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la spiga (aprile 2004) - Basilicatanet.it
LA SPIGA
Periodico di Attualità, Politica, Cultura e Sport
Reg. Tribunale di Matera n. 179 del 05/05/1999 - Direttore Responsabile: Angelo Dell’Osso - Stampa I.M.D. Lucana s.n.c. - tel. 0835 581642 - Pisticci
APRILE 2004
Edito dall’Associazione Culturale “La Spiga” Pisticci - Redazione: C.so Margherita, 132 - 75015 Pisticci
Anno VI n. 2 - Euro 0,80
C’era una volta il
consiglio comunale…
Nel parlare del porto degli
Argonauti si corre il rischio di
dare adito ad un marcato
manicheismo, di fronte al
quale sussistono solo posizioni pro e contro la realizzazione dell’opera.
In questa sede, invece, la questione porto è assunta solo
come una occasione per considerare i metodi che l’amministratore locale ha impiegato per formulare la sua decisione.
Un primo elemento di valutazione è offerto dal discorso
del sindaco Bellitti nel consiglio che ha votato il porto.
Drammatico l’enunciato del
primo cittadino, giunto in pratica a chiedere la fiducia su
quel voto: una estrema ratio
stranamente invocata per un
argomento nemmeno previsto dal programma elettorale.
Nel merito Bellitti ha sponsorizzato il progetto, in quanto
rampa di lancio per lo sviluppo economico-occupazione
del settore turismo, ma non
ha detto quanti, quali e di che
tipo saranno i posti di lavoro
destinati ai pisticcesi grazie
al porto. Si è provveduto a
tutto, insomma, tranne che a
fare la cosa più semplice ed
essenziale: documentare le
ragioni di un orientamento.
Né è stato spiegato per quale
motivo il rilancio del turismo
debba partire proprio da
un’opera legata ad uno di quei
villaggi il cui modello non era
ritenuto idoneo allo sviluppo
costiero, perché privo di riscontri occupazionali rilevanti, nello stesso programma con
cui il candidato Bellitti ha vinto.
Preoccupa anche la presa di
distanza del sindaco dai movimenti associativi e dalle
opinioni dei cittadini, se è vero
che le “pressioni dal basso”
sono state bandite e reputate
non più accettabili: un’altra
novità, in un programma che
intendeva restituire un ruolo
centrale e fattivo al contributo delle popolazione alla politica.
Indicativi della sostanziale
difficoltà di veder condivisa
la decisione sono i numeri
della maggioranza che ha
votato il porto: 11 favorevoli,
8 contari ed 1 astenuto, dove,
tra i favorevoli, si registrano i
voti determinanti dei 2 rappresentati di una forza dell’opposizione, l’Udc, e tra i
contrari si annoverano ben 6
voti dei membri della maggioranza. E’ paradossale che
la corazzata al timone della
città debba servirsi dei favori
della concorrenza per non
affondare.
Ancora più caratterizzante è
la metodologia di informazione condotta sull’argomento. Alcuni consiglieri hanno
denunciato la tempistica ristretta in cui si è stati chiamati a decidere su un tema che
sarebbe dovuto essere dibattuto molto prima, in diversi
consessi e probabilmente in
una pluralità di consigli comunali e di incontri con amministrazioni limitrofe, imprenditori del turismo, associazioni e cittadini. Invece chi
ha deciso lo ha fatto sulla
base di una idea formulata
con scarsezza di dati e priva
di organicità, a causa del confronto che non c’è stato.
E’ per queste ragioni che il
consiglio comunale esce
sconfitto nella sua funzione.
Il foro cittadino, il serbatoio
delle idee, il cenacolo del
confronto, la fucina in cui le
parole diventano fatti dopo il
vaglio delle opinioni e le decisioni diventano condivise
perché discusse e portate a
sintesi, è scaduto a figura retorica. E’ lì che un gruppo di
persone insignite del mandato popolare diventa classe
dirigente. E’ nel consiglio che
le idee, plasmate dal confronto, acquistano la forza della
politica e l’impronta della
democrazia. E’ su quel banco
di prova che si collauda il
tanto decantato palazzo di
vetro. Un amministratore che
tiene realmente al ruolo delcontinua a pag. 3
6
Nel consiglio comunale, seduta straordinaria di giovedì 25 marzo
Approvato il porto turistico alla foce del Basento
Rivisti i termini della convenzione tra il Comune di Pisticci e la Nettis che realizzerà l’opera
Pisticci - Il consiglio comunale, nella seduta straordinaria di giovedì 25 marzo, ha
approvato l’accordo di programma tra la Regione Basilicata, il Comune di Pisticci,
la Capitaneria di Porto, il
Ministero dell’Economia e
della Finanze ed il Corpo forestale dello Stato che in data
10 marzo 2004 hanno sottoscritto il progetto definitivo
per la realizzazione del porto
turistico degli Argonauti presso la foce del fiume Basento.
L’atto del consiglio dà praticamente via libera alla realizzazione dell’opera del proponente Nettis Resort, i cui termini per il finanziamento del
Cipe sarebbero scaduti al 31
marzo.
Nell’approvazione del documento era ricompresa anche
la convenzione tra il Comune
di Pisticci e la Nettis, la cui
modifica dei termini è stata
richiesta dal consiglio ed è
risultata determinante per il
parere favorevole dell’orga-
Intervista al consigliere
Roberto Cammarota
Insieme al consigliere Dino Pastore e all’assessore
Antonio Druda ha partecipato al convegno di Termoli
sulle emissioni delle centrali a turbogas
di Roberto D’Alessandro
Nel marzo scorso alcuni politici del Comune di Pisticci
hanno partecipato ad un convegno tenuto a Termoli dagli
studiosi Nicola Armaroli
(Cnr Bologna) e Claudio Po
(Ausl Bologna), quelli che
hanno prodotto i nuovi studi
sulle emissioni inquinanti
delle centrali a turbogas posti alla base della recente delibera del consiglio comunale (la terza sull’argomento).
Si tratta dei consiglieri Roberto Cammarota (della Sini-
stra Ds), Dino Pastore (Sdi)
e dell’assessore Antonio Druda (Ds). La Spiga ha intervistato uno dei tre, il dottor
Cammarota, per chiedergli di
approfondire l’argomento.
Cosa è venuto fuori dal convegno di Termoli?
Innanzitutto un ricercatore
dell’Enea, Giovanni Iannantuono, ha parlato delle fonti
alternative. Il Molise ha un
piano energetico sproporzionato in eccesso rispetto al suo
fabbisogno e
continua a pag. 7
no assembleare della cittadina jonica. Nel concreto le
opere di urbanizzazione, che
in base alla prima convenzione sarebbero state a carico
del Comune, dovrebbero
adesso rientrare fra gli oneri
della Nettis. In più è stato
chiesto al soggetto proponente di assumere l’impegno della manutenzione del verde
pubblico dell’intero territorio di Pisticci per otto anni; di
realizzare il così detto “albergo diffuso” in Pisticci centro,
attraverso la trasformazione
di alcune decine di abitazioni
del centro storico in piccole
residenze per lo sviluppo del
turismo locale. Previsto anche un accordo con l’alberghiero di Marconia ed un
maggiore coinvolgimento del
Comune di Bernalda. I numeri della votazione sono tuttavia indicativi di come la
reale partecipazione politica
della scelta è lungi dall’essere condivisa da tutti i rapcontinua a pag. 5
Ricorso alle ferie forzate, dovute alle difficoltà
di mercato che interessano il settore tessile
Non c’è pace alla Nylstar
di Margherita Agata
Non c’è pace alla Nylstar. Dopo
la serrata di Pisticci 1, si va
verso la fermata, seppur temporanea, anche di Nylstar 2. A
partire dal 10 aprile e fino al 21
aprile, sarà chiusura totale per
effetto della sospensione dell’attività produttiva nello stabilimento di Pisticci Scalo. A
determinare il ricorso alle ferie
forzate, la momentanea contrazione dell’attività produttiva,
dovuta allo stato di difficoltà
che l’azienda pisticcese, specializzata nella produzione di
filato industriale, sta attraversando, a causa del protrarsi di
difficoltà di mercato congiun-
turali che stanno interessando
il settore. E’ quanto emerso,
nel corso dell’incontro, tenutosi nel pomeriggio di ieri, presso lo stabilimento di Pisticci
scalo, fra la direzione aziendale e la Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) che si sono viste per analizzare la situazione
produttiva dello stabilimento ed
in particolare il programma di
produzione previsto per il mese
di aprile. I componenti della
direzione aziendale hanno spiegato che una tanto drastica
riduzione dell’attività produttiva, che raggiungerà il suo livello massimo nel periodo dal
continua a pag. 2
la
P rimo Piano
APRILE 2004
SPIGA
Lavori socialmente utili e
reddito minimo di inserimento
A cosa servono? Chi li ha inventati?
I lavori socialmente utili ed il
reddito minimo di inserimento
non sono invenzioni politiche
moderne, né sono invenzioni
degli enti locali o dei partiti che
amano reclamizzarli.
Piuttosto che fare di questi strumenti un vanto politico, bisognerebbe ragionare sulle potenzialità offerte dalle politiche attive del lavoro che sono,
con la riforma del lavoro, di
esclusiva competenza degli enti
locali.
Altrove, infatti, più che utilizzare forme paternalistiche di
assistenza, si utilizzano a pieno
gli strumenti che la riforma del
lavoro ha conferito agli enti: il
collocamento dei lavoratori è
di competenza esclusiva degli
enti, dei servizi competenti e
delle agenzie private autorizzate.
Le politiche del lavoro, insomma, non sono più di competenza statale ma provinciale e le
province hanno il compito di
promuovere l’occupazione con
tutti gli strumenti che la legge
attribuisce agli enti in materia
di lavoro; stando a quanto stabilito dalla legge, verrebbe da
pensare che il fallimento delle
politiche occupazionali, anche
qui da noi, non è necessariamente attribuibile ai vertici statali.
Tutte le forme possibili di ammortizzazione sociale, infatti,
non riusciranno mai a colmare
il vuoto lasciato dalla mancanza di una occupazione stabile;
alla fine dei conti il lavoratore
socialmente utile continuerà a
vivere il suo profondo precariato occupazionale e dopo sei,
LA SPIGA
Periodico di attualità,
politica, cultura e sport.
Edito
dall’Ass. Culturale “La Spiga”
Pisticci
Redazione: C.so Margherita, 132
75015 Pisticci (MT)
Reg. Tribunale di Matera
n. 179 del 05/05/1999
Direttore Responsabile:
Angelo Dell’Osso
Direttore:
Pietro Quinto
Collaboratori:
Margherita Agata
Antonio Capistrano
Roberto D’Alessandro
Dino D’Angella
Renato Gioia
Carmine Grillo
Alessandro Lopergolo
Piero Miolla
Raffaele Montemurro
Vito Pelazza
Michele Selvaggi
Grafica:
Stefano Falotico
Impaginazione e Stampa:
I.M.D. Lucana s.n.c.
Pisticci
sette mesi si troverà di nuovo
nella condizione di partenza.
Anzi, immaginate quanto sia
difficile per un giovane crearsi
una famiglia nel momento in
cui la sua occupazione è precaria.
La mancanza di una occupazione stabile è una delle cause
primarie di quel fenomeno che
si suole definire “deistituzionalizzazione della famiglia”.
Reddito minimo di inserimento e lavori socialmente utili sono
concetti derivati dalla “organizzazione economica collettivistica”, ossia dall’interpretazione socialistica del mondo,
ma anche dall’ideologia del
Welfare State, lo stato del benessere, lo stato sociale.
L’Italia, infatti, è uno Stato sociale; aderendo al comandamento di Breveridge (1945), il
teorico del Welfare State, il
nostro Stato ha promesso di
utilizzare tutti gli strumenti politici atti a “liberare l’uomo dal
bisogno”.
Certo! E’ mortificante vedere
che il principale diritto violato,
in un paese che ama dichiararsi
“stato sociale”, è esattamente,
puntualmente e costantemente, il diritto al lavoro.
Gli stabilizzatori sociali sono
figli dell’assistenzialismo generato proprio da questa violazione.
Essi hanno una duplice funzio-
ne: servono a sospendere l’inoccupazione, ma anche a stabilizzare, ammortizzare (per questo si chiamano ammortizzatori e stabilizzatori sociali), anestetizzare il malcontento popolare scaturito dall’elevato tasso
di disoccupazione involontaria
e tutte le sue degeneranti conseguenze sulla stabilità politica.
Dunque, non solo servono a
creare reddito, ma anche a mantenere la continuità di uno Stato o di una amministrazione.
Sappiamo che non è il raziocinio a muovere i popoli ma l’interesse e, come accaduto spesso nel passato, un popolo in
nome del bisogno non esita a
fomentare rivoluzioni e svolte
epocali compromettendo la
continuità degli ordini politici.
Tutte le grandi crisi economiche accompagnate dall’impennata della curva della disoccupazione, sono sempre state causa di devianza sociale: la grande crisi del 1929 ad esempio
comportò in America l’aumento dell’alcolismo e della criminalità.
Il malcontento popolare, infatti, sfocia sempre nella devianza sociale e dunque nella instabilità politica, poiché società,
politica ed economia sono organismi di un unico grande sistema.
Gli ammortizzatori sociali ser-
vono esattamente a prevenire
l’instabilità del sistema.
Essi sono insieme politiche economiche ed anche politiche
sociali, anzi potrebbero essere
paragonati agli anticorpi che il
sistema politico produce per
curare, e non del tutto guarire,
un sistema economico e sociale malato.
Ma chi ha inventato gli ammortizzatori sociali?
L’antichità conosceva ed utilizzava già questi strumenti.
Tremila anni fa, il faraone praticava già queste formule per
prevenire il caos sociale.
Proprio nelle fertili pianure del
Nilo veniva inventata la prima
forma di socialismo arcaico.
Erodoto aveva sostenuto, nel
suo racconto sull’antico Egitto, che le piramidi furono costruite da schiavi e comunque
da uomini non liberi.
I recenti sviluppi dell’antropologia attorno ai siti archeologici egizi hanno confutato a pieno le teorie di Erodoto.
Infatti il ritrovamento di scheletri di interi nuclei familiari e
di resti di animali giovani hanno dimostrato che i costruttori
delle piramidi erano uomini li-
beri, con famiglia ed avevano
anche una buona alimentazione.
Solo gli uomini liberi, nell’antico Egitto, potevano avere famiglia.
Ma allora chi erano i costruttori
delle piramidi?
Erano gli attuali lavoratori socialmente utili, ma all’epoca il
sociale era un tutt’uno con il
sacrale e l’esoterico.
Il passaggio dall’archeologia,
alla antropologia e poi alla politica è breve.
Sono state confrontate, inoltre,
le fratture ossee di scheletri
appartenenti ad aristocratici ed
ai presunti costruttori delle piramidi: le fratture ossee avevano subito le stesse cure mediche.
L’identicità delle terapie praticate ha dimostrato che nell’antico Egitto esisteva un piano
sanitario nazionale, cioè uguale per tutte le classi sociali.
Lo Stato Egizio fu dunque il
primo stato nazionale della storia, ma fu anche la prima civiltà
socialista ad adottare i lavori
socialmente utili: le piramidi
furono il primo grande progetto di ammortizzazione sociale
2
su scala nazionale.
In parole povere come accade
oggi per chi fa domanda di reddito minimo di inserimento o di
lavori socialmente utili (si lavora per alcuni mesi per conto
del Comune) anche nell’antichità, quando il Nilo non fertilizzava i campi e nelle stagioni
di scarsa produzione agricola,
una fetta consistente di popolazione organizzata in turni di
lavoro veniva reclutata dalla
burocrazia faraonica per accelerare l’ultimazione delle piramidi.
Il faraone assicurava ai costruttori delle piramidi non solo un
tetto per il nucleo familiare ed
alimenti necessari al sostentamento della famiglia, ma anche
le cure sanitarie necessarie.
Ciò nonostante, pur perseguendo un interesse divino personale, il faraone, attraverso i lavori
“religiosamente utili” diffondeva benessere sociale ed economico ed insieme assicurava
continuità al suo regno.
Recenti scoperte hanno dimostrato che le determinazioni
politiche che ispirarono il socialismo egizio, erano conosciute anche presso Maya ed
Aztechi.
Montezuma, ultimo imperatore Maya, prima della definitiva caduta del suo impero sotto
le pressioni di Cortes, era solito affidare ai suoi sudditi tanti
pezzi di terra di demanio imperiale per quanti erano i figli
a carico del lavoratore.
Alla fine dei conti, almeno ideologicamente, in quattromila
anni i nostri sistemi politici non
hanno fatto proprio passi da
gigante…
Vito Pelazza
Un grido di allarme e di preoccupazione, dopo la firma del verbale di accordo siglato, a Roma, al Ministero delle Attività Produttive
Stenta a decollare il contratto di programma “Salva Nylstar”
Il contratto di programma “salva Nylstar” stenta a decollare.
A chi è imputabile il grave ritardo? A reclamare a gran voce
chiarezza su chi o cosa stia ponendo un freno alla realizzazione degli interventi a sostegno
della soluzione della crisi, determinata in Valbasento dalla
chiusura degli stabilimenti di
Inca e Nylstar, è il segretario
generale della Femca Cisl di
Basilicata, Luigi D’Amico.
“Non vorrei - afferma – che un
siffatto ritardo sia addebitabile
a qualche inadempienza di una
o, peggio ancora, di più di una
delle aziende, candidatesi ai finanziamenti, che hanno già costituito la società Val Sud. I
lavoratori, il sindacato hanno il
diritto di sapere. Se responsabilità ci sono, devono venir fuori.”. Un grido di allarme e di
preoccupazione, quanto mai legittimo dopo quattro mesi dalla
firma del verbale di accordo
siglato, a Roma, al Ministero
delle attività produttive, trascorsi in un silenzio di giorno in
giorno più assordante. Un silenzio rotto unicamente, nei
giorni scorsi, ancora una volta
dal sindacato dei chimici. Con
una lettera indirizzata al presidente dell’osservatorio nazionale per la chimica Paolo Ruta,
al presidente della task force
Gianfranco Borghini, al presidente della giunta regionale
Bubbico ed all’assessore regionale alle attività produttive Nigro, i rappresentanti della Fulc
territoriale Mega, D’Amico,
Laviero, infatti, hanno invocato un incontro urgente per analizzare l’evoluzione della vertenza Nylstar e Inca, visto “che
nell’intesa del 18 dicembre scorso il Ministero si impegnava a
convocare un’apposita riunione con le parti sindacali ed imprenditoriali entro 90 giorni per
valutare lo stato di avanzamento delle iniziative produttive e
del processo complessivo di rilancio dell’area industriale”.
Una nota, quella inviata dalla
Fulc, che sottende una chiara
volontà a capire meglio e di più
, attraverso una seria verifica
sullo stato di avanzamento dell’importante accordo Ministero- Regione che, sembrava porre le condizioni, attraverso un
finanziamento di 51 milioni di
euro, per attivare un investimento nell’area industriale della Valbasento. “Voglio ricordare, - fa presente D’Amicoche questo investimento potrebbe risolvere i gravi problemi
occupazionali che hanno creato sia la Nylstar che l’Inca con
l’espulsione dal mondo del lavoro di ben 184 unità lavorative, delle quali ben 75 attualmente in Cigs (cassa integra-
zione guadagni straordinaria) permettono di attuare il procesancora in attesa
di essere so di reindustrializzazione che
ricollocati nelle nuove aziende serve ad un’area industriale in
candidatesi a investire in Val- forte declino e ad un territorio
basento, attraverso proprio il impoverito dal punto di vista
contratto di programma siglato sociale, produttivo ed econoa dicembre”. Gli ostacoli che si mico. Il territorio, la conclusiocreano, lascia intendere il lea- ne laconica di D’Amico, ha bider della Femca Cisl, non per- sogno di tutto tranne che di
mettono di risolvere i gravissi- un’altra beffa o inganno.
mi problemi occupazionali che
vi sono in Valbasento e non
Margherita Agata
produzione e quello di manutenzione, osservecontinua da pag. 1
rà un periodo di ferie in funzione della riduzione dell’attività. A ciascun lavoratore, insomma, nel corso del mese di aprile, toccherà un
10 al 21 aprile, si è resa necessaria per far fronte periodo di ferie obbligate, indicativamente di
ad un calo congiunturale degli ordini, mentre il un numero pari a 7 giorni e, comunque, non
riavvio della produzione avverrà gradualmente superiore a 10 giorni, senza far ricorso alle ferie
a partire già dal 22 aprile. Ma, a quanto pare, maturate nel periodo gennaio- aprile 2004.
per i lavoratori, costretti loro malgrado ad una Davvero un’amara sorpresa, dunque, quella
sosta forzata, si tratta di una ben magra conso- riservata per Pasqua, dall’azienda ai poco più
lazione. Nel periodo di fermata, infatti, in base di 100 dipendenti sopravvissuti ai tagli di lua quanto concordato dalle parti, il numero del glio. A rendere inquieti i lavoratori, avere quale
personale di produzione presente sarà stretta- unica certezza il profilarsi all’orizzonte di seri
mente commisurato alle necessità produttive, problemi produttivi per Nylstar 2, quando anmentre il restante personale osserverà un peri- cora, a distanza di diversi mesi, non è stato
odo di riposo, con utilizzo di ferie e riduzioni ancora risolto il problema delle 113 unità espulse
orario. Il rientro, invece, avverrà gradualmente da Nylstar per la chiusura dell’impianto 1, e il
in relazione al progressivo riavvio delle linee di contratto di programma “salva Nylstar”, che
produzione. Il blocco dell’attività, inoltre, non dovrebbe far decollare il consorzio di imprese
risparmierà nemmeno il personale impiegati- Val Sud è tutt’ora in alto mare.
zio. In particolare, quello dedicato ai servizi di
Non c’è pace alla Nylstar
Attualità
APRILE 2004
la
SPIGA
4
Creazione di impresa: si è svolto un corso al Centro per l’Impiego Valbasento
Con la riforma del lavoro in
Italia le province hanno assunto un ruolo cruciale nelle politiche attive del lavoro.
Infatti, stando al contenuto dei
vari decreti legislativi in materia ed alla normativa che prende il nome dal prof. Biagi, le
province oltre a svolgere un
ruolo nell’incontro fra domanda ed offerta di lavoro, svolgono anche un ruolo propositivo,
attivo, per promuovere occupazione.
Il braccio attraverso cui gli enti
locali esercitano tale funzione
sono i servizi competenti, tra
cui gli organismi più rispondenti alle esigenze del territorio sono i cosiddetti “centri per
l’impiego”.
La riforma del lavoro oltre a
prevedere nuove tipologie
contrattualistiche per i lavoratori, ha previsto nuove funzioni per i centri per l’impiego da
un lato e dall’altro ha
ottimizzato lo svolgimento dell’attività di mediazione, del
ricollocamento dei lavoratori,
della selezione e formazione
del personale, nonché della
somministrazione del lavoro.
Queste ultime attività, oggi,
possono essere svolte anche da
agenzie private autorizzate dal
Ministero del Lavoro e/o accreditate presso le Regioni.
Accanto al collocamento pubblico dei lavoratori si è sviluppato dunque anche il collocamento privato gia in uso da
molti anni nei paesi anglosassoni.
In ogni caso il ruolo dei centri
per l’impiego, gli ex uffici di
collocamento, risulta vitale per
le politiche attive del lavoro,
poiché oltre a promuovere l’occupazione e contribuire alla
costituenda borsa continua del
lavoro (ossia una borsa in cui i
lavoratori ed i datori di lavoro
potranno inserire i propri dati o
attingere informazioni), i centri possono anche elaborare e
promuovere iniziative formative volte all’inserimento lavorativo.
Proprio in funzione di questo
ruolo, anche il Centro per l’impiego della Valbasento, diretto
dal dott. Francesco Mario Di
Trani, ha condotto una iniziati-
va proposta dall’Assessorato
Provinciale alla Formazione e
Lavoro: il corso in “creazione
di
impresa”
volto
all’autoimpiego dei lavoratori.
Il corso ha potuto contare su
una solida e costante partecipazione e anche grazie al sostegno dell’Assessore provinciale alla Formazione e Lavoro, Dino Calciano, promotore
dell’iniziativa, e di tutti collaboratori del centro per l’impiego si è cercato di infondere nei
partecipanti una vera e propria
cultura dell’impresa.
Il corso, nella sua seconda edizione in Valbasento, è stato
coordinato da Bruna Tarasco e
si è concluso il 23 marzo scorso.
Il programma, articolato in più
sezioni (dalle caratteristiche
personali dell’imprenditore,
alla conduzione di indagini di
mercato, fino alla spiegazione
delle normative che incentivano le imprese) è stato illustrato
da Giovanni Fazio, ex dirigente regionale ed ex sindaco di
Montalbano, il quale ha saputo
inculcare una sorta di vocazio-
ne per l’impresa, suscitando
l’interazione ed il coinvolgimento dei partecipanti.
Insomma si spera che anche
con questo intervento, insieme
ad un uso razionale ed efficace
degli strumenti della riforma
del lavoro, si riesca a creare
occupazione fruendo anche
delle grandi opportunità offerte dall’appartenenza all’Obiettivo 1.
Moltissimi i fondi cui si può
accedere per “mettersi in proprio” e diventare imprenditori:
dalla normativa sul lavoro autonomo, a quella per cooperative, microimprese, subentro
agricolo, franchising e tante
altre.
“In questa direzione”- sostiene
D. Calciano, assessore provinciale alla formazione e lavoro“va anche l’istituzione delle
borse studio presso l’amministrazione provinciale di Matera; l’obiettivo è quello di reclutare professionisti, laureati in
discipline conformi al ruolo, in
grado di sostenere ed implementare i servizi offerti in materia di politiche attive del la-
Inaugurazione del Centro per l’impiego Val Basento
voro”.
“Inoltre”- conclude- “ho promosso il corso per creazione di
impresa in Valbasento nella
speranza di stimolare potenziali imprenditori; ad oggi ritengo che l’iniziativa ha avuto
notevole successo, è apparsa
molto gradita, e per questo non
solo molti dei partecipanti hanno già presentato richieste di
finanziamento ed idee progettuali, ma si sta già riproponendo
l’iter didattico presso le sedi di
Matera, dove l’esperienza di
G. Fazio sembra apportare un
prezioso contributo”.
“Certamente”- aggiunge il responsabile del Centro per l’impiego di Valbasento, F. M.. Di
Trani- “la riforma del lavoro
ha aperto nuovi orizzonti che
vanno scrutati attentamente; ci
troveremo, come servizi competenti, di fronte a nuove sfide
e nuove opportunità che affronteremo con determinazione ed impegno. L’apporto di
tutte le istituzioni ed anche dei
lavoratori risulterà essenziale
per la crescita del nostro territorio”.
Vito Pelazza
Fondi Unione Europea – La Basilicata tra le Regioni che hanno saputo spendere meglio
La Regione Basilicata per perseguire lo scopo di
dare piena attuazione alle proprie strategie in
materia di sostegno e creazione di occupazione
oltre a fondi propri ha a disposizione finanziamenti assegnati dalla Unione Europea ad essa ed ai
quattordici restanti Stati membri della Comunità.
Tra i più importanti strumenti che definiscono
la strategia di sviluppo di una regione e gli interventi che bisogna attivare per determinarne
la crescita vi sono i POR (Programmi Operativi Regionali). Questi interventi sono finanziati,
appunto, dai fondi strutturali della Comunità
Europea per un periodo di programmazione di
7 anni (2000/2006). Attualmente la Regione
Basilicata beneficia di questi interventi in maniera piuttosto rilevante in quanto essa rientra
nell’Obiettivo 1 che mira a sostenere le regioni
europee in maggiore ritardo economico rispetto alle altre. E’ notizia di questi tempi che la Ns
regione a partire dal 2007 non beneficerà più
dei fondi strutturali Obiettivo 1 in seguito all’adesione all’U.E. di nuove regioni che conoscono difficoltà economiche maggiori rispetto
alla nostra. Essa potrà, comunque, continuare a
beneficiare nel prossimo periodo di programmazione tra il 2007 e il 2013 di un aiuto meno
rilevante pari al 63% del contributo attuale. In
questi giorni sono stati divulgati i risultati riguardanti la ripartizione di ulteriori fondi Ue destinati alle regioni che nel I° triennio del periodo 2000/2006 hanno saputo spendere meglio i
fondi assegnati (la cosiddetta premialità). Quest’ultima è un sistema di incentivazione previsto nella programmazione della Comunità Europea attraverso il quale il 10% delle risorse
economiche dell’intero periodo 2000-2006 è accantonato per essere poi attribuito alle amministrazioni regionali che hanno dimostrato di aver
conseguito rapidamente gli obiettivi previsti e
realizzato gli interventi di ottima gestione La
Commissione Europea ha assegnato alla Basilicata 35,7 milioni di euro su un totale di 996
milioni destinati alle regioni italiane comprese
nell’obiettivo 1. La Ns. Regione ha raggiunto il
miglior risultato ottenendo in percentuale il
14,2% del fondo complessivo, rispetto all’ 11,9
della Campania, all’11,6 della Puglia, all’ 11
della Sicilia. Con queste ulteriori risorse le regioni potranno dare un nuovo impulso agli investimenti, la crescita e la creazione di nuovi
posti di lavoro.
Con l’utilizzo di
una parte di questi finanziamenti
la Reg. Bas realizza diversi interventi rivolti ai giovani in cerca di occupazione attraverso Corsi di
formazione finalizzati all’occupazione, Borse Lavoro,
Work
Experience. Tra i
più interessanti segnaliamo le azioni di Work
Experience che sono dei percorsi formativi
mediamente di 800 ore delle quali una parte (di
solito 160/200 ore) di formazione in aula e una
parte (640/600) di esperienza di lavoro direttamente in un’azienda. I requisiti per fare la
domanda sono: stato di disoccupazione e residenza in Basilicata. Le domande sono da indirizzare agli enti di formazione ai quali la Reg.
Bas. ha assegnato la realizzazione del progetto.
Le W.E. presentano un duplice interessante
aspetto. Da una parte offrono all’allievo, a
differenza degli altri corsi di formazione, l’opportunità di fare un’esperienza di lavoro direttamente in un’azienda; dall’altra offrono degli
interessanti percorsi formativi sicuramente più
aderenti alla realtà economico-produttiva che
possono andare da: Operatore di segreteria
informatizzato, Addetto/a alla contabilità,
Esperto/a nei servizi assicurativi, finanziari e
bancari, Esperto/a in controllo di gestione ed
analisi bilancio ecc.
Un altro intervento diretto ai disoccupati è il
bando Borse Lavoro il cui termine di presentazione è peraltro scaduto il 31.01.04. Affrontiamo questo tema perché in questi giorni sul
portale Basilicatanet sono state pubblicate le
graduatorie relative alle domande pervenute
entro il 31.12.2003 e possiamo fornire qualche
utile notizia. Cominciamo col dire che le domande pervenute al Dipartimento Formazione
e Lavoro sono state all’incirca 15.000 delle
quali 5.000 circa sono pervenute entro dicembre 2003 e 10.000 entro gennaio 2004. Per il
finanziamento delle domande pervenute nel
mese di Dicembre
sono stati utilizzati
11,8 milioni di euro
che garantiscono a
circa 1500 persone
di realizzare una
borsa lavoro. Successivamente il Dipartimento provvederà ad approvare
le graduatorie relative alle domande
pervenute entro il
31 gennaio 2004
con le quali saranno finanziate altre 1500 borse. I vincitori saranno convocati dai Centri per l’Impiego dove
sosterranno un colloquio di orientamento. A
seguito del colloquio, i Centri individueranno
l’organismo ospitante (se non era già stato
indicato nella domanda dal borsista) presso il
quale realizzare la borsa lavoro. Quest’ultima
ha una durata che varia dai 7 mesi per i disoccupati fino ai 12 mesi per i portatori di handicap
durante i quali il borsista percepisce una somma
commisurata alla distanza del luogo di tirocinio
dalla sede di residenza che va dai 500 a 800 euro.
Per le aziende “ospitanti” è previsto a titolo di
rimborso un indennizzo massimo di euro 200
mensili per ogni tirocinante ospitato nel caso in
cui l’azienda nomini un tutor interno che segua
il borsista durante i 7 mesi. C’è da aggiungere,
inoltre, che sono allo studio, presso il Dipartimento Formazione e Lavoro, incentivi a favore
delle aziende ospitanti che alla fine del tirocinio
formativo manifestino la volontà di assumere i
borsisti, tutto questo per evitare che la Borsa
Lavoro rimanga per il giovane un sussidio fine
a se stesso.
Altre opportunità possono presentarsi ai disoc-
cupati con i Corsi di Formazione, alcuni dei
quali sono finalizzati all’occupazione. I giovani
disoccupati possono inoltrare le domande agli
enti di formazione ai quali la Regione ha assegnato la realizzazione del progetto. Tutti i candidati sono sottoposti successivamente a selezione e una parte di essi viene ammessa all’attività formativa. Alla fine di essa ai partecipanti
viene rilasciata una certificazione finale (attestato di qualifica) e viene effettuata una ulteriore
selezione in quanto l’azienda dovrà procedere
ad assumere entro 60 giorni dalla fine dell’attività formativa una parte di essi. Attualmente
nella zona industriale di Pisticci Scalo stanno
per partire due corsi. Il primo è per “Addetti alla
lavorazione della concia” finalizzato all’occupazione di 18 partecipanti – sede di svolgimento
Azienda Calbe Sud. Il secondo è per “Addetti
alla produzione di abbigliamento imbottito”
finalizzato all’occupazione di 20 partecipanti –
sede di svolgimento Azienda Minardi 2002.
Elencare tutti i Corsi di Formazione e le Work
Experience in atto non è possibile. Consigliamo
ai Ns. lettori di visitare il sito internet della
Regione www.Basilicatanet.it nel quale si può
prendere visione dei bandi in scadenza e scaricare i relativi moduli di domanda.
Per finire per chi ha conseguito il diploma di
laurea o il diploma di scuola media superiore di
durata quinquennale ed è intenzionato a frequentare o sta già frequentando un master o un
tirocinio formativo professionalizzante di alta
specializzazione, la Regione Basilicata assegna
una borsa di studio a titolo di contributo per i
costi di iscrizione e frequenza al master che
possono variare, a secondo del reddito del richiedente, dal 90 al 50% dei costi sostenuti. Il
bando completo è pubblicato sul B.U.R. n. 55
del 02/08/2003.
Michele Grieco Nobile
Attualità
APRILE 2004
Il ruolo cruciale delle politiche attive del
lavoro ed il lato oscuro della riforma Biagi
Con il decreto legislativo 276
del 10. 09. 03. il governo ha
reso operativa la riforma del
lavoro in Italia.
L’obiettivo era quello di garantire trasparenza e coerenza al mercato del lavoro e
migliorare l’inserimento professionale dei disoccupati e
di quanti sono alla ricerca di
una occupazione.
Il decreto, al secolo decreto
“Biagi”, oltre a creare un unico regime di autorizzazione
per tutti i soggetti e gli enti
che svolgono un ruolo essenziale nel mercato del lavoro
(centri per l’impiego e agenzie private) ha segnato il trapasso alla “flessibilità del lavoro in Italia” rinnovando
l’intero parco dei contratti di
lavoro.
Molte le nuove tipologie di
contratto di lavoro previste
sono in uso nei paesi europei
da molti anni.
Il contratto di lavoro
“intermittente” si rivolge ai
lavoratori che si pongono a
disposizione dei datori di lavoro, i quali ne possono utilizzare la prestazione lavorativa in maniera discontinua o
appunto “intermittente” secondo le esigenze individuate dai contratti collettivi.
Altra interessante tipologia
contrattualistica è il contratto
di lavoro “ripartito”, mediante il quale due lavoratori assumono in solido l’adempimento di una unica prestazione professionale.
Anche l’apprendistato ha subito una radicale trasformazione.
Sono state istituite, infatti, due
tipologie di apprendistato: il
contratto di apprendistato
“professionalizzante per il
conseguimento di una qualificazione” attraverso una formazione continua sul lavoro
ed un contratto di apprendistato “per l’acquisizione di
un diploma o per percorsi di
alta formazione”.
Il contratto di “inserimento”,
invece, è un contratto finalizzato all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro di alcune categorie di
persone (soggetti con età
compresa tra i 18 ed i 29 anni,
disoccupati di lunga durata,
lavoratori con più di 50 anni
privi di lavoro, donne residenti in zone con elevato tasso di disoccupazione, diver-
la
samente abili, etc.): i soggetti
in questione seguono un progetto individuale di adattamento alle competenze di un
contesto lavorativo.
I rapporti di “collaborazione
coordinata e continuativa”
(Co. Co. Co.), invece, sono
contratti riconducibili a programmi di lavoro specifici
gestiti autonomamente dal
collaboratore e spesso sono
veri e propri contratti di lavoro “a progetto”.
Infine vengono inseriti anche
i contratti di lavoro “occasionale” e per “prestazione di
lavoro accessorio”; i primi
non possono avere una durata
superiore ai 30 giorni nel corso dell’intero anno solare e
non possono superare i 5.000
euro di remunerazione, i secondi sono riconducibili a
prestazioni meramente occasionali rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o
non ancora entrati nel mercato del lavoro nell’ambito di
piccoli lavori domestici, dei
lavori di giardinaggio e di
pulizia, della realizzazione ed
organizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali, etc.
I nuovi contratti, comunque,
oltre a stabilire una “flessibilità nel lavoro”, hanno anche
suscitato molte perplessità.
Secondo molti la riforma ha
giocato a tutto vantaggio delle imprese e a discapito dei
Centro Territoriale Permanente
per l’educazione degli Adulti
Scuola Media “Q.O. Flacco”
Marconia
Si porta a conoscenza che sono
aperte le iscrizioni ai seguenti corsi per chi ha o non ha assolto l’Obbligo Formativo per giovani ed
adulti.
Corsi:
1) Psicologia;
2) Educ. all’immagine;
3) Marketing turistico;
4) Vivaismo e giardinaggio;
5) Pittura;
6) Inglese;
7) Operatore tratt. rifiuti urbani;
8) Operat. serv. amb. alle imprese;
9) Orafo;
10) Multimedialità;
11) Floricultura
ed altri.
I moduli di iscrizione sono reperibili presso la Scuola Media di Marconia. Le domande vanno presentate presso il Centro Territoriale di
Marconia.
lavoratori.
Se da un lato si sono ridotti i
costi che le imprese sopportano per la remunerazione dei
dipendenti, dall’altro si è creata una maggior precarietà
occupazionale.
Insomma il lavoratore del
2004 rischia di non avere una
occupazione stabile su cui
progettare il proprio futuro,
anzi la flessibilità si è trasformata in profonda incertezza
professionale e dunque esistenziale.
Si pensi che la precarietà incide fortemente su aspetti
come la famiglia, nucleo di
tutto l’apparato giuridico e
morale italiano.
Non è un caso che oggi si
parla di una radicale “deistituzionalizzazione” della famiglia: essa non è più il nucleo, l’istituzione fondamentale dell’esistenza.
Colui che vive una condizione occupazionale precaria,
data la sua profonda incertezza economica, difficilmente
sarà portato a crearsi una famiglia o a richiedere un mutuo per l’acquisto dell’abitazione.
Questo spiega anche l’abbassamento della soglia delle
garanzie richieste per mutui e
finanziamenti. Paradossalmente, invece, le statistiche
Istat nazionali riferite all’occupazione dimostrano un incremento dell’occupazione
nazionale, tendendo a considerare “occupazione” anche
quella precaria o temporanea.
Se da un lato, dunque, si recepiscono le direttive europee
volte alla flessibilità dei contratti di lavoro, dall’altro questa flessibilità, pensata a livello europeo per contesti
differenti dal nostro, incide
profondamente sulle nostre
abitudini nazionali e coglie
impreparata una nazione che
ha fatto del lavoro stabile un
suo comandamento.
L’articolo 1 della nostra costituzione recita infatti che
“l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, mentre l’articolo 3 dice
che è “compito della Repubblica rimuovere…gli ostacoli che…impediscono il pieno
sviluppo della persona umana….”.
Ma la certezza occupazionale non contribuisce forse al
pieno e totale sviluppo della
persona umana?
Non è forse vero che “il lavoro nobilita l’uomo” e che anche e soprattutto nel lavoro si
sviluppa la personalità?
Così nel tentativo di garantire un “diritto al lavoro”, le
istituzioni hanno ben pensato, attraverso la riforma, di
fare proprio del lavoro e della
incertezza derivante il principale ostacolo al “pieno sviluppo della persona umana”.
Vito Pelazza
LA VIGNETTA di Luciano Camardo
SPIGA
5
continua da pag. 1
Approvato
il porto turistico
presentanti del popolo. Maggioranza ed opposizione, infatti, si sono espresse in maniera trasversale e sofferta.
Favorevoli al progetto 8 consiglieri del centro sinistra
(Badursi, Borraccia, Di Trani
e Taranto per i Ds; Calciano,
D’Addurno, Grieco e Tuccino
per la Margherita), 2 di centro destra (D’Onofrio e Giannone per l’Udc, risultati determinanti) ed il sindaco.
Contrari 6 consiglieri del centro sinistra (Cammarota dei
Ds, Mastronardi della Margherita per l’Ulivo, Pugliese
e Storino della Margherita,
De Nittis di Rifondazione
Comunista e Pastore dello
Sdi) e 2 di centro destra (Di
Pisa e Leone di Forza Italia).
Astenuto il consigliere della
Margherita Sigismondo.
Nei giorni successivi al voto
ci si è interrogati sulla effettiva forza vincolante delle modifiche approvate alla convenzione (lo strumento che
ha determinato i vantaggi ed i
bilanciamenti in favore del
Comune di Pisticci) E’ doveroso, pertanto, fare una precisazione sulla portata del
voto espresso dalla maggioranza dei presenti. Nel corso
dell’assemblea, infatti, sembrava che il Comune di Pisticci, nel modificare a proprio favore i termini della
convezione con la Nettis,
avesse il non trascurabile vantaggio temporale di ottenere
dal proponente la ratifica dell’accordo di programma sul
porto (lo strumento che di
fatto ha dato il via al progetto
consentendo a Nettis di incassare i contributi dal Cipe
entro il 31 marzo 2004), comprensiva dei rinnovati termini della convenzione, così
come approvati dal consiglio.
Insomma, era sembrato di
capire che se Nettis non avesse accettato la nuova proposta di convenzione, la stessa
avrebbe dovuto presentare
una controproposta entro il
31 marzo, senza poter sottoscrivere l’accordo di programma. Così non è, se è vero
che l’articolo 5 dello stesso
accordo di programma consente di sottoscrivere la convenzione entro 20 giorni dalla ratifica della delibera sull’accordo stesso. Tale termi-
ne, poi, è scaduto il 14 aprile,
senza alcuna conseguenza
sulla validità dell’accordo di
programma. Pertanto, con il
voto del 25 marzo, il consiglio ha sbloccato le pratiche
richieste da Nettis per incassare il contributo Cipe e sottoscritto una proposta di convenzione, ovvero uno strumento a garanzia del territorio, considerato come fattore
determinante la scelta
maggioritaria, ma scivolato,
da certezza immediata e vincolante nei termini della scadenza dell’accordo di programma, a trattazione posticipata ed ancora delegata alla
interlocuzione tra il sindaco
(e non il consiglio, come fu
erroneamente detto) ed il proponente.
Una differenza non da poco!
La speranza è che a capire
male i termini del voto siano
stati solo alcuni tra i non addetti ai lavori, perché se in
errore sono incappati anche i
consiglieri, si può immaginare che la composizione già
striminzita della maggioranza favorevole al progetto
avrebbe potuto incassare
qualche altra perdita…questa
volta decisiva.
Il 22 marzo, invece, nella prima seduta del consiglio che
avrebbe dovuto discutere del
porto (argomento poi rinviato) si è parlato della partecipazione dell’ente locale al
bando regionale sui contratti
di quartiere. Il progetto che il
Comune intende candidare è
stato presentato dall’assessore Druda e prevede la riqualificazione del rione Portobello
in Marconia, considerato
come periferia urbana non
evoluta. Forti perplessità sono
state avanzate dalle opposizioni sulla fattibilità del progetto, per questioni collegate
alla tempistica ed alla documentazione (il bando è scaduto il 4 aprile). Qualche critica è giunta anche dall’interno della maggioranza. Infine,
tuttavia, la perimetrazione
dell’area sulla quale
candidare il progetto è stata
approvata, con l’impegno di
tornare in consiglio in breve
tempo con un progetto completo.
Roberto D’Alessandro
C entro S torico
APRILE 2004
Pisticci ha partecipato alla H O, un bene prezioso
2a Mostra dei Comuni Lucani 2
La città di Pisticci ha partecipato alla seconda Mostra dei
Comuni Lucani organizzata
dall’associazione Identità Lucana presso la zona industriale
di Tito. Obiettivo dell’evento
quello di contribuire allo sviluppo socio economico della
Basilicata nell’ottica della promozione turistica attraverso la
valorizzazione delle identità del
territorio. In questa ottica ai 43
Comuni che hanno aderito è
stato assegnato uno stand per
la esposizione del proprio patrimonio artistico, monumentale, paesaggistico ed antropologico così che al visitatore
fosse possibile compiere un
viaggio ideale attraverso le più
disparate risorse della Regione.
In questa ottica hanno inteso
allestire lo stand della città di
Pisticci le tre responsabili dell’organizzazione affidata a
Carmela Giannone, Maria Pastore e Marcella Laviola delle
Biblioteche comunali. L’iniziativa è stata recepita e promossa
dall’assessore al turismo Teresa Di Stefano e si è avvalsa
della collaborazione del personale del Comune di Pisticci,
della segreteria e dell’ufficio
tecnico. Ne è venuto fuori un
allestimento completo ed
esaustivo delle peculiarità territoriali. Si è provveduto alla
valorizzazione delle arti, dei
costumi tradizionali e della
oggettistica, anche attraverso
la collaborazione di artisti del
legno, del ferro e della ceramica. Uno spazio è stato riservato
alle produzioni librarie locali,
un altro alle tipologie culinarie, tra cui vino, olio, latticini e
miele, senza tralasciare l’azione di promozione turistica avvenuta attraverso la pubblicità
offerta alle strutture ricettive
ed agrituristiche. Le scuole
hanno aderito, tra l’altro, con
una esposizione relativa alle
spose di fine ‘800 e con
allestimenti floreali.
La società Mirabilia ha presentato i suoi pannelli storicomonumentali, la Coldiretti ha
offerto alcuni prodotti agricoli, i fotografi della città hanno
contribuito con alcuni scatti
d’autore.
Non è mancata la disponibilità
dei panificatori e dei pasticcieri, che hanno contribuito a far
conoscere il pane di Pisticci e
le specialità tipiche. Una presenza significativa, insomma,
per una delle più numerose
comunità della Lucania che
proprio grazie a quella diversità del territorio spesso enumerata nell’elenco delle problematiche, ha saputo confezionare una offerta diversificata,
originale e completa, che ha
destato molto interesse nei numerosi visitatori.
Nuovo servizio presso l’Ufficio Postale
Apre lo sportello
“Postamat”
Sarà inaugurato ufficialmente tra breve il nuovo sportello “Postamat” predisposto
dall’Ente Poste Italiane presso l’ufficio postale di Pisticci centro. Il nuovo servizio,
che va ad ampliare il ventaglio di offerte che il presidio
fornisce agli utenti, servirà
agli stessi non solo per il prelievo bancomat, ma anche per
le ricariche telefoniche dei
gestori di telefonia mobile e
per il pagamento delle
bellette dell’Enel, cui si aggiungerà, a quanto pare molto presto, anche la possibilità
di pagare altre bollette. Molto soddisfatto il direttore dell’ufficio pisticcese, il ferrandinese Francesco Mancini,
che sottolinea come “questo
innovativo servizio sia presente, nel territorio della provincia di Matera solo a Scanzano. Si tratta, quindi, di un
risultato notevole che questo
ufficio e questa squadra hanno raggiunto, lavorando sodo
e riportando il presidio a livelli d’eccellenza, come
qualche anno addietro”. In
sostanza, fanno sapere i vertici provinciali, l’apertura di
questo sportello a Pisticci
rappresenta un premio per il
la
lavoro svolto dal direttore e
dai dipendenti negli ultimi
anni, tanto da far registrare
una crescita notevole del volume del risparmio depositato, attraverso l’apertura di
nuovi conti correnti. Presto,
precisa il direttore, “la struttura cambierà faccia e sarà
completamente rinnovata
nelle sua veste, oltre ad essere ulteriormente potenziata,
attraverso l’istituzione di
nuovi sportelli ed il raddoppio dello sportello pacchi e
raccomandate, che negli ultimi giorni registra un flusso
superiore alla media”. Su
quest’ultimo punto va precisato che, indubbiamente, negli ultimi giorni le file sono
sempre più corpose e le attese lunghe e snervanti, tanto
che qualcuno ha minacciato
di reclamare direttamente ai
vertici provinciali e regionali dell’ente. Ma il direttore
sull’argomento appare, come
detto,
ottimista
e
sdrammatizza con una battuta: “se ci sono le code vuol
dire che l’ufficio ha molto
lavoro, quindi va potenziato”.
E’ quello che si augurano gli
utenti.
Piero Miolla
di Alessandro Lopergolo
Spesso si parla di come utilizzare al meglio quello che è uno
tra i beni più importanti del
nostro eco-sistema: l’ acqua.
Negli ultimi tempi, infatti, hanno destato preoccupazione le
notizie concernenti le quantità
d’ acqua che si trovano negli
invasi artificiali o naturali che
siano e quelle dei fiumi italiani. Si sono sentite notizie su un
pauroso svuotamento del livello idrico, ad esempio, del fiume italiano più grande, il Po’,
si parla di dighe sotto i livelli
standard o ancor di più in via di
svuotamento totale, si apprende di eventuali “scioglimenti”
dei ghiacciai per riportare un
po’ di sollievo alle colture già
profondamente segnate da una
siccità di certo anomala.
Certo due inverni piovosi hanno fatto si che almeno i nostri
invasi si riempissero adeguatamente. Ma l’inverno è stato
“generoso” solo in alcune parti
del territorio italiano. Per quest’
anno almeno nel nostro territorio non si dovrebbe aver a che
fare con la temutissima, soprattutto da allevatori ed agricoltori, siccità. Questo non vuol
dire che le cose andranno sempre così.
Ma veniamo ad analizzare quelle che potrebbero essere le cause principali che portano, hanno portato e potrebbero portare
ad una crisi idrica. Di certo ci
sono tra le prime ragioni i cambiamenti climatici dovuti a noti
problemi quali quello del crescente dilatarsi del buco dell’
SPIGA
ozono, quindi riducibili all’inquinamento; ma di sicuro ce ne
sono altri. L’eccessivo sfruttamento dell’acqua da parte non
solo di attività industriali, ma
anche da parte di noi cittadini,
impianti idrici ormai obsoleti e
fatiscenti, poche o scarse precipitazioni sono tra le cause
conglobanti di questo effetto.
Facendo però una più attenta
analisi, si può pensare che anche noi siamo in parte responsabili di quanto accade. Gli
sprechi nelle nostre case sono
quotidiani.
Basti pensare che al giorno in
un paese del Terzo Mondo sono
disponibili solo tre litri d’acqua pro-capite. Noi ne abbiamo a disposizione circa cinquanta volte tanto. Infatti noi
usiamo l’acqua per qualsiasi
nostra attività quotidiana, senza soffermarci su un eccessivo
spreco di quello che per l’anno
2400 è stato già definito un”
bene prezioso”. Studiosi e ricercatori europei ed americani, infatti, hanno calcolato che
nei prossimi tre, quattro secoli
l’acqua sarà sempre meno e
sempre più preziosa. C’è chi
dice che il valore dell’acqua
diventerà superiore a quello
dell’oro nero. Tutto questo
sembra un paradosso se pensiamo che tre-quarti del nostro
pianeta è ricoperto d’acqua!
Eppure pensandoci bene e riflettendoci nemmeno molto
questa prospettiva è di certo
reale.
6
Indirettamente tutto ha a che
fare con l’utilizzo dell’acqua.
Dalla mega industria a noi, tutto passa per il suo uso. L’energia elettrica usata nelle nostre
case deriva dall’impiego dell’acqua così come quella di una
grossa industria di qual si voglia genere. Per non parlare
dello spreco causato dalle tante fontane che ogni giorno fanno perdere enormi quantità
d’acqua. Le si potrebbe munire di apposito rubinetto risolvendo il problema di un inutile
quanto eccessivo spreco.
Di certo, essendoci grossi interessi economici, nessuno ridurrà la produzione della propria
industria solo perché c’è scarsezza d’acqua, ma di certo tutti
noi nel nostro piccolo possiamo fare più di qualcosa per
cercare di preservare questo
prezioso bene. Ad esempio
mettendo nella vaschetta del
bagno un recipiente da litro, ad
una media di tre scarichi al
giorno, in un anno andremmo a
risparmiare circa 32850 litri di
acqua. Tutto questo in una sola
abitazione e con un gesto da
nulla. Certamente non risolveremmo i problemi da soli, ma
pensate a 32850 litri all’anno
risparmiati da tutto il mondo a
cosa porterebbe. Da soli è vero
non si troverebbe la soluzione
del
problema,
ma
sensibilizzando quante più persone ci si sentirà partecipi della salvaguardia del nostro ecosistema.
Consigli utili su come evitare sprechi
Di seguito sono riportati alcuni
consigli utili su come evitare
sprechi e quindi risparmiare
economicamente, perché si sa
che l’acqua ha un costo, ma
soprattutto ci si sentirà più responsabili.
Chiudi il rubinetto mentre ti
insaponi o mentre ti spazzoli i
denti, o lavi i piatti; fai lo stesso mentre usi il rasoio per raderti e aprilo solo per sciacquarlo. In una famiglia di tre
persone questo consente di risparmiare fino a 8000 litri di
acqua l’ anno. Non far scorrere l’ acqua inutilmente.
Lava frutta e verdura in un
apposito contenitore, piuttosto che sotto l’acqua corrente.
Usa l’acqua del lavaggio di frutta e verdura per annaffiare le
piante di casa.
Ricordati che un rubinetto che
perde 30 gocce al minuto spreca circa 200 litri d’acqua al
mese e 24.000 all’anno. Fai la
doccia (breve) invece che il
bagno, perché per ogni doccia
si utilizzano 30-35 litri d’acqua invece di 150-180.
Usa la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico (in questo modo puoi risparmiare tra
gli 8.000 e gli 11.000 litri di
I lavori pubblicati sono
liberamente e gratuitamente ceduti.
Riflettono il pensiero dei
singoli autori i quali ne
hanno responsabilità nei
confronti della legge.
acqua potabile all’anno per famiglia).
Usa l’acqua calda con cui hai
cotto la pasta per lavare i piatti
e le stoviglie. Avendo un rilevante potere sgrassante, essa ti
permetterà di risparmiare non
solo sul consumo di acqua, ma
anche dei detersivi.
Controlla periodicamente il
contatore di consumo dell’acqua. Nel caso in cui, con tutti i
rubinetti chiusi, il contatore
continua a girare, chiama una
ditta in grado di controllare e
riparare eventuali guasti o perdite del tuo impianto.
Installa rubinetti con dispositivi
che fanno risparmiare acqua
(es. diffusore a basso flusso).
Applicare un frangiflutti a un
rubinetto per arricchire d’aria
il getto d’acqua, può consentire ad una famiglia di tre persone di risparmiare fino a 6.000
litri di acqua all’anno.
Fai isolare termicamente le
condutture dell’acqua, potrai
così ridurre il tempo di attesa
per ottenere l’acqua calda alla
temperatura desiderata ed eviterai anche tanto spreco e molti
costi!!
Per disinfettare e lucidare usa
un po’ di acqua e un po’ di
aceto oppure bicarbonato, invece di fare un uso eccessivo di
prodotti chimici per la pulizia
della casa. In questo modo consumerai meno acqua e inquinerai meno l’ambiente
Per lavare la tua automobile,
non utilizzare l’acqua potabile, lava comunque l’auto meno
di frequente e, nel caso, portala
a un lavaggio che ricicla l’acqua.
Non lavare mai l’automobile o
altro veicolo al fiume o presso
un torrente o corso di acqua.
Lavare la propria autovettura
con un secchio, piuttosto che
con acqua corrente, consente un risparmio di 130 litri
ogni lavaggio.
Metti uno strato di foglie
secche alla base delle tue
piante da giardino per mantenere l’umidità del suolo.
In questo modo si manterranno le radici fresche; si
eviterà che si asciughi la
terra troppo presto, evitando, inoltre, che attecchiscano piante parassite.
Chiedi all’azienda competente, o direttamente al comune, d’intervenire quando
vedi che una fontanella rimane sempre aperta, o c’è
una tubatura che perde.
Segnala le perdite alla rete idrica, alle tubature e alle strutture
del servizio idrico che ti capita
di osservare.
Chiedi all’azienda che gestisce il servizio idrico, la copia
della carta dei servizi, per conoscere e poter verificare il rispetto degli standard di qualità
del servizio.
Promuovi iniziative d’informazione e di formazione di altri
cittadini con cui sei in contatto,
all’uso razionale e responsabile dell’acqua.
Alessandro Lopergolo
Attualità
APRILE 2004
CONSENSO ED ENERGIA
Il rapporto medico paziente è
regolato dall’art. 32 del Codice deontologico che definisce
il concetto di consenso informato.
Per esso si intende la obbligatorietà del medico di informare il proprio paziente dei rischi
e dei vantaggi di un qualunque
atto sanitario sia esso chirurgico che medico e su qualunque
tipo di indagine chimico clinica o strumentale.
Tale consenso si ritiene acquisito in forma tacita quando l’atto medico si ritiene non sia particolarmente impegnativo,
quale può essere la somministrazione di un analgesico in
caso di dolore.
Il consenso deve essere acquisito da parte del medico in forma sottoscritta quando l’atto
medico in senso lato è particolarmente impegnativo e può
essere occasione di rischio
anche grave per il paziente.
Un esame strumentale con
mezzo di contrasto come può
essere un esame TAC richiede
il consenso informato in forma
sottoscritta.
Proviamo ad applicare questa
stessa metodologia di ragionamento ad un atto della pubblica amministrazione quale può
essere la realizzazione di
un’opera, qualunque essa sia.
Questa deve essere strutturata
da un progetto di fattibilità tecnicamente a regola d’arte
(aspetto tecnico di una scelta)
e deve essere individuata come
opera la più probabile vantaggiosa per il territorio in cui ricade.
L’intelligenza e la lungimiranza di un amministratore (aspetto politico di una scelta) consiste proprio nell’individuare la
cosa più probabile tra tutte le
cose probabili che abbia una
maggior ricaduta possibile sulla realtà socio economica e culturale dell’ambiente in cui ricade.
Se io pensassi alla realizzazione a Pisticci per esempio di una
moschea, pur potendo avere
una progettazione perfetta e sicuramente gradita ai pochi
concittadini di fede musulmana, sicuramente tale realizzazione avrebbe la minore valenza socio-economica sulla
cittadina e pertanto tale scelta
andrebbe sicuramente abbandonata.
Proviamo ad applicare questo
stesso tipo di ragionamento alla
proposta di realizzazione di
una centrale elettrica in Val Basento, tornata all’onore delle
cronache in questi ultimi giorni.
continua da pag. 1
Intervista a Roberto Cammarota
prevede una sbornia di centrali
turbogas, come in Basilicata.
Iannantuono ha dimostrato che
solo attraverso il risparmio energetico, le centrali eoliche, a
biomasse ed idroelettriche si può
produrre energia per una eccedenza del 25%. Meraviglia apprendere che questi grossi quantitativi servono solo alle industrie energy intensive, presenti
nel nord Africa e nel nord est
europeo e molto inquinanti.
Mentre quelle comuni, per
l’energia, hanno uscite non superiori al 5%. E’ chiaro che la
loro salute economica non dipende da questo fattore.
Armaroli, invece, ha parlato
delle emissioni di ossido di
azoto, l’inquinante principale,
che si trasforma in ozono ed in
particolato. Di qui abbiamo appreso una novità tutt’altro che
confortante. Quando i professori Nedo Biancani e Mannuccio
Mannucci, autori delle relazioni di accompagnamento al progetto di Energia, hanno spiegato che le turbogas non emettono
particolato, essi non hanno precisato di far riferimento solo al
la
particolato grossolano, il meno
dannoso.
I due hanno taciuto sul fatto che
il vero problema delle centrali
sono le particelle fini e che esse
sono prodotte in buona quantità
anche dalle nuove centrali.
Se la decisione di alcuni enti
locali di Basilicata si è basata
su studi datati, non bisognerebbe ridiscutere tutto alla
luce di quelli nuovi?
Al convegno di Termoli non
c’erano rappresentati lucani.
Questo è un fatto grave, perché
chi deve decidere in merito alla
centrale non si documenta a sufficienza. Credo, invece, che sia
obbligatorio non solo considerare le ricadute occupazionali,
ma valutare il progetto nella sua
interezza, per conoscere il prezzo ambientale che esso imporrebbe. Nessuno fa il conto di
quanto una centrale di questa
taglia gravi sulla salute dei cittadini. Quanto costa l’aumento
dei ricoveri in ospedale per problemi respiratori, cardiaci e legati all’insorgenza di infarto?
La situazione, poi, peggiorerebbe con due centrali ravvicinate,
Progettazione valida: il ciclo
combinato con combustione a
gas metano è attualmente il sistema più ergonomico di progettazione.
La combustione del gas metano genera non pochi problemi:
aumenta l’emissione totale di
anidride carbonica contribuendo in modo significativo all’effetto serra con il conseguente
surriscaldamento dell’atmosfera e l’aumento del livello del
mare (si calcola che in Italia il
68% della lunghezza delle coste è a rischio di sommersione
tra cui la parte ionica della Basilicata; certo il problema è globale ma solo dalla diminuzione delle emissioni locali si può
arrivare ad una diminuzione
delle emissioni globali)
La combustione del metano
inoltre genere parti corpuscolate definite tecnicamencome nel caso di Pisticci e Salandra. Le loro azioni si
sovrapporrebbero ed i danni, in
effetto sinergico, si moltiplicherebbero.
Avete appreso novità riguardo ai sistemi disinquinanti?
Non è vero che in Italia non si
possano adottare. Armaroli ha
comunicato che a Reggio Emilia è stata realizzata una centrale da 50 Mwe, a conferma che
anche progetti di piccola taglia
sono possibili, dotata di una
modalità di abbattimento degli
inquinanti di tipo scr, che è già
antiquata rispetto all’americano sconox, ma indica almeno la
volontà di abbattere le emissioni di particolato fine. Invece la
società Energia si limita al sistema dry low nox, del tutto
insufficiente.
I comitati di associazioni e cittadini plaudono all’atteggiamento tenuto di recente dal
Comune di Pisticci. Che idea
si è fatto del loro ruolo?
Come politico ho sempre seguito ed apprezzato l’azione dei
movimenti che agiscono nell’interesse della collettività,
mostrando di avere la vista più
lunga dei nostri politici e credo
che l’azione di opposizione alla
centrale debba girare intorno al
SPIGA
7
te PM1, piccolissime,
(milionesima parte del metro)
leggerissime, elettricamente
instabili; vengono veicolate
anche a distanza dal vento e
raggiungono la stabilità elettrica legandosi a macromolecole
biologiche determinandone la
rottura; hanno pertanto un potere cancerogeno riconosciuto
ultimamente, tra gli altri, anche
da alcuni ricercatori dell’Università di Bologna.
Il progetto che pende al Ministero dell’Ambiente e sponsorizzato dalle Istituzioni locali
e regionali è di 750 MW
Tutta questa energia a cosa servirà?
Per rilanciare la Valle dicono
alcuni:
Ma dove sono le imprese che
per insediarsi in Val Basento
avrebbero bisogno di così tanta energia?
Qualcuno pensa a un ridimensionamento a 400 MW che comunque rimane una potenza
fortemente sovrastimata considerando anche la progettazione, anche questa fortemente
voluta, di una centrale a Salandra Scalo di 400 MW e se ne
parla anche di una a Matera.
Si vuole trasformare il nostro
territorio in un polo energetico
nazionale?
Il fabbisogno della regione è
stimato in 350 MW.
Tutto questo surplus per chi?
Esportiamo acqua: potremmo
importare energia dalla Puglia
e dalla Calabria che già producono quantità energetiche maggiori al loro fabbisogno interno.
Porta occupazione? Bene vediamo cosa si è sviluppato intorno alle centrali di Rossano
Calabro e Massafra:nulla.
Altro che occupazione.
Va precisato inoltre che tale
progetto energetico è contro
tendenza sia al Piano Energe-
tico Regionale, che è legge
della Regione Basilicata, che
prevede la realizzazione di una
centrale o in Val Basento o in
Val d’Agri o nella piano di
Tito.
È contro tendenza alle direttive della Comunità europea che
orienta verso i piani Energetici
Comunali: piccole centrali per
nuclei abitativi di ca 50.000
abitanti, poca energia, tanto
quanto ne basta, poco inquinamento e basso impatto ambientale.
La Regione Lombardia che di
energia ne ha bisogno, ha sospeso i progetti di grandi centrali: l’idrogeno è alle porte
vedi Irlanda.
È noto che la energia derivante dalla combustione del metano è utilizzata solo al 50% ai
fini della resa elettrica: l’altro
50% finisce in forma di calore
che viene disperso (che ne
penserebbero gli abitanti della
Valle che avrebbero un aumento di 1-2°C mediamente?) E
l’effetto smog lo dimentichiamo visto che la presenza di
nebbia in valle è ampiamente
documentata.
Dimentichiamo forse che le ciminiere si troverebbero sotto livellate e che la ventilazione
della valle porterebbe direttamente a noi i gas di scarico?
L’Unione europea, inoltre,
orienta verso la realizzazione
di impianti a cogenerazione
che prevedono il recupero del
calore utilizzabile per
teleriscaldamento o per celle
frigorifere per l’agricoltura.
E che dire dell’acqua.
In una zona a rischio di desertificazione si progetta un impianto che consumerebbe acqua quanto una comunità di
circa 20.000 persone.
E ancora: la provincia di Matera, secondo l’ENEA, ha un
irraggiamento solare ottimale
per la produzione di circa 1700
Kwh/anno; come mai paesi
come la Germania obbligano a
inserire nelle nuove costruzioni pannelli solari per l’autonomia termica delle abitazioni
civili e da noi, sempre esposti
al sole, non se ne parla per
niente?
E ancora. Dov’è l’elettrodotto
per immettere l’energia prodotta nella rete nazionale?
Va costruito, altri costi, altro
impatto ambientale, altro inquinamento elettromagnetico.
Pare che manchi nel progetto
l’impianto di trasformazione e
distribuzione dell’energia elettrica prodotta per usi civili: saremmo produttori allo stesso
costo di ora?
Quali sono quindi i reali benefici di questo progetto?
Non sono noti o sono noti a
qualcuno che, come si dice in
giro, ha trasformato questa terra in terra promessa non certo
a noi che vantaggi non ne
avremmo.
Torniamo al consenso informato: equilibrio tra benefici (certi) e rischi (pochi e probabili)
Chi è venuto a chiedere il consenso a questa popolazione che
avrebbe solo i rischi di una
mega centrale con benefici
ipotizzati e non dimostrati?
La popolazione ha già risposto:
in 6000 hanno sottoscritto la
non disponibilità ad accettare
tale impianto: sarebbe molto
saggio tenerne conto.
Non si può essere dalla parte
della gente che comunque è sovrana delle scelte che la coinvolgono solo in certe occasioni dove correre il cavallo della
vittoria è facile.
O si è dalla parte della gente o
non si è.
Non vi sono soluzioni intermedie
perno di questi movimenti, che
fungono da spoletta fra il mondo scientifico ed i cittadini ed
assolvono alla funzione importantissima di informazione, sensibilizzazione ed organizzazione di convegni. Ritengo che essi
siano l’ultima arma nella mani
di chi vuole difendere l’ambiente, la qualità della vita ed alcuni
valori trascurati. Sulla centrale,
ad esempio, c’è un ambiente
favorevole sconsiderato e trasversale, capace di tagliare a
metà gli schieramenti politici.
Quindi i comitati sono l’unico
baluardo per rispondere all’attacco di persone che pensano
solo ai ritorni economici ed alle
speculazioni. Essi andrebbero,
però, meglio collegati alle amministrazioni. E se questo non è
ancora avvenuto è per demerito
delle amministrazioni stesse. Bisognerebbe prevedere per i comitati un canale preferenziale
di informazione. Non è possibile che ad essi tocchi prendere
notizie di seconda e terza mano.
I problemi vanno fatti conoscere, per essere affrontati al meglio. Quando si nascondono fatti e delibere si finisce sempre
col pagare il prezzo di queste
scelte. Il modo migliore è quello di confrontarsi in maniera
trasparente.
La vicenda centrale a Pisticci
Scalo va avanti da due anni.
Come crede che andrà a finire?
In virtù della fiducia che nutro
nei movimenti, derivante anche
dalle vicende Scanzano e Rapolla, non mi sento di essere
pessimista sul futuro della comunità di Pisticci. I comitati
hanno raccolto 6000 firme e
l’azione non può che dare fiducia.
La mia tranquillità, poi, deriva
anche dalla conoscenza scienti-
fica. Non credo ci sia un amministratore che voglia davvero
decidere in materia ignorando
le informazioni della comunità
scientifica.
La politica locale è divisa. Il
parere di Regione e Provincia
si discosta da quello del Comune di Pisticci. Che ne pensa?
Credo che le persone che finora
hanno espresso opinione favorevole alla costruzione della
centrale debbano ripensarci non
tanto per andare alla ricerca di
consenso, ma perché questo sarebbe il loro modo migliore di
proporsi ai cittadini, dimostrando di essere persone intelligenti.
Nel momento in cui vengono
fuori degli elementi che fanno
riconsiderare cose ritenute scontate, serve l’intelligenza di valutare tutto e cambiare posizione.
dott. Giovanni Palazzo
la
Marconia
APRILE 2004
SPIGA
Intervista al presidente dell’Associazione pisticcese e del Co.Pro.Di.
La Coldiretti forza sociale, agricola e ambientale
Ha un grande obiettivo: garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo in un
quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del paese
Una delle organizzazioni agricole più presenti sul Nostro territorio, anche in occasione degli ultimi “avvenimenti” come
la lotta per sventare la localizzazione delle scorie radioattive
nel territorio del comune di
Scanzano Jonico è la “COLTIVATORI DIRETTI”.
Abbiamo incontrato, nella sede
di Pisticci, tra fotografie e manifesti che testimoniano “l’avvenimento”, il Presidente della
locale sezione, Franco VITELLI, già Presidente della Federazione Provinciale e presidente
del Co.Pro.Di (consorzio di
Difesa delle Produzioni Agricole del Metapontino) e gli abbiamo rivolto alcune domande:
- Cosa è la “Coltivatori Diretti?
- La coldiretti è la principale
forza sociale agricola a livello
locale, nazionale ed europea che
rappresenta le imprese e valorizza l’agricoltura come risorsa
economica, umana ed ambientale.
- Quali sono le associazioni,
nel suo interno?
- Per raggiungere gli scopi di
cui sopra, la COLDIRETTI nel
suo interno, ha promosso
“l’ANAGRIBIOS” che associa gli imprenditori agricoli
biologici,“TERRANOSTRA”
che associa e fornisce assistenza alle imprese agrituristiche,
“IL MOVIMENTO GIOVANILE” che associa i giovani
del mondo rurale dai 14 ai 28
anni, il ”CIFEM” – coordinamento delle donne imprenditrici
agricole, la “FEDERAZIONE
PENSIONATI COLTIVATORI DIRETTI”, e nel campo dei servizi alla persona,
“l’EPACA” che fornisce patrocinio ed assistenza. Da non
sottovalutare anche l’attività
“dell’INIPA” l’Istituto Nazionale per la Formazione Professionale in agricoltura e
“l’AGER” una società che si
occupa di fornire ricerca e consulenza in campo agro-alimentare.
-Quale è, secondo Lei, il ruolo
della sua associazione?
• La COLDIRETTI ha un suo
grande obiettivo: garantire alle
imprese agricole opportunità di
sviluppo in un quadro di piena
integrazione dell’agricoltura
con gli interessi economici e
sociali del paese;
• Ha in questo una sua strategia: quella di scegliere il sistema della concertazione e del
dialogo sociale in tutte le sedi di
confronto politico-sociale;
• Ha anche una sua agenda
che si articola in due progetti
: “Impresa Verde” e “Campagna Amica”;
• Ha, infine, una sua forza:
quella di centinaia di migliaia
di imprese agricole che credono in questo:
- Cosa intende realizzare la
COLDIRETTI con i propri progetti?
- Con il progetto “IMPRESA
VERDE”, la mia organizzazione, punta a costruire un sistema
di imprese che sia competitivo
sul mercato con la realizzazione di profonde riforme struttu-
rali del comparto agricolo nel
campo della fiscalità,del
credito,della organizzazione
economica dei prodotti,del mercato del lavoro e delle infrastrutture. Centodieci società
sono presenti su tutto il territorio nazionale per fornire servizi
qualificati alle imprese e alle
persone, offrendo, con personale altamente specializzato,
consulenze legali, fiscali e tributarie.
Con “Campagna Amica” si è
aperto un dialogo intenso e proficuo con il cittadino consumatore e si vuole :
• Favorire lo sviluppo locale
per tutelare l’ambiente, creare
il paesaggio e migliore la qualità della vita;
• Avvicinare la città alla campagna, favorendo iniziative che
coinvolgono la scuola ed il
mondo della cultura;
• Tutelare la qualità dei prodotti, favorendo tutte le iniziative
che garantiscano il consumatore e facilitino la sua scelta alimentare (etichettatura, origine,
pubblicità, assenza di OGM,
ecc.)
• Promuovere i prodotti tipici e
l’alimentazione made in italy,
come risorsa economica, ambientale e culturale del paese.
- Abbiamo visto “sulle barricate” la COLDIRETTI sulla “vicenda Scanzano”vi ritenete
soddisfatti?
- Siamo stati i primi ad intervenire e partecipare attivamente,
con tutti i mezzi a Ns. disposizione, uomini, trattori, costruen-
do e presidiando le barricate.
Posso dire di essere stati determinanti nel ritiro del famigerato decreto. Anche il nostro Presidente Nazionale Paolo
Bedoni ci ha confortato ed onorato con la sua presenza, trasmettendoci forza e coraggio
per l’impegno profuso.
- Quale è la posizione della
Coldiretti sulla costruzione della centrale elettrica a Pisticci
Scalo?
- Facciamo parte, e siamo parte
attiva, del comitato di opposizione all’insediamento della
centrale in “Val Basento”. E’
inconcepibile ubicare un insediamento altamente inquinante, in una zona a vocazione agricola, con coltivazioni di pregio,
biologiche e con la imminente
costituzione del distretto ortofrutticolo del Metapontino.
- Cosa ci dice della deroga alla
direttiva della comunità europea sull’imbottigliamento dell’Olio di Oliva;
- E’ stato accolto, come diramato dalle agenzie di stampa,
dal TAR della Regione LIGURIA, un ricorso della coldiretti,
unitamente ad altre organizzazioni professionali agricole,che
ha sospeso la direttiva comunitaria, per cui, è ancora possibile
ai produttori agricoli e ai piccoli frantoiani, vendere e
commercializzare l’olio prodotto, secondo le vecchie abitudini, senza l’obbligo di confezionamento in bottiglie o altri
contenitori.
M. D.
8
L’Unione Consumatori,
ritiene di fare cosa utile e gradita
ai lettori del giornale, ricordando i:
Tempi di conservazione
delle ricevute di pagamento
I cittadini a volte si chiedono
per quanto tempo debbano essere conservate le ricevute di
pagamenti effettuati.
Prima di cedere alla tentazione
di far “pulizia” tra le carte di
casa, è bene sapere che i pagamenti cadono “in prescrizione”, vale a dire che non si è più
tenuti a dimostrare nulla, solo
dopo un certo numero di anni.
Ecco pertanto un prospetto sui
termini di prescrizione dei pagamenti più comuni che interessano le famiglie:
• utenze: le ricevute di pagamento di bollette per consumo
di acqua, luce, gas, telefono,
vanno tenute per 5 anni dalla
data di scadenza;
• spese condominiali: non
vanno mai in prescrizione e
dunque è bene conservarle più
a lungo possibile; attenzione:
il pagamento dell’affitto si prescrive in 5 anni, ma anche in
questo caso è consigliabile custodirle per molto tempo;
• mutui e pagamenti rateali:
la prescrizione è di 5 anni dalla
scadenza di ogni rata;
• lavori dentro casa: la ricevuta di pagamento per prestazioni di lavori effettuati dentro
casa,(idraulica, impianto elettrico, falegnameria, ecc.), oppure per la prestazione di professionisti, (notai, commercialisti, ecc.), vanno tenute per 3
anni dal compimento della prestazione;
• lavori di ristrutturazione:
le ricevute fiscali, i bonifici
bancari, le fatture e tutta la
documentazione in genere per
interventi di questo tipo, nel
caso che si sia usufruito della
detrazione d’imposta del 41%
(o 36%), vanno conservate per
5 anni;
• imposte comunali: le ricevute di pagamento di tasse o
imposte comunali, come l’ICI,
devono essere conservate fino
al 31 dicembre del terzo anno
successivo a quello in cui è
stato effettuato il pagamento
stesso;
• abbonamento TV: conservare la ricevuta per 5 anni;
• multe stradali: conservare la
ricevuta per 3 anni;
• bollo auto: conservare per 3
anni la ricevuta di pagamento;
• assicurazioni: le ricevute dei
pagamenti dei premi vanno tenute per un anno; se utilizzate
per detrazioni d’imposta o deduzione del reddito, allora è
necessario conservarle per 5
anni;
• dichiarazione dei redditi:
tutta la documentazione di redditi, oneri, spese riportate nel
modello “Unico” si devono
conservare per 5 anni.
E se si è persa la bolletta da
pagare? Il rimedio è contattare subito l’ente o l’azienda interessata e seguire le istruzioni
che vengono dettate al cliente.
Unione Consumatori
A Marconia, in piazza,
Interventi a sostegno delle imprese agricole Costituito il Circolo “Alba” a Pisticci Scalo raccolta fondi per la Ricerca
Soddisfazione del presidente del Co.pro.di. Francesco Vitelli
di Piero Miolla
Dopo l’approvazione da parte
del Consiglio dei Ministri del
Decreto Legislativo recante interventi finanziari a sostegno
delle imprese agricole, che introduce innovazioni in materia
di calamità naturali in agricoltura Francesco Vitelli, presidente del Co.pro.di. di Metaponto, in una nota diffusa alla
stampa esprime la sua soddisfazione perché “il provvedimento si pone concretamente
l’obiettivo di incentivare l’intervento assicurativo nei campi, ritenuto il principale e più
efficace strumento di indennizzo per gli imprenditori agricoli
in caso di calamità naturali, ma
anche quello di accelerare i
tempi e le procedure degli interventi contributivi”. In particolare il provvedimento potrà
facilitare, attraverso un piano
assicurativo annuale, la diffusione di polizze “multirischio”
e “pluririschio” per consentire
agli imprenditori una copertura più completa dei rischi
aziendali, sia atmosferici che
derivanti da malattie alle piante (cd. fitopatie) che agli animali (cd epizoozie). Maggior
spazio potrà, inoltre, essere riconosciuto in termini di soste-
gno finanziario alle iniziative di
tipo mutualistico per coinvolgere in maggior misura le imprese agricole nella elaborazione di strumenti innovativi adeguati alle esigenze produttive di
mercato.
Oggetto delle polizze agevolate o di intervento compensativo
potranno essere le calamità naturali e gli eventi eccezionali,
le avverse condizioni atmosferiche per le quali possono essere concesse agevolazioni
contributive o assicurative
quando si arrecano danni almeno del 20% nelle aree
svantaggiate o del 30% nelle
atre zone. “In questo caso, precisa Vitelli, i contributi possono
coprire fino all’80% del premio, mentre qualora il contratto assicurativo copra anche altre perdite dovute ad avverse
condizioni atmosferiche non
assimilabili alle calamità naturali o perdite dovute a epizoozie
o fitopatie, il contributo dello
Stato potrà essere concesso fino
al 50% del costo del premio”.
Naturalmente tutto ciò avverrà
quando saranno emanati i decreti attuativi, pertanto, come
precisa lo stesso Vitelli “siamo
ancora
in
una
fase
interlocutoria”.
La squadra del circolo milita nel campionato di Serie D calcio a 5
Il barone De Couberten non
aveva tutti i torti quando affermava che l’importante è partecipare. Deve esser stata questa
la filosofia che ha ispirato la
costituzione della squadra di
calcio a 5 del Circolo “Alba”
di Pisticci Scalo, compagine
che milita nel campionato regionale di serie D. Il Circolo
Alba, infatti, che grazie alla prima vittoria stagionale conquistata ai danni della Sap di Matera, ha lasciato il fanalino di
coda proprio ai materni, punta
solo ed esclusivamente su ragazzi locali e si ispira al più
sano e puro dilettantismo. Eppure, come dichiara il capitano
Angelo Carriero, “l’entusiasmo
in noi non è mai venuto meno,
anzi, ogni giorno che passa siamo sempre più convinti che la
nostra scelta di allestire la squadra ed iscriverla al torneo è stata
una scelta felice, se non altro
perché ci divertiamo e cerchiamo di far divertire i nostri tifosi, anche perché nel Quartiere
ex Snam dove viviamo non ci
sono molti momenti di svago e
di aggregazione”. Alla base della scelta, dunque, vi è una motivazione nobile, quella di divertirsi sfidando altre compagini, magari più organizzate e
meglio assemblate, ma sempre
nel rispetto del più puro e sano
dilettantismo. L’importante è
partecipare, appunto, ed essere
leali. E’ un’iniziativa da sottolineare e lodare, perché oggi,
anche tra i dilettanti, si è perso
questo sentimento puro, accecati come si è dal dio denaro.
Al di là della posizione in classifica e dei risultati conseguiti
questi ragazzi meritano solo ed
esclusivamente un plauso per il
coraggio dimostrato. La compagine societaria è presieduta
da Rocco Colangelo, mentre
l’allenatore è Antonio
Lavecchia, ed il preparatore atletico Gianluca Montinaro. La
rosa è così composta. Portieri:
Carmine De Luca (87') e Giuseppe Di Matteo (73'); Difensori: Nunzio Piizzi (80'), Emilio Rago (78'), Marcantonio
Frezza (67'), Antonio Lacarpia
(65'), Luciano Vetere (81'). Laterali: Michele Scarpa (73'),
Piero Giorgini (85'), Giuseppe
Lavecchia (86'), Rocco
Colangelo (80'), Roberto Rizzi
(85'), Mario Pepe (77'). Attaccanti: Angelo Carriero (72'),
Rocco Lavecchia (78'), Giovanni Giorgini (79').
Piero Miolla
Domenica delle Palme all’insegna della tradizionale liturgia celebrata in chiesa San Giovanni Bosco che ha visto in
mattinata molti partecipanti per
la ricorrenza. In Piazza Elettra
in mattinata si è svolta una importante raccolta di fondi per la
ricerca promossa dall’Associazione Jonathan – Centro di sviluppo personale ONLUS- e dalla locale associazione culturale
CECAM di Marconia. Su dei
tavoli sono state esposte al pubblico colorate piantine per le
quali si poteva fare una offerta
in denaro per l’associazione
Jonathan che si occupa di ricerca, prevenzione, assistenza e
informazione nel campo dei
disturbi alimentari (anoressia,
bulimia, obesità psicogena),
ansia, depressione e attacchi di
panico. Suddetti obbiettivi vengono conquistati con attività di
prevenzione, campagna di educazione sanitaria nelle scuole,
corsi di formazione, attività editoriale rivolta ai medici, alle
famiglie e alle scuole, finanziamento di ricerche mirate.
L’esperienza ha avuto una buona riuscita.
Gianfranco D’Angella.
APRILE 2004
Attività
Amministrativa
la
Attualità
SPIGA
3
L’On. Cataldo: siamo all’oscuro di tutto
Il Piano Regolatore è elaborato in gran segreto; del Piano di Completamento di Pisticci/centro
nessuno sa niente; il risanamento definitivo del rione Tredici è ancora una chimera; i cittadini
non partecipano alla fase decisionale per le grandi scelte, ma nemmeno a quella consultiva
L’Amministrazione comunale di Pisticci
sempre attenta alle problematiche ambientali
Chiusura e messa in sicurezza
delle discariche dimesse
“Su impulso dell’Amministrazione comunale di Pisticci”sostiene il sindaco Bellitti- “sempre attenta alle problematiche
ambientali ed alla tutela del territorio, la Regione Basilicata
concedeva al Comune di Pisticci la somma di 25 mila Euro per
la chiusura e messa in sicurezza di discariche dimesse nonché
per la rimozione di rifiuti abbandonati su siti di proprietà
pubblica.
Con tempestività e solerzia, l’Amministrazione comunale
procedeva agli interventi riguardanti alcune zone del territorio, ripristinando il regolare stato dei luoghi e mettendoli in
sicurezza.
In particolare, gli interventi hanno riguardato la bonifica di
una discarica abusiva in C.da Cicimone (strada per Marconia
– Destra Basento), con relativa bonifica e messa in sicurezza,
attraverso l’interdizione al traffico del sito; e l’area sita nelle
vicinanza del campo sportivo di Marconia, anch’essa bonificata
e messa in sicurezza con la realizzazione di una cunetta che
impedisce l’accesso ai terreni.
Pur nell’esiguità delle somme a disposizione, continua l’opera
dell’Amministrazione comunale pisticcese volta alla salvaguardia ambientale ed alla sensibilizzazione dei cittadini, al
fine di evitare il ripetersi di episodi lesivi per il territorio”.
Il Sindaco Bellitti favorevole affinché Pisticci
possa disporre di un’unica società calcistica,
in grado di puntare a traguardi ambiziosi
Il Sindaco Bellitti si dice favorevolmente disposto ad impegnarsi in prima persona affinché Pisticci possa disporre di
un’unica formazione e di un’unica società calcistica, in grado
di puntare a traguardi ambiziosi.
E’ anche con un pizzico di orgoglio che l’Amministrazione
comunale accoglie questa idea, giacché, in passato, proprio il
Sindaco di Pisticci aveva lavorato in questa ottica, al fine di
unire le forze e gestire con unità e rinnovato vigore le sorti del
calcio pisticcese.
Lo sport in generale ed il calcio in particolare può rappresentare un ottimo mezzo per veicolare quel giusto sentimento di
unità territoriale, senza più inutili e sterili campanilismi: anche
per questo, l’Amministrazione comunale si sente impegnata a
favore dell’ipotesi di fusione per la futura stagione calcistica.
Ci si augura che il senso di responsabilità da sempre dimostrato dalle due Società possa condurre a decisioni positive, per il
raggiungimento delle quali l’Amministrazione comunale si
ritiene impegnata, anche in qualità di “mediatore”, affinché il
nostro territorio comunale possa essere tutto accomunato sotto
un’unica bandiera calcistica, anche allo scopo di adire ad
ambiziosi risultati.
Non pare che i consiglieri comunali, soprattutto della maggioranza, siano particolarmente interessati alle questioni urbanistiche e di difesa del
territorio e in particolare del
centro abitato di Pisticci. Né
in misura adeguata seguono
l’evolversi della formazione
del Piano Regolatore Generale affidato ad un noto professore romano…
I Comunisti Italiani avevano
convenuto con la maggioranza (DS, Margherita, Lista Prodi) che doveva essere oggetto
di particolare attenzione il
problema del territorio, e
quindi del P.R.G. da sviluppare a nastro da Pozzitello,
Pisticci, San Leonardo, Tinchi, Centro Agricolo, Marconia, fino a Casinello; nonché
del completamento della cintura verde, nel senso di
rimboschire tutte le pendici
prive di vegetazione boschiva, di realizzare contestualmente il piano flora/fauna, e di ultimare anche così il
consolidamento dell’abitato
soprattutto a valle di Corso
Margherita tra Piazza
Santantuono e Piazza San
Rocco. Questi aspetti, ed altri, li abbiamo puntualizzati
con nota scritta diretta a tutti
i consiglieri di maggioranza
anche subito dopo l’insediamento dell’amministrazione
in carica, facendo notare specificamente che non si andava nella direzione giusta se si
realizzavano stradelle addirittura a valle del campo di
calcetto, e si permettevano
costruzioni edilizie di una
certa consistenza sulla proiezione del rione Tredici, ed
oltre la strada che porta al
Dirupo. Sono passati due
anni, ma il silenzio è totale,
non solo nelle parole che non
hanno trovato per risponderci, ma soprattutto nelle opere. Sappiamo di una concezione personale e privatistica
nei rapporti col progettista del
P.R.G. e di “vai e vieni” a
Roma da parte di singoli personaggi dell’amministrazione comunale, il che denunciamo perché non depone
bene in ordine alla istruttoria
e alla partecipazione dei cittadini alle grandi scelte e al
rispetto del principio della trasparenza. Abbiamo indicato
tra le priorità, e tutte le componenti della maggioranza
hanno convenuto anche, il
completamento urbanistico
ed edilizio del centro storico,
ma non sappiamo niente noi e
nè i cittadini della prima bozza di studio del progettista;
non sappiamo assolutamente
niente della ultimazione delle opere di consolidamento
della parte dell’abitato ancora a rischio (vedi Rione Tredici la cui condizione di stabilità è stata peggiorata con
gli interventi inopportuni sopra richiamati). Vogliamo ricordare agli amministratori
ed anche agli ingegneri dell’Ufficio Tecnico che quella
zona venne già definita ad
instabilità potenziale dai professori Melidoro, Viggiani e
Guerricchio nella relazione
geologica sull’abitato di Pisticci del 1978 e che fu oggetto di studio e di proposta nella
relazione geologica del prof.
Mezzadri, a sostagno del progetto preliminare per il consolidamento dell’abitato, datato Roma 20 Marzo 1981.
Sembra però che quelli studi
non sono più attuali e pertanto negli anni 90 furono posti,
nella zona di Fontanelle e del
rione Tredici, degli apparecchi -inclinometri- che dovevano segnare i movimenti,
annotarli, per poi porli a base
di progetti per superare definitivamente il pericolo, sia
convogliando e disciplinando senza perdite le acque
meteoriche, e quelle della rete
idrica e fognante, sia con opere di sostegno a valle del grande canale che si apre a
Fontanelle, magari con
gabbioni non rigidi, sia con
eventuali opere di palificazione adeguate. Pare però che
le registrazioni non siano mai
cominciate, che addirittura gli
apparecchi sono stati rimossi
o rubati, e non sappiamo
quanti e quali dati sono stati
raccolti dall’Ufficio Tecnico
dove era posta la centralina di
raccolta dati che doveva gestire tale fase. Eppure abbiamo un vice sindaco che è ingegnere e ben capace di esercitare la professione, ed abbiamo avuto in questi anni
all’ufficio tecninco l’ing. Leone che sul piano professionale non è discutibile. Ha mai
chiesto conto l’assessore del
ramo, all’Ufficio Tecnico, e
quindi prima all’ing. Leone
ed ora all’ing. Di Leo, di cosa
è avvenuto? E’ stato chiesto
un parere ed uno studio al
prof. Cotecchia, che sembra,
e giustamente, il geologo di
fiducia del Comune, di cosa
fare per scongiurare definitivamente quel pericolo latente che incombe sul Rione Tredici? Senza creare falsi
allarmismi, è giusto però richiamare l’attenzione anche
dell’autorità di vigilanza perché il problema del Rione Tredici venga risolto, e se del
caso, si deve subito alleggerire la struttura urbana, diradando anche la presenza delle persone, si assegnino le
case di nuova costruzione
nella zona Macello, ai cittadini che abitano in detto rione. Non gruppi di pressione a
Roma per condizionare la
scelta del progettista, ma consultazioni di cittadini attraverso pubbliche assemblee
nel confronto diretto con amministratori e progettista onde
assicurare trasparenza e partecipazione democratica.
On.le Avv. Nicola Cataldo
continua da pag. 1
C’era una volta il consiglio comunale…
l’assise cittadina non minaccia
dipartite, non si accontenta della sterile logica dei numeri, non
mette i consiglieri nelle condizioni di decidere acriticamente,
ma lavora seriamente per ottenere una scelta condivisa nell’essenza. Il governo cittadino,
invece, più che dibattere, ha
deciso di limitarsi a decidere,
di inebriare di burocrazia un
fatto di interesse sociale. Pertanto il ricorso al consiglio è
apparso come un’ultima opzione. L’assemblea diventa un
posto da frequentare quando
scadenze di legge lo impongono e non prima, al momento di
dare corpo all’idea-programma. Sembra un ostacolo da
dribblare in fretta. Un meccanismo a gettoni dove ci si accontenta di trovare la combinazione maggioritaria per dare
legittimità a progetti ed idee
pre impacchettati e formalità a
cose di cui non si conosce a
fondo la composizione.
Ed allora il consigliere,
disinformato, vedendo sfumare il privilegio della rappresentatività, scivola a personaggio marginale. Gli si chiede di
scegliere nella direzione in cui
il suo partito di riferimento ha
già scelto...altrove. Oppure, per
indole e passione, deve attingere alle fonti alternative della
carente informazione ufficiale
e lanciarsi a conclusioni tutte
sue, col rischio di vedere accresciute le possibilità di errore, per esprimere un voto rischioso perché affrettato.
Per dare basi solide e trasparenza alla democrazia, sarà fondamentale, per il futuro, restituire all’assise comunale una
effettiva ed efficace centralità,
finora troppo asfissiata.
Roberto D’Alessandro
Terza Pagina
APRILE 2004
Elzeviro
la
Rubrica a cura di
Dino D’Angella
Donato Allegretti - Peregrinazioni e Pellegrinaggi Brindisesi;
Erreci edizioni, 2002
(con il patrocinio del Comune di Brindisi di Montagna - pagg. 150 - ill.)
Donato Allegretti, già apprezzato autore di altri scritti (tra i quali
va ricordato Tradizioni popolari in Brindisi di Montagna del
1997 che gli ha procurato un premio), pittore, artista versatile,
aperto ad ogni iniziativa culturale, ha passato alcuni anni a
Brindisi, paese a pochi chilometri dalla natìa Albano di Lucania.
Brindisi di Montagna è un paesino della provincia di Potenza,
lungo il Basento, dominato da un castello ben visibile dalla
Basentana. E’ uno dei paesini in parte albanese e in parte dal
dialetto lucano e greco. L’autore giustamente sostiene, sulla base
dei documenti, che trenta famiglie provenienti da Corone (Grecia) rifondarono intorno al 1536 questo centro intorno al castello.
Intorno al 1630, dopo la fondazione della Chiesa Madre del 1628
e l’arrivo di due preti ortodossi, sopraggiunsero altre famiglie
provenienti dall’Albania. Ma l’autore dedica la sua ricerca soprattutto alla pietas popolare,alla devozione per i santi, alle feste
più popolari, ai pellegrinaggi che interessano i brindisesi.
L’antica Brundusium de Montanis del tempo degli Angioini e
Aragonesi, città popolosa e tassata più di altri centri della zona,
risulta disabitata a partire dal 1475. Anche nei cedolari del 1521
e del 1532 non viene riportato perché “luogo ancora inhabitato”.
La rifondazione avvenne ad opera di trenta famiglie, provenienti
da Corone, città greca, caduta nel 1534 sotto il dominio dei
Turchi. Altre famiglie provenienti dall’Est europeo e dall’ Albania si insediarono in Brindisi nel Seicento e Settecento. L’ultima
ondata di Albanesi avvenne nel 1774.
Più di ottanta pagine l’Autore (che si avvale anche di una ricerca
degli studenti della scuola media locale) dedica ai pellegrinaggi
verso Brindisi e ai pellegrinaggi dei brindisesi verso altri luoghi.
Molte sono le notizie che l’ Autore fornisce nell’ambito della
descrizione dei viaggi della fede e della speranza.
Grande devozione dei brindisesi e dei devoti che arrivano da
lontano e da paesini vicini per la festa di Maria SS. delle Grazie
l’ 8 settembre. Molto venerata era l’immagine della Madonna,
ritratta nel dipinto del Pietrafesa(XVI secolo). Il dipinto, rubato
nel 1976, è stato sostituito da un’opera del pittore Giuseppe
Rossetti (1915-1997). Grandissima devozione per San Lorenzo,
il santo della graticola, la cui cappella è nella grancìa di Brindisi
Montagna. Prima si festeggiava con grande partecipazione popolare e ritualità particolari il 10 agosto, ma da circa cento anni si
festeggia il 10 settembre. Prima dei monaci basiliani, poi dei
monaci Certosini appartenenti alla Certosa San Lorenzo di Padula (SA), la badìa fu trasformata (come avvenne per S. Maria del
Casale di Pisticci) in una grancìa, in una grande azienda rurale,
con saltuaria pratica del culto.
Il santo più amato è San Lorenzo. “I padri certosini portarono alla
Grancìa una reliquia del Santo, tuttora tenuta conservata in un
braccio di legno dorato, e fu come una provvidenza mandata dal
cielo per le popolazioni del circondario, affette dalla malaria
allora endemica”. A San Lorenzo il popolo chiedeva la guarigione dalla malaria. “Proprio per venerare le reliquie del santo e per
impetrare la sua protezione dalle febbri malariche il 9 e 10 agosto
… si muovevano numerosi i romerìa… Scendevano a gruppi da
Brindisi, arrivavano le comitive di devoti pellegrini da Vaglio, da
Trivigno, da Albano, da Campomaggiore, da Tricarico, da Grassano, da Tolve...”
Ampia trattazione dedica Allegretti ai pellegrinaggi dei brindisesi
verso altre mete religiose. Essi sono pellegrinaggi devozionali di
visitazione e pellegrinaggi pu besuugne, fatti per il bisogno di
chiedere una grazia.Tra i primi vi sono quelli al Santuario di S.
Michele Arcangelo di Monte S. Angelo (FG), al Santuario dell’
Incoronata (FG), al Santuario di Belvedere di Oppido Lucano, al
Santuario della Madonna del Sacro Monte o di Novi Velia (SA),
S. Madonna di Viggiano, S. Madonna di Fonti (Tricarico), e la
Madonna del Carmine di Laurenzana e quella di Avigliano. I
brindisesi vanno a chiedere la grazia in pellegrinaggio a San Vito
in Albano di L. per gli affetti da rabbia; all’ Annunziata in Albano
di L. per i bambini affetti da ernia; a San Donato in Anzi (PZ) per
i bambini e gli adulti affetti da epilessia; a San Rocco di Tolve per
gli affetti da colera, peste, cancro, pustole e mali incurabili.
Il libro presenta riti, ritualità, canzoni popolari, proverbi… legati
al culto e alla devozione. L’opera si conclude con una ricca
bibliografia.
SPIGA
9
Mostra archeologica esposta presso il Museo Provinciale di Potenza
Le Sacre Acque. Sorgenti e luoghi del rito nella Basilicata antica
di Carmine Grillo
“LE SACRE ACQUE. Sorgenti e luoghi del rito nella
Basilicata antica” è la mostra archeologica esposta
presso il Museo Provinciale
di Potenza, promossa dalla
Soprintendenza ai Beni archeologici d’intesa con il Polo
della Cultura della Provincia
del capoluogo regionale lucano. L’esposizione, con una
significativa presenza di visitatori, si inserisce in un variegato programma espositvo all’insegna del “fascino di una
visita tra storia, arte e cultura”. In particolare, si sottolinea l’importanza dell’acqua
nella religione delle popolazioni antiche dell’entroterra
lucano: l’acqua, elemento essenziale per lo sviluppo degli
insediamenti nonché per le
sue proprietà purificatrici e
terapeutiche nelle cerimonie
sacre. La mostra archeologi-
ca si corona di un pregevole
Catalogo, a cura della Soprintendenza lucana, con vari interventi. Per la Soprintendente archeologa Maria Luisa
Nava la manifestazione, quale evento di straordinario interesse per l’importanza delle tematiche proposte e per i
reperti presentati, rientra in
un progetto di valorizzazione
del patrimonio archeologico
lucano. I reperti esposti (alcuni dei quali frutto di recenti
scavi) sono stati rinvenuti nei
principali santuari indigeni
della regione situati presso
sorgenti. La documentazione
e le testimonianze si richiamano agli insediamenti-santuari: del VI secolo a.C. di
Garaguso, nell’alta valle del
Cavone, e di Timmari (media
valle del Bradano), nell’agro
Metapontino (con il santuario San Biagio, alla Venella);
del IV – II secolo a. C. nei
santuari indigeni di Armen-
Ben volentieri pubblichiamo la nota critica inviata alla
Direzione della Spiga dal prof. Mario Litterio assiduo lettore
del nostro periodico. La nota si riferisce alla prossima pubblicazione di “Antiche Cronache” del nostro collaboratore
Raffaele Montemurro gia autore di un’altra pubblicazione
“Favole” edizione La Spiga Pisticci.
N.B. “I 15 flash” si riferiscono solamente alla prima parte.
E’ in cantiere una nuova opera
di Raffaele Montemurro
Dopo una lettura, peraltro
molto piacevole, di queste
schegge di cronaca, ho pensato di raccogliere in un opuscolo i “15 estratti di vecchie
cronache” di Raffaele Montemurro, titolandoli:
“15 colpi di flash di antiche
cronache”.
È stato un desiderio vibrante,
nato anche dal piacere di fargliene dono, sicuro della sua
benevola accoglienza.
Si tratta, in verità, di veri
estratti di accadimenti e mestieri che rappresentano, in
maniera molto semplice: attività e fatti di tempi ormai
tanto lontani, scomparsi completamente o che resistono
ancora, a memoria delle tradizioni passate, nel ricordo,
pur se avvolti in aureola di
sogno, in quegli anziani, che
quei momenti e quei fatti hanno visto, conosciuto e vissuto, ma che pur tuttavia suscitano ancora in loro e in tutti
noi forti emozioni.
È un vero viaggio nella memoria per non dimenticare!
Ma di più, ho ritenuto opportuno tradurli in lingua francese, per la comune conoscenza
di questa che, a giusta ragione, consideriamo la nostra
comune seconda lingua, di
cui Montemurro, mio coetaneo, ne è vero conoscitore.
L’ho fatto volentieri, non solo
per ripercorrere con lui, grande estimatore dell’idioma
d’Oltralpe, le memorie del
passato, ma anche per ritrovarmi idealmente insieme a
lui a riproporre, ancora una
volta, l’impegno profuso nello studio, oltre che per rivivere gli stessi sentimenti, le
stesse impressioni, le stesse
emozioni di quei giorni ormai così lontani e accantonati, ma non cancellati dalla
nostra memoria e che risvegliano sempre nostalgie e pensieri profondi.
Queste brevi cronache sono
state scritte con la stessa precisione di grande ricercatore
con cui Raffaele Montemurro ha scritto il libro: “FAVOLE” ed. La Spiga – Pisticci
2003 – per il quale ebbi modo
di scrivere una nota che qui di
seguito riporto e gli stessi
flesh si possono considerare,
a giusto titolo, un seguito del
suo precedente lavoro di attenta ricerca e ne accrescono
il numero ed il valore.
Mario Litterio
to, Chiaromnte, San Chirico
Nuovo e Rossano di Vaglio.
Quest’ultimo sito, dedicato
alla dea osca Mefite e venerato da tutte le genti lucane, è
rappresentato da una eccezionale lamina sbalzata di
bronzo (recentemente scoperta, databile al IV sec. a. C.)
raffigurante Anfitrite, ninfa
delle acque della mitologia
greca che cavalca un delfino.
Questa icona campeggia sulla copertina del Catalogo ed è
l’espressione di tutta la Mostra. Altrettanto eccezionale
è un reperto rinvenuto a Garaguso, nel XX secolo, che
campeggia nelle ampie sale
del museo: un modellino di
tempio in marmo ospita al
suo interno l’effige della dea
seduta sul trono… Per il Presidente della Provincia di
Potenza, Vito Santarsiero,
l’acqua -‘l’oro blu’- una ricchezza per la Basilicata, è
sempre stato in tutte le reli-
gioni simbolo di fecondità,
segno di benedizione e garanzia di sopravvivenza. Il
Catalogo della mostra si
avvale degli interventi-studi
degli specialisti: Maria L.
Nava su “Le sacre acque.
Sorgenti e luoghi…” e “Il
santuaroio di Rossano di Vaglio; Jean Paul Morel su “Ii
santuario di Garaguso”; Felice Gino Lo Porto su “Il santuario di Timmari”; Marcello
Tagliente su “Il santuario di
San Chirico Nuovo”;
Alfonsina Russo su “Il santuario di Armento” e Salvatore Bianco su “Il santuario di
Chiaromonte” e “L’acqua e il
rito funebre”. La ricca
iconografia raffigurata nel
Catalogo offre ulteriori stimoli per ripercorrere il sentiero delle antiche popolazioni indigene lucane lungo il
solco dell’elemento base della vita: “Il bene più prezioso è
l’acqua…”, Pindaro.
Come Eravamo
Rubrica a cura di
Raffaele Montemurro
IL BANDITORE (U’ scettabanne)
Chi avanti negli anni non ricorda “Camberligne” figura diabolica
di un tempo che non potrà mai più tornare. Era capace di trasformare fantasiose speranze in creazioni di pensiero.
Bandire un prodotto per lui era una passione capricciosa. Poteva
accadere di tutto anche di cambiare lontani carnevali in fiorenti
storie di attualità.
Era il banditore comunale che, grazie alla sua voce chiara dal tono
tenorile, un prodotto, anche se di scarso valore, acquistava una
grande preziosità.
Oggi gli spot pubblicitari hanno una potenza divulgativa eccezionale, pur se talvolta intristiscono l’uditore.
I prodotti che vanno in giro per il mondo, sono reclamizzati fino
alla noia dai mezzi radiofonici e televisivi.
Andando indietro negli anni quale mezzo poteva diffondere un
prodotto commerciale? Soltanto uno: quello del banditore comunale capace di mettere al mondo merce e personaggi con folclore
effervescente. Le sue labbra si muovevano, con movimenti unici,
diffondendo lucida significanza. Le sue prestazioni vocali erano
ricompensate anche dall’interessato con dovizia. Gli squilli di tromba a mò di corno da caccia, creavano acuti richiami e tanta curiosità. Quando il compenso era più che soddisfacente, il banditore
aumentava gli acuti della tromba e descriveva con maggiore entusiasmo le caratteristiche del prodotto. Talvolta la propaganda era
meno intensa e interessante. Era la parte oscura di se stesso. Quando
propagandava tessuti, il banditore si copriva una parte del corpo
più appariscente con lembi del prodotto più “à la page” o meglio
dove un disegno poteva suscitare ansie e desideri.
Il venerdì era d’obbligo propagandare il pesce. Era il solo giorno
allora, che si vendeva.
Con Voce da tenore e con mosse vagamente teatrali, elogiava la
qualità delle sardine, del merluzzetto e di altre qualità ittiche.
Ognuna di queste diventava “Ninfa del mare”. Dopo mezzogiorno era lo stesso banditore a portare in giro, con gestualità composta, il pesce da vendere, in speciali cartocci gialli ed impermeabili
di diverso peso.
L’attenzione del compratore era sollecitata dal suono strano e a
intermittenza del banditore e dalla maniera con la quale presentava il pesce. Indugiava sulle note di colore. Lo stile era quello di un
attore di spettacolo. La voce era gioiosa come un canto melodioso.
Altre volte gli annunci volavano nell’etere con più intensità e con
alta armonia.
Il banditore si concentrava al massimo mettendo una mano vicino
all’orecchio.
Ogni cosa sembrava un rituale di lontane tribù di terre sperdute.
la
SPIGA
APRILE 2004
la
a ...Scuola
SPIGA
a cura dei ragazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Fortunato” - Pisticci
10
c.
m.
c
.
di antonio caruso
porte in ferro
saracinesche elettriche
Pisticci - Via Magenta, s.n.
Tel./Fax 0835 582544
Riforma scolastica: si apre un nuovo capitolo
Moratti: Ministro d’istruzione o Ministro di-struzione?
di Viviana Verri
Riforma scolastica: si apre
un nuovo capitolo. Ad essere
chiamate in causa sono la
scuola elementare e la scuola
media, ribattezzate “scuola
primaria” e “scuola secondaria di primo grado”; entrambe faranno parte del primo
ciclo dell’istruzione. Dimenticatevi anche dell’asilo e
preparatevi a mandare i vostri bambini alla “scuola dell’infanzia”. Ma, oltre ai nomi,
cosa cambia realmente? Ad
esempio, verrà eliminato
l’esame di quinta elementare, mentre quello di licenza
media diventerà “esame di
stato”. E le scuole superiori?
Si gioca su due campi: da una
parte il ”sistema dei licei”con
l’esame di stato e lo sbocco
universitario e dall’altra il
“sistema di istruzione e formazione professionale”, con
l’approdo alla formazione
tecnica superiore.
Insomma, la scuola si rinnova, ma la domanda cruciale
è: in meglio, o in peggio?
Secondo i professori e gli studenti scesi in piazza nei giorni scorsi, la scuola cambia in
peggio; innanzitutto perché
la diminuzione delle ore (nella scuola media da 30 ore settimanali si passa a 27 più 3
facoltative), comporterebbe
riduzione degli organici, poi
perché alcune materie (educazione tecnica, musica, addirittura italiano) perderebbero molte ore nel corso dell’anno scolastico (a vantaggio
delle lingue straniere).
Infine il tanto discusso “ruolo
primario attribuito alle famiglie: “più possibilità di scelta” è lo slogan della riforma.
Sì, ma quale scelta? Mandare
i propri figli a scuola a 5,5
anni anziché a 6? Scegliere
quali tra le materie facoltative
dovranno studiare? Se dopo
le scuole medie punteranno
alla laurea o alla formazione
professionale? Più che scegliere, le famiglie sono chiamate praticamente a “studiare” il percorso formativo dei
propri figli e a prendere per
loro decisioni di fondamentale importanza: come fa un ragazzo di tredici anni a decidere chi sarà domani? E, soprattutto, chi gli assicura che i
suoi genitori faranno la scelta
giusta? (senza, per questo,
mettere in discussione l’im-
portanza di un sostegno familiare nel percorso formativo di noi ragazzi). I ben informati potranno replicare che è
possibile passare dal liceo all’istituto professionale e viceversa, ma, non vi sembra,
così facendo, di disorientare i
ragazzi in un’età in cui ben
pochi hanno le idee chiare?
Se a 19 anni molti di noi sono
ancora insicuri nelle proprie
scelte di vita, immaginiamo
un ragazzo di tredici anni! E
poi, caro ministro Moratti, si
parla tanto di scuola di qualità (come se si trattasse di un
prodotto commerciale!), ma,
dov’è la qualità in una scuola
che toglie ore all’italiano per
privilegiare le lingue straniere? E’ inutile difendersi dietro l’affascinante prospettiva
di diventare “cittadini europei”; non sarebbe meglio, prima di tutto, diventare cittadini italiani e imparare bene la
nostra lingua-madre? Non
parliamo poi della storia: alle
medie si partirà dal medioevo per arrivare ai giorni nostri. E i Sumeri, gli Egizi, i
Babilonesi, i Greci, i Romani
che vi hanno fatto? Perché
bisogna letteralmente “can-
cellarli dalla storia”? Davvero è sufficiente studiarli alle
elementari? Meglio fare spazio ad internet, all’analisi dei
telegiornali, dei talk-show,
dei testi delle canzoni e (ben
vengano, almeno questi) all’attualità e alla lettura di giornali. E poi, spazio anche per “
l’educazione all’affettività”
(alias educazione sessuale).
Del resto, si sa, prima o poi le
cose vecchie si buttano. Il rischio, però, è quello di buttare via un prezioso patrimonio
culturale che ha formato generazioni di studenti (proprio
quelli che vogliono farne piazza pulita) e che, forse, ha ancora tante cose da insegnarci.
Insomma, cosa bisogna fare?
Lasciare la scuola così com’è
(e pare che non a tutti piaccia), o cambiarla? Della mia
esperienza tra i banchi posso
dire che mi ha offerto e mi
offre la possibilità di imparare tante cose e che non sarebbe giusto né utile ridurre questa offerta parlando di “materie facoltative” (chi ha questo
grande potere di scegliere
cosa si deve insegnare e cosa
no?). Come sempre, però, lasciamo l’ardua sentenza ai
posteri (e ai ministri). E poi,
come dicevano i Romani:
“Mutatis mutandis” e io aggiungo “non tutto”.
Quale sarà il futuro della scuola italiana?
Laurea
Ha conseguito la Laurea in “Lettere”,
presso l’Università di Bari, con la votazione di 110 e lode
Imma SCATTINO
con una tesi in Storia delle tradizioni popolari dal titolo
“Aspetti di vita economica e sociale in Basilicata fra ‘500 e ‘700.
Consuetudini matrimoniali e rapporti patrimoniali
fra coniugi sulla base di alcuni registri notarili”.
Relatrice: Prof.ssa Elisa Miranda.
Alla mamma Carmela, al papà Francesco e ad Imma
gli auguri e felicitazioni di tutti gli amici e della nostra redazione.
La Lucania è balzata agli onori della cronaca. L’effetto Scanzano continua…
Scanzano Jonico chiama Rapolla – Rapolla chiama Scanzano
L’effetto Scanzano continua… La Lucania ha vinto
anche sul fronte dell’Elettrodotto di Rapolla, nel potentino. Scanzano Jonico chiama Rapolla – Rapolla chiama Scanzano. Le due cittadine lucane sono diventate
tappe della Carovana della
Pace nella prima quindicina
di marzo. Proprio la tappa a
Scanzano Jonico, in piazza
SS. Annunziata, della Carovana partita dalla città sicula
di Sigonella il 28 febbraio
scorso, con meta finale il 20
marzo ultimo a Roma, è divenuta corollario di più
‘istanze’: NO al Nucleare,
NO alla guerra, SI alla PACE
tra i Popoli… Ed ha richiamano altresì una serie di
vertenze tutte Lucane (con
riflessi nazionali e d’Oltralpe): dal deposito unico nazionale di scorie radioattive
a Terzo Cavone, all’Elettrodotto Matera-Santa Sofia da
380 mila volts passante per
Rapolla, all’inceneritore
‘Fenice’ nel melfese, alle
estrazioni petrolifere in Val
d’Agri. C’è già chi pensa al
Parco della Val d’Agri. Pertanto, l’effetto Scanzano continua…
La Lucania è balzata agli onori della cronaca dal novembre
scorso sino ad oggi per una
serie di grandi mobilitazioni
di popolo all’insegna dell’Orgoglio Lucano. La coesione
di intenti dei Lucani tutti,
come pure l’alto senso di civiltà anche sul piano operativo della protesta, ha scosso le
coscienze del Potere. Gli otto
giorni intensi di sit-in lungo
le principali arterie viarie ed
ai piedi del traliccio-simbolo
dell’Elettrodotto, vissuti sotto la pioggia e la neve dalle
comunità di Rapolla, Barile,
Melfi e tante altre, ha portato
l’11 marzo scorso il ministero delle Attività Produttive,
nella persona del sottosegretario Giovanni Dell’Elce, alla
sospensione del decreto della
‘Piccola variante’. Dando
così l’avvio alle procedure
tecniche, con l’apporto della
stessa regione Basilicata, per
il progetto della ‘Grande Variante’ (come richiesto dalle
Comunità locali) che allontanerà l’elettrodotto dal centro
abitato di circa una decina di
chilometri, pur restante sempre nell’area comunale rapollese.
La ‘Piccola variante’ spostava la rete di alcune decine di
metri rispetto all’agglomerato urbano non risolvendo affatto i tanti problemi, tra cui
quello prioritario della salute pubblica! Nonché il diritto
delle genti a vivere nel proprio territorio.
La Carovana della Pace promossa da circa 150 organiz-
zazioni è stata guidata da due
giovani volontari: Giovanni
Canino, ventiseienne di Giarre (CT); Jeena Warnakulasuriya, trenta-treenne originaria
dello Sri Lanka, vive da 14
anni in Italia, collabora con
il circolo-Sportello Immigrati
di Messina. La tappa a Scanzano J.co è diventata collante e fermento di unità, di passioni, di emozioni, di fratellanza vissuta.
Sul piano dell’esperienza delle varie tappe Canino ha precisato che “le maggiori soddisfazioni vengono dai piccoli comuni che, spesso dimenticati, trascurati dalla
cronaca, partecipano attiva-
mente. I bambini di Partinico sono stati eccezionali”.
La volontaria Jeena, diplomata mediatrice culturale,
disoccupata, auspica “La pace
per tutto il mondo”. E, continua: “Questo mondo non appartiene a noi, perché noi
siamo di passaggio sulla terra; dobbiamo essere uniti, vivere con allegria”. E, sempre Jeena, ha raccontato un
fatto di particolare significato.
«Durante la tappa a Palermo, nel pomeriggio del 1°
marzo, portando la bandiera
della Pace, ho fatto visita alla
signora Felicia Bartolotta
Impastato, madre di Peppi-
no Impastato (morto per
mano della mafia). Mi ha
colpito molto quanto da lei
detto: “Figlia mia, non abbassare mai la testa, cammina sempre a testa alta”».
Dopo le firme dei cittadini
lucani sulla Bandiera della
Pace e la consultazione popolare sul ripudio delle guerre,
la Carovana della Pace ha
proseguito sino alla tappa finale di Roma.
Non dimentichi delle parole
della giovane immigrata dello Sri Lanka, Jeena: “Se noi
stiamo chiusi dentro casa, il
mondo andrà dove vanno i
cattivi”.
Carmine Grillo
la
Sport
APRILE 2004
Protagonisti quattro tra i più forti e titolati campioni di biliardo in circolazione
SPIGA
11
L’Omcm Pisticci si appresta ad affrontare un’altra stagione nel
Campionato Nazionale Femminile a squadre di tennis, cat. A2
Quadrangolare di biliardo organizzato
dal C.S.B “Biliardo Match” Pisticci Riparte il campionato di A/2
Grande interesse non solo per gli appassionati
ha destato il quadrangolare di biliardo organizzato sabato tre aprile presso la palestra del
Liceo Ginnasio G. Fortunato dal C.S.B “Biliardo Match” di Pisticci. Il torneo si è svolto
dalle ore 15 ed ha visto protagonisti quattro tra
i più forti e titolati campioni di biliardo in
circolazione. Al torneo sono stati invitati Francesco Auletta, Paolo Diomajuta, Nestor Nenè
Gomez e Adrian Gustavo Zito, diretti dagli
arbitri nazionali Antonio Mormando e Rocco
Carbone.
Il tutto è cominciato con l’esibizione di tiri
definiti spettacolari che hanno coinvolto completamente il numeroso pubblico che gremiva
gli spalti della palestra. Colpi da maestro che
hanno dato al pubblico la possibilità di apprezzare qualità e doti davvero particolari.
Colpi ad effetto, impossibili da tentare dalla
maggior parte di tutti noi. Tiri con numerose
sponde che si concludevano con l’abbattimento di birilli posti sul biliardo. Il tutto con
una naturalezza che va oltre la preparazione,
e che implica doti naturali.
A seguire si è disputato il torneo dove i protagonisti si sono scontrati tra di loro al meglio
dei tre set, sulla distanza dei 60 punti.
Il primo incontro se lo è aggiudicato Auletta
che si è sbarazzato del pluri campione italiano
Diomajuta apparso a dire il vero svogliato e
poco concentrato in tutti gli incontri. Il secondo match tra Gomez e Zito, ha visto soccombere Zito per tre a due, mentre lo stesso Zito si
è rifatto subito dopo contro Aulletta e
Diomajuta vincendo per tre a uno così come
Gomez sullo stesso Diomajuta. Il sesto incontro, durato circa un’ora e mezza, è stato di
sicuro il più tecnico e spettacolare. Auletta si
impone sull’ottimo Gomez per tre a due dopo
una partita tiratissima ed entusiasmante.
Alla finalissima accedono, causa differenza
set, Gomez e Zito. Finalissima al meglio di un
solo set, sulla distanza di 120 punti. Gomez,
forse provato dalla estenuante partita contro
Auletta, viene malamente sconfitto da Zito, di
certo il più quotato tra i protagonisti, anche se
non al cento per cento della forma, a causa di
un intervento chirurgico all’occhio sinistro.
Zito, campione argentino come Gomez, vince
così il torneo aggiudicandosi il premio di
1000 euro messo in palio dal C.S.B “Biliardo
Match”.
Di sicuro, vedere campioni del calibro di Zito
e Gomez, è stata un’ esperienza non usuale
dalle nostre parti. Certo i nomi sconosciuti ai
più, sono di casa per coloro che seguono le
notte di Rai sport, canale che dedica ampio
spazio all’interessante gioco del biliardo. Gioco fatto di concentrazione nel condurre la
partita e abilità nel dosare i colpi. Per questo,
si è lamentata la mancanza della Rai locale
che aveva assicurato la sua presenza.
Di alto prestigio e qualità, la scelta dei protagonisti vuol essere da stimolo per i prossimi
avvenimenti che ci si augura siano ancora più
numerosi e di altrettanto carisma.
Alessandro Lopergolo
Da leader difensivo sui campi della Basilicata a leader della panchina?
Giuseppe Arnone: un sogno, diventare allenatore
Da leader difensivo sui campi
della Basilicata a leader della
panchina? Parrebbe proprio di
si a giudicare dal percorso
evolutivo che ha compiuto
Giuseppe Arnone, pisticcese
doc, dapprima promettente e
sgusciante attaccante di fascia
destra e poi, anche su intuizione di Antonio Valente, attuale
allenatore della Vultur Rionero, difensore centrale dai piedi
buoni e dall’ottimo senso della posizione. Nella sua carriera di calciatore ha militato non
solo nel Pisticci, nei campionati di eccellenza, promozione e prima categoria, ma anche nell’Atletico Marconia,
nell’Armento e nel Tursi. Quest’anno sta disputando il campionato di calcio a 5, in serie
C/1 con il Montalbano. Ma,
all’età di 33 anni, è vicino il
momento di appendere le
scarpette al fatidico chiodo, ed
il buon Giuseppe vorrebbe intraprende la carriera di allenatore. La prima esperienza in tal
senso la sta già vivendo con la
scuola calcio della Polisportiva C.S. Pisticci, dove infonde
i primi segreti del calcio a 40
ragazzini ed allena una squadra che partecipa la campiona-
to allievi provinciali, il tutto
gestito con l’amico e collega
Giuseppe D’Avenia, forte difensore del Pisticci di eccellenza. Naturalmente le aspirazioni sono ben altre. “Intanto, dice
Arnone, ho recentemente conseguito il patentino da allenatore di base, frequentando il
corso tenutosi a Vietri di Potenza e che ha visto non solo
la partecipazione di molti colleghi lucani, ma anche, tra gli
istruttori, di Massimo Cacciatori, ex portiere di Sampdoria,
Lazio ed Ascoli, con alle spalle molte presenze in seria A, e
del campione del mondo Franco Selvaggi, pomaricano di
nascita”. Il corso, per la cronaca, ha avuto una durata di
cinque settimane, di cui tre di
teoria e due di pratica. Ma quali
sono le aspettative e qual è il
modulo tattico che predilige
mister Arnone? “dal punto di
vista tattico prediligo il 4-4-2,
naturalmente in linea di massima, perché il campo, poi, può
portarti a modificare tutto. Il
mio sogno è quello di emulare
grandi allenatori del nostro territorio, come Gino De Canio,
che da Pisticci ha iniziato la
sua splendida carriera, ma anche Antonio Valente, che è un
allenatore molto quotato e meriterebbe certamente di più dell’eccellenza. Per il momento
sono molto impegnato con la
scuola calcio e con i ragazzi
che sono davvero faticosi.”
Non resta che fare a Giuseppe
il classico in bocca al lupo nella speranza che ciò possa aiutarlo ad intraprendere una carriera di allenatore davvero
esaltante.
Piero Miolla
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L’Omcm Pisticci si appresta
ad affrontare un’altra stagione da protagonista nel campionato nazionale femminile
a squadre di tennis, categoria
A2. La compagine del Circolo Tennis, presieduto da Michele Leone, ha mantenuto
fermo il legame con il suo
sponsor di riferimento,
l’Omcm dell’ingegner Carlo
Pastore ed ha allestito una
nuova formazione pronta a
sfidare i circoli di mezza Italia al fine di perseguire la
promozione in serie A1. L’impresa non è delle più facili,
come è stato spiegato nella
conferenza stampa di presentazione del campionato (che
inizierà il 18 aprile), tenutasi
mercoledì scorso presso il
Circolo Tennis Pisticci. Il presidente Leone, in seguito alla
recente pubblicazione del calendario degli incontri, ha
esposto le novità di questa
edizione. “L’Omcm è stata
inserita nel primo dei due gironi, quello con cinque squadre, per via della defezione in
extremis della sesta contendente. All’esordio ci toccherà riposare, mentre nella seconda giornata saremo impegnati sul campo del C.T. Palermo. L’esordio casalingo
è previsto per il 2 maggio
contro il T.C. Livorno, poi
andremo a Viterbo e chiuderemo in casa contro il Vomero
Napoli”. Leone ha fornito alcune anticipazioni sull’edizione 2005 dei campionati, le
cui novità condizioneranno
anche il torneo 2004: “dal
prossimo anno i gironi saranno più numerosi, le gare aumenteranno e l’intera manifestazione si articolerà diversamente. Per questo motivo
alla fine del campionato che
sta per iniziare sarà promossa
in A1 solo la vincitrice della
finale”. In passato, invece, ve-
nivano promosse entrambe le
finaliste. Leone fa riferimento anche ad alcuni errori commessi nella passata stagione:
“allestimmo una squadra
competitiva, ma alla fine ci
trovammo a lottare per non
disputare i play out. Questo
per via della quasi totale assenza di una giocatrice straniera (Lubomira Kurhajcova
n.d.r.) sulla quale puntammo
molto, ma che alla fine ebbe
impegni con la propria federazione. E così, quest’anno
abbiamo scelto di ingaggiare
più straniere, pur consapevoli di poterne schierare una per
volta, ma il cui numero è grado di garantire eventuali assenze dovute a convocazioni
in nazionale o a tornei individuali”. Altra novità è quella
del sistema di punteggio. Si
giocheranno 4 incontri (3 singolari ed 1 doppio) e non più
5, viene introdotto il pareggio, che vale 1 punto, mentre
la vittoria vale 3.
All’ingegner Pastore, che ha
allestito la squadra di persona, è toccato il compito di
presentare le giocatrici. “Ab-
biamo innanzitutto confermato Giulia Meruzzi ed Anna
Floris e poi ingaggiato la tedesca Sandra Kloesel, scoperta durante un torneo a Taranto. Forse è la più forte delle nuove, molto brava sia in
singolare che in doppio, ma
non disponibile per tutto il
torneo. La seconda giocatrice è la francese Kildine
Chevalier scoperta a Martina
Franca, sarà con noi per il
secondo incontro. Infine due
giovani. L’ungherese Virag
Nemeth, forte nel singolare e
la promessa lituana Lina
Stanciute come acquisto per
il futuro, in quanto ritengo
possa arrivare in poco tempo
fra le prime venti giocatori
del mondo”. Confermate anche Dragana Ilic ed Anna Di
Lauro, ingaggiata in extremis
l’aretina Monica Scartoni.
Una squadra completa, insomma, pronta a dar battaglia
alle altre due favorite, entrambe nello stesso girone di Pisticci che, classifiche alla
mano, sembrano essere Palermo e Viterbo.
Roberto D’Alessandro
la
SPIGA
APRILE 2004
La giustizia tra riforme e prospettive
dell’avv. Rocco Grieco
Prima Parte
Il 10 ottobre 2003 si è svolto
a Pisticci un importante convegno sui temi attuali della
giustizia. Un convegno cui
hanno partecipato quasi l’intera avvocatura della provincia ed i rappresentanti parlamentari di molte forze politiche presenti nel Parlamento
italiano. Come in tutte le manifestazioni del genere anche
in questa c’è stato qualche
neo, quale per esempio quello di far parlare solo gli addetti ai lavori e non anche i
cittadini (destinatari della giustizia), che i parlamentari dovrebbero avere non solo il
dovere ma l’interesse ad
ascoltare. A parte una sottile
polemica condotta a colpi di
fioretto, i problemi reali sono
rimasti ai margini del convegno, sono rimasti sospesi per
aria. Il convegno pur interessante non è andato al cuore
dei problemi della giustizia,
questi sono stati solo sfiorati.
Come cittadino avrei voluto
dire con molta modestia ed
umiltà la mia. Poiché tanto
non è stato possibile tento la
speranza di essere ospitato da
qualche colonna di qualche
quotidiano.
Entrando nel tema mi preme
fare qualche premessa di ordine generale:
I) La giustizia è il più importante problema dell’uomo e
dell’umanità tutta. Afferma
la “mishnab” che su tre cose
si regge il mondo: “la giustizia, la verità, la pace.Ma le tre
cose sono in realtà una sola:
la giustizia. Infatti, appoggiandosi la giustizia sulla verità, segue la pace”. Poiché
ritengo che la pace sia il bene
ed il valore più grande cui
l’uomo aspira ne consegue
che la giustizia è il problema
più importante per tutto il
genere umano. Mi rendo conto che i tre valori su cui poggia il mondo sono troppo alti
per essere raggiunti su questa
terra, ma sono troppo necessari per poterne fare a meno
del tutto in questo mondo. Se
la cosa è vera, la politica che
segue sempre la giustizia e
mai la precede, deve ritenere
la giustizia sempre il primo
dei problemi.!
2) Prescindo dalla ricerca di
una definizione della giustizia, cioè che cosa è la giustizia. Definire che cosa è giusto è lavoro al momento inutile. Non solo da Platone fino
ad oggi l’uomo è andato alla
ricerca della definizione di
questo valore senza successo, ma allo stato è anche inutile ai nostri fini.
3) Il punto da cui si parte, è la
giustizia intesa come conformità alla legge: cioè la giustizia che si svolge e si amministra nei tribunali. Superate le
premesse va detto che la giustizia che si svolge nei tribunali
è
inefficiente,
anchilosata, tardiva. Si ripete
cosa inutile se si afferma che
le sentenze arrivano dopo
decenni, a prescrizione consumata quelle penali, o quando il cittadino ha perso la
speranza di giustizia, quelle
civili. E’ notoriamente acquisito che i processi complessivamente pendenti davanti alle
autorità giudiziarie, nel Paese, sono diversi milioni. Quali le cause di un tale stato di
cose? Molte.
a) L’avvocatura, che assuefatta ormai all’andamento
della giustizia, sostiene con
rassegnazione le ragioni del
CITTADINO
b) Il giudice, il cui comportamento sintetizza con un adagio del moralista francese
Bayle: “E’ frase contiene un
numero dispari di virgolette.
dovere dei giudici applicare
le leggi, loro mestiere differirne l’applicazione. I giudici
conoscono il loro dovere ma
praticano il loro mestiere”.
c) Il legislatore, che produce
una miriade di leggi, molte
volte astruse e deliberatamente poco chiare, dando
esca a molte cause. Diceva
Seneca che “le leggi devono
essere brevi perché possano
essere comprese da tutti” e vi
aggiungeva Tacito che “la
corruzione di una repubblica,
nasce dal proliferare delle leggi”. Le ultime generazioni
hanno consumato l’ardimento di far dire all’onorevole.
Dell’ Andro quale giudice
della corte costituzionale, che
qualche volta l’ignoranza della legge scusa. Andando avanti di questo passo la confusione legislativa sarà tale che la
esimente della ignoranza sarà
legge e allora saremo all’anarchia. Il Governo in carica,
nella materia, ha mancato più
di qualche obbiettivo: formazione dei testi unici e soppressione della legge finanziaria, sedendosi ancora sulle
leggi omnibus
d) L ‘espansione dei diritti;
l’ampliamento dei conflitti
sociali e quello tra i cittadini
e la pubblica amministrazione; diritti molte volte
nullificati dall’inefficienza
della giustizia come amministrazione e la mutevolezza
degli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza
che all’alba ha cambiato quello che ha stabilito al tramonto
e) Da ultimo e quasi esclusivamente le inefficienze dell’amministrazione della giustizia. Come si supera una
situazione così inquietante
che vede milioni di processi
pendenti per anni e cittadini
che delinquono o che violano
le leggi nella certezza di
un’impunità da ritardi? lo credo che le forze politiche in
campo non abbiano, non solo
un progetto di riforma della
giustizia (maggioranza ed
opposizione), ma non abbiano neppure la volontà di riformare la Giustizia. A tutti
sta bene così perché nella
confusione e nel torbido ci
pescano tutti. lo ritengo invece che in presenza di una volontà riformatrice seria, occorre fare poche cose:
l)organizzare la giustizia secondo il principio della unicità della giurisdizione I romani conoscevano solo il pretore ed erano ossequiosi dell’adagio “dac mihi factum
dabo tibi jus”. I cittadini devono rivolgersi a un solo giudice; quello del loro territorio
il quale deve dargli il diritto.
La giurisdizione poi deve
svolgersi attraverso tre gradi:
tribunale, corte d’appello,
cassazione. E’ il presidente
del tribunale che si sceglie il
giudice competente e la conformazione dell’organo decidente monocratica o
collegiale. Scompariranno
così i giudici di pace che producono più cause di quante
ne risolvono; scompariranno
i TAR, i tribunali delle acque,
il magistrato del Po, il magistrato degli usi civici, le commissioni tributarie, le varie
autorithy inventate ed istituite in questi ultimi anni. La
prima ingiustizia che sarà
superata è quella di mandare
a Napoli un coltivatore del
metapontino danneggiato dalle acque del consorzio di bonifica. Spariranno le tante
sentenze di declamatoria di
incompetenza e di difetto di
giurisdizione con notevole
riduzione del numero delle
cause e con possibilità di impiego di energie intellettive
su questioni sostanziali non
su questioni teoriche come
quelle che per anni hanno tormentato e tormentano ancora
studiosi e giudici, su interessi
legittimi di diritti soggettivi e
quant’altro.
2) Un solo codice di rito. Si
scelga quale si vuole tra quelli sperimentati, ma il rito deve
essere uno solo, ampliando il
potere che deve diventare
dovere di intervento del magistrato nella acquisizione
delle prove sia in civile che in
penale nella convinzione che
la giustizia come detto, è ricerca della verità.
3) Reclutamento di 2-3-4000
magistrati togati, seri e preparati, arruolati sulla base di
concorsi selettivi per arricchire la loro preparazione che
sarà aggiornata nel corso della carriera con adeguati corsi
di aggiornamento di non breve durata e che in ogni caso
non si riducano a convegni
vacanzieri. Si dirà: ma per il
reclutamento dei magistrati
non ci sono i soldi. Il ministro
Castelli sembra che nella fi-
12
nanziaria 2004 sia riuscito ad
ottenere 6,5 milioni di euro in
più rispetto al 2003. lo ritengo che le carenze finanziarie
siano solo un alibi per non
fare. Se la giustizia è il primo
e più importante problema è
adesso che bisogna destinare
maggiori risorse. Credo che
sia utile ed agevole mettere
insieme i tanti risparmi che
rinverranno dalla soppressione delle magistrature inutili.
Risparmi rilevanti rinverranno dalla soppressione delle
tante autorithy che spendono
non meno di cento miliardi
l’anno ciascuna, per assunzioni senza concorsi e per incarichi di consulenza di ricerca, per fini al cittadino ignoti;
si eliminino poi, i tanti contributi a fondo più o meno perduto; si tagli la spesa destinata allo sviluppo dell’occupazione inutile per destinarla
alla occupazione utile; si leggano infine i due libri dell’
onorevole Costa: “L’Italia dei
privilegi” e “L’Italia degli
sprechi” per capire quante risorse si possono meglio e più
utilmente impiegare. E’ solo
questione di scelta.
continua sul prossimo numero
Fly UP