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estin Exc Roma - Master Meeting
GLI IMPRENDITORI DEL MESE 007 in azienda Smascherare un dipendente fannullone o un socio disonesto, verificare l’attendibilità di un candidato e la solvibilità dei clienti. Sono alcuni dei motivi per cui le aziende ricorrono agli investigatori privati, figure professionali che in Italia non godono ancora della giusta considerazione, a dispetto dei risultati che ottengono. Abbiamo incontrato Luca Tartaglia, ad della SKP Global Security Group, una delle più grandi e serie agenzie investigative d’Italia Maria Teresa Nicolello 38 2 • 2009 www.mastermeeting.it on si può certo dire che a Luca Tartaglia manchi le physique du rôle: un metro e novanta, spalle larghe e una stazza che non passa inosservata e che può incutere soggezione (se si ha qualcosa da nascondere) o sicurezza (se non si ha paura della verità). In realtà Luca Tartaglia è un trentasettenne affabile, che conquista subito la fiducia dell’interlocutore con i suoi modi gentili, ma lontani dai formalismi convenzionali. Un passato di poliziotto addetto alle scorte, a un certo punto della sua vita, Luca ha deciso di lasciare la caserma per intraprendere la carriera di imprenditore facendo gavetta per due anni in Mediolanum «devo tutto a Ennio Doris», dice, «mi ha insegnato i segreti per diventare un buon imprenditore come, per esempio risparmiare, quando si è nell’abbondanza». Oggi Luca Tartaglia è amministratore delegato della SKP Global Security Group, una delle più importanti agenzie di security italiane con più di 100 dipendenti e oltre 400 N GLI IMPRENDITORI DEL MESE collaboratori. L’abbiamo invitato nella nostra redazione di Milano per chiedergli come lavorano gli 007 privati del terzo millennio. Che doti bisogna avere per fare questo mestiere? «È fondamentale l’intuito – purtroppo in Italia non esistono ancora scuole riconosciute – e quindi ci si basa molto sulla predisposizione naturale e sul backgrIound. Nella nostra agenzia lavorano solo ex poliziotti e persone che hanno lavorato nelle forze dell’ordine. Sono importantissimi anche l’ascolto – lasciamo che il cliente parli a ruota libera un po’ come dall’analista per cogliere ogni genere di indizio (spesso le persone non si rendono conto che stanno dicendo più di quello che vorrebbero e questo ci è molto utile per tracciare un quadro di insieme più completo) e poi l’etica professionale. Dalla mia esperienza posso affermare che l’onestà paga sempre. Prova ne è il successo che riscuote l’agenzia. Non abbiamo mai fatto pubblicità e i clienti ci trovano grazie al passaparola». A quale caso sta lavorando attualmente? «Mi sto occupando della revisione di un importante processo che riguarda una persona condannata un paio d’anni fa a 11 anni di detenzione. L’indagine è stata particolarmente complessa – sono partito da Caracas per arrivare a Vienna – ma, alla fine, ho fornito all’avvocato del mio cliente le prove per far riaprire il caso». Che tipologia di persone si rivolge a voi più frequentemente? «Imprenditori e genitori facoltosi». Cosa vi chiedono? «L’imprenditore di solito vuole verifiche sui casi di assenteismo, infedeltà societarie, informazioni sui candidati alla dirigenza (controllo del curriculum, abitudini, frequentazioni, famiglia), sulla solvibilità dei clienti e poi ci chiede spesso di ritrovare i debitori latitanti. In ambito privato, invece, le richie- In apertura, un tecnico esegue una bonifica elettronica per rintracciare la presenza negli ambienti di microspie. Qui sopra, da sin. Luca Tartaglia e Daniele Rovini, rispettivamente ad e direttore commerciale e amministrativo della SKP Global Security Group ste più frequenti riguardano il controllo dei minori – è in continuo aumento il numero di genitori preoccupati per le frequentazioni dei figli – e le infedeltà coniugali, in particolare quando ci sono in ballo grossi patrimoni. Non di rado svolgiamo anche indagini prematrimoniali per smascherare i cacciatori di dote». Quali sono le tecniche per smascherarli? «Si stabilisce un contatto diretto con l’indagato, conquistandone la fiducia fino a scoprirne le reali intenzioni» Registrate anche le conversazioni? «Sì, possiamo farlo con micro registratori camuffati da penna, ma non è necessario perché la nostra dichiarazione ha valore di prova in tribunale». Le capita di dover dire di no? «Sì, quando ci vengono fatte richieste illecite, come le intercettazioni telefoniche e le intrusioni nella privacy – tra l’altro le prove ottenute in questo modo non hanno alcuna validità in tribunale – e nel caso in cui ci rendiamo conto che non ci sono i presupposti per portare avanti con successo un’indagine; per esempio, se un imprenditore ci chiede di verificare lo stato di presunta malattia di un dipendente, e la malattia in questione è la depressione, noi rinunciamo a priori perché la depressione legittima persino una vacanza in beauty farm. Mi è capitato inoltre di dire di no a un imprenditore che voleva licenziare un dipendente fannullone che aveva a carico una famiglia disastrata. Anche in questo caso nessun giudice avrebbe consentito di procedere contro un indigente». In media sono più gli uomini o le donne a rivolgersi a voi? «In egual misura, direi». Ma è vero che è più difficile cogliere in castagna le donne? «Sì, assolutamente. Le donne sono più astute fin da bambine. Mentre un ragazzino lo spinello lo fuma in compagnia, la ragazzina lo fa in un luogo appartato. Le donne sono anche più accorte: quando tradiscono stanno attente a non usare il telepass e la carta di credito e comperano una doppia scheda telefonica. Questo in genere lo fanno anche gli uomini ma poi, magari lasciano il cellulare acceso nel cruscotto dell’auto...». Il caso più simpatico? «Una signora che era convinta che il marito la tradisse. L’abbiamo seguito per due settimane e abbiamo scoperto che giocava a tennis tre volte alla settimana. Quando lo abbiamo comunicato alla signora lei si è infuriata, dicendo che non avevamo fatto bene il nostro lavoro. Un altro caso curioso è stato quello di una signora di Varese che era 2 • 2009 www.mastermeeting.it 39 컄 GLI IMPRENDITORI DEL MESE Gallarate. La sede della SKP. L’agenzia è presente anche a Vimercate, Torino, Como, Roma e Lucca certa che il suo cane fosse stato rapito. Si era anche fatta un’idea di chi potessero essere i sequestratori: una coppia di giovani che faceva sempre grandi complimenti al cane. In effetti, per quanto incredibile possa sembrare, non si sbagliava. Abbiamo rintracciato il cane – verificandone l’identità grazie al microchip – proprio al guinzaglio della coppia sospettata». Quello più drammatico? «I sempre più numerosi casi di affido e di abusi sui minori (anche nelle famiglie più abbienti) e quello di una madre che, avendo notato atteggiamenti strani nella figlia, aveva iniziato a spiarla. Un giorno, dal buco della serratura del bagno, nota che la ragazza ha delle ferite sulla schiena. Convinta che il fidanzato la picchi richiede il nostro intervento. Alla fine abbiamo scoperto che era entrata in una setta satanica, il cui capo diceva di essere spinto a fare del male da una voce che sentiva nella sua testa». Come è andata finire? «La mamma mi ha convito a entrare in contatto con la ragazza, senza rivelare la mia vera identità, per cercare di farle capire la pericolosità della situazione. Fortunatamente tutto si è risolto per 40 2 • 2009 www.mastermeeting.it il meglio con la consegna alla giustizia del “guru”». Come vive la crisi il vostro settore? «Non la patiamo. Anzi, il nostro fatturato è in crescita». Quali strumenti utilizzano gli investigatori di oggi? «Tutti quelli a disposizione sul mercato. Ma la tecnologia non è mai importante quanto l’uomo, salvo in certi casi come quelli di infedeltà societaria, dove consigliamo sempre una bonifica degli ambienti per rilevare la presenza di eventuali microspie. Ritengo comunque che l’osservazione e il classico pedinamento siano sempre le tecniche più efficaci». Quanto dura in media un’indagine? «Dipende dai casi, e dall’obiettivo che si vuole raggiungere. Generalmente da 15 giorni a tre mesi». E quanto costa? «Anche il prezzo ovviamente varia a seconda dell’impegno che ci viene richiesto. Diciamo che la tariffa standard è di 50 euro l’ora più il rimborso spese». In base alla vostra casistica, che quadro sociologico emerge? «Non bello, c’è sempre più paura, sospetto e angoscia per il fu- turo ed è in aumento la richiesta di guardie giurate nelle abitazioni e di bodyguard». Come si fa a riconoscere un’agenzia investigativa seria? «Bisogna verificare che nella sede, all’ingresso, ci siano le autorizzazioni governative. Anche il luogo ha la sua importanza, non dico che gli uffici debbano essere lussuosi ma perlomeno dignitosi e non devono dare l’impressione di essere stati allestiti in quattro e quattr’otto». L’investigatore privato è sempre stata una figura di grande fascino sia nella letteratura che nel cinema. Come se lo spiega? «Perché a tutti piace ficcare il naso nelle faccende altrui. Basti pensare al successo dei reality in tv e dei settimanali di gossip». Il Paese più avanti per quanto riguarda tecniche e mezzi di investigazione? «Senza dubbio l’Inghilterra, in particolare Londra. Nei servizi di security è la numero uno». Non si rischia di diventare un po’ cinici a fare questo mestiere? «Il rischio di questo mestiere è che dopo tanti anni niente riesca più a stupirti. Bisognerebbe imparare a non portarsi a casa il lavoro. Ma non è sempre possibile farlo». Il progetto per cui vorrebbe essere ricordato? «Non riguarda tanto una mia ambizione quanto un mio profondo desiderio: quello di educare i giovani alla legalità, spiegando che si può avere successo anche in modo onesto. Da alcuni anni sono il coordinatore per la Lombardia del Centro Studi Parlamento della Legalità, un’associazione di cui fanno parte numerosi magistrati, e che si occupa di divulgare nelle scuole il valore della moralità e della giustizia». ■