con una sanzione amministrativa da 160 a 1.100 euro. Il datore di lavoro deve consegnare al lavoratore la lettera di assunzione, con le condizioni che regolano il rapporto di lavoro e comunicare al lavoratore l’importo della retribuzione annuale perché le imposte, se dovute, devono essere pagate direttamente dal lavoratore con la dichiarazione dei redditi. LiberEtà: e-mail [email protected] Chi protegge il cittadino Dillo a Nuovo Consumo a cura di Federconsumatori In cattiva compagnia Impressioni a caldo Ho subìto un tamponamento e non riesco a farmi risarcire. Più di un mese fa ho anche inviato un reclamo scritto a mezzo di raccomandata con ricevuta di ritorno all’ufficio reclami dell’assicurazione ma non ho ricevuto alcuna risposta. Vorrei sapere se esiste un modo rapido per far valere i miei diritti senza dover ricorrere a un giudice. A.B., Catania Circa un mese fa un installatore, chiamato per controllare il corretto funzionamento della caldaia, mi ha fatto presente che era necessario sostituirla. Ma la sua proposta non mi è sembrata corretta. Come posso valutare se quello che lui mi dice è tecnicamente giusto? L.S., via e-mail La informo che per risolvere le controversie nate tra assicurazioni e automobilisti in seguito a un incidente d’auto, non è più indispensabile ricorrere alle vie legali. Esiste, infatti, l’opportunità di dirimere i conflitti in maniera rapida ed economica attraverso la procedura di conciliazione. Se non ha ricevuto alcuna risposta alla raccomandata può esperire il tentativo stragiudiziale di conciliazione, siglato tra Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) e dodici associazioni di consumatori, tra cui anche CittadinanzAttiva. L’associazione alla quale si rivolgerà, la rappresenterà in sede conciliativa. La commissione di conciliazione è composta da un rappresentante dell’associazione dei consumatori a cui si è rivolta e da un rappresentante della compagnia di assicurazione e dovrà giungere ad un accordo entro trenta giorni. Qualora l’esito della conciliazione non la dovesse soddisfare, potrà sempre decidere di non accettarlo e di procedere per vie legali. Le devo tuttavia specificare che tale procedura si applica solo a favore di coloro che abbiano fatto richiesta di risarcimento non superiore a 15mila euro e che, in relazione all’oggetto della conciliazione, non si siano già rivolti alla magistratura e non abbiano incaricato altri soggetti a rappresentarli nei confronti della compagnia. La fondatezza di quanto dichiarato dalla ditta può essere facilmente verificata chiedendo, ai sensi dell’art. 33 comma 2 della Legge 10/91, che siano gli stessi tecnici verificatori incaricati dall’ente locale ad effettuare le opportune rilevazioni sull’impianto (“La verifica può essere effettuata in qualunque momento, anche su richiesta e a spese del committente, dell’acquirente dell’immobile, del conduttore, ovvero del responsabile dell’impianto”). In questo modo, con una spesa modesta, attraverso l’organismo pubblico, si otterrà la certezza che le valutazioni circa la necessità o meno di sostituire la caldaia siano imparziali e, quindi, non risentano degli interessi di mercato delle ditte private. Tenga inoltre presente che l’ente locale, qualora riscontri che la caldaia non è a norma, non sanziona immediatamente l’utente, bensì gli concede un periodo di tempo per l’adeguamento, fornendo la propria collaborazione, affinché l’intero sistema edificio-impianto sia reso conforme alle norme in vigore, comprese quelle relative alla sicurezza (Legge 46/90). Riferimenti utili www.ania.it/consumatori.asp Sportello Auto Ania: tel. 027764444 www.tuttoconsumatori.it per trovare l’elenco delle associazioni dei consumatori che aderiscono all’iniziativa. Isabella Mori, Pit Servizi-CittadinanzAttiva CittadinanzAttiva-Pit Servizi: tel. 0636718555 (da lun. a ven.: ore 9-13.30) fax 0636718333 e-mail: [email protected] Viola Conti, Federconsumatori Tel. 0642020759/63 - fax 0647424809 - www.federconsumatori.it e-mail: [email protected] orario: dal lunedì al venerdì 9.30-17 NUOVO CONSUMO 11 Prima pagina GENE RIBELLE Contaminati, modificati, transgenici. Dal riso al mais, dal cotone al pomodoro come avanza l’industria delle biotecnologie tra timori per la salute e interessi economici. Ma perché non ne parla più nessuno? 12 NUOVO CONSUMO di Aldo Bassoni Tutto è incominciato con il flavr savr, un pomodoro geneticamente modificato per arrivare sulle tavole dei consumatori rosso e sodo come il giorno della raccolta. Per ottenere questo risultato bastò che gli scienziati della Calgene inserissero nel suo Dna un gene che ne ritardava l’invecchiamento. Il pomodoro poteva viaggiare per giorni e giorni senza deteriorarsi. Peccato che quando arrivava faceva schifo e puzzava. La Calgene spese 200 milioni di dollari per migliorarlo, ma finì in crisi e fu assorbita dalla Monsanto che abbandonò il progetto. Da allora i nuovi padroni delle biotecnologie applicate alle piante si sono dedicati ad altre più sicure e redditizie colture come il mais, la soia, il cotone e la colza. Di recente ci hanno provato anche con il riso, questa volta per creare una varietà ricca di vitamina A, il famoso gold rise che avrebbe dovuto risolvere i problemi nutrizionali delle popolazioni sottoalimentate dell’Asia e dell’Africa. Purtroppo è venuto fuori che di vitamina A ce n’era proprio poca e che una specie di riso rosso naturale coltivato sull’Himalaya ne contiene addirittura di più. E intanto si va avanti col mais, la soia e la colza. Come? Come capita. “Siamo in Iraq per spargervi i semi della democrazia in modo che possano germogliare e propagarsi in tutta la regione”. Quando George W. Bush pronunciò questa frase nessuno pensava che i semi ai quali alludeva fossero quelli della Monsanto. Poi, uno dei primi atti dell’allora governatore Paul Bremmer fu proprio quello di mettere fuorilegge le antiche pratiche dei contadini iraqeni, abituati da millenni ad utilizzare le proprie sementi, e obbligarli ad acquistare quelle della Monsanto, della Syngenta, della Bayer e della Dow Chemical, le maggiori multinazionali degli ogm che creano e vendono sementi brevettate in mezzo mondo. COS’È UN OGM? È un organismo nel quale, tramite operazioni di ingegneria genetica, si riescono a innestare pezzi di Dna di un altro organismo, per creare esseri non presenti in natura e non ottenibili tramite incroci. Nel caso delle piante, come mais e soia, l’innesto di un gene di batterio può creare una specie resistente a un diserbante o all’attacco di un insetto o, ancora, al freddo. Il nuovo organismo, inoltre, è di “proprietà” della ditta che l’ha creato. È il caso, ad esempio, della soia Roundup Ready (la più diffusa nel mondo) della statunitense Monsanto, geneticamente modificata per resistere a un erbicida, anch’esso prodotto dalla multinazionale, che quindi fa affari vendendo sia le sementi che l’erbicida (Monsanto è il numero uno sul mercato degli erbicidi con un giro di 2,6 miliardi di dollari nel 2000). GLI OGM E L’ITALIA >>> La coltivazione di ogm non è consentita in Italia fino alla adozione degli strumenti normativi regionali idonei a garantire la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche e all’individuazione di soluzioni adeguate tra regioni confinanti per la gestione della coesistenza nelle aree contigue. >>> Circa le soglie di tolleranza rimane in vigore il decreto ministeriale 27 novembre 2003 che prevede l’assenza di organismi geneticamente modificati nelle sementi. 13coltivare % >>> Il mancato rispetto del divieto di ogm comporta l’applicazione della sanzione di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 212 secondo cui “chi mette in coltura prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate senza l’autorizzazione di cui al comma 2 è punito con la pena dell’arresto da 6 mesi a 3 anni o dell’ammenda fino a 100 milioni di lire”. CONTRO natura Quello che è stato facile imporre ad un paese occupato militarmente passa per vie più pacifiche ma non meno traumatiche in altre contrade del mondo, soprattutto nelle regioni più povere e affamate, dove le stesse potenti multinazionali stanno spingendo i contadini all’utilizzo di sementi tutelate dal copyright. Negli ultimi dodici anni parecchi Stati del Sud del mondo hanno adottato leggi sui brevetti delle sementi tramite accordi bilaterali. Mais, riso, cotone, tabacco sono alcuni dei business più redditizi della ormai florida industria delle biotecnologie. Ed è questa una delle ragioni che complica la vita a chi vorrebbe qualche garanzia in più prima di introdurre nel proprio organismo sostanze risultate dalla manipolazione genetica di piante e animali. L’ascesa del transgenico sembra irresistibile. Spinta da enormi interessi e dalla convinzione (o illusione) che il futuro del cibo, il benessere dell’umanità, la vittoria sulla fame non possa che passare dallo sviluppo delle biotecnologie. Timori salutistici e preoccupazioni economiche, si intrecciano in un groviglio di problematiche di cui ormai si parla da anni. E mentre si parla gli ogm avanzano. Lo fanno in tutti i modi. Soppiantando le colture tradizionali dove è possibile, inquinando le specie “naturali” in assenza di precauzioni e regole precise, invadenNUOVO CONSUMO 13 do i mercati di mezzo mondo esposti al condizionamento economico e tecnologico delle potenti industrie, scorrazzando illegalmente in Europa come nel caso del riso ogm free ma che ogm free non era, sbarcato a Rotterdam e Livorno, poi scoperto e sequestrato prima che si aggiungesse a chissà quante altre partite di riso transgenico venduto sui banchi dei supermercati. «Ma non nei nostri supermercati e nei nostri prodotti a marchio – assicura Claudio Mazzini della direzione qualità di Coop Italia – dai quali abbiamo bandito ormai da anni la presenza di ogm e derivati. Inoltre lo abbiamo scritto anche sull’etichetta che cosa mangiano gli animali che forniscono la nostra carne». È il cosiddetto principio di precauzione a cui fa da contrappunto la libertà di scelta del consumatore. «Può anche darsi che un giorno si dimostri che gli ogm facciano diventare alti e biondi – aggiunge Mazzini – ciò non toglie che qualcuno possa decidere di rimanere piccolo e bruno». Rischio CALCOLATO Intanto le sperimentazioni proseguono anche nelle nostre regioni. «Noi non siamo contrari alla sperimentazione degli ogm nel nostro Paese se impiegati a favore del progresso tecnologico e scientifico e opportunamente normati – dice Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori –. Attualmente, infatti, le biotecnologie vengono utilizzate, non solo nel comparto alimentare, ma anche in quello farmaceutico e industriale senza che ancora si conoscano bene i rischi derivanti da un’eventuale contaminazione. Inoltre, soprattutto se parliamo di alimentazione, siamo perché sia rispettato il divieto di introduzione nel nostro Paese di ogm non autorizzati dalla Comunità Europea, fintanto che la ricerca scientifica non abbia dato risposte certe riguardo i rischi nel lungo periodo per la salute umana derivanti dall’impiego di ogm». 14 NUOVO CONSUMO Ma sono proprio i risultati sul lungo termine che mancano. Per esempio quelli realitivi alle allergie. «Cosa non facile da ottenere – osserva Marcello Buiatti, ordinario di genetica presso l’Università di Firenze – perché non è possibile isolare gruppi umani completamente omogei come stile alimentare». Quindi non resta che procedere con estrema cautela. «Regole, controlli, informazione al consumatore e tutela della biodiversità, sono questi gli aspetti da approfondire», osserva Mazzini. È dal 1998 che Coop ha chiesto garanzie ai suoi fornitori in merito al non utilizzo di materie prime derivanti da manipolazioni genetiche e nei prodotti a marchio Coop non sono utilizzati né mais né soia derivati o provenienti da piante geneticamente modificate. Una linea, quella di Coop, condivisa in pieno dai suoi soci che a stragrande maggioranza si dichiarano favorevoli al “principio di precauzione”. Principio adottato dai nostri governi che hanno vietato di fatto la coltivazione di ogm fino alla adozione degli strumenti normativi regionali in grado di garantire la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche. D’altra parte sono in molti a pensare che mettere a rischio la nostra ricchezza di prodotti tipici e le nostre migliori tradizioni agroalimentari per qualche pannocchia di granturco in più sarebbe un suicidio economico oltre che un rischio per la salute e l’ambiente. SCELTA di campo Intanto ogni settimana saltano fuori nuove “contaminazioni” da ogm. Il mese scorso è toccato a un riso transgenico di provenienza cinese trovato dagli attivisti di Greenpeace in alcuni prodotti alimentari venduti in Francia, Germania e Gran Bretagna. Si tratta di un riso modificato per resistere agli insetti grazie a una proteina che in laboratorio ha prodotto gravi reazioni allergiche nei topi. Anche questa contaminazione è cominciata MAI DIRE MAIS Sugli ogm la parola a Marcello Buiatti, professore di genetica all’Università di Firenze. Sembra calata una cappa di piombo sugli ogm. Se ne parla solo in casi eccezionali, come se l’argomento fosse ormai passato di moda. Spesso accade proprio questo nella vorticosa fabbrica degli scandali mediatici: tanto rumore e poi il silenzio. A meno che non ci sia niente di nuovo da dire. Lo abbiamo chiesto al professor Marcello Buiatti, ordinario di genetica presso l’Università di Firenze. «Le novità ci sono, eccome – esordisce Buiatti – solo che se ne parla poco, tranne che nei convegni tra esperti e ricercatori». Sono passati 25 anni da quando è iniziata l’epopea degli organismi geneticamente modificati e il mondo scientifico non ha mai smesso di lavorare. Ma con quali risultati? «Il dato che continua ad emergere costantemente è l’assoluta imprevedibilità di un gene immesso artificialmente nella pianta», assicura Buiatti citando il caso della Monsanto che ha dovuto fare un nuovo brevetto perché il gene previsto mancava di un pezzo e poteva provocare gravi conseguenze innanzitutto alla pianta stessa. Quindi oggi è possibile capire con più precisione cosa succede quando si introduce un gene in una pianta di mais o di soia o di colza? «Succedono tante cose che qui è complicato spiegare, ma studi recenti hanno dimostrato che il metabolismo della pianta modificata tende a sua volta a cambiare e questo pone interrogativi nuovi ai quali la scienza deve dare una risposta prima di sdoganare gli ogm. Succede anche, per esempio, che intervengano mutamenti significativi nella flora batterica del terreno che in pratica subisce un’alterazione». Suppongo che le istituzioni pubbliche e gli organismi di controllo comunitari siano attenti nel valutare questi dati. «Suppone male. Il grosso problema è che in Europa gli istituti di controllo, quelli che danno le autorizzazioni alle imprese, non tengono affatto conto di questi dati frutto delle nuove tecniche di ricerca». A chi si riferisce in particolare? «Per esempio l’Aes, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma, basa le sue valutazioni su tecniche di indagine vecchie e ormai superate senza prendere minimamente in considerazione i risultati che emergono dalle nuove analisi della pianta dopo l’inserimento del gene. Il fatto curioso è che anche le multinazionali biotech sono in possesso di questi dati, ma siccome nessuno glieli chiede, li tengono per sé». Insomma, la scienza non è ancora in grado di pronunciare una parola definitiva? «Oggi le tecniche sviluppate nel campo della biologia molecolare consentono di vedere molto meglio che cosa succede nel- l’intimo di un organismo geneticamente modificato. Pensi che perfino la terapia genica di cui tanto si parla per curare certe malattie dell’uomo presenta dei rischi tuttora imprevedibili. Intendiamoci, la terapia in molti casi funziona perché in pratica la scienza ci permette oggi di sostituire un gene “guasto” con uno sano. Il fatto è che non si sa esattamente dove va a finire il gene “nuovo”, e in alcuni casi tale incognita ha provocato l’insorgere di tumori nei pazienti. Ora, sulle piante questo tipo di ricerca non è ancora stata fatta». Questo non significa che siano pericolose. «Infatti. Ma neanche che non lo siano. Per ora l’unico pericolo reale, quasi ovvio, è l’uso smodato degli erbicidi sia come quantità che come tempi di trattamento a cui vengono sottoposte queste coltivazioni». Cioè? «Un mais geneticamente modificato sviluppa una maggiore resistenza agli erbicidi, quindi, per aumentarne la resa, può venire trattato addirittura fino a poco tempo prima della raccolta con la conseguenza che le sostanze chimiche non fanno in tempo a disperdersi e così arrivano più facilmente nel piatto del consumatore. E noi sappiamo che i pesticidi non fanno tanto bene alla salute». Lei ha sempre dichiarato che le biotecnologie non portano nessun vantaggio per i consumatori. È sempre di questo avviso? «Ne sono più che mai convinto. Specialmente i consumatori italiani che non hanno certo bisogno di “migliorare” la già ricca e qualitativamente alta produzione agroalimentare». E i coltivatori? «Dipende. Gli agricoltori americani sono sovvenzionati dallo Stato se usano sementi ogm. I contadini poveri dei paesi sottosviluppati invece si suicidano, come accade in India, perché rovinati dalle coltivazioni ibride a causa delle quali molte varietà vegetali locali sono già scomparse. Ma questo è un altro discorso». Allora dove sono tutti i vantaggi delle piante transgeniche? «I vantaggi “teorici” sono due: maggiore produttività e minori costi. Solo che, dati alla mano, l’incremento di produttività per il mais ogm è stato valutato nell’ordine dell’1 per cento». Un po’ poco per giustificare tutti gli investimenti che sono stati fatti in questo settore. «Ha detto bene… che sono stati fatti, perché le imprese non investono più in nuovi prodotti agricoli ma tendono ormai a concentrare i loro sforzi sulle due o tre colture principali. In compenso però fanno un’altra cosa che a me personalmente, come scienziato, preoccupa molto». Cosa? «Stanno provando a ricavare i farmaci dalle piante geneticamente modificate...». …Il che non è certo una novità. «Il problema è che queste piante negli Stati Uniti sono già in produzione e, senza bisogno di alcuna autorizzazione, vengono coltivate in pieno campo con gravi rischi di contaminazione delle colture tradizionali dalle conseguenze imprevedibili». Aldo Bassoni NUOVO CONSUMO 15 RISO AMARO Il lato oscuro delle biotecnologie. Il riso è una delle cinque specie fondamentali dell’alimentazione umana. Soprattutto in Asia, dove due miliardi di persone al giorno se ne cibano. Ricco di proteine e di minerali, ne esistono attualmente 120-140mila varietà. Si coltiva ovunque. Ma anche il riso ha i suoi nemici: funghi e batteri ne minacciano la coltivazione in ogni parte del mondo. La biotecnologia ha cercato di affrontare il grave problema delle malattie del riso con l’obiettivo di migliorarne la resistenza ai batteri. Si parte con i test, poi, una volta creata la varietà transgenica sarà la scienza a dirci se vale la pena utilizzarla nelle colture e nell’alimentazione umana. Ma intanto pochi mesi fa è stata pubblicata la sequenza completa del genoma del riso. Cosa vuol dire questo? Intanto la Syngenta ha presentato richiesta di brevetto su geni e sequenze che coprono tutte quelle funzioni genetiche che si ritrovano anche in molte altre piante. Difficile credere che lo strumento del brevetto industriale sia il mezzo più idoneo a far avanzare la scienza e tutelare la società e i consumatori. Molti scienziati non lo considerano affatto un bene per il progresso della ricerca che da sempre è stata caratterizzata dalla massima circolazione di informazioni e dati. La maggior parte delle compagnie biotech non rivendica diritti sul genoma in sé, ma piuttosto sulle modifiche genetiche che intendono migliorare le caratteristiche della pianta per renderla, ad esempio, resistente ai parassiti o agli erbicidi. «Questo è esattamente lo stesso modo con cui i colonizzatori concessero agli indiani d’America di tenere le loro terre ma ne rivendica16 NUOVO CONSUMO vano la proprietà dopo averle occupate», accusa Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana. Come darle torto. Se la modifica genetica viene considerata alla stregua di un’invenzione le industrie finiranno con l’acquisire diritti su una delle basi fondamentali della vita: il cibo; e così da un lato i contadini si indebiteranno per pagare i diritti sui brevetti delle sementi e dall’altro, in questo contesto monopolistico, nessuno si opporrà più a nuove modifiche genetiche che finiranno per passare come fossero naturali e necessarie. In India dal 2000 ad oggi sono stati registrati più di 40mila suicidi tra i contadini finiti in miseria dopo la cosiddetta “rivoluzione verde”, anche se il governo ne ammette “solo” 10mila. Nel villaggio di Bheemavaram, Stato dell’Andhra Pradesh, un contadino di 46 anni s’è ucciso bevendo del pesticida per i troppi debiti. Ma non è il solo. Ormai in India questi episodi avvengono tutti i giorni, e non fanno nemmeno più notizia. Come quell’altro contadino che si impicca a causa del crollo dei prezzi agricoli internazionali, mentre in un’altra regione del paese la polizia blocca appena in tempo alcuni contadini disperati che stavano per immolarsi su una pila funeraria. Tutto questo era sconosciuto in India fino a quando le multinazionali americane non hanno imposto i loro carissimi semi – in particolare per la diffusissima coltivazione del cotone, per di più geneticamente modificato – costringendo i contadini a ricomprarli ogni anno per mantenere gli standard richiesti dal mercato internazionale nonostante il crollo dei prezzi della materia prima. (A.B.) da una sperimentazione quando il riso non aveva ancora superato i test per la coltivazione commerciale proprio a causa delle preoccupazioni sulla sua sicurezza. È un chiaro messaggio per il comparto risicolo perché una volta che gli ogm illegali sono entrati nella filiera alimentare rimuoverli comporta molto lavoro e molti costi. E purtroppo questo rischio è drammaticamente reale. L’attività realizzata nel 2005 dal centro sperimentale sugli ogm della Regione Toscana, lo ha confermato in pieno. Sono stati coltivati tre campi di mais transgenico a San Piero a Grado (PI), Alberese (GR) e Cesa (AR). In tutti e tre i casi è stato confermato quanto già emerso da precedenti sperimentazioni: “la possibilità di inquinamento da parte di una varietà marcatrice posta al centro di un appezzamento di mais nei confronti di una varietà commerciale”, si legge nel rapporto scientifico pubblicato recentemente dall’Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione del settore agricolo-forestale. Ed è un fatto che, nella lotta per la sopravvivenza che esiste anche nel regno vegetale, le specie più forti hanno il sopravvento sulle più deboli, con buona pace della biodiversità. «Stabilire il raggio di praticabilità di una coltura transgenica è fondamentale – sostiene Marcello Buiatti –, ma fare le cosiddette “regole sulla coesistenza” non è facile poiché la maggior parte delle aziende non superano i due ettari». Anche secondo Mazzini, sono ancora molti i dubbi sulla possibilità di una reale coesistenza tra coltivazioni tradizionali e ogm nella particolare situazione agronomica italiana. Per questo le norme sulla coesistenza, di La merce muta di Giorgio Nebbia Tasso alcolico fatto, ancora non ci sono. In una agricoltura come la nostra fatta in prevalenza da piccole aziende le contaminazioni sono facilissime… Insomma, c’è ancora molto da fare e da studiare. «Non basta mettere una rete fra un campo e l’altro per evitare che le colture ogm inquinino quelle tradizionali o addirittura quelle biologiche», precisa Mazzini. Dunque, se gli ogm non possono né ipotecare né pregiudicare il futuro della nostra agricoltura, si pone il problema dei controlli su tutto il fronte. E in Italia i controlli ci sono, ma non bastano. «È necessario, innanzitutto, rendere l’etichettatura di origine obbligatoria su tutti i prodotti alimentari – dice Trefiletti –. Inoltre, è importante che venga istituita l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare in raccordo con quella europea con sede a Parma che, ad oggi, non è ancora operativa.» L’agenzia dovrebbe essere un ente indipendente, in grado di dare pareri scientifici in caso di emergenze, quali quelle derivanti dall’impiego di ogm nelle diverse filiere alimentari. «Solo così – precisa Trefiletti – si riuscirebbero a coordinare i controlli su tutto il territorio nazionale e ad avere anche i tempi necessari per intervenire in caso di pandemia». Per ora comunque la guardia continua ad essere alta. Ed è meglio non abbassarla. Almeno fino a quando non sarà dimostrato che gli ogm migliorino la qualità della nostra alimentazione senza danneggiare la salute e senza distruggere l’equilibrio di quell’enorme patrimonio biologico su cui, in ultima analisi, si è retta la vita della terra e dei suoi abitanti per milioni di anni. L’alcol butilico ottenuto da zuccheri, amido o cellulosa può essere miscelato con la benzina o usato da solo come carburante: un’alternativa al petrolio. Più volte si è parlato della possibilità, anzi della necessità urgente, di diminuire i consumi di carburanti derivati dal petrolio ricorrendo a carburanti derivati da sottoprodotti e scarti agricoli. Finora la maggiore attenzione è stata rivolta all’alcol etilico; adesso si presenta sul mercato un altro carburante per autoveicoli di origine agricola, l’alcol butilico o butanolo o “bio-butanolo”. L’alcol butilico ha un potere calorifico e anche un numero di ottano superiori a quelli dell’alcol etilico ed è privo di alcuni inconvenienti che l’alcol etilico presenta quando è miscelato con la benzina. Già un secolo fa è stato scoperto che uno speciale batterio, il Clostridum acetobutylicum, trasforma gli zuccheri in una miscela di alcol butilico e di acetone. In un primo tempo il processo è stato impiegato per produrre acetone, ma successivamente il prodotto principale è stato l’alcol butilico usato come materia prima per la produzione della gomma sintetica durante la seconda guerra mondiale. Attualmente l’alcol butilico è ottenuto per sintesi dal petrolio ma di recente alcune imprese sia chimiche sia petrolifere – e questo è un segno della preoccupazione che comincia a circolare fra i petrolieri per il loro futuro – hanno messo a punto un nuovo processo che parte, come nel caso dell’alcol etilico, da zuccheri, amido, sottoprodotti agricoli o anche materiali cellulosici forestali, e fornisce, sempre per fermentazione, una miscela di alcol butilico e idrogeno. Da una tonnellata di zuccheri o amido o cellulosa si ottengono 400 chili di alcol butilico e 20 chili di idrogeno, una miscela con un “contenuto energetico” superiore a quello dell’alcol etilico che si otterrebbe dalla stessa materia agricola di partenza. L’alcol butilico carburante può essere miscelato con la benzina fino al 15 per cento senza modificazioni del motore e senza inconvenienti, addirittura può essere usato da solo al posto della benzina e ha il vantaggio che le emissioni di gas nell’atmosfera sono inferiori a quelle della benzina e non contribuiscono all’effetto serra. La quantità di anidride carbonica che viene immessa nell’atmosfera durante la fermentazione e durante la combustione nel motore è, infatti, la stessa che è stata prelevata dall’atmosfera, pochi mesi o anni prima, durante la fotosintesi con l’energia solare, dalle materie vegetali impiegate per produrre l’alcol butilico stesso. NUOVO CONSUMO 17 UNA COOP IN SALUTE Inaugurati i primi Coop Salute della Capitale e della Toscana. 200 prodotti per un assortimento che copre circa l’80 per cento delle aree terapeutiche. di Aldo Bassoni Qualcuno si presenta anche con la ricetta e il farmacista gli spiega con garbo che alla Coop si acquistano solo farmaci da banco, quelli senza ricetta. I primi giorni di apertura dei Coop Salute negli Iper di Roma e Livorno succede anche questo. Ma i soci sanno bene cosa cercare in questo nuovo reparto. Lo sanno anche perché molti di loro hanno firmato la proposta di legge o la petizione in favore della liberalizzazione della vendita dei farmaci da banco nei supermercati. «È una vittoria che ci appartiene», dice una signora in attesa di essere servita tra gli scaffali turchese che accolgono i clienti. Sono gli angoli inaugurati il 20 settembre all’IperCoop di Via Casilina e il 28 settembre all’IperCoop di Livorno. Sia nella Capitale che in Toscana rappresentano i primi casi di applicazione del decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Ben riconoscibili nei colori e collocati nella zona Igiene e Bellezza dei punti vendita, i due Coop Salute offrono un assortimento di duecento prodotti tra i farmaci per l’automedicazione, usati per la cura e la prevenzione di patologie minori e acquistabili senza ricetta medica che coprono circa l’80 per cento delle aree terapeutiche. I banchi sono sempre presidiati e assistiti da farmacisti iscritti all’albo a cui il cliente deve rivolgersi per avere il prodotto. I farmacisti assunti sono tre a Roma e tre a Livorno, tutte donne giovani e motivate, selezionate dalla Cooperativa che in pochissimi mesi ha ricevuto centinaia di curricula provenienti da tutta Italia. «Questa apertura soddisfa le richieste dei soci e dei consumatori che lo scorso inverno hanno firmato la petizione per questa legge – commenta Marco Lami, presidente di Unicoop Tirreno –. In quanto cooperativa, fondata per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, crediamo che l’apertura di un mercato finora eccessivamente protetto vada solo a vantaggio dei consumatori». Non c’è quel consumismo farmacologico che qualcuno paventava. In media ogni acquirente compra 1,5 confezioni di farmaci e la spesa non supera mediamente i 10 euro a scontrino. A livello nazionale si conta di arrivare a 150 angoli Coop Salute entro il 2007 e portare l’assortimento complessivo dell’angolo I 10 FARMACI PIÙ VENDUTI 1. Voltaren emulgel 2. Tachipirina 3. VivinC 4. Enterogermina 5. Aspirina C (20 cpr) 6. Aspirina C (10 cpr) 7. Moment (12 cpr) 8. Moment (24 cpr) 9. Aspirina (20 cpr 0,5g) 10. Efferalgan salute a circa mille prodotti (tra farmaci e parafarmaci) offrendo anche esami diagnostici come la misurazione della pressione. In fase di realizzazione anche una campagna di informazione rivolta a sensibilizzare i consumatori al corretto uso dei farmaci che si avvale della consulenza di prestigiosi istituti di ricerca con la stampa di opuscoli diffusi nei punti vendita già dalla fine di questo mese. Quanto ai farmaci a marchio Coop si dovrà aspettare il 2007: in questo caso i benefici in termini di prezzo potrebbero arrivare anche al 50 per cento in meno. AL VIA LA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE COOP SUL CORRETTO USO DEI FARMACI Distribuiti nei primi venti CoopSalute aperti in altrettanti punti vendita – tra cui gli IperCoop di Roma e Livorno – i primi cinque opuscoli informativi. I contenuti degli opuscoli sono a cura dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, del Dipartimento di Medicina e Farmacologia dell’Università di Messina, delle Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia. NUOVO CONSUMO 21 CARO AMICO PC Storia di bambini ricoverati in ospedale e della loro finestra sul mondo chiamata internet. di Beatrice Ramazzotti Questa è una storia particolare. Una storia dove i protagonisti sono bambini costretti a lunghi periodi di degenza ospedaliera in reparti di isolamento, sono i loro familiari e amici che non possono avvicinarli, sono medici e infermieri, ingegneri informatici, tecnici delle compagnie telefoniche, mamme lontane migliaia di chilometri e sindaci sensibili. Gli autori della storia vivono a Roma, si chiamano Bianca Maria e Lorenzo, madre e figlio quindicenne. Lei ha perso un figlio, Lorenzo un fratello gemello, due anni fa a causa della leucemia. Con il dolore per la perdita, la frustrazione dovuta all’impossibilità di comunicare con il bambino e la forza d’animo di un ragazzino, Lorenzo e la madre hanno fondato l’associazione I bambini x i bambini e ideato Un computer per amico, il progetto che anche Unicoop Tirreno ha sostenuto in occasione della Notte Bianca di Roma lo scorso 9 settembre. Consiste nel dotare i letti dei pazienti di postazioni multimediali – quindi computer, web-cam, microfono e collegamento internet – in grado di metterli in contatto con l’esterno e con gli altri pazienti e alleviare per quanto possibile il trauma del distacco totale con la realtà al di là di un vetro. In soli due anni, grazie alla generosità di tanti e alla sensibilità del Comune di Roma, il progetto è stato attivato in tre reparti per un totale di ventisei postazioni fra Policlinico e Ospedale San Camillo. Il professore Robin Foà, direttore dell’Istituto di Ematologia 22 NUOVO CONSUMO dell’Università “La Sapienza”, è uno dei protagonisti di questa storia. «Ho accolto subito con entusiasmo questo progetto – dice –. Grazie alla tecnologia i bambini giocano, studiano, comunicano con i familiari, gli amici, seguono spettacoli in diretta, visitano i musei. L’aiuto psicologico è gigantesco». Il telefono dell’associazione di Lorenzo non smette mai di squillare. La notizia si è sparsa, ci sono altri reparti che chiedono le postazioni. Tra le prossime attivazioni i reparti di ematologia e oncologia del San Giovanni Addolorata. “Come si fa a scegliere?” è la domanda che assilla Bianca Maria. Una postazione (tra pc e carrellino speciale) costa intorno ai 2.700 euro. Poi c’è il problema dei cavi, delle linee telefoniche: cavilli tecnici che intralciano le buone idee. «Due anni fa i bambini aspettavano con ansia un collegamento in diretta col Campidoglio – racconta il professor Foà –. La linea saltò nella tristezza generale. La mattina dopo il sindaco Veltroni corse al reparto per scusarsi e salutare i bimbi». Nel reparto del professor Foà il 20 per cento dei bambini ricoverati è straniero. La maggior parte arriva accompagnata da un solo genitore. «C’è un bimbo iracheno arrivato qui col padre – spiega il primario –. Ogni sera, grazie alla sua postazione, prima di addormentarsi può vedere e parlare con la mamma e i fratelli rimasti in Iraq». Associazione I bambini x i bambini onlus Via Filippo Niccolai, 91 - 00136 Roma Tel. 0635450618; e-mail: [email protected] SPAZIO VERDE I punti vendita di Follonica, Gavorrano, Scarlino interessati dal progetto dei comuni sugli spazi verdi. Sensibilizzare i consumatori sui temi ambientali affinché facciano acquisti ecosostenibili. Questo l’obiettivo di GPP in Comune, un’iniziativa promossa dai comuni di Follonica, Gavorrano, Scarlino che, impegnati da tempo in attività finalizzate al miglioramento ambientale e alla sensibilizzazione dei cittadini sui temi ambientali, hanno attivato un percorso di applicazione degli acquisti verdi quale strumento a disposizione degli enti locali per promuovere lo sviluppo sostenibile e orientare il mercato verso l’offerta di prodotti ecocompatibili. L’iniziativa dei tre comuni prevede di utilizzare il momento della spesa, in collaborazione con Unicoop Tirreno, per informare il consumatore sull’impatto ambientale legato al ciclo di vita dei prodotti di largo consumo e sul significato dei marchi ecologici di qualità ambientale fornendo gli strumenti necessari per scegliere in modo critico un prodotto anche sulla base di valutazioni legate alle sue caratteristiche ambientali. Il 17 e il 18 novembre nei punti vendita dei tre comuni sarà allestito un punto di informazione per la distribuzione di materiale sui marchi di qualità ecologica dei prodotti e sul progetto attivato dalle amministrazioni comunali per la promozione degli acquisti verdi. Una conferenza stampa aperta ai cittadini il giorno 10 novembre nella sede di uno dei tre comuni presenterà l’iniziativa. Info www.e-coop.it DI QUALITÀ! Unicoop Tirreno e CittadinanzAttiva insieme per la sicurezza alimentare. Informare e rendere consapevoli i soci e i consumatori sulle problematiche della sicurezza alimentare. Una “missione sociale” che Unicoop Tirreno porta avanti da tempo coinvolgendo in veri e propri percorsi di educazione al consumo consapevole soci, consumatori, scuole. I più recenti appuntamenti con le “lezioni” di sicurezza alimentare sono stati i seminari svolti a Grosseto, Roma, Livorno, Castello di Cisterna e Terni in collaborazione con CittadinanzAttiva che hanno coinvolto, tra settembre e ottobre, circa 150 soci. Temi come la qualità dei prodotti Coop, i rapporti con i fornitori, la garanzia della filiera, le norme di igiene e sicurezza alimentare continueranno ad essere proposti ai soci Coop sempre in collaborazione con CittadinanzAttiva nel corso di una serie di presidi in trenta territori durante il mese di novembre, che avranno appunto lo scopo di diffondere le conoscenze in materia di sicurezza alimentare sia attraverso lo scambio di informazioni che attraverso l’ascolto delle istanze dei consumatori. Per saperne di più A tal proposito, proprio per coinvolgere sempre più i soci e i consumatori sul tema delle scelte alimentari, «stiamo predisponendo dei questionari – dice Alessandro Fommei, responsabile Politiche di Integrazione Commerciale di Unicoop Tirreno – per valutare il livello di informazione dei soci e dei consumatori sulla tematica in oggetto e raccogliere suggerimenti e aspettative degli stessi soci e consumatori su quanto fa Coop sul versante della sicurezza alimentare». Un progetto che anticipa la campagna nazionale su Alimentazione e movimento che Coop intende sviluppare nel corso del 2007 in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) puntando su un tema di grande attualità, la lotta all’obesità, in un paese come l’Italia che registra il più alto tasso di obesi in Europa. Naturalmente inserendo il tutto all’interno del più vasto tema della nutrizione, della qualità degli alimenti e della qualità della vita. di Cristina Vaiani PORTAVALORI ALL’OPERA A settembre sono partiti i primi presidi dei soci portavalori nei dieci territori toscani e laziali interessati dalla sperimentazione del progetto C’è tutta la Coop dentro, che consiste nella realizzazione presso i punti vendita di circa 130 presidi rivolti a potenziare la partecipazione e a diffondere la conoscenza degli elementi distintivi dell’attività commerciale di Coop e dei prodotti a marchio. Gli argomenti trattati tra settembre a ottobre hanno riguardato l’ortofrutta, l’uva in particolare, il vino, i formaggi, il pesce, le due campagne nazionali sull’Eco-logico e sul Solidal mentre a novembre sarà la volta della linea Senza glutine, dell’olio, del vino e del pane e a dicembre della linea Crescendo, della carne, del pesce e dei piatti tipici. Pubblichiamo di seguito i presidi di novembre. 10-11 olio/pane super Pietrasanta; olio super San Vincenzo 16-17 olio/pane super e iper Viterbo 17-18 olio/pane/vino super Cerveteri; olio/pane super Colleferro e Pomezia; pane/olio super Viareggio 21-22 Linea senza glutine iper e super Aprilia 24 NUOVO CONSUMO DALLE SEZIONI SOCI Massa Marittima DIRE, FARE... Ciclo di incontri culturali gratuiti organizzati dal Comitato soci di Massa Marittima presso la sede del Comitato e del Coro di Santa Barbara. L’iniziativa che proseguirà fino al 19 dicembre vede la collaborazione dell’Associazione Dire Fare, del Comitato soci di Massa Marittima, della Biblioteca Comunale “Gaetano Badii”, col Patrocinio del Comune di Massa Marittima. Roma Largo Agosta MICROONDA SU MICROONDA Cucinare bene con il forno a microonde. Ad insegnare I segreti del microonde ai soci di Roma Largo Agosta sarà venerdì 10 novembre alle 16,30 una dietista Coop che, presso la Libreria Rinascita in viale Agosta 36, illustrerà i possibili utilizzi del forno a microonde, soffermandosi sulle corrette modalità di scongelamento, sui metodi e le caratteristiche della cottura, sui materiali idonei suggerendo anche ricette facilmente realizzabili. Sicurezza alimentare anche presso il centro anziani di Aprilia dove il 7 novembre si svolge l’incontro Anziani con gusto tra gli ospiti del centro e una dietista che darà consigli sulla corretta nutrizione nella terza età. Sempre di principi nutritivi e terza età si parlerà il 10 novembre a Soccavo presso il salone dell’Aias, mentre altre iniziative sulla sicurezza alimentare avranno luogo ad Acerra, Castellammare, Nocera e Casalnuovo di Napoli. NUMERI TELEFONICI DEI NEGOZI DEL GRUPPO UNICOOP TIRRENO TOSCANA ALBINIA AVENZA BAGNO DI GAVORRANO CALDANA CAPOLIVERI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA CECINA DONORATICO FOLLONICA FONTEBLANDA GAVORRANO GRILLI GROSSETO v. Inghilterra GROSSETO v. Rovetta GROSSETO v. Ximenes LIVORNO “Fonti del Corallo” LIVORNO v. A. Frank 0564.870197 0585.856320-21 0566.844175 0566.81015 0565.935553 0564.934775 0586.686311 0565.773067 0566.264341 0564.885537 0566.844219 0566.88283 0564.452109 0564.491409 0564.25477 0586.432111 0586.860006 LIVORNO v. Mastacchi 0586.404359 LIVORNO v. Settembrini 0586.814485-95 LIVORNO v. Toscana 0586.852245 MARINA DI CAMPO 0565.976266 MASSA MARITTIMA 0566.902012 MASSA 0585.810006 MOLA 0565.957970 MONTEROTONDO 0566.916612 MONTICIANO 0577.756448 MONTIERI 0566.997731 ORBETELLO v. Caduti del Lavoro 0564.865047 ORBETELLO v. Donatori sangue 0564.865157-047 PAGANICO 0564.905098 PIETRASANTA 0584.793655 PIOMBINO p.zza Berlinguer 0565.41521 PIOMBINO v. Gori 0565.220822 PORTO AZZURRO 0565.95101 PORTO ERCOLE 0564.832672 PORTO S.STEFANO via Lambardi PORTO S.STEFANO via Marconi PORTOFERRAIO RIBOLLA RIO NELL’ELBA RIOTORTO ROCCASTRADA ROCCATEDERIGHI ROSIGNANO S. SAN VINCENZO SASSOFORTINO SCARLINO SCALO STICCIANO SCALO TONFANO VADA VENTURINA VIAREGGIO 0564.817517 0564.814017 0565.930603-16 0564.571219 0565.943364 0565.20838 0564.563714 0564.567023 0586.794310 0565.704317-20 0564.569824 0566.34700 0564.576005 0584.20070 0586.785131 0565.851177 0584.52860 0763.711199 06.92142001 06.9281333 06.9042757 0761.645551 06.9942913 0761.515623 0766.220202 06.97237014 0746.707040 0761.568080 0775.504847 FONTENUOVA FROSINONE GENZANO MONTEFIASCONE ORTE POMEZIA RIGNANO FLAMINIO ROMA l.go Agosta ROMA l.go Franchellucci ROMA v. Bettini ROMA “Casilino” ROMA v. Cornelia ROMA v. Laurentina Km 7 06.90018002 0775.201519 06.93953090 0761.834054 0761.402752 06.91802329 0761.508275 06.2154737 06.40801487 06.87201338 06.235171 06.6242229 06.5020392 ROMA v. Prenestina RONCIGLIONE SANT’ORESTE SORIANO TARQUINIA TERRACINA TUSCANIA VALLERANO VELLETRI VETRALLA VITERBO “Tuscia” VITERBO 06.2252045 0761.627007 0761.578760 0761.748479 0766.858577 0773.702944 0761.434580 0761.751310 06.9635362 0761.460003 0761.3951 0761.345573 0763.624063 0744.978437 FABRO GIOVE MONTEFRANCO 0763.832196 0744.992432 0744.388635 NARNI SFERRACAVALLO 0744.726966 0763.341996 CASTELLAMMARE DI STABIA NOCERA INFERIORE SOCCAVO 081.8705466 081.929700 081.7678583 SOLOFRA TEVEROLA “Medi” 0825.532487 081.5000111 LAZIO ACQUAPENDENTE APRILIA “Aprilia2” APRILIA CAMPAGNANO CAPRAROLA CERVETERI CIVITA CASTELLANA CIVITAVECCHIA COLLEFERRO CONTIGLIANO FABRICA DI ROMA FIUGGI UMBRIA ALLERONA AMELIA CAMPANIA AFRAGOLA “Le Porte di Napoli” 081.8515111 AVELLINO IperCoop 0825.270411 numero verde 800861081 26 NUOVO CONSUMO www.e-coop.it TUTTI INSIEME PER MATTEO Si moltiplicano le iniziative di Unicoop Tirreno per raccogliere fondi DALLE SEZIONI SOCI a sostegno del Progetto Matteo. Velletri RIBOLLA In occasione del Ribollino d’oro, la rassegna canora per bambini organizzata dal comitato soci di Ribolla col patrocinio della Provincia di Grosseto e del comune di Roccastrada, sono stati raccolti fondi a sostegno dei progetti di solidarietà della cooperativa, dal Progetto Matteo alle adozioni a distanza. Hanno partecipato un centinaio di bambini e circa 350 spettatori, mentre la cifra raccolta ammonta a 750 euro. Si ringraziano il Presidente della Sezione soci Est Maremma Francesco Limatola, i soci Domenica Capolupo, Sandra Ustali, Sandra Lo Monte, la Maestra Mary, Ornella Tognarini, Leo dell’Orco e le due anime del Ribollino d’Oro, Mirello e Ornella, che hanno seguito i bambini nella preparazione di Cristina Vaiani IN CONCERTO Anche Massa Marittima aiuta Matteo con una cena e un concerto. Mercoledì 29 novembre alle ore 21 nella chiesa di S. Agostino a Massa Marittima si terrà il concerto solidale del Coro S. Barbara, diretto dal maestro Maurizio Morgantini al pianoforte insieme al soprano Antonella Benucci. Musiche di Haendel, Mozart, Gluck, Frank e Verdi. Durante la serata le testimonianze di Luigi Lo Presti, Walter Ulivieri e del Vescovo Monsignor Giovanni Santucci. La cena di solidarietà per Matteo avrà invece luogo sabato 2 dicembre alle ore 20 presso il Centro Sociale “Grandi” di Valpiana. Interverrà Monsignor Andrea Cristiani, fondatore del Movimento Shalom. La quota di partecipazione è 15 euro, dare la propria adesione entro il 28 novembre presso il Comitato soci di Massa Marittima (tel. 0566901288) o il supermercato. Organizzazione a cura del Comitato soci di Massa Marittima con il Patrocinio della Provincia di Grosseto, la collaborazione del Comune, della Comunità Montana Colline Metallifere e della Diocesi di Massa Marittima-Piombino, del Coro S. Barbara, del Movimento Shalom e con il contributo dell’agenzia di viaggi Farolito Travel di Follonica. dello spettacolo. Si ringraziano inoltre i soci e il neo-costituito Comitato Direttivo della sezione Est Maremma che, grazie alle iniziative realizzate nel corso dell’anno, hanno permesso alla Cooperativa di raccogliere circa 4.000 euro. Anche i soci e i dipendenti di Sassofortino hanno, nel corso di una cena di solidarietà, raccolto fondi – oltre 1.350 euro – a favore dell’Avsi e del Progetto Matteo. PROGETTO MOZAMBICO Sabato 4 novembre alle ore 20,30 presso il Teatro Aurora di Velletri serata di solidarietà per raccogliere fondi in favore del progetto CoopArci in Mozambico. Il Comitato soci di Velletri, in collaborazione con la Compagnia Teatrale Già e non ancora dell’oratorio Don Bosco, presenta ...E s’a recozzero fora, commedia dialettale in due atti, il cui ricavato sarà devoluto al Progetto Mozambico per la scolarizzazione dei bambini di due Centri aperti per bambini di strada. Biglietti omaggio per i soci che verseranno parte dei propri punti a favore del Progetto Mozambico: ogni 500 punti versati si ha diritto a un biglietto. Rivolgersi al comitato soci o al punto d’ascolto. Suvereto COOP IN SAGRA Si inaugura domenica 3 dicembre la 39° edizione della Sagra di Suvereto promossa dall’Ente di valorizzazione di Suvereto per il 3, l’8, il 9 e il 10 dicembre. Martedì 5 dicembre la Sezione soci di San Vincenzo e Venturina organizza presso la sala del Ghibellino una cena di solidarietà a sostegno del Progetto Matteo, durante la quale sarà presentato il programma dei percorsi di turismo responsabile in Burkina Faso. Il Consiglio Comunale aperto ai bambini promosso dal Comune sarà invece l’occasione per presentare il concorso di scrittura Pari o dispari. Nell’ambito della sagra, ricca di spunti enogastronomici, i soci di Unicoop Tirreno hanno diritto a uno sconto su tutte le degustazioni in programma. FOTO DI STEFANO FRANCESCHINI - RIBOLLA Gianni Rivera, consulente per le Politiche Sportive del Comune di Roma, darà il calcio di inizio alla partita tra dipendenti dei negozi Coop della Capitale e personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e delle istituzioni, mercoledì 15 novembre alle ore 16 presso il Campo Roma in via Farsalo 21. Il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto al Progetto Matteo per realizzare in Burkina Faso corsi di formazione professionale che permettano alla popolazione locale di gestire in autonomia i servizi sanitari, la foresteria e l’attività agricola. L’evento, in collaborazione con il comune di Roma, si inserisce all’interno di un progetto più ampio di gemellaggio tra Roma e Gorom Gorom che vede la presenza a Roma per alcuni giorni di una delegazione del Burkina Faso che assisterà anche alla partita. Lunedì 13 novembre in Campidoglio alla presenza del sindaco Walter Veltroni si svolgerà una conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa; martedì 14 la delegazione del Burkina incontrerà i ragazzi di una scuola superiore di Roma. I biglietti per la partita sono in vendita presso il punto soci dei negozi Coop di Roma. NUOVO CONSUMO 27 PARI O DISPARI Un concorso di poesia e scrittura per sensibilizzare i bambini sul tema delle pari opportunità. Parte a novembre Pari o dispari, il concorso di poesia e scrittura creativa per piccoli lettori che Unicoop Tirreno rivolge a tutti i bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni residenti nelle province dove è presente la Cooperativa. Il concorso si ispira al tema dell’anno europeo 2007 sulle pari opportunità per tutti, i cui temi chiave sono diritti, rappresentanza, riconoscimento e rispetto. «L’anno europeo costituisce un’occasione per far sì che il tema della discriminazione sia realmente affrontato, la diversità celebrata e le pari opportunità promosse», afferma Daniela Raspo, responsabile Servizi ai soci di Unicoop Tirreno. «Abbiamo pensato di coinvolgere i bambini, le scuole, i genitori e gli insegnanti in un tema difficile anche per gli adulti, ma vicino alla realtà quotidiana – continua Raspo – attraverso un concorso letterario, chiamandoli a scrivere le loro emozioni come fa la mascotte del progetto, un orsetto colorato che scrive. Il titolo del concorso Racconta perché siamo tutti uguali e tutti diversi pone un problema che invita i bambini (ma anche tutti noi) a riflettere: uguaglianza e quindi parità non prescindono dall’unicità. È in questa differenza – conclude Raspo – che risiede la originalità dei contributi che ognuno può dare alla società». Per partecipare al concorso basta scrivere venti versi per la sezione poesia e 5.400 battute per la sezione narrativa (racconti brevi). I testi, accompagnati dalla liberatoria firmata dai genitori, saranno così ammessi alla selezione e al giudizio della giuria. La selezione avverrà tra le opere che perverranno al sito www.librirandagi.coop.it entro il 31 marzo 2007; sul sito è disponibile il regolamento. Vi invitiamo a seguire su queste pagine e sul nostro sito gli sviluppi del concorso per continuare a riflettere insieme a noi sulle pari opportunità per tutti, sulle discriminazioni, per una società più solidale. UN IPER PREMIO Ipercoop Tirreno è stato selezionato alla 21° edizione del concorso sulla comunicazione indetto da ADV, la prima rivista italiana di pubblicità. Ipercoop si è aggiudicata la Targa d’Argento nella categoria Animazione nel punto vendita con l’evento Da noi vincono i buoni: una promozione realizzata dall’agenzia pubblicitaria FMA di Roma che ha coinvolto i sette Iper del Gruppo nell’estate 2005. Durante il periodo della promozione i clienti, con una spesa di almeno 30 euro, avevano la possibilità di vincere un buono spesa da 10, 50, 100 o 500 euro. Per le spese superiori c’era la possibilità di partecipare all’estrazione finale di una Fiat Panda (una per ciascun IperCoop) e una Fiat Croma (ad estrazione su tutti gli Iper). Soci e clienti però potevano anche decidere di non spendere i buoni spesa per devolverli ai progetti di solidarietà di Unicoop Tirreno. Grazie alla generosità di tantissime persone in poco più di un mese la Cooperativa ha raccolto 55mila euro che sono state donate al reparto di pediatria dell’ospedale di Koupela in Burkina Faso per la ristrutturazione, la costruzione di una nuova infermeria e di alcune stanze per il ricovero dei bambini. 28 NUOVO CONSUMO La vetrina dei soci CECINA E LIVORNO In collaborazione con Slow Food Costa degli Etruschi e Slow Food Livorno > Corso sul vino 1° livello riservato ai soci Coop e Slow Food. Ogni sera degustazione di 5 grandi vini italiani. Ogni partecipante riceverà la valigetta del degustatore con 6 bicchieri da degustazione, il libro Conoscere il vino, la dispensa del Master. Attestato di partecipazione finale rilasciato da Slow Food Costo del Master 170 euro > A Cecina 28 e 30/11, 5-12-14-19/12 Info 0586684929 orario ufficio, 0586630225 (dal lun. al ven. 10-12) > A Livorno dal 6 nov. all’11 dic. tutti i lunedì presso il Centro soci Coop in via Settembrini Info 0586260202-3358252567 LIVORNO In collaborazione con Slow Food Livorno > Corso sui formaggi 1° Livello Ogni sera degustazione di 4 formaggi Tutti i mar. dal 21 nov. al 12 dic. presso il Centro soci Coop in via Settembrini Visita presso un produttore della zona Ogni partecipante riceverà la dispensa del Master e il libro Formaggi d’Italia. Attestato di partecipazione finale rilasciato da Slow Food Costo del Master 110 euro Info 0586260202-3358252567 CECINA > Corso di lingue (base, medio, avanzato) in collaborazione con il centro Studi L’Arca Durata 46 ore, 2 volte a settimana Costo per i soci Coop 240 > Corso di informatica (base, medio, avanzato) Durata 30 ore, 2 volte a settimana È disponibile un Pc per studente iscritto Costo per i soci Coop 120 euro Info 0586632233, www.centrostudiarca.com SAN VINCENZO > Corsi di teatro per adulti fino al 30 giu. 2007 il lun. con orario 21-23 > Laboratorio di espressione creativa per bambini dai 6 ai 10 anni Un incontro settimanale pomeridiano fino a maggio 2007 Lavoro sul corpo, sulla respirazione e sulle percezioni sensoriali, giochi per lo sviluppo della comunicazione, ludico/creativi e di espressione linguistica. Interpretazione di semplici testi o fiabe Quota mensile: 40 euro In collaborazione con l’Associazione culturale Labirinto Blu Info 3207025904-3494248396 Salute A OCCHIO E CROCE In agguato gravi patologie della vista che prevenzione e diagnosi precoce potrebbero limitare. di Cristina Vaiani Al primo lampo o al calar della prima nebbia correre ai ripari. Occhi puntati su prevenzione e diagnosi tempestive per riuscire a vederci chiaro in un paese come l’Italia dove venti milioni di persone soffrono di difetti alla vista, circa due milioni sono ipovedenti e 350mila non vedono, il 28 per cento della popolazione ultrasettantacinquenne è colpita da degenerazione maculare senile. Colpa di alterazioni oftalmologiche come glaucomi, cataratte, malattie della retina, dovute alcune all’avanzare dell’età, altre a familiarità, infezioni e traumi, che possono limitare l’acutezza visiva in maniera più o meno grave. Insomma non solo problemi di vista ma difficoltà di visione, a causa delle quali può risultare difficile leggere, scrivere, distinguere, in una parola: ipovedenza o inabilità alla visione. In prima VISIONE Gli occhi sono delicati, soggetti a cambiamenti anche repentini e a volte influenzati da una serie di possibili problemi in altre zone dell’organismo. Mai come in questo caso prevenire è meglio che curare perché la maggior parte delle patologie oculari sono degenerative con disturbi iniziali spesso poco significativi per le quali non sempre le cure sono risolutive. È consigliabile sottoporsi a visita oculistica a scadenze determinate in base all’età e alla familiarità con certe malattie come il glaucoma, la retinopatia diabetica (la più grave causa di cecità), l’ipertensione oculare, e assolutamente ai primi “abbagli”, che siano flash, annebbiamenti, difficoltà visive. «Malattie asintomatiche almeno nella fase iniziale come il glaucoma devono essere diagnosticate per tempo altrimenti possono portare alla cecità senza che il paziente nemmeno se ne accorga», afferma Carlo Sborgia, direttore della Clinica oculistica dell’Università di Bari. In Italia oltre un milione di persone soffrono di glaucoma e circa un terzo non lo sa: l’esordio è infatti asintomatico con un’incidenza maggiore dopo i 40 anni. Potrebbe sviluppare glaucoma chi soffre di ipertensione oculare, è pertanto fondamentale «controllare la pressione oculare cominciando intorno ai 40 anni – consiglia Sborgia –, prima i soggetti con familiarità per glaucoma». NUOVO CONSUMO 31 NON VEDO INFERNO e provvedo Importante la prevenzione anche per le malattie degenerative legate all’età, come la maculopatia e la cataratta. «Tra le patologie oculari che riscuotono il maggior interesse a livello scientifico e congressuale, prima causa di ipovisione nei paesi industrializzati, vi è la maculopatia o degenerazione maculare senile – riferisce Sborgia –, che interessa il 28-30 per cento della popolazione oltre i 70 anni di età ed è in preoccupante aumento proprio a causa dell’allungamento della vita media». È caratterizzata dalla proliferazione di vasi anomali al di sotto della retina che, crescendo in maniera irregolare e con pareti molto fragili, provocano emorragie a livello della macula, la parte dell’occhio che permette la visione distinta; quando questa si ammala l’acuità visiva può essere seriamente compromessa. Le maculopatie possono essere di due tipi: la forma secca su cui si può agire in maniera preventiva con fattori dietetici e integratori e la forma umida per cui si ricorre alla terapia fotodinamica. «Si sono dimostrate inoltre molto efficaci le terapie a base di sostanze antiangiogeniche che, iniettate nell’occhio con punture intravitreali in ambiente sterile, bloccano il proliferare di vasi sanguigni patologici», aggiunge Sborgia. Alla prima comparsa di lampi, macchie scure, annebbiamento della vista rivolgersi all’oculista perché la degenerazione è progressiva: si comincia a vedere le immagini in maniera distorta mentre, a mano a mano che la malattia progredisce, si forma una macchia al centro del campo visivo. Dopo i 65 anni sottoporsi a visita oculistica accurata una volta all’anno. 32 NUOVO CONSUMO di cristallino Altra malattia legata all’invecchiamento, fortemente invalidante oltreché assai diffusa tra gli ultrasessantenni, è la cataratta, l’opacamento del cristallino, la lente che sta dietro l’iride e serve a mettere a fuoco le immagini sulla retina. «L’intervento di correzione della cataratta consiste nell’impianto di particolari cristallini artificiali – spiega Sborgia – che possono far vedere bene da lontano o da vicino, a seconda della scelta fatta dal paziente prima dell’operazione. Con il cristallino multifocale si ha addirittura la possibilità di vedere bene sia da vicino che da lontano evitando l’uso degli occhiali». Andando avanti con l’età anche il vitreo – sostanza che riempie la cavità interna dell’occhio – va incontro a processi degenerativi fisiologici. «È consigliabile sottoporsi a un controllo oftalmoscopico dall’oculista per vedere se il distacco del vitreo si accompagna ad alterazioni retiniche – raccomanda Sborgia –. I disturbi comunque tendono progressivamente a sparire». Attenzione infine ai flash e alle macchioline nere che potrebbero essere segnali di sofferenza retinica. Il distacco della retina è improvviso: valutare per tempo le eventuali predisposizioni che possono essere la miopia intorno alle 7-8 diottrie, traumi, interventi di cataratta, età avanzata. UNO SGUARDO AL FUTURO Speranze per gli occhi dalle cellule staminali. Grandi speranze sono riposte dal mondo scientifico nelle cellule staminali, potenzialmente capaci di riprodursi e rinnovare tutti i tessuti dell’organismo, occhi compresi. Anche se i tempi non sono ancora maturi. «Tranne piccoli impieghi sulla superficie oculare per tutto il resto – interventi sulla retina e il nervo ottico – siamo ancora molto lontani dall’applicazione clinica – commenta il professor Carlo Sborgia –. Con l’“avvento clinico” delle cellule staminali si potrà forse un giorno dare risposte risolutive alle più gravi patologie oculari, dalla degenerazione tappeto retinica che colpisce i fotorecettori della retina alla retinite pigmentosa che può provocare cecità completa anche in soggetti giovani». Per adesso l’utilizzo delle staminali è limitato agli interventi di ricostituzione del tessuto al confine tra cornea e congiuntiva danneggiato da traumi o infezioni, prima di procedere al trapianto di cornea. Si preleva un minimo di staminali dall’occhio sano del paziente, si fanno proliferare su un terreno di coltura in laboratorio e si reinseriscono nel tessuto oculare prima del trapianto. Questa operazione serve a preparare un terreno fertile per la nuova cornea che, in mancanza del tessuto rigenerato, potrebbe opacizzarsi dopo pochi mesi dall’impianto. Sempre nel campo delle terapie, buoni risultati si ottengono dalla chirurgia vitreoretinica nel distacco di retina e dalla terapia laser che può evitare il distacco della retina nella microangiopatia diabetica – che colpisce quasi tutti i pazienti affetti da diabete – diagnosticata per tempo. Sani & salvi Alimenti stupefacenti Fame nervosa uguale tossicodipendenza. Il cervello di chi si abbuffa in modo compulsivo “ragiona” come quello di un consumatore di cocaina. Scoperta fatta da un gruppo di ricercatori americani che, dopo aver individuato le aree del cervello coinvolte nel desiderio smisurato di cibo – la corteccia orbito-frontale, lo striato e l’ippocampo –, si sono accorti che sono le stesse che costringono i tossicodipendenti ad assumere droga. Colpo di fulmine Basta un decimo di secondo per farsi un’idea di chi ci sta di fronte anche solo osservando i tratti somatici del volto. Se ci piace, se ci attrae, se ci sembra leale o se è meglio mantenere le distanze. Insomma gli scienziati non fanno che confermare che la prima impressione è sempre quella giusta! Portami a ballare Salsa, rock & roll, danze caraibiche, cha cha cha. L’invito ai cardiopatici a buttarsi in pista arriva dall’ultimo Congresso Mondiale di Cardiologia, dove è stato presentato uno studio messicano che dimostra come la danza e il ballo arrechino maggiori benefici di una cyclette o dell’aerobica alla qualità della vita dei pazienti con malattie di cuore. ABCibo di Eugenio Del Toma Indice di gradimento Pasta o riso: quale scelta è preferibile per i diabetici e gli obesi? L’indice glicemico non è altro che la diversa risposta insulinica provocata dalla digestione di cibi ricchi di carboidrati per rendere equivalente il totale di carboidrati assunti con ciascun alimento. Un tempo il medico si limitava a raccomandare ai diabetici soltanto il rispetto delle equivalenze ricavate dalle tabelle di composizione degli alimenti. Ad esempio, si permetteva lo scambio di 100 g di pasta o di riso con circa 120 g di pane, oppure con 140-150 g di legumi o con 400 g di patate. Nelle quantità citate si ingerirebbe una quantità di carboidrati più o meno simile (circa 75-80 g) ed è altrettanto vero che dopo la digestione, qualunque sia stata la fonte alimentare, entra nel sangue (ma con velocità diversa!) un’analoga quantità di glucosio. Bisogna precisare, però, che gli studi più recenti hanno dimostrato che il riso o il pane innalzano la glicemia più della pasta o dei legumi, pur nel rispetto delle equivalenze di cui si è detto. La spiegazione sta nel fatto che il tipo di amido e una serie di fattori tecnologici (ma soprattutto la qualità e la quantità delle fibre vegetali) rendono più rapido o più lento il lavoro dell’esercito di enzimi intestinali addetti alla demolizione dell’amido. Il risultato finale è che il glucosio, derivato dal riso, dal pane o dalle patate, arriverà come una grande ondata nel sangue costringendo il pancreas a produrre quantità esagerate di insulina: ormone essenziale per l’utilizzazione e lo stivaggio del glucosio. Se ipotizziamo uguale a 100 l’indice glicemico del pane bianco si è visto che per le patate l’indice è 118, per il riso 81, per la pasta 64, per i legumi da 37 a 49. Quindi, non solo ai diabetici ma anche ai tanti obesi che producono quantità eccessive di insulina sono consigliabili gli alimenti a più basso indice glicemico. Inoltre, nel corso di un pasto ricco di verdure, o comunque di fibre, l’assorbimento viene rallentato anche per i cibi a più alto indice glicemico: accompagnare quindi i pasti con le verdure o non dimenticare i legumi e il classico minestrone italiano. NUOVO CONSUMO 33 DOSSIER / call center Piange il telefono Buste paga troppo leggere – quando ci sono –, orari disagevoli, scarse prospettive per il futuro. Viaggio nel mondo dei call center dove massima è la disponibilità dei lavoratori, pochi i diritti. E purtroppo la maggior parte sono giovani. di Rita Nannelli «Buongiorno sono Michela, in cosa posso aiutala?»... Ma a Michela che risponde ogni giorno alle chiamate di gente arrabbiata o disorientata, per un salario da fame, con contratto precario, ma controllata a vista dal capo anche nella pausa caffè – quando ha il tempo di farla – chi l’aiuta? Michela ci racconta che ha lavorato negli ultimi due mesi in un piccolo call center, un lavoro parttime all’interno di un appartamento, come tanti. Prima un colloquio, poi la firma di un apparente contratto di tipo occasionale. I primi dieci giorni sono di prova e viene pagata 5 euro ogni volta che un consulente-venditore riesce a chiudere un contratto attraverso un appuntamento preso da lei. In pratica ha regalato dieci giorni della sua vita a questa società con la speranza di essere confermata e iniziare una collaborazione con un fisso orario. Ma a pieno regime di contratto nemmeno l’ombra. Quando, NUOVO CONSUMO 35 GLOSSARIO PUNTO DI CONTATTO Call center Risale al 1968 il primo call center, quando un giudice americano, su richiesta di un’associazione di consumatori, obbligò la Ford a istituire una linea telefonica gratuita per facilitare le chiamate di reclamo. Oggi il call center è un’organizzazione che svolge, all’interno di aziende ed enti o all’esterno, ma per loro conto, servizi specializzati di relazione con clienti e utenti mediante telefono o altri media (fax, e-mail, internet). I centri di chiamata si suddividono in due grandi categorie: in house quando il centro si trova all’interno dell’azienda e in outsourcing, quando il lavoro di assistenza viene svolto all’esterno. I servizi forniti possono a loro volta essere in-bound, cioè erogati al momento del ricevimento delle chiamate – customer care, cioè cura del cliente, e assistenza tecnica – e out-bound ossia forniti chiamando verso l’esterno (telemarketing, promozioni ecc.). dopo due mesi di lavoro senza aver visto un euro, formula una richiesta scritta per avere un contratto regolare, viene licenziata senza una reale motivazione. Una storia di ordinaria precarietà isolata o una delle tante che hanno come protagonisti giovani di ogni parte d’Italia? «Mi sono appena laureata e ho firmato un contratto a progetto in un’azienda di telemarketing della mia città – dice delusa A.S.–. Nel contratto non ci sono vincoli d’orario, anche perché sono pagata a provvigione, senza nessun fisso; ma se lavori meno, allora ti affidano meno pratiche e ti fanno capire che è meglio firmare le dimissioni». C’è anche M.P.: «Ho un contratto a progetto, ma dov’è 36 NUOVO CONSUMO il progetto? Se non te ne vai dopo pochi mesi il contratto ti viene riconfermato alla scadenza, senza alcuna possibilità di evoluzione». Una vita da PRECARIO I numeri di una recente indagine Cgil parlano chiaro: i lavoratori dei call center sono per lo più donne per metà giovani e per l’altra con età compresa tra i 30 e i 40 anni con titolo di studio alto (75 per cento diploma, 20 laurea, 5 licenza media); oltre la metà non ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato: il 20 un contratto a termine, dal tempo determinato al lavoro interinale, il 34,5 un contratto di lavoro parasubordinato (progetto, con partita Iva, occasionale); la paga oraria oscilla tra i 5 e i 7 euro. A pesare sono soprattutto la ripetitività, la mancanza di prospettive, lo scarso rispetto della dignità come lavoratore o lavoratrice. Infatti tra coloro che hanno un contratto di lavoro a termine l’80 per cento spera di essere assunto, ma il 34 per cento di questi ritiene che non vi siano le condizioni. E solo uno su dieci dichiara di aver deciso la sua condizione “provvisoria”. Dura e senza mezzi termini è l’analisi di Enrico Finzi, sociologo e presidente di Astra Ricerche: «Il call center è oggi una delle due modalità di sfruttamento del lavoro, soprattutto giovanile. Una è la delocalizzazione delle imprese: si va a investire nei paesi dove il lavoro è sfruttabile, l’ambiente inquinabile ecc. perché non ci sono leggi a tutela dei lavoratori, quelle insomma che rendono, malgrado limiti e burocratismi, l’Occidente avanzato. L’altra è sottrarre alle regole una massa crescente di lavoratori con lo GLI INCERTI del mestiere UN BEL PROGETTO... Che cos’è il contratto a progetto, almeno sulla carta. Il collaboratore a progetto (co.pro.) per essere tale deve svolgere la sua attività in base al progetto o programma di lavoro assegnatogli dal committente, ma può gestirla autonomamente. Inoltre, a differenza del lavoro dipendente, il committente non deve esercitare su di lui il potere direttivo e il potere disciplinare. Nella collaborazione a progetto, introdotta dalla legge 30/03, la differenza dunque con il lavoro autonomo consiste nel fatto che il collaboratore agisce in modo prevalentemente personale, in assenza di rischio economico, senza mezzi organizzati d’impresa e in funzione del risultato da raggiungere. La legge indica anche che il collaboratore a progetto non è un lavoratore dipendente e che perciò non deve essere sottoposto a vincoli di subordinazione. La successiva circolare del Ministero del Lavoro 1/04 ha sancito però che l’autonomia del collaboratore a progetto deve necessariamente essere compatibile con le possibili richieste del committente di coordinamento con la propria attività. Di fatto, quindi, l’autonomia del collaboratore nello svolgimento della prestazione lavorativa viene indebolita e vengono rafforzati i vincoli dell’orario e del coordinamento funzionale all’organizzazione dell’impresa. La principale novità introdotta dalla legge 30/03 è che i contratti a progetto devono contenere l’indicazione di uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso determinati dal datore di lavoro, in base ai quali saranno stipulati i contratti individuali di lavoro. Qualora manchi questo riferimento, la legge stabilisce che il giudice può considerare il contratto a progetto “lavoro subordinato a tempo indeterminato”, sin dalla data della sua costituzione (circolare ministero del Lavoro 1/04). Norme di riferimento: la legge 30/03 e il conseguente decreto applicativo 276/03 (articoli da 61 a 69) e l’art. 409 del Titolo III del codice di procedura civile; la legge di riforma previdenziale 335/95 con le successive modifiche e, in materia fiscale, il Testo unico delle imposte dirette unitamente alla legge 342/00 che interviene in materia di assimilazione fiscale al lavoro dipendente. Gli fa eco Filomena Trizio, segretario generale Nidil-Cgil: «C’è nei call center una catena della precarietà che non va bene: giovani con un livello medio-alto di scolarizzazione appesi a contratti a progetto reiterati a oltranza. Si tratta di migliaia di lavoratori con orari fissi, impegnati per tutta la giornata, ma senza tutele e con salari bassissimi. Un uso improprio dei contratti a progetto – che in realtà non riguarda solo i centri di chiamata – dovuto al fatto che all’azienda un lavoratore a progetto costa meno di uno dipendente. La situazione è comunque molto variabile: si va dalla società Atesia – di recente agli onori della cronaca Sono oltre 400mila le persone che lavorano nei call center. per un’indagine con- La popolazione dei call center italiani è cresciuta negli ultimi 5 anni con dotta dall’Ispettora- un ritmo del 20-25 per cento annuo. to del lavoro che ha imposto alla società I telefonisti sono per lo più donne, metà sotto i 29 anni e l’altra tra i 30 e i 40 anni con solo il 13 per cento sopra i 40; titolo di di assumere 3.200 studio alto – 20 per cento laurea –; più della metà precari: lavoratori a progetto il 20 per cento ha un contratto di lavoro a termine dal (ad oggi la società tempo determinato al lavoro interinale; il 34,5 ha un è in fase di ricorso) contratto di lavoro parasubordinato (a progetto, – in cui i lavoratori con partita Iva, occasionale ecc.). precari rappresentaTra i 5 e i 7 euro oscilla la paga oraria degli operatori in cuffia. no quasi il 100 per Il 40 per cento considera molto deludente la sua retribuzione. cento ad aziende più Il 66,7 per cento di quelli che lavorano “alla cornetta” – 7 su 10 – pensano equilibrate». A difendere l’opera- di non avere possibilità di crescita professionale all’interno dell’azienda. APPESI A UN FILO NUOVO CONSUMO 37 DOSSIER sviluppo del lavoro nero, lo sfruttamento della forza lavoro immigrata e precarizzando il lavoro giovanile, sfruttandolo, sottopagandolo, impedendo alla parte migliore della società di vivere degnamente il presente e di fare progetti per il futuro. Sfruttamento del lavoro, perché di questo si tratta, uguale arretramento di civiltà, che non è espressione generica ma significa che il giovane Rossi non può prendere un mutuo per comprarsi la casa, la famiglia Bianchi mantenere i figli, l’anziana Olivoni arrivare in fondo al mese». DOSSIER to dei call center ci pensa Assocontact (Associazione nazionale dei contact center in Outsourcing). «Al di là degli stereotipi sul settore, nei call center italiani esistono anche situazioni di eccellenza, dove le persone sono impiegate correttamente, dove esistono accordi sindacali; non dimentichiamo che quasi il 30 per cento degli addetti del settore sono assunti a tempo indeterminato – precisa il presidente Umberto Costamagna –. Se ci sono call center che non rispettano le regole, che accettano lavori sotto costo ribaltando tutte le conseguenze solo sui lavoratori, ebbene, come associazione diciamo chiaro e forte che queste realtà non solo sono fuori dell’associazione ma sono “contro” l’associazione e il mercato. Comunque i call center sono solo la punta dell’iceberg di un problema di ricorso a prestazioni precarie ben più diffuso: i dati del Censis ci dicono che il 10 per cento dei lavoratori della pubblica amministrazione è precario, nella pubblica istruzione si arriva al 20. Il nostro settore, che in questi anni di crisi generale ha comunque svolto una funzione sociale continuando a impiegare giovani e donne, in particolare nelle aree più depresse come il Mezzogiorno, non ha bisogno di precarietà. Ha bisogno di flessibilità, anzi di buona flessibilità». CORNETTE calde Eppure M.P. continua a lavorare per cinque euro scarsi l’ora in una stanza piena zeppa di altri come lui, col rischio di essere mandato via da un momento all’altro se non riesce a rifilare a qualcuno un abbonamento. Sarà l’ora di cominciare a fare qualcosa? «Il problema è duplice: potenziare le attività ispettive, ma anche modificare le norme – riprende Trizio –. La Cgil ha posto con forza il problema sottolineando la necessità di intervenire a livello normativo, a partire dal Codice Civile per equiparare i diritti 38 NUOVO CONSUMO IL MONDO DEVE SAPERE Camilla lavora un mese in un call center e deve convincere le casalinghe a provare un aspirapolvere portentoso. Ma il suo impegno principale è osservare un perverso meccanismo aziendale in cui i telefonisti mentono ai clienti, i “kapò’” ai telefonisti e ai venditori e i clienti a se stessi. Il mondo deve sapere della giovane scrittrice Michela Murgia è una tragicommedia ben scritta sulla vita di una telefonista precaria in un call center. Leggendo questo romanzo-inchiesta, esilarante come una sitcom televisiva, si ride, ci si sente più vicini alle tante Camille in circolazione... e soprattutto ci si arrabbia parecchio. MICHELA MURGIA Il mondo deve sapere Isbn edizioni, pagine 123, 10 euro di lavoratori che fanno lo stesso lavoro, di riequilibrare il costo del lavoro (togliendo alle aziende la tentazione di fare contratti precari perché più convenienti), di aumentare il livello contributivo, di far crescere la tutela assistenziale, di aumentare i salari anche per avere una pensione decente». Insomma regole e qualità non dovrebbero essere le parole d’ordine dei call center considerando che gestiscono la risorsa forse più preziosa per le aziende: il rapporto con i propri clienti, utenti o cittadini? Risponde Costamagna: «Sì, per essere veri professionisti della relazione occorre puntare sulla qualità e sulle regole. Questo settore deve fare un passo deciso verso una sempre maggiore “professionalizzazione”, deve darsi regole comuni che frenino la triste gara al ribasso che ha contaminato il nostro mercato in questi ultimi anni e che garantiscano lo sviluppo senza perdere di vista l’esigenza di flessibilità. Per fare questo occorre sedersi attorno a un tavolo e cominciare a pensare a regole nuove, a un cammino condiviso di crescita: più che un obiettivo si tratta di una sfida che lanciamo al governo e alle organizzazioni sindacali. Qualche passo avanti in questa direzione sta cominciando a muoversi». E poi una considerazione solo all’apparenza scontata: «Se tratti bene un lavoratore, questo produce di più – sottolinea Finzi –: la motivazione e l’attaccamento all’azienda aumentano concretamente la produttività. Purtroppo non è difficile immaginarsi quanto siano motivati tutti questi giovani...». Così se dopo pranzo, magari quando vi prendete due minuti di riposo sul divano, qualcuno vi telefona proponendovi offerte imperdibili, tariffe telefoniche stracciate, un elettrodomestico dai poteri miracolosi, non infuriatevi. Pensate che dall’altra parte della cornetta c’è qualcuno che non se la passa bene. PRONTO COOP? Irene, Daniela e Silvia rispondono alle chiamate di soci e consumatori, raccolgono lettere, e-mail, schede cartacee con suggerimenti, richieste di informazioni, reclami, complimenti. Circa ottocento segnalazioni che arrivano ogni mese al call center di Unicoop Tirreno a cui Irene, Daniela e Silvia cercano di dare risposte esaurienti “in diretta”, quando è possibile, «altrimenti ci attiviamo per risolvere i problemi di chi si rivolge a noi impegnandoci a richiamare non appena abbiamo tutte le informazioni necessarie. E il fatto di essere all’interno dell’azienda rende il nostro lavoro più semplice», dice Daniela seduta alla scrivania, telefono da un lato, computer di fronte e attaccato sul muro un foglio con una scritta che da sola dice tutto dello spirito di questo call center: “i problemi hanno tutti una soluzione altrimenti non sarebbero problemi ma catastrofi”. Un punto d’ascolto in cui «si fa tesoro delle segnalazioni per orientarsi sempre di più al miglioramento del servizio al consumatore. Per questo puntiamo, fra l’altro, sull’aggiornamento e sulla formazione delle nostre operatrici», spiega Marco Monetti, responsabile Area Ascolto e Innovazione Servizi. Soprattutto dunque la cura del cliente «per il quale siamo quasi una voce amica – afferma con soddisfazione Irene –. Ci chiedono per lo più informazioni (62 per cento), indirizzi e orari di apertura dei negozi, attività rivolte ai soci, ma ci danno anche suggerimenti preziosi sull’inserimento di nuovi prodotti e servizi. Non mancano i reclami (35 per cento) per esempio sul catalogo, sulla mancanza di prodotti al punto vendita o sul mancato recapito di Nuovo Consumo. Ma spesso si congratulano con noi per la gentilezza e la cortesia del personale e per il livello del servizio». Cuffietta all’orecchio e penna alla mano Silvia continua a lavorare... un socio al telefono vuole lei e solo lei «succede a ognuna di noi di essere reclamata da chi è dall’altra parte del filo. Un segno, credo, di quanto ci prendiamo a cuore i problemi dei nostri soci e consumatori». Controcanto di Tito Cortese Contro l’agonia A proposito di eutanasia: lasciamo libera scelta di mettere fine alla sofferenza. La morte è inevitabile, lo si sa fin dalla nascita. L’agonia che la precede, invece, non è sempre inevitabile: ma troppo spesso ci si arrende impotenti a questa liturgia inutile e crudele, molto crudele, che accompagna la fine. Come se non ci fosse niente da fare. Invece non è così. Di recente si è tornati a parlare, anche in Italia, di eutanasia, di testamento biologico, di rifiuto dell’accanimento terapeutico: cose molto diverse l’una dall’altra, ma che hanno tutte a che fare col tema doloroso dell’agonia. Sono stati invocati interventi normativi che affrontino in termini di ragionevolezza e di pietà questi temi. Non si può certo abolire per legge l’agonia, come si è fatto da tempo per la tortura (che pure si continua a praticare in tanta parte del mondo). Si può tuttavia evitare che la legge impedisca di sottrarsi all’agonia, che con la tortura ha molti tratti in comune. Si può, purché si abbia piena consapevolezza delle dimensioni del fenomeno. Il dibattito, pure appassionato e serio, di queste settimane, si riferisce a casi limite, che commuovono l’opinione pubblica per la loro vistosa dramma- ticità: persone ridotte da anni allo stato vegetativo, persone coscienti ma condannate a un irreversibile percorso di immane difficoltà... “Staccare la spina”, consentire la libera scelta di porre fine a tutto ciò: di questo si discute, attualmente. Ma l’agonia non è un caso limite, è un dato comune. Non investe poche persone, colpite da patologie infrequenti o da traumi eccezionali: riguarda il destino della maggior parte di noi. Per alcuni aspetti è, ai nostri giorni, un risultato stesso del progresso, dell’avanzamento della scienza medica, che, senza poter impedire la morte, ha tuttavia acquisito grande efficacia nel contrastarla e nel ritardarla. Si muore male, anche nei migliori ospedali, tra sofferenze atroci. Dico solo di dare, a chi lo voglia, la possibilità di evitarle, anche quando non ci sono spine da staccare. NUOVO CONSUMO 39 Guida all’acquisto PIAZZA PULITA Tra centinaia di detergenti e antibatterici alla ricerca di quello giusto per una casa davvero pulita. di Roberto Minniti Una casa completamente asettica quasi fosse la sala chirurgica di un buon ospedale. A giudicare dalla pubblicità, gli italiani sembrano essere diventati tanto maniaci della pulizia da aspirare per pavimenti, mura, piastrelle e bagno alla sterilità completa. Un sogno ben compreso dagli industriali che, prima negli Stati Uniti e ora nel resto del mondo “ricco”, hanno lanciato linee di detergenti che puntano proprio sul potere disinfettante. Proprio negli Usa, solo nel periodo tra il 1997 e il 1999, le aziende del settore hanno lanciato non meno di settecento prodotti diversi per la pulizia domestica, etichettati come antibatterici. Una smania che dilaga anche da noi attraverso etichette che declamano l’azione battericida di saponi, creme e polveri per la casa. Insomma, rispetto a qualche anno fa, quando bastavano due o tre prodotti, per lo più in confezioni sufficientemente capienti, e si aveva tutto il necessario per la pulizia della casa, oggi per raccapezzarsi nella scelta del sapone ci vuole un manuale. Ad alto RISCHIO E se i disinfettanti utilizzati per l’igiene domestica, oltre che inefficaci, dovessero rivelarsi addirittura dannosi, tanto da produrre effetti peggiori di quelli che vogliono evitare? L’ipotesi allarmante, lanciata qualche anno fa da due riviste prestigiose concorrenti, lo Scientific American e il New Scientist, ha messo sotto accusa due tra gli ingredienti più diffusi nei detergenti: il triclosan e il cloruro di benzalconio. Il sospetto, emerso per ora solo nelle prove di laboratorio e per fortuna non ancora verificato fuori dalle situazioni sperimentali, è pesante: l’uso massiccio e costante di questi antibatterici potrebbe portare alla creazione di microbi resistenti, persino con più facilità di quanto è già stato provato per alcuni antibiotici. I ricercatori, in particolare, nel tentativo di ispezionare la reale efficacia di un prodotto per pavimenti, hanno verificato un inaspettato sviluppo di organismi del tipo Escherichia coli in grado di resistere fino a otto volte di più a due antibiotici molto noti, la tetraciclina e l’ampicillina. I formulati finiti in questi prodotti esclusivamente per ragioni di marketing, in realtà sono nati per tutt’altra funzione. I disinfettanti, infatti, sono stati inizialmente concepiti per usi ospedalieri, inseriti nei saponi preoperatori e nei detergenti per le sale operatorie per evitare che i pazienti con sistema immunitario depresso sviluppassero infezioni. In quelle condizioni, concordano gli epidemiologi, avevano e hanno ancora un senso. Nell’ambiente domestico, invece, modificano l’equilibrio microbiologico (a cui siamo abituati e che è familiare anche al nostro sistema immunitario). In pratica, sterilizzando l’ambiente e alterando la normale competizione tra batteri, potremmo favorire lo sviluppo di microrganismi più dannosi per la nostra salute. Quale sapone, dunque, utilizzare per i diversi ambienti della casa? In molti sostengono che il ritorno al passato del detergente “buono per tutti gli usi” potrebbe essere l’idea migliore, tanto per i risultati che per le nostre finanze. Vediamone, dunque, pregi e difetti. NUOVO CONSUMO 41 Prodotti a confronto Tutto in un FLACONE Sono stati i protagonisti del mercato della detergenza per molti anni. Si tratta delle formule liquide o in gel che promettono di essere ugualmente efficaci sui pavimenti come sulle superfici della cucina, sui sanitari come sui vetri. E, in generale, sono anche i saponi per la casa più economici, dato che vengono offerti normalmente in confezioni grandi (750 ml o 1 l), quindi più convenienti. Mantengono davvero tutto quello che dichiarano? In definitiva sì, anche se è opportuno fare alcune distinzioni tra i possibili usi. Sui pavimenti, al di là delle promesse d’etichetta e delle distinte formulazioni, ogni detergente svolge abbastanza bene il proprio compito, che non è quello di sterilizzare la casa, ma di aiutare chi li usa nella pulizia. Senza risciacquo? Sono davvero molti i prodotti che reclamizzano l’inutilità del risciacquo, puntando sulla comodità per gli utilizzatori. E, di fatto, riducono molto la quantità di schiuma – per lo meno alle dosi consigliate – per consentire di evitare una seconda passata di straccio. Ma attenzione, non aspettatevi granché da una pulizia così sommaria. L’effetto ottenuto sarà sempre direttamente legato al lavoro speso nella pulizia. A questo proposito è interessante il risultato di un test realizzato negli Stati Uniti, proprio sui saponi multiuso che pubblicizzavano l’inutilità del risciacquo. Secondo i tecnici americani, infatti, un risultato di percepibile pulizia (valutato misurando i trattamenti necessari per ridurre del 90 per cento l’opacità dei pavimenti) si raggiunge solo dopo almeno due risciacqui. E si tratta di un’esigenza che prescinde dalla tipologia di sapone utilizzato. Insomma, nulla ancora purtroppo sostituisce l’olio di gomito. In cucina, i prodotti per togliere le 42 NUOVO CONSUMO Detersivi multiuso marca definizione prezzo al litro AJAX CLASSICO AJAX PROFESSIONAL BREF POWER CHANTE CLAIR CIF CILLIT BANG COOP COOP GLASSEX LINDO SMAC SUPER VIM sgrassatore universale sgrassatore ultra sciogligrasso universale sgrassatore universale sgrassatore superpulitore universale sgrassatore universale - profumo marsiglia vetri e multiuso multiuso con aceto sgrassatore active power sgrassatore igienizzante pulitore universale ultraforte 2,60 5,05 3,91 1,99 2,47 5,19 2,12 1,47 2,90 2,87 2,31 5,06 Agenti disinfettanti, antibatterici, candeggina. E poi coloranti, conservanti, solventi, profumi. L’elenco delle sostanze a forte impatto ambientale contenute nei detergenti è davvero lungo. E inquietante: i formulati finiscono tutti nelle fogne e da lì nei fiumi e nei mari, inquinandoli. Ma i residui rimangono anche in casa dove possono dare luogo a fenomeni allergici nell’uomo. O peggio. Su più di una sostanza grava il sospetto di cancerogenicità: è il caso dei solventi sintetici, come la trielina contenuta in molti detersivi per pavimenti. Alcune diventano pericolose in associazione con altri prodotti. Ed è il caso della candeggina, che a contatto con acidi libera gas irritanti. È proprio necessario per pulire la casa, “sporcare” l’ambiente e mettere a rischio la nostra salute? No, non sempre lo è. Spesso, anzi, si potrebbero sostituire i detergenti tradizionali con quelli a basso impatto ecologico, sempre più numerosi nel mercato della pulizia. Ma quali sono, e su quali principi si basano, i saponi “verdi”? Per la pulizia delle superfici lavabili, per esempio, i sostituti ideali dei detergenti sono le polveri e le creme abrasive a base di argilla bianca, gesso, soda, polvere di pomice, sapone vegetale ed eventualmente oli essenziali. Per i pavimenti, invece, i prodotti ecologici sono a base di saponi vegetali oppure di tensioattivi di origine vegetale, contenenti anche oli essenziali, citrato di sodio e solventi naturali. Alla specializzazione, tendenza irrefrenabile del mercato, non si sottraggono neppure le ecoditte con prodotti specifici per usi più limitati. Per il wc, per esempio, ci sono formulati a base di acidi organici naturali (citrico, acetico, tartarico, lattico), tensioattivi di origine vegetale e oli essenziali che puliscono e liberano dal calcare inquinando molto meno dei composti tradizionali. macchie dai piani della cucina o della macchina del gas sono comunemente utilizzati puri. E svolgono la loro azione degnamente. Le differenze si rivelano nella quantità di schiuma prodotta e, quindi, nei risciacqui che impongono. Per questo aspetto risultano leggermente preferibili i gel ai tradizionali liquidi. In bagno. È il vero e proprio punto debole dei detergenti, dato che in questo caso dovrebbero allo stesso tempo pulire e svolgere un’azione anticalcare. Mentre sul primo compito non sembra esserci grande differenza tra le tante marche di saponi multiuso, nella lotta al calcare quasi tutti segnano il passo rispetto ai prodotti specializzati. Evergreen a cura di Stefano Generali Una Campania verde La Campania punta sull’energia pulita e, sebbene costretta da un deficit strutturale a importare circa l’80 per cento del suo fabbisogno energetico da altre regioni, comincia a registrare risultati positivi per la produzione di energia eolica. Altro fronte in espansione è la cosiddetta cogenerazione: impianti alimentati da biomasse che in un’area a forte vocazione rurale come la Campania può offrire grandi opportunità. Calo di energia Si chiama Building Energy Management ed è un software che consente di conoscere il preciso fabbisogno energetico di una struttura immobiliare, che permette di calcolarne i picchi di consumo e soprattutto studiare e applicare soluzioni per il risparmio energetico calibrate sui singoli bisogni. L’innovativo prodotto è stato realizzato da ORS, la software house che punta a fornire soluzioni di ottimizzazione e risparmio per complessi industriali, pubbliche amministrazioni, ospedali e centri commerciali. Vita da squalo Anche gli squali rischiano l’estinzione. A lanciare l’allarme i ricercatori del Pew Institute for Ocean Science di Miami, che denunciano come ogni anno ne vengano uccisi dai 26 ai 76 milioni di esemplari. Tutto ciò a causa della diffusione massiccia in tutto il mondo di ricette a base di carne di pescecane: dalla cartilagine, che secondo alcune tradizioni dona salute e lunga vita, alle pinne, ingrediente di alcune zuppe molto diffuse in tutta l’Asia. Paceverde a cura di Greenpeace Qual buon vento È una fonte energetica pulita, indipendente dal prezzo del petrolio, in pieno sviluppo. Secondo il nuovo rapporto di Greenpeace e della GWEC, l’associazione mondiale degli industriali dell’eolico, circa il 34 per cento dell’energia mondiale potrà essere fornita dal vento entro il 2050. Per avere un’idea, il vento permetterà di “risparmiare”, ossia non emettere in atmosfera, la quantità di emissioni di anidride carbonica dell’intera Europa in circa venticinque anni. «L’abbattimento delle emissioni di CO2 del 50 per cento al 2050 – obiettivo minimo per contenere l’aumento della temperatura terrestre al di sotto dei due gradi centigradi – potrà essere raggiunto solamente se l’energia eolica verrà sviluppata con determinazione fin da ora» afferma Francesco Tedesco, responsabile della campagna clima di Greenpeace. Finora la crescita dell’eolico è stata notevole, se paragonata alle altre fonti rinnovabili. Dal 1995 al 2005 la potenza installata nel mondo è cresciuta di dodici volte: l’industria eolica è oggi presente in ben cinquanta Paesi nel mondo. Germania, Spagna, USA, India e Danimarca sono tra i Paesi che più hanno creduto e investito nella nuova fonte rinnovabile. E l’Italia? «Il nostro paese è ancora in ritardo: serve uno sforzo coerente per una politica seria sull’eolico, sia a livello centrale che locale» spiega Tedesco. Perché i governi di tutto il mondo continuano a sostenere le fonti fossili e il nucleare invece di credere in un’industria fonte di sviluppo e occupazione? Il numero di nuovi posti di lavoro creati dall’industria eolica potrà variare tra i 480mila e i 2 milioni. Con petrolio e carbone, invece, si contribuisce allo scioglimento dei ghiacciai, all’intensificarsi di eventi climatici estremi e all’innalzamento della temperatura media terrestre. Le scelte politiche degli anni a venire davvero influenzeranno il clima e la situazione economica del mondo intero. Gabriele Salari, Ufficio Stampa Greenpeace 44 NUOVO CONSUMO Gli extra UN GEL PER CAPELLO Tutti i prodotti per mettere in piega anche le ciocche più ribelli. di Daniele Fabris Capelli ribelli? Voglia di una pettinatura che la nostra chioma non accetta? Beh, alzi la mano chi di noi non ha mai fatto ricorso a un gel, a una lacca o a una mousse per garantirsi “l’effetto bagnato” o uno stile diverso da quello abituale. E, visto che non siamo più negli anni Cinquanta, quando la Linetti era sinonimo di brillantina e la scelta non complicava i sonni dei consumatori (semmai erano le retine da applicare prima di andare a letto per allisciare i capelli, a disturbare un po’), è bene conoscere le differenze tra i diversi prodotti. Le lacche sono tra i prodotti più tradizionali di questo mercato. Hanno diversi gradi di tenuta (quelle leggere donano un po’ di disciplina ai capelli ribelli ma evitano che la pettinatura sembri “incollata”). Sono generalmente sconsigliati sui capelli secchi e disidratati. Le mousse, per esempio, sono spume che garantiscono una tenuta non fortissima 46 NUOVO CONSUMO ma sufficiente a chi ha capelli sottili. Si applicano dopo il lavaggio (mai sui capelli sporchi, dato che finirebbero per spargere il sebo e appesantire il capello) e si “modellano” con l’asciugacapelli. Alcuni marchi dividono i flaconi in base alla tipologia di capello, ma si tratta di divergenze poco significative, dato che l’effetto non cambia sensibilmente. Più forti e tenaci, i gel e le gomme sono in grado di fissare pettinature molto particolari per la particolarità di essere sparsi ciocca per ciocca. Hanno il difetto di appesantire molto il capello (dunque dovrebbero essere evitati da chi li ha fragili e fini) e impedirne la respirazione. I residui si tolgono solo con il lavaggio e in caso di umidità, in troppi casi, finiscono per incollare la chioma. Presi a modello Le cere modellanti, infine, sono molto simili ai gel perché permettono di spalmare le singole ciocche. Pregi e difetti, ovviamente, sono gli stessi delle gelatine. Ma questi preparati possono in qualche modo danneggiare i capelli? Secondo i tricologi no, almeno se utilizzati con criterio. Il solo caso in cui si dovrà limitarne l’uso è quando vi siano malformazioni del capello con aumento di fragilità. In questo caso l’uso di un fissativo in gel o lacca potrà danneggiare il capello. Diverso è il discorso per chi ha la forfora. Per quanto i fissanti non siano la causa diretta di questo problema, possono però peggiorarlo dato che la traspirazione del cuoio capelluto. Il consiglio dei medici, in tutti i casi, è di eliminare gel, schiume e lacche con un lavaggio in acqua tiepida e non con i classici “due colpi di spazzola” per eliminare i residui di resine e sostanze depositate sul capello. Tipico MONDO PANE Vita, sorte e miracoli del pane, l’impasto più semplice e straordinario che ci sia. E ogni paese – o quasi – ha il suo. di Eleonora Cozzella Il cibo della sopravvivenza, fatto con cereali di ogni tipo, il cibo dei riti e della devozione religiosa, ma anche uno strumento di potere codificato già nell’antica Roma. Il cibo che segna le civiltà in lungo e in largo, sempre uguale e sempre diverso, e che oggi nei forni delle città globalizzate fa circolare profumi e sapori di tutto il pianeta. Ecco il pane, semplice quanto straordinario impasto di farina, acqua e lievito, che ha fatto la storia dell’umanità. È il pane che ha distinto l’uomo civilizzato che diventa capace di coltivare la terra, ricavarne prodotti e poi trasformarli in alimenti come questo, mentre i popoli “barbari” continuano a vivere di caccia e pastorizia. È il pane che ha sfamato per millenni la povera gente, a par48 NUOVO CONSUMO tire dagli egizi, primi panificatori dell’antichità. Furono loro a scoprire la lievitazione naturale – ovvero che lasciando riposare l’impasto per qualche tempo, il pane poi cresceva e diventava più leggero – e a inventare i primi forni con la volta a cupola. All’ombra dei Faraoni, il pane fu allora usato come forma di pagamento del salario: di farina di grano per nobili, di orzo o spelta per il popolo. I greci istituirono i primi forni pubblici e le prime associazioni dei panificatori. I cereali davano l’80 per cento dell’apporto calorico della dieta media e il pane era dunque l’alimento fondamentale. Certo, tra il pane fatto con la farina di frumento abburattata (cioè passata al setaccio, dunque senza crusca), destinato ai ricchi, e quello con cereali minori c’era una grande LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI Torna a crescere in Italia il consumo di pane, dopo il forte calo tra il 2000 e il 2004 (-25 per cento secondo l’Aiipa, l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari). Oggi sono poco meno di 4 milioni l’anno le tonnellate prodotte, per un consumo medio pro capite di circa 60 chilogrammi. Ma in Europa molto di più ne mangiano turchi (154 chili), bulgari (110), cechi (89), tedeschi (80) e polacchi (73), per citare i primi della classifica. Il fatturato annuo dell’industria italiana del pane è di 8 milioni di euro (dati Cna alimentare), gli occupati 400mila tra diretti e indotto. Le tipologie di pane prodotte nel nostro paese sono 250, ma con un gran numero di varianti per un totale di almeno 1.500 tipi differenti. differenza di sapore, nutrizionale e di digeribilità, ma anche Erodoto non aveva dubbi: pane e acqua a sufficienza potevano fare un uomo “beato alla pari di Zeus”. COTTO a puntino Così, in Grecia si arrivò a produrre una settantina di tipi di pane, con l’aggiunta di aromi e spezie. A Roma la panificazione fu forse ancora più importante e l’introduzione dei mulini ad acqua rappresentò una svolta tecnica fondamentale. Dal 168 a.C. divenne un vero e proprio servizio pubblico e in epoca augustea si contavano quattrocento forni, con una legislazione severa e magistrati incaricati di controllare la vendita del frumento e il prezzo del pane. Nel Medioevo la panificazione divenne affare familiare ed era il pane di segale, scuro e indigesto, a riempire i vuoti stomachi dei poveri. Nell’età dei Comuni, i fornai ricomparvero come artigiani indipendenti riuniti in corporazioni, sottoposti a precise regole stabilite dalle autorità. Durante il Rinascimento, alla corte di Maria dei Medici, ci fu l’importante introduzione del lievito di birra che innovò il processo di preparazione. La stessa principessa ne portò il segreto alla Corte di Francia e i francesi divennero famosi per la produzione di pane di grande qualità. Una fama di cui più tardi si appropriò Vienna. Ma il viaggio nella storia del pane ha radici ben salde in un’Italia dove ogni città ha una storia fatta di farina e lieviti, di forme e aromi che ne fanno un tratto della propria identità. Lungo lo Stivale “il pane” non esiste ma vivono le centinaia di pani italici dove strutti, burro, oli, yogurt, latte, ma anche alcolici, zuccheri, frutta secca, ortaggi, si mischiano secondo tradizioni antiche e mode nascenti. MANI in pasta Se quello Casareccio di Genzano, quello di Altamura e la Coppa ferrarese sono gli unici tre pani a potersi fregiare del marchio Dop o Igp, i forni d’Italia sono il trionfo della diversità: dalla ciabatta veneta al pane carasau sardo, dalle griselle di Puglia al pane sciocco di Altopascio, dalla piadina emiliana alla pitta calabrese, c’è la storia di un paese scritta in un impasto. Un alimento che non muore nell’omologazione che avanza ma che fa viaggiare la sua tipicità attraverso i canali della Grande Distribuzione intelligente e che al tempo stesso vive – come la ristorazione – il contagio dell’idea di fusion delle cucine. Così, si fanno strada anche i pani delle nuove comunità che arrivano in Italia: accanto all’antico pane azzimo degli ebrei, ecco quello lievitato (Pita) degli arabi, il Pretzel, l’anello a forma di pane che ci riporta nel mondo austro-ungarico, l’indiano chapati, addirittura il pan-kyoshitsu giapponese. Paese che vai, pane che trovi. E viene da pensare tutti “buoni come il pane”. PRESI IN CASTAGNA Alcuni lettori ci hanno segnalato un’inesattezza nell’articolo “Il pane degli alberi” (Nuovo Consumo 160, pag. 48) in merito alla differenza tra marroni e castagne. Risponde Eleonora Cozzella, autrice dell’articolo Sia castagno che marrone sono oggi coltivati e si hanno almeno trecento cultivar. Il riferimento era dunque alla diversa origine genetica. Quanto al numero dei frutti varia a seconda della cultivar, ma esiste tra le due specie una sostanziale differenza produttiva. Il castagno tende ad averne da uno a sette, e si parla di almeno tre di buona qualità; il marrone arriva al massimo a tre frutti, non sempre tutti perfetti. Condizioni che cambiano, appunto, secondo natura della pianta e area geografica. ERRATA CORRIGE Nel numero di ottobre di Nuovo Consumo – p. 47 – è stata pubblicata la foto del frutto di un ippocastano anziché di una castagna. Prendere un filone Il pane casereccio di Genzano, primo in Europa col marchio Igp. Sono una quindicina i forni, di cui uno dei principali è la Cooperativa genzanese, che portano avanti la tradizione agreste di Genzano della produzione del pane casereccio. Un pane che riempie di profumo l’aria del paese, primo segnale che si è arrivati in questo angolo dei Castelli Romani. Il pane casereccio di Genzano è stato il primo in Europa a ottenere il marchio Igp, (Indicazione geografica protetta). E dunque per sfornarlo occorre utilizzare, rigorosamente, solo alcuni ingredienti: farina di grano tenero, acqua, lievito naturale e sale; vietati assolutamente additivi chimici o biologici. L’impasto è fatto lievitare per un’ora; quindi lavorato in forma di pagnotte e filoni e messo a riposare all’interno di casse di legno ricoperte con teli di canapa, non prima però di averlo spolverato con cruschello o tritello. Poi è lasciato in ambienti caldi in modo che continui a crescere prima di essere messo in forno dove la temperatura di 300°-320° C fa crescere una crosta dura e alta, secondo il disciplinare, almeno tre millimetri. È dunque croccante fuori e molto leggero dentro, è sapido e ha un profumo che riporta alla memoria i granai. La crosta così spessa preserva anche la mollica, conservandola soffice molto a lungo. Un pane che non ama né la conservazione sottovuoto né il contatto con la plastica, ma che rimane fresco per diversi giorni. La sua forma tipica è quella della pagnotta con “baciatura ai fianchi” o dei filoni rotondi e lunghi (peso dagli 0,5 ai 2,5 Kg). NUOVO CONSUMO 49 Saltimbocca BUONAPERA A fianco del casolare vi è un malandato albero di pere: non hanno un bell’aspetto, ma il gusto le riscatta. Niente a che vedere con una Kaiser o una Abate in vendita al supermercato, grandi, lisce, tutte perfettamente uguali. Il frutto che raccolgo ha delle lenticelle, forma un po’ irregolare e un colore non ben definito, verde-giallastro. Eppure la polpa è saporita e profumata. Ho saputo che si chiama Pera del Curato, un’antica varietà molto diffusa un tempo in Toscana, ora quasi abbandonata. Le coltivazioni industriali hanno omologato la famiglia delle pere, che invece per natura è variegatissima: nel mondo esistono infatti ben cinquemila varietà. Sotto al sole del Sud, ad esempio, matura la pera Spadona, di polpa bianca e grana finissima, e tra le montagne piemontesi la pera Madernassa, croccante e profumata. Sulle nostre tavole arrivano però quasi solo le pere emiliane e venete, coltivate su larga scala. Sono le Abate Fetel, le Conference, le Decane del Comizio, le Kaiser, le William, e in minor misura le Max Red Barlett (cioè la William rossa), le Rosade e le Santa Maria. Ma l’elenco sarebbe ancora lungo, volendo ricordare la Coscia estiva e la Guyot succosa e zuccherina. WILLIAM in testa Dalla “pera del Curato” alle Abate, Kaiser e William, l’evoluzione di un frutto variegato, salutare, versatile in cucina. di Silvia Inghirami 50 NUOVO CONSUMO La preferita dalle famiglie italiane, che in media acquistano 23,5 chilogrammi di pere l’anno, è l’Abate, di forma grande e allungata, polpa fine e sapore dolce, anche se il primo posto per produzione è detenuto dalla William, destinata all’industria dei succhi di frutta e delle confetture. Segue la Kaiser, dalla buccia rugginosa e polpa consistente, tra le più adatte a trasformarsi in dessert. Questo frutto è infatti molto versatile in cucina: può essere uno sfizioso antipasto accompagnato da formaggio, un fine pasto salutare se cotto in acqua e zucchero, un succo nutriente per accompagnare una merenda, un dolce sfizioso se ricoperto di cioccolata o mischiato all’impasto di una torta. Sotto ogni aspetto e ricetta, inserire la pera nella dieta quotidiana è un regalo che facciamo al nostro organismo: estremamente digeribile, la pera è ricca di zuccheri naturali, rappresenta un’ottima fonte di fibra naturale e si può dire che sia una vera miniera di potassio. Un vero TOCCASANA Non esitate quindi ad addentarne una in qualsiasi momento del giorno, soprattutto se avvertite un po’ di stanchezza fisica o mentale: il fruttosio compenserà il calo glicemico. Non temete per la linea, perché un frutto di IN POLPA MAGNA Per capire se una pera è matura, bisogna esercitare una leggera pressione alla base del picciolo: la polpa deve risultare cedevole. Se le pere sono ancora dure, riponetele in un sacchetto di carta a temperatura ambiente per 2-3 giorni. Per conservarle qualche giorno (anche 7-8 giorni) riponetele nella parte bassa del frigorifero (5-7°) dentro un sacchetto di carta. COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO DELLA PERA Acqua (g) Proteine (g) Lipidi (g) Glucidi disponibili (g) Fibra alimentare (g) Sodio (mg) Potassio (mg) Ferro (mg) Calcio (mg) Fosforo (mg) Niacina (mg) Vitamina C (mg) Energia (Kcal) 85,2 0,3 0,4 9,5 2,8 2,0 130,0 0,3 6,0 11,0 0,1 4,0 41,0 (Istituto Nazionale della Nutrizione) dimensione medie (circa 160 grammi) contiene solo 100 calorie. Toccasana per l’intestino e per il funzionamento dell’apparato digerente, le fibre che contiene una pera possono contribuire a ridurre il rischio di tumore del colon e a tenere a bada il colesterolo. I sali alcalini di acidi organici aiutano poi a regolare l’equilibrio acido-basico dell’organismo e la vitamina C (7 mg per una pera di medie dimensioni) aumenta le difese immunitarie e aiuta a prevenire i danni da radicali liberi. Il contenuto in composti fenolici, a cui vengono riconosciute proprietà antiossidanti, serve a mantenere permeabili le pareti dei capillari sanguigni, prevenendo così i pericoli di infarto. I polefenoli agiscono poi sull’intestino normalizzandone le funzioni e, infine, il potassio (210 mg per una pera di medie dimensioni) è importante per la contrazione muscolare, la trasmissione nervosa e il metabolismo delle proteine. Chi ben COMINCIA... Tutte queste proprietà e la facile digeribilità hanno fatto della pera una protagonista della dieta dei bambini durante lo svezzamento: ma l’abitudine assunta nel primo anno di vita non deve andare perduta. Meglio mettere una pera nello zaino di un piccolo scolaro piuttosto che una merendina farcita di conservanti. Per i più grandi le occasioni di consumo non mancano, soprattutto se si vuol mettere un tocco di fantasia in cucina: qualche spicchio in un’insalata mista, delle fettine in un arrosto, un po’ di polpa in un risotto. L’abbinamento migliore è con formaggio piccante, carne di maiale e cacciagione, per creare il contrasto di sapori. Ma nei dolci la pera esprime il massimo delle sue potenzialità: caramellate con vino, con pasta sfoglia e crema, in un budino di cioccolato e panna. Presidi Slow Food The Queen La pesca si mangia anche d’autunno... ma solo se è la “regina” di Londa, tra la Valdisieve e la vallata del Mugello. di Francesca Baldereschi Anche se l’origine è sconosciuta e la sua coltivazione in forme specializzate relativamente recente, è una varietà sicuramente antica. La pianta fu individuata negli anni Cinquanta del Novecento in un podere di Rufina, in Valdisieve, da un esperto arboricoltore, Alfredo Leoni, che iniziò a coltivarla a Londa, paese attraversato dalla strada che, sul versante occidentale del Monte Falterona, porta dal Mugello al Casentino. Grande, rotondo e leggermente schiacciato ai poli, il frutto ha buccia di colore biancoverde chiaro, ampiamente macchiata e marezzata di rosso vivo nelle parti più esposte al sole; la polpa – soda, dolce e profumatissima – è bianco crema, con venature rosso vivo vicino al nocciolo. La pesca matura nella seconda decade di settembre, per questo è nota anche come regina d’autunno e tardiva di Londa. È ottima appena colta, ma mantiene intatte le sue caratteristiche organolettiche solo per una settimana da quando è staccata dall’albero. Oggi se ne coltivano appena mille quintali l’anno e la vendita è limitata ai mercati locali, nei paesi di Scarperia, Vicchio e Dicomano. Per preservare la pesca regina di Londa è nata un’associazione di piccoli frutticoltori, che si sono dati un disciplinare di coltivazione rigoroso. Per prolungare il sapore e i profumi delle regine anche nei mesi successivi, i produttori del Presidio hanno avviato la trasformazione delle pesche in confetture e sotto sciroppo. NUOVO CONSUMO 51 A tavola Bruschette e crostini Ricette a cura di Paola Ramagli foto Carlo Bonazza Consigli dietetici a cura di Chiara Milanesi, dietista Il termine bruschetta, originario del centro Italia, indica una fetta di pane rustico abbrustolito (bruscato) nel forno o sulla griglia, sul quale viene strofinato a caldo uno spicchio d’aglio e poi condito con olio extravergine d’oliva. Si aggiungono quindi ingredienti a piacere, primo fra tutti il pomodoro. Essenziale in queste preparazioni la qualità dell’olio che deve essere necessariamente extravergine d’oliva, ancora meglio se novello. Bruschetta al pomodoro Ingredienti: 8 fette di pane casereccio, 8 pomodori maturi, 2 spicchi d’aglio, 1 mazzetto di basilico, olio extravergine d’oliva, sale e pepe Sbucciare i pomodori, privarli dei semi, tagliarli a tocchetti e metterli in una terrina con un po’ di sale per eliminare l’acqua di vegetazione. Condire con olio, pepe e foglie di basilico spezzettate e lasciare insaporire per almeno un’ora. Tostare il pane, strofinare ogni fetta con l’aglio e distribuirvi sopra il pomodoro. PREPARAZIONE Facilissima ● TEMPO 20 min. ● COSTO economico LA DIETISTA 300 Kcal a porzione Piatto antiossidante grazie al pomodoro e anticolesterolo e trigliceridi grazie all’aglio. Ingredienti: 2 filini di pane (o una busta di crostini già pronti), kg 1 di cozze, 1 vasetto di maionese, 1 barattolo di cetriolini, 1 mazzetto di prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, 1 peperoncino Scottare le cozze con aglio, prezzemolo e peperoncino e privarle del guscio, scegliendo le più grandi e tenerle da parte. Spalmare i crostini di maionese e disporre una cozza sopra ognuno di essi. Guarnire con una fetta di cetriolino e una foglia di prezzemolo. L’abbinamento migliore è con un buon Novello Novello,, fresco e profumato. Crostini con le cozze PREPARAZIONE Facile ● TEMPO 30 min. ● COSTO economico LA DIETISTA 565 Kcal a porzione Il prezzemolo è vasodilatatore perché ricco di vitamina K e il rame, abbondante nelle cozze, favorisce la produzione di emoglobina. 52 NUOVO CONSUMO Si consiglia un Prosecco di Valdobbiadene oppure un Pignoletto emiliano, frizzante. Ingredienti: 8 fette di polenta abbrustolita, g 500 di finferli (o altri funghi), 2 spicchi d’aglio, g 400 di fontina, 1 mazzetto di prezzemolo, 1 bustina di semi di sesamo, olio extravergine d’oliva, sale e pepe Crostoni con la polenta Cuocere i funghi per 15 minuti in una padella con olio, aglio e prezzemolo, lasciando interi i più piccoli e dividendo i più grandi. Disporre sui crostoni di polenta precedentemente abbrustolita 3 fettine di fontina e un cucchiaio abbondante di funghi, quindi spolverizzare con i semi di sesamo. Mettere per 2 o 3 minuti sotto il grill ben caldo e servire subito. PREPARAZIONE Facile ● TEMPO 25 min. (con polenta pronta) ● COSTO medio LA DIETISTA 520 Kcal a porzione Ottima ricarica per gli sportivi grazie al fosforo – di cui è ricca la fontina – che è prezioso per i muscoli e al sesamo per le sue proprietà toniche e rimineralizzanti. Ingredienti: 12 fichi, g 300 di quartirolo, g 100 di miele millefiori, 12 fette di pancarrè Incidere i fichi dalla punta alla base in modo da ricavarne quattro spicchi, lasciandoli uniti sul fondo. Sbucciare il quartirolo e tagliarlo in 24 tocchetti il più possibile uguali tra loro. Ricavare dal pancarrè delle fette rotonde e tostarle leggermente nel forno, cospargerle di miele e disporre sopra ognuna il fico con dentro i pezzetti di formaggio. Cospargere ogni fico con il miele rimasto e portare in tavola. Un giovane rosso Doc Val di Cornia non dovrebbe deludere le aspettative. Crostini con fichi e quartirolo PREPARAZIONE Facile ● TEMPO 20 min. ● COSTO medio LA DIETISTA 460 Kcal a porzione I fichi sono frutti energetici, ricchi di vitamina C e adatti a chi ha problemi di stipsi per la loro leggera azione lassativa. Va bene uno Chardonnay Chardonnay,, anche toscano. NUOVO CONSUMO 53 Nel carrello a cura di Rita Nannelli Menu incompleto Un panino si consuma in cinque minuti, per un piatto di pasta ne bastano dieci e in un quarto d’ora si archivia un pasto completo. La pausa pranzo è passata di moda per gli italiani che preferiscono da mezzogiorno alle quattordici fare shopping, andare in palestra o tornare in ufficio a chattare su internet. Secondo una recente indagine un italiano su tre (34 per cento) considera la pausa pranzo l’occasione per fare ciò che si vuole, un altro 22 un momento di relax, mentre per il 16 è il momento ideale per stare un po’ da soli; solo il 19 per cento del popolo degli spaghetti si siede a tavola ogni giorno per un vero pranzo. A essere cambiata anche la concezione del cibo: da piacere a semplice rifornimento di carburante per poi dedicarsi ad altro, rimanendo leggeri. Con buona pace dei nutrizionisti nemici giurati del panino davanti al computer. Supercafone Lei è una cattiva ragazza incinta col pancione bene in vista, bigodini in testa, fuma e fa battutacce; lui, in canottiera, jeans al ginocchio, tatuaggio al braccio, senza un dente, impugna sempre una lattina di birra. Turleen e Jerwayne sono due bambole “supercafone” made in Usa, una coppia politicamnte scorretta nata dalle ceneri degli splendidi Barbie e Ken. I ragazzini americani ne vanno matti... genitori italiani preparatevi! Guida pericolosa Non c’è multa che tenga. L’abitudine di guidare parlando al cellulare senza il viva voce o l’auricolare dilaga tra gli italiani. Nei primi sei mesi dell’anno la Polizia Stradale ha contestato 19.508 sanzioni per la violazione dell’articolo 173 del Codice della Strada, il 10,79 per cento in più rispetto al 2005. E si tratta di una parte piccolissima delle violazioni reali, quasi impossibili da accertare negli orari notturni o in caso di maltempo per la scarsa visibilità. Se si andasse poi a verificare che cosa faceva il conducente pochi istanti prima di un incidente si scoprirebbe, probabilmente, che aveva l’orecchio incollato all’amato telefonino e la testa altrove. 54 NUOVO CONSUMO Specie protette Bella provola Da Sud a Nord il provolone un po’ dolce un po’ piccante oggi prodotto in Valpadana. di Anna Ciaperoni Il Provolone Valpadana Dop è un perfetto figlio della tradizione casearia delle paste filate del Sud e dell’abbondanza del latte degli allevamenti bovini della Valpadana. Originario del Mezzogiorno, le cronache attribuiscono alla conquistata Unità d’Italia la trasmigrazione al Nord della produzione di un formaggio tipicamente meridionale. L’abbattimento delle barriere doganali avrebbe consentito a imprenditori caseari del Sud, a corto di materia prima, di trasferire lì la loro attività. La denominazione Provolone, che significa provola di grandi dimensioni (può raggiungere anche decine e decine di chili), appare per la prima volta nel Vocabolario di agricoltura di Canevazzi-Mancini del 1871, quella di Valpadana nel 1993. Il Provolone è un formaggio a pasta semidura di latte vaccino intero ad acidità naturale di fermentazione e a crosta liscia che si produce in numerose province padane. Di notevoli dimensioni, ha diverse forme: oltre quella a pera sormontata da una testina sferica, la più classica, può essere a melone, a salame, troncoconica. La lavorazione, come quella di tutti i formaggi a pasta filata, è particolarmente lunga e complessa, poiché richiede una “doppia lavorazione”: oltre alla procedura seguita per tutti i prodotti caseari (formazione della cagliata, salatura, stagionatura) la pasta, dopo la coagulazione e lo spurgo, viene sottoposta a trazione in acqua calda, ovvero al processo di “filatura”. Sebbene a pasta filata può stagionare a lungo, senza troppo indurire. Esiste in due versioni: il tipo “dolce” per il quale si utilizza il caglio di vitello e una stagionatura più breve, da uno a tre mesi; il “piccante” fatto con caglio di agnello o capretto (o entrambi) e una stagionatura più lunga, da tre mesi fino ad un anno per i formati più grandi. Entrambe possono essere affumicate. Il tipo dolce, oltre ad essere consumato semplicemente, si usa anche “condirlo” con sale, pepe, olio ed erbe aromatiche, mentre il piccante si accompagna con un po’ di burro. Si trova in commercio con il marchio del Consorzio che riproduce un cerchio verde con la denominazione d’origine e all’interno la raffigurazione di un formaggio a forma di pera, solcato dai classici segni verticali delle corde, all’interno di un quadrato blu. In vendita anche porzionato con l’obbligo dell’indicazione della denominazione d’origine protetta su ciascuna confezione. Cotti & crudi TESORO MIO Nasce sottoterra, profuma d’albero, è ricercato e caro. Chi “cerca” trova nell’Italia dei tartufi. di Costanza Giambalvo A RACCOLTA Tartufo bianco tra settembre e dicembre Tartufo bianchetto “Sta fra quelle cose che nascono ma non si possono seminare”. Così Plinio il Vecchio definiva il tartufo, non immaginando che alla fine gli uomini sarebbero riusciti comunque a forzare madre natura. Certo, questo particolarissimo fungo resta legato alla “cerca”, con o senza cane: il “tartufaio” munito di regolare tesserino di riconoscimento, va a caccia del tesoro accompagnato dall’esperienza, dalla fortuna e dal fiuto dell’animale specializzato, come il Lagotto Romagnolo, il Border Collie e lo Spinone Italiano. Zona prediletta sono le Langhe, il Monferrato e le colline di Torino, dove nasce il Tuber Magnatum Pico, conosciuto come Bianco d’Alba, d’Acqualagna o Bianco pregiato, e in dialetto “trifola”. La città di Alba vanta il mercato più antico, quello che ancora oggi determina il prezzo “ufficiale”. Tartufo bianco si può trovare anche in altre zone del Nord Italia e in Istria, ma di qualità meno elevata e valore più contenuto: ad Acqualagna e S. Angelo in Vado nelle Marche, a Gubbio e Città di Castello in Umbria, a San Miniato in Toscana e nella Valle del Montone in Emilia Romagna. I prezzi di questi funghi ipogei, che nascono cioè sottotterra, sono da capogiro: le ultime quotazioni erano intorno a 250 euro l’etto per un esemplare di 20 grammi, ma lo scorso anno un tartufo di 1 chilo fu pagato all’asta 98mila euro! Decisamente più abbordabile il tartufo nero di Norcia e Spoleto, dal profumo meno intenso ma sempre molto apprezzabile, il cui prezzo oscilla dai 50 ai 70 euro l’etto, oppure lo Scorzone, detto anche tartufo nero estivo, diffuso in varie regioni d’Italia, che costa intorno ai 20 euro l’etto. Profumo di quercia L’intensità e la finezza del sapore e del profumo dipendono dalla varietà ma anche dall’albero con cui il tartufo vive in simbiosi, in particolare querce, salici, tigli, pioppi, faggi, ciliegi e anche conifere: ad esempio, quelli che crescono nei pressi di una quercia avranno un profumo più pregnante, mentre quelli che sono vicini ai tigli saranno più aro- tra gennaio e marzo Tartufo estivo o scorzone tra giugno e dicembre Tartufo nero invernale tra novembre e marzo matici. La forma invece dipende dal tipo di terreno: se soffice, il tartufo sarà liscio e tondeggiante, se compatto e argilloso, diventerà nodoso e bitorzoluto. Secondo i vecchi tartufai di Langa e Monferrato il tartufo bianco sarà maturo soltanto la terza luna dopo le piogge a partire dal mese di settembre: se avete un cane di grande olfatto e uno zappino, provate ad avventurarvi avvolti dalle tenebre e dalla nebbia autunnale. Se invece non volete tentare l’avventura, potete accontentarvi dell’esperienza di una sagra: l’appuntamento più importante è naturalmente la fiera di Alba e in Piemonte quelle di Asti e di Murisengo. In Umbria potete scegliere tra Spoleto e Norcia, in Toscana tra San Miniato e S. Giovanni d’Asso; nelle Marche tra Acqualagna, S. Agata Feltria e S. Angelo in Vado; in Emilia Romagna, infine, la sagra più famosa è quella di Savigno. NUOVO CONSUMO 57 NC LA BESTIA NEL CUORE Cuccioli a confronto: quando, come e perché aiutare i bambini a costruire un rapporto con gli animali. di Ca Carlotta rlotta Grima G rim ald ldii televisione copertura giorno e orario giorno e orario replica TeleGranducato Livorno ven. 20,20 sab. 14,20 dom. 20,20 Tv9-Telemaremma Tosc.-Alto Lazio ven. 20,00 sab. 20,55 dom.18,55 Teletirreno Grosseto ven. 20,00 sab. 20,00 dom. 20,00 Reteversilia Versilia ven. 20,05 sab. 20,05 dom. 20,05 Telecivitavecchia Civitavecchia ven. 20,00 sab. 20,00 dom. 21,00 Romauno Tv * Roma ven. 20,00 sab. 20,00 dom. 20,00 Rete Oro Roma ven. 19,04 sab. 19,04 dom. 14,10 Telegalileo Umbria ven. 20,00 sab. 20,00 dom. 20,00 Irpinia Tv Avellino ven. 20,15 sab. 20,15 dom. 20,15 Canale 21 Napoli ven. 19,25 sab. 22,30 dom. 15,40 * Visibile anche via satellite sul canale 860 di Sky Quante volte i bambini lo hanno chiesto ai genitori e quante volte i grandi hanno sperato che il figlio cambiasse idea. E invece secondo alcune ricerche i bambini che crescono con un animale hanno maggiore capacità di socializzazione; se poi se ne prendono cura in prima persona, a essere stimolato è il loro senso di responsabilità. Di contro i cuccioli di uomo devono sapere che cani, gatti, uccellini non sono giocattoli. Prendiamo, ad esempio, i cani, i più richiesti come regalo a mamma e papà. Hanno caratteristiche diverse da razza a razza: molto meglio scegliere un boxer, considerato il baby sitter dei piccoli (sopporta bene le loro pressioni e urla) e non un dalmata che – nonostante il tenero film La carica dei 101 – si adatta poco ai bambini. L’oscar del migliore va comunque al pastore tedesco, al fedelissimo per eccellenza paziente e docile anche con i bambini. Oppure al terranova, il gigante buono al quale però dovete concedere, ogni tanto, un tuffo. Che sia in un ruscello, in un fiume oppure... nella vostra vasca da bagno. NUOVO CONSUMO 59 Di che RAZZA SEI? Qualunque razza o qualunque animale si scelga, il rapporto che lega i due cuccioli (uomo e animale) è un rapporto molto stretto, certe volte simbiotico che comprende uno scambio continuo di emozioni, ma anche un’assunzione di responsabilità. «Il rapporto con un animale – dichiara il team di ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma che ha realizzato lo studio “Ricerca ed etica: osservare, capire, rispettare” – rappresenta un primo passo per imparare ad assumersi responsabilità verso un essere più debole. È fondamentale insegnare che gli animali hanno esigenze diverse e che vanno rispettati non perché costosi o di razza ma per ciò che sono». Quante volte ci è capitato di vedere dei bambini che trattano gli animali come QUA LA ZAMPA Ecco alcuni consigli per una corretta convivenza con Fido. >>> Se in casa arriva un cucciolo, l’approccio col bambino deve essere lento e controllato dei genitori. >>> Il cane difende i suoi due sensi più importanti: le orecchie e il naso. Da cucciolo, se infastidito, potrebbe solo scappare, ma da adulto potrebbe ribellarsi. >>> La coda è un mezzo di comuni60 NUOVO CONSUMO L’80 per cento dei bambini bacia il proprio animale. Il 38 per cento divide il cibo con l’amico a quattro zampe quando guarda la Tv; il 28 se pensa di non essere visto dai genitori. Il 36 per cento dei genitori ammette che il figlio non si lavi le mani dopo avere giocato con cani e gatti. ANIMALI DA LETTURA A scuola di animali Pensieri a confronto per un nuovo rapporto a cura di Elisabetta Falchetti e Silvia Caravita Franco Muzzio editore Collana Nature, 2004 252 pagine - 15 euro pupazzi, che pensano di poter far loro tutto ciò che vogliono senza reazioni “in cambio”. Cosa che accade soprattutto – come rivela lo studio – in chi ha maggiori conoscenze perché tende a essere più in confidenza con loro, ma, al tempo stesso, “pecca” di antropomorfismo, cioè attribuisce agli animali sentimenti umani. Fondamentale allora il ruolo dei genitori che non devono lasciare, soprattutto per i primi tempi, bambini e animali da soli: devono essere vigilati e il loro rapporto deve crescere di giorno in giorno. Anche perché il rapporto con gli animali è molto importante per lo sviluppo cognitivo dei piccoli anche se con un differenza fra maschietti e femminucce. «In particolare – ribadiscono dal Cnr – i bambini con Fido in casa hanno una visione più utilitaristica degli animali rispetto alle bambine che mostrano invece di essere più informate». Un confronto di esperienze per analizzare in modo approfondito i diversi modi di considerare gli animali. cazione per l’animale, la sua “bussola”: bloccarla significa per lui limitare il movimento e la comunicazione. Non fate mai avvicinare il bambino “quatto quatto” mentre il cane è assorto, sonnecchiante o distratto. Il cane si potrebbe spaventare e reagire. >>> Insegnate a vostro figlio a non urlare. L’udito del cane è finissimo e la voce alta come gli strilli non gli sono graditi; li percepisce amplificati e li associa a segnali di pericolo, a cui può quindi reagire. >>> Mai fissare un cane negli occhi: nel linguaggio canino equivale a una sfida che, se raccolta, sfocia in un iroso ringhiare, seguito da possibili morsi. >>> Non date al bambino la cattiva abitudine di disturbare il cane durante i pasti. La ciotola è sua e il bimbo non deve permettersi di sottrargliela o di disturbarlo mentre mangia. >>> Il bimbo non deve mai soffiare sul muso del cane. Questo gesto è un segnale di dominanza che il capobranco riserva ai sottoposti per allontanarli. Il cane non accetta questo comportamento da un suo pari e può ribellarsi. Storia del magico incontro tra una ragazza e un cucciolo di balena che ha perso la mamma di Lynne Cox Corbaccio edizioni Collana Narratori, 2006 140 pagine - 10 euro Che cosa si prova a incontrare in alto mare un cucciolo di balena? Che cosa significa rimanere con lui per impedire che si avvicini troppo a riva e rimanga incagliato? Una storia vera, ma anche simbolica, di quello che dovrebbe essere il nostro rapporto con gli animali e con la natura. CAMBIA MUSICA Dal ritmo al movimento alla vocalità: la musicoterapia al servizio della salute e del buon umore. di Benedetta D’Alessandro Partorire ascoltando Bach, vincere l’ansia sulle note di Mozart, imparare ad accettare il proprio eccesso di peso con l’aiuto di Rossini. Ma anche curare o prevenire alcune patologie psichiche e fisiche. Che la musica fosse capace di procurare benessere e ricostituire l’armonia perduta è noto da sempre, ma in tempi recenti è diventata la base di una vera e propria disciplina scientifica: la musicoterapia, da non confondersi con il rilassante ascolto della musica, antidoto allo stress, ma che non c’entra nulla con la medicina. Nella cura di patologie gravi, come l’autismo o l’Alzheimer, i risultati della musicoterapia possono essere sorprendenti. «Rientra tra le arti-terapie che utilizzano tecniche non verbali. In quest’ambito per “musica” s’intende l’intero mondo del suono, dal ritmo al movimento alla vocalità» spiega Federica Chiappori, specializzanda del Corso quadriennale della Scuola di Musicoterapia di Assisi. Buon ascolto! La musica consente di aprire un canale comunicativo alternativo, in grado di raggiungere soprattutto quei soggetti che soffrono di deficit sensoriali. «Nella 62 NUOVO CONSUMO maggior parte dei casi la stimolazione musicale viene impiegata per curare malattie di origine neurologica, ma il campo d’applicazione della musicoterapia si sta allargando» conferma l’esperta. Per questo l’attività del musicoterapeuta si svolge spesso in équipe, a fianco di altri specialisti come psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri e fisioterapisti. Sono numerose le case di riposo dove l’uso della musica viene proposto agli ospiti sotto forma di gioco: quiz musicali o veri e propri karaoke hanno dimostrato un’efficacia spesso maggiore di tante terapie tradizionali. «La musicoterapia viene utilizzata anche nella cura di disturbi come i deficit dell’attenzione, dell’apprendimento e del linguaggio, che si riscontrano sempre più spesso in soggetti molto giovani. Ma la vera potenzialità di questa arte-terapia si rivela soprattutto nel campo della prevenzione» assicura Chiappori. Lavorare con le gestanti o con i neonati, per esempio, può aiutare a prevenire vere e proprie patologie. E per questo non c’è luogo migliore della scuola: «la musicoterapia preventiva potrebbe facilmente essere inserita nei programmi scolastici, magari in parallelo con l’educazione musicale che è di solito un’attività molto ben vissuta come gioco da parte dei bambini». Prendi nota Ma l’efficacia della musicoterapia dipende da un fattore personale: ognuno di noi percepisce il suono e la melodia in modo diverso. C’è chi si rilassa con la marcia trionfale dell’Aida e chi con il pop. Chi si scuote con il rock e chi si lascia coinvolgere da un assolo di jazz. Ecco perché i musicoterapeuti non hanno “ricette musicali” universali. Ogni persona deve aprirsi senza schemi e pregiudizi alla musica, per trovare la “sua”. La musicoterapia insegna proprio che se si “cambia musica” senza criterio gli effetti benefici possono svanire. Insomma non esiste una musica di benessere per definizione: un pezzo heavy metal può essere per qualcuno più soave e curativo delle note di un’arpa celtica. INFO APIM (Associazione professionale italiana musicoterapeuti) - via Curletto Chiuso 5/6, 16121 Genova - tel. 010593641. Tempi moderni a cura di Rita Nannelli La lingua è mobile Belle no, corrette sì. Parole come lampadato che in coppia con palestrato dà l’idea del tipico macho italiano, smucinare – sbirciare, rovistare – e Sudoku, sinonimo di gioco di massa, entrano di diritto nello Zingarelli 2007 (Zanichelli). Sulla scia di cronaca, attualità e politica fanno capolino anche maxiemendamento, eurocommissario e quote rosa. La lingua italiana è mobile: basta sfogliare un po’ il famoso vocabolario comodosi – purtroppo si può dire – sul divano. Minima mente Sfiziosa, superflua, microscopica, tutt’altro che pratica. Torna la pochette in versione extra lusso o minimalista, rétro o psichedelica. Sempre da tenere a portata di mano. L’anima del commercio Basta con il bombardamento di spot televisivi, cartelloni che ci guardano in mezzo al traffico, apparizioni improvvise di pubblicità su internet. Nasce un nuovo modo di fare pubblicità – marketing alternativo o non convenzionale per gli esperti – che viene dal basso e fa ridere perché si ispira ai comportamenti abituali della gente. Come pubblicizzare un’imminente fiera del libro? Si mette Biancaneve nelle casse di mele dei supermercati, tra le teste d’aglio volumi sui vampiri e dalle triglie si fa sbucare a sopresa Moby Dick. Simpatica e meno invasiva... chissà se funzionerà. IN PRIMA PAGINA Livorno e Mascagni protagonisti del cartellone d’autunno del Teatro Goldoni. Entra nel vivo la stagione del Teatro Goldoni di Livorno, che presenta a novembre novità insieme a grandi titoli del repertorio classico e brillanti momenti di evasione. Per il progetto dedicato al maggiore compositore livornese sabato 11 e domenica 12 novembre ecco Mascagni in scena, ovvero la rappresentazione in forma semiscenica di atti singoli tratti da opere scarsamente frequentate in sede esecutiva, ma di forte impatto drammatico: il romantico Guglielmo Ratcliff (atto IV), la tragica Parisina (atto IV) e il sanguigno affresco storico del Piccolo Marat (atto III). Un unico spettacolo che verrà allestito in coproduzione con l’Istituzione Clara Schumann di Collesalvetti, sotto la direzione musicale di Aldo Sisillo e la regia di Francesco Torrigiani. Sempre legato alla città di Livorno un affresco allegorico e divertente sulle sue origini e la sua storia il 16 e 17 novembre attraverso O porto di Livorno traditore, straordinaria “cronaca sceneggiata” di Giorgio Fontanelli, poeta, letterato e cantore della cultura popolare livornese. Per la prosa due titoli dal forte richiamo: il 21 e 22 novembre Gianmarco Tognazzi sarà protagonista dell’irresistibile commedia Prima pagina di Ben Hecht e Charles Mac Arthur nell’adattamento di Edoardo Erba, mentre una settimana dopo Sebastiano Lo Monaco si produrrà nell’Enrico IV di Luigi Pirandello. Nel cartellone dei concerti appuntamento con un grande interprete della tastiera, il russo Grigorij Sokolov che il 24 novembre si misurerà con un programma dedicato a Bach (Suite francese) e Beethoven (La tempesta). Si ricorda che per i soci Coop sono previste condizioni vantaggiose e agevolate. Info: Teatro Goldoni tel. 0586204290 - www.goldoniteatro.it e-mail: [email protected] NUOVO CONSUMO 63 GINNASTICA DA STAR Coniuga i principi dello stretching con quelli della tonificazione, rende il corpo più snello e più libera la mente. Basta con la ginnastica tradizionale... tutti ai corsi di Pilates. di Barbara Autuori Il primo dubbio è sulla pronuncia... poi sul tipo di sport che è, a chi è adatto, a che cosa fa bene. Meglio noto come la “ginnastica delle stars”, il metodo Pilates – pronuncia pilates – non è più considerato uno sport di nicchia e sta rapidamente conquistando anche in Italia il popolo del fitness. Intanto non è una ginnastica nel senso tradizionale del termine ma un nuovo modo di allenarsi, capace di coniugare i principi dello stretching e quelli della tonificazione. Stira e ammira Si va in palestra per rassodare i muscoli, ma anche per rilassarsi e acquisire una più profonda consapevolezza del proprio corpo. «Obiettivo principale è quello di intervenire sulla postura per ottenere un corretto allineamento del corpo – spiega Simona Nesi, abilitata all’insegnamento del metodo Pilates e ex ballerina della Scala –. Si cerca di rafforzare i muscoli addominali, dorsali e della cintura pelvica (la cosiddetta “cintura di forza”) così da alleggerire la zona lombare, più sollecitata e che causa spesso mal di schiena». Gli oltre duecento esercizi proposti prevedono movimenti lenti e controllati, dove la respirazione è essa stessa esercizio di tonificazione del torace. Ventre più sodo e più piatto, «una taglia in meno sul giro-vita è assicurata» conferma l’esperta, un corpo più snello dai movimenti fluidi grazie a muscoli tonici UN BUON METODO Alcune indicazioni per scegliere un corso “originale” e non prendere fregature. >>> Oltre a esercizi a corpo libero, il Pilates prevede il ricorso ad attrezzi appositi di cui non tutte le palestre dispongono. >>> Gli attrezzi vanno utilizzati sotto la supervisione di insegnanti qualificati. La cosa migliore dunque è quella di verificare i titoli degli istruttori e gli eventuali corsi di aggiornamento annuale che dovrebbero seguire. >>> Affinché una seduta di Pilates sia veramente efficace il numero degli iscritti non deve essere elevato: una lezione non può superare i due, massimo tre partecipanti per volta. >>> I costi variano da città a città, ma bisogna diffidare dei 64 NUOVO CONSUMO sembrano essere i maggiori vantaggi di questa ginnastica. La tecnica del Pilates d’altra parte si avvale anche di attrezzi specifici: quello base è l’Universal Reformer, dalla singolare forma simile a un letto, a cui si aggiunge la Cadillac, nata in particolare per la fisioterapia. Ecco perché il metodo Pilates viene utilizzato come allenamento riabilitativo per quei soggetti con vizi posturali, come adolescenti o donne in gravidanza. «Il Pilates – precisa Nesi – serve inoltre nella preparazione agonistica dei ballerini di danza classica, agli sportivi che eseguono programmi di riabilitazione e alle persone non più giovanissime che ricercano un benessere fisico e mentale». “prezzi” stracciati: le lezioni individuali possono andare dai 35 ai 50 euro, mentre in gruppi di tre il costo si aggira tra i 20/25 euro a testa. PILATES STORY L’invenzione di questa particolare tecnica si deve al tedesco J.H. Pilates nato a Dusseldorf nel 1880. Bambino cagionevole, si dedicò a sviluppare un fisico sano e forte con ginnastica e sport. Internato in Inghilterra durante la prima guerra mondiale, passò gli anni della prigionia ad affinare le sue tecniche e a progettare attrezzi modificando i letti dell’infermeria. Alla fine degli anni Venti emigrò negli Stati Uniti dove aprì uno studio che divenne ben presto famoso tra danzatori, attori, ginnasti e atleti. Insieme Informagiovani a cura di Paolo Volpini in collaborazione con Mary per sempre In Brasile e Uganda per scoprire che cosa Avsi e Unicoop Tirreno fanno per tanti bambini poveri. BRASILE Si chiama Mary ed è un progetto di doposcuola realizzato dall’Associazione Maria Teresa di Calcutta a San Paolo in Brasile destinato ai bambini dai 7 ai 14 anni. Grazie al Sostegno a distanza di Unicoop Tirreno e Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale) Mary garantisce a trenta bambini educazione e aiuto psicologico e sanitario, rivolto anche alle famiglie spesso incapaci di tirare avanti da sole. Grazie a questo progetto i bambini sono seguiti nello svolgere i compiti a casa e in attività guidate da insegnanti, volontarie e talvolta dalle loro madri: lavori con ferri vecchi, collage, educazione fisica, canto corale, tappezzeria, laboratori artistici. Ecco di seguito le poche righe di ringraziamento ai loro genitori adottivi di due bambini brasiliani, Lucas Dias Menezes – 9 anni – e Vinicius Silveira Balarin de Melo di 8. “Ringrazio il mio patrigno per il fatto di aver aderito al progetto”. “Sono grato al mio patrigno. Che Dio ti aiuti sempre”. UGANDA Qui il 9 per cento degli adulti ha l’Aids, gli orfani sono un milione e settecentomila, il 60 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, quasi la metà è ancora analfabeta. Bambini orfani o bisognosi grazie al Sostegno a distanza possono andare a scuola, avere cure e vestiti, persone generose al loro fianco. Spesso sono malati e malnutriti come Justine Nalunjogi, della quale una collaboratrice Avsi in Uganda, ha scritto: “Justine è nata nel 1995. A tre anni ebbe la febbre alta e perse l’udito. La famiglia è molto povera: la madre sta via molto tempo da casa per cercare lavoro dimenticandosi della bambina (...). Ma Justine è intelligente e ha voglia di imparare”. Per informazioni o per inviare lettere, cartoline, foto ai vostri figli adottivi rivolgersi al Servizio sostegno a distanza scrivendo all’indirizzo e-mail: [email protected] o ad Avsi, viale Carducci, 85-47023 Cesena (FC) Lavoro di stagione Il lavoro stagionale nel settore turistico è spesso associato al turismo estivo e balneare. Invece sono molte le opportunità di impiego in montagna durante l’inverno: settimane bianche e manifestazioni legate agli sport invernali richiamano un gran numero di turisti nelle località più rinomate. Le figure più ricercate sono principalmente addetti alla reception, cuochi, baristi, camerieri di sala e ai piani. I requisiti preferenziali, oltre all’esperienza e al possesso di qualifica professionale o di un diploma di scuola alberghiera, riguardano in particolare la conoscenza di lingue straniere, in particolare del tedesco. Per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro esistono enti e agenzie che gestiscono banche dati utili sia alle aziende che ai lavoratori. Ne segnaliamo alcuni. EBNT - Ente Bilaterale Nazionale del settore Turismo Si occupa di attività legate alla contrattazione collettiva in materia di occupazione, al mercato del lavoro, alla formazione e qualificazione professionali. In questa pagina web – www.ebnt.it/gestione_rete/larete_frame. asp – si possono trovare i recapiti delle varie sedi locali, alcune delle quali gestiscono in modo autonomo alcune banche dati rivolte a chi è in cerca di un’occupazione nel settore turistico. Tra questi l’Ente Bilaterale Turismo del Trentino, www. ebt-trentino.it, e quello Gardesano (provincia di Verona), www. ebtgardesano. it. Il candidato deve compilare gli appositi moduli disponibili on-line per essere inserito nella banca dati. I portali web delle province di Trento e di Bolzano sono particolarmente ricchi di informazioni. Si tratta in dettaglio dell’Agenzia del Lavoro di Trento – www.agenzialavoro.tn.it – e della “Borsalavoro” di Bolzano: www.provinz.bz.it/ borsalavoro. In questi due siti sono già direttamente consultabili numerosi annunci lavorativi. Per ulteriori informazioni come sempre può essere utile rivolgersi anche alle associazioni di albergatori locali, alle agenzie di lavoro interinale, ai centri per l’impiego e ai centri Informagiovani. Ufficio servizi sociali e politiche giovanili Comune di Campiglia Marittima (LI) tel. 0565855659. NUOVO CONSUMO 65 Consumi in scena di Giovanni Manetti Vinca il migliore Una gara di carrelli dove non vince il più veloce, ma chi frena meglio e uno scienziato-giudice di gara che si trasforma alla fine in un giocoliere un po’ maldestro... Non ci vuole la scienza per sapere che la spesa alla Coop è più conveniente. Spesso la pubblicità per convincere della bontà di un prodotto o di un servizio affida alla figura di un esperto, introdotto come personaggio nel messaggio promozionale, il giudizio. Normalmente l’esperto è un uomo di scienza. La figura dello scienziato nell’immaginario collettivo appare come garanzia di massima oggettività e la sua parola finale parrebbe togliere ogni spazio alle opinioni controverse. In realtà è una più sottile forma di persuasione e l’ultimo spot della Coop sembrerebbe affidarsi a questa modalità. Sembrerebbe, dico, perché vedremo che c’è un interessante colpo di scena. Così lo spot inizia mostrando uno scienziato inglese, dall’aspetto piuttosto segaligno, come se fosse consumato dal suo lavoro di ricerca, immediatamente riconoscibile per il fatto di indossare un camice bianco e portare in mano una sorta di apparecchio elettronico con antenna. Lo scienziato vuole mostrare il diverso comportamento di alcuni carrelli pieni di spesa, collocati in una pista e in procinto di intraprendere una corsa nella quale uno di essi risulterà vincitore. Ma non vincerà quello che corre più forte, bensì quello che ha la maggior capacità di frenare. Si tratta infatti di una metafora della corsa al rialzo dei prezzi. Corsa folle, perché SPOT Mister eleganza Era comparso già sulle pagine dei giornali in compagnia del socio Domenico Dolce e la guancia graffiata da un cellulare Motorola. Lo stilista Stefano Gabbana sembra essere il testimonial del momento. 66 NUOVO CONSUMO condurrà alcuni carrelli a schiantarsi contro la parete di arrivo. Un arrivo reso più spettacolare perché mostra i prodotti acquistati turbinare nell’aria, presi nel vortice di un valzer viennese straussiano, il cui senso connotativo è quello di sottolineare l’uscita di controllo della situazione. Uno solo dei carrelli si sottrae a questo destino, operando una brusca frenata; e lo scienziato, che ha anche il ruolo del giudice di gara, oltreché quello di promotore dell’esperimento, stacca la fascia dal carrello per scoprire il marchio del supermercato di appartenenza. Si noti per inciso che ancora una volta è la simulazione dell’oggettività dell’esperimento scientifico – che deve essere anonimo – che qui viene evocata. Il marchio è Coop. Ma ecco il colpo di scena. Lo scienziato esce dal suo ruolo e si mette a fare il giocoliere con delle uova contenute nel carrello, rendendosi ridicolo perché gli cadono a terra. Ecco il cambio di segno nel tono dello spot: da serioso a giocoso, da gerarchico (lo scienziato come personaggio superiore) a complice. Si ricompone l’immagine del consumatore Coop, o almeno quella che ne suggerisce l’azienda stessa: un consumatore che non ha bisogno dello scienziato – per altro un po’ fasullo – per capire la convenienza. In occasione dei suoi cento anni di vita Lancia lo sceglie per lo spot della nuova Lancia Ypsilon. In un’atmosfera da film noir Gabbana osserva una Lancia Ardea, storico modello della casa automobilistica. «Qui finiscono 100 anni di eleganza e temperamento» recita una scritta, mentre lo stilista strappa con forza le lamiere fino a scoprire che sotto l’auto d’epoca si cela la nuova Ypsilon. «Qui iniziano 100 anni di eleganza e temperamento»: si chiude così questa pubblicità sofisticata dove una scena violenta viene resa elegante dal più glamour dei testimonial. (B.R.)