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estin Exc Roma - Master Meeting

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estin Exc Roma - Master Meeting
GLI IMPRENDITORI DEL MESE
007
in azienda
Smascherare un dipendente
fannullone o un socio disonesto,
verificare l’attendibilità di un candidato
e la solvibilità dei clienti. Sono alcuni
dei motivi per cui le aziende ricorrono
agli investigatori privati, figure
professionali che in Italia non godono
ancora della giusta considerazione, a
dispetto dei risultati che ottengono.
Abbiamo incontrato Luca Tartaglia, ad
della SKP Global Security Group, una
delle più grandi e serie agenzie
investigative d’Italia
Maria Teresa Nicolello
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on si può certo dire che a Luca Tartaglia manchi le physique du rôle: un metro e novanta, spalle larghe e una
stazza che non passa inosservata e che può incutere soggezione (se si ha qualcosa da nascondere) o sicurezza (se non si ha paura
della verità). In realtà Luca Tartaglia è
un trentasettenne affabile, che conquista subito la fiducia dell’interlocutore
con i suoi modi gentili, ma lontani dai
formalismi convenzionali. Un passato
di poliziotto addetto alle scorte, a un
certo punto della sua vita, Luca ha deciso di lasciare la caserma per intraprendere la carriera di imprenditore facendo gavetta per due anni in Mediolanum «devo tutto a Ennio Doris», dice,
«mi ha insegnato i segreti per diventare
un buon imprenditore come, per
esempio risparmiare, quando si è
nell’abbondanza». Oggi Luca Tartaglia
è amministratore delegato della SKP
Global Security Group, una delle più
importanti agenzie di security italiane
con più di 100 dipendenti e oltre 400
N
GLI IMPRENDITORI DEL MESE
collaboratori. L’abbiamo invitato
nella nostra redazione di Milano
per chiedergli come lavorano gli
007 privati del terzo millennio.
Che doti bisogna avere per
fare questo mestiere?
«È fondamentale l’intuito – purtroppo in Italia non esistono ancora scuole riconosciute – e
quindi ci si basa molto sulla predisposizione naturale e sul backgrIound. Nella nostra agenzia lavorano solo ex poliziotti e persone che hanno lavorato nelle forze
dell’ordine. Sono importantissimi
anche l’ascolto – lasciamo che il
cliente parli a ruota libera un po’
come dall’analista per cogliere
ogni genere di indizio (spesso le
persone non si rendono conto
che stanno dicendo più di quello
che vorrebbero e questo ci è
molto utile per tracciare un quadro di insieme più completo) e
poi l’etica professionale. Dalla
mia esperienza posso affermare
che l’onestà paga sempre. Prova
ne è il successo che riscuote
l’agenzia. Non abbiamo mai fatto
pubblicità e i clienti ci trovano
grazie al passaparola».
A quale caso sta lavorando
attualmente?
«Mi sto occupando della revisione di un importante processo
che riguarda una persona condannata un paio d’anni fa a 11
anni di detenzione. L’indagine è
stata particolarmente complessa
– sono partito da Caracas per
arrivare a Vienna – ma, alla fine,
ho fornito all’avvocato del mio
cliente le prove per far riaprire il
caso».
Che tipologia di persone si rivolge a voi più frequentemente?
«Imprenditori e genitori facoltosi».
Cosa vi chiedono?
«L’imprenditore di solito vuole verifiche sui casi di assenteismo, infedeltà societarie, informazioni sui
candidati alla dirigenza (controllo
del curriculum, abitudini, frequentazioni, famiglia), sulla solvibilità
dei clienti e poi ci chiede spesso
di ritrovare i debitori latitanti. In
ambito privato, invece, le richie-
In apertura, un tecnico esegue una bonifica elettronica per rintracciare la presenza
negli ambienti di microspie. Qui sopra, da sin. Luca Tartaglia e Daniele Rovini,
rispettivamente ad e direttore commerciale e amministrativo della SKP Global
Security Group
ste più frequenti riguardano il
controllo dei minori – è in continuo aumento il numero di genitori
preoccupati per le frequentazioni
dei figli – e le infedeltà coniugali,
in particolare quando ci sono in
ballo grossi patrimoni. Non di rado svolgiamo anche indagini prematrimoniali per smascherare i
cacciatori di dote».
Quali sono le tecniche per
smascherarli?
«Si stabilisce un contatto diretto
con l’indagato, conquistandone
la fiducia fino a scoprirne le reali
intenzioni»
Registrate anche le conversazioni?
«Sì, possiamo farlo con micro registratori camuffati da penna, ma
non è necessario perché la nostra dichiarazione ha valore di
prova in tribunale».
Le capita di dover dire di no?
«Sì, quando ci vengono fatte richieste illecite, come le intercettazioni telefoniche e le intrusioni
nella privacy – tra l’altro le prove
ottenute in questo modo non
hanno alcuna validità in tribunale
– e nel caso in cui ci rendiamo
conto che non ci sono i presupposti per portare avanti con successo un’indagine; per esempio,
se un imprenditore ci chiede di
verificare lo stato di presunta
malattia di un dipendente, e la
malattia in questione è la depressione, noi rinunciamo a priori perché la depressione legittima
persino una vacanza in beauty
farm. Mi è capitato inoltre di dire
di no a un imprenditore che voleva licenziare un dipendente
fannullone che aveva a carico
una famiglia disastrata. Anche in
questo caso nessun giudice
avrebbe consentito di procedere
contro un indigente».
In media sono più gli uomini
o le donne a rivolgersi a voi?
«In egual misura, direi».
Ma è vero che è più difficile
cogliere in castagna le donne?
«Sì, assolutamente. Le donne
sono più astute fin da bambine.
Mentre un ragazzino lo spinello
lo fuma in compagnia, la ragazzina lo fa in un luogo appartato.
Le donne sono anche più accorte: quando tradiscono stanno
attente a non usare il telepass e
la carta di credito e comperano
una doppia scheda telefonica.
Questo in genere lo fanno anche
gli uomini ma poi, magari lasciano il cellulare acceso nel cruscotto dell’auto...».
Il caso più simpatico?
«Una signora che era convinta
che il marito la tradisse. L’abbiamo seguito per due settimane e
abbiamo scoperto che giocava a
tennis tre volte alla settimana.
Quando lo abbiamo comunicato
alla signora lei si è infuriata, dicendo che non avevamo fatto
bene il nostro lavoro. Un altro
caso curioso è stato quello di
una signora di Varese che era
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Gallarate. La sede della SKP.
L’agenzia è presente anche a
Vimercate, Torino, Como, Roma e Lucca
certa che il suo cane fosse stato
rapito. Si era anche fatta un’idea
di chi potessero essere i sequestratori: una coppia di giovani
che faceva sempre grandi complimenti al cane. In effetti, per
quanto incredibile possa sembrare, non si sbagliava. Abbiamo
rintracciato il cane – verificandone l’identità grazie al microchip –
proprio al guinzaglio della coppia
sospettata».
Quello più drammatico?
«I sempre più numerosi casi di
affido e di abusi sui minori (anche nelle famiglie più abbienti) e
quello di una madre che, avendo
notato atteggiamenti strani nella
figlia, aveva iniziato a spiarla. Un
giorno, dal buco della serratura
del bagno, nota che la ragazza
ha delle ferite sulla schiena.
Convinta che il fidanzato la picchi richiede il nostro intervento.
Alla fine abbiamo scoperto che
era entrata in una setta satanica,
il cui capo diceva di essere spinto a fare del male da una voce
che sentiva nella sua testa».
Come è andata finire?
«La mamma mi ha convito a entrare in contatto con la ragazza,
senza rivelare la mia vera identità, per cercare di farle capire la
pericolosità della situazione. Fortunatamente tutto si è risolto per
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il meglio con la consegna alla
giustizia del “guru”».
Come vive la crisi il vostro settore?
«Non la patiamo. Anzi, il nostro
fatturato è in crescita».
Quali strumenti utilizzano gli
investigatori di oggi?
«Tutti quelli a disposizione sul
mercato. Ma la tecnologia non è
mai importante quanto l’uomo,
salvo in certi casi come quelli di
infedeltà societaria, dove consigliamo sempre una bonifica degli
ambienti per rilevare la presenza
di eventuali microspie. Ritengo
comunque che l’osservazione e
il classico pedinamento siano
sempre le tecniche più efficaci».
Quanto dura in media un’indagine?
«Dipende dai casi, e dall’obiettivo che si vuole raggiungere. Generalmente da 15 giorni a tre
mesi».
E quanto costa?
«Anche il prezzo ovviamente varia a seconda dell’impegno che
ci viene richiesto. Diciamo che la
tariffa standard è di 50 euro l’ora
più il rimborso spese».
In base alla vostra casistica,
che quadro sociologico
emerge?
«Non bello, c’è sempre più paura, sospetto e angoscia per il fu-
turo ed è in aumento la richiesta
di guardie giurate nelle abitazioni
e di bodyguard».
Come si fa a riconoscere un’agenzia investigativa seria?
«Bisogna verificare che nella sede, all’ingresso, ci siano le autorizzazioni governative. Anche il
luogo ha la sua importanza, non
dico che gli uffici debbano essere lussuosi ma perlomeno dignitosi e non devono dare l’impressione di essere stati allestiti in
quattro e quattr’otto».
L’investigatore privato è
sempre stata una figura di
grande fascino sia nella letteratura che nel cinema. Come
se lo spiega?
«Perché a tutti piace ficcare il
naso nelle faccende altrui. Basti
pensare al successo dei reality in
tv e dei settimanali di gossip».
Il Paese più avanti per quanto
riguarda tecniche e mezzi di
investigazione?
«Senza dubbio l’Inghilterra, in
particolare Londra. Nei servizi di
security è la numero uno».
Non si rischia di diventare un
po’ cinici a fare questo mestiere?
«Il rischio di questo mestiere è
che dopo tanti anni niente riesca
più a stupirti. Bisognerebbe imparare a non portarsi a casa il lavoro. Ma non è sempre possibile
farlo».
Il progetto per cui vorrebbe
essere ricordato?
«Non riguarda tanto una mia ambizione quanto un mio profondo
desiderio: quello di educare i giovani alla legalità, spiegando che
si può avere successo anche in
modo onesto. Da alcuni anni sono il coordinatore per la Lombardia del Centro Studi Parlamento
della Legalità, un’associazione di
cui fanno parte numerosi magistrati, e che si occupa di divulgare nelle scuole il valore della moralità e della giustizia».
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