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la spiga (aprile 2004) - Basilicatanet.it
LA SPIGA Periodico di Attualità, Politica, Cultura e Sport Reg. Tribunale di Matera n. 179 del 05/05/1999 - Direttore Responsabile: Angelo Dell’Osso - Stampa I.M.D. Lucana s.n.c. - tel. 0835 581642 - Pisticci APRILE 2004 Edito dall’Associazione Culturale “La Spiga” Pisticci - Redazione: C.so Margherita, 132 - 75015 Pisticci Anno VI n. 2 - Euro 0,80 C’era una volta il consiglio comunale… Nel parlare del porto degli Argonauti si corre il rischio di dare adito ad un marcato manicheismo, di fronte al quale sussistono solo posizioni pro e contro la realizzazione dell’opera. In questa sede, invece, la questione porto è assunta solo come una occasione per considerare i metodi che l’amministratore locale ha impiegato per formulare la sua decisione. Un primo elemento di valutazione è offerto dal discorso del sindaco Bellitti nel consiglio che ha votato il porto. Drammatico l’enunciato del primo cittadino, giunto in pratica a chiedere la fiducia su quel voto: una estrema ratio stranamente invocata per un argomento nemmeno previsto dal programma elettorale. Nel merito Bellitti ha sponsorizzato il progetto, in quanto rampa di lancio per lo sviluppo economico-occupazione del settore turismo, ma non ha detto quanti, quali e di che tipo saranno i posti di lavoro destinati ai pisticcesi grazie al porto. Si è provveduto a tutto, insomma, tranne che a fare la cosa più semplice ed essenziale: documentare le ragioni di un orientamento. Né è stato spiegato per quale motivo il rilancio del turismo debba partire proprio da un’opera legata ad uno di quei villaggi il cui modello non era ritenuto idoneo allo sviluppo costiero, perché privo di riscontri occupazionali rilevanti, nello stesso programma con cui il candidato Bellitti ha vinto. Preoccupa anche la presa di distanza del sindaco dai movimenti associativi e dalle opinioni dei cittadini, se è vero che le “pressioni dal basso” sono state bandite e reputate non più accettabili: un’altra novità, in un programma che intendeva restituire un ruolo centrale e fattivo al contributo delle popolazione alla politica. Indicativi della sostanziale difficoltà di veder condivisa la decisione sono i numeri della maggioranza che ha votato il porto: 11 favorevoli, 8 contari ed 1 astenuto, dove, tra i favorevoli, si registrano i voti determinanti dei 2 rappresentati di una forza dell’opposizione, l’Udc, e tra i contrari si annoverano ben 6 voti dei membri della maggioranza. E’ paradossale che la corazzata al timone della città debba servirsi dei favori della concorrenza per non affondare. Ancora più caratterizzante è la metodologia di informazione condotta sull’argomento. Alcuni consiglieri hanno denunciato la tempistica ristretta in cui si è stati chiamati a decidere su un tema che sarebbe dovuto essere dibattuto molto prima, in diversi consessi e probabilmente in una pluralità di consigli comunali e di incontri con amministrazioni limitrofe, imprenditori del turismo, associazioni e cittadini. Invece chi ha deciso lo ha fatto sulla base di una idea formulata con scarsezza di dati e priva di organicità, a causa del confronto che non c’è stato. E’ per queste ragioni che il consiglio comunale esce sconfitto nella sua funzione. Il foro cittadino, il serbatoio delle idee, il cenacolo del confronto, la fucina in cui le parole diventano fatti dopo il vaglio delle opinioni e le decisioni diventano condivise perché discusse e portate a sintesi, è scaduto a figura retorica. E’ lì che un gruppo di persone insignite del mandato popolare diventa classe dirigente. E’ nel consiglio che le idee, plasmate dal confronto, acquistano la forza della politica e l’impronta della democrazia. E’ su quel banco di prova che si collauda il tanto decantato palazzo di vetro. Un amministratore che tiene realmente al ruolo delcontinua a pag. 3 6 Nel consiglio comunale, seduta straordinaria di giovedì 25 marzo Approvato il porto turistico alla foce del Basento Rivisti i termini della convenzione tra il Comune di Pisticci e la Nettis che realizzerà l’opera Pisticci - Il consiglio comunale, nella seduta straordinaria di giovedì 25 marzo, ha approvato l’accordo di programma tra la Regione Basilicata, il Comune di Pisticci, la Capitaneria di Porto, il Ministero dell’Economia e della Finanze ed il Corpo forestale dello Stato che in data 10 marzo 2004 hanno sottoscritto il progetto definitivo per la realizzazione del porto turistico degli Argonauti presso la foce del fiume Basento. L’atto del consiglio dà praticamente via libera alla realizzazione dell’opera del proponente Nettis Resort, i cui termini per il finanziamento del Cipe sarebbero scaduti al 31 marzo. Nell’approvazione del documento era ricompresa anche la convenzione tra il Comune di Pisticci e la Nettis, la cui modifica dei termini è stata richiesta dal consiglio ed è risultata determinante per il parere favorevole dell’orga- Intervista al consigliere Roberto Cammarota Insieme al consigliere Dino Pastore e all’assessore Antonio Druda ha partecipato al convegno di Termoli sulle emissioni delle centrali a turbogas di Roberto D’Alessandro Nel marzo scorso alcuni politici del Comune di Pisticci hanno partecipato ad un convegno tenuto a Termoli dagli studiosi Nicola Armaroli (Cnr Bologna) e Claudio Po (Ausl Bologna), quelli che hanno prodotto i nuovi studi sulle emissioni inquinanti delle centrali a turbogas posti alla base della recente delibera del consiglio comunale (la terza sull’argomento). Si tratta dei consiglieri Roberto Cammarota (della Sini- stra Ds), Dino Pastore (Sdi) e dell’assessore Antonio Druda (Ds). La Spiga ha intervistato uno dei tre, il dottor Cammarota, per chiedergli di approfondire l’argomento. Cosa è venuto fuori dal convegno di Termoli? Innanzitutto un ricercatore dell’Enea, Giovanni Iannantuono, ha parlato delle fonti alternative. Il Molise ha un piano energetico sproporzionato in eccesso rispetto al suo fabbisogno e continua a pag. 7 no assembleare della cittadina jonica. Nel concreto le opere di urbanizzazione, che in base alla prima convenzione sarebbero state a carico del Comune, dovrebbero adesso rientrare fra gli oneri della Nettis. In più è stato chiesto al soggetto proponente di assumere l’impegno della manutenzione del verde pubblico dell’intero territorio di Pisticci per otto anni; di realizzare il così detto “albergo diffuso” in Pisticci centro, attraverso la trasformazione di alcune decine di abitazioni del centro storico in piccole residenze per lo sviluppo del turismo locale. Previsto anche un accordo con l’alberghiero di Marconia ed un maggiore coinvolgimento del Comune di Bernalda. I numeri della votazione sono tuttavia indicativi di come la reale partecipazione politica della scelta è lungi dall’essere condivisa da tutti i rapcontinua a pag. 5 Ricorso alle ferie forzate, dovute alle difficoltà di mercato che interessano il settore tessile Non c’è pace alla Nylstar di Margherita Agata Non c’è pace alla Nylstar. Dopo la serrata di Pisticci 1, si va verso la fermata, seppur temporanea, anche di Nylstar 2. A partire dal 10 aprile e fino al 21 aprile, sarà chiusura totale per effetto della sospensione dell’attività produttiva nello stabilimento di Pisticci Scalo. A determinare il ricorso alle ferie forzate, la momentanea contrazione dell’attività produttiva, dovuta allo stato di difficoltà che l’azienda pisticcese, specializzata nella produzione di filato industriale, sta attraversando, a causa del protrarsi di difficoltà di mercato congiun- turali che stanno interessando il settore. E’ quanto emerso, nel corso dell’incontro, tenutosi nel pomeriggio di ieri, presso lo stabilimento di Pisticci scalo, fra la direzione aziendale e la Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) che si sono viste per analizzare la situazione produttiva dello stabilimento ed in particolare il programma di produzione previsto per il mese di aprile. I componenti della direzione aziendale hanno spiegato che una tanto drastica riduzione dell’attività produttiva, che raggiungerà il suo livello massimo nel periodo dal continua a pag. 2 la P rimo Piano APRILE 2004 SPIGA Lavori socialmente utili e reddito minimo di inserimento A cosa servono? Chi li ha inventati? I lavori socialmente utili ed il reddito minimo di inserimento non sono invenzioni politiche moderne, né sono invenzioni degli enti locali o dei partiti che amano reclamizzarli. Piuttosto che fare di questi strumenti un vanto politico, bisognerebbe ragionare sulle potenzialità offerte dalle politiche attive del lavoro che sono, con la riforma del lavoro, di esclusiva competenza degli enti locali. Altrove, infatti, più che utilizzare forme paternalistiche di assistenza, si utilizzano a pieno gli strumenti che la riforma del lavoro ha conferito agli enti: il collocamento dei lavoratori è di competenza esclusiva degli enti, dei servizi competenti e delle agenzie private autorizzate. Le politiche del lavoro, insomma, non sono più di competenza statale ma provinciale e le province hanno il compito di promuovere l’occupazione con tutti gli strumenti che la legge attribuisce agli enti in materia di lavoro; stando a quanto stabilito dalla legge, verrebbe da pensare che il fallimento delle politiche occupazionali, anche qui da noi, non è necessariamente attribuibile ai vertici statali. Tutte le forme possibili di ammortizzazione sociale, infatti, non riusciranno mai a colmare il vuoto lasciato dalla mancanza di una occupazione stabile; alla fine dei conti il lavoratore socialmente utile continuerà a vivere il suo profondo precariato occupazionale e dopo sei, LA SPIGA Periodico di attualità, politica, cultura e sport. Edito dall’Ass. Culturale “La Spiga” Pisticci Redazione: C.so Margherita, 132 75015 Pisticci (MT) Reg. Tribunale di Matera n. 179 del 05/05/1999 Direttore Responsabile: Angelo Dell’Osso Direttore: Pietro Quinto Collaboratori: Margherita Agata Antonio Capistrano Roberto D’Alessandro Dino D’Angella Renato Gioia Carmine Grillo Alessandro Lopergolo Piero Miolla Raffaele Montemurro Vito Pelazza Michele Selvaggi Grafica: Stefano Falotico Impaginazione e Stampa: I.M.D. Lucana s.n.c. Pisticci sette mesi si troverà di nuovo nella condizione di partenza. Anzi, immaginate quanto sia difficile per un giovane crearsi una famiglia nel momento in cui la sua occupazione è precaria. La mancanza di una occupazione stabile è una delle cause primarie di quel fenomeno che si suole definire “deistituzionalizzazione della famiglia”. Reddito minimo di inserimento e lavori socialmente utili sono concetti derivati dalla “organizzazione economica collettivistica”, ossia dall’interpretazione socialistica del mondo, ma anche dall’ideologia del Welfare State, lo stato del benessere, lo stato sociale. L’Italia, infatti, è uno Stato sociale; aderendo al comandamento di Breveridge (1945), il teorico del Welfare State, il nostro Stato ha promesso di utilizzare tutti gli strumenti politici atti a “liberare l’uomo dal bisogno”. Certo! E’ mortificante vedere che il principale diritto violato, in un paese che ama dichiararsi “stato sociale”, è esattamente, puntualmente e costantemente, il diritto al lavoro. Gli stabilizzatori sociali sono figli dell’assistenzialismo generato proprio da questa violazione. Essi hanno una duplice funzio- ne: servono a sospendere l’inoccupazione, ma anche a stabilizzare, ammortizzare (per questo si chiamano ammortizzatori e stabilizzatori sociali), anestetizzare il malcontento popolare scaturito dall’elevato tasso di disoccupazione involontaria e tutte le sue degeneranti conseguenze sulla stabilità politica. Dunque, non solo servono a creare reddito, ma anche a mantenere la continuità di uno Stato o di una amministrazione. Sappiamo che non è il raziocinio a muovere i popoli ma l’interesse e, come accaduto spesso nel passato, un popolo in nome del bisogno non esita a fomentare rivoluzioni e svolte epocali compromettendo la continuità degli ordini politici. Tutte le grandi crisi economiche accompagnate dall’impennata della curva della disoccupazione, sono sempre state causa di devianza sociale: la grande crisi del 1929 ad esempio comportò in America l’aumento dell’alcolismo e della criminalità. Il malcontento popolare, infatti, sfocia sempre nella devianza sociale e dunque nella instabilità politica, poiché società, politica ed economia sono organismi di un unico grande sistema. Gli ammortizzatori sociali ser- vono esattamente a prevenire l’instabilità del sistema. Essi sono insieme politiche economiche ed anche politiche sociali, anzi potrebbero essere paragonati agli anticorpi che il sistema politico produce per curare, e non del tutto guarire, un sistema economico e sociale malato. Ma chi ha inventato gli ammortizzatori sociali? L’antichità conosceva ed utilizzava già questi strumenti. Tremila anni fa, il faraone praticava già queste formule per prevenire il caos sociale. Proprio nelle fertili pianure del Nilo veniva inventata la prima forma di socialismo arcaico. Erodoto aveva sostenuto, nel suo racconto sull’antico Egitto, che le piramidi furono costruite da schiavi e comunque da uomini non liberi. I recenti sviluppi dell’antropologia attorno ai siti archeologici egizi hanno confutato a pieno le teorie di Erodoto. Infatti il ritrovamento di scheletri di interi nuclei familiari e di resti di animali giovani hanno dimostrato che i costruttori delle piramidi erano uomini li- beri, con famiglia ed avevano anche una buona alimentazione. Solo gli uomini liberi, nell’antico Egitto, potevano avere famiglia. Ma allora chi erano i costruttori delle piramidi? Erano gli attuali lavoratori socialmente utili, ma all’epoca il sociale era un tutt’uno con il sacrale e l’esoterico. Il passaggio dall’archeologia, alla antropologia e poi alla politica è breve. Sono state confrontate, inoltre, le fratture ossee di scheletri appartenenti ad aristocratici ed ai presunti costruttori delle piramidi: le fratture ossee avevano subito le stesse cure mediche. L’identicità delle terapie praticate ha dimostrato che nell’antico Egitto esisteva un piano sanitario nazionale, cioè uguale per tutte le classi sociali. Lo Stato Egizio fu dunque il primo stato nazionale della storia, ma fu anche la prima civiltà socialista ad adottare i lavori socialmente utili: le piramidi furono il primo grande progetto di ammortizzazione sociale 2 su scala nazionale. In parole povere come accade oggi per chi fa domanda di reddito minimo di inserimento o di lavori socialmente utili (si lavora per alcuni mesi per conto del Comune) anche nell’antichità, quando il Nilo non fertilizzava i campi e nelle stagioni di scarsa produzione agricola, una fetta consistente di popolazione organizzata in turni di lavoro veniva reclutata dalla burocrazia faraonica per accelerare l’ultimazione delle piramidi. Il faraone assicurava ai costruttori delle piramidi non solo un tetto per il nucleo familiare ed alimenti necessari al sostentamento della famiglia, ma anche le cure sanitarie necessarie. Ciò nonostante, pur perseguendo un interesse divino personale, il faraone, attraverso i lavori “religiosamente utili” diffondeva benessere sociale ed economico ed insieme assicurava continuità al suo regno. Recenti scoperte hanno dimostrato che le determinazioni politiche che ispirarono il socialismo egizio, erano conosciute anche presso Maya ed Aztechi. Montezuma, ultimo imperatore Maya, prima della definitiva caduta del suo impero sotto le pressioni di Cortes, era solito affidare ai suoi sudditi tanti pezzi di terra di demanio imperiale per quanti erano i figli a carico del lavoratore. Alla fine dei conti, almeno ideologicamente, in quattromila anni i nostri sistemi politici non hanno fatto proprio passi da gigante… Vito Pelazza Un grido di allarme e di preoccupazione, dopo la firma del verbale di accordo siglato, a Roma, al Ministero delle Attività Produttive Stenta a decollare il contratto di programma “Salva Nylstar” Il contratto di programma “salva Nylstar” stenta a decollare. A chi è imputabile il grave ritardo? A reclamare a gran voce chiarezza su chi o cosa stia ponendo un freno alla realizzazione degli interventi a sostegno della soluzione della crisi, determinata in Valbasento dalla chiusura degli stabilimenti di Inca e Nylstar, è il segretario generale della Femca Cisl di Basilicata, Luigi D’Amico. “Non vorrei - afferma – che un siffatto ritardo sia addebitabile a qualche inadempienza di una o, peggio ancora, di più di una delle aziende, candidatesi ai finanziamenti, che hanno già costituito la società Val Sud. I lavoratori, il sindacato hanno il diritto di sapere. Se responsabilità ci sono, devono venir fuori.”. Un grido di allarme e di preoccupazione, quanto mai legittimo dopo quattro mesi dalla firma del verbale di accordo siglato, a Roma, al Ministero delle attività produttive, trascorsi in un silenzio di giorno in giorno più assordante. Un silenzio rotto unicamente, nei giorni scorsi, ancora una volta dal sindacato dei chimici. Con una lettera indirizzata al presidente dell’osservatorio nazionale per la chimica Paolo Ruta, al presidente della task force Gianfranco Borghini, al presidente della giunta regionale Bubbico ed all’assessore regionale alle attività produttive Nigro, i rappresentanti della Fulc territoriale Mega, D’Amico, Laviero, infatti, hanno invocato un incontro urgente per analizzare l’evoluzione della vertenza Nylstar e Inca, visto “che nell’intesa del 18 dicembre scorso il Ministero si impegnava a convocare un’apposita riunione con le parti sindacali ed imprenditoriali entro 90 giorni per valutare lo stato di avanzamento delle iniziative produttive e del processo complessivo di rilancio dell’area industriale”. Una nota, quella inviata dalla Fulc, che sottende una chiara volontà a capire meglio e di più , attraverso una seria verifica sullo stato di avanzamento dell’importante accordo Ministero- Regione che, sembrava porre le condizioni, attraverso un finanziamento di 51 milioni di euro, per attivare un investimento nell’area industriale della Valbasento. “Voglio ricordare, - fa presente D’Amicoche questo investimento potrebbe risolvere i gravi problemi occupazionali che hanno creato sia la Nylstar che l’Inca con l’espulsione dal mondo del lavoro di ben 184 unità lavorative, delle quali ben 75 attualmente in Cigs (cassa integra- zione guadagni straordinaria) permettono di attuare il procesancora in attesa di essere so di reindustrializzazione che ricollocati nelle nuove aziende serve ad un’area industriale in candidatesi a investire in Val- forte declino e ad un territorio basento, attraverso proprio il impoverito dal punto di vista contratto di programma siglato sociale, produttivo ed econoa dicembre”. Gli ostacoli che si mico. Il territorio, la conclusiocreano, lascia intendere il lea- ne laconica di D’Amico, ha bider della Femca Cisl, non per- sogno di tutto tranne che di mettono di risolvere i gravissi- un’altra beffa o inganno. mi problemi occupazionali che vi sono in Valbasento e non Margherita Agata produzione e quello di manutenzione, osservecontinua da pag. 1 rà un periodo di ferie in funzione della riduzione dell’attività. A ciascun lavoratore, insomma, nel corso del mese di aprile, toccherà un 10 al 21 aprile, si è resa necessaria per far fronte periodo di ferie obbligate, indicativamente di ad un calo congiunturale degli ordini, mentre il un numero pari a 7 giorni e, comunque, non riavvio della produzione avverrà gradualmente superiore a 10 giorni, senza far ricorso alle ferie a partire già dal 22 aprile. Ma, a quanto pare, maturate nel periodo gennaio- aprile 2004. per i lavoratori, costretti loro malgrado ad una Davvero un’amara sorpresa, dunque, quella sosta forzata, si tratta di una ben magra conso- riservata per Pasqua, dall’azienda ai poco più lazione. Nel periodo di fermata, infatti, in base di 100 dipendenti sopravvissuti ai tagli di lua quanto concordato dalle parti, il numero del glio. A rendere inquieti i lavoratori, avere quale personale di produzione presente sarà stretta- unica certezza il profilarsi all’orizzonte di seri mente commisurato alle necessità produttive, problemi produttivi per Nylstar 2, quando anmentre il restante personale osserverà un peri- cora, a distanza di diversi mesi, non è stato odo di riposo, con utilizzo di ferie e riduzioni ancora risolto il problema delle 113 unità espulse orario. Il rientro, invece, avverrà gradualmente da Nylstar per la chiusura dell’impianto 1, e il in relazione al progressivo riavvio delle linee di contratto di programma “salva Nylstar”, che produzione. Il blocco dell’attività, inoltre, non dovrebbe far decollare il consorzio di imprese risparmierà nemmeno il personale impiegati- Val Sud è tutt’ora in alto mare. zio. In particolare, quello dedicato ai servizi di Non c’è pace alla Nylstar Attualità APRILE 2004 la SPIGA 4 Creazione di impresa: si è svolto un corso al Centro per l’Impiego Valbasento Con la riforma del lavoro in Italia le province hanno assunto un ruolo cruciale nelle politiche attive del lavoro. Infatti, stando al contenuto dei vari decreti legislativi in materia ed alla normativa che prende il nome dal prof. Biagi, le province oltre a svolgere un ruolo nell’incontro fra domanda ed offerta di lavoro, svolgono anche un ruolo propositivo, attivo, per promuovere occupazione. Il braccio attraverso cui gli enti locali esercitano tale funzione sono i servizi competenti, tra cui gli organismi più rispondenti alle esigenze del territorio sono i cosiddetti “centri per l’impiego”. La riforma del lavoro oltre a prevedere nuove tipologie contrattualistiche per i lavoratori, ha previsto nuove funzioni per i centri per l’impiego da un lato e dall’altro ha ottimizzato lo svolgimento dell’attività di mediazione, del ricollocamento dei lavoratori, della selezione e formazione del personale, nonché della somministrazione del lavoro. Queste ultime attività, oggi, possono essere svolte anche da agenzie private autorizzate dal Ministero del Lavoro e/o accreditate presso le Regioni. Accanto al collocamento pubblico dei lavoratori si è sviluppato dunque anche il collocamento privato gia in uso da molti anni nei paesi anglosassoni. In ogni caso il ruolo dei centri per l’impiego, gli ex uffici di collocamento, risulta vitale per le politiche attive del lavoro, poiché oltre a promuovere l’occupazione e contribuire alla costituenda borsa continua del lavoro (ossia una borsa in cui i lavoratori ed i datori di lavoro potranno inserire i propri dati o attingere informazioni), i centri possono anche elaborare e promuovere iniziative formative volte all’inserimento lavorativo. Proprio in funzione di questo ruolo, anche il Centro per l’impiego della Valbasento, diretto dal dott. Francesco Mario Di Trani, ha condotto una iniziati- va proposta dall’Assessorato Provinciale alla Formazione e Lavoro: il corso in “creazione di impresa” volto all’autoimpiego dei lavoratori. Il corso ha potuto contare su una solida e costante partecipazione e anche grazie al sostegno dell’Assessore provinciale alla Formazione e Lavoro, Dino Calciano, promotore dell’iniziativa, e di tutti collaboratori del centro per l’impiego si è cercato di infondere nei partecipanti una vera e propria cultura dell’impresa. Il corso, nella sua seconda edizione in Valbasento, è stato coordinato da Bruna Tarasco e si è concluso il 23 marzo scorso. Il programma, articolato in più sezioni (dalle caratteristiche personali dell’imprenditore, alla conduzione di indagini di mercato, fino alla spiegazione delle normative che incentivano le imprese) è stato illustrato da Giovanni Fazio, ex dirigente regionale ed ex sindaco di Montalbano, il quale ha saputo inculcare una sorta di vocazio- ne per l’impresa, suscitando l’interazione ed il coinvolgimento dei partecipanti. Insomma si spera che anche con questo intervento, insieme ad un uso razionale ed efficace degli strumenti della riforma del lavoro, si riesca a creare occupazione fruendo anche delle grandi opportunità offerte dall’appartenenza all’Obiettivo 1. Moltissimi i fondi cui si può accedere per “mettersi in proprio” e diventare imprenditori: dalla normativa sul lavoro autonomo, a quella per cooperative, microimprese, subentro agricolo, franchising e tante altre. “In questa direzione”- sostiene D. Calciano, assessore provinciale alla formazione e lavoro“va anche l’istituzione delle borse studio presso l’amministrazione provinciale di Matera; l’obiettivo è quello di reclutare professionisti, laureati in discipline conformi al ruolo, in grado di sostenere ed implementare i servizi offerti in materia di politiche attive del la- Inaugurazione del Centro per l’impiego Val Basento voro”. “Inoltre”- conclude- “ho promosso il corso per creazione di impresa in Valbasento nella speranza di stimolare potenziali imprenditori; ad oggi ritengo che l’iniziativa ha avuto notevole successo, è apparsa molto gradita, e per questo non solo molti dei partecipanti hanno già presentato richieste di finanziamento ed idee progettuali, ma si sta già riproponendo l’iter didattico presso le sedi di Matera, dove l’esperienza di G. Fazio sembra apportare un prezioso contributo”. “Certamente”- aggiunge il responsabile del Centro per l’impiego di Valbasento, F. M.. Di Trani- “la riforma del lavoro ha aperto nuovi orizzonti che vanno scrutati attentamente; ci troveremo, come servizi competenti, di fronte a nuove sfide e nuove opportunità che affronteremo con determinazione ed impegno. L’apporto di tutte le istituzioni ed anche dei lavoratori risulterà essenziale per la crescita del nostro territorio”. Vito Pelazza Fondi Unione Europea – La Basilicata tra le Regioni che hanno saputo spendere meglio La Regione Basilicata per perseguire lo scopo di dare piena attuazione alle proprie strategie in materia di sostegno e creazione di occupazione oltre a fondi propri ha a disposizione finanziamenti assegnati dalla Unione Europea ad essa ed ai quattordici restanti Stati membri della Comunità. Tra i più importanti strumenti che definiscono la strategia di sviluppo di una regione e gli interventi che bisogna attivare per determinarne la crescita vi sono i POR (Programmi Operativi Regionali). Questi interventi sono finanziati, appunto, dai fondi strutturali della Comunità Europea per un periodo di programmazione di 7 anni (2000/2006). Attualmente la Regione Basilicata beneficia di questi interventi in maniera piuttosto rilevante in quanto essa rientra nell’Obiettivo 1 che mira a sostenere le regioni europee in maggiore ritardo economico rispetto alle altre. E’ notizia di questi tempi che la Ns regione a partire dal 2007 non beneficerà più dei fondi strutturali Obiettivo 1 in seguito all’adesione all’U.E. di nuove regioni che conoscono difficoltà economiche maggiori rispetto alla nostra. Essa potrà, comunque, continuare a beneficiare nel prossimo periodo di programmazione tra il 2007 e il 2013 di un aiuto meno rilevante pari al 63% del contributo attuale. In questi giorni sono stati divulgati i risultati riguardanti la ripartizione di ulteriori fondi Ue destinati alle regioni che nel I° triennio del periodo 2000/2006 hanno saputo spendere meglio i fondi assegnati (la cosiddetta premialità). Quest’ultima è un sistema di incentivazione previsto nella programmazione della Comunità Europea attraverso il quale il 10% delle risorse economiche dell’intero periodo 2000-2006 è accantonato per essere poi attribuito alle amministrazioni regionali che hanno dimostrato di aver conseguito rapidamente gli obiettivi previsti e realizzato gli interventi di ottima gestione La Commissione Europea ha assegnato alla Basilicata 35,7 milioni di euro su un totale di 996 milioni destinati alle regioni italiane comprese nell’obiettivo 1. La Ns. Regione ha raggiunto il miglior risultato ottenendo in percentuale il 14,2% del fondo complessivo, rispetto all’ 11,9 della Campania, all’11,6 della Puglia, all’ 11 della Sicilia. Con queste ulteriori risorse le regioni potranno dare un nuovo impulso agli investimenti, la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. Con l’utilizzo di una parte di questi finanziamenti la Reg. Bas realizza diversi interventi rivolti ai giovani in cerca di occupazione attraverso Corsi di formazione finalizzati all’occupazione, Borse Lavoro, Work Experience. Tra i più interessanti segnaliamo le azioni di Work Experience che sono dei percorsi formativi mediamente di 800 ore delle quali una parte (di solito 160/200 ore) di formazione in aula e una parte (640/600) di esperienza di lavoro direttamente in un’azienda. I requisiti per fare la domanda sono: stato di disoccupazione e residenza in Basilicata. Le domande sono da indirizzare agli enti di formazione ai quali la Reg. Bas. ha assegnato la realizzazione del progetto. Le W.E. presentano un duplice interessante aspetto. Da una parte offrono all’allievo, a differenza degli altri corsi di formazione, l’opportunità di fare un’esperienza di lavoro direttamente in un’azienda; dall’altra offrono degli interessanti percorsi formativi sicuramente più aderenti alla realtà economico-produttiva che possono andare da: Operatore di segreteria informatizzato, Addetto/a alla contabilità, Esperto/a nei servizi assicurativi, finanziari e bancari, Esperto/a in controllo di gestione ed analisi bilancio ecc. Un altro intervento diretto ai disoccupati è il bando Borse Lavoro il cui termine di presentazione è peraltro scaduto il 31.01.04. Affrontiamo questo tema perché in questi giorni sul portale Basilicatanet sono state pubblicate le graduatorie relative alle domande pervenute entro il 31.12.2003 e possiamo fornire qualche utile notizia. Cominciamo col dire che le domande pervenute al Dipartimento Formazione e Lavoro sono state all’incirca 15.000 delle quali 5.000 circa sono pervenute entro dicembre 2003 e 10.000 entro gennaio 2004. Per il finanziamento delle domande pervenute nel mese di Dicembre sono stati utilizzati 11,8 milioni di euro che garantiscono a circa 1500 persone di realizzare una borsa lavoro. Successivamente il Dipartimento provvederà ad approvare le graduatorie relative alle domande pervenute entro il 31 gennaio 2004 con le quali saranno finanziate altre 1500 borse. I vincitori saranno convocati dai Centri per l’Impiego dove sosterranno un colloquio di orientamento. A seguito del colloquio, i Centri individueranno l’organismo ospitante (se non era già stato indicato nella domanda dal borsista) presso il quale realizzare la borsa lavoro. Quest’ultima ha una durata che varia dai 7 mesi per i disoccupati fino ai 12 mesi per i portatori di handicap durante i quali il borsista percepisce una somma commisurata alla distanza del luogo di tirocinio dalla sede di residenza che va dai 500 a 800 euro. Per le aziende “ospitanti” è previsto a titolo di rimborso un indennizzo massimo di euro 200 mensili per ogni tirocinante ospitato nel caso in cui l’azienda nomini un tutor interno che segua il borsista durante i 7 mesi. C’è da aggiungere, inoltre, che sono allo studio, presso il Dipartimento Formazione e Lavoro, incentivi a favore delle aziende ospitanti che alla fine del tirocinio formativo manifestino la volontà di assumere i borsisti, tutto questo per evitare che la Borsa Lavoro rimanga per il giovane un sussidio fine a se stesso. Altre opportunità possono presentarsi ai disoc- cupati con i Corsi di Formazione, alcuni dei quali sono finalizzati all’occupazione. I giovani disoccupati possono inoltrare le domande agli enti di formazione ai quali la Regione ha assegnato la realizzazione del progetto. Tutti i candidati sono sottoposti successivamente a selezione e una parte di essi viene ammessa all’attività formativa. Alla fine di essa ai partecipanti viene rilasciata una certificazione finale (attestato di qualifica) e viene effettuata una ulteriore selezione in quanto l’azienda dovrà procedere ad assumere entro 60 giorni dalla fine dell’attività formativa una parte di essi. Attualmente nella zona industriale di Pisticci Scalo stanno per partire due corsi. Il primo è per “Addetti alla lavorazione della concia” finalizzato all’occupazione di 18 partecipanti – sede di svolgimento Azienda Calbe Sud. Il secondo è per “Addetti alla produzione di abbigliamento imbottito” finalizzato all’occupazione di 20 partecipanti – sede di svolgimento Azienda Minardi 2002. Elencare tutti i Corsi di Formazione e le Work Experience in atto non è possibile. Consigliamo ai Ns. lettori di visitare il sito internet della Regione www.Basilicatanet.it nel quale si può prendere visione dei bandi in scadenza e scaricare i relativi moduli di domanda. Per finire per chi ha conseguito il diploma di laurea o il diploma di scuola media superiore di durata quinquennale ed è intenzionato a frequentare o sta già frequentando un master o un tirocinio formativo professionalizzante di alta specializzazione, la Regione Basilicata assegna una borsa di studio a titolo di contributo per i costi di iscrizione e frequenza al master che possono variare, a secondo del reddito del richiedente, dal 90 al 50% dei costi sostenuti. Il bando completo è pubblicato sul B.U.R. n. 55 del 02/08/2003. Michele Grieco Nobile Attualità APRILE 2004 Il ruolo cruciale delle politiche attive del lavoro ed il lato oscuro della riforma Biagi Con il decreto legislativo 276 del 10. 09. 03. il governo ha reso operativa la riforma del lavoro in Italia. L’obiettivo era quello di garantire trasparenza e coerenza al mercato del lavoro e migliorare l’inserimento professionale dei disoccupati e di quanti sono alla ricerca di una occupazione. Il decreto, al secolo decreto “Biagi”, oltre a creare un unico regime di autorizzazione per tutti i soggetti e gli enti che svolgono un ruolo essenziale nel mercato del lavoro (centri per l’impiego e agenzie private) ha segnato il trapasso alla “flessibilità del lavoro in Italia” rinnovando l’intero parco dei contratti di lavoro. Molte le nuove tipologie di contratto di lavoro previste sono in uso nei paesi europei da molti anni. Il contratto di lavoro “intermittente” si rivolge ai lavoratori che si pongono a disposizione dei datori di lavoro, i quali ne possono utilizzare la prestazione lavorativa in maniera discontinua o appunto “intermittente” secondo le esigenze individuate dai contratti collettivi. Altra interessante tipologia contrattualistica è il contratto di lavoro “ripartito”, mediante il quale due lavoratori assumono in solido l’adempimento di una unica prestazione professionale. Anche l’apprendistato ha subito una radicale trasformazione. Sono state istituite, infatti, due tipologie di apprendistato: il contratto di apprendistato “professionalizzante per il conseguimento di una qualificazione” attraverso una formazione continua sul lavoro ed un contratto di apprendistato “per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione”. Il contratto di “inserimento”, invece, è un contratto finalizzato all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro di alcune categorie di persone (soggetti con età compresa tra i 18 ed i 29 anni, disoccupati di lunga durata, lavoratori con più di 50 anni privi di lavoro, donne residenti in zone con elevato tasso di disoccupazione, diver- la samente abili, etc.): i soggetti in questione seguono un progetto individuale di adattamento alle competenze di un contesto lavorativo. I rapporti di “collaborazione coordinata e continuativa” (Co. Co. Co.), invece, sono contratti riconducibili a programmi di lavoro specifici gestiti autonomamente dal collaboratore e spesso sono veri e propri contratti di lavoro “a progetto”. Infine vengono inseriti anche i contratti di lavoro “occasionale” e per “prestazione di lavoro accessorio”; i primi non possono avere una durata superiore ai 30 giorni nel corso dell’intero anno solare e non possono superare i 5.000 euro di remunerazione, i secondi sono riconducibili a prestazioni meramente occasionali rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o non ancora entrati nel mercato del lavoro nell’ambito di piccoli lavori domestici, dei lavori di giardinaggio e di pulizia, della realizzazione ed organizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali, etc. I nuovi contratti, comunque, oltre a stabilire una “flessibilità nel lavoro”, hanno anche suscitato molte perplessità. Secondo molti la riforma ha giocato a tutto vantaggio delle imprese e a discapito dei Centro Territoriale Permanente per l’educazione degli Adulti Scuola Media “Q.O. Flacco” Marconia Si porta a conoscenza che sono aperte le iscrizioni ai seguenti corsi per chi ha o non ha assolto l’Obbligo Formativo per giovani ed adulti. Corsi: 1) Psicologia; 2) Educ. all’immagine; 3) Marketing turistico; 4) Vivaismo e giardinaggio; 5) Pittura; 6) Inglese; 7) Operatore tratt. rifiuti urbani; 8) Operat. serv. amb. alle imprese; 9) Orafo; 10) Multimedialità; 11) Floricultura ed altri. I moduli di iscrizione sono reperibili presso la Scuola Media di Marconia. Le domande vanno presentate presso il Centro Territoriale di Marconia. lavoratori. Se da un lato si sono ridotti i costi che le imprese sopportano per la remunerazione dei dipendenti, dall’altro si è creata una maggior precarietà occupazionale. Insomma il lavoratore del 2004 rischia di non avere una occupazione stabile su cui progettare il proprio futuro, anzi la flessibilità si è trasformata in profonda incertezza professionale e dunque esistenziale. Si pensi che la precarietà incide fortemente su aspetti come la famiglia, nucleo di tutto l’apparato giuridico e morale italiano. Non è un caso che oggi si parla di una radicale “deistituzionalizzazione” della famiglia: essa non è più il nucleo, l’istituzione fondamentale dell’esistenza. Colui che vive una condizione occupazionale precaria, data la sua profonda incertezza economica, difficilmente sarà portato a crearsi una famiglia o a richiedere un mutuo per l’acquisto dell’abitazione. Questo spiega anche l’abbassamento della soglia delle garanzie richieste per mutui e finanziamenti. Paradossalmente, invece, le statistiche Istat nazionali riferite all’occupazione dimostrano un incremento dell’occupazione nazionale, tendendo a considerare “occupazione” anche quella precaria o temporanea. Se da un lato, dunque, si recepiscono le direttive europee volte alla flessibilità dei contratti di lavoro, dall’altro questa flessibilità, pensata a livello europeo per contesti differenti dal nostro, incide profondamente sulle nostre abitudini nazionali e coglie impreparata una nazione che ha fatto del lavoro stabile un suo comandamento. L’articolo 1 della nostra costituzione recita infatti che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, mentre l’articolo 3 dice che è “compito della Repubblica rimuovere…gli ostacoli che…impediscono il pieno sviluppo della persona umana….”. Ma la certezza occupazionale non contribuisce forse al pieno e totale sviluppo della persona umana? Non è forse vero che “il lavoro nobilita l’uomo” e che anche e soprattutto nel lavoro si sviluppa la personalità? Così nel tentativo di garantire un “diritto al lavoro”, le istituzioni hanno ben pensato, attraverso la riforma, di fare proprio del lavoro e della incertezza derivante il principale ostacolo al “pieno sviluppo della persona umana”. Vito Pelazza LA VIGNETTA di Luciano Camardo SPIGA 5 continua da pag. 1 Approvato il porto turistico presentanti del popolo. Maggioranza ed opposizione, infatti, si sono espresse in maniera trasversale e sofferta. Favorevoli al progetto 8 consiglieri del centro sinistra (Badursi, Borraccia, Di Trani e Taranto per i Ds; Calciano, D’Addurno, Grieco e Tuccino per la Margherita), 2 di centro destra (D’Onofrio e Giannone per l’Udc, risultati determinanti) ed il sindaco. Contrari 6 consiglieri del centro sinistra (Cammarota dei Ds, Mastronardi della Margherita per l’Ulivo, Pugliese e Storino della Margherita, De Nittis di Rifondazione Comunista e Pastore dello Sdi) e 2 di centro destra (Di Pisa e Leone di Forza Italia). Astenuto il consigliere della Margherita Sigismondo. Nei giorni successivi al voto ci si è interrogati sulla effettiva forza vincolante delle modifiche approvate alla convenzione (lo strumento che ha determinato i vantaggi ed i bilanciamenti in favore del Comune di Pisticci) E’ doveroso, pertanto, fare una precisazione sulla portata del voto espresso dalla maggioranza dei presenti. Nel corso dell’assemblea, infatti, sembrava che il Comune di Pisticci, nel modificare a proprio favore i termini della convezione con la Nettis, avesse il non trascurabile vantaggio temporale di ottenere dal proponente la ratifica dell’accordo di programma sul porto (lo strumento che di fatto ha dato il via al progetto consentendo a Nettis di incassare i contributi dal Cipe entro il 31 marzo 2004), comprensiva dei rinnovati termini della convenzione, così come approvati dal consiglio. Insomma, era sembrato di capire che se Nettis non avesse accettato la nuova proposta di convenzione, la stessa avrebbe dovuto presentare una controproposta entro il 31 marzo, senza poter sottoscrivere l’accordo di programma. Così non è, se è vero che l’articolo 5 dello stesso accordo di programma consente di sottoscrivere la convenzione entro 20 giorni dalla ratifica della delibera sull’accordo stesso. Tale termi- ne, poi, è scaduto il 14 aprile, senza alcuna conseguenza sulla validità dell’accordo di programma. Pertanto, con il voto del 25 marzo, il consiglio ha sbloccato le pratiche richieste da Nettis per incassare il contributo Cipe e sottoscritto una proposta di convenzione, ovvero uno strumento a garanzia del territorio, considerato come fattore determinante la scelta maggioritaria, ma scivolato, da certezza immediata e vincolante nei termini della scadenza dell’accordo di programma, a trattazione posticipata ed ancora delegata alla interlocuzione tra il sindaco (e non il consiglio, come fu erroneamente detto) ed il proponente. Una differenza non da poco! La speranza è che a capire male i termini del voto siano stati solo alcuni tra i non addetti ai lavori, perché se in errore sono incappati anche i consiglieri, si può immaginare che la composizione già striminzita della maggioranza favorevole al progetto avrebbe potuto incassare qualche altra perdita…questa volta decisiva. Il 22 marzo, invece, nella prima seduta del consiglio che avrebbe dovuto discutere del porto (argomento poi rinviato) si è parlato della partecipazione dell’ente locale al bando regionale sui contratti di quartiere. Il progetto che il Comune intende candidare è stato presentato dall’assessore Druda e prevede la riqualificazione del rione Portobello in Marconia, considerato come periferia urbana non evoluta. Forti perplessità sono state avanzate dalle opposizioni sulla fattibilità del progetto, per questioni collegate alla tempistica ed alla documentazione (il bando è scaduto il 4 aprile). Qualche critica è giunta anche dall’interno della maggioranza. Infine, tuttavia, la perimetrazione dell’area sulla quale candidare il progetto è stata approvata, con l’impegno di tornare in consiglio in breve tempo con un progetto completo. Roberto D’Alessandro C entro S torico APRILE 2004 Pisticci ha partecipato alla H O, un bene prezioso 2a Mostra dei Comuni Lucani 2 La città di Pisticci ha partecipato alla seconda Mostra dei Comuni Lucani organizzata dall’associazione Identità Lucana presso la zona industriale di Tito. Obiettivo dell’evento quello di contribuire allo sviluppo socio economico della Basilicata nell’ottica della promozione turistica attraverso la valorizzazione delle identità del territorio. In questa ottica ai 43 Comuni che hanno aderito è stato assegnato uno stand per la esposizione del proprio patrimonio artistico, monumentale, paesaggistico ed antropologico così che al visitatore fosse possibile compiere un viaggio ideale attraverso le più disparate risorse della Regione. In questa ottica hanno inteso allestire lo stand della città di Pisticci le tre responsabili dell’organizzazione affidata a Carmela Giannone, Maria Pastore e Marcella Laviola delle Biblioteche comunali. L’iniziativa è stata recepita e promossa dall’assessore al turismo Teresa Di Stefano e si è avvalsa della collaborazione del personale del Comune di Pisticci, della segreteria e dell’ufficio tecnico. Ne è venuto fuori un allestimento completo ed esaustivo delle peculiarità territoriali. Si è provveduto alla valorizzazione delle arti, dei costumi tradizionali e della oggettistica, anche attraverso la collaborazione di artisti del legno, del ferro e della ceramica. Uno spazio è stato riservato alle produzioni librarie locali, un altro alle tipologie culinarie, tra cui vino, olio, latticini e miele, senza tralasciare l’azione di promozione turistica avvenuta attraverso la pubblicità offerta alle strutture ricettive ed agrituristiche. Le scuole hanno aderito, tra l’altro, con una esposizione relativa alle spose di fine ‘800 e con allestimenti floreali. La società Mirabilia ha presentato i suoi pannelli storicomonumentali, la Coldiretti ha offerto alcuni prodotti agricoli, i fotografi della città hanno contribuito con alcuni scatti d’autore. Non è mancata la disponibilità dei panificatori e dei pasticcieri, che hanno contribuito a far conoscere il pane di Pisticci e le specialità tipiche. Una presenza significativa, insomma, per una delle più numerose comunità della Lucania che proprio grazie a quella diversità del territorio spesso enumerata nell’elenco delle problematiche, ha saputo confezionare una offerta diversificata, originale e completa, che ha destato molto interesse nei numerosi visitatori. Nuovo servizio presso l’Ufficio Postale Apre lo sportello “Postamat” Sarà inaugurato ufficialmente tra breve il nuovo sportello “Postamat” predisposto dall’Ente Poste Italiane presso l’ufficio postale di Pisticci centro. Il nuovo servizio, che va ad ampliare il ventaglio di offerte che il presidio fornisce agli utenti, servirà agli stessi non solo per il prelievo bancomat, ma anche per le ricariche telefoniche dei gestori di telefonia mobile e per il pagamento delle bellette dell’Enel, cui si aggiungerà, a quanto pare molto presto, anche la possibilità di pagare altre bollette. Molto soddisfatto il direttore dell’ufficio pisticcese, il ferrandinese Francesco Mancini, che sottolinea come “questo innovativo servizio sia presente, nel territorio della provincia di Matera solo a Scanzano. Si tratta, quindi, di un risultato notevole che questo ufficio e questa squadra hanno raggiunto, lavorando sodo e riportando il presidio a livelli d’eccellenza, come qualche anno addietro”. In sostanza, fanno sapere i vertici provinciali, l’apertura di questo sportello a Pisticci rappresenta un premio per il la lavoro svolto dal direttore e dai dipendenti negli ultimi anni, tanto da far registrare una crescita notevole del volume del risparmio depositato, attraverso l’apertura di nuovi conti correnti. Presto, precisa il direttore, “la struttura cambierà faccia e sarà completamente rinnovata nelle sua veste, oltre ad essere ulteriormente potenziata, attraverso l’istituzione di nuovi sportelli ed il raddoppio dello sportello pacchi e raccomandate, che negli ultimi giorni registra un flusso superiore alla media”. Su quest’ultimo punto va precisato che, indubbiamente, negli ultimi giorni le file sono sempre più corpose e le attese lunghe e snervanti, tanto che qualcuno ha minacciato di reclamare direttamente ai vertici provinciali e regionali dell’ente. Ma il direttore sull’argomento appare, come detto, ottimista e sdrammatizza con una battuta: “se ci sono le code vuol dire che l’ufficio ha molto lavoro, quindi va potenziato”. E’ quello che si augurano gli utenti. Piero Miolla di Alessandro Lopergolo Spesso si parla di come utilizzare al meglio quello che è uno tra i beni più importanti del nostro eco-sistema: l’ acqua. Negli ultimi tempi, infatti, hanno destato preoccupazione le notizie concernenti le quantità d’ acqua che si trovano negli invasi artificiali o naturali che siano e quelle dei fiumi italiani. Si sono sentite notizie su un pauroso svuotamento del livello idrico, ad esempio, del fiume italiano più grande, il Po’, si parla di dighe sotto i livelli standard o ancor di più in via di svuotamento totale, si apprende di eventuali “scioglimenti” dei ghiacciai per riportare un po’ di sollievo alle colture già profondamente segnate da una siccità di certo anomala. Certo due inverni piovosi hanno fatto si che almeno i nostri invasi si riempissero adeguatamente. Ma l’inverno è stato “generoso” solo in alcune parti del territorio italiano. Per quest’ anno almeno nel nostro territorio non si dovrebbe aver a che fare con la temutissima, soprattutto da allevatori ed agricoltori, siccità. Questo non vuol dire che le cose andranno sempre così. Ma veniamo ad analizzare quelle che potrebbero essere le cause principali che portano, hanno portato e potrebbero portare ad una crisi idrica. Di certo ci sono tra le prime ragioni i cambiamenti climatici dovuti a noti problemi quali quello del crescente dilatarsi del buco dell’ SPIGA ozono, quindi riducibili all’inquinamento; ma di sicuro ce ne sono altri. L’eccessivo sfruttamento dell’acqua da parte non solo di attività industriali, ma anche da parte di noi cittadini, impianti idrici ormai obsoleti e fatiscenti, poche o scarse precipitazioni sono tra le cause conglobanti di questo effetto. Facendo però una più attenta analisi, si può pensare che anche noi siamo in parte responsabili di quanto accade. Gli sprechi nelle nostre case sono quotidiani. Basti pensare che al giorno in un paese del Terzo Mondo sono disponibili solo tre litri d’acqua pro-capite. Noi ne abbiamo a disposizione circa cinquanta volte tanto. Infatti noi usiamo l’acqua per qualsiasi nostra attività quotidiana, senza soffermarci su un eccessivo spreco di quello che per l’anno 2400 è stato già definito un” bene prezioso”. Studiosi e ricercatori europei ed americani, infatti, hanno calcolato che nei prossimi tre, quattro secoli l’acqua sarà sempre meno e sempre più preziosa. C’è chi dice che il valore dell’acqua diventerà superiore a quello dell’oro nero. Tutto questo sembra un paradosso se pensiamo che tre-quarti del nostro pianeta è ricoperto d’acqua! Eppure pensandoci bene e riflettendoci nemmeno molto questa prospettiva è di certo reale. 6 Indirettamente tutto ha a che fare con l’utilizzo dell’acqua. Dalla mega industria a noi, tutto passa per il suo uso. L’energia elettrica usata nelle nostre case deriva dall’impiego dell’acqua così come quella di una grossa industria di qual si voglia genere. Per non parlare dello spreco causato dalle tante fontane che ogni giorno fanno perdere enormi quantità d’acqua. Le si potrebbe munire di apposito rubinetto risolvendo il problema di un inutile quanto eccessivo spreco. Di certo, essendoci grossi interessi economici, nessuno ridurrà la produzione della propria industria solo perché c’è scarsezza d’acqua, ma di certo tutti noi nel nostro piccolo possiamo fare più di qualcosa per cercare di preservare questo prezioso bene. Ad esempio mettendo nella vaschetta del bagno un recipiente da litro, ad una media di tre scarichi al giorno, in un anno andremmo a risparmiare circa 32850 litri di acqua. Tutto questo in una sola abitazione e con un gesto da nulla. Certamente non risolveremmo i problemi da soli, ma pensate a 32850 litri all’anno risparmiati da tutto il mondo a cosa porterebbe. Da soli è vero non si troverebbe la soluzione del problema, ma sensibilizzando quante più persone ci si sentirà partecipi della salvaguardia del nostro ecosistema. Consigli utili su come evitare sprechi Di seguito sono riportati alcuni consigli utili su come evitare sprechi e quindi risparmiare economicamente, perché si sa che l’acqua ha un costo, ma soprattutto ci si sentirà più responsabili. Chiudi il rubinetto mentre ti insaponi o mentre ti spazzoli i denti, o lavi i piatti; fai lo stesso mentre usi il rasoio per raderti e aprilo solo per sciacquarlo. In una famiglia di tre persone questo consente di risparmiare fino a 8000 litri di acqua l’ anno. Non far scorrere l’ acqua inutilmente. Lava frutta e verdura in un apposito contenitore, piuttosto che sotto l’acqua corrente. Usa l’acqua del lavaggio di frutta e verdura per annaffiare le piante di casa. Ricordati che un rubinetto che perde 30 gocce al minuto spreca circa 200 litri d’acqua al mese e 24.000 all’anno. Fai la doccia (breve) invece che il bagno, perché per ogni doccia si utilizzano 30-35 litri d’acqua invece di 150-180. Usa la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico (in questo modo puoi risparmiare tra gli 8.000 e gli 11.000 litri di I lavori pubblicati sono liberamente e gratuitamente ceduti. Riflettono il pensiero dei singoli autori i quali ne hanno responsabilità nei confronti della legge. acqua potabile all’anno per famiglia). Usa l’acqua calda con cui hai cotto la pasta per lavare i piatti e le stoviglie. Avendo un rilevante potere sgrassante, essa ti permetterà di risparmiare non solo sul consumo di acqua, ma anche dei detersivi. Controlla periodicamente il contatore di consumo dell’acqua. Nel caso in cui, con tutti i rubinetti chiusi, il contatore continua a girare, chiama una ditta in grado di controllare e riparare eventuali guasti o perdite del tuo impianto. Installa rubinetti con dispositivi che fanno risparmiare acqua (es. diffusore a basso flusso). Applicare un frangiflutti a un rubinetto per arricchire d’aria il getto d’acqua, può consentire ad una famiglia di tre persone di risparmiare fino a 6.000 litri di acqua all’anno. Fai isolare termicamente le condutture dell’acqua, potrai così ridurre il tempo di attesa per ottenere l’acqua calda alla temperatura desiderata ed eviterai anche tanto spreco e molti costi!! Per disinfettare e lucidare usa un po’ di acqua e un po’ di aceto oppure bicarbonato, invece di fare un uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa. In questo modo consumerai meno acqua e inquinerai meno l’ambiente Per lavare la tua automobile, non utilizzare l’acqua potabile, lava comunque l’auto meno di frequente e, nel caso, portala a un lavaggio che ricicla l’acqua. Non lavare mai l’automobile o altro veicolo al fiume o presso un torrente o corso di acqua. Lavare la propria autovettura con un secchio, piuttosto che con acqua corrente, consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio. Metti uno strato di foglie secche alla base delle tue piante da giardino per mantenere l’umidità del suolo. In questo modo si manterranno le radici fresche; si eviterà che si asciughi la terra troppo presto, evitando, inoltre, che attecchiscano piante parassite. Chiedi all’azienda competente, o direttamente al comune, d’intervenire quando vedi che una fontanella rimane sempre aperta, o c’è una tubatura che perde. Segnala le perdite alla rete idrica, alle tubature e alle strutture del servizio idrico che ti capita di osservare. Chiedi all’azienda che gestisce il servizio idrico, la copia della carta dei servizi, per conoscere e poter verificare il rispetto degli standard di qualità del servizio. Promuovi iniziative d’informazione e di formazione di altri cittadini con cui sei in contatto, all’uso razionale e responsabile dell’acqua. Alessandro Lopergolo Attualità APRILE 2004 CONSENSO ED ENERGIA Il rapporto medico paziente è regolato dall’art. 32 del Codice deontologico che definisce il concetto di consenso informato. Per esso si intende la obbligatorietà del medico di informare il proprio paziente dei rischi e dei vantaggi di un qualunque atto sanitario sia esso chirurgico che medico e su qualunque tipo di indagine chimico clinica o strumentale. Tale consenso si ritiene acquisito in forma tacita quando l’atto medico si ritiene non sia particolarmente impegnativo, quale può essere la somministrazione di un analgesico in caso di dolore. Il consenso deve essere acquisito da parte del medico in forma sottoscritta quando l’atto medico in senso lato è particolarmente impegnativo e può essere occasione di rischio anche grave per il paziente. Un esame strumentale con mezzo di contrasto come può essere un esame TAC richiede il consenso informato in forma sottoscritta. Proviamo ad applicare questa stessa metodologia di ragionamento ad un atto della pubblica amministrazione quale può essere la realizzazione di un’opera, qualunque essa sia. Questa deve essere strutturata da un progetto di fattibilità tecnicamente a regola d’arte (aspetto tecnico di una scelta) e deve essere individuata come opera la più probabile vantaggiosa per il territorio in cui ricade. L’intelligenza e la lungimiranza di un amministratore (aspetto politico di una scelta) consiste proprio nell’individuare la cosa più probabile tra tutte le cose probabili che abbia una maggior ricaduta possibile sulla realtà socio economica e culturale dell’ambiente in cui ricade. Se io pensassi alla realizzazione a Pisticci per esempio di una moschea, pur potendo avere una progettazione perfetta e sicuramente gradita ai pochi concittadini di fede musulmana, sicuramente tale realizzazione avrebbe la minore valenza socio-economica sulla cittadina e pertanto tale scelta andrebbe sicuramente abbandonata. Proviamo ad applicare questo stesso tipo di ragionamento alla proposta di realizzazione di una centrale elettrica in Val Basento, tornata all’onore delle cronache in questi ultimi giorni. continua da pag. 1 Intervista a Roberto Cammarota prevede una sbornia di centrali turbogas, come in Basilicata. Iannantuono ha dimostrato che solo attraverso il risparmio energetico, le centrali eoliche, a biomasse ed idroelettriche si può produrre energia per una eccedenza del 25%. Meraviglia apprendere che questi grossi quantitativi servono solo alle industrie energy intensive, presenti nel nord Africa e nel nord est europeo e molto inquinanti. Mentre quelle comuni, per l’energia, hanno uscite non superiori al 5%. E’ chiaro che la loro salute economica non dipende da questo fattore. Armaroli, invece, ha parlato delle emissioni di ossido di azoto, l’inquinante principale, che si trasforma in ozono ed in particolato. Di qui abbiamo appreso una novità tutt’altro che confortante. Quando i professori Nedo Biancani e Mannuccio Mannucci, autori delle relazioni di accompagnamento al progetto di Energia, hanno spiegato che le turbogas non emettono particolato, essi non hanno precisato di far riferimento solo al la particolato grossolano, il meno dannoso. I due hanno taciuto sul fatto che il vero problema delle centrali sono le particelle fini e che esse sono prodotte in buona quantità anche dalle nuove centrali. Se la decisione di alcuni enti locali di Basilicata si è basata su studi datati, non bisognerebbe ridiscutere tutto alla luce di quelli nuovi? Al convegno di Termoli non c’erano rappresentati lucani. Questo è un fatto grave, perché chi deve decidere in merito alla centrale non si documenta a sufficienza. Credo, invece, che sia obbligatorio non solo considerare le ricadute occupazionali, ma valutare il progetto nella sua interezza, per conoscere il prezzo ambientale che esso imporrebbe. Nessuno fa il conto di quanto una centrale di questa taglia gravi sulla salute dei cittadini. Quanto costa l’aumento dei ricoveri in ospedale per problemi respiratori, cardiaci e legati all’insorgenza di infarto? La situazione, poi, peggiorerebbe con due centrali ravvicinate, Progettazione valida: il ciclo combinato con combustione a gas metano è attualmente il sistema più ergonomico di progettazione. La combustione del gas metano genera non pochi problemi: aumenta l’emissione totale di anidride carbonica contribuendo in modo significativo all’effetto serra con il conseguente surriscaldamento dell’atmosfera e l’aumento del livello del mare (si calcola che in Italia il 68% della lunghezza delle coste è a rischio di sommersione tra cui la parte ionica della Basilicata; certo il problema è globale ma solo dalla diminuzione delle emissioni locali si può arrivare ad una diminuzione delle emissioni globali) La combustione del metano inoltre genere parti corpuscolate definite tecnicamencome nel caso di Pisticci e Salandra. Le loro azioni si sovrapporrebbero ed i danni, in effetto sinergico, si moltiplicherebbero. Avete appreso novità riguardo ai sistemi disinquinanti? Non è vero che in Italia non si possano adottare. Armaroli ha comunicato che a Reggio Emilia è stata realizzata una centrale da 50 Mwe, a conferma che anche progetti di piccola taglia sono possibili, dotata di una modalità di abbattimento degli inquinanti di tipo scr, che è già antiquata rispetto all’americano sconox, ma indica almeno la volontà di abbattere le emissioni di particolato fine. Invece la società Energia si limita al sistema dry low nox, del tutto insufficiente. I comitati di associazioni e cittadini plaudono all’atteggiamento tenuto di recente dal Comune di Pisticci. Che idea si è fatto del loro ruolo? Come politico ho sempre seguito ed apprezzato l’azione dei movimenti che agiscono nell’interesse della collettività, mostrando di avere la vista più lunga dei nostri politici e credo che l’azione di opposizione alla centrale debba girare intorno al SPIGA 7 te PM1, piccolissime, (milionesima parte del metro) leggerissime, elettricamente instabili; vengono veicolate anche a distanza dal vento e raggiungono la stabilità elettrica legandosi a macromolecole biologiche determinandone la rottura; hanno pertanto un potere cancerogeno riconosciuto ultimamente, tra gli altri, anche da alcuni ricercatori dell’Università di Bologna. Il progetto che pende al Ministero dell’Ambiente e sponsorizzato dalle Istituzioni locali e regionali è di 750 MW Tutta questa energia a cosa servirà? Per rilanciare la Valle dicono alcuni: Ma dove sono le imprese che per insediarsi in Val Basento avrebbero bisogno di così tanta energia? Qualcuno pensa a un ridimensionamento a 400 MW che comunque rimane una potenza fortemente sovrastimata considerando anche la progettazione, anche questa fortemente voluta, di una centrale a Salandra Scalo di 400 MW e se ne parla anche di una a Matera. Si vuole trasformare il nostro territorio in un polo energetico nazionale? Il fabbisogno della regione è stimato in 350 MW. Tutto questo surplus per chi? Esportiamo acqua: potremmo importare energia dalla Puglia e dalla Calabria che già producono quantità energetiche maggiori al loro fabbisogno interno. Porta occupazione? Bene vediamo cosa si è sviluppato intorno alle centrali di Rossano Calabro e Massafra:nulla. Altro che occupazione. Va precisato inoltre che tale progetto energetico è contro tendenza sia al Piano Energe- tico Regionale, che è legge della Regione Basilicata, che prevede la realizzazione di una centrale o in Val Basento o in Val d’Agri o nella piano di Tito. È contro tendenza alle direttive della Comunità europea che orienta verso i piani Energetici Comunali: piccole centrali per nuclei abitativi di ca 50.000 abitanti, poca energia, tanto quanto ne basta, poco inquinamento e basso impatto ambientale. La Regione Lombardia che di energia ne ha bisogno, ha sospeso i progetti di grandi centrali: l’idrogeno è alle porte vedi Irlanda. È noto che la energia derivante dalla combustione del metano è utilizzata solo al 50% ai fini della resa elettrica: l’altro 50% finisce in forma di calore che viene disperso (che ne penserebbero gli abitanti della Valle che avrebbero un aumento di 1-2°C mediamente?) E l’effetto smog lo dimentichiamo visto che la presenza di nebbia in valle è ampiamente documentata. Dimentichiamo forse che le ciminiere si troverebbero sotto livellate e che la ventilazione della valle porterebbe direttamente a noi i gas di scarico? L’Unione europea, inoltre, orienta verso la realizzazione di impianti a cogenerazione che prevedono il recupero del calore utilizzabile per teleriscaldamento o per celle frigorifere per l’agricoltura. E che dire dell’acqua. In una zona a rischio di desertificazione si progetta un impianto che consumerebbe acqua quanto una comunità di circa 20.000 persone. E ancora: la provincia di Matera, secondo l’ENEA, ha un irraggiamento solare ottimale per la produzione di circa 1700 Kwh/anno; come mai paesi come la Germania obbligano a inserire nelle nuove costruzioni pannelli solari per l’autonomia termica delle abitazioni civili e da noi, sempre esposti al sole, non se ne parla per niente? E ancora. Dov’è l’elettrodotto per immettere l’energia prodotta nella rete nazionale? Va costruito, altri costi, altro impatto ambientale, altro inquinamento elettromagnetico. Pare che manchi nel progetto l’impianto di trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica prodotta per usi civili: saremmo produttori allo stesso costo di ora? Quali sono quindi i reali benefici di questo progetto? Non sono noti o sono noti a qualcuno che, come si dice in giro, ha trasformato questa terra in terra promessa non certo a noi che vantaggi non ne avremmo. Torniamo al consenso informato: equilibrio tra benefici (certi) e rischi (pochi e probabili) Chi è venuto a chiedere il consenso a questa popolazione che avrebbe solo i rischi di una mega centrale con benefici ipotizzati e non dimostrati? La popolazione ha già risposto: in 6000 hanno sottoscritto la non disponibilità ad accettare tale impianto: sarebbe molto saggio tenerne conto. Non si può essere dalla parte della gente che comunque è sovrana delle scelte che la coinvolgono solo in certe occasioni dove correre il cavallo della vittoria è facile. O si è dalla parte della gente o non si è. Non vi sono soluzioni intermedie perno di questi movimenti, che fungono da spoletta fra il mondo scientifico ed i cittadini ed assolvono alla funzione importantissima di informazione, sensibilizzazione ed organizzazione di convegni. Ritengo che essi siano l’ultima arma nella mani di chi vuole difendere l’ambiente, la qualità della vita ed alcuni valori trascurati. Sulla centrale, ad esempio, c’è un ambiente favorevole sconsiderato e trasversale, capace di tagliare a metà gli schieramenti politici. Quindi i comitati sono l’unico baluardo per rispondere all’attacco di persone che pensano solo ai ritorni economici ed alle speculazioni. Essi andrebbero, però, meglio collegati alle amministrazioni. E se questo non è ancora avvenuto è per demerito delle amministrazioni stesse. Bisognerebbe prevedere per i comitati un canale preferenziale di informazione. Non è possibile che ad essi tocchi prendere notizie di seconda e terza mano. I problemi vanno fatti conoscere, per essere affrontati al meglio. Quando si nascondono fatti e delibere si finisce sempre col pagare il prezzo di queste scelte. Il modo migliore è quello di confrontarsi in maniera trasparente. La vicenda centrale a Pisticci Scalo va avanti da due anni. Come crede che andrà a finire? In virtù della fiducia che nutro nei movimenti, derivante anche dalle vicende Scanzano e Rapolla, non mi sento di essere pessimista sul futuro della comunità di Pisticci. I comitati hanno raccolto 6000 firme e l’azione non può che dare fiducia. La mia tranquillità, poi, deriva anche dalla conoscenza scienti- fica. Non credo ci sia un amministratore che voglia davvero decidere in materia ignorando le informazioni della comunità scientifica. La politica locale è divisa. Il parere di Regione e Provincia si discosta da quello del Comune di Pisticci. Che ne pensa? Credo che le persone che finora hanno espresso opinione favorevole alla costruzione della centrale debbano ripensarci non tanto per andare alla ricerca di consenso, ma perché questo sarebbe il loro modo migliore di proporsi ai cittadini, dimostrando di essere persone intelligenti. Nel momento in cui vengono fuori degli elementi che fanno riconsiderare cose ritenute scontate, serve l’intelligenza di valutare tutto e cambiare posizione. dott. Giovanni Palazzo la Marconia APRILE 2004 SPIGA Intervista al presidente dell’Associazione pisticcese e del Co.Pro.Di. La Coldiretti forza sociale, agricola e ambientale Ha un grande obiettivo: garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del paese Una delle organizzazioni agricole più presenti sul Nostro territorio, anche in occasione degli ultimi “avvenimenti” come la lotta per sventare la localizzazione delle scorie radioattive nel territorio del comune di Scanzano Jonico è la “COLTIVATORI DIRETTI”. Abbiamo incontrato, nella sede di Pisticci, tra fotografie e manifesti che testimoniano “l’avvenimento”, il Presidente della locale sezione, Franco VITELLI, già Presidente della Federazione Provinciale e presidente del Co.Pro.Di (consorzio di Difesa delle Produzioni Agricole del Metapontino) e gli abbiamo rivolto alcune domande: - Cosa è la “Coltivatori Diretti? - La coldiretti è la principale forza sociale agricola a livello locale, nazionale ed europea che rappresenta le imprese e valorizza l’agricoltura come risorsa economica, umana ed ambientale. - Quali sono le associazioni, nel suo interno? - Per raggiungere gli scopi di cui sopra, la COLDIRETTI nel suo interno, ha promosso “l’ANAGRIBIOS” che associa gli imprenditori agricoli biologici,“TERRANOSTRA” che associa e fornisce assistenza alle imprese agrituristiche, “IL MOVIMENTO GIOVANILE” che associa i giovani del mondo rurale dai 14 ai 28 anni, il ”CIFEM” – coordinamento delle donne imprenditrici agricole, la “FEDERAZIONE PENSIONATI COLTIVATORI DIRETTI”, e nel campo dei servizi alla persona, “l’EPACA” che fornisce patrocinio ed assistenza. Da non sottovalutare anche l’attività “dell’INIPA” l’Istituto Nazionale per la Formazione Professionale in agricoltura e “l’AGER” una società che si occupa di fornire ricerca e consulenza in campo agro-alimentare. -Quale è, secondo Lei, il ruolo della sua associazione? • La COLDIRETTI ha un suo grande obiettivo: garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del paese; • Ha in questo una sua strategia: quella di scegliere il sistema della concertazione e del dialogo sociale in tutte le sedi di confronto politico-sociale; • Ha anche una sua agenda che si articola in due progetti : “Impresa Verde” e “Campagna Amica”; • Ha, infine, una sua forza: quella di centinaia di migliaia di imprese agricole che credono in questo: - Cosa intende realizzare la COLDIRETTI con i propri progetti? - Con il progetto “IMPRESA VERDE”, la mia organizzazione, punta a costruire un sistema di imprese che sia competitivo sul mercato con la realizzazione di profonde riforme struttu- rali del comparto agricolo nel campo della fiscalità,del credito,della organizzazione economica dei prodotti,del mercato del lavoro e delle infrastrutture. Centodieci società sono presenti su tutto il territorio nazionale per fornire servizi qualificati alle imprese e alle persone, offrendo, con personale altamente specializzato, consulenze legali, fiscali e tributarie. Con “Campagna Amica” si è aperto un dialogo intenso e proficuo con il cittadino consumatore e si vuole : • Favorire lo sviluppo locale per tutelare l’ambiente, creare il paesaggio e migliore la qualità della vita; • Avvicinare la città alla campagna, favorendo iniziative che coinvolgono la scuola ed il mondo della cultura; • Tutelare la qualità dei prodotti, favorendo tutte le iniziative che garantiscano il consumatore e facilitino la sua scelta alimentare (etichettatura, origine, pubblicità, assenza di OGM, ecc.) • Promuovere i prodotti tipici e l’alimentazione made in italy, come risorsa economica, ambientale e culturale del paese. - Abbiamo visto “sulle barricate” la COLDIRETTI sulla “vicenda Scanzano”vi ritenete soddisfatti? - Siamo stati i primi ad intervenire e partecipare attivamente, con tutti i mezzi a Ns. disposizione, uomini, trattori, costruen- do e presidiando le barricate. Posso dire di essere stati determinanti nel ritiro del famigerato decreto. Anche il nostro Presidente Nazionale Paolo Bedoni ci ha confortato ed onorato con la sua presenza, trasmettendoci forza e coraggio per l’impegno profuso. - Quale è la posizione della Coldiretti sulla costruzione della centrale elettrica a Pisticci Scalo? - Facciamo parte, e siamo parte attiva, del comitato di opposizione all’insediamento della centrale in “Val Basento”. E’ inconcepibile ubicare un insediamento altamente inquinante, in una zona a vocazione agricola, con coltivazioni di pregio, biologiche e con la imminente costituzione del distretto ortofrutticolo del Metapontino. - Cosa ci dice della deroga alla direttiva della comunità europea sull’imbottigliamento dell’Olio di Oliva; - E’ stato accolto, come diramato dalle agenzie di stampa, dal TAR della Regione LIGURIA, un ricorso della coldiretti, unitamente ad altre organizzazioni professionali agricole,che ha sospeso la direttiva comunitaria, per cui, è ancora possibile ai produttori agricoli e ai piccoli frantoiani, vendere e commercializzare l’olio prodotto, secondo le vecchie abitudini, senza l’obbligo di confezionamento in bottiglie o altri contenitori. M. D. 8 L’Unione Consumatori, ritiene di fare cosa utile e gradita ai lettori del giornale, ricordando i: Tempi di conservazione delle ricevute di pagamento I cittadini a volte si chiedono per quanto tempo debbano essere conservate le ricevute di pagamenti effettuati. Prima di cedere alla tentazione di far “pulizia” tra le carte di casa, è bene sapere che i pagamenti cadono “in prescrizione”, vale a dire che non si è più tenuti a dimostrare nulla, solo dopo un certo numero di anni. Ecco pertanto un prospetto sui termini di prescrizione dei pagamenti più comuni che interessano le famiglie: • utenze: le ricevute di pagamento di bollette per consumo di acqua, luce, gas, telefono, vanno tenute per 5 anni dalla data di scadenza; • spese condominiali: non vanno mai in prescrizione e dunque è bene conservarle più a lungo possibile; attenzione: il pagamento dell’affitto si prescrive in 5 anni, ma anche in questo caso è consigliabile custodirle per molto tempo; • mutui e pagamenti rateali: la prescrizione è di 5 anni dalla scadenza di ogni rata; • lavori dentro casa: la ricevuta di pagamento per prestazioni di lavori effettuati dentro casa,(idraulica, impianto elettrico, falegnameria, ecc.), oppure per la prestazione di professionisti, (notai, commercialisti, ecc.), vanno tenute per 3 anni dal compimento della prestazione; • lavori di ristrutturazione: le ricevute fiscali, i bonifici bancari, le fatture e tutta la documentazione in genere per interventi di questo tipo, nel caso che si sia usufruito della detrazione d’imposta del 41% (o 36%), vanno conservate per 5 anni; • imposte comunali: le ricevute di pagamento di tasse o imposte comunali, come l’ICI, devono essere conservate fino al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui è stato effettuato il pagamento stesso; • abbonamento TV: conservare la ricevuta per 5 anni; • multe stradali: conservare la ricevuta per 3 anni; • bollo auto: conservare per 3 anni la ricevuta di pagamento; • assicurazioni: le ricevute dei pagamenti dei premi vanno tenute per un anno; se utilizzate per detrazioni d’imposta o deduzione del reddito, allora è necessario conservarle per 5 anni; • dichiarazione dei redditi: tutta la documentazione di redditi, oneri, spese riportate nel modello “Unico” si devono conservare per 5 anni. E se si è persa la bolletta da pagare? Il rimedio è contattare subito l’ente o l’azienda interessata e seguire le istruzioni che vengono dettate al cliente. Unione Consumatori A Marconia, in piazza, Interventi a sostegno delle imprese agricole Costituito il Circolo “Alba” a Pisticci Scalo raccolta fondi per la Ricerca Soddisfazione del presidente del Co.pro.di. Francesco Vitelli di Piero Miolla Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Legislativo recante interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole, che introduce innovazioni in materia di calamità naturali in agricoltura Francesco Vitelli, presidente del Co.pro.di. di Metaponto, in una nota diffusa alla stampa esprime la sua soddisfazione perché “il provvedimento si pone concretamente l’obiettivo di incentivare l’intervento assicurativo nei campi, ritenuto il principale e più efficace strumento di indennizzo per gli imprenditori agricoli in caso di calamità naturali, ma anche quello di accelerare i tempi e le procedure degli interventi contributivi”. In particolare il provvedimento potrà facilitare, attraverso un piano assicurativo annuale, la diffusione di polizze “multirischio” e “pluririschio” per consentire agli imprenditori una copertura più completa dei rischi aziendali, sia atmosferici che derivanti da malattie alle piante (cd. fitopatie) che agli animali (cd epizoozie). Maggior spazio potrà, inoltre, essere riconosciuto in termini di soste- gno finanziario alle iniziative di tipo mutualistico per coinvolgere in maggior misura le imprese agricole nella elaborazione di strumenti innovativi adeguati alle esigenze produttive di mercato. Oggetto delle polizze agevolate o di intervento compensativo potranno essere le calamità naturali e gli eventi eccezionali, le avverse condizioni atmosferiche per le quali possono essere concesse agevolazioni contributive o assicurative quando si arrecano danni almeno del 20% nelle aree svantaggiate o del 30% nelle atre zone. “In questo caso, precisa Vitelli, i contributi possono coprire fino all’80% del premio, mentre qualora il contratto assicurativo copra anche altre perdite dovute ad avverse condizioni atmosferiche non assimilabili alle calamità naturali o perdite dovute a epizoozie o fitopatie, il contributo dello Stato potrà essere concesso fino al 50% del costo del premio”. Naturalmente tutto ciò avverrà quando saranno emanati i decreti attuativi, pertanto, come precisa lo stesso Vitelli “siamo ancora in una fase interlocutoria”. La squadra del circolo milita nel campionato di Serie D calcio a 5 Il barone De Couberten non aveva tutti i torti quando affermava che l’importante è partecipare. Deve esser stata questa la filosofia che ha ispirato la costituzione della squadra di calcio a 5 del Circolo “Alba” di Pisticci Scalo, compagine che milita nel campionato regionale di serie D. Il Circolo Alba, infatti, che grazie alla prima vittoria stagionale conquistata ai danni della Sap di Matera, ha lasciato il fanalino di coda proprio ai materni, punta solo ed esclusivamente su ragazzi locali e si ispira al più sano e puro dilettantismo. Eppure, come dichiara il capitano Angelo Carriero, “l’entusiasmo in noi non è mai venuto meno, anzi, ogni giorno che passa siamo sempre più convinti che la nostra scelta di allestire la squadra ed iscriverla al torneo è stata una scelta felice, se non altro perché ci divertiamo e cerchiamo di far divertire i nostri tifosi, anche perché nel Quartiere ex Snam dove viviamo non ci sono molti momenti di svago e di aggregazione”. Alla base della scelta, dunque, vi è una motivazione nobile, quella di divertirsi sfidando altre compagini, magari più organizzate e meglio assemblate, ma sempre nel rispetto del più puro e sano dilettantismo. L’importante è partecipare, appunto, ed essere leali. E’ un’iniziativa da sottolineare e lodare, perché oggi, anche tra i dilettanti, si è perso questo sentimento puro, accecati come si è dal dio denaro. Al di là della posizione in classifica e dei risultati conseguiti questi ragazzi meritano solo ed esclusivamente un plauso per il coraggio dimostrato. La compagine societaria è presieduta da Rocco Colangelo, mentre l’allenatore è Antonio Lavecchia, ed il preparatore atletico Gianluca Montinaro. La rosa è così composta. Portieri: Carmine De Luca (87') e Giuseppe Di Matteo (73'); Difensori: Nunzio Piizzi (80'), Emilio Rago (78'), Marcantonio Frezza (67'), Antonio Lacarpia (65'), Luciano Vetere (81'). Laterali: Michele Scarpa (73'), Piero Giorgini (85'), Giuseppe Lavecchia (86'), Rocco Colangelo (80'), Roberto Rizzi (85'), Mario Pepe (77'). Attaccanti: Angelo Carriero (72'), Rocco Lavecchia (78'), Giovanni Giorgini (79'). Piero Miolla Domenica delle Palme all’insegna della tradizionale liturgia celebrata in chiesa San Giovanni Bosco che ha visto in mattinata molti partecipanti per la ricorrenza. In Piazza Elettra in mattinata si è svolta una importante raccolta di fondi per la ricerca promossa dall’Associazione Jonathan – Centro di sviluppo personale ONLUS- e dalla locale associazione culturale CECAM di Marconia. Su dei tavoli sono state esposte al pubblico colorate piantine per le quali si poteva fare una offerta in denaro per l’associazione Jonathan che si occupa di ricerca, prevenzione, assistenza e informazione nel campo dei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, obesità psicogena), ansia, depressione e attacchi di panico. Suddetti obbiettivi vengono conquistati con attività di prevenzione, campagna di educazione sanitaria nelle scuole, corsi di formazione, attività editoriale rivolta ai medici, alle famiglie e alle scuole, finanziamento di ricerche mirate. L’esperienza ha avuto una buona riuscita. Gianfranco D’Angella. APRILE 2004 Attività Amministrativa la Attualità SPIGA 3 L’On. Cataldo: siamo all’oscuro di tutto Il Piano Regolatore è elaborato in gran segreto; del Piano di Completamento di Pisticci/centro nessuno sa niente; il risanamento definitivo del rione Tredici è ancora una chimera; i cittadini non partecipano alla fase decisionale per le grandi scelte, ma nemmeno a quella consultiva L’Amministrazione comunale di Pisticci sempre attenta alle problematiche ambientali Chiusura e messa in sicurezza delle discariche dimesse “Su impulso dell’Amministrazione comunale di Pisticci”sostiene il sindaco Bellitti- “sempre attenta alle problematiche ambientali ed alla tutela del territorio, la Regione Basilicata concedeva al Comune di Pisticci la somma di 25 mila Euro per la chiusura e messa in sicurezza di discariche dimesse nonché per la rimozione di rifiuti abbandonati su siti di proprietà pubblica. Con tempestività e solerzia, l’Amministrazione comunale procedeva agli interventi riguardanti alcune zone del territorio, ripristinando il regolare stato dei luoghi e mettendoli in sicurezza. In particolare, gli interventi hanno riguardato la bonifica di una discarica abusiva in C.da Cicimone (strada per Marconia – Destra Basento), con relativa bonifica e messa in sicurezza, attraverso l’interdizione al traffico del sito; e l’area sita nelle vicinanza del campo sportivo di Marconia, anch’essa bonificata e messa in sicurezza con la realizzazione di una cunetta che impedisce l’accesso ai terreni. Pur nell’esiguità delle somme a disposizione, continua l’opera dell’Amministrazione comunale pisticcese volta alla salvaguardia ambientale ed alla sensibilizzazione dei cittadini, al fine di evitare il ripetersi di episodi lesivi per il territorio”. Il Sindaco Bellitti favorevole affinché Pisticci possa disporre di un’unica società calcistica, in grado di puntare a traguardi ambiziosi Il Sindaco Bellitti si dice favorevolmente disposto ad impegnarsi in prima persona affinché Pisticci possa disporre di un’unica formazione e di un’unica società calcistica, in grado di puntare a traguardi ambiziosi. E’ anche con un pizzico di orgoglio che l’Amministrazione comunale accoglie questa idea, giacché, in passato, proprio il Sindaco di Pisticci aveva lavorato in questa ottica, al fine di unire le forze e gestire con unità e rinnovato vigore le sorti del calcio pisticcese. Lo sport in generale ed il calcio in particolare può rappresentare un ottimo mezzo per veicolare quel giusto sentimento di unità territoriale, senza più inutili e sterili campanilismi: anche per questo, l’Amministrazione comunale si sente impegnata a favore dell’ipotesi di fusione per la futura stagione calcistica. Ci si augura che il senso di responsabilità da sempre dimostrato dalle due Società possa condurre a decisioni positive, per il raggiungimento delle quali l’Amministrazione comunale si ritiene impegnata, anche in qualità di “mediatore”, affinché il nostro territorio comunale possa essere tutto accomunato sotto un’unica bandiera calcistica, anche allo scopo di adire ad ambiziosi risultati. Non pare che i consiglieri comunali, soprattutto della maggioranza, siano particolarmente interessati alle questioni urbanistiche e di difesa del territorio e in particolare del centro abitato di Pisticci. Né in misura adeguata seguono l’evolversi della formazione del Piano Regolatore Generale affidato ad un noto professore romano… I Comunisti Italiani avevano convenuto con la maggioranza (DS, Margherita, Lista Prodi) che doveva essere oggetto di particolare attenzione il problema del territorio, e quindi del P.R.G. da sviluppare a nastro da Pozzitello, Pisticci, San Leonardo, Tinchi, Centro Agricolo, Marconia, fino a Casinello; nonché del completamento della cintura verde, nel senso di rimboschire tutte le pendici prive di vegetazione boschiva, di realizzare contestualmente il piano flora/fauna, e di ultimare anche così il consolidamento dell’abitato soprattutto a valle di Corso Margherita tra Piazza Santantuono e Piazza San Rocco. Questi aspetti, ed altri, li abbiamo puntualizzati con nota scritta diretta a tutti i consiglieri di maggioranza anche subito dopo l’insediamento dell’amministrazione in carica, facendo notare specificamente che non si andava nella direzione giusta se si realizzavano stradelle addirittura a valle del campo di calcetto, e si permettevano costruzioni edilizie di una certa consistenza sulla proiezione del rione Tredici, ed oltre la strada che porta al Dirupo. Sono passati due anni, ma il silenzio è totale, non solo nelle parole che non hanno trovato per risponderci, ma soprattutto nelle opere. Sappiamo di una concezione personale e privatistica nei rapporti col progettista del P.R.G. e di “vai e vieni” a Roma da parte di singoli personaggi dell’amministrazione comunale, il che denunciamo perché non depone bene in ordine alla istruttoria e alla partecipazione dei cittadini alle grandi scelte e al rispetto del principio della trasparenza. Abbiamo indicato tra le priorità, e tutte le componenti della maggioranza hanno convenuto anche, il completamento urbanistico ed edilizio del centro storico, ma non sappiamo niente noi e nè i cittadini della prima bozza di studio del progettista; non sappiamo assolutamente niente della ultimazione delle opere di consolidamento della parte dell’abitato ancora a rischio (vedi Rione Tredici la cui condizione di stabilità è stata peggiorata con gli interventi inopportuni sopra richiamati). Vogliamo ricordare agli amministratori ed anche agli ingegneri dell’Ufficio Tecnico che quella zona venne già definita ad instabilità potenziale dai professori Melidoro, Viggiani e Guerricchio nella relazione geologica sull’abitato di Pisticci del 1978 e che fu oggetto di studio e di proposta nella relazione geologica del prof. Mezzadri, a sostagno del progetto preliminare per il consolidamento dell’abitato, datato Roma 20 Marzo 1981. Sembra però che quelli studi non sono più attuali e pertanto negli anni 90 furono posti, nella zona di Fontanelle e del rione Tredici, degli apparecchi -inclinometri- che dovevano segnare i movimenti, annotarli, per poi porli a base di progetti per superare definitivamente il pericolo, sia convogliando e disciplinando senza perdite le acque meteoriche, e quelle della rete idrica e fognante, sia con opere di sostegno a valle del grande canale che si apre a Fontanelle, magari con gabbioni non rigidi, sia con eventuali opere di palificazione adeguate. Pare però che le registrazioni non siano mai cominciate, che addirittura gli apparecchi sono stati rimossi o rubati, e non sappiamo quanti e quali dati sono stati raccolti dall’Ufficio Tecnico dove era posta la centralina di raccolta dati che doveva gestire tale fase. Eppure abbiamo un vice sindaco che è ingegnere e ben capace di esercitare la professione, ed abbiamo avuto in questi anni all’ufficio tecninco l’ing. Leone che sul piano professionale non è discutibile. Ha mai chiesto conto l’assessore del ramo, all’Ufficio Tecnico, e quindi prima all’ing. Leone ed ora all’ing. Di Leo, di cosa è avvenuto? E’ stato chiesto un parere ed uno studio al prof. Cotecchia, che sembra, e giustamente, il geologo di fiducia del Comune, di cosa fare per scongiurare definitivamente quel pericolo latente che incombe sul Rione Tredici? Senza creare falsi allarmismi, è giusto però richiamare l’attenzione anche dell’autorità di vigilanza perché il problema del Rione Tredici venga risolto, e se del caso, si deve subito alleggerire la struttura urbana, diradando anche la presenza delle persone, si assegnino le case di nuova costruzione nella zona Macello, ai cittadini che abitano in detto rione. Non gruppi di pressione a Roma per condizionare la scelta del progettista, ma consultazioni di cittadini attraverso pubbliche assemblee nel confronto diretto con amministratori e progettista onde assicurare trasparenza e partecipazione democratica. On.le Avv. Nicola Cataldo continua da pag. 1 C’era una volta il consiglio comunale… l’assise cittadina non minaccia dipartite, non si accontenta della sterile logica dei numeri, non mette i consiglieri nelle condizioni di decidere acriticamente, ma lavora seriamente per ottenere una scelta condivisa nell’essenza. Il governo cittadino, invece, più che dibattere, ha deciso di limitarsi a decidere, di inebriare di burocrazia un fatto di interesse sociale. Pertanto il ricorso al consiglio è apparso come un’ultima opzione. L’assemblea diventa un posto da frequentare quando scadenze di legge lo impongono e non prima, al momento di dare corpo all’idea-programma. Sembra un ostacolo da dribblare in fretta. Un meccanismo a gettoni dove ci si accontenta di trovare la combinazione maggioritaria per dare legittimità a progetti ed idee pre impacchettati e formalità a cose di cui non si conosce a fondo la composizione. Ed allora il consigliere, disinformato, vedendo sfumare il privilegio della rappresentatività, scivola a personaggio marginale. Gli si chiede di scegliere nella direzione in cui il suo partito di riferimento ha già scelto...altrove. Oppure, per indole e passione, deve attingere alle fonti alternative della carente informazione ufficiale e lanciarsi a conclusioni tutte sue, col rischio di vedere accresciute le possibilità di errore, per esprimere un voto rischioso perché affrettato. Per dare basi solide e trasparenza alla democrazia, sarà fondamentale, per il futuro, restituire all’assise comunale una effettiva ed efficace centralità, finora troppo asfissiata. Roberto D’Alessandro Terza Pagina APRILE 2004 Elzeviro la Rubrica a cura di Dino D’Angella Donato Allegretti - Peregrinazioni e Pellegrinaggi Brindisesi; Erreci edizioni, 2002 (con il patrocinio del Comune di Brindisi di Montagna - pagg. 150 - ill.) Donato Allegretti, già apprezzato autore di altri scritti (tra i quali va ricordato Tradizioni popolari in Brindisi di Montagna del 1997 che gli ha procurato un premio), pittore, artista versatile, aperto ad ogni iniziativa culturale, ha passato alcuni anni a Brindisi, paese a pochi chilometri dalla natìa Albano di Lucania. Brindisi di Montagna è un paesino della provincia di Potenza, lungo il Basento, dominato da un castello ben visibile dalla Basentana. E’ uno dei paesini in parte albanese e in parte dal dialetto lucano e greco. L’autore giustamente sostiene, sulla base dei documenti, che trenta famiglie provenienti da Corone (Grecia) rifondarono intorno al 1536 questo centro intorno al castello. Intorno al 1630, dopo la fondazione della Chiesa Madre del 1628 e l’arrivo di due preti ortodossi, sopraggiunsero altre famiglie provenienti dall’Albania. Ma l’autore dedica la sua ricerca soprattutto alla pietas popolare,alla devozione per i santi, alle feste più popolari, ai pellegrinaggi che interessano i brindisesi. L’antica Brundusium de Montanis del tempo degli Angioini e Aragonesi, città popolosa e tassata più di altri centri della zona, risulta disabitata a partire dal 1475. Anche nei cedolari del 1521 e del 1532 non viene riportato perché “luogo ancora inhabitato”. La rifondazione avvenne ad opera di trenta famiglie, provenienti da Corone, città greca, caduta nel 1534 sotto il dominio dei Turchi. Altre famiglie provenienti dall’Est europeo e dall’ Albania si insediarono in Brindisi nel Seicento e Settecento. L’ultima ondata di Albanesi avvenne nel 1774. Più di ottanta pagine l’Autore (che si avvale anche di una ricerca degli studenti della scuola media locale) dedica ai pellegrinaggi verso Brindisi e ai pellegrinaggi dei brindisesi verso altri luoghi. Molte sono le notizie che l’ Autore fornisce nell’ambito della descrizione dei viaggi della fede e della speranza. Grande devozione dei brindisesi e dei devoti che arrivano da lontano e da paesini vicini per la festa di Maria SS. delle Grazie l’ 8 settembre. Molto venerata era l’immagine della Madonna, ritratta nel dipinto del Pietrafesa(XVI secolo). Il dipinto, rubato nel 1976, è stato sostituito da un’opera del pittore Giuseppe Rossetti (1915-1997). Grandissima devozione per San Lorenzo, il santo della graticola, la cui cappella è nella grancìa di Brindisi Montagna. Prima si festeggiava con grande partecipazione popolare e ritualità particolari il 10 agosto, ma da circa cento anni si festeggia il 10 settembre. Prima dei monaci basiliani, poi dei monaci Certosini appartenenti alla Certosa San Lorenzo di Padula (SA), la badìa fu trasformata (come avvenne per S. Maria del Casale di Pisticci) in una grancìa, in una grande azienda rurale, con saltuaria pratica del culto. Il santo più amato è San Lorenzo. “I padri certosini portarono alla Grancìa una reliquia del Santo, tuttora tenuta conservata in un braccio di legno dorato, e fu come una provvidenza mandata dal cielo per le popolazioni del circondario, affette dalla malaria allora endemica”. A San Lorenzo il popolo chiedeva la guarigione dalla malaria. “Proprio per venerare le reliquie del santo e per impetrare la sua protezione dalle febbri malariche il 9 e 10 agosto … si muovevano numerosi i romerìa… Scendevano a gruppi da Brindisi, arrivavano le comitive di devoti pellegrini da Vaglio, da Trivigno, da Albano, da Campomaggiore, da Tricarico, da Grassano, da Tolve...” Ampia trattazione dedica Allegretti ai pellegrinaggi dei brindisesi verso altre mete religiose. Essi sono pellegrinaggi devozionali di visitazione e pellegrinaggi pu besuugne, fatti per il bisogno di chiedere una grazia.Tra i primi vi sono quelli al Santuario di S. Michele Arcangelo di Monte S. Angelo (FG), al Santuario dell’ Incoronata (FG), al Santuario di Belvedere di Oppido Lucano, al Santuario della Madonna del Sacro Monte o di Novi Velia (SA), S. Madonna di Viggiano, S. Madonna di Fonti (Tricarico), e la Madonna del Carmine di Laurenzana e quella di Avigliano. I brindisesi vanno a chiedere la grazia in pellegrinaggio a San Vito in Albano di L. per gli affetti da rabbia; all’ Annunziata in Albano di L. per i bambini affetti da ernia; a San Donato in Anzi (PZ) per i bambini e gli adulti affetti da epilessia; a San Rocco di Tolve per gli affetti da colera, peste, cancro, pustole e mali incurabili. Il libro presenta riti, ritualità, canzoni popolari, proverbi… legati al culto e alla devozione. L’opera si conclude con una ricca bibliografia. SPIGA 9 Mostra archeologica esposta presso il Museo Provinciale di Potenza Le Sacre Acque. Sorgenti e luoghi del rito nella Basilicata antica di Carmine Grillo “LE SACRE ACQUE. Sorgenti e luoghi del rito nella Basilicata antica” è la mostra archeologica esposta presso il Museo Provinciale di Potenza, promossa dalla Soprintendenza ai Beni archeologici d’intesa con il Polo della Cultura della Provincia del capoluogo regionale lucano. L’esposizione, con una significativa presenza di visitatori, si inserisce in un variegato programma espositvo all’insegna del “fascino di una visita tra storia, arte e cultura”. In particolare, si sottolinea l’importanza dell’acqua nella religione delle popolazioni antiche dell’entroterra lucano: l’acqua, elemento essenziale per lo sviluppo degli insediamenti nonché per le sue proprietà purificatrici e terapeutiche nelle cerimonie sacre. La mostra archeologi- ca si corona di un pregevole Catalogo, a cura della Soprintendenza lucana, con vari interventi. Per la Soprintendente archeologa Maria Luisa Nava la manifestazione, quale evento di straordinario interesse per l’importanza delle tematiche proposte e per i reperti presentati, rientra in un progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico lucano. I reperti esposti (alcuni dei quali frutto di recenti scavi) sono stati rinvenuti nei principali santuari indigeni della regione situati presso sorgenti. La documentazione e le testimonianze si richiamano agli insediamenti-santuari: del VI secolo a.C. di Garaguso, nell’alta valle del Cavone, e di Timmari (media valle del Bradano), nell’agro Metapontino (con il santuario San Biagio, alla Venella); del IV – II secolo a. C. nei santuari indigeni di Armen- Ben volentieri pubblichiamo la nota critica inviata alla Direzione della Spiga dal prof. Mario Litterio assiduo lettore del nostro periodico. La nota si riferisce alla prossima pubblicazione di “Antiche Cronache” del nostro collaboratore Raffaele Montemurro gia autore di un’altra pubblicazione “Favole” edizione La Spiga Pisticci. N.B. “I 15 flash” si riferiscono solamente alla prima parte. E’ in cantiere una nuova opera di Raffaele Montemurro Dopo una lettura, peraltro molto piacevole, di queste schegge di cronaca, ho pensato di raccogliere in un opuscolo i “15 estratti di vecchie cronache” di Raffaele Montemurro, titolandoli: “15 colpi di flash di antiche cronache”. È stato un desiderio vibrante, nato anche dal piacere di fargliene dono, sicuro della sua benevola accoglienza. Si tratta, in verità, di veri estratti di accadimenti e mestieri che rappresentano, in maniera molto semplice: attività e fatti di tempi ormai tanto lontani, scomparsi completamente o che resistono ancora, a memoria delle tradizioni passate, nel ricordo, pur se avvolti in aureola di sogno, in quegli anziani, che quei momenti e quei fatti hanno visto, conosciuto e vissuto, ma che pur tuttavia suscitano ancora in loro e in tutti noi forti emozioni. È un vero viaggio nella memoria per non dimenticare! Ma di più, ho ritenuto opportuno tradurli in lingua francese, per la comune conoscenza di questa che, a giusta ragione, consideriamo la nostra comune seconda lingua, di cui Montemurro, mio coetaneo, ne è vero conoscitore. L’ho fatto volentieri, non solo per ripercorrere con lui, grande estimatore dell’idioma d’Oltralpe, le memorie del passato, ma anche per ritrovarmi idealmente insieme a lui a riproporre, ancora una volta, l’impegno profuso nello studio, oltre che per rivivere gli stessi sentimenti, le stesse impressioni, le stesse emozioni di quei giorni ormai così lontani e accantonati, ma non cancellati dalla nostra memoria e che risvegliano sempre nostalgie e pensieri profondi. Queste brevi cronache sono state scritte con la stessa precisione di grande ricercatore con cui Raffaele Montemurro ha scritto il libro: “FAVOLE” ed. La Spiga – Pisticci 2003 – per il quale ebbi modo di scrivere una nota che qui di seguito riporto e gli stessi flesh si possono considerare, a giusto titolo, un seguito del suo precedente lavoro di attenta ricerca e ne accrescono il numero ed il valore. Mario Litterio to, Chiaromnte, San Chirico Nuovo e Rossano di Vaglio. Quest’ultimo sito, dedicato alla dea osca Mefite e venerato da tutte le genti lucane, è rappresentato da una eccezionale lamina sbalzata di bronzo (recentemente scoperta, databile al IV sec. a. C.) raffigurante Anfitrite, ninfa delle acque della mitologia greca che cavalca un delfino. Questa icona campeggia sulla copertina del Catalogo ed è l’espressione di tutta la Mostra. Altrettanto eccezionale è un reperto rinvenuto a Garaguso, nel XX secolo, che campeggia nelle ampie sale del museo: un modellino di tempio in marmo ospita al suo interno l’effige della dea seduta sul trono… Per il Presidente della Provincia di Potenza, Vito Santarsiero, l’acqua -‘l’oro blu’- una ricchezza per la Basilicata, è sempre stato in tutte le reli- gioni simbolo di fecondità, segno di benedizione e garanzia di sopravvivenza. Il Catalogo della mostra si avvale degli interventi-studi degli specialisti: Maria L. Nava su “Le sacre acque. Sorgenti e luoghi…” e “Il santuaroio di Rossano di Vaglio; Jean Paul Morel su “Ii santuario di Garaguso”; Felice Gino Lo Porto su “Il santuario di Timmari”; Marcello Tagliente su “Il santuario di San Chirico Nuovo”; Alfonsina Russo su “Il santuario di Armento” e Salvatore Bianco su “Il santuario di Chiaromonte” e “L’acqua e il rito funebre”. La ricca iconografia raffigurata nel Catalogo offre ulteriori stimoli per ripercorrere il sentiero delle antiche popolazioni indigene lucane lungo il solco dell’elemento base della vita: “Il bene più prezioso è l’acqua…”, Pindaro. Come Eravamo Rubrica a cura di Raffaele Montemurro IL BANDITORE (U’ scettabanne) Chi avanti negli anni non ricorda “Camberligne” figura diabolica di un tempo che non potrà mai più tornare. Era capace di trasformare fantasiose speranze in creazioni di pensiero. Bandire un prodotto per lui era una passione capricciosa. Poteva accadere di tutto anche di cambiare lontani carnevali in fiorenti storie di attualità. Era il banditore comunale che, grazie alla sua voce chiara dal tono tenorile, un prodotto, anche se di scarso valore, acquistava una grande preziosità. Oggi gli spot pubblicitari hanno una potenza divulgativa eccezionale, pur se talvolta intristiscono l’uditore. I prodotti che vanno in giro per il mondo, sono reclamizzati fino alla noia dai mezzi radiofonici e televisivi. Andando indietro negli anni quale mezzo poteva diffondere un prodotto commerciale? Soltanto uno: quello del banditore comunale capace di mettere al mondo merce e personaggi con folclore effervescente. Le sue labbra si muovevano, con movimenti unici, diffondendo lucida significanza. Le sue prestazioni vocali erano ricompensate anche dall’interessato con dovizia. Gli squilli di tromba a mò di corno da caccia, creavano acuti richiami e tanta curiosità. Quando il compenso era più che soddisfacente, il banditore aumentava gli acuti della tromba e descriveva con maggiore entusiasmo le caratteristiche del prodotto. Talvolta la propaganda era meno intensa e interessante. Era la parte oscura di se stesso. Quando propagandava tessuti, il banditore si copriva una parte del corpo più appariscente con lembi del prodotto più “à la page” o meglio dove un disegno poteva suscitare ansie e desideri. Il venerdì era d’obbligo propagandare il pesce. Era il solo giorno allora, che si vendeva. Con Voce da tenore e con mosse vagamente teatrali, elogiava la qualità delle sardine, del merluzzetto e di altre qualità ittiche. Ognuna di queste diventava “Ninfa del mare”. Dopo mezzogiorno era lo stesso banditore a portare in giro, con gestualità composta, il pesce da vendere, in speciali cartocci gialli ed impermeabili di diverso peso. L’attenzione del compratore era sollecitata dal suono strano e a intermittenza del banditore e dalla maniera con la quale presentava il pesce. Indugiava sulle note di colore. Lo stile era quello di un attore di spettacolo. La voce era gioiosa come un canto melodioso. Altre volte gli annunci volavano nell’etere con più intensità e con alta armonia. Il banditore si concentrava al massimo mettendo una mano vicino all’orecchio. Ogni cosa sembrava un rituale di lontane tribù di terre sperdute. la SPIGA APRILE 2004 la a ...Scuola SPIGA a cura dei ragazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Fortunato” - Pisticci 10 c. m. c . di antonio caruso porte in ferro saracinesche elettriche Pisticci - Via Magenta, s.n. Tel./Fax 0835 582544 Riforma scolastica: si apre un nuovo capitolo Moratti: Ministro d’istruzione o Ministro di-struzione? di Viviana Verri Riforma scolastica: si apre un nuovo capitolo. Ad essere chiamate in causa sono la scuola elementare e la scuola media, ribattezzate “scuola primaria” e “scuola secondaria di primo grado”; entrambe faranno parte del primo ciclo dell’istruzione. Dimenticatevi anche dell’asilo e preparatevi a mandare i vostri bambini alla “scuola dell’infanzia”. Ma, oltre ai nomi, cosa cambia realmente? Ad esempio, verrà eliminato l’esame di quinta elementare, mentre quello di licenza media diventerà “esame di stato”. E le scuole superiori? Si gioca su due campi: da una parte il ”sistema dei licei”con l’esame di stato e lo sbocco universitario e dall’altra il “sistema di istruzione e formazione professionale”, con l’approdo alla formazione tecnica superiore. Insomma, la scuola si rinnova, ma la domanda cruciale è: in meglio, o in peggio? Secondo i professori e gli studenti scesi in piazza nei giorni scorsi, la scuola cambia in peggio; innanzitutto perché la diminuzione delle ore (nella scuola media da 30 ore settimanali si passa a 27 più 3 facoltative), comporterebbe riduzione degli organici, poi perché alcune materie (educazione tecnica, musica, addirittura italiano) perderebbero molte ore nel corso dell’anno scolastico (a vantaggio delle lingue straniere). Infine il tanto discusso “ruolo primario attribuito alle famiglie: “più possibilità di scelta” è lo slogan della riforma. Sì, ma quale scelta? Mandare i propri figli a scuola a 5,5 anni anziché a 6? Scegliere quali tra le materie facoltative dovranno studiare? Se dopo le scuole medie punteranno alla laurea o alla formazione professionale? Più che scegliere, le famiglie sono chiamate praticamente a “studiare” il percorso formativo dei propri figli e a prendere per loro decisioni di fondamentale importanza: come fa un ragazzo di tredici anni a decidere chi sarà domani? E, soprattutto, chi gli assicura che i suoi genitori faranno la scelta giusta? (senza, per questo, mettere in discussione l’im- portanza di un sostegno familiare nel percorso formativo di noi ragazzi). I ben informati potranno replicare che è possibile passare dal liceo all’istituto professionale e viceversa, ma, non vi sembra, così facendo, di disorientare i ragazzi in un’età in cui ben pochi hanno le idee chiare? Se a 19 anni molti di noi sono ancora insicuri nelle proprie scelte di vita, immaginiamo un ragazzo di tredici anni! E poi, caro ministro Moratti, si parla tanto di scuola di qualità (come se si trattasse di un prodotto commerciale!), ma, dov’è la qualità in una scuola che toglie ore all’italiano per privilegiare le lingue straniere? E’ inutile difendersi dietro l’affascinante prospettiva di diventare “cittadini europei”; non sarebbe meglio, prima di tutto, diventare cittadini italiani e imparare bene la nostra lingua-madre? Non parliamo poi della storia: alle medie si partirà dal medioevo per arrivare ai giorni nostri. E i Sumeri, gli Egizi, i Babilonesi, i Greci, i Romani che vi hanno fatto? Perché bisogna letteralmente “can- cellarli dalla storia”? Davvero è sufficiente studiarli alle elementari? Meglio fare spazio ad internet, all’analisi dei telegiornali, dei talk-show, dei testi delle canzoni e (ben vengano, almeno questi) all’attualità e alla lettura di giornali. E poi, spazio anche per “ l’educazione all’affettività” (alias educazione sessuale). Del resto, si sa, prima o poi le cose vecchie si buttano. Il rischio, però, è quello di buttare via un prezioso patrimonio culturale che ha formato generazioni di studenti (proprio quelli che vogliono farne piazza pulita) e che, forse, ha ancora tante cose da insegnarci. Insomma, cosa bisogna fare? Lasciare la scuola così com’è (e pare che non a tutti piaccia), o cambiarla? Della mia esperienza tra i banchi posso dire che mi ha offerto e mi offre la possibilità di imparare tante cose e che non sarebbe giusto né utile ridurre questa offerta parlando di “materie facoltative” (chi ha questo grande potere di scegliere cosa si deve insegnare e cosa no?). Come sempre, però, lasciamo l’ardua sentenza ai posteri (e ai ministri). E poi, come dicevano i Romani: “Mutatis mutandis” e io aggiungo “non tutto”. Quale sarà il futuro della scuola italiana? Laurea Ha conseguito la Laurea in “Lettere”, presso l’Università di Bari, con la votazione di 110 e lode Imma SCATTINO con una tesi in Storia delle tradizioni popolari dal titolo “Aspetti di vita economica e sociale in Basilicata fra ‘500 e ‘700. Consuetudini matrimoniali e rapporti patrimoniali fra coniugi sulla base di alcuni registri notarili”. Relatrice: Prof.ssa Elisa Miranda. Alla mamma Carmela, al papà Francesco e ad Imma gli auguri e felicitazioni di tutti gli amici e della nostra redazione. La Lucania è balzata agli onori della cronaca. L’effetto Scanzano continua… Scanzano Jonico chiama Rapolla – Rapolla chiama Scanzano L’effetto Scanzano continua… La Lucania ha vinto anche sul fronte dell’Elettrodotto di Rapolla, nel potentino. Scanzano Jonico chiama Rapolla – Rapolla chiama Scanzano. Le due cittadine lucane sono diventate tappe della Carovana della Pace nella prima quindicina di marzo. Proprio la tappa a Scanzano Jonico, in piazza SS. Annunziata, della Carovana partita dalla città sicula di Sigonella il 28 febbraio scorso, con meta finale il 20 marzo ultimo a Roma, è divenuta corollario di più ‘istanze’: NO al Nucleare, NO alla guerra, SI alla PACE tra i Popoli… Ed ha richiamano altresì una serie di vertenze tutte Lucane (con riflessi nazionali e d’Oltralpe): dal deposito unico nazionale di scorie radioattive a Terzo Cavone, all’Elettrodotto Matera-Santa Sofia da 380 mila volts passante per Rapolla, all’inceneritore ‘Fenice’ nel melfese, alle estrazioni petrolifere in Val d’Agri. C’è già chi pensa al Parco della Val d’Agri. Pertanto, l’effetto Scanzano continua… La Lucania è balzata agli onori della cronaca dal novembre scorso sino ad oggi per una serie di grandi mobilitazioni di popolo all’insegna dell’Orgoglio Lucano. La coesione di intenti dei Lucani tutti, come pure l’alto senso di civiltà anche sul piano operativo della protesta, ha scosso le coscienze del Potere. Gli otto giorni intensi di sit-in lungo le principali arterie viarie ed ai piedi del traliccio-simbolo dell’Elettrodotto, vissuti sotto la pioggia e la neve dalle comunità di Rapolla, Barile, Melfi e tante altre, ha portato l’11 marzo scorso il ministero delle Attività Produttive, nella persona del sottosegretario Giovanni Dell’Elce, alla sospensione del decreto della ‘Piccola variante’. Dando così l’avvio alle procedure tecniche, con l’apporto della stessa regione Basilicata, per il progetto della ‘Grande Variante’ (come richiesto dalle Comunità locali) che allontanerà l’elettrodotto dal centro abitato di circa una decina di chilometri, pur restante sempre nell’area comunale rapollese. La ‘Piccola variante’ spostava la rete di alcune decine di metri rispetto all’agglomerato urbano non risolvendo affatto i tanti problemi, tra cui quello prioritario della salute pubblica! Nonché il diritto delle genti a vivere nel proprio territorio. La Carovana della Pace promossa da circa 150 organiz- zazioni è stata guidata da due giovani volontari: Giovanni Canino, ventiseienne di Giarre (CT); Jeena Warnakulasuriya, trenta-treenne originaria dello Sri Lanka, vive da 14 anni in Italia, collabora con il circolo-Sportello Immigrati di Messina. La tappa a Scanzano J.co è diventata collante e fermento di unità, di passioni, di emozioni, di fratellanza vissuta. Sul piano dell’esperienza delle varie tappe Canino ha precisato che “le maggiori soddisfazioni vengono dai piccoli comuni che, spesso dimenticati, trascurati dalla cronaca, partecipano attiva- mente. I bambini di Partinico sono stati eccezionali”. La volontaria Jeena, diplomata mediatrice culturale, disoccupata, auspica “La pace per tutto il mondo”. E, continua: “Questo mondo non appartiene a noi, perché noi siamo di passaggio sulla terra; dobbiamo essere uniti, vivere con allegria”. E, sempre Jeena, ha raccontato un fatto di particolare significato. «Durante la tappa a Palermo, nel pomeriggio del 1° marzo, portando la bandiera della Pace, ho fatto visita alla signora Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppi- no Impastato (morto per mano della mafia). Mi ha colpito molto quanto da lei detto: “Figlia mia, non abbassare mai la testa, cammina sempre a testa alta”». Dopo le firme dei cittadini lucani sulla Bandiera della Pace e la consultazione popolare sul ripudio delle guerre, la Carovana della Pace ha proseguito sino alla tappa finale di Roma. Non dimentichi delle parole della giovane immigrata dello Sri Lanka, Jeena: “Se noi stiamo chiusi dentro casa, il mondo andrà dove vanno i cattivi”. Carmine Grillo la Sport APRILE 2004 Protagonisti quattro tra i più forti e titolati campioni di biliardo in circolazione SPIGA 11 L’Omcm Pisticci si appresta ad affrontare un’altra stagione nel Campionato Nazionale Femminile a squadre di tennis, cat. A2 Quadrangolare di biliardo organizzato dal C.S.B “Biliardo Match” Pisticci Riparte il campionato di A/2 Grande interesse non solo per gli appassionati ha destato il quadrangolare di biliardo organizzato sabato tre aprile presso la palestra del Liceo Ginnasio G. Fortunato dal C.S.B “Biliardo Match” di Pisticci. Il torneo si è svolto dalle ore 15 ed ha visto protagonisti quattro tra i più forti e titolati campioni di biliardo in circolazione. Al torneo sono stati invitati Francesco Auletta, Paolo Diomajuta, Nestor Nenè Gomez e Adrian Gustavo Zito, diretti dagli arbitri nazionali Antonio Mormando e Rocco Carbone. Il tutto è cominciato con l’esibizione di tiri definiti spettacolari che hanno coinvolto completamente il numeroso pubblico che gremiva gli spalti della palestra. Colpi da maestro che hanno dato al pubblico la possibilità di apprezzare qualità e doti davvero particolari. Colpi ad effetto, impossibili da tentare dalla maggior parte di tutti noi. Tiri con numerose sponde che si concludevano con l’abbattimento di birilli posti sul biliardo. Il tutto con una naturalezza che va oltre la preparazione, e che implica doti naturali. A seguire si è disputato il torneo dove i protagonisti si sono scontrati tra di loro al meglio dei tre set, sulla distanza dei 60 punti. Il primo incontro se lo è aggiudicato Auletta che si è sbarazzato del pluri campione italiano Diomajuta apparso a dire il vero svogliato e poco concentrato in tutti gli incontri. Il secondo match tra Gomez e Zito, ha visto soccombere Zito per tre a due, mentre lo stesso Zito si è rifatto subito dopo contro Aulletta e Diomajuta vincendo per tre a uno così come Gomez sullo stesso Diomajuta. Il sesto incontro, durato circa un’ora e mezza, è stato di sicuro il più tecnico e spettacolare. Auletta si impone sull’ottimo Gomez per tre a due dopo una partita tiratissima ed entusiasmante. Alla finalissima accedono, causa differenza set, Gomez e Zito. Finalissima al meglio di un solo set, sulla distanza di 120 punti. Gomez, forse provato dalla estenuante partita contro Auletta, viene malamente sconfitto da Zito, di certo il più quotato tra i protagonisti, anche se non al cento per cento della forma, a causa di un intervento chirurgico all’occhio sinistro. Zito, campione argentino come Gomez, vince così il torneo aggiudicandosi il premio di 1000 euro messo in palio dal C.S.B “Biliardo Match”. Di sicuro, vedere campioni del calibro di Zito e Gomez, è stata un’ esperienza non usuale dalle nostre parti. Certo i nomi sconosciuti ai più, sono di casa per coloro che seguono le notte di Rai sport, canale che dedica ampio spazio all’interessante gioco del biliardo. Gioco fatto di concentrazione nel condurre la partita e abilità nel dosare i colpi. Per questo, si è lamentata la mancanza della Rai locale che aveva assicurato la sua presenza. Di alto prestigio e qualità, la scelta dei protagonisti vuol essere da stimolo per i prossimi avvenimenti che ci si augura siano ancora più numerosi e di altrettanto carisma. Alessandro Lopergolo Da leader difensivo sui campi della Basilicata a leader della panchina? Giuseppe Arnone: un sogno, diventare allenatore Da leader difensivo sui campi della Basilicata a leader della panchina? Parrebbe proprio di si a giudicare dal percorso evolutivo che ha compiuto Giuseppe Arnone, pisticcese doc, dapprima promettente e sgusciante attaccante di fascia destra e poi, anche su intuizione di Antonio Valente, attuale allenatore della Vultur Rionero, difensore centrale dai piedi buoni e dall’ottimo senso della posizione. Nella sua carriera di calciatore ha militato non solo nel Pisticci, nei campionati di eccellenza, promozione e prima categoria, ma anche nell’Atletico Marconia, nell’Armento e nel Tursi. Quest’anno sta disputando il campionato di calcio a 5, in serie C/1 con il Montalbano. Ma, all’età di 33 anni, è vicino il momento di appendere le scarpette al fatidico chiodo, ed il buon Giuseppe vorrebbe intraprende la carriera di allenatore. La prima esperienza in tal senso la sta già vivendo con la scuola calcio della Polisportiva C.S. Pisticci, dove infonde i primi segreti del calcio a 40 ragazzini ed allena una squadra che partecipa la campiona- to allievi provinciali, il tutto gestito con l’amico e collega Giuseppe D’Avenia, forte difensore del Pisticci di eccellenza. Naturalmente le aspirazioni sono ben altre. “Intanto, dice Arnone, ho recentemente conseguito il patentino da allenatore di base, frequentando il corso tenutosi a Vietri di Potenza e che ha visto non solo la partecipazione di molti colleghi lucani, ma anche, tra gli istruttori, di Massimo Cacciatori, ex portiere di Sampdoria, Lazio ed Ascoli, con alle spalle molte presenze in seria A, e del campione del mondo Franco Selvaggi, pomaricano di nascita”. Il corso, per la cronaca, ha avuto una durata di cinque settimane, di cui tre di teoria e due di pratica. Ma quali sono le aspettative e qual è il modulo tattico che predilige mister Arnone? “dal punto di vista tattico prediligo il 4-4-2, naturalmente in linea di massima, perché il campo, poi, può portarti a modificare tutto. Il mio sogno è quello di emulare grandi allenatori del nostro territorio, come Gino De Canio, che da Pisticci ha iniziato la sua splendida carriera, ma anche Antonio Valente, che è un allenatore molto quotato e meriterebbe certamente di più dell’eccellenza. Per il momento sono molto impegnato con la scuola calcio e con i ragazzi che sono davvero faticosi.” Non resta che fare a Giuseppe il classico in bocca al lupo nella speranza che ciò possa aiutarlo ad intraprendere una carriera di allenatore davvero esaltante. Piero Miolla VENDESI Appezzamento di terreno di Ha 1.30.00 in località Centro Agricolo Per informazioni tel. 0835.580214 L’Omcm Pisticci si appresta ad affrontare un’altra stagione da protagonista nel campionato nazionale femminile a squadre di tennis, categoria A2. La compagine del Circolo Tennis, presieduto da Michele Leone, ha mantenuto fermo il legame con il suo sponsor di riferimento, l’Omcm dell’ingegner Carlo Pastore ed ha allestito una nuova formazione pronta a sfidare i circoli di mezza Italia al fine di perseguire la promozione in serie A1. L’impresa non è delle più facili, come è stato spiegato nella conferenza stampa di presentazione del campionato (che inizierà il 18 aprile), tenutasi mercoledì scorso presso il Circolo Tennis Pisticci. Il presidente Leone, in seguito alla recente pubblicazione del calendario degli incontri, ha esposto le novità di questa edizione. “L’Omcm è stata inserita nel primo dei due gironi, quello con cinque squadre, per via della defezione in extremis della sesta contendente. All’esordio ci toccherà riposare, mentre nella seconda giornata saremo impegnati sul campo del C.T. Palermo. L’esordio casalingo è previsto per il 2 maggio contro il T.C. Livorno, poi andremo a Viterbo e chiuderemo in casa contro il Vomero Napoli”. Leone ha fornito alcune anticipazioni sull’edizione 2005 dei campionati, le cui novità condizioneranno anche il torneo 2004: “dal prossimo anno i gironi saranno più numerosi, le gare aumenteranno e l’intera manifestazione si articolerà diversamente. Per questo motivo alla fine del campionato che sta per iniziare sarà promossa in A1 solo la vincitrice della finale”. In passato, invece, ve- nivano promosse entrambe le finaliste. Leone fa riferimento anche ad alcuni errori commessi nella passata stagione: “allestimmo una squadra competitiva, ma alla fine ci trovammo a lottare per non disputare i play out. Questo per via della quasi totale assenza di una giocatrice straniera (Lubomira Kurhajcova n.d.r.) sulla quale puntammo molto, ma che alla fine ebbe impegni con la propria federazione. E così, quest’anno abbiamo scelto di ingaggiare più straniere, pur consapevoli di poterne schierare una per volta, ma il cui numero è grado di garantire eventuali assenze dovute a convocazioni in nazionale o a tornei individuali”. Altra novità è quella del sistema di punteggio. Si giocheranno 4 incontri (3 singolari ed 1 doppio) e non più 5, viene introdotto il pareggio, che vale 1 punto, mentre la vittoria vale 3. All’ingegner Pastore, che ha allestito la squadra di persona, è toccato il compito di presentare le giocatrici. “Ab- biamo innanzitutto confermato Giulia Meruzzi ed Anna Floris e poi ingaggiato la tedesca Sandra Kloesel, scoperta durante un torneo a Taranto. Forse è la più forte delle nuove, molto brava sia in singolare che in doppio, ma non disponibile per tutto il torneo. La seconda giocatrice è la francese Kildine Chevalier scoperta a Martina Franca, sarà con noi per il secondo incontro. Infine due giovani. L’ungherese Virag Nemeth, forte nel singolare e la promessa lituana Lina Stanciute come acquisto per il futuro, in quanto ritengo possa arrivare in poco tempo fra le prime venti giocatori del mondo”. Confermate anche Dragana Ilic ed Anna Di Lauro, ingaggiata in extremis l’aretina Monica Scartoni. Una squadra completa, insomma, pronta a dar battaglia alle altre due favorite, entrambe nello stesso girone di Pisticci che, classifiche alla mano, sembrano essere Palermo e Viterbo. Roberto D’Alessandro la SPIGA APRILE 2004 La giustizia tra riforme e prospettive dell’avv. Rocco Grieco Prima Parte Il 10 ottobre 2003 si è svolto a Pisticci un importante convegno sui temi attuali della giustizia. Un convegno cui hanno partecipato quasi l’intera avvocatura della provincia ed i rappresentanti parlamentari di molte forze politiche presenti nel Parlamento italiano. Come in tutte le manifestazioni del genere anche in questa c’è stato qualche neo, quale per esempio quello di far parlare solo gli addetti ai lavori e non anche i cittadini (destinatari della giustizia), che i parlamentari dovrebbero avere non solo il dovere ma l’interesse ad ascoltare. A parte una sottile polemica condotta a colpi di fioretto, i problemi reali sono rimasti ai margini del convegno, sono rimasti sospesi per aria. Il convegno pur interessante non è andato al cuore dei problemi della giustizia, questi sono stati solo sfiorati. Come cittadino avrei voluto dire con molta modestia ed umiltà la mia. Poiché tanto non è stato possibile tento la speranza di essere ospitato da qualche colonna di qualche quotidiano. Entrando nel tema mi preme fare qualche premessa di ordine generale: I) La giustizia è il più importante problema dell’uomo e dell’umanità tutta. Afferma la “mishnab” che su tre cose si regge il mondo: “la giustizia, la verità, la pace.Ma le tre cose sono in realtà una sola: la giustizia. Infatti, appoggiandosi la giustizia sulla verità, segue la pace”. Poiché ritengo che la pace sia il bene ed il valore più grande cui l’uomo aspira ne consegue che la giustizia è il problema più importante per tutto il genere umano. Mi rendo conto che i tre valori su cui poggia il mondo sono troppo alti per essere raggiunti su questa terra, ma sono troppo necessari per poterne fare a meno del tutto in questo mondo. Se la cosa è vera, la politica che segue sempre la giustizia e mai la precede, deve ritenere la giustizia sempre il primo dei problemi.! 2) Prescindo dalla ricerca di una definizione della giustizia, cioè che cosa è la giustizia. Definire che cosa è giusto è lavoro al momento inutile. Non solo da Platone fino ad oggi l’uomo è andato alla ricerca della definizione di questo valore senza successo, ma allo stato è anche inutile ai nostri fini. 3) Il punto da cui si parte, è la giustizia intesa come conformità alla legge: cioè la giustizia che si svolge e si amministra nei tribunali. Superate le premesse va detto che la giustizia che si svolge nei tribunali è inefficiente, anchilosata, tardiva. Si ripete cosa inutile se si afferma che le sentenze arrivano dopo decenni, a prescrizione consumata quelle penali, o quando il cittadino ha perso la speranza di giustizia, quelle civili. E’ notoriamente acquisito che i processi complessivamente pendenti davanti alle autorità giudiziarie, nel Paese, sono diversi milioni. Quali le cause di un tale stato di cose? Molte. a) L’avvocatura, che assuefatta ormai all’andamento della giustizia, sostiene con rassegnazione le ragioni del CITTADINO b) Il giudice, il cui comportamento sintetizza con un adagio del moralista francese Bayle: “E’ frase contiene un numero dispari di virgolette. dovere dei giudici applicare le leggi, loro mestiere differirne l’applicazione. I giudici conoscono il loro dovere ma praticano il loro mestiere”. c) Il legislatore, che produce una miriade di leggi, molte volte astruse e deliberatamente poco chiare, dando esca a molte cause. Diceva Seneca che “le leggi devono essere brevi perché possano essere comprese da tutti” e vi aggiungeva Tacito che “la corruzione di una repubblica, nasce dal proliferare delle leggi”. Le ultime generazioni hanno consumato l’ardimento di far dire all’onorevole. Dell’ Andro quale giudice della corte costituzionale, che qualche volta l’ignoranza della legge scusa. Andando avanti di questo passo la confusione legislativa sarà tale che la esimente della ignoranza sarà legge e allora saremo all’anarchia. Il Governo in carica, nella materia, ha mancato più di qualche obbiettivo: formazione dei testi unici e soppressione della legge finanziaria, sedendosi ancora sulle leggi omnibus d) L ‘espansione dei diritti; l’ampliamento dei conflitti sociali e quello tra i cittadini e la pubblica amministrazione; diritti molte volte nullificati dall’inefficienza della giustizia come amministrazione e la mutevolezza degli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza che all’alba ha cambiato quello che ha stabilito al tramonto e) Da ultimo e quasi esclusivamente le inefficienze dell’amministrazione della giustizia. Come si supera una situazione così inquietante che vede milioni di processi pendenti per anni e cittadini che delinquono o che violano le leggi nella certezza di un’impunità da ritardi? lo credo che le forze politiche in campo non abbiano, non solo un progetto di riforma della giustizia (maggioranza ed opposizione), ma non abbiano neppure la volontà di riformare la Giustizia. A tutti sta bene così perché nella confusione e nel torbido ci pescano tutti. lo ritengo invece che in presenza di una volontà riformatrice seria, occorre fare poche cose: l)organizzare la giustizia secondo il principio della unicità della giurisdizione I romani conoscevano solo il pretore ed erano ossequiosi dell’adagio “dac mihi factum dabo tibi jus”. I cittadini devono rivolgersi a un solo giudice; quello del loro territorio il quale deve dargli il diritto. La giurisdizione poi deve svolgersi attraverso tre gradi: tribunale, corte d’appello, cassazione. E’ il presidente del tribunale che si sceglie il giudice competente e la conformazione dell’organo decidente monocratica o collegiale. Scompariranno così i giudici di pace che producono più cause di quante ne risolvono; scompariranno i TAR, i tribunali delle acque, il magistrato del Po, il magistrato degli usi civici, le commissioni tributarie, le varie autorithy inventate ed istituite in questi ultimi anni. La prima ingiustizia che sarà superata è quella di mandare a Napoli un coltivatore del metapontino danneggiato dalle acque del consorzio di bonifica. Spariranno le tante sentenze di declamatoria di incompetenza e di difetto di giurisdizione con notevole riduzione del numero delle cause e con possibilità di impiego di energie intellettive su questioni sostanziali non su questioni teoriche come quelle che per anni hanno tormentato e tormentano ancora studiosi e giudici, su interessi legittimi di diritti soggettivi e quant’altro. 2) Un solo codice di rito. Si scelga quale si vuole tra quelli sperimentati, ma il rito deve essere uno solo, ampliando il potere che deve diventare dovere di intervento del magistrato nella acquisizione delle prove sia in civile che in penale nella convinzione che la giustizia come detto, è ricerca della verità. 3) Reclutamento di 2-3-4000 magistrati togati, seri e preparati, arruolati sulla base di concorsi selettivi per arricchire la loro preparazione che sarà aggiornata nel corso della carriera con adeguati corsi di aggiornamento di non breve durata e che in ogni caso non si riducano a convegni vacanzieri. Si dirà: ma per il reclutamento dei magistrati non ci sono i soldi. Il ministro Castelli sembra che nella fi- 12 nanziaria 2004 sia riuscito ad ottenere 6,5 milioni di euro in più rispetto al 2003. lo ritengo che le carenze finanziarie siano solo un alibi per non fare. Se la giustizia è il primo e più importante problema è adesso che bisogna destinare maggiori risorse. Credo che sia utile ed agevole mettere insieme i tanti risparmi che rinverranno dalla soppressione delle magistrature inutili. Risparmi rilevanti rinverranno dalla soppressione delle tante autorithy che spendono non meno di cento miliardi l’anno ciascuna, per assunzioni senza concorsi e per incarichi di consulenza di ricerca, per fini al cittadino ignoti; si eliminino poi, i tanti contributi a fondo più o meno perduto; si tagli la spesa destinata allo sviluppo dell’occupazione inutile per destinarla alla occupazione utile; si leggano infine i due libri dell’ onorevole Costa: “L’Italia dei privilegi” e “L’Italia degli sprechi” per capire quante risorse si possono meglio e più utilmente impiegare. E’ solo questione di scelta. continua sul prossimo numero